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Papa
Giulio III

(1550-55)

1553
la lotta e la censura contro i libri eretici coinvolge anche i libri ebraici, particolarmente il Talmud babilonese, che secondo le accuse contiene frasi blasfeme contro Dio Padre, Gesù Cristo e la Madonna;
Settembre
7
, Roma, Campo dei Fiori: proprio per sua iniziativa, un rogo incenerisce il Talmud e la letteratura affine;


Ottobre
28
, alla morte di G. Salviati, il papa designa G.G. Morone a succedergli nel ruolo di cardinale protettore dei domenicani attribuendogli un ruolo che:
- lo autorizza a intervenire nelle questioni interne dell'Ordine,
- gli consente di avere rapporti diretti con i suoi veritici,
- gli facilita l'accesso a informazioni,
- gli offre la possibilità di esercitare qualche influenza sui suoi indirizzi.
[Il fatto che il breve papale venga emanato solo sei mesi più tardi, il 14 aprile 1554, dimostra tuttavia che questa nomina ha sollevato non pochi contrasti.]

Concilio Ecumenico
di Trento
1545-63

1553, è sospeso dal 1552.

Anabattisti

«segue da 1551»
1553
autunno, Ginevra, J. Cauvin fa giustiziare Miguel Servet i cui pensieri hanno avuto una pur notevole efficacia sugli eretici italiani; il capo d'accusa principale è la critica al dogma trinitario contenuta nel suo ultimo libro De trinitatis erroribus libri septem, appena uscito;
la sua condanna al rogo riscuote l'approvazione dei maggiori uomini della Riforma.
«segue 1554»

Gesuiti

«segue da 1552»
generale: I. de Loyola (1541-56)
1553, Parigi, il Parlamento, valutate le circostanze sottolineate dall'avv. M.P. Séguier, suscettibili di introdurre una alterazione di fatto nell'assetto giurisdizionale della Chiesa francese, il Parlamento con un Arrét decide di sottoporre le bolle e le esenzioni vantate dalla Compagnia di Gesù all'esame della Sorbona e del vescovo di Parigi, Eustache du Bellay il quale sconsiglia di accettare i gesuiti nel regno.
[Queste sue valutazioni costituiscono forse, per l'autorevolezza del personaggio e per la precocità della loro data, il primo importante segnale di quella avversione del clero secolare francese - in particolare dei curati di Parigi - verso i gesuiti che diventerà un dato fisso della situazione religiosa in Francia.
La Facoltà di Teologia della Sorbona fa eco alle conclusioni del vescovo definendo come pertrurbatrice della «paix de l'Église» e tale da sovvertire la regola monastica.]
Roma: al Collegio Romano è operativo il corso di matematica;
15 aprile, 20enne, dopo gli studi classici e giuridici, deciso a mettere la sua vita e i suoi grandi doni interamente al servizio di Dio, entra novizio presso i gesuiti Tarquinio Rainaldi, giovane scolastico, figlio di don Cesare, un giureconsulto molto in vista in città il quale fa di tutto per distogliere il figlio da suoi propositi;
Firenze, luglio, per difenderlo dagli attacchi del padre, il p.gen. invia nel povero collegio, fondato da poco, proprio Tarquinio Rainaldi; il padre, grazie alla mediazione di Gian Giacomo de' Medici marchese di Marignano (fratello del futuro papa Pio IV) riesce ad avvicinare il duca e a fargli conoscere la sua pena;
agosto, attirato a palazzo Pitti proprio dal duca e da Gian Giacomo de' Medici, al giovane Tarquinio Rainaldi viene strappata la tonaca e invitato a vestire un uniforme militare, ma egli resta fermo nelle proprie idee; al padre don Cesare non resta che far ritorno a Roma… ma non demorde e fa di tutto per ricondurre il figlio nel mondo;
[giugno, la signoria di Genova chiede con insistenza p. D. Laínez e, con sorpresa del p.gen., la duchessa Eleonora Álvarez de Toledo y Zúñiga ne approva la partenza per il mese di settembre… ma subito dopo ritira l'autorizzazione stessa mettendo in imbarazzo il p.gen. presso i genovesi. Il p.gen. mette allora in moto lo zio della duchessa Giovanni Álvarez de Toledo per indurre la testarda a cedere; infine: la duchessa concede due mesi di congedo al suo confessore p. D. Laínez che però rimane a Genova più del previsto…;]
16 settembre, la duchessa Eleonora Álvarez de Toledo y Zúñiga invia una lettera al p.gen. con la quale gli raccomanda di mostrarsi conciliante verso i desideri di don Cesare Rainaldi;
23 settembre, il p.gen. scrive alla duchessa: « […] Vi supplico di non interporre facilmente la vostra autorità in questioni del genere. Potreste causare che un'anima lasci il servizio di Dio e si perda per sempre […]».

