Papa
Paolo IV
(1555-59) 1559
Gennaio
5, Roma, in seguito alla richiesta dell'inquisitore generale
spagnolo Fernando de Valdés, stabilisce
con una bolla che tutti i confessori, secolari o religiosi, si pongano
al servizio del Sant'Uffizio nella battaglia contro la stampa eretica.
Fallisce il tentativo di sostituire al concilio di Trento una congregazione
più controllabile;
[Istituito da lui il 30 dicembre 1558 sarà abolito da Paolo
VI il 14 giugno 1966, dopo 408 anni di attività e 32 edizioni.]
mette a capo dell'Inquisizione A.M.
Ghislieri (futuro Pio V);
dopo la pace di Augusta il protestantesimo cresce e si rafforza,
l'Inghilterra, con l'ascesa di Elisabetta,
si stacca completamente dalla chiesa cattolica
varie inquietudini si diffondono in Francia e Polonia;
A suo favore il rigore amministrativo e morale: viene stroncato il cumulo
dei benefici, imposta la residenza ai vescovi, scelti con scrupolo oculato
i cardinali, costretta Roma ad una vita austera.
Agosto
18, muore.
Alla sua morte, lo splendore della sua famiglia crolla bruscamente,
i beni dei Colonna sono restituiti.
Papa
Pio IV
(1559-65)
Gian Angelo de' Medici (Milano
31.3.1499-Roma 1565) fratello di Gian Giacomo,
il futuro marchese di Marignano
governatore di Ascoli Piceno, Città di Castello, Parma e Fano, vicelegato
di Bologna, sotto Paolo III;
1545, arcivescovo di Ragusa;
1549, cardinale,
prefetto della segnatura di grazia con Giulio
II, deve allontanarsi da Roma sotto Paolo
IV;
1559
Dicembre
25, eletto papa, grazie all'appoggio di Cosimo
I, vuole accanto a sé due fedeli cardinali: Marco
Sittich di Altemps (maestro nell'arte della spada e della guerra)
e C. Borromeo (maestro
nella diplomazia).
Come prima misura ordina l'arresto e la detenzione a Castel Sant'Angelo
dei cardinali Carlo Carafa e Alfonso
Carafa, nonché di Giovanni Carafa
duca di Paliano, e di altri cavalieri della corte ducale accusati dell'assassinio
della moglie di Alfonso.
Come seconda misura, su consiglio di C.
Borromeo, decide di riabilitare il card. G.G.
Morone e il vescovo Fiescherati,
accusati di eresia dal Sant'Uffizio per ordine di Paolo
IV.
Ordina infine l'esilio del generale dell'Iquisizione A.M.
Ghislieri (futuro papa Pio
V) [si rifugia in un monastero solitario riprendendo l'attività
pastorale nel suo vecchio episcopato] e lo scioglimento dei "monaci
neri".
Concilio
Ecumenico
di Trento
1545-63
1559,
è sospeso dal 1552.
Gesuiti
«segue da 1558»
generale: D.
Laínez (1558-65);
1559, sorge il collegio di Monaco (Germania);
nella Ratio studiorum (piano di studi) si uniforma l'intero sistema
pedagogico e, tramite gli Esercizi spirituali e il Direttorio,
la spiritualità gesuitica.
Bologna, Rettore: p. Francesco
Palmio.
1° aprile, lo stesso giorno in cui comunica al p.gen. la
morte prematura della figlia Elena Fantuzzi,
nel suo testamento Margherita del Gigli
lascia «ciò che ho e che posso havere»,
a questo collegio.
[vedi Domicilia]
«segue 1560»
Ugonotti
«segue da 1557»
1559, fondamentali per la sorte del movimento sono le adesioni alto-borghesi
e aristocratiche di Parigi e le conversioni di
- re di Navarra Antonio di Borbone (il
quale in seguito si schiererà contro il movimento),
- regina Giovanna d'Albret,
- principe di Condé e
- ammiraglio di Coligny;
alla diffusione del movimento e alla precisazione delle sue forme organizzative
contribuiscono le lettere di J.
