Papa
Giulio III
(1550-55)
Marzo
23, muore.
Concilio Ecumenico
di Trento
1545-63
1555,
è sospeso dal 1552.
Pasquino:
Ama Del Monte con uguale ardore
la scimmia e il servitore.
Egli al vago, femminio garzoncello,
ha mandato il cappello.
Perché la scimmia, a trattamento uguale,
non fa pur cardinale?
Papa
Marcello II
(1555)
Marcello Cervini
(Montepulciano 1501-Roma 1555)
figlio di Riccardo Cervini,
addetto della Penitenzieria Apostolica, studiò a Siena e a Roma;
1525, a Roma termina per Clemente VII la
correzione del calendario già avviata dal padre;
1531, è dapprima al servizio del card. Alessandro
Farnese poi tutore del nipote di questi, cardinale Alessandro;
quando Paolo III nomina Alessandro
alla segreteria di Stato, egli perviene ai vertici della diplomazia
pontifica;
1539, segue la legazione presso Carlo V,
riceve il vescovado di Nicastro ed è nominato cardinale;
si avvicina intanto gradualmente alle posizioni intransigenti del card.
G.P. Carafa distaccandosi
dal riformismo iniziale del pontificato farnesiano; e questo ancor più
dopo la rottura con il troppo mondano card. Alessandro;
1544, si ritira nella nuova sede di Gubbio;
1545, è designato, assieme ai cardinali R.
Pole e G.M. de'
Ciocchi del Monte [futuro Giulio III]
alla presidenza della prima sessione tridentina dove, secondo le più
rigide istruzioni della curia, manifesta un'inflessibile determinazione
verso i conciliaristi e un impegno esclusivo nelle questioni dogmatiche;
1550, sotto Giulio III si distingue nell'azione
di riforma disciplinare della chiesa;
1555, 10 aprile, eletto papa dal partito del cardinale G.P.
Carafa, muore appena 20 giorni dopo essere salito al trono
pontificio.
[Missa papae Marcelli, gli sarà dedicata da Pierluigi
da Pelestrina].
Papa
Paolo IV
(1555-59)
Gian Pietro Carafa (Sant'Angelo
della Scala, Avellino 1476-Roma 1559)
della nobile famiglia dei duchi di Montorio,
protetto dallo zio card. Montorio;
1505, protonotario apostolico, vescovo di Chieti;
1513, nunzio in Inghilterra;
1515, nunzio in Spagna;
1518, vescovo di Brindisi;
attivo membro dell' "oratorio del Divino Amore";
1524, fonda, con Gaetano da Thiene, l'ordine
dei teatini e ne diventa primo superiore;
1527, durante il sacco di Roma si ripara a Venezia;
1532, invia a Clemente VII un memoriale
per indurlo a provvedimenti drastici contro la corruzione ecclesiastica
e la dilagante eresia;
1536, cardinale;
1537, redige con altri il Consilium de emendanda ecclesia;
commissario per la riforma della Penitenzieria, membro tra i più intransigenti
e attivi dell'inquisizione romana;
1549, arcivescovo di Napoli;
1553, decano del sacro collegio;
1555
Maggio
23, senza l'opposizione del settore imperiale né
di quello francese viene eletto papa dal conclave.
Giugno
24, con un breve incarica fra T.
Scotti di Vigevano, commissario del Sant'Uffizio, delle indagini
riguardanti «omnes et singulas personas
cuiuscunque conditionis, status, gradus, ordinis et dignitatis fuerint,
etsi episcopalis, archiepiscopalis, primatis et patriarchalis existant,
[…] aliqua haereticae pravitatis macula quovis modo infectas».
Nello stesso anno, con la bolla Cum nimis absurdum che istituisce
il ghetto nello Stato della Chiesa, egli ribadisce la teoria secondo
la quale tutto il popolo ebraico, passato, presente e futuro, è
responsabile della morte di Gesù.
Per questa colpa, Dio avrebbe privato i giudei della loro terra, appunto
la Giudea, condannandoli ad una «schiavitù eterna».
Agosto
3, Roma, L.