28 luglio, I. de Loyola rivolge a tutti i confessori dell'Ordine direttive precise sul modo di confessare le donne; direttive che si concludono col consiglio di sbrigarle rapidamente, soprattutto se si tratta di "devote". Lo stesso pio priore di Venezia, Andrea Lippomani (buon amico del p.gen. nei lontani anni del pellegrinaggio a Gerusalemme), trova scandaloso vedere tante nobildonne confessarsi così spesso ai gesuiti e vuole semplicemente impedirlo.]
Hugo Rahner, Ignazio di Loyola e le donne del suo tempo, Milano 1968, Edizioni Paoline.]

Modena, estate, nella tana, più che un collegio, le ondizioni dia lloggio dei padri gesuiti sono indescrivibili tanto che tutti si ammalano;
il p.gen. ordina quindi subito a Modena e al commissario che risiede a Bologna, p. Viola, o di affittare un'altra casa o di sopprimere il collegio ancora ai suoi inizi.
Nonostante l'aiuto di Costanza Pallavicini Cortese [La Cavaliera], la fondazione del collegio è quindi diventata una questione sanitaria.
Il rettore di Bologna, p. Francesco Palmio, deve deliberare con i medici competenti sulle condizioni igieniche della casa di Modena. Il medico personale del duca di Ferrara la giudica una «tana di bestie selvagge».
Per mettere ordine nelle faccende di Modena, il p.gen. invia un gesuita fiammingo, molto versato nelle questioni amministrative, incorruttibile, p. Filippo Leernus. Da una sua relazione si apprende tutta la gravità della situazione. Subito da Bologna viene inviato a Modena p. Palmio e col suo aiuto si riesce ad affittare una casa in un posto più favorevole dove si possa continuare l'attività del collegio.
ottobre, il commissario Giovan Battista Viola nomina rettore p. Leernus e l'antico superiore p. Cesare d'Aversa (sempre malaticcio e piuttosto severo) è richiamato a Bologna. Le "persone devote" di Modena protestano e in particolare La Cavaliera per il richiamo di uno scolastico fiammingo molto capace, il maestro Adriano de Witte.
Nonostante il divieto di far ritorno a Modena, p. Cesare d'Aversa vi ritorna lo stesso, su richiesta dei suoi devoti amici; i malintesi che ne seguono vengono però presto risolti dalla sua morte.
[vedi Domicilia]

- Palermo:
gennaio, p. Nadal, che predica a sant'Antonio di Palermo, viene richiamato a Roma dal p.gen. che ora gli affida il compito di promulgare le Costituzioni in Spagna e in Portogallo.

- Messina:
4 febbraio, p. Gerolamo Doménech arriva a Roma chiamato dal p.gen. prima di essere nominato p. provinciale della Sicilia;
12 marzo, Gerolamo Doménech rientra a Messina.
Il monastero detto dell'Assunzione, è popolato da quindici religiose professe, il cui spirito è ben lontano dal cielo. Il viceré Giovanni de Vega e il p. provinciale dei gesuiti Gerolamo Doménech si mettono all'opera con uno zelo riformatore senza consultare Roma.
A "lavoro finito" il viceré e il p.provinciale ne danno comunicazione al p.gen. e al cardinale di Messina Giovanni Andrea di Mercurio che risiede a Roma pregando il p.gen di mettere le cose in regola col diritto canonico presso la curia pontificia.
Il p.gen. ritiene che il modo di agire così spiccio del potere civile in questa riforma sia stato troppo severo e persino "cosa crudele" e del resto canonicamente insostenibile. Ma, mentre il p. provincilae ha un vigorosa reprimenda, col viceré occorre molto tatto.

Spagna, una commissione di teologi, voluta dall'arcivescovo di Toledo e presieduta dal domenicano Tomás Pedroche, accusa gli Esercizi spirituali di I. de Loyola di eresia alumbrada.
«segue 1554»

ANNO 1553



1553
Unione Elvetica
Confederazione dei tredici cantoni elvetici:

CATTOLICI
- Uri (1291),
- Schwyz (1291),
- Unterwalden (1291),
- Lucerna (1332),
- Zug (1353),
- Glarus (1353) [in parte],
- Friburgo (1481),
- Soletta (1481).

PROTESTANTI
- Zurigo (1351),
- Berna (1353),
- Glarus (1353) [in parte],
- Basilea (1501),
- Sciaffusa (1501),
- Appenzell (1513).

