ATENE
395-386, guerra di Corinto: Atene,
Argo, Tebe e Corinto contro Sparta;
387,
"Pace del re" o di Antalcida tra Atene e Sparta; viene affermato
il principio dell'autonomia delle città greche, ma anche il dominio
persiano sulle città dell'Asia Minore: è così stroncata
la potenza marittima di Atene;
Platone fonda la scuola filosofica dell'Accademia;
384 ca-370, unificazione politica
della Tessaglia da parte di Giasone di Fere;
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389-380 a.C.
IMPERO
PERSIANO |
525 a.C. |
I successori di Ciro II
[il Grande] conquistano con relativa
facilità l'Egitto dando l'avvio a una denominazione straniera
che si protrarrà per duemila anni. |
SIRIA e PALESTINA [provincia occidentale] |
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La lingua ufficiale è l'aramaico. |
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EGITTO |
Dinastie |
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1075-332 a.C.: Epoca tarda |
XXIX
(398-378) |
mendesiana:
- Acori |
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CINA
Periodo dei
Regni combattenti
(529-222 a.C.)
?
?-? a.C., imperatore della Cina;
continuano a succedersi sul trono i Chou,
a capo di un impero che è tale solo di nome.
È la volta del ? successore di Wen
Wang.
? a.C., Lo yang (valle del Lo), il sovrano celebra immancabilmente
i culti degli antenati, del Cielo e della Terra, seguendo formule
antiche di secoli; ma l'autorità dell'imperatore viene
esercitata solo su una minima parte del territorio cinese. Nel
rimanente regna l'anarchia. Ogni principe, ogni duca di un feudo
autonomo celebra il culto come gli pare.
Nel conglomerato di piccoli stati si distinguono tre stelle
di prima grandezza, i regni di:
- Ts'i;
- Ch'u (di derivazione
militare);
- Ts'in (di derivazione
aristocratica o feudale).
Seguono numerosi principati di minore importanza ma che svolgono
tutavia un ruolo politico e militare non trascurabile: Wei,
Chao, Han, Lu, Song, Yen.
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– Anassimene di Lampsaco
(Lampsaco 380 ca-320 ca a.C.) storico e retore greco, maestro di Alessandro
Magno;
Retorica ad Alessandro (340-335 ca; già attribuita ad Aristotele,
è l'unico testo rimastoci della prima retorica sofistica)
Pochissimo rimane dei suoi scritti storici ( Hellenica, Philippica
e un'opera su Alessandro Magno).
– Antifane (Smirne
o Rodi 388 ca-311 ca a.C.) commediografo greco, vissuto ad Atene durante
il fiorire della "commedia di mezzo", scrisse ca 300 commedie
delle quali ci sono giunti più di 330 frammenti e 134 titoli.
– Aristotele (Stagira,
Tracia 384-322 a.C.) filosofo greco, discepolo di Platone
ad Atene e maestro di Alessandro Magno;
335, fonda ad Atene una celebre scuola, nota sotto il nome di Liceo
o "scuola peripatetica"; contro la dottrina platonica delle
idee trascendenti, affermò l'immanenza delle forme ideali nella materia
sensibile e il carattere dinamico della realtà, in perenne tensione
e passaggio dalla potenza all'atto; formulò il primo sistema di logica
e un'organica sintesi di tutta la scienza del suo tempo;
Organon (raggruppante gli scritti di logica)
Metafisica
Physica (oltre ai 4 elementi citati da Empedocle,
propone che i cieli siano costituiti di un quinto elemento, l'etere;
vedi Paracelso)
Categoriae,
De caelo,
De anima
Etica nicomachea
Economica
Politica
Poetica
Retorica.
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ROMA
La sconfitta romana di Allia non solo ha interrotto
i primi sviluppi di politica estera, ma ha fatto altresì vacillare
le basi della posizione di potenza di Roma. I latini,
non sentendosi più obbligati verso una Roma indebolita e vergognosamente
battuta, denunciano l'antico patto; contemporaneamente si sollevano
anche altri popoli vicini.
387, sorge così
una terribile guerra contro l'esterno: quella contro i volsci
a cui si unisce la defezione di latini
ed ernici.
Le forze romane impegnate nel sud offrono all'Etruria l'occasione buona
per spezzare il pericoloso cuneo inserito dai romani,
dopo la caduta di Veio, molto profondamente di là del Tevere
nell'antichissimo territorio etrusco.
