Papa Pio XII
(1939-58)
- segretario di Stato: card. L. Maglione
(1939 mar-ago 1944);
- responsabile dell'Entità:
card. P.
Fumasoni Biondi.
1939
Settembre
1°, Roma, alla stazione centrale scende Joseph
Müller, il nuovo capo dell'intelligence militare tedesca a
Roma; prestigioso avvocato di Monaco, devoto cattolico e fervente antinazista,
è stato incaricato dall'ammiraglio Wilhelm
Canaris di contattare Pio XII attraverso
l'Entità e per non suscitare
sospetti l'ha nominato capo della sezione Abwehr a Roma.
Nessuno sa ancora che Joseph Müller
e il veneziano padre Nicola Storzi sono amici.
Lo stesso giorno 1°,
ore 12:30, l'ambasciatore francese chiede che la Santa sede «faccia
qualche commento di esplicita condanna dell'attitudine tedesca».
Il segretario di stato gli risponde «che il
documento [l'ultimo appello sopra ricordato del papa per la pace]
e i fatti parlano da sé».
ore 17:45, il ministro inglese fa la medesima domanda e il cardinale
gli dà la stessa risposta.
5-6, in una nota Montini scrive: «La
notizia dei primi
successi
della Germania contro la Polonia ha ridestato gli spiriti bellicosi del Duce,
che
a stento è trattenuto dal Ministro Ciano»;
in seguito a tale nota,
Pio XII invia
padre Pietro Tacchi Venturi a Palazzo Venezia per fare
pressioni su B.
Mussolini affinché conservi la neutralità;
[Il gesuita
Pietro Tacchi Venturi,
grande negoziatore tra Vaticano e regime fin dall’ascesa al potere, era stato
messo da parte subito dopo l’elezione di Pio XII,
che – evidentemente – ora lo rispolvera
sperando nelle sue doti di mediatore e nei suoi rapporti con il Duce;
6, il sottosegretario tedesco agli
esteri, Woermann, telegrafa all'ambasciatore
presso la Santa sede, Diego von Bergen:
«Apprendiamo da fonte sicura che Francia e
Inghilterra hanno insistito perché il Papa accusi la Germania di
aggressione. Il papa, attenendosi al tradizonale atteggiamento del Vaticano,
che è di evitare qualsiasi interferenza diretta negli affari internazionali,
ha respinto la richiesta. Ma il suo rifiuto è motivato innanzitutto
dal fatto che egli non vuole peggiorare la sorte dei cattolici in Germania,
o pregiudicare le probabilità di successo della sua azione in favore
della pace e i suoi rapporti con l'Italia».
lo stesso giorno – come confermato dal diario di G.
Ciano – padre Pietro Tacchi Venturi ha
un colloquio con lui;
7, con una nota, padre Pietro
Tacchi Venturi comunica
che ci sono buone speranze
perché l’Italia rimanga neutrale fino alla fine del conflitto e che il
partito
della neutralità ha in G. Ciano il suo perno.
[Continuando le operazioni belliche,
svariate note vaticane esprimeranno “gratitudine”
a G. Ciano per i suoi “sforzi per
la
pace”;
26, il papa riceve a Castel Gandolfo
un gruppo di pellegrini tedeschi. Sarebbe questa un'ottima occasione
per
parlare:
- delle persecuzioni dei cattolici in Germania,
- dell'accordo russo-tedesco,
- dell'aggressione della Polonia;
invece Pio XII si limita a dire:
«Pregate Iddio che, nella Sua misericordia,
voglia abbreviare le sofferenze della guerra e recare una pace che sia,
per tutte le parti, una pace nell'onore e nella giustizia, in uno spirito
di conciliazione che doni di nuovo anche alla Chiesa cattolica, nella
vostra cara patria, giorni più felici e maggiore libertà».
30, i polacchi residenti a Roma ottengono
di essere ricevuti dal papa, a Castel Gandoflo, accompagnati dal card. Hlond e
dall'ambasciatore della Polonia.
