©

Il Viandante

in rete dal 1996


Se ti siamo stati utili effettua una
Nuova Ricerca

ANNO 1939
SETTEMBRE

STORIA e POLITICA RELIGIONE e FILOSOFIA ARTE Bancarella Libri usati
Cosa Nostra
SCIENZE ECONOMIA LETTERE e TEATRO CINEMA

Papa Pio XII
(1939-58)

- segretario di Stato: card. L. Maglione
(1939 mar-ago 1944);
- responsabile dell'Entità: card. P. Fumasoni Biondi.

1939
Settembre
, Roma, alla stazione centrale scende Joseph Müller, il nuovo capo dell'intelligence militare tedesca a Roma; prestigioso avvocato di Monaco, devoto cattolico e fervente antinazista, è stato incaricato dall'ammiraglio Wilhelm Canaris di contattare Pio XII attraverso l'Entità e per non suscitare sospetti l'ha nominato capo della sezione Abwehr a Roma.
Nessuno sa ancora che Joseph Müller e il veneziano padre Nicola Storzi sono amici.
Lo stesso giorno 1°,
ore 12:30, l'ambasciatore francese chiede che la Santa sede «faccia qualche commento di esplicita condanna dell'attitudine tedesca».
Il segretario di stato gli risponde «che il documento [l'ultimo appello sopra ricordato del papa per la pace] e i fatti parlano da sé».
ore 17:45, il ministro inglese fa la medesima domanda e il cardinale gli dà la stessa risposta.
5-6, in una nota Montini scrive: «La notizia dei primi successi della Germania contro la Polonia ha ridestato gli spiriti bellicosi del Duce, che a stento è trattenuto dal Ministro Ciano»;
in seguito a tale nota, Pio XII invia padre Pietro Tacchi Venturi a Palazzo Venezia per fare pressioni su B. Mussolini affinché conservi la neutralità;
[Il gesuita Pietro Tacchi Venturi, grande negoziatore tra Vaticano e regime fin dall’ascesa al potere, era stato
messo da parte subito dopo l’elezione di Pio XII, che – evidentemente – ora lo rispolvera sperando nelle sue doti di mediatore e nei suoi rapporti con il Duce;

6, il sottosegretario tedesco agli esteri, Woermann, telegrafa all'ambasciatore presso la Santa sede, Diego von Bergen:
«Apprendiamo da fonte sicura che Francia e Inghilterra hanno insistito perché il Papa accusi la Germania di aggressione. Il papa, attenendosi al tradizonale atteggiamento del Vaticano, che è di evitare qualsiasi interferenza diretta negli affari internazionali, ha respinto la richiesta. Ma il suo rifiuto è motivato innanzitutto dal fatto che egli non vuole peggiorare la sorte dei cattolici in Germania, o pregiudicare le probabilità di successo della sua azione in favore della pace e i suoi rapporti con l'Italia».

lo stesso giorno – come confermato dal diario di G. Ciano – padre Pietro Tacchi Venturi ha un colloquio con lui;
7, con una nota, padre Pietro Tacchi Venturi comunica che ci sono buone speranze perché l’Italia rimanga neutrale fino alla fine del conflitto e che il partito della neutralità ha in G. Ciano il suo perno. [Continuando le operazioni belliche, svariate note vaticane esprimeranno “gratitudine” a G. Ciano per i suoi “sforzi per la
pace
”;


26, il papa riceve a Castel Gandolfo un gruppo di pellegrini tedeschi. Sarebbe questa un'ottima occasione per parlare:
- delle persecuzioni dei cattolici in Germania,
- dell'accordo russo-tedesco,
- dell'aggressione della Polonia;
invece Pio XII si limita a dire:
«Pregate Iddio che, nella Sua misericordia, voglia abbreviare le sofferenze della guerra e recare una pace che sia, per tutte le parti, una pace nell'onore e nella giustizia, in uno spirito di conciliazione che doni di nuovo anche alla Chiesa cattolica, nella vostra cara patria, giorni più felici e maggiore libertà».
30, i polacchi residenti a Roma ottengono di essere ricevuti dal papa, a Castel Gandoflo, accompagnati dal card. Hlond e dall'ambasciatore della Polonia.
Pio XII si limita a ripetere le solite patetiche tiritere di conforto.