1553
-




1553
Sacro Romano Impero
Carlo V
Albero genealogico
(Gand 1500 - Yuste, Estremadura 1558)
secondogenito di Filippo d'Absburgo [il Bello] e di Giovanna [la Pazza];
1515-56, principe dei Paesi Bassi;
1516-56, re di Spagna (Carlo I)
1516-54, re di Napoli (Carlo IV);
1519-56, imperatore del Sacro Romano Impero;
prima guerra con la Francia (1521-26);
seconda guerra con la Francia (1526-29);
terza guerra con la Francia (1536-38);
nel 1539 (maggio) è morta la moglie Isabella di Portogallo lasciando la cura dei propri figli ad Eleonora Mascarenhas;
quarta guerra con la Francia (1542-44);



1553
quinta guerra con la Francia (1552-59): assedia invano la città di Metz, difesa tenacemente da Francesco di Guisa;



REGNO di SPAGNA
[vedi sotto]
REGNO di NAPOLI
[vedi sotto]

1553
REGNO di BOEMIA e d'UNGHERIA
Ferdinando I
Albero genealogico

(Alcalá de Henares 1503 - Vienna 1564)
figlio di Filippo d'Absburgo [il Bello] e di Giovanna [la Pazza], fratello minore di Carlo V, fu educato in Spagna;
1516, il nonno Massimiliano I gli procura la mano di Anna Jagellone;
1521-64, arciduca di Alta e Bassa Austria, Carinzia, Stiria e Carniola
1525-26, viene soffocata nel sangue la rivolta dei contadini nel Tirolo;
1526-64, re di Boemia e d'Ungheria;
la seconda corona gli viene disputata dal voivoda di Transilvania Giovanni Szápolyai, appoggiato dall'impero ottomano;
1530-64, re dei romani;
nel 1551, per rafforzare la chiesa cattolica nei suoi domini, ha chiamato i gesuiti a Vienna;






1556-64, imperatore del Sacro Romano Impero;

 



1553
-


1553
principato di Transilvania
Isabella Jagellona

(† 1559)
vedova di Giovanni Szápolyai († 1540), voivoda di Transilvania e re d'Ungheria;
1540-59, p.ssa di Transilvania;
(per volontà del sultano Solimano [il Magnifico])


1553
-


1553
ducato di Sassonia
Giovanni Federico [il Magnanimo]
Albero genealogico

(Torgau 1503 - Weimar 1554)
figlio di Giovanni [il Costante] di Wettin e di Sofia di Meclemburgo;
1532-54, langravio di Turingia;
1532-47, duca elettore di Sassonia;
dal 1547 è prigioniero dell'imperatore Carlo V;
liberato nel 1552, dei territori perduti è riuscito a recuperare solo la Turingia;


Moritz
Albero genealogico

(Freiberg 1521 - Sievershausen 1553)
figlio di Enrico [il Pio] e di Caterina di Meclemburgo;
[linea albertina]
1539, si converte al luteranesimo;
1541, sposa Agnese, figlia di Filippo d'Assia capo della Lega di Smalcalda;
1541-47, duca di Sassonia;
1547-53, principe elettore di Sassonia;



Augusto I
Albero genealogico

(Freiberg, Chemnitz 1526 - Dresda 1586)
figlio secondogenito di Enrico [il Pio] e di Caterina di Meclemburgo;
1548, sposa Anna, figlia di Cristiano III di Danimarca;
1553-86, principe elettore di Sassonia;
succede al fratello Maurizio;


1553
ducato di Prussia
Alberto di Brandeburgo
Albero genealogico

(Ansbach, Baviera 1490 - Tapiau, Königsberg 1568)
figlio di Federico margravio di Brandeburgo-Ansbach;
1525-68, duca di Prussia; (il primo)


1553
ducato di Württemberg
Cristoforo (o Cristiano) di Württemberg
Albero genealogico

(† 1568)
figlio di Ulrico e di Sabina di Baviera;
1550-68, duca di Württemberg;


1553
ducato di Baviera
Albrecht V [il Magnanimo]
Albero genealogico

(Munich 1528 - Munich 1579)
figlio di Guglielmo IV [il Costante] e di Marie Jakobäa di Baden-Sponheim ;
1546, sposa l'arcid.ssa Anna d’Austria;
1550-79, duca di Baviera;

1553
Mainz [Magonza]







1553
REGNO di POLONIA
Sigismondo II Augusto
Albero genealogico

(† 1572) (s.f.)
figlio di Sigismondo I Jagellone e di Bona Sforza († 1557);
sposa in prime nozze Elisabetta d’Absburgo († 1545);
sposa in seconde nozze Barbara Radziwillówna (1520-1551)
[forse avvelenata da Bona Sforza]
sposa in terze nozze Caterina d’Absburgo († 1572)
[sorella di Elisabetta]
1548-72, re di Polonia e granduca di Lituania;
sposa in seconde nozze Bona Sforza († 1557), figlia di Gian Galeazzo duca di Milano;

 

1553
-





1553
IMPERO OTTOMANO
Solimano [il Magnifico]
Albero genealogico

(1494 - 1566)
figlio di Selim I;
1520-66, sultano;
1534-35, prima campagna militare contro i Safawidi di Persia;
1548-49, seconda campagna militare contro i Safawidi di Persia;
nel 1550 ha annesso Buda;
1553
Rosselana ben sapendo che, in base alla legge del fratricidio, entrambi i suoi due figli maschi sarebbero stati uccisi in favore dell'erede legittimo Mustafà) lo convince che il figlio primogenito Mustafà (avuto da un'altra concubina) sta complottando contro di lui anche se in realtà il figlio è sempre rimasto fedele al padre. Durante una campagna militare contro la Persia, il sultano convoca Mustafà nella sua tenda e lo fa strangolare davanti a sé.



