Papa Pio XII
(1939-58)
- segretario di Stato: card. L. Maglione (1939 mar-ago 1944);
- responsabile dell'Entità:
card. P.
Fumasoni Biondi.
1944
Gennaio
1°, il card. L.
Maglione smentisce le voci di "pourparlers",
colloqui o trattative sulla situazione futura della Polonia;
mons Testa parlando con von
Kessel, consigliere dell'ambasciata germanica, riferisce le notizie
secondo le quali le autorità tedesche vorrebbero far ritirare F.
Babuscio Rizzo dal suo ufficio. Il prelato prega di lasciar
le cose tranquille; inoltre informa che, a quanto risulta, F.
Babuscio Rizzo non intrattiene relazioni con il ministro di
Gran bretagna. Riferendosi al comunicato dell' "Agenzia
Transocean", von Kessel afferma
che esso è stato emesso per favorire la posizione di F.
Babuscio Rizzo, per impedire che la vicenda possa assumere
una piega a lui sfavorevole.
2, la Segreteria di Stato
prega la rappresentanza italiana di non mutare la situazione ma F.
Babuscio Rizzo non accoglie l'invito perciò, sempre
tramite mons. Testa è suggerito che
F. Babuscio
Rizzo si trasferisca temporaneamente in Vaticano, che sospenda
quindi le proprie funzioni, presentando come successore o sostituto il
sig. Baldoni;
3, all'inizio dell'anno la Segreteria
di Stato chiede informazioni sul signor Matteo Moret
Simon, che si è recato in Vaticano per sollecitare soccorsi
e trovare la maniera di farli pervenire agli internati italiani in Polonia
per mezzo di un ufficiale o di un sacerdote.
[Da una nota di mons. Tardini si viene a
conoscenza che la S. Sede aveva sollecitato l'interessamento delle autorità
tedesche per i prigionieri in Germania, di qualsiasi nazionalità,
già nell'ottobre 1939, rivolgendosi allo stesso ministro J.
von Ribbentrop, al quale l'invito era stato ribadito nel marzo
1940 in occasione della sua visita in Vaticano. E sempre senza successo.
Interventi occasionali e limitati furono effettuati tramite il Comitato
polacco del conte Roniker, come pure qualche
saltuario invio di viveri nel 1940 e nel 1941 o di denaro attraverso i
signori Malvezzi, Gawronski
e Frassati. Una somma di ottocentomila lire
non venne spedita per mancanza di garanzie.]
Riguardo l'iniziativa prospettata da mons. Tardini
per il Natale a favore degli internati italiani, è ancora alla
fase preliminare: mons. G.B.
Montini dà inizio alle trattative e propone di incaricare
della parte svizzera dell'impresa il vescovo di Friburgo, mons. Besson.
Si pensa che non mancheranno contributi americani; la distribuzione potrà
essere effettuata dai vescovi tedeschi che potrebbero utilizzare i marchi
della Nunziatura a Berlino.
Il delegato apostolico a Londra raccomanda il rispetto dell'abbazia di
Casamari, presso Frosinone.
4, mons Carrol
dà notizia di non potersi recare in Sicilia;
5, dalla Francia il nunzio
mons. Valeri comunica che A.
Hitler ha inviato a Parigi una missione guidata da von
Renthe Fink e che si è insediata al Park Hotel per essere
a latere di Ph.
Pétain e ha subito presentato al maresciallo una lista
di uomini politici che egli deve allontanare;
6, [note del card. L.
Maglione» l'ambasciatore tedesco E.H
von Weizsäcker ha comunicato a Berlino le proprie preoccupazioni
per l'attività di propaganda svolta dai comunisti a Roma; ha tuttavia
precisato che la S. Sede segue l'evolversid della situazione e che alcuni
prelati si sono resi conto dell'atteggiamento poco chiaro di taluni sacerdoti,
anche se il clero romano nel suo complesso si mantiene calmo ed equilibrato.
Ha rassicurato pertanto le autorità centrali circa l'atteggiamento
della S. Sede;
7, da Washington il delegato
apostolico mons. Cicognani riferisce delle
difficoltà di impedire i bombardamenti anche indiscriminati sui
territori occupati dai tedeschi: le pressioni per ottenere qualche assicurazione
non trovano ascolto. L'intenzione degli americani è di colpire
i tedeschi ovunque si trovino; dichiarano però che si cercherà
di salvare Roma;
10, si diffonde la voce
che il nuovo presidente delle Filippine, Laurel,
ha inviato un messaggio al papa.
11, il ministro F.
