Papa
Giulio III
(1550-55)
- maestro del sacro Palazzo:
. E.
Foscarari
(?-1550);
. G. Muzzarelli
(1550-?).
1550
Gennaio
continua il conclave e R. Pole
e G.P. Carafa continuano
a fronteggiarsi con 21-22 voti per ciascuno.
31, muore N.
Ridolfi, protettore degli agostiniani.
Febbraio
7, dopo 60 scrutini viene eletto papa:
Giovanni Maria de' Ciocchi del Monte
(Roma 1487-1555)
legato di Paolo III al concilio di Trento.
I veri vincitori della partita sono dunque:
. Cosimo de' Medici,
che non perde tempo a mettere alquanto imperiosamente Giulio
III sulla strada di un riavvicinamento all'imperatore, e
. Alessadro Farnese,
pur avversari tra loro.
Essi hanno ottenuto infatti di escludere dal trono papale qualche famiglia
principesca italiana (cosa di comune interesse).
Tra i vincitori occorre annoverare anche il Sant'Uffizio che,
sia pure in extremis, è riuscito a evitare che la tiara
fosse posta in capo a un eretico e, al tempo stesso, a misurare l'efficacia
del suo ptere di veto, senza preoccuparsi troppo dei costumi tutt'altro
che esemplari di Giulio III e del suo disinteresse
per la riforma della Chiesa.
Assai poco soddisfatto è invece Carlo
V, costretto a subire l'ascesa
al soglio petrino di un cardinale che da presidente del concilio di
Trento era stato un solerte esecutore delle direttive papali, specie
in occasione della traslazione a Bologna.
[Massimo Firpo, La presa di potere
dell'Inquisizione romana, 1550-1553, Laterza
2014.]
[Ottavio Farnese e Margherita
d'Austria [Madama] devono ritirarsi
a Parma e Piacenza.]
8, appena eletto, indìce
il Giubileo tre giorni dopo con la bolla Si pastores ovium;
22, viene incoronato;
24, inaugura l'Anno Santo;
con un decreto del card. G.A.
Sforza di Santa Fiora viene proibito l'aumento dei canoni di locazione;
decreta la sacralità del Colosseo e ne proibisce l'ulteriore saccheggio.
27, Giulio
III istituisce una commissione cardinalizia De rebus fidei,
composta da:
. De Cupis, decano,
e dagli inquisitori:
. G.P. Carafa,
. M. Cervini,
. F. Sfondrati,
. Marcello Crescenzi,
. G.G. Morone,
. R. Pole,
così da emarginare, almeno in parte, la congregazione del Sant'Uffizio
che, su queste res fidei vorrebbe avere un monopolio assoluto.
Assegna la carica di protettore degli agostiniani (vacante a causa della
recente morte di N. Ridolfi)
a un autorevole membro dell Sant'Uffizio, M.
Cervini, già protettore dei Serviti.
Marzo
18, scrive a Carlo V per chiedere
il placet circa la nomina ad arcivescovo di Napoli del cardinale
G.P. Carafa, forse
anche nell'intento di allontanare da Roma questo ingombrante cardinale,
ma ne ottiene un secco rifiuto;
Aprile
15, il re di Francia Enrico II
fa sapere al duca di Firenze Cosimo de' Medici
di essere «grandement aise et content»
di questa elezione;
[anche se poco dopo dovrà ricredersi amaramente].
29, il papa emana due decreti (pubblicati
soltanto il 28 luglio seguente):
- Cum meditatio cordis
(consente ai confessori di assolvere in entrambi i fori i penitenti
che abbiano letto e posseduto libri eterodossi), e
- Illius qui misericors
(autorizza ad abiurare in segreto quanti si presentino spontaneamente
agli inquisitori per denunciare i propri trascorsi ereticali, concedendo
loro un ulteriore mese di tempo per fare i nomi dei complici),
che, prendendo spunto dal giubileo, si configurano come un vero e proprio
editto di grazia valido per due mesi.
I due brevi «mirano a coordinare la grazia
di Penitenzieria con la giustizia del Sant'Uffizio».
Giugno
lo spagnolo Juan de Vega comanda la flotta
delle navi pontificie che devono dare l’assalto alla fortezza turca
di Aphrodisia [odierna El Kef] presso Tunisi; p. Laínez
accompagna la flotta come consigliere spirituale;
Luglio
9, I.
de Loyola spedisce al
viceré e all'armata la lettera latina ufficiale in cui annuncia
l'indulgenza giubilare ottenuta dal papa per tutti quelli che hanno
chiesto di guerreggiare lontano «per la
gloria di Cristo e l'esaltazione della santa fede»;
21, con la bolla Exposcit debitum,
oltre a incitare la difesa e la propagazione della fede, indica l'assistenza
agli ammalati e ogni opera di carità in favore dei poveri, azione
sociale ampiamente esercitata a Roma da I.
de Loyola e dai suoi compagni prima e dopo la fondazione
dell'Ordine dei gesuiti.
Settembre
10, nella moschea turca
di Mahedia (Aphrodisia) [odierna El Kef] p. Laínez
pronuncia un discorso per celebrare la vittoria, mentre il trionfo sul
corsaro turco Dragut permette alla Sicilia
e all'Italia di respirare.
Lo stesso mese G.G.
