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Papa
Paolo IV

(1555-59)

1556
Gennaio
, al mattino tutta Roma è in ansia per la fuga da Roma di Giovanna d'Aragona, moglie di Ascanio Colonna.
L'intimità di Ignazio di Loyola con la duchessa è ben nota al papa, comunque l'evasione rappresenta per lui la prima battaglia perduta contro gli spagnoli.

Avversario della Spagna si lascia coinvolgere nella guerra contro Carlo V, ordita maldestramente dal suo intrigante nipote Carlo Carafa, da lui nominato segretario di stato;
destituisce e deferisce all'Inquisizione il card. R. Pole.
Marzo
4
, lancia la scomunica maggiore contro Marcantonio Colonna (che poco dopo marcerà contro Roma nella campagna del duca d'Alba) e suo padre Ascanio Colonna († 1557).
Intanto la posizione di fra G. Muzzarelli, nunzio di Bruxelles, si fa sempre più insostenibile, ridotto com'è a strumento di facciata e destituito di ogni ruolo politico, mentre i Carafa e i loro amici non esitano a gratificarlo di appellativi quali «triste palese» e «frate porco».
Agosto
10
, fra G. Muzzarelli indirizza una lettera a S. Rebiba per denunciare con parole dure una situazione divenuta intollerabile.
14, con un secco breve il papa revoca la sua nunziatura;
[Inizia così la sua decadenza.]
Settembre
14
, conclude la pace di Cave con Filippo II sacrificando freddamente, per calcolo, gli interessi della famiglia Colonna, i cui beni nella campagna romana sono in potere dei nipoti del papa.
A Roma intanto si comincia a lavorare intorno ad un nuovo Indice… ma la guerra contro la Spagna ne rimanda il compimento fino al dicembre del 1558.

Concilio Ecumenico
di Trento
1545-63.

1556, è sospeso dal 1552.

Gesuiti

«segue da 1555»
generale: I. de Loyola (1541-56)
vicario: D. Laínez (1556-58);
1556,
14 febbraio, Fiandre, fondazione di un collegio a Lovanio: il vento è cambiato e p. Ribadeneyra presenta a nome di I. de Loyola una nuova supplica a Filippo II;
giugno, dalla Spagna arriva una pressante lettera della reggente Giovanna in favore dei gesuiti;
16 luglio, Maria di Boemia, sorella di Giovanna, entra personalmente a Bruxelles per salutare il padre; p. Ribadeneyra le parla e la regina si adopera con zelo presso Filippo II e presso l'ostinato segretario del governo Viglius van Zwichem;
20 luglio, il p.gen. dà come sue ultime istruzioni per le Fiandre la richiesta presso la regina Margherita di Boemia, così favorevole ai gesuiti, di un intervento presso Filippo II;
30 luglio, p. Ribadeneyra viene invitato ad un pranzo decisivo in casa di Viglius van Zwichem insieme con il conte de Feira e col rettore dell'università di Lovanio Ruard Tapper: il successo è assicurato.
31 luglio, muore il fondatore della Compagnia di Gesù, lasciando i suoi quasi cinquemila membri sparsi per il mondo senza una guida;
15-20, agosto, Filippo II firma la carta che accorda ai gesuiti la loro ammissione nei Paesi Bassi.
Modena, dopo la morte del p.gen. Costanza Pallavicini Cortese [La Cavaliera] collabora ancora con il cardinal Morone alla sistemazione definitiva del collegio.
[vedi Domicilia]
24 ottobre, da Roma p. D. Laínez invia a Firenze a p. Giacomo de Guzmán una lettera particolareggiata sui punti essenziali della direzione spirituale da dare alla duchessa Eleonora Álvarez de Toledo y Zúñiga… preda del demone del gioco;