Babuscio Rizzo chiede asilo in Vaticano;
13, [note di mons. G.B.
Montini» l'ambasciatore tedesco E.H
von Weizsäcker, desideroso di migliorare i rapporti con
la S. Sede deplora gli incidenti con i card. Sibilia
e Granito premurandosi di ridimensionare
la cosa; riguardo ad alcuni casi di persone arrestate per le quali c'era
stato un intervento di "intercessione", l'ambasciatore comunica
d'aver incaricato von Kessel di mettersi
in contatto con le autorità di Berlino, chiede tuttavia che si
solleciti l'interessamento dell'ambasciatore Anfuso;
vorrebbe però chiarire il caso del cap. magg. Hannemann,
rifugiatosi in Vaticano, e del disertore Filuss,
presentatosi come polacco;
l'ambasciatore è poi passato ad altro accennando alla propensione
di E. Beneš
di accettare un governo comunista in Cecoslovacchia e a compiere un'epurazione;
riafferma quindi la sua opposizione ad aperture o simpatia verso est,
teme però che tale tendenza si faccia strada in Germania e a tal
proposito chiede un interessamento della S. Sede. L'ambasciatore si dice
poi rammaricato della dura lettera del card. Sibilia
al mar.llo Kesselring per la requisizione
del seminario di Poggio Mirteto e del rifiuto del card. Belmonte
a cedere locali.
E.H von
Weizsäcker accenna nuovamente a simpatie di parte del
clero romano per il comunismo, pur riconoscendo l'atteggiamento rettilineo
della S. Sede. Circa l'arresto del Roveda
si fa notare all'ambasciatore che la S. Sede non può negare ospitalità
ad un perseguitato in pericolo di vita. In tale contesto E.H
von Weizsäcker dichiara la propria scontentezza per le
dichiarazioni sul diritto d'asilo, pubblicate nel mese precedente su «l'Osservatore
Romano». Cita quindi il caso di Morosini,
catturato nel collegio Leoniano [sarà poi fucilato il 4 marzo].
Esprime rammarico per il discorso del papa ai prelati di Curia alla vigilia
di Natale. Al termine dell'incontro l'ambasciatore prega di esercitare
maggiore influenza sull'atteggiamento del clero romano nei confronti dei
tedeschi, che ora ritiene diretto contro il nazismo.
13, la richiesta di aiuto arriva addirittura
dalla Cina. A Canton il console italiano, comm. G.
Ros, chissà per quali motivi, ha ottenuto che i missionari
italiani rinunciassero agli aiuti loro offerti dalla Croce rossa internazionale.
Ma senza questi aiuti, che dovevano giungere per mezzo del consolato,
i missionari si trovarono in stato di estremo bisogno e di abbandono per
mesi, fino a quando intervenne con propri aiuti il nunzio in Giappone,
mons. Marella.
La nunziatura di Parigi fa sapere che ha la possibilità di far
giungere agli internati in Polonia alcuni aiuti tramite l' "Aumônerie
des prisonniers de guerre"; la Segreteria di Stato pensa quindi
di inviare al nunzio, mons. Valeri, trentamila
dollari per l'acquisto di medicinali a Berna, cinquemila dollari al nunzio
di Vichy e quindicimila al nunzio di Berlino.
[La richiesta di inviare sussidi sarà poi respinta.]
14, il card. L.
Maglione comunica al sig. Laurel
che la S. Sede segue il principio di riconoscere i nuovi Stati nati dalla
guerra soltanto a pace firmata. Pertanto si limita ad accusare ricevuta
del messaggio ringraziando per l'espressione di omaggio. E questo viene
portato a conoscenza del diplomatico giapponese sig. Ken
Harada.
Il ministro degli Esteri del governo di Salò, Giuriati,
fa sapere che acconsente che rimanga una Nunziatura apostolica presso
l'Italia con sede a Roma ma si dovrà nominare un rappresentate
di essa presso il governo del nord Italia. Dal canto suo la S. Sede eviterebbe
un riconoscimento ufficiale della Repubblca di Salò, pur mantenendo
la Nunziatura.
Il ministro continua affermando che l'atteggiamento di F.
Babuscio Rizzo compromette la sua situazione personale perché,
secondo il comunicato dell' "Agenzia Transocean"
di giorno egli sta in ufficio e la notte la passa in Vaticano. Egli pensa
quindi di risolvere la questione collocando F.
Babuscio Rizzo a disposizione ed obbligandolo a delegare le
sue funzioni ad un'altra persona e a far ritorno al ministero. Ma F.