Gran Visir
-
1553
dal 1533 Khayr al-Din [Barbarossa] è diventato ammiraglio in capo (kapudan pasa - grande ammiraglio) della marina ottomana che si batte contro la marina imperiale spagnola.










1553
REGNO di FRANCIA
Enrico II
Albero genealogico
(Saint-Germain-en-Laye 1519 - Parigi 1559)
secondogenito di Francesco I;
1533, sposa Caterina de' Medici che non avrà alcuna influenza negli affari dello stato;
1536, dopo la morte del fratello Francesco diventa delfino;
1547-59, re di Francia;
nel 1552 ha occupato Metz, Toul e Verdun che da tale data rimangono nell'orbita francese;

Primo ministro
[Sovrintendente delle Finanze]
André Guillart
(1552 - 1556)
Cancelliere-Guardasigilli
Jean Bertrand
signore di Frazin
(1551 22 mag - 10 lug 1559)
Segretario di stato agli Affari Esteri
Claude de l’Aubespine
signore d’Hauterive
(1547 1° apr - 8 lug 1567)
 
1553
-

 
1553
ducato di Lorena e di Bar
Carlo III (o II) [il Grande]
Albero genealogico

(1542 - 1608)
figlio di François I e di Christine di Danimarca;
1545-1608, duca di Lorena e di Bar;
sotto la tutela della madre e dello zio;
1548-50, il breve scontro con l'Inghilterra si conclude con l'acquisto di Boulogne da parte della Francia;

1553
-


1553
Paesi Bassi
Carlo V
Albero genealogico

[vedi Carlo V]
1515-56, principe dei Paesi Bassi;
[Olanda, Brabante, Limbourg, Fiandre e Hainaut]


Governatrice
Maria d'Absburgo
(1530 - 25 ott 1555)

1553
-





1553
REGNO d'INGHILTERRA e d'IRLANDA
Edoardo VI
Albero genealogico
(Hampton Court 1537 - Greenwich 1553)
figlio di Enrico VIII e di Jane Seymour;
1547-53, re d'Inghilterra e d'Irlanda;
salito al trono a nove anni sotto la reggenza dello zio E. Seymour, poi duca di Somerset;
1553
la reggenza è passata a J. Dudley duca di Northumberland il quale promuove una politica più risolutamente accentratrice e protestante grazie alla pubblicazione della dichiarazione dei 42 articoli e del Prayer book che orienta in senso protestante la chiesa anglicana;
progetti di matrimonio con Maria Stuart e con Elisabetta di Francia non vanno in porto;
gravemente ammalato, viene persuaso dal duca a escludere dalla successione le sorelle Maria ed Elisabetta a favore della propria nuora Jane Grey, pronipote di Enrico VIII, che alla sua morte viene così proclamata regina.



Jane Grey
Albero genealogico
(? - ?)
figlia ?, nuora del duca di Northumberland;
1553 (10-19 luglio), regina d'Inghilterra;



Maria [la Cattolica] o [la Sanguinaria]
Albero genealogico
(Greenwich 1516 - Londra 1558)
figlia di Enrico VIII e di Caterina d'Aragona;
riceve un'educazione profondamente cattolica dalla madre e viene promessa in sposa sin dalla tenera età al figlio di Francesco I di Francia e poi allo stesso imperatore Carlo V;
1536, solo ora, dopo la condanna a morte di Anna Bolena, rientra nelle grazie del padre previo atto di sottomissione (su consiglio di Thomas Cromwell) nel quale riconosce il monarca capo supremo della chiesa d'Inghilterra e ripudia l'autorità del papa;
1544, ottiene il riconoscimento dei suoi diritti di successione al trono d'Inghilterra dopo il principe Edoardo e ogni altro figlio legittimo eventualmente nato al re;
1553-58, regina d'Inghilterra;
la sua ascesa al trono è stata invano contrastata dal duca di Northumberland;



1553
-


IRLANDA
-
-
-
-

1553
-

a

1553
REGNO di SCOZIA
Maria [Stuarda]
Albero genealogico

(Linlithgow, Edimburgo 1542 - Fotheringhay, Northamptonshire 1587)
figlia di Giacomo V e di Maria di Guisa;
1542-67, regina di Scozia;
sotto la reggenza della madre;
dal 1548 vive in Francia dove viene educata;.



