Papa Pio XII
(1939-58)
- segretario di Stato: card. L. Maglione
(1939 mar-ago 1944);
- responsabile dell'Entità:
card. P.
Fumasoni Biondi.
Luglio
25, dopo i fatti di Roma, l'Entità
si mette in allerta.
Lo stesso mese il padre gesuita G. Warszawsky
ricorda che l'organo clandestino del Partito socialista polacco, «Libertà,
uguaglianza, fraternità» così spiega le ragioni per
le quali non è possibile prestare alcuna fede alle belle parole
di Pio XII:
«Non sono che parole. Ma per i fatti compiuti
dal papa noi segnaliamo:
- la nomina di due vescovi tedeschi a sedi vescovili polacche,
- l'invio di fichi secchi a scuole e bambini polacchi,
e, ultimamente,
- una protesta categorica contro l'incursione aerea sulla capitale italiana».
E poco dopo: «Noi non abbiamo sentito simili
proteste categoriche quando le bombe tedesche distruggevano le case e
le chiese in Polonia e massacravano la popolazione innocente, e neppure
al tempo delle barbare distruzioni compiute dall'aviazione su Belgrado,
Rotterdam, Coventry e Londra.
Né i discorsi del papa, né gli opuscoli del clero polacco,
né i fichi del Vaticano potranno cancellare la penosa impressione
che il Vaticano, invece di servire tutto il mondo, si è arruolato
al servizio dell'Italia di Mussolini».
[Studio apparso su «Civiltà cattolica» del 18 settembre
19[41] (data errata!).]
25, Operazione
Rabat o Aktion Papst:
il piano organizzato dal RSHA (Reichsicherheitshauptamt
- Direzione generale per la Sicurezza del Reich) di Berlino per rapire
Pio XII viene discusso presso l'hotel
Danieli al Lido di Venezia.
L'ammiraglio W.
Canaris riceve l'autorizzazione dall' Oberkommando
der Wehrmacht, ovvero dal gen. W.
Keitel.
29, Operazione
Rabat o Aktion Papst:
l'ammiraglio W.
Canaris atterra a Venezia a bordo di un Heinkel
He 111 dove incontra due colonnelli, E.
von Lahousen e W.
Freytag von Loringhoven.
[La scusa dell'ammiraglio è di voler validare la fedeltà
degli italiani dopo l'arresto di B.
Mussolini avvenuto 4 giorni prima, ma in realtà i tre
ufficiali tedeschi devono incontrare il capo del SIM
(Servizio informazioni militari), il gen. C.
Amé.]
30,
Operazione Rabat o Aktion
Papst: nel pomeriggio
si apprende del progetto nazista di rapire Pio XII;
Massoneria
[moderna]
«segue da mar 1943»
1943
Luglio
18, Giovanni Preziosi, ossessionato dalla sua tesi del complotto
internazionale
plutocratico, giudaico e massonico, scrive al Duce: «La
seduta del Gran Consiglio porterà il suicidio del fascismo».
24, un appunto
sul diario di Ivanoe Bonomi: «Oggi
alle 17 viene da me un noto antifascista, il dottor Domenico
Maiocco piemontese, che è in molta intimità con il quadrumviro
De Vecchi. Egli mi conferma che il Gran Consiglio del Fascismo si convoca
proprio nell’ora in cui egli mi parla, e che le deliberazioni dell’assemblea
saranno di eccezionale importanza. Il De Vecchi gli avrebbe
detto che nella mattinata Grandi e Federzoni lo avevano persuaso a firmare
un ordine del giorno inteso a restituire al Re tutte le sue prerogative,
invitandolo nel preconizzato, come conseguenza del voto, il ritiro di
Mussolini e l’incarico ai presentatori dell’ordine del giorno di costituire
un Governo nuovo. Naturalmente – così egli avrebbe detto al mio informatore
– il nuovo Governo avrebbe fatto appello alla concordia nazionale,
invitando i maggiori uomini della opposizione a dare la loro collaborazione.
Il De Vecchi non si sarebbe fatta alcuna illusione sulla mia
risposta, pure desiderava di farmi sapere preventivamente che mi si sarebbe
rivolto un invito amichevole».
[Domenico Maiocco è un vecchio massone
che dopo lo scioglimento delle logge ha continuato l’attività massonica,
soprattutto tenendo i contatti con i fratelli, sia quelli rimasti in Italia
nella clandestinità, sia
con i
fuorusciti, sia – soprattutto con l’AMI e con le Fratellanze
degli altri Paesi, soprattutto oltreoceano.
