Papa
Pio XI
(1922-39)
1929
Febbraio
11, "Patti lateranensi".
Finanze Vaticane
«segue da 1919»
Subito dopo la conclusione del concordato, re Vittorio
Emanuele III dice al gen. R.
Cadorna che «il Vaticano ha stipulato
gli accordi perché premuto dal bisogno di denaro».
«Non sanno più nemmeno come pagare
la guardia svizzera…».
Uno degli «aiuti materiali» per
i quali la Santa Sede ha maggiori motivi di riconoscenza verso il fascismo
è l'abrogazione definitiva della legge sulla nominatività
obbligatoria dei titoli (legge 24 settembre 1920, n. 1297),
che i monsignori del Vaticano vedono come il fumo agli occhi non meno
di quanto la vedano i Grandi Baroni, perché metterebbe il Fisco
in grado di accertare e di colpire anche i redditi del patrimonio mobiliare
della Chiesa, e perché costituirebbe un grave ostacolo alla continuazione
di quelle «frodi pie», con le
quali la Chiesa ha sempre eluse le disposizioni emanate dai governi laici,
durante il Risorgimento, contro la manomorta ecclesiastica e contro
gli enti religiosi superflui.
[G. Salvemini,
Mussolini diplomatico, Bari 1952.]
In effetti (come spiegherà Luigi Einaudi):
- non essendo gli enti ecclesiastici aboliti in grado di possedere;
- non avendo convenienza quelli conservati a mettere in evidenza il loro
patrimonio sociale per vederlo falcidiato e spesso annullato dalla quota
di concorso e dalle altre imposte cadenti sui reddditi ecclesiastici,
i titoli nominativi dovrebbero essere intestati al nome:
- o degli investiti pro tempore del beneficio ecclesiastico,
- o dei membri degli ordini religiosi.
Ma poiché questi sarebbero di grave età, (la prudenza non
consigliando la iscrizione al nome dei giovani ecclesiastici), l'imposta
successoria, che con legge contemporanea a quella della nominatività
è stata innalzata a limiti confiscatori, in due o tre trapassi
(nel volgere quindi di pochissimo tempo, non superiore al ventennnio)devolverebbe
allo stato italiano l'intero patrimonio degli enti ecclesiastici.
[Luigi Einaudi, La guerra e il sistema
tributario italiano, Bari 1927]
«segue »
Federal
Reserve
«segue da 1922»
1929, i prezzi agricoli sono bassissimi, sia per una sovrapproduzione,
sia per la concorrenzialità del mercato; la disoccupazione inizia a serpeggiare
e i lavoratori devono ritirare molti liquidi presso le banche. Queste
o falliscono o sono costrette a disinvestire, vale a dire:
- liquidare titoli cercando contante per pagare i lavoratori,
- rifiutare prestiti alle industrie; mancano comunque dollari per pagare
gli interessi sui titoli di cui è stata sommersa la Borsa; la Federal
Reserve, invece di acquistare titoli per immettere denaro
in circolazione, si limita ad abbassare il costo del denaro. La moneta
dunque non circola più, tutti quelli che possono, se la tengono ben stretta
ma così:
- nessuno investe,
- le imprese chiudono,
- i lavoratori disoccupati aumentano,
- le merci non vengono vendute;
si pensa di abbassare ulteriormente i prezzi (e quindi i salari), per
stimolare gli acquisti, permettendo alle imprese di conservare i profitti,
riprendere a produrre e riassumere.
Ma chi non ha reddito come può comprare?
Si deve aggiungere che più di tanto i salari non possono venire abbassati
per la presenza dei sindacati [questa per gli economisti del tempo la
causa della depressione].
In ogni caso prende il via u meccanismo a spirale ( la "deflazione")
che coinvolge anche gli operatori di borsa.
Ottobre, Wall Street, "venerdì nero": il crollo;
una gran massa di titoli non vale più niente.
I n seguito alla "grande depressione", per la Federal
reserve vengono decise nuove funzioni;
«segue 1931»
Bear Stearns
& Co.
«segue da 1923»
1929, New York, nonostante il crack di Wall Street la banca non licenzia
neppure un dipendente;
«segue 1933»
GERMANIA
1929, 17 marzo, a Colonia viene inaugurato il primo salone internazionale
del mobile.