Mentre cominciano ad arrivare le prime notizie dell'agonia della Polonia, mentre i suoi 35 milioni di abitanti, in maggioranza cattolici, vengono travolti dalla Blitzkrieg tedesca, il papa rimane in silenzio e ordina alla Segreteria di Stato e al padre generale dei gesuiti W. Ledóchowski, direttore di Radio Vaticana, di ridurre le trasmissioni in tedesco e le critiche al Reich per l'invasione. L'ambasciatore polacco presso la Santa Sede desidera che il papa trasmetta una protesta ufficiale contro la politica di A. Hitler e, poiché il Vaticano non risponde, chiede che il cardinale primate August Hlond sia ricevuto da Pio XII. L'incontro, durato due ore e mezza, non cambia la posizione del pontefice che si rifiuta di parlare in difesa della Polonia.

«Levando il nostro cuore a Dio, ringraziamo sinceramente Vostra Eccellenza per la vittoria della Spagna cattolica» queste le parole del pontefice nel telegramma indirizzato a F. Franco Bahamonde subito dopo la fine della guerra civile in Spagna.

Lo stesso mese giunge la prima richiesta di informazioni: una famiglia chiede notizie del padre disperso in Polonia. Nasce così il "Servizio Informazioni del Vaticano" che si serve della rete informativa della «Radio Vaticana» e delle sue possibilità rice-trasmettitrici di canali e "valigie" diplomatiche e di altri mezzi via via inventati. All'inizio un tavolo e due suore accolgono richieste, suppliche, sfoghi. Poi il servizio va a mano a mano organizzandosi e potenziandosi per la maggior parte da giovani dell'Azione cattolica. L'ufficio trova sede dapprima nel palazzo S. Carlo, poi nel Museo Petriano a fianco del colonnato di S. Pietro dove l'accesso al pubblico è senz'altro più facile e diretto. A capo dell'ufficio è un vescovo russo, mons. Evreinoff, un nobile ex militare, conoscitore di molte lingue. Da lui dipendono molti laici ma anche suore, chierici e sacerdoti.
[Gli addetti nel periodo di massimo impegno raggiungeranno la cifra di seicento persone.]

FUCI
(Federazione universitaria cattolica italiana)

«segue da 1938»
1939, nata e sviluppatasi come associazione d'élite, inquadrata nell' "Opera dei congressi",
al suo interno si formano numerosi esponenti cattolici della classe dirigente italiana;
guardata a vista dal regime fascista, si deve occupare solo di religione;
1939-42, presidente Aldo Moro che offre a Giulio Andreotti la direzione del periodico «Azione Fucina»;
«segue 1940»















Torna su

Operazione
Amtlich Vatikanische

1939
Settembre
Joseph Müller, così come i suoi due assistenti dell'Abwehr, il col. Hans Oster e il magg. Hans von Dohnanyi, appartengono a un gruppo di noti antinazisti capeggiato da Ludwig Beck, un generale in pensione.
Joseph Müller si riunisce nella birreria Dreher, un locale frequentato dalla comunità tedesca a Roma, con mons. Ludwig Kaas, ex leader del Zentrum in esilio e ora arciprete della basilica di San Pietro, e con mons. Johannes Schönhöffer che ha bisogno di incontrare in privato il pontefice per consegnargli un comunicato scritto da importanti personalità tedesche;
mons. Ludwig Kaas dice all'agente dell'Abwehr che prima dovrebbe incontrare Robert Leiber, un gesuita tedesco docente di storia ecclesiastica. Pochi sanno che il gesuita è l'assistente di Pio XII che si occupa degli "affari speciali". Per alcuni sarebbe addirittura il responsabile dell'Entità, è comunque certo che è quello che meglio conosce i segreti del papato.
Durante una riunione Joseph Müller dice al gesuita Robert Leiber che un gruppo di personalità tedesche desidera che Pio XII indaghi la disponibilità di Londra a negoziare la fine della guerra dopo un cambio di regime a Berlino;
il gesuita Robert Leiber, attraverso il suo agente padre Nicola Storzi, sa che la disorganizzata resistenza antinazista non potrebbe mai rovesciare A. Hitler e i capi di Joseph Müller vogliono evitare che Londra e Parigi approfittino del colpo di stato per realizzare operazioni militari contro la Germania.