Beccadelli scrive a Giovanni Gondola
che «è impossibile credere le lunghezze
di questa corte. Il papa è vecchio et per uso antico molto lungo
nel negotiare […]. Talché male si
viene a capo delle faccende».
Ottobre
Bernardo Navagero, agente della Signoria
di Venezia, annuncia che il pontefice ha fatto arrestare il segretario
della duchessa di Tagliacozzo (Giovanna d'Aragona),
moglie di Ascanio Colonna († 1557) e ha
confiscato tutte le carte di questa.
A Giovanna d'Aragona non resta che la fuga.
Novembre
13, fra G.
Muzzarelli si rivolge a Paolo
IV per farsi garante della volontà di pace dell'imperatore
ed esprimere velate critiche contro il cardinal nipote.
(Anche nei mesi seguenti cercherà di adoperarsi in tutti i modi
per scongiurare quella dissennata guerra ormai incombente, per dissipare
le «ombre false e maligne»
che dividono papa e imperatore).
Dicembre
31, nella notte Giovanna d'Aragona,
la figlia e la nuora, travestite da contadine abruzzesi, scivolano per
le vie di Roma sino a Porta san Lorenzo dove la polizia pontificia,
per una forte mancia, le lascia passare senza intralci. Le fuggitive
riescono a mettersi al sicuro, attraverso la montagna, nel castello
di Tagliacozzo.
Il mattino seguente tutta Roma è in ansia.
Gesuiti
«segue da 1554»
generale: I. de Loyola
(1541-56)
1555,
Germania, sorge il collegio di Ingolstadt.
Modena, la costruzione di un nuovo salubre collegio
è pieno di difficoltà nonostante l'aiuto delle pie donne
di Modena, Barbara Pezzani, Laura
Pallavicini e altre che, soto la direzione di Costanza
Pallavicini Cortese [La Cavaliera]
vi contribuiscono generosamente: questa con cento scudi, le altre insieme
con trecento lire in moneta di Ferrara.
[vedi Domicilia]
9 febbraio, il p.gen. domanda alla duchessa Eleonora Álvarez
de Toledo y Zúñiga lettere di raccomandazione per il suo vecchio
nemico Francesco Mudarra, sospettato da
tempo di eresia; in effetti vuol far di tutto per impedire che passi
ai luterani;
18 febbraio, p. Jéronimo Nadal,
consigliere teologico del cardinale Morone
che papa Giulio III invia ad Augusta per
la prossima Dieta, lasciano Roma; a Firenze p. D. Laínez, su domanda del papa, si unisce a loro mettendosi
in viaggio per la Germania;
23 marzo, muore Giulio III;
24 marzo, i tre giungono ad Augusta ma alla notizia della morte
del papa, fanno ritorno in Italia; p. D. Laínez ritorna a Firenze e così la duchessa
Eleonora Álvarez
de Toledo y Zúñiga può riavere
il suo confessore;
13 aprile, sollecitata da I.
de Loyola per Francesco Mudarra, la
duchessa, protettrice degli spagnoli, scrive personalmente al nuovo
papa Marcello II ma dopo qualche settimana
il papa muore;
23 maggio, con il nuovo papa Paolo IV,
nemico accanito della Spagna, I. de
Loyola non è proprio in rapporti di amicizia, sin dai tempi
del suo soggiorno a Venezia. Quest'elezione, come egli stesso confessa,
"lo fa tremare in tutte le sue membra".
Intanto, con il nuovo papa, p. D. Laínez è richiamato a Roma e continua la guerra
di penna della duchessa per riavere a Firenze il suo confessore.
luglio, schieratosi dalla parte dell'ecclesiastico spagnolo Francesco
Mudarra (a cui l'Inquisizione ha confiscato migliaia di ducati)
con notevole abilità fa in modo che la duchessa Eleonora Álvarez
de Toledo y Zúñiga scriva subito a Giovanni
Carafa (nipote del papa e conte di Montorio) perché all'ecclesiastico
sia concessa la grazia del perdono;
settembre, Francesco Mudarra (di
cui non conosciamo la fine) lo ringrazia per averlo aiutato presso la
duchessa e dichiara: «Il mio desiderio è
stato e sarà sempre quello di vivere e di morire nella comunione
e nella fede della santa Chiesa cattolica romana».