Morone e R. Pole
sono chiamati a far parte anche della «consulta
della bolla che s'ha a mandare per le cose del concilio in Germania»,
alla vigilia della riconvocazine dell'assemblea tridentina il 14 novembre.
Nei primi anni del regno di Giulio III,
il cardinale di Santa Croce – M.
Cervini (Marcello II) – può
contare su una rete di informatori, per lo più inquisitori o
vescovi desiderosi di qualche promozione che a lui – o almeno anche
a lui – fanno riferimento per segnalare sospetti di eresia:
. vescovo Grechetto,
. Tommaso Stella,
. Alvise Lippomano;
in Terra Veneta;
. Girolamo Franchi, a Genova;
. Tommaso Caselli, a Napoli;
. Cornelio Musso,
. G. Muzio
(a sua volta in rapporto con Tommaso Stella
e Giovan Battista Scotti),
e tanti altri, mentre personaggi come:
. Ludovico Beccadelli o
. Galeazzo Florimonte
gli si rivolgono come ad un interlocutore capace di far valere le ragioni
di una saggia moderazione.
Concilio
Ecumenico
di Trento
1545-63
1550,
è ufficialmente sospeso.
Gesuiti
«segue da 1540»
generale: I.
de Loyola (1541-56)
1550
Aprile
Alvise Lippomano, legato pontificio in
Germania, autorizza i gesuiti ad assolvere in confessione gli eretici
pentiti che ad essi si presentino in terra tedesca, applicando così
un privilegio concesso loro da Paolo III
nel 1545 (che ne limita tuttavia l'applicazione in partibus infidelium,
clausola poi scomparsa nella bolla del 6 maggio 1551).
Giugno
1°, Ferrara, muore il primo ministro Lanfranco
del Gesso e da questo momento la vedova donna Maria
Frassoni [la Fattora], senza figli,
è l'anima del piano messo in opera dal p.gen. presso il duca
Ercole II di fondare in città un
collegio destinato all'istruzione della gioventù studiosa;
il p.gen. invia subito a Ferrara p. Broët;
Luglio
21, la Compagnia di Gesù, professante la più
pura ecclesiologia, è di nuovo programmaticamente approvata da
papa Giulio III con la bolla Exposcit
debitum (fortemente appoggiata da R.
Pole).
Si tratta di una scelta coerente e determinata per la quale il papato
di fronte al profilarsi della nuova organizzazione del potere si costituisce
esso stesso in principato con una saldatura tra potere politico e potere
religioso che non soltanto serve di modello agli altri principi ma che
viene in certo modo proposta e offerta tramite i concordati, con l'obiettivo
di conservare attraverso la mediazione tra gli Stati e le Chiese locali
la propria funzione universalistica in un mondo politico ormai irrimediabilmente
policentrico.
Viene così fondato il Collegio Romano, scuola di formazione
dell'ordine gesuitico. Il Collegio è destinato a diventare un importante
centro di studi teologici e scientifici.
Viene aperto anche il collegio di Palermo;
Agosto
16, I.
de Loyola scrive ancora a Margherita
d'Austria [Madama] in esilio a Parma.
Fiandre, il p.gen. comincia seriamente a pensare (oltre alla
questione dell'autorizzazione ufficiale del suo Ordine) alla fondazione
di un collegio a Lovanio; intende quindi far pervenire prima di tutto
una supplica all'imperatore Carlo V che
soggiorna ad Augusta, ma poiché l'affare riguarda direttamente
la reggente Maria d'Absburgo, sorella dell'imperatore,
e questa agisce sotto l'influsso di A.
Perrenot de Granvelle, vescovo d'Arras, e del segretario
del governo Viglius van Zwichem; (entrambi
ostili ai gesuiti) il nunzio Pighino sconsiglia
la cosa.
Il p.gen. non si lascia intimidire; il fiammingo p. Adriaenssens
deve innanzi tutto far sondaggi presso la reggente.
La reggente chiede l'approvazione alla facoltà di teologia di
Lovanio e, nonostante l'attestato rilasciato sia splendido, ella risponde
negativamente adducendo che ci sono già tanti collegi e religiosi
a Lovanio.
Bologna, la piccola comunità di gesuiti può già
contare quattordici membri. Nella modesta chiesa di Santa Lucia, la
prima domenica del mese si celebra in onore del Santissimo Sacramento
dell'altare, e il numero delle comunioni aumenta a vista d'occhio. Si
danno ritiri alle donne e le vocazioni religiose delle ragazze si moltiplicano
«con stupore delle vecchie monache».
«Molte donne sposate, appartenenti anche
alla nobiltà cittadina, vanno ora spesso a confessarsi e a comunicarsi.
Il loro contegno è di ammirazione e di edificazione per tutti,
giacché le perle, i vestiti di seta, le collane e tutti i vani
ornamenti sono ormai abbandonati. Ciò è tatno più
utile a Bologna in quanto questa città rigurgita di spese superflue
e vane. La nuova condotta delle pie donne piace quindi molto ai mariti,
i quali si sentono improvvisamente liberati dalle strettezze finanziarie
che hanno dovuto subire finora a causa degli sfoggi pomposi delle mogli.
Accade così che gli stessi uomini si facciano per le loro mogli
i predicatori di un'ardente vita spirituale.»
[Cronaca di p. Juan Alonso de Polanco]
[vedi Domicilia]
«segue 1551»
Barnabiti
«segue da 1545»
1550
Agosto
20, Venezia, il nunzio L.
