Papa Pio XII
(1939-58)
- segretario di Stato: card. L. Maglione
(1939 mar-ago 1944);
- responsabile dell'Entità:
card. P.
Fumasoni Biondi.
1943
Novembre
1°, il sen. Motta, commissario
per il governatorato di Roma, comunica
che la polizia cittadina si sta riorganizzando; si può avere fonte
di credito dalla Banca del Lavoro e dal Monte
deii Paschi. Per i viveri il problema è anzitutto il trasporto:
i tedeschi hanno preso 150 camion e 3.800 automezzi militari. D'altro
lato occorrono 31 mila quintali di farina al giorno; la verdura scarseggia.
Si sperano aiuti dal Vaticano.
Lo stesso giorno il sen. Motta informa mons.
G.B. Montini
di un passo compiuto presso il gen. Stahel:
questi l'ha rinviato alla polizia tedesca, dalla quale si è venuto
a sapere che gli arrestati non sarebbero più tornati. Il numero,
si precisa nella nota, si aggirava sul migliaio.
6, Città del Vaticano, viene
fatta bersaglio di un attacco aereo: quattro bombe di grosso calibro danneggiano
il Palazzo del governatore, il laboratorio dei mosaici e l'acquedotto.
Tutta la stampa fascista si scaglia contro i "nuovi gangster",
che hanno compiuto un tale ingiustificabile atto terroristico; ma il Vaticano
non si associa alla campagna di deplorazioni e annuncia di avere aperto
un'inchiesta per stabilire le responsabilità.
Della commissione fa parte specialmente l'ing. Galeazzi,
direttore dei Servizi tecnici.
Il governo tedesco fa subito sapere alla Santa Sede che non ha avuto alcun
sentore dell'impresa.
Il card. L.
Maglione si rivolge direttamente all'ambasciatore E.H
von Weizsäcker per avere notizie almeno dei non ariani
e dei "misto- sangue"; l'ambasciatore fa sapere che poco o nulla
può fare; il cardinale ha però insistito inviando una lettera
confidenziale.
8, da Istanbul mons. Roncalli
informa che sta per inviare un pacco di foglietti-missive giunti da soldati
italiani fuggiti in Turchia e internati in Anatolia. Costoro, circa duemila,
vengono assistiti dall'ambasciata italiana ad Ankara con la collaborazione
dei frati francescani e domenicani.
9, una nota riporta una dichiarazione
dell'ambasciata tedesca a Roma che si dice nell'impossibilità di
fornire informazioni sugli italiani prigionieri o internati; notizie si
potranno avere attraverso la Repubblica di Salò o la Croce rossa
tedesca.
Lo stesso giorno invece, mons. Leynaud, arcivescovo
di Algeri, informa che le autorità anglo-americane non hanno difficoltà
a fornire elenchi di prigionieri e a permettere scambi di corrsipondenza
tramite la S. Sede. La trafila suggerita per tali scambi è la seguente:
il corriere Palermo-Algeri deve passare attraverso lo Stato Maggiore tramite
la "Military Governement Section" dove opera il ten.
Hill, persona fidata e ben disposta perché
ex collaboratore del card. Spellmann. Il
corriere deve essere consegnato alle autorità del cardinale arcivescovo
di Palermo per essere inoltrato via Madrid o Lisbona. Si comunica nella
nota che qualche arrivo è già avvenuto via Berna.
Dello stesso periodo si trova un'istanza della Segreteria di Stato all'ambascaita
germanica in Roma per la liberazione dei seguenti polacchi:
. conte Joseph Michalowski, direttore della
Biblioteca dell'Accademia polacca in Roma (soggiorna con un documento
della Nunziatura in Roma);
. Mattia Loret, già consigliere dell'ambasciata
polacca peresso il Vaticano, incaricato di curare gli interessi della
chiesa di S. Stanislao dei Polacchi sotto la protezione della Nunziatura;
. Michel Pawlikowski, filosofo e naturalista,
di salute cagionevole, padre di quattro figli;
. Leonard Kociemski, scrittore ed ex delegato
della Croce rossa polacca, impegnato nell'assistenza ai connazionali bisognosi.
10, mons Respighi,
prefetto delle cerimonie pontificie, e il comm. Sagna
riferiscono che il gen. Kyrieleison si dice
favorevole di aggiungere alla Guardia Palatina un corpo sanitario di circa
20-30 persone e vi sono già una decina di raccomandati. La cosa
però non può essere trattata che in via diplomatica. Nel
pomeriggio viene avvertito il nunzio (presso l'Italia, mons, Riberi)
che dice il generale essere buona persona, ma la competenza è del
mar.llo R.
Graziani, del ministro G.
Buffarini Guidi
e dei tedeschi, e quindi per il momento è opportuno star fermi.