Bologna, Rettore: p. Francesco Palmio.
Sottoministro è il giovane Tarquinio Rainaldi che, dopo il suo ritorno dalla Spagna, continua gli studi di teologia.
Prima di morire il p.gen., sollecitato da Margherita del Gigli su chi sia di diritto il fondatore del collegio di Bologna, egli risponde: «L'intenzione della sorella di mons Giglio ci sembra santissima. Ma la questione di sapere chi è o non è fondatore si potrà decidere solo quando si sarà stabilito che nessun altro ha dato più di lei.».
Il p. rettore istituisce una commissione di dodici signore (tra cui ovviamente Margherita del Gigli) che si impegnano a provvedere alle spese necessarie; T. del Gigli fa alla casa un dono di trecento scudi e continua a mantenere con il nuovo p. gen. D. Laínez le cordiali relazioni che lo legavano a I. de Loyola. Altrettanto fa la sua cara sorella.
ottobre, all'inizio del mese muore Violante Casali Gozzadini, vedova dal 1531, una delle pie donne bolognesi legate ai gesuiti sin dal lontano 1537 (in particolare a F. Xavier), senza aver fatto testamento in favore della Compagnia di Gesù ma costituendo unico erede il figlio sacerdote. Morendo comunque gli sussurra: «Ti istituisco padre e protettore del collegio di Bologna.».
«segue 1557»

ANNO 1556












1556
ducato di SAVOIA
Emanuele Filiberto [Testa di Ferro]
(Chambéry 1528 - Torino 1580)
figlio di Carlo III [il Buono] e di Beatrice di Portogallo;
1536-80, principe di Piemonte;
1538-80, conte d'Asti;
1553-80, conte di Aosta, Maurienne e Nizza;
1553-80, duca di Savoia;
1553-80, re di Cipro e Gerusalemme (titolare);
nel 1553 è stato nominato luogotenente generale e comandante supremo dell'esercito spagnolo in Fiandra;
1556
governatore dei Paesi Bassi;

 

1556
-



1556
REPUBBLICA DI GENOVA
[Denominazione ufficializzata nel 1528 per iniziativa di Andrea Doria]
Agostino Pinello Ardimenti
Albero genealogico

(? - ?)
figlio di
1555 4 gen - 4 gen 1557, doge di Genova;


1556
-



1556
ducato di Milano

dal 1535 il ducato,
come previsto dal congresso di Bologna,
è stato devoluto all'impero [in pratica agli Absburgo].



Filippo II [il re prudente]
Albero genealogico

(Valladolid 1527 - Escorial, Madrid 1598)
primogenito di Carlo V e di Isabella di Portogallo;
1539, muore la madre;
1540-98, duca di Milano;
1554-98, re di Napoli e di Sicilia (Filippo I);
1556-98, re di Spagna;



1580-98, re di Portogallo;



– vedi Spagna –

 

1556
-



1556
ducato di Mantova
Guglielmo I
Albero genealogico
(1538 - 1587)
figlio di Federico II e di Margherita Paleologo, e fratello di Francesco III;
1550-87, duca di Mantova e marchese del Monferrato;



1574-87, 1° duca del Monferrato;



1556
-
a

1556
REPUBBLICA DI VENEZIA
"La Serenissima"
Francesco Venier

(Venezia 1489 - Venezia 2 giu 1556)
figlio di Giovanni e di Maria Loredan;
1554-56, doge di Venezia; [81°]


Lorenzo Priuli

(Venezia 1489 - Venezia 17 ago 1559)
figlio di Alvise e di Chiara Lion;
fratello di Girolamo, futuro doge;
sposa Zilia Dandolo che gli dà un solo figlio;
1556
Giugno
14
, viene eletto doge.
1556-59, doge di Venezia; [82°]


- nunzio pontificio:
. Filippo Archinto (1554 - 1556)
. Antonio Trivulzio (1556 - 1557)
- ambasciatore di Spagna: ? (? - ?)
1556
Giugno
7
, Il Maggior Consiglio modifica in maniera definitiva la procedura (già perfezionata due anni prima) per l'elezione dei "Tre Savi sopra eresia", attribuendo al Collegio anche la designazione di uno dei due Savi di nomina ducale.
[Questa correzione non avrà però mai attuazione pratica e la scelta rimarrà nelle mani del doge e del Collegio fino al 1595, quando passerà al Senato.]
[Paul F. Grendler, L'Inquisizione Romana e l'Editoria a Venezia 1540-1605, Il Veltro Editrice, Roma 1983]

Dicembre
Venezia, una nuova proposta di escludere i "papalisti" dalle deliberazioni del Senato in materia di rapporti con Roma passa con la quasi totalità dei consensi:
- 24 sì, 1 no e 1 astensione.
[Molto probabilmente la fama di antiveneziano di papa Paolo IV ha avuto probabilmente un peso sulla votazione.]
Da questo momento (e ancora per 45 anni) i "papalisti" devono abbandonare il Senato o il Consiglio dei Dieci quando si devono discutere argomenti di politica ecclesiastica. La Sede Apostolica è un altro Stato e i parenti degli ecclesiastici curiali non possono essere persone fidate.

