Papa Pio XII
(1939-58)
- segretario di Stato: card. L. Maglione
(1939 mar-ago 1944);
- responsabile dell'Entità:
card. P.
Fumasoni Biondi.
Maggio
10, il papa invia tre telegrammi di condoglianze:
- al re del Belgio,
- alla regina d'Olanda,
- alla granduchessa di Lussemburgo.
11, G.
Ciano informa
il Nunzio apostolico in Italia, Borgognoni Duca di
aver ormai perso le speranze di
mantenere la neutralità, come apprendiamo dalla missiva di Borgognoni
Duca al card. L.
Maglione.
La realtà è che,
nel periodo immediatamente
antecedente all’entrata in guerra dell’Italia, tra B.
Mussolini e G. Ciano s’instaura
un vero e proprio “gioco delle parti”. Il Duce è ben
consapevole della impreparazione
dell’Italia alla guerra, ma, dovendo fronteggiare gli impazienti (Starace,
Farinacci, Alfieri),
lascia a G. Ciano la recita della parte del “moderato”.
G. Ciano ne approfitta per accreditarsi
come tale agli occhi delle diplomazie degli
Alleati e del Vaticano. Ciò fin dall’immediatezza delle operazioni
belliche, che
vedono Daladier e Chamberlain premere sull’Italia perché resti
neutrale.
[Che G. Ciano menta al Vaticano riguardo
ai suoi presunti conflitti con il suocero, si
evince da una nota di Bocchini (capo della
Polizia) del 30 agosto 1939, in cui
confida a Padre Tacchi Venturi, che il Duce
non ha alcuna intenzione di entrare
in guerra a fianco della Germania. L’intento di G.
Ciano di accreditarsi
come “moderatore”
rispetto al suocero, lo porterà a “falsificare” i suoi Diari,
inserendo
note a suffragare tale immagine.]
Una comuinicazione del ministro degli Esteri, G.
Ciano, al nunzio apostolico in Italia, mons.
Bergoncini Duca, manifesta la preoccupzione del governo italiano
per la tutela dei diplomatici di Paesi nemici; si consiglia perciò
il Vaticano di provvedere alla loro tutela nel proprio territorio; la
risposta italiana non è certo gradita alla S. Sede che esprime
le proprie riserve – visto l'art. 12 del Trattato
Lateranense e anche la Legge
delle Guarentigie – ma in pratica deve pensare alla sistemazione
di non poche persone nel proprio ambito territoriale.
D'altra parte i governi interessati ribadiscono la loro intenzione di
lasciare i propri rappresentanti presso il Vaticano, senza pensare che
in Vaticano non esistono alberghi, né pensioni, né case
private, né scuole, neppure un ospedale… e nemmeno bar o caffè,
né teatri o altro del genere per le esigenze della vita "normale"
non solo di diplomatici, ma di "laici".
I rappresentanti di Francia, Inghilterra, Belgio e Polonia si presentano
dunque a chiedere asili. Si stabilisce innanzitutto che il numero di diplomatici
accolti debba essere solo del capo missione e famiglia, di un segretario
e un domestico.
Per far posto agli ospiti, il dirigente dell'ufficio tecnico del Governatorato,
ing. Enrico Galeazzi, libera alcuni appartamenti
di dipendenti vaticani, poi fa attrezzare in tutta fretta i locali dell'Ospizio
di S. Marta, di solito destinato ai pellegrini. Ne ottiene degli appartamenti
abbastanza comodi e decorosi.
I belgi, per concessione del governo italiano potranno presto ritornare
nella loro residenza romana.
Concordato tra il Portogallo e il Vaticano che include un "orientamento"
missionario cattolico nelle colonie portoghesi.
FUCI
(Federazione universitaria cattolica italiana)
«segue da 1939»
1940, nata e sviluppatasi come associazione d'élite, inquadrata nell'
"Opera dei congressi",
al suo interno si formano numerosi esponenti cattolici della classe dirigente
italiana;
guardata a vista dal regime fascista, si deve occupare solo di religione;
1939-42, presidente Aldo Moro;
1940, giugno, Giulio Andreotti è direttore
del periodico «Azione Fucina»;
assistenti ecclesiastici:
. mons. Guido Anichini,
. don Emilio Guano,
. don Franco Costa;
«segue 1941»
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Operazione
Amtlich Vatikanische
1940
Maggio
2/4, Joseph Müller avvisa
segretamente l'ambasciatore belga presso la Santa Sede, Adrien
Nieuwenhuys, il quale invia un telegramma urgente a Bruxelles,
mentre Pio XII riceve in udienza privata
il principe ereditario italiano, Umberto,
e sua moglie, Maria.
Il papa insiste sul pericolo che si avvicina in Olanda e sulla necessità
che la principessa Maria informi immediatamente
suo fratello, re Leopoldo;
8, tanto il governo belga quanto quello
oalndese non danno importanza agli avvertimenti ricevuti, soprattutto
quando scoprono che la fonte è una spia dell'Abwehr che lavora
per l'Entità, commettendo
un grave errore.
10, le prime unità tedesche
panzer attraversano la frontiera dirette in Francia e mettono a ferro
e fuoco l'Olanda e il Belgio.
All'interno del Vaticano soltanto altri tre uomini sanno di questi contatti:
. cardinale L. Maglione, segretario di
Stato;
. mons. Domenico Tardini,
. mons. Giovanni Battista Montini;
sia il segretaro di Stato che i suoi due uomini di fiducia porteranno
il segreto nella tomba.