Cauvin alle diverse chiese e i primi sinodi nazionali;
il primo sinodo di Parigi elabora una Confessione di fede e una Disciplina,
ulteriormente sviluppate;
con la morte di Enrico II e con l'ascesa
dei Guisa, cattolici intransigenti, il
movimento si configura sempre più come un "partito" protestante
che trova i suoi capi nella famiglia Borbone,
allontanandosi dalla linea di moderazione tracciata da J.
Cauvin e da Th.
de Bèze;
le sorti degli ugonotti si intrecciano allora con la situazione politico-dinastica
francese e con le vicende delle guerre di religione; nonostante le difficoltà
le chiese si moltiplicano in Bretagna, Guyenne, Béarn e soprattutto
in Linguadoca;
«segue 1562»
1559,
esce postumo il De re anatomica di Realdo
Colombo, che propone per la prima volta l'esistenza della piccola
circolazione del sangue.
Nel Dell' historia naturale libri XXVIII nella quale ordinatamente
si tratta della diversa condizione di miniere e pietre, Ferrante
Imperato ipotizza l'origine organica dei fossili.
|
ANNO 1559
|
nuovo Index librorum prohibitorum
[Nuova edizione romana… il primo promulgato inequivocabilmente
dal pontefice nell'esercizio delle sue funzioni di capo spirituale
della Cattolicità.
Egli non dà a nessuno la possibilità di discuterlo,
ne pretende bensì l'osservanza immediata.] |
1559
Italia
Gennaio
5, Roma, viene promulgato e stampato un nuovo
«Indice» dei libri proibiti (che di fatto diventa
inattuabile).
Rispetto al precedente condanna molti più titoli e quasi
il doppio – ben 550 – sono gli autori di cui bandisce l'opera
omnia. Tra di essi:
. Machiavelli,
. Rabelais,
. Francesco Berni,
. Giovanni Della Casa,
. Poggio Bracciolini,
. ecc.
Se l'Indice del 1554-55 ha bandito
dieci titoli di E. da Rotterdam e nessuno
del Savonarola, vengono ora condannati
tutti gli scritti erasmiani e parecchi del fiorentino.
Viene ribadita la proibizione del Talmud e di tutti i
libri ad esso ispirati.
A differenza del precedetne, invece, che ha proscritto l'opera
omnia di Luciano e di Gugliemo
di Occam, l'ultimo Indice elenca solo tre dialoghi
del primo ed alcuni scritti del secondo.
Condanna una per una circa sessanta edizioni della Bibbia.
Vieta inoltre la stampa e la detenzione di Bibbie in volgare senza
autorizzazione del Sant'Ufficio. Preoccupazione della Sede Apostolica
è di togliere dalla circolazione opere come la Bibbia
di Antonio Brucioli.
Altra novità rispetto agli Indici precedenti è
una lista di circa sessanta editori la cui produzione è
interamente proibita. Si tratta in gran parte di stampatori di
Basilea, Ginevra, Norimberga, Strasburgo e Wittemberg, ma tra
questi c'è anche un italiano, il veneziano Francesco
Brucioli, fratello ed editore di Antonio
Brucioli.
L'Indice contiene anche norme generali senza però
fornire indicazioni per la messa in pratica.
Vengono inoltre condannate tutte le opere anonime pubblicate nei
quarant'anni precedenti, tutti i manuali di magia e negromanzia
e i libri privi dell'imprimatur dell'ordinario diocesano
e dell'inquisitore.
In un periodo in cui anche i cardinali si guradano dal parlare
per timore dell'Inquisizione, le nuove proibizioni suscitano grande
costernazione e provocano la distruzione di una quantità
di volumi.
Uno storico contemporaneo scrive che Paolo
IV ha voluto «stirpare totalmente
et abolire dalla memoria delle genti i nomi degli heretici».