Alla Giudecca, presso la chiesa di S. Maria Maddalena esiste un monastero di "convertite" (iniziato da un gruppo di prostitute convertite ospitate all'Ospedale degli Incurabili) che proprio quest'anno viene sottoposto alla giurisdizione del patriarca, anche se a farne da padrone, oltre che essere confessore è un prete della Val Camonica, Giovan Pietro Leon, che ne ha fatto il proprio harem.
I Provveditori sopra beni inculti diventano magistratura permanente.




1556
ducato di Ferrara, Modena e Reggio
Ercole II d'Este
Albero genealogico

(Ferrara 1508 - 1559)
figlio di Alfonso I e di Lucrezia Borgia;
1528, Parigi, sposa Renée d’Orléans († 1575) duchessa di Chartres, figlia di re Louis XII, di inclinazioni calviniste;
[gli porta in dote il ducato con altri domini, ricevuti in pegno nel 1528 da Philippe IV [il Bello] re di Francia]
1534-59, duca di Ferrara, Modena e Reggio;


 
1556
-

 
1556
ducato di Firenze
Cosimo I de' Medici
Albero genealogico

(Firenze 1519 - Villa di Castello, Firenze 1574)
figlio di Giovanni [dalle Bande Nere] (ramo dei "popolani") e di Maria Salviati;
1537-69, duca di Firenze;
nel 1539 ha sposato Eleonora Álvarez de Toledo y Zúñiga († 1562);



1569-74, granduca di Toscana;

1556
-

 

1556
REPUBBLICA DI S. MARINO
[Repubblica del Titano]
Il più antico Stato indipendente d'Europa
1556

«segue da 1549»

Guidobaldo II Della Rovere, duca d'Urbino, la salva dalla minacciata occupazione di Paolo IV;

«segue 1739»



1556
ducato di Urbino
Guidobaldo II
Albero genealogico
(Pesaro 1514 - 1574)
figlio di Francesco Maria I Della Rovere e di Eleonora Gonzaga;
1538-74, duca di Urbino;
1538-39, duca di Camerino;
nel 1548 ha sposato Vittoria Farnese;
dal 1553 è capitano generale della chiesa;
dal 1555 è prefetto di Roma;





 
1556
-



1556
REGNO di NAPOLI e di SICILIA
Filippo II [il re prudente]
Albero genealogico

(Valladolid 1527 - Escorial, Madrid 1598)
primogenito di Carlo V e di Isabella di Portogallo;
1539, muore la madre;
1540-98, duca di Milano;
1554-98, re di Napoli e di Sicilia (Filippo I);
dopo l'incoronazione ricevuta dal padre, ha lasciato la Spagna per sposare la regina d'Inghilterra Maria Tudor;
1556-98, re di Spagna;



1580-98, re di Portogallo;



– vedi sopra –


NAPOLI
Viceré
-
Nunzio apostolico
-

1556
-


SICILIA
Viceré
-
1556
Filippo II rimaneggia l'organizzazione amministrativa, abolendo le cariche di Gran Cancelliere, di Gran Giustiziere e Gran Cameraro, organi della costituzione normanna, e sostituendole con i presidenti della Gran Corte, del Concistooi e del Patrimonio dipendenti direttamente dal Vicerè.
Sostiene l'autorità del Vicerè limitando invece quella del Tribunale dell'Inquisizione mentre si oppone alle pretese della Curia papale che intende sopprimere la Legatia apostolica, privilegio del Regno. Migliora le disposizioni di Alfonso V circa le prerogative del Vicerè, stabilendo che:
- non possa essere un Siciliano,
- rimanga in carica tre anni assistito da un Consultore di nomina regia e da un Regio Consiglio.
Al Vicerè spetta, oltre tutte le mansioni tradizionali, anche l'emanazione delle prammatiche, sottratte defintivamente al Parlamento che viene convocato ogni quattro anni per deliberare sui donativi.
Il Parlamento sarà invece più volte riunito per chiedere ad esso sempre nuove contribuzioni indispensabili per fronteggiare le innumerevoli spese delle guerre spagnole.
La conseguenza è un sempre maggiore depauperamento della Sicilia il cui stato di grave indigenza e malessere nel popolo fa insorgere il fenomeno del banditismo.
Tra i Vicerè del periodo: Don Garzia di Toledo e Marc'Antonio Colonna.