Warburg
(banchieri)
«segue da 1915»
1929, il crollo di Wall Street raggiunge presto l'Europa e la Germania
è in prima linea:
- i depositari stranieri ritirano dalle banche i loro depositi in valuta
per compensare le perdite americane,
- varie banche sono in pericolo,
- il debito pubblico con l'estero ammonta a 15,9 miliardi di marchi;
- il numero di disoccupati, già altissimo, aumenta,
- il panico è dappertutto;
la M.M. Warburg è costretta a restituire
l'80% dei suoi depositi in valuta e il 50% dei depositi in marchi;
«segue 1933»
Banque
de France
«segue da 1848»
1929, coopera al risanamento della circolazione monetaria e alla stabilizzazione
economica;
«segue 1936»
Svizzera
1929, 20 dicembre, dopo che la moneta elvetica ha retto bene ai contraccolpi
della I Guerra Mondiale ed ha, già nel 1925, recuperato stabilità e parità,
una legge federale introDuce il tallone a cambio aureo: la Banca nazionale
deve "rimborsare le banconote a vista in moneta d'oro svizzera"
ma, in attesa che anche le altre banche centrali ristabiliscano la parità
aurea, ha la facoltà di scegliere se rimborsare in moneta corrente, lingotti
da 12 chili o valute-oro.
Inghilterra
1929, viene
istituito il "Comitato per lo studio dei problemi finanziari e
industriali", presieduto da Lord Macmillan;
tra i suoi membri anche J.M. Keynes;
1931, pubblica il suo rapporto.
BASF
(Badische Anilin-und Soda-Fabrik)
«segue da 1925»
1929, ha un'intesa di cartello a livello europeo con varie società di
Germania, Francia e Svizzera, con l'ACNA
italiana e mediante varie iniziative negli Stati Uniti con la trust
Du Pont e la Standard-Jersey nel
campo degli oli pesanti;
«segue 1938»
Danone
1929, viene installato a Levallois (Francia) uno stabilimento per la
produzione di yogurt;
«segue 1967»
UNILEVER
1929, nasce dalla fusione tra la società inglese Lever
Brothers Ltd e il gruppo olandese Margarine
Unie NV, con l'intento di porre fine a una costosa concorrenza
tra loro;
questa compagnia multinazionale anglo-olandese, specializzata nella
produzione di detersivi e generi alimentari (cui si affiancano prodotti
chimici, carta e plastiche) si organizza sulla base di due distinte
società:
- una, con sede a Londra, operante sul mercato inglese e nell'area del
Commonwealth;
- l'altra, con sede a Rotterdam, operante nel resto d'Europa e in America;
«segue
1970»
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Patti Lateranensi |
1929
Febbraio
11, «in nome della SS.
Trinità» il Vaticano e l'Italia firmano i
"Patti lateranensi" che pongono le fondamenta
della futura enorme potenza finanziaria della Santa Sede.
Con la "convenzione finanziaria", unita
a questi patti, l'Italia prende l'impegno di versare alla Santa
Sede:
- 750 milioni di lire in contanti,
- 1 miliardo di lire in consolidato 5% al portatore (ca 140 Mdi
di lire del 1966).
[Alla quotazione media di L. 82,85 di questo mese, i titoli del
consolidato 5% per il valore nominale di 1 miliardo equivalgono
a 828.500.000 lire in contanti; se si aggiungono i 750 Mni versati
in contanti, otteniamo 1.578.000.000= (circa 135 miliardi di lire
del 1966).]
La notizia – fritta e rifritta in tutte le salse
dagli scrittori de «La Civiltà Cattolica» e dell'
«Osservatore Romano» – che il papa, viste
le condizioni economiche del popolo italiano, si sia limitato
nella richiesta di indennizzo (che dovrebbe essere molto
più alta in esecuzione dell'impegno assunto con la legge
13 maggio 1871), è completamente falsa.
Infatti se lo Stato italiano avesse voluto:
- pagare soltanto quello che la legge
delle guarantigie promise alla santa Sede, dovrebbe versarle
16.125.000 lire (3.225.000 x 5 anni, essendo
il resto prescritto), cioè circa un centesimo di quanto
le consegna ora in contanti e in titoli di consolidato (senza
contare i beni stabili ed i tesori inestimabili, esistenti in
Vaticano e negli altri palazzi pontifici che i Patti Lateranensi
attribuiscono alla Santa Sede in piena proprietà;
- o, per ragioni di equità, rivalutare la rendita stabilita
nel 1871, in rapporto alla riduzione della capacità di
acquisto della lira, avrebbe dovuto assicurare alla Santa Sede
una rendita di non più di 16,5 Mni di lire corrispondenti
press'a poco a un capitale di 330 Mni.
