Papa Pio XII
(1939-58)
- segretario di Stato: card. L. Maglione
(1939 mar-ago 1944);
- responsabile dell'Entità:
card. P.
Fumasoni Biondi.
Dicembre
"Operazione Alarico":
all'inizio del mese i piani per il rapimento del papa e della Curia entrano
nella fase decisiva; K.
Wolff (Capo delle SS e della polizia) in Italia e
qui dal 9 settembre, ha impiegato questo tempo per indagare sui rapporti
di potere in Italia e per stabilire relazioni amichevoli con alti prelati
della Chiesa.
Conosce così, con l'aiuto dell'ambasciatore tedesco R.
von Rahn, il superiore generale dell'Ordine Salvatoriano, p.
P. Pfeiffer,
che lo supplica continuamente per ottenere la liberazione di preti antifascisti
e di altri membri della Chiesa cattolica. Gli chiede anche la liberazione
di un dirigente giovanile radicale di nome Vassalli,
figlio di uno studioso molto vicino a Pio XII.
[Trattasi in realtà di Giuliano Vassalli,
esponente dei partigiani socialisti.]
K.
Wolff prega quindi E.H
von Weizsäcker, ambasciatore tedesco presso il Vaticano,
di farlo incontrare con un'alta personalità vaticana e così
viene condotto dallo stesso ambasciatore dal padre gesuita Ivo
Zeiger, rettore del collegio tedesco di Roma. I suoi colloqui con
p. Ivo Zeiger servono, fra l'altro, a impedire
il rapimento della Curia e del papa.
[Di questi colloqui p. Ivo Zeiger farà
un'ampia relazione scritta il 4 maggio 1948 quando diverrà nunzio
apostolico in Germania. Nella relazione egli accennerà altresì
al fatto che, grazie al suo intervento, il superiore certosino Edgard
Leopold ebbe salva la vita e riuscì ad ottenere che la sua
certosa, Pleterje, in Slovenia, non venisse distrutta dai tedeschi. P.
Edgard Leopold confermerà questi avvenimenti
in una relazione del 26 giugno 1967]
In uno dei suoi colloqui con p. Ivo Zeiger
egli lo prega di informare il ponteffice che nessun pericolo graverà
sulla sua persona e sulla Curia finché egli sarà il capo
delle SS in Italia.
Intanto A.
Hitler diventa sempre più impaziente.
K.
Wolff, nell'ultimo colloquio con il Führer, delineando
la reale situazione italiana esprime il proprio parere che sia il caso
di rinunciare all'operazione, in quanto avrebbe riflessi negativi anche
su tutti i cattolici tedeschi in patria e al fronte […]; si sente rispondere
che dovrà agire come lo ritiene opportuno ma sarà ritenuto
responsabile nel caso non riuscirà a realizzare la sua promessa.
Anche H. Himmler
si fida di lui, ritenendolo più un diplomatico che un capo.
A frenare K.
Wolff ci sono però anche difficoltà obiettive.
Si fa presto a ordinare lo sgombero del Vaticano; ma dove trovare i mezzi
sufficienti e soprattutto le garanzie di incolumità per il trasporto
di oltre mezzo milione di libri, migliaia di codici preziosi, sessantamila
stampe e il complesso dei beni artistici del Vaticano? Inoltre il progetto
di A. Hitler
è ormai un segreto… conosciuto da tutti. Infatti, oltre che a K.
Wolff, A.
Hitler ne ha parlato a H.
Himmler; il piano è presto venuto a conoscenza di R.
von Rahn, ambasciatore del Reich presso la Repubblica di Salò,
che ne è rimasto inorridito e ha manifestato i suoi timori a von
Rintelen, addetto militare tedesco a Roma, e questi a sua volta
si è confidato con E.H
von Weizsäcker.
Quest'ultimo diviene convinto sabotatore del progetto e trova in questo
un alleato, forse inconfessato, proprio in un amico di A.
Hitler, il capo SS E.
Dollmann, innamorato di Roma a tal punto da opporsi con tutti
i mezzi all'idea di un tale scempio e saccheggio.
