Papa
Benedetto XV
(1914-22)
- segretario di Stato: card. P.
Gasparri.
1915
Maggio
"Operazione
Eisbär"
[orso bianco]
«segue da aprile»
1915
Maggio
le spie papali informano i tedeschi che il primo ministro italiano A.
Salandra e il ministro degli Esteri S.
Sonnino si preparano a spingere il gabinetto e il Parlamento
a formalizzare un accordo [in realtà già firmato segretamene
a Londra in aprile] in cui si stabilisce che l'Italia entrerà in
guerra a fianco della Francia e della Gran Bretagna;
padre Antonio Lapoma mette in contatto M.
Erzberger con P.
Grippo, ministro della Pubblica Istruzione, il quale gli riferisce
che, malgrado quanto asserito da A.
Salandra e S.
Sonnino, gran parte dei ministri italiani sono incerti sull'opportunità
dell'entrata in guerra dell'Italia e che due membri del Parlamento, V.
Riccio, ministro delle Poste, e G.
Cavasola, ministro dell'Agricoltura, si sono dichiarati in
favore della neutralità;
alla notizia dell'imminente entrata in guerra dell'Italia, i tedeschi
e gli austriaci ripongono le loro speranze in G.
Giolitti che però al momento si trova fuori Roma; questi
infatti è convinto che l'Italia debba soddisfare le sue ambizioni
territoriali usando la via diplomatica invece della guerra;
l'ambasciata tedesca cerca di prendere tempo creando divisioni tra i gruppi
politici italiani con l'aiuto di P.
Grippo che, seppure a caro prezzo, promette di seminare dissenso
tra i membri del Parlamento italiano; è ovvio che se è possibile
corrompere un ministro del governo è possibile anche comprare il
voto dei parlamentari meno influenti;
Berlino decide di inviare a M.
Erzberger 5 milioni di lire da distribuire tra i deputati del
Parlamento italiano al fine di influenzarne il voto. Anche gli austriaci
hanno un elenco di parlamentari sul loro libro paga.
Nello stesso tempo, mentre i giornalisti "addomesticati" dal
barone Franz von Stockhammern gonfiano il
tono degli attacchi contro l'Alleanza, padre Antonio
Lapoma si dà da fare per raccogliere le firme tra i vescovi
del Sud in favore di una petizione pacifista.
Alcuni ecclesiastici alleati, particolarmente padre Fonck,
direttore dell'Istituto Biblico Gesuita, e mons. Boncompagni,
funzionario della Curia che ha agganci influenti tra i membri dell'aristocrazia
romana grazie alle sue origini nobili, fanno forti pressioni sui loro
amici affinché si oppongano alla guerra.
6, il barone Franz
von Stockhammern, aiutato dall'Entità,
riesce a raggiungere il papa il quale gli garantisce tutto l'appoggio
del Vaticano nella successiva riunione di gabinetto del governo italiano…
ma è tutto inutile anche perché, senza chiarezza sulle reali
intenzioni dell'Austria, manca la condizione necessaria per costringere
il governo italiano a rivedere i suoi piani e i suoi accordi segreti.
A tenere alta la speranza nelle trattative è l'assidua presenza
a Roma dell'ex cancelliere tedesco principe [dal 1905] B.
von Bülow.
Intanto il barone Carlo Monti, funzionario
governativo, direttore degli Uffici per gli Affari del Culto – dipartimento
del Ministero della Giustizia italiano responsabile per le relazioni tra
Stato e Chiesa – si è trasferito da poco nella basilica di San
Giovanni ospite del canonico mons. Germano Straniero,
segretario della nunziatura apostolica a Vienna, francofilo a suo dire
ma in realtà in relazione stretta con l'ambiente tedesco [nel suo
appartamento privato vicino a Santa Maria Maggiore è solito ospitare
mons. Giuseppe Wilpert, tedesco].
18, la polizia militare si presenta
presso l'abitazione dell'avv. Jonckx di Ghent,
belga, pretendendo una confessione totale da parte sua;
questa incursione – mentre diverse saranno le versioni addotte dal Vaticano
e dai tedeschi – ha di certo ripercussioni disastrose su mons. U.