Pio XII si limita a ripetere le
solite patetiche tiritere di conforto.
Mentre cominciano ad arrivare le prime notizie dell'agonia della Polonia,
mentre i suoi 35 milioni di abitanti, in maggioranza cattolici, vengono
travolti dalla Blitzkrieg tedesca, il papa rimane in silenzio
e ordina alla Segreteria di Stato e al padre generale dei gesuiti W.
Ledóchowski, direttore di Radio Vaticana, di ridurre
le trasmissioni in tedesco e le critiche al Reich per l'invasione. L'ambasciatore
polacco presso la Santa Sede desidera che il papa trasmetta una protesta
ufficiale contro la politica di A.
Hitler e, poiché il Vaticano non risponde, chiede che
il cardinale primate August Hlond sia ricevuto
da Pio XII. L'incontro, durato due ore e
mezza, non cambia la posizione del pontefice che si rifiuta di parlare
in difesa della Polonia.
«Levando il nostro cuore a Dio, ringraziamo
sinceramente Vostra Eccellenza per la vittoria della Spagna cattolica»
queste le parole del pontefice nel telegramma indirizzato a F.
Franco Bahamonde subito dopo la fine della guerra civile in
Spagna.
Lo stesso mese giunge la prima richiesta di informazioni: una famiglia
chiede notizie del padre disperso in Polonia. Nasce così il "Servizio
Informazioni del Vaticano" che si serve della rete informativa
della «Radio Vaticana» e delle sue
possibilità rice-trasmettitrici di canali e "valigie"
diplomatiche e di altri mezzi via via inventati. All'inizio un tavolo
e due suore accolgono richieste, suppliche, sfoghi. Poi il servizio va
a mano a mano organizzandosi e potenziandosi per la maggior parte da giovani
dell'Azione cattolica. L'ufficio trova sede dapprima nel palazzo S. Carlo,
poi nel Museo Petriano a fianco del colonnato di S. Pietro dove l'accesso
al pubblico è senz'altro più facile e diretto. A capo dell'ufficio
è un vescovo russo, mons. Evreinoff,
un nobile ex militare, conoscitore di molte lingue. Da lui dipendono molti
laici ma anche suore, chierici e sacerdoti.
[Gli addetti nel periodo di massimo impegno raggiungeranno la
cifra di seicento persone.]
FUCI
(Federazione universitaria cattolica italiana)
«segue da 1938»
1939, nata e sviluppatasi come associazione d'élite, inquadrata nell'
"Opera dei congressi",
al suo interno si formano numerosi esponenti cattolici della classe dirigente
italiana;
guardata a vista dal regime fascista, si deve occupare solo di religione;
1939-42, presidente Aldo Moro che offre a
Giulio Andreotti la direzione del periodico
«Azione Fucina»;
«segue 1940»
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Operazione
Amtlich Vatikanische
1939
Settembre
Joseph Müller, così come i suoi
due assistenti dell'Abwehr, il col. Hans
Oster e il magg. Hans von Dohnanyi,
appartengono a un gruppo di noti antinazisti capeggiato da Ludwig
Beck, un generale in pensione.
Joseph Müller si riunisce nella birreria
Dreher, un locale frequentato dalla comunità tedesca a Roma,
con mons. Ludwig Kaas, ex leader del Zentrum
in esilio e ora arciprete della basilica di San Pietro, e con mons. Johannes
Schönhöffer che ha bisogno di incontrare in privato il
pontefice per consegnargli un comunicato scritto da importanti personalità
tedesche;
mons. Ludwig Kaas dice all'agente dell'Abwehr
che prima dovrebbe incontrare Robert Leiber,
un gesuita tedesco docente di storia ecclesiastica. Pochi sanno che il
gesuita è l'assistente di Pio XII
che si occupa degli "affari speciali". Per alcuni sarebbe addirittura
il responsabile dell'Entità,
è comunque certo che è quello che meglio conosce i segreti
del papato.