Intanto la Segreteria di Stato rivolge alle autorità competenti
una richiesta generale per avere notizie di persone coinvolte nella persecuzione
razziale, delle quali si fornisce un elenco.
2, l'avv. Foligno
comunica al card. L.
Maglione di essere stato liberato e chiede asilo in Vaticano,
anche per i suoi documenti d'archivio attinenti al lavoro da lui svolto
per la S. Sede.
In una lettera al patriarca di Venezia, card. Piazza,
il card. Rossi lo prega di intervenire presso
il console germanico, che ha promesso di interessarsi in favore degli
ebrei della città.
Il nunzio a Berna avverte che in Anatolia 129 militari, ufficiali e soldati,
fuggiti dal Dodecanneso, si trovano in tristi condizioni: occorrono due-tremila
lire turche solo per gli oggetti di prima necessità.
La Segreteria di Stato fa presente a mr. Tittmann
la situazione dei santuari di Loreto, Assisi e Padova. Si tratta di luoghi
particolarmente importanti per il loro significato spirituale e artistico;
inoltre rientrano nell'amministrazione pontificia. Sono quindi da segnalare
al Comando alleato come luoghi da non coinvolgere in operazioni belliche,
secondo anche quanto aveva assicurato il presidente F.D.
Roosevelt il 10 luglio 1943 sul rispetto dei beni della S.
Sede.
3, l'ambasciatore tedesco comunica
l'avvenuta evacuazione delle truppe germaniche da Firenze.
6, a nome del gran rabbino Hertzog,
il sig. Barlas preme per un interessamento
in aiuto degli ebrei dell'Alta Italia.
7, il nunzio in Italia, mons. Riberi,
risponde al card. L.
Maglione che, riferendo di un lungo colloquio con il ministro
dell'Interno G.
Buffarini Guidi, ha appreso
di numerosi arresti, non solo da parte degli occupanti (che hanno un proprio
tribunale e un proprio settore nel carcere di Regina Coeli), ma anche
da parte della polizia e dei fascisti. Talvolta si tratta di ostaggi,
presi senza precisi motivi; gli arresti si susseguono a ritmo incalzante,
dando la sensazione che la situazione vada precipitando.
Il ministro riferisce che si fanno sforzi "inauditi" per riportare
la situazione alla normalità. Si sta poi emanando un provvedimento
che delega alla polizia la facoltà di arrestare.
Riguardo agli ostaggi è stato precisato che probabilmente si tratta
di una rappresaglia per arresti di fascisti avvenuti nel sud dell'Italia.
Il ministro suggerisce poi una dichiarazione autorevole a proposito di
ostaggi e detenuti innocenti, da farsi in occasione del Natale. L'equanimità
della S. Sede confermata dall'invito del 29 novembre rivolto al gen. Chieli,
comandante della "città aperta",
di chiedere al mar.llo R.
Graziani di usare clemenza verso i gerarchi fascisti del Gran
Consiglio sotto processo a Verona.
Il nunzio a Bucarest comunica di ritenere probabile che la circolare del
ministro Popescu circa gli ebrei romeni sarà
applicata.
Il nunzio a Bucarest informa che 135 ufficiali antibolscevichi chiedono
di essere trasferiti in un altro campo, perché non possono sopportare
le pressioni dei colleghi comunisti. Della questione si occupa lo stesso
aiutante del mar. Antonescu, chiedendo anche
l'appoggio del nunzio.
Il card. L.
Maglione, preoccupato per le condizioni degli operai polacchi
deportati in Germania, interessa del problema il card. Bertram;
tuttavia la stessa conferenza episcopale di Paderborn non ha finora ottenuto
nulla, neppure nella riunione del 5 giugno 1943.
8, il nunzio a Berlino,
che pure segue la sorte degli operai polacchi, comunica che si è
interessato anche per assicurare loro il permesso di assistere alla messa;
di avere avuto diversi incontri con il segretario di Stato agli Esteri,
von Steengracht, ma di non avere ottenuto
nulla, neanche di occuparsi personalmente dei prigionieri francesi e polacchi.