1553
-


a

1553
REGNO di DANIMARCA e di NORVEGIA
Cristiano III
Albero genealogico
(Gottorp, Schleswig-Holstein 1503 - Koldinghus, Vejle 1559)
figlio di Federico I e di Anna di Brandeburgo;
1534-59, re di Danimarca e di Norvegia;



1553
-
NORVEGIA
1553
-
ISLANDA
1553
-

1553
REGNO di SVEZIA
Gustavo I Vasa
Albero genealogico
(Lindholm 1496 ca - Stoccolma 1560)
figlio di Erik Vasa;
1523-60, re di Svezia; (convertito al luteranesimo)





1553
-










1553
REGNO di PORTOGALLO
Giovanni III [il Pio]
Albero genealogico

(Lisbona 1502 - 1557)
primogenito di Emanuele I e di Maria, figlia dei sovrani spagnoli Ferdinando e Isabella;
1521-57, re di Portogallo;
nel 1525 (febbraio), a Salamanca, ha sposato la p.ssa Catarina di Spagna, 18enne, sorella dell'imperatore Carlo V;
nel 1536 ha introdotto l'inquisizione in Portogallo;




1553
-
a


1553
REGNO di SPAGNA
Carlo I
Albero genealogico

[vedi Carlo V]
1516-56, re di Spagna; (Carlo I)



1553
-







1553
ducato di SAVOIA
Emanuele Filiberto [Testa di Ferro]
(Chambéry 1528 - Torino 1580)
figlio di Carlo III [il Buono] e di Beatrice di Portogallo;
1536-80, principe di Piemonte;
1538-80, conte d'Asti;
1553-80, conte di Aosta, Maurienne e Nizza;
1553-80, duca di Savoia;
1553-80, re di Cipro e Gerusalemme (titolare);
1553
è nominato luogotenente generale e comandante supremo dell'esercito spagnolo in Fiandra;

 

1553
-



1553
REPUBBLICA DI GENOVA
[Denominazione ufficializzata nel 1528 per iniziativa di Andrea Doria]
Luca Spinola
Albero genealogico

(? - ?)
figlio di
1551 4 gen - 4 gen 1553, doge di Genova;


Giacomo Promontorio
Albero genealogico

(? - ?)
figlio di
1553 4 gen - 4 gen 1555, doge di Genova;


1553
-



1553
ducato di Milano

dal 1535 il ducato,
come previsto dal congresso di Bologna,
è stato devoluto all'impero [in pratica agli Absburgo].



Felipe II
Albero genealogico
(Valladolid 1527 - Escorial, Madrid 1598)
primogenito di Carlo V e di Isabella di Portogallo;
1539, muore la madre;
1540-98, duca di Milano;
dal 1543 è reggente della Castiglia e dell'Aragona, dal 1545 è vedovo e dal 1548 si trova presso il padre a Bruxelles;
nel 1550 ha fatto ritorno in Spagna;
nel 1551 ha ricevuto il giuramento del regno di Navarra;




1554-98, re di Napoli e di Sicilia (Filippo I);
1556-98, re di Spagna (Filippo II);
1580-98, re di Portogallo;

Viceré
don Ferdinando I [Ferrante] Gonzaga
(1546 - 1555)

1553
-



1553
ducato di Mantova
Guglielmo I
Albero genealogico
(1538 - 1587)
figlio di Federico II e di Margherita Paleologo, e fratello di Francesco III;
1550-87, duca di Mantova e marchese del Monferrato;



1574-87, 1° duca del Monferrato;



1553
-
a

1553
REPUBBLICA DI VENEZIA
"La Serenissima"
Francesco Donà

(Venezia 1468 - Venezia 23 mag 1553)
figlio di Alvise e di Camilla Lion;
1545-53, doge di Venezia; [79°]
dal 1550, malato, cerca più volte di abdicare, ma non gli è concesso.
Già molto religioso, negli ultimi anni della sua vita lo diviene ancor di più.
1553
Maggio
23
, muore.


Marcantonio Trevisan

(Venezia 1475 ca - Venezia 31 mag 1554)
figlio di Domenico e di Suordamor Marcello;
[Noto in tutta Venezia per la sua bigotteria ed il fanatismo religioso che lo anima. Non si sposerà mai, probabilmente, come dicono alcune fonti dell'epoca, per non peccare.]
1553
Giugno
4
, viene eletto doge.
1553-54, doge di Venezia; [80°]


- nunzio pontificio: L. Beccadelli  (1550 mar - 1554)
- ambasciatore di Spagna: ? (? - ?)

1553

Un'aspra controversia tra le stamperie di Marcantonio (o Marc'Antonio) Giustiniani e del Bragadin per due edizioni rivali di un libro, si tirano dietro denunce ed accuse che, giunte all'orecchio del pontefice, forniscono la giustificazione immediata per un attacco generalizzato contro la letteratura giudaica.