12, L'ambasciatore tedesco E.H
von Weizsäcker, avverte il card. L.
Maglione che le truppe tedesche hanno lasciato Firenze e Venezia;
suggerisce quindi di darne avviso agli Alleati perché ne tengano
conto.
13, il nunzio a Budapest comunica
che è riuscito a raccogliere un breve elenco di soldati italiani
in transito per la Germania; prega perciò di avvertire le famiglie.
Lo stesso giorno il card. L.
Maglione scrive al delegato apostolico a Washington che nell'incotnro
con il conte Galeazzi tratti esclusivamente
di questioni amministrative e di notizie sui prigionieri in Sicilia; il
nominato conte ha l'incarico di trattare questioni annonarie pe la Sicilia
e l'Italia con Roosevelt e Taylor.
14, le indagini finora non
hanno permesso di giungere a un risultato definitivo.
Sugli autori del bombardamento corrono voci disparate: la maggioranza
lo attribuisce ai tedeschi, alcuni ai fascisti repubblicani. Altre congetture,
tra cui quella che le bombe le abbia sganciate un americano che aveva
perso l'orientamento, vengono sottoposte alle varie cancellerie. Queste
rispondono, insieme con i rispettivi massimi Comandi militari, escludendo
ciascuna la responsabilità dei propri avieri; precisando che nel
giorno e nell'ora del bombardamento nessuno dei loro velivoli si trovava
su Roma o sul Vaticano, con le firme dei diplomatici Osborne,
Tittmann, E.H
von Weizsäcker e di mons. Cicognani.
Vista la ripercussione che il grave episodio ha avuto in sede diplomatica,
rimane come ammonimento per tutti: a nessuna potenza sarebbe convenuto
un simile gesto.
15, il delegato apostolico
a Washington comunica che il rappresentante personale del Presidente presso
il papa, Myron Taylor (ritornato in patria)
ha informato del caso di un gruppo di ebrei polacchi; non appartenendo
ai rabbini Mirer e polacchi, le autorità
giapponesi rifiutarono di accoglierli a Shangai.
Il nunzio in Bolivia comunica invece la riconoscenza degli ebrei locali
per l'opera svolta dalla S. Sede a favore degli israeliti sia presso il
governo boliviano sia per gli ebrei italiani catturati dai tedeschi.
16, il nunzio a Bucarest informa della
sua terza visita ai prigionieri di guerra, elogiando il comportamento
del Capo dello Stato e del Governo. Per quanto riguarda i prigionieri
russi: sono ben assistiti, si sono uniti ai canti religiosi e 150 ufficiali
si sono dichiarati anticomunisti e hanno fatto la professione di fede;
i presenti erano circa duemila e non mostravano molta partecipazione.
Meglio disposto il gruppo georgiano; i polacchi sono i soli cattolici;
mentre i romeni hanno costruito una prorpia cappella e hanno i propri
sacerdoti. I romeni mostrano apertamente la loro fede, compresi i funzionari
statali; per il papa vi è rispetto e simpatia. Gli americani sono
invece indifferenti: qualcuno va anche a messa. Due malati gravi, confortati
dal nunzio, si sono mostrati molto riconoscenti.
17, il nunzio a Berlino
interviene a favore di tre prigionieri belgi, condannati a morte a Liegi:
la condanna viene commutata in pene temporanee.
18, mons. Dell'Acqua,
della Segreteria di Stato, raccomanda di risparmiare gli impianti della
Montecatini nel Sud Italia.
19, il dott. Carapelle,
commissario per le migrazioni, informa in vai condifenziale mons. Arata,
della Segreteria di Stato, di essere riuscito a sospendere i provvedimenti
a carico di p. Marie-Benoît, accusato
di aver aiutato ebrei e procurato carte annonarie con documenti falsificati.
20, chiamato dal card. L.
Maglione, arriva in Vaticano l'ambasciatore tedesco E.H
von Weizsäcker; presente il comm. conte F.
Babuscio Rizzo, il cardinale narra il caso degli ostaggi e
degli uccisi, per i quali, da inchiesta italo-tedesca risulta non vera
la responsabilità italiana, ma i tedeschi non recedono dalle loro
pretese. L'ambasciatore, restio a parlare, dice che proverà a interessare
della cosa senza né accennare al card. L.
Maglione né a F.
Babuscio Rizzo, «Berllino non si
occupa della Santa Sede, sarebbe assai pericoloso che cominciasse ad occuparsene».
Alle ripetute istanze del cardinale l'ambasciatore prega di non nominare
il papa nella questione. Uscito il comm. F.
Babuscio Rizzo il cardinale manifesta la sua preoccupazione
per l'avvenire e l'ambasciatore non nasconde la sua apprensione, e lamenta
le diffuse false notizie sul Vaticano.