Il p.gen., in suo favore, si rivolge anche al viceré di Sicilia
Giovanni de Vega pregandolo di inviare
al papa una supplica in favore di Francesco Mudarra;
p. Doménech, che dovrebbe trasmettere
la domanda al viceré, si mostra alquanto negligente per cui più
tardi sarà rigorosamente punito.
13 ottobre, a Firenze, al posto di p. D. Laínez, viene inviato come nuovo direttore spirituale
della duchessa e delle sue figlie, p. Giacomo
de Guzmán;
dicembre, Firenze, quando lo sdegno della duchessa comincia a
placarsi, il p.gen. incarica il giovane Giovanni
di Mendoza, nipote di p. D. Laínez e in viaggio per Roma dove intende entrare
nella Compagnia di Gesù, di recarsi a Firenze a baciare la mano
della duchessa.
Intanto Eleonora Álvarez
de Toledo y Zúñiga si lascia
ancora trasportare dalla passione del gioco… perde anche duemila ducati
in una notte. Ma l'importante è tenersela buona e portare a buon
fine la fondazione definitiva di un collegio così importante.
Su questo si avverte p. Ludovico du Coudray
«di cogliere l'occasione per spingere sua
Eccellenza» la quale «… darebbe
volentieri ventimila scudi… e, se fosse uomo, entrerebbe nella Compagnia».
Bologna, Rettore: p. Francesco
Palmio.
Divenuta la situazione nella piccola casa di Santa Lucia insostenibile,
si esamina il progetto di costruire presso Sant'Andrea; il più
attivo collaboratore di questo piano è mons. T.
del Gigli; che, con gran gioia del p.gen. fa apposta un viaggio
da Roma per mettere tutto sulla buona strada. Le signore bolognesi tuttavia,
abituate ai begli uffici dei gesuiti a Santa Lucia se ne dolgono;
15 marzo, Margherita del Gigli e
Violante Gozzadini scrivono al p.gen. chiedendo
che almeno qualche padre rimanga nella vecchia casa.
Alla fine il progetto non va in porto e si rimane a Santa Lucia dove
viene acquistata un casa adiacente grazie al contributo di cento scudi
fatto dallo stesso mons. T.
del Gigli.
«segue 1556»
Teatini
(Teate = Chieti)
«segue
da 1531»
1555, ottengono una casa a Roma e da qui si diffondono rapidamente in
tutta Italia, dimostrando grande impegno nell'applicazione della riforma
cattolica;
«segue 1568»
Inquisizione spagnola
«segue da 1551»
1555, l'inquisizione spagnola non ha perso niente del suo mordente.
«segue 1559»
Ugonotti
«segue da 1551»
1555, pochi a questa data i seguaci tra la nobiltà; propagatori sono
ecclesiastici e maestri di scuola, stampatori, librai, senza che ci
sia una precisa disciplina e organizzazione;
settembre, viene costituita la chiesa di Parigi, cui seguono quelle
di Meaux, Angers, Orléans, La Rochelle e Poitiers;
«segue 1557»
|
ANNO 1555
|
nuovo Index librorum prohibitorum
[Sia l'edizione veneziana che quella milanese sono copie
di quella romana.] |
1555
Italia
Febbraio
9, il Sant'Uffizio di Venezia annuncia che il
nuovo Indice è pronto.
D'ora in poi librai e tipografi veneziani non potranno più
detenere, vendere o stampare i titoli in esso elencati; essi chiedono
e ottengono due successivi rinvii dell'applicazione e nello spazio
di tempp loro concesso stilano una supplica lunga e argomentata
contenente una critica puntuale dell'Indice;
Marzo
7, librai e tipografi presentano all'Inquisizione
la loro supplica che cerca di dimostrare come il nuovo Indice
distruggerà la tipografia veneziana.
Scritti quali:
- Colloquia e l'Elogio della follia di E. da Rotterdam,
- De incertitudine et vanitate scientiarum di Cornelio
Agrippa, tutti pubblicati a Venezia alla fine degli anni
Quaranta del Cinquecento con il consueto permesso di stampa stanno
infatti per essere banditi.
