Papa Pio XI
(1922-39)
- segretario di stato: mons. E.
Pacelli
[futuro Pio XII].
1939
Febbraio
4, alzatosi presto per celebrare la messa, una crisi cardiaca
lo costringe nuovamente a letto;
10, ore 05:30, purtroppo il pontefice
muore alla vigilia dell'anniversario dei Patti lateranensi.
[Il testo sarà reso pubblico soltanto nel 1958 da Giovanni
XXIII.]
Si spegne alla vigilia della II Guerra mondiale, amareggiato dal fallimento
delle istituzioni internazionali di pace [sulle quali ci ha sempre poco
creduto].
Padre Agostino Gemelli, Rettore Magnifico
dell'Università del Sacro Cuore, nella sua rivista «Vita
e Pensiero» (marzo) protesta contro «chi
ha voluto farne un "Papa democratico", chi un "Papa amico
dell'ebraismo", chi un avversario degli Stati totalitari" e
andate dicendo».
Questo significa «snaturare
la grande figura di Pio XI».
Lui che l'ha conosciuto bene può assicurare: «Il
Pontefice defunto non ha fatto né della democrazia, né del
filogiudaismo, nè dell'antitotalitarismo; ha semplicemente predicato
– nel senso più alto della parola – la dottrina cristiana, la quale
è quella che è e non ammette etichetta di sorta».
Per capire meglio che cos'è questa dottrina cristiana "senza
etichette" basta leggere nello stesso fascicolo della rivista, la
commemorazione di Pio XI – letta pochi giorni
prima dallo stesso padre Agostino Gemelli
all'Università del Sacro Cuore. In essa lui ha messo in luce «a
quali assurdi inducono la concezione liberale, la laicista, la socialista,
la comunista, nate come fiori avvelenati sul terreno putrido creato dalla
ribellione morale dell'uomo a Dio e dal misconoscere che aa fonte di ogni
autorità è Dio stesso».
In tutte le segreterie d'Europa e d'America si scommette sul possibile
successore.
Londra, Washington e Parigi desiderano un pontefice che segua la linea
del suo predecessore, contraria a A.
Hitler e B.
Mussolini, mentre Roma e Berlino vogliono un papa più
filotedesco.
Lo stesso giorno della morte del papa, il ministro degli Esteri francese,
G. Bonnet,
suggerisce all'ambasciatore britanncio, sir Eric
Phipps, che Francia e Gran Bretagna cooperino per assicurare l'elezione
di un cardinale di evidente orientamento democratico e contrario alle
dittature, e ha già in mente E.
Pacelli;
il rappresentante britannico presso il Vaticano, d'Arcy
Osborne, assicura al Foreign Office che E.
Pacelli ha buone probabilità di essere eletto. I cardinali
francesi si riuniscono con François Charles-Roux,
ambasciaterre francese presso la Santa Sede, e gli comunicano che tutti
voteranno E.
Pacelli.
L'unico contrario a questa decisione è il cardinale Tisserant
che preferisce il cardinale L. Maglione,
vecchio nunzio a Parigi e con idee molto antifasciste e antinaziste di
E.
Pacelli.
Anche l'Italia e la Germania preparano le loro mosse. L'ambasciatore italiano
presso il Vaticano, Bonifacio Pignatti, si
riunisce con il suo omologo tedesco, Diego von Bergen,
e discutono delle preferenze di Roma e Berlino. Anche il loro candidato
è E.
Pacelli, ma Diego
von Bergen dice a Bonifacio Pignatti
che il Führer non scarta l'ipotesi di appoggiare Maurilio
Fossati, di Torino, ed Elia dalla Costa
di Firenze.
In Vaticano opera tuttavia anche una spia, infiltrata dai servizi dello
spionaggio tedesco (il dipartimento dell'Obersturmbannführer
Albert Hartl), un certo Taras
Borodajkewycz, un viennese di origine ucraine che ha studiato teologia
e che si vanta di avere importanti contatti nella Curia romana.
[I contatti tuttavia non risultano affidabili. La spia tedesca ritiene
infatti che il cardinale I.
Schuster, arcivescovo di Milano e simpatizzante fascista, sia
uno dei candidati favoriti alla successione ed invece non ottiene nessun
voto.]
Massoneria
[moderna]
«segue da set 1938»
1939
Febbraio
1°, il Gran Maestro del Grande
Oriente di Francia, Arthur Groussier, ed il Gran Maestro della Gran
Loggia di Francia, Michel Dumesnil de Gramont,
invitano il
“fratello” F.D.
Roosevelt, presidente degli USA, ad indire
una conferenza internazionale «… per studiare le
soluzioni a tutti i problemi territoriali, etnici ed economici che oggi dividono
le nazioni».
«segue dic 1942»
FUCI
(Federazione universitaria cattolica italiana)
«segue da 1938»
1939, nata e sviluppatasi come associazione d'élite, inquadrata nell'
"Opera dei congressi",
al suo interno si formano numerosi esponenti cattolici della classe dirigente
italiana;
guardata a vista dal regime fascista, si deve occupare solo di religione;
1939-42, presidente Aldo Moro che offre a
Giulio Andreotti la direzione del periodico
«Azione Fucina»;
«segue 1940»
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Operazione Eitles Gold
1939
Febbraio
diversi cardinali e vescovi mettono in guardia il controspionaggio vaticano
sui movimenti dell'agente tedesco Taras Borodajkewycz
prima del conclave;
l'agente dell'SD in Vaticano convince Albert Hartl,
a capo dell'unità Amt II, e Joseph Roth,
ex sacerdote e professore di teologia, che con 3 Mni di marchi in lingotti
d'oro il Reich potrebbe condizionare l'esito delle votazioni nel conclave
e che il denaro convincerà diversi porporati a dare la loro preferenza
ai due cardinali favoriti della Germania, Maurilio
Fossati ed Elia dalla Costa. Albert
Hartl convoca subito una riunione con i suoi superiori R.
Heydrich e H.
Himmler; all'incontro assiste anche K.
Wolff;
il mattino seguente Albert Hartl e Joseph
Roth sono convocati dal Führer che approva il piano
e autorizza la Reichbank a consegnare i 3 Mni di marchi oro agli emissari
di H. Himmler.
L'oro viene caricato su un treno speciale e mandato a Roma. L'Entità
ne viene a conoscenza durante il viaggio del carico.
Taras Borodajkewycz contatta nel frattempo
un sacerdote che dice di lavorare per la Segreteria di Stato come messaggero
tra i membri del Collegio cardinalizio, il quale si impegna a verificare
la disponibilità dei cardinali; la spia tedesca confessa al suo
contatto che ha pensato di tenere una parte del carico per sé e
di consegnare il resto a quei cardinali disposti a votare i candidati
favoriti dalla Germania;
26, l'ultimo rapporto dello spionaggio
italiano dice:« Taras Borodajkewycz
trascorre tutto il giorno visitando diverse fonderie alla periferia di
Roma insieme a un uomo alto, di bell'aspetto e di carnagione scura»;
27, dopo un'ultima riunione con il
sacerdote della Segreteria di Stato in un appartamento di Trastevere,
Taras Borodajkewycz scompare.
«segue marzo 1939»
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