Beccadelli esorta Roma a far intervenire il Sant'Uffizio
contro di loro che non hanno tardato a insospettire il Consiglio dei
Dieci, preoccupato:
- per le voci sull'inammissibile e disordinato dominio che la «divina
madre maestra» Paola Antonia Negri
esecita su questi preti forestieri,
- per il loro proselitismo nell'ambito del patriziato,
- per l'uso spregiudicato che essi fanno della confessione al fine di
conquistare il consenso delle donne.
«segue 1551»
Anabattisti
«segue da 1525»
1550
Italia
in questo periodo si hanno a Vicenza delle adunanze private (non proprio
concilia o collegia) di carattere anabattistico:
i "collegia vicentina"
(secondo alcuni mai avvenute, secondo altri addirittura presiedute e
dirette dal senese L. Sozzini
intorno al 1546).
Da una diceria registrata da C. Cantù
ai suoi tempi, si rileva che queste riunioni avvenivano in "casa
Pigafetta"… e, in effetti, un certo "Pigafetta"
veneto esisteva negli ambienti ereticali italiani ad Heidelberg (dove
però risulta delatore!).
[Il Pigafetta polemizza con l'Erasto
e contribuisce alla scoperta dell' "arianesimo" di Simon
Simonio, che aveva lasciato Heidelberg nel 1573.]
Nel 1549/1550, sempre a Vicenza, avviene un'altra adunanza di anabattisti
(questa volta non in privato, bensì in un'assemblea pubblica).
I punti d'accordo sono:
- il battesimo vale solo per coloro che già credono;
- non può darsi magistrato cristiano, né principe cristiano,
perché magistrati e principi usano la forza;
- i Sacramenti, semplici segni;
- la Chiesa Romana, totalmente diabolica.
Non addivenendosi ad un accordo sui problemi della Trinità e
della natura di Cristo, si decide di convocare a Venezia, in conformità
al principio della libera discussione, un vero e proprio "concilio
anabattistico" che dovrà risolvere le questioni in sospeso.
Ogni comunità dovrà inviare due dei suoi anziani a rappresentarla.
settembre, Venezia,
dai Grigioni arriva Francesco Negri, da
Basilea giunge C.S. Curione,
da San Gallo ?.
Ministri e vescovi anabattisti antitrinitari celebrano così un
sinodo sulla fede, cioè sulla divinità
di Gesù Cristo concludendo per la pura umanità
del figlio di Dio.
Il fatto dimostra la vita non troppo difficile che gli eterodossi possono
condurre nella città lagunare. Questo fatto però allarma
non solo l'Inquisitore ma anche il governo.
Ed ecco che l'organizzazione anabattista italiana, che abbraccia uomini
di tutti i ceti sociali, con prevalenza delle classi artigiane (ciabattini,
calzolai, spadari, tessitori delle varie specialità, sarti, cardatori,
fornai, stracciaioli, merciai coi loro garzoni) e che è fiorente
e solida, viene stroncata rapidamente per la delazione di uno dei suoi
capi che fornisce all'Inquisizione tutte le indicazioni necessarie per
procedere agli arresti e alla repressione del movimento, senza che il
Senato veneto si opponga all'azione energica e immediata contro questa
setta sovvertitrice che, oltre a negare la divinità di Cristo,
è pericolosa per i príncipi, poiché sostiene «che
li Christiani non possono esercitare magistrati, et signorie, domini
et Regni».
La repressione inizierà rapida e sistematica l'anno successivo,
quando si avrà la prima emigrazione italiana nei Grigioni.
Negli anni dal 1542 al 1553/54, che vedono il consolidarsi della potenza
di J. Cauvin a Ginevra
e l'aumentare della sua influenza in Svizzera, gli eretici italiani
si volgono piuttosto verso Zurigo e Basilea che verso Ginevra. La dottrina
zwingliana, anche se conosciuta solo nei principi generali, sembra
più confacente alla loro mentalità che la dottrina
luterana: e a Zurigo, nella persona di H.
Bullinger, questa dottrina ha il suo maggior rappresentante e
sostenitore.
Certo, Zurigo non ha né una Università, recente ma già
famosa, né tante tipografie celebri in tutta Europa, né
una tradizione di spiriti liberali come quella lasciata a Basilea da
E. da Rotterdam.
A Basilea, fra gli altri, vivono:
. S.
Castellion,
savoiardo (scacciato da Ginevra per le sue troppo indipendenti interpretazioni
bibliche, famoso in tutta Europa per la sua opera pedagogica e più
tardi per le sue arditissime opinioni);
. F. Cellario,
di Stoccarda, che, prima di essere nominato professore a Basilea, era
stato amico di Nicolas Storch (Ciconia),
attraverso di lui era entrato in contatto con i "fanatici"
spirituali ed aveva finito col prendere parte per essi attirandosi rimproveri
e accuse da F. Melantone e da M. Lutero;
. David Joris (sotto il falso nome di Jan
de Bruges, ricco e benefico mercante a Basilea), il capo anabattista
fiammingo.