Il card. L.
Maglione obietta che tutto ciò è derivato dal
comunicato tedesco, che parlava di "protezione" tedesca sul
Vaticano. L'ambasciatore lamenta la notizia delle sentinelle in Piazza
S. Pietro, data da «l'Osservatore Romano». Viene opposta la
comunicazione alla nunziatura circa le buone condizioni dei diplomatici
in Vaticano. Si accenna all'ambasciatore l'interruzione delle comunicazioni
postelegrafoniche.
21, mons. Tardini
scrive al card. Dalla Costa, arcivescovo
di Firenze, che la S. Sede è disposta a fare di tutto perché
Firenze venga dichiarata "città aperta";
comunica poi che l'ambasciatore E.H
von Weizsäcker si sta interessando per lo sgombero della
città da parte dei tedeschi. Mons. Tardini
avverte che ha già fatto un passo analogo presso gl Alleati, ma
non nasconde il suo pessimismo perché le trattative avviate dal
mar.llo Badoglio per Roma non hanno ottenuto
risultati. Le preoccupazioni per Firrenze sono anche maggiori perché
la città è tutta circondata dalla rete ferroviaria.
22, la nunziatura a Berlino
viene bombardata: non ci sono vittime ma solo distruzioni.
in una lettera indirizzata al delegato apostolico in Turchia, mons. Roncalli,
il gran rabbino Hertzog, residente a Istanbul,
esprime gratitudine – riferendosi a quanto gli ha comunicato il delegato
dell' "Agence Juive" in
Turchia, sig. Barlas – per quanto viene fatto
in favore degli ebrei, specie nei paesi dove domina l'inferno hitleriano.
23, in seguito ad uno scambio
di vedute fra mons. G.B.
Montini e E.H
von Weizsäcker, perviene una nota alla Segreteria di Stato
con la quale l'ambasciata tedesca comunica che il Kunstschutz
(l'ufficio per l'arte) del Comando militare tedesco si dichiara pronto
"in linea di massima a portare al sicuro in
Roma, insieme con le opere d'arte di proprietà dello Stato esistenti
nel Lazio inferiore, anche eventualmente archivi di chiese e monasteri".
Si chiede però che il Vaticano abbia a designare una persona qualificata
per trattare con le autorità militari tedesche, in modo da operare
congiuntamente, per l'attuazione di un piano di protezione degli archivi
ecclesiastici.
Da parte della S. Sede viene affidata l'alta direzione della provvida
iniziativa al card. Giovanni Mercati, il
quale traccia subito le linee di un programma di lavoro comune con il
Comando militare tedesco.
A stabilire invece i contatti con il Comando viene designato dall'ambasciata
di Germania il dott. Goffredo Lang, membro
dell'Istituto storico germanico, che da molti anni risiede a a Roma ed
ha larga conoscenza degli archivi italiani.
A sua volta mons. G.B.
Montini propone il prof. Giulio Battelli
dell'Archivio segreto vaticano, quale delegato della S. Sede per l'attuazione
pratica dell'accordo con l'ambasciata di Germania. Da parte del Kunstschutz
del Comando militare tedesco vengono designati il magg. H.G.
Evers e il suo collaboratore l' SS- Sturmbannführer
dr. P. Scheibert,
i quali svolgono il loro ufficio con sincero interessamento di studiosi.
Viene preso accordo anche con il Soprintendente degli Archivi di Stato,
comm. dr. Emilio Re, per un lavoro congiunto
nelle località dove esistono insieme archivi ecclesiastici e archivi
civili.
L'opera di protezione ha inizio sotto l'ufficiale interprete Hagemann
dell'Istituto storico germanico e l' SS- Sturmbannführer
dr. P. Scheibert.
[Fra il dicembre 1943 e il maggio 1944 il prof. Giulio
Battelli in compagnia di ufficiali tedeschi farà una serie
di visite a trentasette fra villaggi e città.]
24, il nunzio a Berna ringrazia
per i 25.620 franchi svizzeri giunti tramite la Missione svizzera e destinati
ai prigionieri italiani in Germania. Con costoro, si informa, è
impossibile avere contatti, essendo ancora da definire il loro stato giuridico;
le stesse difficoltà incontra anche la Croce rossa internazionale.
26, il card. L.
Maglione:
- invita il nunzio a Berlino a visitare gli internati italiani in occasione
del Natale. Sono richiesti con urgenza cibi e vestiti; si sta cercando
il modo per contatti epistolari con le famiglie;
- prega il nunzo a Berna di informare attraverso la Croce rossa internazionale
sulla condizione giuridica degli italiani; di chiedere inoltre permessi
di visite e di raccolta di notizie;
- comunica al nunzio a Budapest che è già cominciata la
corrispondenza con le famiglie ed invita a provvedere per l'assitenza
religiosa, morale e materiale; a raccogliere notizie e a compiere visite
frequenti.