11, la Segreteria di Stato
informa mr. Tittmann che sono state avviate
le pratiche presso i due belligeranti per far dichiarare Chieti "città
ospedaliera", come di fatto è.
16, il card. L.
Maglione dopo aver ricevuto l'elenco degli internati a S. Gregorio
al Celio e in altri luoghi della penisola, suggerisce un atto di clemenza
che possa facilitare il ritorno alla normalità.
Intanto, dopo l'intervento della Segreteria di Stato a favore dei gerarchi
detenuti, il prefetto La Via ha un colloquio
con il nunzio in Italia, mons. Riberi, in
cui promette il proprio interessamento presso il ministro G.
Buffarini Guidi e il prefetto Tamburini,
capo della polizia.
il ministro F.
Babuscio Rizzo prega la Segreteria di Stato di far pervenire
al collega ambasciatore Paolucci in Spagna
un messaggio di questo tono:
"… di voler informare il mar.llo Badoglio che
tutto il personale dell'ambasciata d'Italia presso la S. Sede, fedele
al governo di Sua Maestà, si trova al suo posto e tanto i funzionari
che la S. Sede non hanno finora subito alcuna molestia". Il
ministro aggiunge che in questo stato di cose e anche per aderire ai desideri
della Segreteria di Stato non ha ancora ritenuto necessario trasferirsi
all'interno della Città del Vaticano. Aggiunge che, per motivi
di opportunità politica, è opportuno che il contenuto del
presente messaggio resti del tutto segreto.
Mons. Tardini comunica poi al ministro F.
Babuscio Rizzo che per il momento la Segreteria di Stato è
in grado di far pervenire al nunzio apostolico a Madrid, per via sicura,
questa desiderata comunicazione.
17, appassionato intervento
dell'arcivescovo di Ferrara, mons. Bovelli:
implora la S. Sede di intervenire per gli ebrei della zona, specialmente
per le famiglie miste. Gli viene risposto di trattare la questione attraverso
p. Tacchi Venturi o il gen. Graziani,
o il ministro Buffarini Guidi, non avendo
la S. Sede rapporti ufficiali con il governo della Repubblica di Salò.
In particolare il card. L.
Maglione prega p. Tacchi Venturi
di interessarsi per un ebreo imprigionato a Ferrara e per i "misto-sangue".
A tale proposito cita il gen. Chieli, comandante
della "città aperta" di
Roma, il quale ha dichiarato che Mussolini
aveva ordinato che gli ebrei non venissero perseguitati e che si studiassero
nuove disposizioni in proposito.
il rabbino capo di Bologna (78enne) e la moglie (72enne) vengono prelevati
a forza da due agenti della polizia repubblichina penetrati nell'ospedale
fiorentino dove sono degenti.
[Quando l'appello del figlio arriverà in Vaticano con una lettera
del 3 gennaio, i due vecchi saranno già stati deportati in Germania.
L'interessamento del nunzio a Berlino il 14 gennaio successivo non servirà
a nulla.]
21, mons. Cicognani
da Washington comunica che alcuni ebrei internati in Germania avevano
pagato fortissime somme a consoli di Paesi sudamericani, ottenendo passaporti
per vari Stati e riuscendo a passare in Francia dove avevano avuto un
trattamento discreto. Si nota tuttavia che negli ultimi tempi i presenti
Paesi hanno sospeso le facili concessioni e anche la Spagna non accorda
più protezione agli esuli. Di quest'ultima notizia viene interessato
il nunzio a Madrid, il quale comunica in seguito che il governo afferma
che la libertà di migrazione sarà concessa solo alla fine
della guerra. La S. Sede sta affrontando tale questione insieme con la
Croce rossa internazionale; il card. L.
Maglione suggerisce nel frattempo di trattare con il Paraguay.
La S. Sede appoggia presso mr. Tittmann il
passo del governo albanese per la tutela della popolazione di Scutari.
22, il card. L.