Alla richiesta dei librai romani di poter vendere i libri come
carta straccia per recuperare almeno qualche soldo, viene negato
loro il permesso.
Ogni lettore va incontro a sacrifa delel perdite, anche se i più
colpiti sono medici, giuristi e umanisti.
Da ogni parte d'Italia, da laici e chierici e soprattutto dai
Gesuiti, si leva un coro di proteste contro il nuovo Indice.
[Gli autori figuranti nell'Indice sarebbero
583, se alcuni non fossero elencati due volte («Calvinus»
sotto la lettera C e «Joannes Calvinus»
sotto la J) e molti pseudonimi di uno stesso autore menzionati
separatamente.]
Marzo
15, Firenze, viene pubblicato l'Indice;
18, di fronte alla
cattedrale e in piazza Santa Croce vengono bruciati dei libri;
Cosimo I ha però prestato
ascolto alle proteste dei librai fiorentini e vuole che questo
rogo produca più impressione che effetti concreti.
Analogamente l'Indice viene stampato a Napoli, Bologna,
Genova, Novara e Rimini ed ovunque vengono allestiti roghi di
libri.
Agosto
18, muore papa Paolo IV;
e a Roma il popolo dà fuoco al palazzo del Sant'Uffizio,
liberando i prigionieri.
Tra i disordini dell'interregno, l'imposizione dell'Indice
ha una battuta d'arresto: a Venezia nessun altro inventario viene
presentato, né sono intentate altre azioni contro librai.
[L'Indice di Paolo
IV – l'edizione veneziana del quale è pressoché
scomparsa – viene con ogni probabilità distrutto.]
Dicembre
25, il cardinale Gian
Angelo de' Medici viene eletto papa (Pio
IV);
[Paul F. Grendler, L'Inquisizione
Romana e l'Editoria a Venezia 1540-1605, Il
Veltro Editrice, Roma 1983] |
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– Angeloni, Francesco (Terni 1559-Roma 1652) erudito, narratore e commediografo italiano,
membro dell'Accademia degli Insensati di Perugia e segretario del cardinale
Ippolito Aldobrandini, nonché collezionista
di oggetti d'arte;
Historia augusta da Cesare a Costantino (1641)
Historia di Terni (1646).
– Argensola, Lupercio Leonardo de
(Barbastro 1559-Napoli 1613) poeta e cronista spagnolo;
[Fratello di Bartolomé
Leonardo.]
a Napoli fondò l'Accademia degli Oziosi; gran parte della sua opera
è andata perduta: ci restano due saggi storici sulle vicende del regno
d'Aragona e le tragedie di stile senechiano Isabella e Alejandra,
ambedue rappresentate nel 1585.
– Barisone, Girolamo (Padova 1559,
25 maggio, - Genova 1614) gesuita, uno dei più vicini all'erudito
napoletano Gian Vincenzo Pinelli;
dopo aver iniziato gli studi nel seminario di Padova, si reca a Roma
per chiedere l'ammissione nella Compagnia di Gesù assieme al
fratello Antonio;
1576, 25 marzo, viene ammesso nella Compagnia di Gesù;
1582, professore di retorica nel collegio di Brescia;
1593 ca- 1598, rettore del collegio di Padova;
1597, 13 giugno, professa i 4 voti a Padova;
[Firma un compromesso con lo Studio, per il quale il
collegio rinuncia a tenere corsi superiori, ma viene riconosciuto come
scuola preparatoria alla frequenza universitaria.]
1598, consultore e lettore dei casi di coscienza nella casa professa
di Venezia;
!603-6, provinciale di Milano;
1607, visitatore della provincia di Roma;
1609-12, provinciale di Napoli;
1614, 24 agosto, muore.
Non pubblicò opere.