Ma Roma, molto accortamente, ha provveduto a rafforzare dal punto di
vista strategico il neo-conquistato bastione verso nord mediante una
lega con le città falisce di Sutri e di Nepi.
Con questi due baluardi essa ha in mano – come dice T.
Livio – «le porte e le chiavi
dell'Etruria».
In effetti chi le domina ha aperta la via a:
- ovest: in direzione del mare, per la valle del Mignone, verso
la potente Tarquinia;
- est: verso Falerii (l'odierna
Civita Castellana), che controlla il traffico del corso superiore del
Tevere;
- nord: superati i boscosi monti Cimini, nel cuore dell'Etruria.
Marco Furio Camillo si mette in marcia
nella regione con truppe di nuova leva contro i volsci,
lasciando una retroguardia per assicurare il passaggio del Tevere.
Le truppe etrusche attaccano battaglia; non le truppe dell'Etruria intera
perché solo Tarquinia ne ha mandate: messo in pericolo il suo
territorio dalla cintura di sbarramento romana, spera di poter sfidare
Roma da sola con un colpo di mano.
Assediata Sutri e intimatale la resa gli abitanti non piegano ma chiedono
rinforzi a Roma. Purtroppo Marco Furio Camillo
è troppo impegnato contro i volsci
per poter marciare verso nord e così la città viene presa
per fame.
Mentre un corteo di esuli si dirige verso Roma, a metà strada
s'incontra con il dittatore romano che, liberatosi finalmente dall'impegno
contro i volsci, riesce ad assalire Sutri
e a far prigonieri gli etruschi presi di sorpresa.
Nello stesso anno Tarquinia sperimenta il pesante braccio di Roma: uno
dei due eserciti consolari penetra improvvisamente nel suo territorio,
dirigendo il suo attacco contro due rocche di confine poste a protezione
dell'accesso all'area tarquinate:
- Cortuosa, vicino alle sorgenti del Mignone: capitola
al primo assalto, viene quindi saccheggiata e data alle fiamme;
- Contenebrae: scoperto in tempo l'avvicinarsi dei
legionari si può organizzare la resistenza ma con una particolare
strategia d'attacco (senza sosta da parte di sei unità in cui
l'esercito è stato diviso) i romani
riescono a vincere gli assediati.
La rapida caduta delle due rocche è un grave colpo per i tarquinati.
La loro linea difensiva che si stende in ampio arco lungo i monti della
Tolfa e i Sabatini fino alla Selva cimina, è sfondata; libera
e incontrastata ai romani è ormai la via nel loro territorio.
Una sola rocca resta a proteggere la strada verso l'interno: Luni,
che però, in caso d'assedio, resisterebbe poco.
[I tarquinati l'avevano costruita su una rupe, ma in fretta e furia,
dopo la distruzione di Veio.]
384, con il pretesto che
gli etruschi continuano ad esercitare la
pirateria, da Siracusa Dionisio [il
Vecchio] manda in Etruria una possente flotta da guerra; centinaia
di triremi si dirigono verso le coste del Lazio e la foce del Tevere
per dirigere subito dopo, allo spuntare della prima città etrusca,
le prore verso terra.
La città-stato di Cere subisce subito l'impeto
del primo attacco ritraendone grave danno.
Nessuno delle tre piazzeforti e porti marittimi viene risparmiato: Alsium,
Punicum e Pyrgi vengono distrutte
e depredati i loro depositi.
La flotta greca fa rotta quindi per la Corsica dove, cacciati tutti
gli etruschi, viene installato un porto:
il Porto Siracusano (oggi Porto Vecchio).
Questa aggressione segna la fine del dominio etrusco in Corsica.
I sacerdoti etruschi apprendono così, dagli arcani segni degli
dei, la fine della quinta era della loro nazione; la
quarta comincia sotto tristi auspici…
383, all'interno intanto,
dopo un fallito tentativo dei tarquinati di riprendere Sutri
e Nepi i romani vi insediano
veterani delle guerre latine e rafforzano le fortificazioni delle due
rocche; da questo momento la fertile striscia, popolata ora da coloni
romani, si avvia irresistibilmente e a gran passi verso una romanizzazione
completa.
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