Infine se lo Stato italiano, per colmo di generosità, si
fosse voluto accollare tutte le spese ordinarie della Santa Sede
(accettando l'ipotesi pessimistica che, una volta conosciuta la
"convenzione finanziaria", i fedeli non avrebbero voluto
più vesare neppure un centesimo per l'obolo di San Pietro,
e ammettendo che le spese ordinarie durante l'ultimo mezzo secolo
si fossero raddoppiate) sarebbe sufficiente un capitale di 660
Mni di lire per assicurare una rendita annua di 32 Mni.
Quindi 1.750.000 milioni riconosciuto come debito
dello Stato nella "convenzione finanziaria" è
quasi il triplo di quanto avrebbe potuto essere giustificato,
non dico dagli impegni assunti con la legge 13 maggio 1871,
ma dai normali bisogni ecclesiastici della Santa Sede.
[Con l'approvazione dell'arcivescovo di Filadelfia, viene pubblicato
Political and financial independence of Vatican (tradotto
pure in italiano); trattasi di un opuscolo con cui padre G.A.
Godriez lancia un appello ai cattolici di tutti i paesi
del mondo, per mettere insieme un capitale di 25 Mni di dollari
(ca 475 Mni di lire) il cui reddito si ritiene sufficiente a coprire
tutte le spese ordinarie della Santa Sede.
Nel "progetto Erzberger" presentato durante la guerra,
per la soluzione della "questione romana", il capo del
centro cattolico tedesco proponeva di assegnare alla Santa Sede
500 Mni di lire, e nelle successive trattative con il presidente
del Consiglio F.S. Nitti si parlò soltanto di 400 Mni di lire.]
12, alle critiche
mosse, anche da molti cattolici stranieri, alla "convenzione
finanziaria", Pio XI in una
allocuzione ai parroci dice: «… se
si computasse, capitalizzando, tutto quello di cui fu spogliata
la Chiesa in Italia, arrivando fino al patrimonio di San Pietro,
che massa immane, opprimente, che somma strabocchevole si arriverebbe!
[…]
… la Santa Sede ha pure il diritto di provvedere
alla propria indipendenza economica, senza la quale non sarebbe
provveduto né alla sua dignità, né alla sua
effettiva libertà. Abbiamo fede illimitata nella carità
dei fedeli, in quella meravigliosa opera di provvidenza divina
che ne è la espressione pratica, l'Obolo di San
Pietro: la mano stessa di Dio che vediamo operare veri
miracoli da sette anni in qua. Ma la provvidenza divina non ci
dispensa dalla virtù di prudenza, né dalle provvidenze
umane che sono in nostro potere.»
Il senatore fascista V.
Morello [Rastignac] replica:
«Certamente, è l'Italia che
provvede all'indipendenza economica della Santa Sede, non la Sante
Sede stessa. E quanto al computo dei debitio e dei crediti, se
l'Italia dovesse capitalizzare tutti i danni che il papato le
ha arrecato nei secoli, con le sue chiamate degli stranieri, con
le guerre, le taglie, le devastazioni di ogni genere, vi sarebbe
consulta di ragionieri capaci di fare il calcolo? Diritto
dunque, da parte del Vaticano, alle indennità, nessuno.
Buon volere da parte dell'Italia, sì, e bisogna riconoscerlo.»
[Vincenzo Morello [Rastignac],
Il Conflitto dopo la Conciliazione, 2ª ediz., Milano
1932.]
I 750 Mni in contanti vengono subito messi a disposizione della
Santa Sede, aggravando la situazione della Tesoreria, che corrispondentemente
accresce il debito fluttuante.
Maggio
15, alla Camera B.
Mussolini illustra l'operazione inerente a 1
miliardo di lire di consolidato ceduto alla Santa Sede
dalla Cassa depostii e prestiti:
«…I provvedimenti che si stanno predisponendo
presso il ministero delle Finanze sono tali che si potrà
far fronte agli impegni assunti senza aumentare il debito pubblico
[sic!] e senza ricorrere
al mercato…[…]»
Profittando della circostanza eccezionalmente favorevole offertagli
dall'Uomo della Provvidenza (B.