– Béthune, Maximilien de – barone di Rosny e duca di
Sully (Rosny-sur-Seine, Parigi 1559-Villebon,
Beauce 1641) politico francese, di nobile e antica famiglia
convertitasi al calvinismo, si mise giovanissimo al seguito di Enrico
IV, re di
Navarra;
1572, giunto con questi a Parigi, sfugge miracolosamente al massacro
della notte di San Bartolomeo;
1583, sempre fedele a Enrico IV, combatte
prima come capitano nel suo esercito e poi facendo da suo rappresentante
diplomatico a Parigi; pur accettando per ossequio alla ragion di stato
la conversione del suo signore al cattolicesimo, egli rimane ugonotto
sino alla fine, rappresentando così la prova vivente della possibile
coesistenza e uguaglianza giuridica fra cattolici e calvinisti sotto
Enrico IV;
1596, entra nel consiglio delle finanze;
1597, il bilancio si chiude con un 'eccedenza del 60% delle uscite rispetto
alle entrate;
1598, ottiene il controllo effettivo delle finanze;
1601, ne ottiene la sopraintendenza formale;
1604, vara la paulette che agevola la vendita e l'ereditarietà
delle cariche e assicura così ai funzionari benefici e autonomie mai
conosciuti prima;
1606, dal re è nominato duca e pari di Francia;
1610, è il principale ispiratore della lega antiasburgica stretta con
l'Olanda e con i principi riformati tedeschi, bloccata poi dall'uccisione
di Enrico IV; dopo la morte del re esce
dalla scena politica;
1628, accetta la campagna voluta da Richelieu
contro La Rochelle.
Economie reali (le sue celebri memorie).
– Casaubon, Isaac (Ginevra 1559-Londra 1614) filologo francese, di
famiglia protestante, editore e commentatore di testi greci ( Teofrasto,
Polibio, Teocrito,
Ateneo); straordinaria la sua erudizione
storico antiquaria;
1610, dopo l'uccisione di Enrico IV abbandona
la Francia per motivi religiosi;
1614, dimostra che gli " scritti
ermetici" attribuiti a Ermete Trismegisto
risalgono invece ad epoca postcristiana segnando così l'inizio
di una inesorabile recessione dell'influsso dell' ermetismo
sulla filosofia;
[anche se esso non cesserà del tutto di farsi
sentire persino in pensatori come G.W.
Leibniz e I.
Newton.].
Historia Augustea (titolo da lui dato ad una
serie di biografie di imperatori romani da Adriano
(117-138) a Carino
(283-285) (con una lacuna dal 249 al 253) comprendente sia gli imperatori
legittimi sia gli usurpatori. Gli autori delle varie vite ( Elio
Sparziano, Giulio Capitolino, Vulcacio
Gallicano, Elio Lampridio, Trebellio
Pollione, Flavio Vopisco) affermano
di scrivere sotto i regni di Diocleziano
e Costantino, cui dedicano alcune delle
biografie. La critica moderna però ha rilevato numerosi anacronismi
e contraddizioni interne all'opera ed è unanime nel ritenere che gli
autori si nascondano dietro pseudonimi. Forse si tratta di un falso
d'epoca posteriore.
Corrispondenza (postuma, 1709).
– Iselin, Ludwig (1559-1612)
professore di diritto prima la ginnasio e poi all'Università
di Basilea;
[Nipote di Basil
Amerbach, pure professore di diritto nella stessa facoltà.]
– Richer, Edmond (1559-1631) teologo francese, da cui " richerismo",
la corrente teologico-politica francese del sec. XVII; circa i rapporti
tra chiesa e stato rinnovò i principi del " gallicanesimo";
Opere di J.
Gerson (pubblicazione e commento)
De ecclesiastica et politica potestate (1611, in cui propugna il
controllo dello stato sulla chiesa, il diritto d'appello dalla chiesa
allo stato, escludendo l'autorità papale e della chiesa in genere
nell'ambito penale)
una posizione, anche più radicale, nell'ambito del richerismo è rappresentata
da M. De Dominis
autore del De repubblica ecclesiastica del 1617.
– Rinaldi, Cesare (Bologna 1559-1636) scrittore italiano, amico di T.