Inoltre anche l'opera omnia di autori:
. Konrad Gesner,
. Janus Cornarius,
. Joannes Oldendorpius,
. Hieronymus Schiurpff da San Gallo,
. Christoph Hegendorff,
. Jacob Ziegler,
. Joannes Velcurio,
. Sebastian Muenster,
. Otto Brunfels,
e i loro scritti giuridici, medici, filosofici ecc. sono banditi.
Essi chiedono in pratica un riesame di tutta la materia alla luce
di criteri più moderati.
Quanto ai provvedimenti contro la stampa ebraica, convalidati
dai due decreti pontifici del 29 maggio e del 18 dicembre 1554,
essi chedono la convocazione a Roma di una commissione di teologi,
giuristi ed altri esperti che rivedano tutte le proibizioni già
emesse e citano il precedente storico della lista canonica degli
scritti approvati dei padri della Chiesa, promulgata nel 494 da
papa Gelasio I.
[Questi – nella versione dei librai veneziani – riunì un
concilio di settanta vescovi (o forse, più semplicemente,
un sinodo della diocesi romana) per decidere se gli scritti di
autori come Eusebio di Cesarea, Origene
e Rufino fossero effettivamente cattolici.
Il concilio approvò alcune opere, altre ne respinse.]
Ad una simile serena valutazione si dovrebbe procedere nuovamente.
La lunga e vibrante perorazione si conclude col ricordo della
revoca del "catalogo" del 1549,
con l'aperto auspicio, quindi, che la Repubblica rifiuti anche
questo nuovo Indice del 1554.
12, il Sant'Uffizio ne rimanda di tre mesi l'applicazione ma i
librai sono ugualmetne costretti a consegnare dei libri.
23, già immobilizzato
a letto da febbraio, muore papa Giulio III.
Aprile
10, il nuovo pontefice Marcello
II dura poco…
Maggio
1°, muore papa Marcello
II;
4, i libri presentati
all'Inquisizione da Tommaso Giunti
e Marchio Sessa sono per lo più
di E. da Rotterdam.
23, sale al soglio
pontificio G.P.
Carafa:
Paolo IV;
pur imperioso e nemico implacabile della letteratura ereticale,
non è disposto a pubblicare l'Indice del 1554.
Probabilmente ordina alla Congregazione di ritirarlo e di compilarne
uno di più severo!
Giugno
22, diciannove librai e stampatori, tra i quali:
. Tommaso Giunti,
. Vincenzo Valgrisi,
. Michele Tramezzino,
. Andrea Arrivabene,
. Ottaviano Scoto,
. Giordano Ziletti,
. ecc.
compaiono davanti all'Inquisizione a nome della loro arte con
una seconda scrittura. Quanto prima sono stati umili ed imploranti,
tanto appaiono ora insistenti e arrabbiati.
Rivolgendosi innanzitutto ai membri laici del tribunale, fanno
presente che già più di una volta sono venuti a
discutere dell'Indice. Deplorano di dover per forza sottostare
a norme che non sono in vigore neppure a Roma e si chiedono come
l'Inquisizione possa permettere che i sudditi del pio e giustissimo
governo della Repubblica siano peggio trattati di quei librai
romani che operano sotto l'occhio vigile dei cardinali della Congregazione
romana. Non c'è Indice nella città del
papa: s'informi, il tribunale, presso l'ambasciatore a Roma. Il
tribunale acconsente.
L'ambasciatore Domenico Morosini
affronta subito la questione con il card. A.M.
Ghislieri, dal quale apprende che la Congregazione
è già al corrente delle obiezioni all'ultimo Indice
e medita di rimettere in discussione la proibizione delle opere
di varia cultura. I librai romani confermano a Domenico
Morosini che effettivamente non è stato emanato
alcun Indice per la città.
La Congregazione studia il problema per tutto il resto dell'estate
senza tuttavia giungere ad una risoluzione.
Luglio
6, il card. A.M.
Ghislieri comunica al Sant'Uffizio di Venezia
che quattro teologi sono stati deputati all'esame dei titoli non
dottrinali menzionati nell'Indice, che nel frattempo
si potranno vendere previa autorizzazione dello stesso tribunale
veneziano.