Agosto
12
, il papa ordina l'abbruciametno del Talmud e dei libri ebraici;

Settembre
eseguita la sentenza a Roma, la Congregazione del Sant'Uffizio ne decide l'estensione a tutta Italia;

Ottobre
18
, il Consiglio dei Dieci fornisce il suo appoggio unanime alla decisione della Congregazione del Sant'Uffizio e, forte delle conclusioni degli Esecutori contro la bestemmia che il Talmud è opera blasfema contro Dio padre, Cristo e la Madonna, danno disposizioni per il rogo di tutte le copie che saranno raccolte.
La ricerca di altri esemplari dovrà proseguire in ghetto ed ovunque, nelle case di ebrei, cristiani e librai.
Fissata dapprima al giovedì, l'esecuzione viene differita a sabato…
21, sabato, Piazza S. Marco, in un grande rogo (un «buon fuoco» secondo il nunzio) vengono bruciati libri ebraici e letteratura affine.
[Nei mesi successivi, il Talmud, insieme ad altri testi, sarà dato alle fiamme anche in zone remote del Dominio veneto come l'isola di Creta, mentre in tutta Italia i libri ebraici saranno distrutti a centinaia di migliaia.
A Venezia, comunque, l'ordine è stato eseguito prima che in molte regioni dello Stato pontificio.
I tre decreti di confisca e distruzione hanno raccolto rispettivamente:
- 19 voti favorevoli e nessuno contrario o non sincero;
- 26 favorevoli, nessun contrario e 2 non sinceri;
- 26 favorevoli e nessun contrario o non sincero.
[Per bruciare il Talmud non c'è stato quindi bisogno di convincere il patriziato. Come noterà il nunzio, nessuno, nei consigli, ha parlato contro il decreto che lo condannava e sono stati gli Esecutori contro la bestemmia, non già il Sant'Uffizio a dar corso alla sentenza.]
[Vent'anni dopo, il 4 novembre 1574, Antonio Giustiniani, figlio ed erede dello stampatore di libri ebraici Marcantonio Giustiniani, sosterrà che nel 1553 il padre ha perso libri per 24.000 ducati.
Una critica a posteriori fa pensare che abbia esagerato l'entità della perdita, dato che il padre, nel 1553, prima del rogo, ha valutato il costo della carta e della stampa dei libri confiscati in 3.000 ducati. D'altro canto, un calcolo delle perdite sulla base del prezzo medio di vendita di un libro darebbe una cifra al doppio di 3.000 ducati e inoltre altri libri potrebbero essere stati confiscati dopo il 14 ottobre.]
Il timore della minaccia alla religione tradizionale è più forte, questa volta, di qualsiasi considerazione economica.

Inquisizione: Venezia, viene giustiziato un «grisone anabattista» impenitente.
Pronunciata dall'Inquisizione la sentenza capitale, il governo esita a lungo ma alla fine, cedendo alle pressioni dei "deputati laici" lo fa annegare segretamente, in piena notte.

Tra il 1515 e il 1553 la tipografia veneziana in caratteri ebraici è prosperata fino a diventare la prima d'Europa.
Artefice di questa fioritura il cristiano Daniel Bomberg, originario di Anversa, appassionato cultore di ebraismo.

[Paul F. Grendler, L'Inquisizione Romana e l'Editoria a Venezia 1540-1605, Il Veltro Editrice, Roma 1983]



1553
ducato di Ferrara, Modena e Reggio
Ercole II d'Este
Albero genealogico

(Ferrara 1508 - 1559)
figlio di Alfonso I e di Lucrezia Borgia;
1528, Parigi, sposa Renée d’Orléans († 1575) duchessa di Chartres, figlia di re Louis XII, di inclinazioni calviniste;
[gli porta in dote il ducato con altri domini, ricevuti in pegno nel 1528 da Philippe IV [il Bello] re di Francia]
1534-59, duca di Ferrara, Modena e Reggio;


 
1553
-


1553
ducato di Firenze
Cosimo I de' Medici
Albero genealogico

(Firenze 1519 - Villa di Castello, Firenze 1574)
figlio di Giovanni [dalle Bande Nere] (ramo dei "popolani") e di Maria Salviati;
1537-69, duca di Firenze;
nel 1539 ha sposato Eleonora Álvarez de Toledo y Zúñiga († 1562);



1569-74, granduca di Toscana;

1553
-


1553
ducato di Urbino
Guidobaldo II
Albero genealogico
(Pesaro 1514 - 1574)
figlio di Francesco Maria I Della Rovere e di Eleonora Gonzaga;
1538-74, duca di Urbino;
1538-39, duca di Camerino;
nel 1548 ha sposato Vittoria Farnese;
1553
dopo essere stato governatore delle armi di Venezia è ora capitano generale della chiesa;





 
1553
-




1553
REGNO di NAPOLI
Carlo V
Albero genealogico

(Gand 1500 - Yuste, Estremadura 1558)
secondogenito di Filippo [il Bello] e di Giovanna [la Pazza];
1515-56, principe dei Paesi Bassi;
1516-56, re di Spagna (Carlo I)
1516-54, re di Napoli (Carlo IV);
1519-56, imperatore del Sacro Romano Impero;

– vedi sopra –

NAPOLI
Viceré
don P. Álvarez de Toledo y Zúñiga
marchese di Villafranca
(1532 - 1553)
 
Nunzio apostolico
-

1553
-


SICILIA
Viceré
-
1553
-
a





Baldi, Bernardino (Urbino 1553-1617) umanista italiano; formatosi a Padova, dove studiò anche medicina e matematica, stette poi al servizio di Ferrante Gonzaga e del cardinale C. Borromeo; compose grammatiche e dizionari dell'ungherese, dell'arabo e del persiano;
1585-1609, abate di Guastalla, vive gli ultimi anni alla corte di Urbino dove attende alla composizione delle vite di Federico e di Guidobaldo da Montefeltro
Egloghe
Rime varie
Epigrammi

Fenomeni di Arato (traduzione)
Le Lamentazioni di Geremia. (traduzione)
Ero e Leandro di Museo (traduzione)
Nautica (1590, in 4 libri, poema didascalico)
Sonetti romani (1590)
Il lauro (1600, liriche)
Il Tasso ovvero della natura del verso volgare (postumo, 1847).