Intanto, negli ambienti teologici di queste città, si discute
dell'accordo che si sta profilando fra zwingliani e calvinisti che prenderà
il nome di Consensus Tigurinus: sostanzialmente,
consiste in una modificazione in senso oggettivo della dottrina zwingliana
dei Sacramenti, la quale viene così ad avvicinarsi alla interpretazione
melantoniana e calvinista, cioè ad un concetto della vita cristiana
più conservatore, che riconosce in qualche modo alla Chiesa e
ai pastori un valore di per se stesso superiore a quello dei singoli
credenti, di contro all'individualismo degli eretici che non vogliono
riconoscere nella Chiesa altro valore che quello pratico di organizzazione.
Svizzera
durante il ventennio di disputa sacramentaria che ormai è trascorso,
si va generalmente diffondendo la tendenza ad abbandonare la concezione
zwingliana dell'Eucarestia come pura e soggettiva testimonianza di fede
e di commemorazione di Gesù Cristo da parte dell'individuo che
ad essa si accosta (concezione razionale, ma fredda), per quella di
una presenza "sostanziale, reale, spirituale" della Divinità
nella Cena.
Ma c'è un certo ritegno a professare apertamente la dottrina
melantoniana (e poi quella di J.
Cauvin), perché il ricordo della disputa fra H.
Zwingli e M.
Lutero, perpetuatasi per tanto tempo, impedisce di venire
ad una soluzione conciliativa.
[Subito dopo la morte di M.
Lutero († 1546), J.
Cauvin, assecondato dal vescovo di Losanna, il Viret,
si metterà all'opera per ottenere, almeno fra gli svizzeri, una
fusione delle dottrine riformate, anche per l'interesse politico di
avvicinare Ginevra e gli emigrati francesi agli altri Cantoni svizzeri.
Riuscirà ad affermarsi nonostante la resistenza, anch'essa solo
politica, di Berna.
A Zurigo la resistenza all'azione di J.
Cauvin sarà più decisa; a Basilea prevarrà
una tendenza filoluterana.]
A Ginevra la "professione di fede" equivale
ad una legge civile che si deve osservare rigorosamente, sotto pena
di essere considerati "spergiuri ed infami".
«segue 1551»
Inquisizione
spagnola
«segue da 1542»
1550, Belgio, a Lovanio viene pubblicato un Indice
dei libri proibiti.
Spagna, si delinea (come in Italia) una netta frattura
tra il Sant'Uffizio e settori rilevanti dell'Ordine domenicano che per
bocca di autorevoli frati:
. Domingo de Soto,
. Francisco De Vitoria,
. Diego de Vitoria,
affermano la piena legittimità della correctio fraterna
anche in casi di eresia, contrastando le pretese degli inquisitori di
porre il proprio monopolio giurisdizionale e sforzandosi di tenerli
fuori dalle discussioni accademiche e di rivendicare una libera discussione
teologica.
Proprio quest'anno Bartolomé Carranza
viene nominato, non senza contrasti, padre provinciale di Castiglia.
[Legatissimo a R. Pole
che si accinge ad accompagnare nella difficile legazione inglese, sarà
però vittima di un interminabile processo inquisitoriale avviato
nel 1559.]
«segue 1551»
|
ANNO 1550
La lingua
|
Inghilterra
Il Queen's English creato da W.
Caxton e dai suoi colleghi stampatori è diventato
il mezzo di espressione comune a milioni di persone in tutto il
mondo. Ognuno, indipendentemente dalle variazioni intervenute nelle
parlate locali, regionali o nazionali, comprende immediatamente
qualsiasi libro o giornale stampato in questa lingua.
Germania
Mentre per tutto il Medioevo il basso e l'alto tedesco sono stati
due lingue letterarie indipendenti, gli stampatori della traduzione
luterana assicurano al tedesco - abile amalgama delle lingue parlate
nella Germania settentrionale, centrale e meridionale - l'indiscussa
autorità di lingua nazionale riducendo tutte le altre forme
al rango di dialetti.
Svizzera
Un passo decisivo in questo senso - in quanto il libro ha goduto
di vasta popolarità in tutta la Svizzera - è stata
la traduzione della storia della Svizzera di Johannes
Stumpf, fatta eseguire da Christoph
Froschauser per la sua edizione del 1548, dall'orignaro "tedesco
svizzero" nella "lingua delle cancellerie sassone e imperiale".
Italia
La lingua toscana usata nelle Lettere familiari (1572-75)
di Annibal Caro e nel Vocabolario
dell'Accademia della Crusca (1612) sarà adottata da tutti
gli stampatori italiani e affermerà la propria superiorità
sui dialetti rivali, romano, napoletano, lombardo, ecc. |
|
– Acquaviva, Rodolfo (Atri,
Teramo 1550-Goa, India 1583) missionario italiano, gesuita, ucciso dalla
popolazione di Goa
Interessanti le lettere inviate ai superiori.
–
Browne, Robert (Tolethorpe, Rutland, 1550 ca-Northhampton 1633) riformatore
inglese;
Trattato di riforma senza alcun indugio (1582).
– Butter,
Nathaniel (?-?) il padre del giornalismo inglese;
suo padre – e poi sua madre alla morte di lui – hanno pubblicato di
tanto in tanto delle "corrispondenze" su avvenimenti del giorno;
1602, quasi 200 titoli da lui editi da questo momento;
[La metà sono libri di notizie su avvenimenti
accaduti in India, Russia, Persia, Svezia, sui mari e in patria.]