Benigni;
20, il barone Carlo
Monti – come annota nel suo diario – recatosi a far visita a Benedetto
XV – introdotto in Vaticano da mons. Giuseppe
Migone, segretario particolare del papa, e poi nel suo studio da
mons. R.
von Gerlach – lo trova a colloquio con gli ambasciatori di
Austria e Germania, mentre sta uscendo dallo studio l'ambasciatore di
Russia;
[Dallo stesso diario del barone Carlo Monti
risulta che il Vaticano dispone di un canale privato con il governo italiano:
padre Giovanni Gennocchi, spesso usato dal
Vaticano per inviare informazioni politiche confidenziali al governo italiano,
visti i suoi contatti con alcuni esponenti politici e con diversi circoli
sociali italiani.]
23, l'Italia dichiara guerra all'Austria;
la Germania e l'Austria chiudono le rispettive ambasciate a Roma e i diplomatici
vengono richiamati a Berlino e a Vienna, mentre le legazioni presso la
Santa Sede sono trasferite a Lugano da dove la Germania, assieme all'Entità,
organizza operazioni coperte contro l'Italia e gli altri paesi dell'Intesa;
poiché mons. R.
von Gerlach decide di rimanere in Vaticano, suscita il sospetto
di essersi accordato con il barone Franz von Stockhammern,
traslocato a Lucerna, per coordinare lo spionaggio a Roma.
29, il capo di gabinetto
della Presidenza del Consiglio segnala alla questura di Roma: "Monsignor
Gerlach, suddito germanico, noto per il suo spionagggio a favore Austria-Ungheria,
risiede tuttora in Vaticano. Deve essere fermato ove ponesse piede fuori
del Vaticano.".
«segue»
"Seconda Internazionale"
«segue da 1914»
1915
Zimmerwald, solo ora il crollo dell'internazionalismo proletario e le
deboli resistenze opposte nei vari paesi da piccoli gruppi o singoli individui
alle direzioni dei partiti, rendono possibile la convocazione di questa
conferenza internazionale.
Vi partecipano i rappresentanti della corrente antibellicista che sono
però divisi fra:
- i sostenitori di una semplice azione tendente a promuovere trattative
fra le potenze, in vista di una pace senza indennità e senza annessioni,
- i fautori di una lotta rivoluzionaria internazionale tendente a trasformare
la guerra imperialista in guerra civile.
La conferenza decide anche la creazione di una Commissione socialista
internazionale.
«segue 1916»
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«Il
Messaggero»
«segue da 1911»
1915, la proprietà passa ai Perrone dell'Ansaldo
e alla Banca italiana di sconto;
«segue 1943»
«segue da 1906»
1915, di fronte alla grande guerra il quotidiano sostiene una linea decisamente
neutralistica;
«segue 1918»
«La Vittoria»
«segue da lug 1914»
1915
- direttore: Francesco Raspagliesi Nicolosi;
Maggio
dall'inizio della guerra il giornalista napoletano Mario
Pomarici, sposato con una tedesca e corrispondente del giornale
da Berlino, si traferisce a Lucerna dove collabora strettamente con il
barone Franz von Stockhammern per il quale
cura una rassegna della stampa italiana e talvolta si adopera per risolvere
le questioni finanziarie con i giornali sovvenzionati.
Il direttore tiene il barone in alta considerazione avendo avuto prova
della sua affidabilità finanziaria e del peso dei suoi interventi
anche nei confronti di personaggi del Vaticano.
La linea del giornale, pur enfatizzando l'eroismo dei soldati italiani,
dà voce a tutte le proteste contro la politica militare del governo,
critica l'inefficienza della macchina bellica dell'Intesa, denuncia gli
scandali dei profitti di guerra nei paesi alleati.
A Roma e nel resto d'Italia il quotidiano vende poche copie ma si riesce
a fare in modo che qualche pacco di giornali arrivi a Udine in zona di
operazioni.
«segue ago 1915»
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