Maglione incarica il delegato apostolico a Londra di fare dei
passi per la protezione di Subiaco, nei cui pressi già sono avvenuti
dei bombardamenti alleati. Un passo simile viene compiuto anche presso
l'Incaricato mr. Osborne.
La Segreteria di Stato invia una nota all'ambasciata germanica riguardante
l'atteggiamento delle autorità tedesche circa i diritti dei prigionieri,
l'assistenza e la cura dei malati in base alle convenzioni internazionali
e l'invio di pacchi e di corrispondenza.
Un'annotazione-chiosa di mons. G.B.
Montini afferma che l'ambasciatore non ha ritenuto opportuno
inoltrare la richiesta al governo centrale e ha dato incarico al consigliere
von Kessel di recarsi in Germania per trattare
personalmente la questione.
Riguardo ai prigionieri italiani l'ambasciatore invita a rivolgersi all'ambasciatore
fascista Filippo
Anfuso.
Mons. G.B. Montini
si rivolge anche a Filippo
Anfuso, ma ancora senza risultato.
Per il Natale, riguardo alla situazione degli internati italiani, mons.
Tardini propone l'invio di una missione pontificia,
che potrà essere guidata da mons. Baccarini,
che conosce bene la Polonia e mons. Sapieha,
arcivescovo di Cracovia; altri accompagnatori: don Marabotto,
don Rivina e altri salesiani. Si pensa di
servirsi di alcuni autotreni, con garanzie per i pacchi trasportati; il
denaro sarà inviato, in franchi svizzeri, attraverso la "Mission
Catholique Suisse".
30, mons. Testa
viene invitato a colloquio dal ministro degli Esteri Giuriati;
questi gli dice che i tedeschi dell'ambasciata presso il governo italiano
sono ormai contrari al ministro F.
Babuscio Rizzo per due fatti: egli ha fatto inserire nel personale
dell'ambascaita sei funzionari facendoli apparire nominati prima dell'armistizio,
mentre furono addetti all'ambasciata dopo l'armistizio. In secondo luogo
si fa carico al ministro F.
Babuscio Rizzo di essere in relazione con il ministro di Gran
Bretagna (Osborne). Sarebbe bene che egli
si prendesse per sei mesi un congedo e lasciasse al segretario sig. Baldoni
l'incarico di gestire gli uffici dell'ambasciata e figurare di tenere
relazioni con la S. Sede. Gli si assicurerebbe vita tranquilla. Altrimenti
egli dovrebbe rifugiarsi in Vaticano, la qual cosa creerebbe una situazione
di disagio fra il governo repubblicano e la S. Sede. La segreteria di
Stato dovrebbe fare opera di persuazione presso il sig. F.
Babuscio Rizzo di accettare questa soluzione: questo è
il parere di mons. Testa.
31, il card. L.
Maglione invita mons. Testa a
pregare il sig. Giuriati che desista da certi
passi miranti a mutare la situazione esistente; la Segreteria di Stato
peraltro non potrebbe rifiutare il proprio sostegno al sig. F.
Babuscio Rizzo se questi intende restare al suo posto; mons.
Testa può anche aggiungere che, per
quanto consta e per quanto l'iinteressato afferma, F.
Babuscio Rizzo non è affatto in relazione con sir Osborne.
Si propone infine di mantenere l'ambasciata nell'attuale residenza di
via Flaminia e non compiere altri passi.
Arriva a Roma, per lavorare alla Croce Rossa padre Krunoslav
Draganovic, ex insegnante in un seminario croato, alter ego del
dittatore Ante
Pavelic, ed ora segretario del collegio di San Girolamo degli
Illirici, al numero 132 di via Tomacelli, che accoglie i sacerdoti croati
che lavorano in Vaticano.
Ufficialmente, come sostiene lo spionaggio vaticano, egli si trova a Roma
per coordinare le operazioni dei gruppi fascisti italiani in Croazia.
[Dopo la guerra, il collegio di San Girolamo degli Illirici diventerà
un rifugio sicuro per gli ustaša ricercati
per crimini di guerra, a molti dei quali l'Entità
fornirà nuove identità, passaporti falsi e una via di fuga
sicura.]