1604, membro della Stationers'
Company;
King Lear (1608, prima edizione)
Omero di Chapman (1616)
1621, 24 settembre, esce il suo primo «Corante, or, newes from
Italy, Germany, Hungarie, Spaine and France»;
continua per vent'anni a pubblicare «at the sign of the Pied Bull
at St Austin's Gate» corantos, avisos, passages,
newes, relations, ecc.;
1622, 15 ottobre - 2 ottobre 1623, prima serie numerata e datata di
" libri di notizie" inglesi: cinquanta
numeri, stampati in massima parte da Bartholomew
Downes per un sindacato i cui membri più frequentemente
ricorrenti sono – come per la maggior parte delle sue pubblicazioni
periodiche – Nicholas Bourne e Thomas
Archer, oltre a lui stesso.
– Caccini,
Giulio detto Giulio Romano (Tivoli, Roma 1550-Firenze 1618) compositore, cantante e teorico musicale
italiano; rimase per tutta la vita presso la corte granducale di Toscana;
membro della Camerata de' Bardi; divide, col Cavalieri
e il Peri, la gloria di aver creato lo
stile recitativo, che sta alla base del melodramma;
Euridice (1600, opera, su testo di Rinuccini)
Nuove musiche (1601, raccolta di arie e madrigali a una voce
col basso continuo)
Fuggilotio musicale (1613)
Nuove Musiche e nuova maniera di scriverle (1614).
–
Cremonini, Cesare (Cento, Ferrara 1550/52-Padova 1631) filosofo e scienziato italiano;
Commenti ad alcune opere di Aristotele
Tractatus de paedia (1596)
Introductio ad naturalem Aristotelis philosophiam (1613).
– Croce, Giulio Cesare (San Giovanni
in Persiceto 1550-Bologna 1609) poeta italiano;
Banchetto di mal cibati (1591)
Le sottilissime astuzie di Bertoldo, Le piacevoli e ridicolose semplicità
di Bertoldino, figliuolo del già astuto Bertoldo (1606, liberamente
rielaborate da un'antica leggenda Dialogus Salomonis et Marcolphi).
L'abate Adriano Banchieri
aggiunse in tempi successivi Cacasenno, pubblicati per
la prima volta riuniti nel 1620.
[Pagnoni, Milano 1872, Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno)] .
– Dietterlin,
Wendel (Pulendorf 1550 ca-Strasburgo 1599) architetto, pittore
e incisore austriaco
Architectura (Trattato di architettura; ed. francese 1593, latina
1594, definitiva 1598, con 209 tavole ad acquaforte).
–
Espinel, Vicente (Ronda 1550-Madrid 1624) narratore e poeta spagnolo
Rimas (1591)
Marcos de Obregón (1618, fonte più tardi del Gil Blas
di A.R. Lesage).
– Giulio,
Enrico - duca († 1613)
1609, gennaio, Augusta, comincia ad uscire uno dei due primi giornali
veri e propri: «Avisa-Relation oder Zeitung» o «L'Aviso»)
[Da lui fondato, diretto e (almeno in parte ) scritto
in appoggio alla sua politica di riconciliazione tra le fazioni protestante
e cattolica; stampato a Wolfenbüttel ma compilato a Praga, dove
egli trascorse i suoi ultimi anni.]
1613, dopo aver trascorso a Praga i suoi ultimi anni
come consigliere dell'imperatore, muore.
– Hudson, Henry (n. 1550-baia di Hudson
1611) navigatore inglese
1607-08, al servizio della Compagnia di Moscovia compie due viaggi alla
ricerca del passaggio a nord-est durante i quali segnala la presenza
di balene allo Spitzbergen aprendo la strada alla baleneria inglese
1609, alla ricerca del passaggio a nord-ovest esplora la costa americana
dall'Acadia al Chesapeake risalendo il fiume (Hudson) e dimostrando
che a quelle latitudini non esiste il supposto passaggio verso il Pacifico
1610, ritenta l'impresa esplorando in profondità la baia che oggi porta
il suo nome: qui muore, abbandonato su un canotto dai marinai ammutinatisi.
–
Murtola, Gaspare (Genova XVI/2-Roma 1624) poeta italiano, segretario di Carlo
Emanuele di Savoia,
Marineide (1619, come pure la Murtoleide di Marino;
ebbe una feroce polemica con G.B. Marino,
tanto da aggredirlo in una strada di Torino; condannato al patibolo,
venne poi graziato per intercessione dello stesso avversario)
Creazione della perla (favola piscatoria)
Della creazione del mondo (1608, poema, smaccata esaltazione
dei Savoia).
– Napier,
John o Nepero (Edimburgo
1550-1617) matematico scozzese, protestante
Commento all' Apocalisse di Giovanni
(1594)
Mirifici logarithmorum canonis descriptis (1614, sul metodo da
lui ideato dei "logaritmi")
Rabdologiae seu numerationis per virgulas… (1617)
Constructio (1619, postumo, metodo di costruzione delle tavole
dei logaritmi, edizione curata da H. Briggs).
–
Sánchez, Francisco o Francisco Sanches (Túy
1550 ca-Tolosa 1623) medico e filosofo spagnolo, studiò medicina a Montpellier
dove collaborò con il famoso medico Huchet;
1581, già docente, ottiene la cattedra di medicina a Tolosa;
De multum nobili et prima universali scientia: quod nihil scitur
(1581)
[Dona una copia con dedica a G.