Tasso e del Marino
Madrigali (1588)
Rime (1590-98, in 4 parti)
Specchio di scienza (1583)
Dottrina della virtù (1585)
Historia del magnanimo e invincibile principe don Bellanis (1586)
Arianna (dramma inedito)
Lettere (1617-20, in 3 voll.).
– T'serclaes, Jean – conte di Tilly (Tilly, Brabante 1559-Ingolstadt 1632) militare belga;
1574-85, al servizio della Spagna contro i riformati delle Province
Unite, passa poi al servizio dell'impero e combatte contro i turchi
in Ungheria;
1620-32, vedi la " guerra
dei trent'anni".
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Stampa
«segue da 1558»
1559,
Spagna
in seguito alle ultime disposizioni, la professione di libraio risulta
gravemente compromessa;
Francia
i sistemi di controllo elaborati da Roma non sono (e non saranno mai)
accettati;
Inghilterra:
28 aprile, con l' Uniformity Act si ordina
l'adozione obbligatoria del Prayer Book.
Italia
Venezia, esce Summa librorum, quos in omnibus scientiis, ac nobilioribus
artibus,variis linguis conscriptos, vel antea nunquam divulgatos […]
in lucem emittet Academia Veneta (Manuzio 1559, in-quarto) il catalogo
cioè pubblicato da Paolo Manunzio,
figlio di Aldo
[il Vecchio].
Esce pure in doppia edizione latina e italiana:
- Libri quos ad Nundinas Francofordianas misit Academia Veneta (1559),
- Libri che ha mandato l'Academia Venetiana alla Fiera di Francfort
(1559), cataloghi in-quarto, per l'annuale fiera di Francoforte, stampati
da Paolo Manuzio figlio di Aldo
[il Vecchio].
Tuttavia, l'Accademia Veneta cessa di esistere lo stesso anno e i titoli
che vedono effettivamente la luce non sono che una ventina.
«segue 1560».
Pace
di Cateau-Cambrésis
2 aprile,
trattato Francia-Inghilterra:
3 aprile, trattato Francia-Spagna.
Si conclude la lotta fra Absburgo e Valois,
durata quasi quarant'anni.
Congregazione cardinalizia dell'inquisizione
«segue da 1558»
1559
Giugno
2-12, dal Summarium del processo a G.G.
Morone letto alla presenza di Paolo
IV risulta che «dicta informativa»
dell'ex eterodosso bolognese Giovan Battista Scotti
sono stati «anno 1551 exhibita»
ma senza specificare se questi memoriali siano stati resi noti al Sant'Uffizio
o ad altri.
Il primo a vederli, anzi a collaborare alla loro redazione, non è
stato né T.
Scullica, né
A.M. Ghislieri,
ma senza dubbio Ambrogio Catarino Politi
nella cui casa Giovan Battista Scotti si
era stabilito;
Agosto
18, per il generale dell'Inquisizione (Grande Inquisitore)
nonché membro della commissione per la riforma della curia A.M.
Ghislieri (futuro papa Pio
V) la situazione cambia completamente;
la caccia e la cattura dei suoi agenti divengono una delle attività
principali della folla. Molti di coloro che hanno finora servito la
Santa Inquisizione vengono assassinati dal popolino e i loro cadaveri
gettati nelle cloache. Il popolo di Roma assalta il palazzo che ospita
il tribunale dell'Inquisizione e viene abbattuta la statua del defunto
pontefice. Il cardinale e alcuni dei suoi uomini riescono a mettere
in salvo gran parte degli archivi segreti portandoli con loro, chiusi
in otto carrozze, mentre fuggono dalla città;
Dicembre
25, con l'elezione del nuovo papa Pio
IV la situazione torna alla normalità.
Il rogo nel carcere di Ripetta provoca gravi perdite tra le carte raccolte
nei decenni precedenti dal Sant'Uffizio.