Agosto
3, viene fatta un'ulteriore concessione: i libri scritti
da autori sicuramente cattolici, ma recanti prefazioni, glosse
o simili scritte da protestanti possono essere messi in vendita
dopo l'eliminazione delle pagine incriminate, da rimpiazzarsi
con altrettante bianche.
Settembre
28, l'Inquisizione veneziana sospende, evidentemente
con il consenso di Roma, l'Indice del 1554, del quale
non si farà più parola.
[Il fatto che del nuovo Indice stampato da Gabriel
Giolito rimarranno solo poche copie, fa pensare che questa
edizione venga presto distrutta.]
Di nuovo quindi un Indice è stato redatto,
stampato e revocato, per espressa volontà, questa volta,
della stessa Congregazione romana.
A Venezia l'Indice non ha mai avuto applicazione e tutto
va avanti come prima: l'Inquisizione continua ad istruire processi
solo in presenza di denunce, i librai a vendere titoli protestanti
finché vengono scoperti.
[Paul F. Grendler, L'Inquisizione
Romana e l'Editoria a Venezia 1540-1605, Il
Veltro Editrice, Roma 1983] |
|
– Andrewes, Lancelot (Londra 1555-Winchester 1626) prelato anglicano, decano di Westminster
e cappellano della regina Elisabetta; uno
dei più autorevoli collaboratori alla versione inglese della Bibbia
promossa da Giacomo I ( Version Authorized)
Tortura Torti sive ad Matthaei Torti librum responsio (1609)
XCVI Sermons (1627, postumi, XCVI Sermoni che anticipano quelli
di J. Donne).
– Ariosto, Orazio (Ferrara 1555-m.
1593) letterato e critico italiano;
[Pronipote di Ludovico
Ariosto e amico di T.
Tasso.]
prende parte alle polemiche sul Furioso e la Gerusalemme
rivendicando la diversa natura dei due poemi;
Risposte ad alcuni luoghi del Dialogo dell'epica poesia (1586).
– Malherbe,
François de (Caen o Arry 1555-Parigi 1628) poeta francese
Traduttore di Seneca
Versi in morte di Geneviève Roussel (1575)
Les Larmes de sainct Pierre (1587, Lacrime di san Pietro)
Aux ombres de Damon (Alle ombre di Damone)
Consolation à Cléophon o Consolation a Du Périer
(Consolazione a Cleofonte)
Ode di Benvenuto a Maria de' Medici (1600)
Prière pour le roi allant en Limousin (1605, Preghiera per il re
che parte per il Limosino)
Importante per le annotazioni in margine a un'edizione del 1600 delle Premières
Oeuvres (Prime opere) Ph. Desportes.
Torna su
|
Stampa
«segue da 1554»
1555
Venezia
. Michele Sessa [il
Vecchio] ha finora pubblicato 151 edizioni (1506-1555);
«segue 1556».
Congregazione cardinalizia dell'inquisizione
«segue da 1554»
1555
Gennaio
Giulio III esorta il nunzio a Bruxelles
G. Muzzarelli a
far capire a Carlo V quanto egli abbia
dovuto penare per salvare l'arcivescovo P.A.
Di Capua da un processo destinato a chiudersi con una scontata
condanna.
Marzo
23, muore Giulio III.
Aprile
10, Marcello Cervini è
il nuovo papa Marcello II.
30, muore Marcello
II.
Maggio
23, Gian Pietro Carafa
è il nuovo papa Paolo IV.
Il Sant'Uffizio inizia ad ampliare (fino al 1559) la sua sfera di competenza
e i suoi poteri sotto il nuovo papa Paolo IV,
ex inquisitore, che nomina il generale dell'Inquisizione A.M.
Ghislieri membro della commissione per la riforma della curia.
Alcuni eterodossi modenesi vengono convocati a Roma, tra i quali Ludovico
Castelvetro che può contare sull'appoggio del vescovo
E. Foscarari (mantenutosi
peraltro in corrispondenza fino al 1562 anche con Filippo
Valentini, da lungo tempo ormai esule nei Grigioni).