Nella preparazione del voto al Gran Consiglio del 25 luglio, si avvale
della sua antica amicizia con Cesare Maria De Vecchi
di Val Cismon,
onde svolge opera di collegamento tra i gerarchi e tra questi e la corona.]
25, sia da parte fascista, sia
da parte massonica, il tentativo di accreditare
il “colpo di mano” come epilogo di un “complotto massonico”
trova ampio consenso.
Rilevando che dei 19
gerarchi che votano l’o.d.g. Grandi 13 sono massoni, il “colpo di mano”
della Massoneria sarebbe facile da dimostrare.
Dei 13 indicati come massoni,
però, solo di alcuni (Bottai, De
Marsico, Acerbo, lo stesso Grandi) si ha notizia certa di una pregressa iniziazione,
ma non di una loro continuazione dell’azione massonica dopo lo scioglimento
delle logge. Ma, che sia un’operazione semplicistica, è
dimostrata dal fatto che vota contro l’o.d.g. Grandi un
altro
avversario irriducibile del Duce entro il PNF, l’ex massone Roberto
Farinacci;
mentre tra i più attivi sostenitori si annovera Luigi
Federzoni, tra i più feroci “massonofagi”.
Tuttavia, a sostegno della tesi della congiura massonica alla base del
voto del Gran Consiglio esistono altri elementi, di
maggior consistenza.
Dopo l’arresto del Duce, Giovanni Preziosi volerà
in Germania, dove alla radio nazionale, in
una trasmissione in italiano, accuserà la massoneria di essere all’origine
della caduta del Fascismo.
26, arresto di
B. Mussolini;
subito dopo
viene
convocata una
riunione del “Governo dell’ordine massonico italiano” con l’obiettivo di
riattivare le logge sciolte da Torreggiani con
la balaustra del 22 novembre 1925 e con un programma politico preciso, di perseguire «il
principio democratico nell’ordine sociale e politico», e di lottare «senza
tregua contro
tutti i dispotismi politici, le intolleranze religiose e i privilegi di qualunque
genere», segno che la “rinascita” delle logge è un piano
preparato da tempo, che ha come presupposto indefettibile la caduta del Regime,
a cui – dunque – Domenico Maiocco collabora perché venga rimosso l’ostacolo
alla ricostruzione del Tempio.
[Anche se l’opera “del” massone non può di
per sé riferirsi
alla “Massoneria” come istituzione, in questo caso
l’opera di Domenico Maiocco potrebbe essere riferibile
alla
Istituzione.
Quindi, pur non essendo decisiva l’opera della Massoneria nella
caduta del Regime, essa ha avuto in ogni caso la sua incidenza.
Paradossalmente, però, è stata molto più incisiva in questo
intento, condiviso
con la Fratellanza, l’azione continua della sua secolare nemica: la
Chiesa Cattolica.]
«segue set 1943»
FUCI
(Federazione universitaria cattolica italiana)
«segue da 1942»
1943, nata e sviluppatasi come associazione d'élite, inquadrata nell'
"Opera dei congressi",
al suo interno si formano numerosi esponenti cattolici della classe dirigente
italiana;
guardata a vista dal regime fascista, si deve occupare solo di religione;
1942-44, presidente Giulio Andreotti;
«segue 1944»
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Giornali
e giornalisti
1943 - LUGLIO
[Torino]
direttore:
. Concetto Pettinato.
[Torino]
condirettore:
. Ather Capelli.
[Milano]
direttore:
. A. Borelli (1929-set 1943).
«Il Giorno»
direttore:
. I. Pietra.
«L'Arena»
[Verona]
direttore:
. Giuseppe Castelletti.
[Trieste]
direttore:
[Modena]
direttore:
«Il
Resto del Carlino»
[Bologna]
direttore:
. Giorgio Pini, poi sottosegretario
agli Interni.
«La Nazione»
[Firenze]
direttore:
. Mirko Giobbe.
«La Rassegna Nazionale»
«segue da 1922»
1943, cessa le pubblicazioni.
«Il selvaggio»
«segue da 1942»
1943, cessa le pubblicazioni.
[Roma]
direttore:
. I. Pietra,
. Bruno Spampanato;
[Roma]
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[Edizione romana]
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(clandestino)
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[organo clandestino del Psiup]
Luglio
25, direttore:
. E. Colorni
(1943 lug-1944);
viene riedito col nome di «Avanti!» e come organo del PSIUP
(Partito socialista di unità proletaria);
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