27, il card. L.
Maglione fa osservare al nunzio in Italia, mons. Riberi,
che la petizione in favore di quattro polacchi ha avuto esito positivo;
raccomanda però molta prudenza nel presentare e raccomandare le
persone, perché se le informazioni risultassero poi inesatte ne
deriverebbero gravi conseguenze anche per altri.
Il card. L.
Maglione prega il nunzio in Svizzera, mons. Bernardini,
di interessarsi presso il governo elvetico perché venga favorito
l'espatrio di ebrei italiani, come del resto aveva promesso lo stesso
rappresentante svizzero a Roma.
Il card. L.
Maglione raccomanda al nunzio a Berlino la signora Nikolajezyk,
moglie del premier polacco, internata ad Auschwitz, in pericolo di morte.
Una nota del nunzio in Romania alla Segreteria di Stato informa che in
quel paese le cose vanno normalizzandosi; i padri Sdrzyk,
Zawadowski e mons. Lukasiewicz
sono ospiti dei gesuiti a Ploiesti: non ancora liberi, ma in buona salute.
Il nunzio ha incaricato mons. Humpola dell'assistenza
ai polacchi rifugiati a Craiova, con sussidi alle famiglie. La notizia
è comunicata al governo polacco in esilio (a Londra) dall'incaricato
mons. Godfrey.
28, il papa invita ufficialmente
alla pace, indirizzando una lettera al segretario di Stato in cui chiede
ai fedeli di pregare per la pace.
29, la Croce rossa internazionale
comunica che i 400 mila soldati italiani internati in Germania non
vengono riconosciuti come prigionieri, quindi non vengono accettati
soccorsi a loro destinati. Tutta la questione giuridica sarà risollevata,
in modo che possano ottenere tale riconoscimento. Frattanto la S. Sede
chiede che essi siano riconosciuti come internati, con
la possibilità di ricevere soccorsi; ma l'autorità tedesca
non vuole prendere in considerazione tale formula.
Ad ogni modo viene messa a disposizione della Croce rossa una grossa somma,
per gli usi che saranno possibili. Mons. G.B.
Montini continua le trattative.
FUCI
(Federazione universitaria cattolica italiana)
«segue da 1942»
1943, nata e sviluppatasi come associazione d'élite, inquadrata nell'
"Opera dei congressi",
al suo interno si formano numerosi esponenti cattolici della classe dirigente
italiana;
guardata a vista dal regime fascista, si deve occupare solo di religione;
1942-44, presidente Giulio Andreotti;
«segue 1944»
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Giornali
e giornalisti
1943 - NOVEMBRE
[Torino]
direttore:
. Concetto Pettinato.
«La Repubblica Fascista»
1943 set - apr 1945,
direttore:
. Carlo Borsani.
«Vent'anni»
[settimanale fascista di Torino]
direttore:
. Guido Pallotta, vice-segretario nazionale
dei GUF.
[Torino]
condirettore:
. Ather Capelli.
[Genova]
direttore:
.
[Milano]
1943 set - apr 1945,
. direttore:
. Ermanno Amicucci.
«Il Giorno»
direttore:
. Italo Pietra.
«L'Arena»
[Verona]
direttore:
. Giuseppe Castelletti.
[Trieste]
direttore:
.
[Modena]
direttore:
.
«Il
Resto del Carlino»
[Bologna]
direttore:
. Giorgio Pini, poi sottosegretario
agli Interni.
«La Nazione»
[Firenze]
direttore:
. Mirko Giobbe.
«Rivoluzione»
[organo del GUF di Firenze]
direttore:
. Guido Giglioli.
«La
Rassegna Nazionale»
«segue da 1922»
1943, cessa le pubblicazioni.
«Il selvaggio»
«segue da 1942»
1943, cessa le pubblicazioni.
[Roma]
direttore:
. I. Pietra,
. Bruno Spampanato.
[Roma]
direttore:
. R. Manzini
(1927-59).
[Roma]
direttore:
.
[Edizione romana]
direttore:
.
«La Voce Repubblicana»
[clandestino]
nell'ottobre 1943 ha ripreso clandestinamente le pubblicazioni;
direttore:
.
«Il Popolo»
(clandestino)
1943-44, appare con alcuni numeri clandestini;
direttore:
.
[mensile dell'Unione italiana per il Rinnovamento sociale]
[Napoli]
Napoli, inizia le pubblicazioni questa rivista del Pci con
periodicità mensile;
(clandestino)
direttore:
.
[organo clandestino del Psiup]
. E. Colorni
(1943 lug-1944);
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