Babuscio Rizzo, quale Incaricato ad interim non vuole
rinunciare alla nomina regia; vuole quindi rimanere Incaricato d'affari
presso la S. Sede.
il nunzio a Berlino comunica, tra l'altro, che una certa signora Visser,
non ariana, olandese, che aveva già ottenuto il lasciapassare per
la Svizzera, nonostante l'intervento del vescovo di Haarlem e del nunzio
in Olanda è stata internata dalle autorità naziste dell'Aia.
[Il 20 marzo successivo morirà nel campo di concentramento di Westerbork.]
15, il nunzio a Berlino,
mons. Orsenigo, informa che si sta provvedendo
all'assistenza religiosa dei prigionieri italiani in Germania, con la
collaborazione dei cappellani militari italiani. Si chiede anche un servizio
informazioni.
Il nunzio a Tokyo, circa la situazione dei prigionieri e degli internati
in mano ai giapponesi, riferisce che ci sono molte difficoltà per
avere contatti con le autorità giapponesi per aiuti e per il servizio
informazioni; gli internati sono soprattuto in due campi (a Tokyo e nella
regione): gli uomini nella vecchia missione francese di Urawa, le religiose
vicino alla cattedrale di Tokyo. La polizia le rispetta e le ammira; sono
aiutate anche dalla gente, e in caso di malattia possono essere ricoverate
nell'ospedale delle Francescane di Maria. Invece un gruppo di religiosi
provenienti dalla Manciuria sono internati in un campo di montagna.
16, il delegato apostolico
mons. Godfrey illustra la propria opera di
chiarificazione e di dissipazione dei pregiudizi degli inglesi nei confronti
della S. Sede;
17, mons. G.B.
Montini impartisce disposizioni a voce a mons. Testa.
A questo punto F.
Babuscio Rizzo, per non creare imbarazzo, lascia a Baldoni
il posto di ministro del governo repubblicano del nord, mantenendo per
sé il titolo di Incaricato d'affari presso la S. Sede; quindi,
con un proprio seguito, entra in Vaticano.
20, mons. G.B.
Montini scrive a mons. Chiot,
cappellano delle carceri di Verona, per conoscere i nomi degli eventuali
non ariani lì imprigionati e poter poi intervenire in loro aiuto;
in particolare chiede se è possibile far pervenire indumenti e
cibi ai coniugi Della Seta.
21, mons Carrol
ribadisce la notizia di non potersi recare in Sicilia;
23, il nunzio a Berlino,
mons. Orsenigo, lamenta che l'assistenza
dei prigioneri italiani in Germania non è ancora sufficiente; che
vi sono casi di tubercolosi non curati; che la Croce rossa si trova impedita
ad agire perché i prigionieri sono considerati "internati";
gli stessi prigionieri preferiscono rimanere in incognito per non subire
pressioni ad aderire al nuovo governo repubblicano; di fronte alle misere
condizioni dei prigionieri il nunzio suggerisce di comprare medicine in
Svizzera.
Il papa mette a disposizione cinquantamila dollari, ma sorgono intralci
burocratici per l'inoltro. Si possono così inviare soltanto diecimila
dollari, via Svizzera, e spedire diverso materiale al nunzio che può
trattare con i prigionieri.
Gli intoppi burocratici intralciano anche la consegna di denaro e di pacchi
da parte del "Secours catholique" della Svizzera; tuttavia
la nunziatura a Berna ha a disposizione, per acquisti di viveri e medicinali,
25.650 franchi svizzeri.
24, Il card. L.
Maglione si rivolge al nunzio a Madrid pregandolo di intervenire
presso il governo spagnolo per conoscere le possibilità di aiuto
agli ebrei di nazionalità iberica. In tal modo, per interessamento
anche della Nunziatura di Berna, un buon numero di sefarditi spagnoli
viene accompagnato a Bergen-Belsen e quindi alla frontiera spagnola.
Nello stesso periodo il nunzio di Bucarest illustra la situazione dei
non ariani che si convertono al cristianesimo e le difficoltà che
incontrano.
25, il card. L.
Maglione prega l'ambasciatore tedesco E.H
von Weizsäcker di intervenire presso l'ambasciatore R.
von Rahn (accreditato presso il governo di Salò) a proposito
del processo dei gerarchi a Verona.
E.H von Weizsäcker lo informa che sono stati fucilati
l'11 gennaio e che né per il processo né per la condanna
sono intervenuti in alcuna maniera i tedeschi; gli chiede inoltre, riferendosi
a B. Mussolini,
se questi ha per caso perduto completamente… i lumi.