Giugno
7, viene interrogato fra Bernardo
Bartoli il quale riferisce di essere già stato inquisito
in passato (1552) dal Sant'Uffizio ma anche esaminato
da:
. fra G. Muzzarelli
da Bologna,
. fra S.
Usodimare da Genova, vicario
dell'Ordine,
. G. Federici, vescovo
di Sagone.
Luglio
15-16, il costituto di Matteo
Lachi, domenicano fiorentino, si sofferma più su:
. R. Pole,
. Ascanio Colonna
e su altri eterodossi che non su G.G.
Morone.
[Lo stesso vale per le deposizioni decisive come quelle di fra Bernardo
Bartoli (giugno 1555) e Giovan Battista
Scotti.]
Bologna, alla fine del mese, nella testimonianza contro
G.G. Morone,
il delatore Giovan Battista Scotti
dice «Alla mia partita da Roma ultimamente,
che fu nell'anno 1552, io lassai depositione a messer Sano [Perelli]
notario del ufficio della sanctissima Inquisitione,
dove dissi quanto mi occorreva sopra molte persone per scarico della
conscientia mia».
[Probabilmente si è sbagliato sulla data 1552, anziché
1551 come risulterà dal Summarium
del processo contro G.G.
Morone.]
«segue 1556».
Index librorum proibitorum
«segue da 1549»
1555, 9 febbraio, Venezia, l'Inquisizione veneziana annuncia che l'Indice
(il secondo) è pronto e stavolta è stato trasmesso da
Roma che allunga molto, fino a 290, il numero degli autori, di cui si
condannano Opera omnia, e quello degli eretici italiani; ma vi
sono inclusi:
- De monarchia, di Dante,
. Colloquia di Erasmo
da Rotterdam (e altri suoi dieci titoli, già messi
all'Indice a Parigi e a Lovanio);
7 marzo, viene presentata alla stessa Inquisizione una supplica,
ben motivata, affinché siano rivisti i criteri dell'Indice
in senso più moderato, perché diversamente l'arte tipografica
veneziana rischierebbe la fine; l'Inquisizione rimanda di tre mesi l'applicazione
dell'Indice finché non si farà un riesame a Roma;
28 settembre, l'Inquisizione, col permesso romano, sospende definitivamente
l'Indice.
«segue 1559»
Stato dei Presidi
1555, 17 aprile, dopo la caduta di Siena in mano agli
imperiali, viene costituita questa entità politica di cui Carlo
V investe il figlio Filippo;
1557, questi, per soddisfare gli ingenti debiti che ha nei confronti
dei Medici, cede il senese, a titolo feudale, al duca Cosimo
I de' Medici, riservandosi però il diretto possesso di alcune
piazzeforti sul litorale tirrenico;
queste piazzeforti:
- Orbetello
- Talamone
- Porto Ercole
- Monte Argentario
- Porto Santo Stefano.
costituiscono appunto lo Stato dei Presidi;
1559, il trattato di Cateau-Cambrésis, stipulato tra Filippo
II di Spagna e Enrico II di Francia,
riconosce il possesso della nuova entità territoriale alla Spagna; notevole
è il valore strategico di questo stato in quanto queste città rafforzano
il predomino spagnolo sul Tirreno; esse fanno infatti parte di un sistema
integrato di basi militari che parte dalle Baleari e, attraverso Tunisi,
Malta, la Sicilia e la Sardegna, sancisce l'egemonia navale spagnola
sull'intero Mediterraneo occidentale;
oltre a ciò le piazzeforti servono a tenere a bada la Repubblica di
Genova e il poco fidato duca di Toscana Cosimo
I;
1646, i Presidi vengono attaccati dai francesi durante la guerra dei
trent'anni;
1713-14, con le paci di Utrecht e Rastatt vengono assegnati, con il
Regno di Napoli (di cui per quasi un secolo seguono le sorti) agli austriaci;
1738, sono assegnati a Carlo III di Borbone;
1801, con la pace di Firenze, stipulata tra Napoleone
e Ferdinando IV di Borbone, re di Napoli,
essi passano sotto amministrazione militare francese anche se nominalmente
vengono assegnati al Regno d'Etruria;
1815, il congresso di Vienna li restituisce al granducato di Toscana.
|