Bruno, insegnante nella stessa università e che ora
si trasferisce a Parigi.
Il nolano tuttavia (come appare dalle due note autografe sul frontespizio
e sulla prima pagna del volume) lo definisce un asino presuntuoso, chiedendosi
pure come lo si sia potuto considerare degno di insegnare.
Secondo Andrzej Nowicki che rinverrà
questo volume nel 1967, il nolano non ne avrebbe letto che la prima
pagina, considerandolo forse un'opera improntata a un totale scetticismo,
in cui viene negata la possibilità di qualsiasi tipo di conoscenza
delle cose naturali. Questa visione sarebbe basata su una cattiva interpretazione
del testo dato che il nihil scitur sta per " ignoramus",
non " ignorabimus".
Il medico spagnolo si rivela invece essere, in realtà, un precursore
di Cartesio nel
postulare l'esigenza di sgombrare il terreno da pregiudizi e false teorie
per aprire la strada a una nuova forma di ricerca basata su un metodo
veramente e scientifico.
Molto probabilmente allo spagnolo è stata concessa una nomina
accademica che anche G. Bruno
avrebbe desiderato.]
Opera medica (1636 postuma, raccolta dei sui libri di
medicina)
De longitudine et brevitate vitae
de divinatione per somnum ad Aristotelem
in Librum Aristotelis Physiognomicon commentarius
Tutti postumi.
– Stern,
Hans (? - 1614) stampatore tedesco;
1580, mette su bottega a Lüneburg.
[La ditta sarà l'unica a godere, dopo oltre quattrocento
anni l'invidiabile primato di essere ancora proprietà dei diretti
discendenti di Hans. La sua produzione
di fondo consiste in Bibbia, saggi teologici, raccolte d'inni, calendari
e almanacchi.
L'impresa più ambiziosa: "Bibbia Scheits" (1672), dal
nome dell'incisore amburghese Matthias Scheits
autore delle centocinquanta illustrazioni.
Il giro d'affari della ditta si allargherà sino ad interessare
Amsterdam, Copenaghen, Stoccolma, Danzica, Königsberg, Reval, Vilna
e la stessa Norimberga.].
– Straub,
Leonard (1550-1606) stampatore svizzero;
dopo aver appreso l'arte presso Foschauer
a Zurigo e Froben a Basilea, diventa il
primo stampatore di San Gallo;
1582, impianta un grande mulino da carta cacciandosi in seri guai finanziari;
1597, stampa il mensile « Historische Relation oder Erzehlung…
dell'editore tedesco Samuel
Dilbaum, operazione che naufragherà solo dopo un anno…
[Purtroppo non si districherà mai dai suoi guai
finanziari.].
– T'ang
Hsien-tzu (n. 1550-m. 1616) drammaturgo cinese, vissuto all'epoca
della dinastia Ming; definito lo "Shakespeare
cinese";
Huan hun chi (Storia dell'anima che fa ritorno, nota anche come
Padiglione delle peonie ( Mu-tan t'ing).
– Terzi,
Lorenzo (Brescia 1550-Imola 1620) gesuita;
1568, 27 maggio, già studente di filosofia nel Collegio Romano,
entra nella Compagnia di Gesù;
1569, agosto, studente di physica nel Collegio Romano;
1570-71, professore di grammatica nel Collegio ROmano;
1574, fine, studente del I anno di teologia nel Collegio Romano;
1577, professore di greco nel Collegio Romano (è già sacerdote);
1579, è [forse] nel Collegio Romano;
1581-4, rettore del collegio di Padova;
1582-94, rettore del collegio di Brescia;
1589, 15 agosto, professa i 4 voti a Venezia;
1594-5, confessore nel collegio di Brescia;
1595-6, prefetto degli studi nel collegio di Padova;
!596-7, rettore del collegio di Bologna;
1598-1601, rettore del collegio di Padova;
1602-3, rettore del collegio di Bologna;
1610-16, viceprovinciale della Provincia Veneta;
1619-20, provinciale della Provincia Veneta;
1620, 24 aprile, muore.
– Waldegrave,
Robert (?-?) stampatore;
è costretto ad abbandonare l'Inghilterra per aver pubblicato
scritti antiepiscopali fra cui i saggi di Martin
Marprelate;
[Martin Marprelate è
forse lo pseudonimo di John Penry che,
tra il 1588 e il 1589, pubblicò una serie di violenti libelli
contro la chiesa e l'episcopato anglicani. Fu arrestato e impiccato
a Londra nel 1593.]
1591, diventa stampatore del re di Scozia Giacomo
VI:
Poeticall Exercises (1591)
Basilicon Doron (1599, I ed., limitata a sette esemplari per
uso privato)
[1603, il re di Scozia Giacomo
VI, figlio di Maria Stuarda, diventa
re di Gran Bretagna ( Giacomo I);
esce la prima edizione per il pubblico, riveduta a fondo e un sindacato
londinese lo ristampa quattro volte in un anno;
sebbene la stesura autografa sia in scozzese - il re non raggiungerà
mai la completa padronanza dell'inglese - R. Waldegrave
lo stampa in inglese. Per questo motivo esso diventa il primo libro
originale britannico tradotto in lingua moderna:
1603, I ed. francese (1604, ristampata due volte) autorizzata da R.
Cecil e dall'ambasciatore inglese a Parigi sebbene risulti
che Giacomo I non abbia mai pagato il compenso
promesso al traduttore.