26, il nunzio a Bucarest invia una
richiesta al ministro Antonescu per il rimpatrio
di circa quattromila ragazzi ebrei della Transnistria, chiedendo anche
di portare il limite di età per gli ammessi al rimpatrio almeno
fino ai 16 anni.
[Si tratta di orfani (in età dai 2 ai 16 anni) degli ebrei deceduti
in quella regione. Le loro condizioni sono molto precarie; ma per l'intervento
richiesto non vi sono difficoltà di ordine politico: basta che
qualcuno assicuri il loro mantenimento.]
Anche il gran rabbibo Safran, molto impegnato
nell'opera clandestina di aiuto agli ebrei romeni, ha chiesto che il limite
d'età sia portato da 12 a 16 anni. Richiesta che pare di difficile
accoglimento, come difficoltoso appare il trasferimento dei ragazzi a
Dorohoi.
27, mons. Bertoli
comunica che vi sono molte difficoltà per reperire il cibo; parla
anche delle complicazioni di carattere diplomatico sopravvenute. Si tratta
dei documenti di nazionalità haitiana che alcuni funzionari di
Haiti erano disposti a vendere e che potevano salvare molti ebrei. Purtroppo
in seguito ad una spiata tali documenti sono stati ritirati. La spia in
questione è una nota personalità naturalizzata haitiana
che esercita lo spionaggio in Francia e in Svizzera per conto della Germania.
Lo stesso giorno il sen. Isaia Levi rivolge
al papa una supplica affinché interceda per il fratello Alessandro
Levi e la moglie, entrambi 70enni, battezzati, prelevati dai tedeschi
a S. Remo e deportati in un campo di concentramento.
[Si ignora l'esito della pratica della quale è stato incaricato
p. P.
Pfeiffer.]
Una nota della Segreteria di Stato all'ambasciata tedesca afferma che
la S. Sede vuole pensare ad aiutare tutti; pensa quindi alle popolazioni
del Reich costrette ad abbandonare le proprie case. La S. Sede è
disposta a por mano a gran parte dei capitali che ha in deposito presso
banche tedesche, per distribuirlo ai vescovi in modo che questi possano
intervenire direttamente nei casi di maggior bisogno nelle proprie diocesi
e in collaborazione con le autorità per la sistemazione degli sfollati.
La somma messa a disposizione si aggirerebbe sul milione di RM.
La S. Sede segnala in particolare la situazione della popolazione polacca
del Generalgovernement (cioè del territorio non incorporato
al Reich, ma sotto amministrazione tedesca) e la decisione di inviare
personale specializzato per la distribuzione di cibo, indumenti e medicinali.
Tali persone si occuperebbero anche dell'assistenza spirituale e materiale
dei prigionieri italiani. Si offrono inoltre le più ampie garanzie
su tale Missione pontificia.
Il delegato apostolico a Ottawa riferisce della riconoscenza per gli aiuti
pontifici ai prigionieri canadesi nelle varie nazioni.
29, da Washington il delegato
apostolico comunica che il "World Jewish Congress"
di quella città ringrazia il papa per l'opera in aiuto degli israeliti;
si dice anche disposto ad inviare somme di denaro per i bambini ebrei
italiani; chiede poi un intervento vaticano presso i governi ungherese
e slovacco perché accolgano profughi ebrei polacchi che già
ricevono aiuti dagl Stati Uniti.
30, in risposta ad una nota
di mons. Tardini circa una partenza del papa
per la Germania, il delegato apostolico mons. Godfrey
smentisce le voci in proposito;
31, data la situazione particolarmente
difficile in Romania, il card. L.
Maglione dà istruzioni al nunzio a Bucarest di consigliare
il clero a rimanere al proprio posto a sostegno e conforto dei fedeli.
Da Washington mons. Cicognani informa che
il gen. Eisenhower ha impartito disposizioni
ai propri comandanti per la protezione dei monumenti artistici e religiosi
italiani, tra i quali Casamari (Frosinone).
Massoneria
[moderna]
«segue da set 1943»
1944
Gennaio
tornato
in Italia, Giovanni Preziosi redige un Memoriale
che invia a B.
Mussolini a
fine mese;
il Memoriale è incentrato, soprattutto, sulla
figura
di P. Badoglio, «il
centro della massoneria nell’esercito»,
che avrebbe:
-
costruito la sua carriera militare utilizzando l’appartenenza alla massoneria;
-
la responsabilità della sconfitta di Caporetto,
rovesciando, grazie all’appoggio della Massoneria, la responsabilità sul
gen. Capello;
-
manovrato per l’insuccesso della manovra
dell’Asse in Grecia.