Massoneria
[moderna]
«segue da set 1943»
1943
Dicembre
nel frattempo, dopo la prima riunione del 26 luglio
precedente, la Massoneria ha cominciato a riorganizzarsi.
Raoul
Palermi riappare e “giustifica” con i fratelli la
sua collaborazione con il Fascismo sostenendo di essersi infiltrato d’accordo
con le logge statunitensi, e cerca di ricostruire la Gran Loggia
d’Italia.
4, viene ricostituita un’altra
Gran Commenda
del Rito Scozzese Antico e Accettato, eleggendo quale Sovrano
Gran Commendatore Carlo De Cantellis, il quale esordisce attaccando
violentemente Raoul Palermi per le sue intese
con il Fascismo.
Dal canto suo, Domenico Maiocco ottiene dalle
logge statunitensi un riconoscimento della Massoneria Unificata,
da lui fondata, ma viene “scomunicato”
sia dal GOI, sia dalla rinata Gran Commenda della
Gran Loggia d’Italia.
La Massoneria, quindi, si riorganizza a fatica e ritrovando le antiche
divisioni, l’antica rissosità: a guerra finita, ci saranno il GOI, quella
della Reggenza, nonché numerose Massonerie di rito scozzese che reclamavano
in eredità della Gran Loggia d’Italia: quella di “via della Mercede”,
facente capo a Raoul Palermi, quella “Unificata”
di Domenico Maiocco, quella di
“via Avezzana”, quella di De Cantellis, quella di Bencivegna-Battaglia,
quella di Gustavo Scervini, il Gruppo San Giovanni di Scozia ed il
Gruppo Nalbone.
FUCI
(Federazione universitaria cattolica italiana)
«segue da 1942»
1943, nata e sviluppatasi come associazione d'élite, inquadrata nell'
"Opera dei congressi",
al suo interno si formano numerosi esponenti cattolici della classe dirigente
italiana;
guardata a vista dal regime fascista, si deve occupare solo di religione;
1942-44, presidente Giulio Andreotti;
«segue 1944»
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Giornali
e giornalisti
1943 - DICEMBRE
[Torino]
direttore:
. Concetto Pettinato.
«La Repubblica Fascista»
1943 set - apr 1945,
direttore:
. Carlo Borsani.
«Vent'anni»
[settimanale fascista di Torino]
direttore:
. Guido Pallotta, vice-segretario nazionale
dei GUF.
[Torino]
condirettore:
. Ather Capelli.
[Genova]
direttore:
.
[Milano]
1943 set - apr 1945,
. direttore:
. Ermanno Amicucci.
«Il Giorno»
direttore:
. Italo Pietra.
«L'Arena»
[Verona]
direttore:
. Giuseppe Castelletti.
[Trieste]
direttore:
.
[Modena]
direttore:
.
«Il
Resto del Carlino»
[Bologna]
direttore:
. Giorgio Pini, poi sottosegretario
agli Interni.
«La Nazione»
[Firenze]
direttore:
. Mirko Giobbe.
«Rivoluzione»
[organo del GUF di Firenze]
direttore:
. Guido Giglioli.
«La
Rassegna Nazionale»
«segue da 1922»
1943, cessa le pubblicazioni.
«Il selvaggio»
«segue da 1942»
1943, cessa le pubblicazioni.
[Roma]
direttore:
. I. Pietra,
. Bruno Spampanato.
[Roma]
direttore:
. R. Manzini
(1927-59).
[Roma]
direttore:
.
[Edizione romana]
direttore:
.
«La Voce Repubblicana»
[clandestino]
nell'ottobre 1943 ha ripreso clandestinamente le pubblicazioni;
direttore:
.
«Il Popolo»
(clandestino)
1943-44, appare con alcuni numeri clandestini;
direttore:
.
[mensile dell'Unione italiana per il Rinnovamento sociale]
[Napoli]
Napoli, inizia le pubblicazioni questa rivista del Pci con
periodicità mensile;
(clandestino)
direttore:
.
[organo clandestino del Psiup]
. E. Colorni
(1943 lug-1944);
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