Poco prima della guerra, Herbert Keller, monaco benedettino dell'antica abbazia di Beuron, era stato mandato in esilio dai suoi superiori presso un monastero in una zona desertica della Palestina. Tornato in Germania era diventato un infortmatore occasionale dell'Abwehr e dell'SD, lo spionaggio tedesco. Il monaco passava ai nazisti tutte le informazioni strategiche che raccoglieva nei suoi viaggi in Francia, Germania e Svizzera, dove si recava alla ricerca di libri e manoscritti antichi per la biblioteca dell'abbazia. Quando A. Hitler e i suoi eserciti radono al suolo la Polonia, egli abbandona la vita monastica.
Più per denaro che per lealtà, la sua prima missione per l'Abwehr è in Svizzera, dove entra in contatto con importanti membri della resistenza antinazista.
Egli sa già che un agente dell'Abwehr, chiamato Joseph Müller, è il contatto del Vaticano e dell'Entità e che un sacerdote conosciuto come "il messaggero" fa da intermediario. Egli sa che Joseph Müller e "il messaggero" hanno cercato di negoziare la pace con gli Alleati in previsione di un rovesciamento del regime di A. Hitler.
Herbert Keller conosce molto bene Joseph Müller. I due erano acerrimi nemici da quanto l'avvocato di Monaco aveva aiutato i benedettini a risolvere il caso di Keller, che si era concluso con l'ordine di esilio in Palestina. Recatosi a Roma, sperando di trovare altre prove contro il collaboratore, in pochi giorni Herbert Keller è al corrente di tutti i dettagli della cospirazione.
Torna quindi in Germania con il rapporto pronto e immediatamente si reca nei quartieri generali dell'Abwehr e dell'SD a Berlino per informare i suoi superiori. Il rapporto è così importante che finisce sulla scrivania di Reinhard Heydrich il quale, rimasto impressionato dalla precisione del rapporto stesso, convoca Herbert Keller per dirgli che Joseph Müller, che egli è convinto sia un agente segreto del Vaticano, è sotto sorveglianza già dal 1936.
Intanto la prima comunicazione della scoperta del piano contro A. Hitler arriva ai congiurati attraverso Arthur Nebe, capo della polizia criminale dell'RSHA. Questi invia copia del rapporto all'ammiraglio Wilhelm Canaris, responsabile dell'Abwehr, che immediatamente si attiva per proteggere i cospiratori. Wilhelm Canaris chiede a Joseph Müller di redigere un rapporto in cui comunica di aver scoperto un complotto del Vaticano in qui sono coinvolti i generali Werner von Fritsch e Walter von Reichenau per negoziare la pace con gli Alleati. L'ammiraglio sa che Werner von Fritsch è caduto nella campagna di Polonia e pertanto non può essere interrogato, mentre Walter von Reichenau è un noto e convinto sosteniroe di A. Hitler e del Terzo Reich.
Quando legge il falso rapporto di Joseph Müller, A. Hitler dichiara che Walter von Reichenau è uno dei suoi più lelai generali ed impossibile che egli abbia cospirato con il Vaticano contro il Reich e che il rapporto contro i due generali è "spazzatura".
Per il momento i sospetti si allontana dal Vaticano e da Joseph Müller.
«segue estate 1940»

Nuova Ricerca