Contemporaneamente escono anche tre edizioni contraffatte e varie traduzioni
in olandese (due, 1603), tedesco (1604), svedese (1606) e naturalmente
in latino (Londra e Hanau (due), 1604).
La versione in gallese (Londra 1604) viene interrotta dallo scoppio
della peste; l'editore gallese Thomas Salisbury
fugge da Londra abbandonando il lavoro.
L'interesse per il Basilicon Doron, per ragioni difficili da
spiegare, si ravviverà intorno al 1680: l'edizione inglese sarà
ristampata nel 1682 a Londra e quella latina nel 1679 e 1682 a Francoforte
sull'Oder.].
– Ziletti, Francesco (†
1587/90) libraio editore bresciano;
[Figlio di Ludovico
e nipote di Giordano
di Gianfrancesco.
Nell'ottobre 1579 sposa Felicità
Valgrisi, figlia di Vincenzo Valgrisi,
alla quale i fratelli Felice
Valgrisi e Giorgio
Valgrisi danno una dote di 2.500 ducati.]
1569, entra nell'editoria;
1570, diventa proprietario della bottega già di Andrea
Arrivabene; resistendo agli ispettori dell'Inquisizione che nello
stesso anno lo hanno scoperto in possesso di libri proibiti, continua
a vendere l' Instruttione christiana di Pier
Paolo Vergerio e le edizioni della Bibbia del Brucioli,
di E. da Rotterdam e di Cornelio
Donzellini;
1578, stampa all'insegna della Stella a
San Zulian, probabilmente in società con lo zio;
1578-1587, esce la maggior parte dei 103 titoli da lui pubblicati.
[La preferenza per la lingua latina e la varietà
degli argomenti ricordano il catalogo di Giordano
ma egli stampa meno scritti religiosi. Mantiene comunque il rapporto
col Cornelio Donzellini pubblicandone un'opera
medica nel 1586.]
1590, « è morto da poco».
[Così afferma l'editore Domenico
Farri il 18 gennaio 1590.]
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Stampa
«segue da 1549»
1550
l'eccellente gotico corsivo inciso in questo periodo da Joachim
Louw ad Amburgo, giunge troppo tardi per essere accettato: il
gotico rimarrà così con una sola serie di lettere, e ciò
contribuirà a provocarne la scomparsa in favore dei caratteri
«latini», che offrono la scelta tra una serie tonda e una
serie corsiva.
Intanto l'importanza della Germania e dell'Italia, quali centri della
stampa e dell'editoria, cessa quasi del tutto mentre entrano contemporaneamente
nel periodo del loro massimo fulgore la bella stampa e l'editoria francesi,
e Cristophe Plantin,
francese di nascita, inaugura il secolo d'oro della produzione libraria
neerlandese.
Intanto, il molino già appartenuto a Andreas Heilmann,
il socio strasburghese di J.
Gutenberg (dato in affitto nel 1526
allo stampatore Molf Köpfel) viene orra
affittato allo stampatore Mendelin Rihel;
Francia:
Lione:
. Sebastian
Greyff;
. Jean de Tournes
[il Vecchio]
. Jean de Tournes
[il Giovane]
ecc.
La stamperia lionese non si spegne lentamente per mancanza di mezzi
ed incompetenza, come accade alla maggior parte delle prime stamperie
italiane e tedesche, ma sarà superata dalla strapotente concorrenza
parigina quando è ancora al culmine della fioritura.
I Gabiano, abilissimi finanziatori librari,
a cavallo tra Italia e Francia per buona parte del XVI secolo, sono
cattolici a Venezia e protestanti a Lione.
Venezia
si contano 36 librai stampatori, oltre i grandi nomi Giolito,
Marcolini e i Manuzio.
Verso la metà del secolo approda a Venezia il tipografo Nicolò
Bevilacqua, trentino.
Roma
nonostante in tutta Europa siano stati promulgati Indici con
validità locale, un Indice romano non compare che alla
fine degli anni Quaranta.
Conscio del tempo e della mole di lavoro necessari per mettere insieme
una lista basata sull'esame di tutti gli autori e i titoli sospetti,
fra A.M. Ghislieri opta dapprima per un'unica ristampa degli Indici più
recenti della Sorbona (1547) e di Lovanio (1546). Ma la soluzione non
piace alla Congregazione che, tra l'aprile del 1547 ed il maggio del
1550, non si sa con precisione quando, dà incarico a due domenicani:
. E.
Foscarari, maestro del Sacro Palazzo,
e
. Pietro Bertano, vescovo di Fano e quindi
cardinale,
di redigere un nuovo Indice.
«segue 1551»
Congregazione cardinalizia dell'inquisizione
«segue da 1549»
1550
Febbraio
alla fine del conclave il Sant'Uffizio passa all'azione
allargando i suoi vertici con l'inserimento due esponenti del partito
imperiale:
. J. Álvarez
de Toledo y Zúñiga,
. F. Sfondrati
(† 31 lug 1550),
entrambi segnalati da Carlo V come possibili
candidati alla tiara dopo R.
Pole.
Subito il Sant'Uffizio, già in possesso dalla fine degli anni
Quaranta di altri indizi sulle eresie di G.
Grimani, si dà da fare per stroncare sul nascere ogni
disegno di insignirlo della porpora cardinalizia.