Breton, Nicholas (Londra 1553?-1625?) poeta e poligrafo inglese;
England's Helicon (1600, L'Elicona d'Inghilterra)
Satire.

Florio, John (Londra 1553?-Fulham, Londra 1625) traduttore e lessicografo inglese
A World of Words (1598, Un mondo di parole, dizionario italiano-inglese)
Tradusse in inglese i Saggi di M.E. de Montaigne (1603, una delle "grandi" traduzioni del '500).

Hakluyt, Richard (Londra 1553 ca-1616) storico inglese
Viaggi diversi relativi alla scoperta dell'America (1582)
Principali navigazioni, viaggi, traffici e scoperte della nazione inglese (1598-1600, in 12 voll., continuata poi da S. Purchas)
Vedi Hakluyt Society fondata nel 1846 che pubblicò gli scritti dei primi scopritori e viaggiatori inglesi.

Thou, Jacques-Auguste de (Parigi 1553-1617) storico e politico francese, il cui nonno Augustin era giunto alla carica, che poi egli stesso ricoprirà, di presidente del parlamento di Parigi;
[Padre di Jacques Auguste de Thou, figlio († 1679).]
1598, collabora alla stesura dell'editto di Nantes;
Historia sui temporis (1604-08, messa all'«Indice» nel 1609; interrotta la pubblicazione all'88° libro; Londra 1733, ediz. completa in 138 libri, postuma, con le Memorie autobiografiche)
In seguito alla sua opposizione all'introduzione di alcuni editti del concilio tridentino, viene privato della carica che occupa al parlamento di Parigi;
1616, richiamato da Maria de' Medici, si adopera per la riconciliazione della reggente con la nobiltà.
[Nel 1680, marzo-aprile, i creditori del figlio ed erede cedono in blocco la sua biblioteca (csi tutti i volumi posseduti da Grolier) al marchese de Ménars, nipote di J.-B. Colbert (il quale passò allo statista J.-A. de Thou, figlio, i manoscritti antichi).
(Alcuni antiquari indicano il 1681 come anno di passaggio della biblioteca al marchese de Ménars: in realtà i manoscritti vennero acquistati (4500 livres) nella primavera del 1680, mentre l'accordo per la cessione dei libri a stampa (20.061 livres) venne perfezionato in un momento successivo.)
Nel 1706 il marchese de Ménars cede la propria collezione al cardinale de Rohan (per 40.000 livres) e dalla fastosa biblioteca del prelato la "Thuana-Menarsiana" passa a Charles de Rohan, principe di Soubise.
Il catalogo della sua biblioteca (csi quindi anche tutti i volumi posseduti da John Grolier), curato da Ismael Bouillau (che per la prima volta applica a una biblioteca privata la classificazione per soggetti) sarà pubblicato: 1ª ediz., 1679; 2ª ediz. Liebezeit, Hamburg, 1704. In 8° piccolo.
Hans Tuzzi, Gli strumenti del bibliofilo, Edizioni Sylvestre Bonnard, Milano 2003.]



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«segue da 1552»
1553,
«segue 1554».

Congregazione cardinalizia dell'inquisizione

«segue da 1552»
1553
Gennaio
-

Febbraio
28
, sollecitato dal pontefice e incoraggiato dall'ambasciatore veneziano, G. Grimani giura solennemente al cospetto di Giulio III di non aver mai nutrito opinioni eterodosse. Risponde il papa: «Et nos iuramus ita credere».
[Per lui il cardinalato sarà comunque sempre un miraggio.]