Mussolini) – « che non
ha le preoccupazioni della scuola liberale» (parole
rivolte dallo stesso papa il 13 febbraio ai professori e agli
allievi dell'Università cattolica del Sacro Cuore) – Pio
XI è riuscito a farsi veramente
pagare il massimo prezzo per la «pacificazione».]
Come sono andate le cose...
Per non iscrivere subito il miliardo di consolidato nel Gran Libro,
la Cassa depositi e prestiti rilascia
un particoalre certificato, a firma del minsitro delle Finanze,
dal quale vengono di volta in volta dedotti i valori nominali
dei titoli che il Tesoro restituisce, e – in deroga alle norme
vigenti – la Cassa autorizza a tramutare tale certificato in cartelle
al portatore.
[Nel corso degli esercizi 1929-30 e 1930-31 saranno restituiti
alla Cassa depositi e prestiti titoli
per 210 Mni di lire: nel luglio 1931, la rimanenza di 790 Mni
di lire sarà iscritta nel Gran Libro del debito pubblico,
come «prestito del Littorio».]
In questo modo B.
Mussolini manterrà l'impegno di pagare la Santa
Sede «senza aumentare il debito pubblico
e senza ricorrere al mercato».]
Quando si tratta di quattrini, neppure gli "Uomini della
Provvidenza" sanno fare miracoli.
Da notare inoltre che, oltre alla "convenzione finanziaria",
i Patti lateranensi contengono, nel Trattato e ancor più
nel Concordato, molte disposizioni economiche in favore della
Chiesa, che avranno una grandissima infuenza nel ridurre le entrate
nel bilancio dello Stato italiano e nell'aumentare a dismisura
il patrimonio ecclesiastico.
Alcuni esempi riguardanti il Trattato:
- art. 15: esenta da qualsiasi
tributo, in perpetuo, tutti gli immobili trasferiti alla Santa
Sede con i Patti Lateranensi, e tutti gli altri edifici «nei
quali la Santa Sede in avvenire crederà di sistemare altri
suoi dicasteri», dovunque siano dislocati sul territorio
italiano.
- art. 17: ottengono l'esenzione
da ogni tributo imposto dallo Stato e da qualsiasi altro ente
«le retribuzioni, di qualsiasi natura,
dovute alla Santa Sede, dagli altri enti centrali della Chiesa
cattolica e dagli altri enti gestiti dalla Santa Sede anche fuori
di Roma, a dignitari, impiegati e salariati, anche non stabili»;
- art. 20: dispone che «le
merci provenienti dall'estero e dirette alla Città del
Vaticano, o, fuori della medesima, ad istituzioni ed uffici della
Santa Sede, saranno ammesse, da qualunaque punto del confine e
in qualunque porto del Regno, al transito per il territorio italiano
con piena esenzione dai diritti doganali e daziari».
- art 29 (1° comma,
punto h): (sfuggito al sen. V.
Morello) dispone che «il
fine di culto o di religione è, a tutti gli effetti tributari,
equiparato ai fini di beneficenza e di istruzione»:
questo vuole dire che tutte le esenzioni fiscali finora accordate,
e quelle che saranno concesse in avvenire, per favorire la beneficenza
e l'istruzione sono senz'altro estese alle attività ed
ai beni con finalità di culto o di religione.
In conseguenza, le donazioni e le trasmissioni ereditarie
a fine di culto sono tutte quante esentate dalla imposte di successione,
di registro, ipotecarie e sulle concessioni governative.
Privilegi anche maggiori vengono riconosciuti nel Concordato,
che ha fatto «tabula rasa
dell'ordinamento giuridico attuato dalle leggi del Risorgimento
e richiesto dalle idee e rispondente alle condizioni create dalla
civiltà liberale in tutta Europa.»
La personalità giuridica, finora ristretta alle diocesi,
ai seminari, alle parrocchie, oltre che alla Santa Sede e agli
Ordini cardinalizi, viene ora estesa a tutte le chiese aperte
al culto, comprese quelle appartenenti agli enti ecclesiastici
soppressi, alle associazioni religiose, con e senza voti, approvati
dalla Santa Sede, alle casse generalizie e alle Procure delle
associazioni religiose anche estere.