L’azione massonica avrebbe cagionato la caduta
del Fascismo, all’azione sabotatrice della Massoneria sarebbero dovute
le sconfitte militari dell’Asse. E nella RSI sono facilmente
individuabili le infiltrazioni massoniche, a cominciare dal Segretario del
PFR Alessandro
Pavolini.
Nonostante qualche storico affermi «Nessuno prende
sul serio un paranoico», Giovanni Preziosi viene
preso in seria considerazione dai tedeschi, tanto
che J.P.
Goebbels, a cui Giovanni Preziosi ha
consegnato un memoriale già nel novembre scorso, commenta amaramente: «…
mi sono stati consegnati memoriali
intorno al Duce ed al suo entourage scritti dal prof. Preziosi. Sono molto
scoraggianti. A dispetto dei disastri subiti, il Duce non ha appreso nulla.
Si circonda ancora di traditori, antichi massoni e filogiudei».
«segue set 1943»
FUCI
(Federazione universitaria cattolica italiana)
«segue da 1943»
1943, nata e sviluppatasi come associazione d'élite, inquadrata nell'
"Opera dei congressi",
al suo interno si formano numerosi esponenti cattolici della classe dirigente
italiana;
guardata a vista dal regime fascista, si deve occupare solo di religione;
1942-44, presidente Giulio Andreotti;
«segue 1945»
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Giornali
e giornalisti
1944 - GENNAIO
[Torino]
direttore:
. Concetto Pettinato.
«La Repubblica Fascista»
direttore:
. Carlo Borsani.
«Vent'anni»
[settimanale fascista di Torino]
direttore:
. Guido Pallotta, vice-segretario nazionale
dei GUF.
[periodico
di Albenga]
direttore:
. ?,
[Torino]
condirettore:
. Ather Capelli.
[Genova]
direttore:
.
[Milano]
1943 set - apr 1945,
. direttore:
. Ermanno Amicucci.
«Il Giorno»
direttore:
. Italo Pietra.
«L'Arena»
[Verona]
direttore:
. Giuseppe Castelletti.
[Trieste]
direttore:
.
[Modena]
direttore:
.
«Il
Resto del Carlino»
[Bologna]
direttore:
. Giorgio Pini, poi sottosegretario
agli Interni.
«La Nazione»
[Firenze]
direttore:
. Mirko Giobbe.
«Rivoluzione»
[organo del GUF di Firenze]
direttore:
. Guido Giglioli.
[Roma]
direttore:
. I. Pietra,
. Bruno Spampanato.
[Roma]
direttore:
. R. Manzini
(1927-59).
[Roma]
direttore:
.
[Edizione romana]
direttore:
.
«La Voce Repubblicana»
[clandestino]
nell'ottobre 1943 ha ripreso clandestinamente le pubblicazioni;
direttore:
.
«Il Popolo»
(clandestino)
1943-44, appare con alcuni numeri clandestini;
direttore:
.
[mensile dell'Unione italiana per il Rinnovamento sociale]
[Napoli]
. P.
Togliatti [Ercoli];
da questo n. 4 si trasferisce a Roma; diretta e curata personalmente
dal leader del Pci, mira a fornire ai militanti una guida
ideologica,
(clandestino)
direttore:
.
[organo clandestino del Psiup]
. E. Colorni
(1943 lug-1944);
«Crociata Italica»
direttore:
. don T.
Calcagno (1944 9 gen - 9 apr 1945);
1944
Repubblica di Caulonia 1944, inizio, il prefetto di Reggio Calabria
nomina, quasi a furor di popolo, P.
Cavallaro sindaco del comune di Caulonia dove il neoletto inizia
subito un'ambiziosa politica di riforme: dalle perquisizioni per sottrarre
le armi e il grano incettato dagli agrari, alla richiesta rivolta al perito
istruttore del comune di condurre una ricerca sulle usurpazioni delle
terre demaniali.
Nello stesso tempo organizza di nascosto per il Pci il traffico
delle armi alleate verso i partigiani del nord Italia intercettando una
parte delle spedizioni in vista di una insurrezione filosovietica che
in questo momento nessuno si sente di escludere del tutto.
All'inchiesta del comune, il 75% dei terreni demaniali risulta usurpato
dalle grandi famiglie del luogo e la tensione cresce giorno dopo giorno
tra le provocazioni degli ex fascisti (spalleggiate apertamente dai carabinieri)
e le ansie di riscossa dei contadini.
Ma P.
Togliatti, nel suo unico incontro con il neo sindaco, decide
che la via al socialismo non deve passare per le armi.
«segue marzo 1945» |