Marzo
16
, dopo l'inchiesta repetitiva iniziata in Sicilia il dicembre scorso, il processo sul messinese Giovan Francesco Verdura si conclude rapidamente.
Egli può ottenere la libertà, pur con l'obbligo di ripresentarsi «sub poena confessi».
Lo stesso giorno, nella congregazione, il card. Puteo, d'accordo con Giulio III, distribuisce ai colleghi una «minuta informatione» della causa contro P.A. Di Capua, concludendo che è necessario credere «al giuramento del detto arcivescovo» più che a tutti i testimoni che hanno deposto contro di lui, e così sentenzia il pontefice, dando ordine al cardinale nipote di comunicargli di persona che la sua causa è stata «spedita […] secondo il desiderio suo».
Ciò scatena la rabbia di Álvarez de Toledo che, cercando in tutti i modi di contrastare questa frettolosa decisione, dichiara «che ci sono altre cose contro l'arcivescovo che non sono ne' processi».
19, riferendo tutto questo a Mantova, il Capilupi sottolinea come il nocciolo duro del Sant'Uffizio si riservi il diritto di nascondere parte dei documenti di cui è in possesso sia al papa i sia al resto della congregazione.
21, P.A. Di Capua scrive al cardinal di Mantova compiacendosi del fatto che la sua innocenza sia stata difesa da persone «non sospette» quali il Puteo e G. Muzzarelli, a dispetto della «poca carità d'altri, per non dir malignità».
Servirà a poco.
23, Roma, intanto, in una prima votazione contro fra Giovanni Buzio da Montalcino, il maestro del Sacro Palazzo G. Muzzarelli si pronuncia a favore della condanna a morte;
26, anche P.A. Di Capua si deve preparare a pronunciare una purgazione canonica, una sorta di abiura segreta o di assoluzione extragiudiziale, analoga a quella di G. Grimani tale quindi da mettere la pietra tombale su ogni ambizione di cardinalato.
Inginocchiato ai piedi del pontefice, alla presenza dei cardinali:
. Puteo,
. Pacheco
(entrambi ostili al rigorismo inquisitoriale),
. G. Muzzarelli,
quattro vescovi napoletani che giurano di averlo conosciuto in passato «pro viro bono et catholico», P.A. Di Capua deve ascoltare i 17 capi d'accusa formulati dal Sant'Uffizio che investono non solo:
- la giustificazione per sola fede,
- la negazione del primato papale e del purgatorio,
- la propaganda eterodossa da lui promossa,
- la corrispondenza con Martin Butzer e i rapporti con eretici conclamati,
ma anche la negazione della presenza reale di Cristo nell'eucarestia.
Eresie gravissime, delle quali tuttavia egli non è stato dimostrato colpevole «sed sola suspicione aliquali laborantem», come sentenzia il pontefice autorizzandolo quindi a giurare di non aver mai né pensato né detto né fatto alcunché contro la Chiesa e dandogli infine la benedizione dopo averlo parternamente ammonito.
Sebbene l'arcivescovo P.A. Di Capua e i Gonzaga riprendano subito a darsi da fare per il cardinalato, sforzandosi di presentare questa cerimonia come una piena assoluzione, è lo stesso Giulio III a far capire che occorre mettersi il cuore in pace.

Maggio
9
, solo con la purgazione canonica ora decretata (e pronunciata di lì a poco al cospetto del cardinale Álvarez de Toledo) Giovan Francesco Verdura riesce a evitare la condanna.
[Come in altri casi, non v'è dubbio che tale esito sia il risultato di un intervento di Giulio III.
Che i suoi conti con il Sant'Uffizio rimangano ancora aperti, infatti, è suggerito dal fatto che nel 1558 egli sarà di nuovo arrestato nelle carceri romane, dalle quali solo la morte di Paolo IV (agosto 1559) gli consentirà di uscire.]

Giugno
Roma, all'indomani del colloquio (1° giugno) di San Paolo nel convento romano di Santa Maria sopra Minerva, R. Nerli, reggente di San Domenico a Bologna, redige sotto giuramento un breve memoriale in cui evoca i suoi rapporti con G.G. Morone;
lo stesso mese, sebbene G.P. Carafa si sia appena detto «consolatissimo» delle risposte di R. Pole sul caso di M.A. Flaminio, a Roma i supremi inquisitori sono ben informati e preparati a prendere severi provvedimenti;

Agosto
8
, Roma, nella seconda votazione contro fra Giovanni Buzio da Montalcino, il maestro del Sacro Palazzo G. Muzzarelli si pronuncia ancora a favore della condanna a morte.

Novembre
11
, P.A. Di Capua sollecita dalla corte di Bruxelles «nuovo ordine di fuoco et risoluto» scagliando tutta la sua rabbia contro il cardinal di Carpi e il «veneno» che questi non cessa di spargere, insinuando che egli è stato «expedito per favore» (come in effetti è accaduto).
30, Napoli, il card. Pacheco, viceré, si rammarica della persistente opposizione del card. G.P. Carafa e del card. Álvarez de Toledo contro P.A. Di Capua.

Roma, arriva don Lorenzo Davidico per riferire al cardinale di Carpi le sue astiose accuse contro G.G. Morone;

Dicembre
12
, le insinuazioni di P.A. Di Capua che gli inquisitori abbiano estorto deposizioni false contro di lui gli costano una nuova convocazione della congregazione, in occasione della quale sa peraltro difendersi «con molta accortezza e prudenza».
27, nell'ultimo concistoro di Giulio III, il nome di P.A. Di Capua non compare tra i nuovi cardinali.
Il papa premia invece G. Muzzarelli, creandolo arcivescovo di Conza, nel Regno di Napoli.
«segue 1554»

 

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