- Viene riconosciuta, quindi, agli istituti ecclesiastici e alle
società religiose, anche la capacità di acquistare
beni.
- Viene abolita la tassa del 30%.
- Viene escluso ogni intervento dello Stato italiano nella gestione
ordinaria e straordinaria dei beni appartenenti a qualsiasi istituto
ecclesiastico od associazione religiosa, gestione che ritorna
sotto la vigilanza e controllo delle competenti autorità
della Chiesa, e senza obbligo di assoggettare a conversione i
beni immobili.
E, dopo tutto questo, lo Stato si obbliga, anche, di continuare
a supplire con i suoi fondi alle deficienze dei redditi dei benefici
ecclesiastici.
Una vera pasqua di resurrezione, dopo la lunga quaresima che riempie
di lacrime le profane valli d'Italia.
[Nel suo articolo Preti e frati non pagano tasse («Mondo»
del 14 maggio 1957), Gabriele Conti
scriverà che non sono soggetti all'imposta sul valore locativo
perfino gli abitanti dei palazzi di semplice proprietà
della Santa Sede, e, in conseguenza della esenzione delle retribuzioni,
«un italiano che presti la sua opera
alle dipendenze dello Stato paga sul suo stipendio o salario l'imposta
di Ricchezza Mobile e la complementare, mentre non paga nulla
se presta la medesima opera alle dipendenze, puta caso, del Seminario
regionale di Napoli o del Seminario di Loreto».
Quanto alla esenzione dei dazi doganali, si può
osservare che essa ha legalizzato il contrabbando in grande stile
di parecchie merci, specialmente nella capitale.]
Novembre
20, il ministro delle Finanze avverte gli uffici
dipendenti che, al fine di stabilire l'esenzione dall'imposta
di successione, «anche quando non
sia espressamente dichiarato il fine di culto, questo deve ritenersi
implicito in tutti i casi in cui il testatore non abbia esperessamente
designato un fine diverso».
[vedi 1937»
Per quanto riguarda poi l'imposta di mano morta
(così L. Einaudi nel Corso
di scienza delle Finanze, Torino 1926) «…questa
parte dalla premessa che gli enti morali, quando siano entrati
in possesso di un patrimonio, più non se ne disfano per
morte, non essendoci soggetti alla pari delle persone fisiche.
Quei patrimoni, dunque, non assolverebbero più l'imposta
successoria, per l'indole indefettibile del proprietario, il quale,
come fa la mano del morto, afferrato qualche cosa, per la rigidità
cadaverica, più non la lascia sfuggire.
Essi sarebbero posti in una situazione di privilegio in confronto
ai beni posseduti dalle persone fisiche: e per ristabilire l'equilibrio
si assogettano a un tributo compensatore, che è per l'appunto
l'imposta di mano morta».
L'aliquota ordinaria dell'imposta di manomorta è del 7,20%
sulle rendite degli enti ecclesiastici, mentre gli istituti di
carità, di beneficenza e d'istruzione pagano lo 0,90%.
L' "equiparazione", disposta nel Concordato, riDuce
allo 0,90% anche l'aliquota per le rendite delle case religiose,
delle confraternite, delle amministrazioni delle chiese, dei benefici
ecclesiastici delle cappellanerie, degli istituti religiosi.
|
[Ernesto Rossi, Padroni
del vapore e fascismo, G. Laterza e Figli
SpA, Bari 1966.] |
Ottobre
|
Il
panico scoppiato nella borsa di Wall Street, dopo una fase di espansione
economica senza precedenti, chiude un'era della storia americana.
Sulle prime, sembra che il crollo sia limitato alla borsa: ma presto
le sue ondate, propagandosi in ogni direzionre con violenza crescente,
ed estendendosi rapidamente al di là delle frontiere degli
Stati Uniti, mostrano che si tratta di un fatto assai più
profondo, che investe tutti i meccanismi e i settori vitali dell'economia.
- La crescente disparità tra profitti e salari, e conseguente
inadeguatezza della domanda a sostenere un volume di investimenti
produttivi proporzionale all'espansione del reddito;
- Il riflusso di abnormi capitali, respinti da questo settore, verso
la speculazione finanziaria, alimentata perciò oltre misura
e sospinta verso gravissimi eccessi;
- L'inadeguatezza della legislazione e l'assenza di ogni seria politica
economica,
hanno minato negli Stati Uniti le fondamenta del più grande
apparato produttivo del mondo, con riflessi disastrosi sull'economia
di tutti i paesi.