«segue 1560»
Index
librorum proibitorum
«segue da 1555»
1559, Roma, stampato da Antonio
Blado, viene pubblicato dalla Congregazione
cardinalizia dell'inquisizione l'elenco ufficiale delle pubblicazioni
ritenute contrarie alla fede o alla morale;
l'arte della stampa ha infatti portato a un imprevisto aumento delle
pubblicazioni che teologi controversisti e vescovi vengono via via denunziando
all'inquisizione come "scandalose, pericolose o eretiche"
e che dall'autorità competente soprattutto romana vengono condannate
come tali, proibendo ai fedeli di diffonderle, leggerle e possederle.
Le circa mille proibizioni sono ordinate alfabeticamente e ripartite
in tre gruppi:
I) autori non cattolici di cui si proibisce l'intera opera, compresi
gli scritti che non trattano di religione;
II) 126 titoli relativi a 117 autori e infine
332 titoli anonimi.
Al termine dell'elenco sono poste due liste aggiuntive:
- una di 45 Bibbie e Nuovi Testamenti vietati, e
- una di 61 tipografi, la cui produzione è da intendersi integralmente
posta al bando (tutti residenti in città di area elvetica e tedesca,
con l'eccezione del veneziano Francesco Brucioli).
III) "libri omnes" in cui figurano proibizioni
cumulative relative a intere categorie di libri: risultano così
vietati, anche se non trattano di fede, tutti i libri che non riportano
sui frontespizi il nome dell'autore, dello stampatore, la data e il
luogo di edizione, quelli usciti senza il permesso dell'ordinario del
luogo e dell'inquisitore o pubblicati da stampatori eretici, le opere
di carattere astrologico e di magia.
Tra le opere incluse figurano anche scritti di edificazione e di spiritualità
(in seguito non di rado espunte) nonché tutte le traduzioni in volgare
della Bibbia (la cui lettura è consentita a seguito di
una esplicita licenza rilasciata dal Sant'Uffizio, che tuttavia non
può in nessun caso essere concessa alle donne e a chi non conosce
il latino);
tra gli altri, gli scritti di vari cardinali, le poesie dello stesso
G. della Casa e
un libro anonimo De Beneficio Christi
(già tradotto due volta in inglese e una
in francese) che difende la dottrina luterana
della "giustificazione per fede", pubblicato con il patrocinio
dei cardinali R. Pole
e G. Contarini.
[ne rimarrà miracolosamente una copia.]
Oltre a varie composizioni di P.
Aretino, sono condannate le opere complete di:
. N. Machiavelli,
. F. Rabelais,
. E. da Rotterdam,
…;
- i Carmi di F.
Berni,
- le Lettere di A.F.
Doni,
- il Decameron di G.
Boccaccio;
opere di:
. L. Pulci,
. O. Lando,
. N. Franco.
Il rigore senza precedenti suscita immediate reazioni, specie tra
i librai.
Gli stessi gesuiti si trovano senza strumenti di corrente utilizzazione
nell'attività didattica: i padri della Chiesa commentati dai
protestanti, sant'Agostino curato da E.
da Rotterdam, gli Adagia dello stesso E.
da Rotterdam ecc.
Roma
i librai chiedono qualche forma di indennizzo per le perdite che dovranno
subire;
Venezia
i librai decidono in un primo momento di non rispettare gli ordini restando
in attesa di qualche auspicata mitigazione; vengono in seguito autorizzati
a continuare le vendite sintanto che il papa non si sarà deciso
di pagare tutti i libri che si dovranno gettare al rogo. Settimane di
forte tensione tra l'inquisitore di Venezia Felice
Peretti e il Collegio che ha autorizzato i librai a vendere i
libri compresi nel catalogo, mentre inquisitori e predicatori si danno
da fare con tutti i mezzi disponibili per abituare i veneziani al nuovo
clima repressivo. Alla fine le autorità veneziane autorizzano
la pubblicazione dell'indice inducendo i librai ad adeguarsi con qualche
riserva. Indicativa è la posizione del grande editore Gabriel
Giolito il quale consegna all'Inquisizione i libri di edizione
straniera segnati nell'Indice, ma trattiene quasi tutti quelli stampati
a Venezia, salvando così le recentissime edizioni delle opere
di P. Aretino
e di N. Machiavelli.