In base alla lista scritta dal gesuita Robert Leiber,
su ordine di Pio XII, sono queste le persone
implicate nell'operazione:
1) mons. Johannes Schönhöffer,
amico di Joseph Müller;
2) mons. Paul Maria Krieg, cappellano
della Guardia Svizzera e confessore di Johannes
Schönhöffer;
3)Ivo Geiger, un gesuita del Collegio
tedesco-ungherese di Roma;
4)Augustine Mayer, un monaco benedettino
e docente presso il collegio di Sant'Anselmo;
5) padre Vincent McCormick, il rettore
americano dell'Università Gregoriana e superiore di Robert
Leiber;
6) padre W.
Ledóchowski, il generale dei gesuiti.
Il papa ordina ai sei religiosi di non rendere mai pubblico nessun dettaglio
dell'operazione, altrimenti sarebbero scomunicati
Per il resto del mondo questo non è mai successo…
[Eric Frattini, L'Entità, 2008].
Il telegramma inviato da Adrien Nieuwenhuys,
è intercettatto dal Forschungsamt (Ufficio di Ricerca, uno dei
dipartimenti del Terzo Reich addetto alla decodifica dei messaggi).
La trascrizione del messaggio finisce sulla scrivania del Führer,
che ordina all'Abwehr di condurre una minuziosa indagine per scovare i
traditori.
[Canaris è riuscito a fare in modo
che i falso resoconto di Müller fosse
trasmesso a A. Hitler dall'SD, per cui a Heydrich,
che ha ancora in mente il rapporto di Herbert Keller,
non viene permesso di partecipare all'iindagine.
Canaris mette Joseph
Müller a capo delle investigazioni, il quale torna a Roma
e comunica al presunto capo dell'Entità,
il padre gesuita tedesco Robert Leiber, che
devono costruire una storia convincente che spieghi come l'ambasciatore
Adrien Nieuwenhuys ha saputo dell'invasione
tedesca. Robert Leiber e Joseph
Müller si mettono all'opera e inventano l' "operazione
Westlichwind" una vera e propria missione di spionaggio ricostruita
partendo dalla fine.
"Operazione Westlichwind"
Robert Leiber propone di far credere che
la notizia sia trapelata da una persona, non identificata, vicina al ministro
degli Esteri italiano, il conte Galeazzo Ciano,
che era stato informato dell'operazione militare della Wehrmacht dal suo
omologo tedesco, Joachim von Ribbentrop;
l'informazione era stata poi trasmessa a padre Monnens,
un sacerdote gesuita belga, che a sua volta l'aveva passata all'ambasciatore
del suo paese a Roma, Adrien Nieuwenhuys.
Robert Leiber sa che né l'ambasciatore
belga (che gode dell'immunità diplomatica) né il padre gesuita
(si trova in una missione sperduta nell'Africa centrale) possono essere
raggiunti dai servizi di sicurezza del Reich. Robert
Leiber e Joseph Müller credono
che la loro versione dei fatti abbia convinto i capi nazisti, ma si sbagliano
e Heydrich fa di tutto per dimostrare che
è falsa.
Un tenente colonnello dell'Abwehr, Joachim Rohleder,
amico di Heydrich, non è molto convinto
della veridicità della storia e studia il telegramma intercettato
e decodificato dell'ambasciatore belga. Nel testo, Adrien
Nieuwenhuys menziona una fonte tedesca partita da Berlino il 29
aprile 1940, arrivata a Roma il 1° maggio e rimasta nella capitale
italiana fino al 3. Con questi dati in mano, l'ufficiale dell'Abwehr decide
di esaminare la lista di tutti i cittadini tedeschi che hanno lasciato
il paese in questa data. Tra questi, vi è Joseph
Müller che è entrato in Italia il 29 aprile ed è
ritornato in Germania il 4 maggio.
Joachim Rohleder contatta allora la postazione
dell'Abwehr a Monaco, la sede a cui è assegnato Joseph
Müller, sperando di scoprire se in quei giorni l'ufficiale
si è recato a Roma. Ma il collaboratore dell'Entità
si era coperto le spalle, dichiarando in un rapporto che la meta del suo
viaggio era Venezia, e, grazie a degli agenti dell'Entità
che lavorano presso la polizia di frontiera italiana, il suo passaporto
ha il visto d'ingresso per la città lagunare. Joachim
Rohleder dice a Heydrich di esser
convinto che Joseph Müller abbia dei
contatti con lo spionaggio pontificio. Per un certo tempo le indagini
si fermano, fino a quando la postazione dell'Abwehr di Stoccolma inizia
a interessarsi a un noto giornalista cattolico, Sigfried
Ascher. [Questi si era recato a Roma per la prima volta nel 1935
e, poco dopo, era diventato segretario di padre Friedrich
Muckermann, un gesuita tedesco famoso per le sue posizioni antinaziste.
Attraverso di lui, è penetrato in tutti i settori importanti della
Curia vaticana e ha stretto numerose amicizie. Nel 1937, quando i gesuiti
avevano trasferito il suo protettore a Vienna, Sigfried
Ascher lo aveva seguito, ma dopo l'Anschluss era stato costretto
a fuggire in Olanda e, successivamente, in Svizzera, dove ha ottenuto
un lavoro come corrispondente del Vaticano del quotidiano «Basler
Nachrichten». Dopo l'approvazione delle leggi razziali, ha cambiato
nuovamente città: il nome di Ascher
in realtà è Gabriel e non Siegfried
e solo da pochi anni ha abbandonato la religione ebraica per abbracciare
il cattolicesimo.] |