Boccalini, Traiano (Loreto, Ancona 1556-Venezia 1613) scrittore italiano;
1584, dopo gli studi a Perugia e a Padova, si stabilisce a Roma dove gode della protezione di Gregorio XIV e dei suoi successori; funzionario pontificio, è governatore in diverse piccole città dello stato della chiesa, finché non cade in disgrazia per la sua amicizia con P. Sarpi;
1612, sia per questa amicizia, sia per l'avversione all'alleanza politico-religiosa della chiesa con la monarchia di Spagna, che egli odia, giudica prudente trasferirsi a Venezia dove però muore improvvisamente;
Ragguagli di Parnaso (1612, I centuria; 1613, II centuria; 1615, postumo, III centuria (29 ragguagli) col titolo, non suo, di Pietra del paragone politico)
[Dando fastidio ai prìncipi e alla Chiesa, l'opera viene messa all'Indice. Del resto l'autore medesimo ritiene che la censura – almeno quella di Stato – è «una saggia massima di ragion di Stato» e «ritratto e scudo d'ogni buon governo», poiché la «libertà di scrivere e di stampare» che «si trova in Francia et in Germania» ha condotto quei popoli a «travagli grandissimi e forse originati da le penne degli scrittori e dalle stampe».]
Commentarii sopra Cornelio Tacito (1669, postumo; l'opera fa di lui l'esponente più autorevole del "tacitismo").

Brouart, François o Béroalde de Verville (Parigi 1556-Tours 1629 ca) scrittore francese;
Les aventures de Floride (1594-1601, Le avventure di Floridio)
Le moyen de parvenir (1610, Il mezzo per arrivare).

Du Perron, Jacques Davy (Saint-Lô, Normandia 1556-Parigi 1618) ecclesiastico e scrittore francese;
Oraison funèbre (1586, Orazione funebre, in onore di Ronsard).

Peele, George (Londra 1556-m. 1596) poeta e drammaturgo inglese
The Arraignment of Paris (1583, Giudizio di Paride)
Edward I (1583, Edoardo I)
The Old Wives's Tale (1595, Il racconto delle comari)
David and Bethsabe (postumo 1599, Davide e Betsabea)
Raccolta di rime scherzose (postumo, 1607).

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«segue da 1555»
1556,
«segue 1557».

Congregazione cardinalizia dell'inquisizione

«segue da 1555»
1556
Luglio
13
, interrogato nelle carceri del Sant'Uffizio, don Lorenzo Davidico, inquisitore e inquisito, che nei primi anni Cinquanta ha avuto modo di frequentare la residenza romana di R. Pole, riferisce che A. Priuli, inseparabile amico dell'inglese, era solito far ricorso a «revelationi et constellationi per sapere il successo del papato circa il cardinale suo»…
31, il nunzio a Bruxelles G. Muzzarelli implora il card. S. Rebiba – che lo sostituirà tra poco – di ottenere dal papa «la liberattione da questo nunciato», da lui definito un «inferno»;
Agosto
14
, G. Muzzarelli viene richiamato ufficialmente: il suo rientro a Roma è accompagnato dalle accuse e dagli insulti di tutti i Carafa e dei loro alleati, che lo apostrofano con epiteti come «tristo palese» e «frate porco».
«segue 1557».

 

Pléiade

«segue da 1549»
1556, P. Ronsard, massimo esponente della scuola,  adotta per la prima volta il termine che deriva dalla «Pleiade  alessandrina».

 

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