L'arcivescovo di Ragusa L.
Beccadelli esprime comunque seri dubbi sull'applicabilità
dello strumento considerando come sia comune, per esempio, in tutta
la Schiavonia la lettura della Bibbia volgare.
Firenze
una posizione simile a quella veneziana viene presa dal governo granducale
dove, in attesa di qualche addolcimento, si stabilisce di porre fuori
circolazione quei libri che hanno a che fare con la religione, ma di
lasciare passare gli altri.
____________
La quantità di reazioni induce il papa Paolo
IV a moderare qualche aspetto del catalogo, ma la sua morte (agosto)
interviene a rallentarne decisamente la diffusione in attesa di uno
strumento che possa essere accolto più favorevolmente.
L'elezione di Pio IV, uomo moderato con
intenti riformatori, favorisce l'accantonamento del catalogo paolino
che per il suo "furore devastatore" non si è dimostrato
all'altezza delle esigenze. Pio IV, sin
dall'inizio, si dichiara favorevole a una sua revisione che contenga
le proibizione dei soli libri eretici. Intende inoltre attenuare l'esorbitante
potere del Sant'Uffizio, ristabilendo l'autorità dei vescovi
nel capo del controllo della produzione libraria.
«segue 1564»
Inquisizione
spagnola
«segue da 1555»
1559, a pochi mesi di distanza dalla pubblicazione dell'Indice paolino,
l'inquisitore generale Fernando de Valdés
predispone il primo catalogo originale dell'Inquisizione spagnola che
tende a differenziarsi da quello romano fin dall'organizzazione della
materia: nessuna divisione in classi ma ripartizione per lingua. Le
sezioni latine, francesi, fiamminghe, tedesche e portoghesi dipendono
dagli Indici di Lovanio e di Parigi, quella castigliana dal lavoro originale
degli inquisitori iberici.
Tenendo conto che le due inquisizioni hanno in comune l'obiettivo di
lottare contro l'eresia, è naturale rinvenire nei due indici
molti disposizioni identiche, come quelle relative alla Bibbia.
Per altri aspetti quello romano risulta però più severo.
Lo spagnolo contiene infatti poche condanne originali di opere latine,
dipendendo per lo più da quello di Lovanio del 1550 e dal portoghese
del 1551. È peraltro caratterizzato da una particolare attenzione
alla letteratura in volgare. Soprattutto i libri di pietà sono
sottoposti a rigorosi controlli essendo ritenuti responsabili di deviazioni
eretiche, degli errori degli "alumbrados", dei falsi
mistici e degli erasmiani. Gli scritti dei misitici sono pertanto colpiti
con severità assente a Roma come avviene nei casi di:
. Francisco de Borja,
. Juan de Ávila,
. Luis de Granada.
Gli Indici spagnoli successivi continueranno su questa linea anche se,
ovviamente, dovranno tenere conto dell'Indice tridentino.
Più che a Roma inoltre si presterà cura all'espurgazione.
Lo stesso anno il domenicano Bartolomé
Carranza, già padre provinciale di Castiglia, all'indomani
della designazione a arcivescovo di Toledo e primate di Spagna, è
vittima di un interminabile processo inquisitoriale (destinato a trascinarsi
sino al 1576, alla vigilia della morte).
Nel corso di esso don Diego Hurtado de Mendoza
che pure ne ha condiviso in passato gli orientamenti religiosi, testimonia
di non averlo giudicato un «buen christiano»
(allo stesso modo di R. Pole)
perché in un suo libro «quitava
la abtoridad a la Inquisición».
La frattura interna determinatasi tra carransistas e intransigenti
come Melchor Cano riproduce le lacerazioni
verificatesi a Roma pochi anni prima, a testimonianza di un disagio
profondo all'interno dell'Ordine domenicano.]
«segue 1566». |