Durante una riunione Joseph Müller dice
al gesuita Robert Leiber che un gruppo di
personalità tedesche desidera che Pio XII
indaghi la disponibilità di Londra a negoziare la fine della guerra
dopo un cambio di regime a Berlino;
il gesuita Robert Leiber, attraverso il suo
agente padre Nicola Storzi, sa che la disorganizzata
resistenza antinazista non potrebbe mai rovesciare A.
Hitler e i capi di Joseph Müller
vogliono evitare che Londra e Parigi approfittino del colpo di stato per
realizzare operazioni militari contro la Germania.
Poco prima della guerra, Herbert Keller,
monaco benedettino dell'antica abbazia di Beuron, era stato mandato in
esilio dai suoi superiori presso un monastero in una zona desertica della
Palestina. Tornato in Germania era diventato un infortmatore occasionale
dell'Abwehr e dell'SD, lo spionaggio tedesco. Il monaco passava ai nazisti
tutte le informazioni strategiche che raccoglieva nei suoi viaggi in Francia,
Germania e Svizzera, dove si recava alla ricerca di libri e manoscritti
antichi per la biblioteca dell'abbazia. Quando A. Hitler e i suoi eserciti radono al suolo la Polonia, egli abbandona
la vita monastica.
Più per denaro che per lealtà, la sua prima missione per
l'Abwehr è in Svizzera, dove entra in contatto con importanti membri
della resistenza antinazista.
Egli sa già che un agente dell'Abwehr, chiamato Joseph
Müller, è il contatto del Vaticano e dell'Entità
e che un sacerdote conosciuto come "il messaggero" fa da intermediario.
Egli sa che Joseph Müller e "il
messaggero" hanno cercato di negoziare la pace con gli Alleati in
previsione di un rovesciamento del regime di A. Hitler.
Herbert Keller conosce molto bene Joseph
Müller. I due erano acerrimi nemici da quanto l'avvocato di
Monaco aveva aiutato i benedettini a risolvere il caso di Keller, che
si era concluso con l'ordine di esilio in Palestina. Recatosi a Roma,
sperando di trovare altre prove contro il collaboratore, in pochi giorni
Herbert Keller è al corrente di tutti
i dettagli della cospirazione.
Torna quindi in Germania con il rapporto pronto e immediatamente si reca
nei quartieri generali dell'Abwehr e dell'SD a Berlino per informare i
suoi superiori. Il rapporto è così importante che finisce
sulla scrivania di Reinhard Heydrich il quale,
rimasto impressionato dalla precisione del rapporto stesso, convoca Herbert
Keller per dirgli che Joseph Müller,
che egli è convinto sia un agente segreto del Vaticano, è
sotto sorveglianza già dal 1936.
Intanto la prima comunicazione della scoperta del piano contro A. Hitler arriva ai congiurati attraverso Arthur
Nebe, capo della polizia criminale dell'RSHA. Questi invia copia
del rapporto all'ammiraglio Wilhelm Canaris,
responsabile dell'Abwehr, che immediatamente si attiva per proteggere
i cospiratori. Wilhelm Canaris chiede a Joseph
Müller di redigere un rapporto in cui comunica di aver scoperto
un complotto del Vaticano in qui sono coinvolti i generali Werner
von Fritsch e Walter von Reichenau
per negoziare la pace con gli Alleati. L'ammiraglio sa che Werner
von Fritsch è caduto nella campagna di Polonia e pertanto
non può essere interrogato, mentre Walter
von Reichenau è un noto e convinto sosteniroe di A. Hitler e del Terzo Reich.
Quando legge il falso rapporto di Joseph Müller, A. Hitler
dichiara che Walter von Reichenau è
uno dei suoi più lelai generali ed impossibile che egli abbia cospirato
con il Vaticano contro il Reich e che il rapporto contro i due generali
è "spazzatura".
Per il momento i sospetti si allontana dal Vaticano e da Joseph
Müller.
«segue estate 1940»
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