Marzo
4, sin dalla ripresa dei lavori, nella congregazione viene
inserito anche G. Federici,
uomo di fiducia di Giulio III;
Maggio
20, Roma, il Sant'Uffizio emana un decreto che impone
a tutti i predicatori di denunciare le eresie luterane;
Giugno
Roma, viene chiamato a far parte della congregazione G. Verallo (che ha ostacolato la candidatura di R.
Pole).
In estate, assieme al confratello T.
Scullica da Tropea, commissario generale del S. Uffizio,
conduce parte del processo romano contro il giurista bolognese Annibale
Monterenzi, riguardo al quale si è acceso un duro scontro
tra il papa e il Sant'Uffizio;
Luglio
Roma, vista l'esigenza di estendere l'influenza del Sant'Uffizio nel
partito asburgico, nella congregazione viene ora designato Rodolfo
Pio de Carpi;
[già ammonito dagli inquisitori nel 1549 per la sua reticenza
a favore di un frate fiorentino e convinto sostenitore di R.
Pole, da adesso si schiera su posizioni di intransigente
rigorismo, come sarà dimostrato nei prossimi due conclavi nel
1555.]
25, Roma, viene convocato
il medico Giovan Battista Susio;
Agosto
Roma, il medico Giovan Battista
Susio viene licenziato non essendosi trovato in lui «fondamento
alcuno pur degno di sospettione», secondo le parole con
cui il cardinal decano ha voluto subito informare lo stesso patriarca
di Aquileia, G. Grimani.
Settembre
Roma, muore Marcantonio Flaminio.
Lo stesso mese P.P.
Vergerio [il Giovane], ormai
rifugiatosi nei Grigioni, informa H.
Bullinger a Zurigo della repressione che si sta abbattendo
«contra membra Christi, qualem adhuc
Italia non sensit».
Ottobre
intanto (1550-51) fra A.M.
Ghislieri si reca a Como, in Valtellina e a Bergamo dove
sa muoversi con grande abilità e talora con franca spregiudicatezza
nella trama dei conflitti locali, senza esitare a:
- scavalcare il potere vescovile,
- stringere alleanze con gruppi e consorterie,
- rivendicare il diritto di violare consolidate norme e consuetudini,
in virtù dell'esigenza primaria della salvaguardia della fede,
tale da rendere ipso facto sospetto di complicità chiunque
non collabori prontamente.
Novembre
viene chiamato a far parte della congregazione Marcello
Crescenzi, filoimperiale;
[inviato come legato papale a Trento nella primavera successiva, morirà
nel 1552.]
Dicembre
29, in rafforzamento del decreto emanato a maggio, il
Sant'Uffizio ne emana un altro che sollecita il papa a scrivere a tutti
i generali degli ordini «ne permittant
aliquos fratrum suorum praedicare, legere vel confessionem audire sine
licentia ipsorum vel suorum provincialium».
«segue 1551»
Comédie-Italienne
Dalla seconda
metà del Cinquecento, prendono questo nome le numerose compagnie teatrali
italiane che operano in Francia;
le più importanti compagnie sono:
Cinquecento
- Flaminio Scala
- Comici Confidenti
- Comici Gelosi
Seicento
- Tiberio Fiorilli (Scaramouche)
- Domenico Biancolelli
- Angelo Costantini
1645, il card. Mazarino
concede alle compagnie italiane di recitare a Parigi: prima nel Teatro
del Petit-Bourbon, poi al Palais-Royal, alternandosi con quelle francesi
1680, dopo la nascita della Comédie
Française, rimane loro in esclusiva il teatro all'Hôtel de Bourgogne
1697, gli attori italiani vengono cacciati dalla Francia per una presunta
offesa a Mme de Maintenon, favorita del
re
Settecento
- Luigi Riccoboni
1716, gli attori italiani ritornano a Parigi
1762, si fonde con l'Opéra-Comique.
strel'cy
1550 ca,
Ivan IV il Terribile istituisce questo
corpo militare, formato da uomini liberi provenienti da tutte
le classi, soldati di padre in figlio;
armati di archibugio e alabarda, i 40-50.000 strel'cy costituiscono
la guardia dello zar e, in guerra, il nerbo dell'esercito; ricompensati
con la concessione di terre nella regione di Mosca, in tempo di pace
esercitano anche attività commerciali e artigianali;
1682, raggiungono una notevole potenza quando, morto lo zar Fëdor
III, e già installato al suo posto Pietro
I, si ribellano imponendo accanto a lui lo zar Ivan
V e la reggenza di Sofia
Alekseevna;
1696, rivoltatisi nuovamente, vengono trasferiti ad Azov e sulla frontiera
sudoccidentale;
1698, estate, approfittando dell'assenza di Pietro
dalla Russia, si sollevano e marciano su Mosca ma sono sconfitti; al
ritorno dello zar,
da sett./ott. 1698 al gennaio 1699 vengono sterminati.
Monete
«segue
da 1500»
1550, le matrici a facce curve fanno un ingresso trionfale con pubblica
dimostrazione ad Ausburg; sono poi gradualmente abbandonate a favore
del metodo della pressa;
nello stesso periodo viene inventato un sistema di protezione contro
limature o sbavature: oltre la Manica si sperimenta la marcatura routinaria
del bordo che viene ottenuta in fase di coniazione, per mezzo di virole
godronate;
«segue 1663»
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