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Fonti:
- Rosario Romeo, Breve storia della
grande industria in Italia, 1967.
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L'economia italiana, già in crisi a seguito
della rivalutazione della Lira, viene investita dalla "Grande Crisi".
Banche
|
Banca
d'Italia
[dal maggio 1926 è l'unico istituto di emissione]
- Governatore: B.
Stringher (1928 - dic 1930)
- Direttore generale: V.
Azzolini (1928 - gen 1931)
1929
Le grandi banche settentrionali hanno partecipazioni
di maggioranza ormai in un numero imponente di imprese, tra
cui le maggiori della siderurgia, alcune fondamentali della
meccanica e della elettricità, i maggiori cantieri navali
del Tirreno e le più importanti compagnie di navigazione,
oltre a molte imprese tessili.
Molte delle industrie controllate dalle banche appartenevano
infatti alla siderurgia e alla meccanica, che avevano conosciuto
in maggior misura i favori del protezionismo e gli eccezionali
ampliamenti degli anni di guerra, e che appunto per questo hanno
attraversato nel dopoguerra una crisi di maggiori proporzioni.
Per effetto di questa crisi esse sono sfuggite al controllo
dei gruppi industriali (che finora le avevano gestite con l'appoggio
delle banche, ma pur sempre con una certa autonomia) e sono
cadute sotto l'immediato controllo degli istituti di credito
i quali, adesso, non riescono più a trasferirle ad altri
gruppi industriali, un po' per l'entità raggiunta da
codeste imprese, un po' per le difficili condizioni in cui esse
si trovano (eccesso di capacità produttiva rispetto al
mercato, scarsa specializzazione, costi elevatissimi) ed cominciano
pertanto a gestirle in proprio.
In pratica ora succede che i gruppi che detengono il controllo
delle banche finiscono per trasformarsi in "gruppi
industriali dotati del privilegio di disporre di una sezione
bancaria avente il compito di raccogliere denaro occorrente
per finanziare gli affarii industriali".
Soltanto gruppi come la Montecatini
o la Snia Viscosa si sono sviluppati,
più che ad opera delle banche, con l'appello diretto
al mercato finanziario o con il reinvestimento dei profitti;
e anche se si è trattato di potenze non solo industriali
ma anche finanziarie e talora con forti attività speculative
(specie nel caso della Snia durante
la gestione Gualino) il loro controllo
era sottratto alle grandi banche così come era scarso
o addirittura secondario l'apporto dei depositi bancari alla
formazione dei loro capitali.
Anche nel settore elettrico l'aumentato afflusso di capitali
attinti direttamente dal risparmio riDuce adesso l'indebitamento
delle industrie verso le banche, sicché il rapporto tra
debito e capitale investito nel settore, del 113% alla fine
del 1922, si abbassa al 63% nel 1929)
Insomma lo sviluppo raggiunto dal mercato dei capitali e
dalla potenza finanziaria dell'industria crea una nuova situazione,
nella quale la funzione della banca non appare più così
decisiva ciome per il passato ai fini dello sviluppo industriale.
[Ecco perché dopo la crisi del 1929, i legami tra banche
e l'industria potranno essere recisi] La "grande
depressione" impone un massiccio intervento della Banca
d'Italia per sorreggere
le altre banche messe in crisi dai dissesti industriali;
nel solo Vicentino, tra il 1925 e il 1929, scompaiono cinque
Casse Rurali.
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-
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«segue da 1928»
Prosegue l'attività dell'Istituto
di Liquidazione.
Federazione
Bancaria Italiana
1929, Vicenza,
Istituto Centrale di Credito
(ICC)
- Presidente:
. comm. Nicola Bevilacqua,
- Consiglieri:
. Angelo Pancino,
. prof. Emilio Punturieri,
. Gioacchino Gioia,
. Tito Fraschetti,
. Giuseppe Briuccia,
. Alessandro Gedda,
. Virginio Bontadini,
. Carlo De Lorenzi,
- Collegio sindacale:
. Francesco Silva,
. Giuseppe Casoli,
. Giulio Berni,
- Sindaci supplenti:
. Mauro De Gennaro,
. Carlo Milani.
1929,
27 febbraio, Roma, Piazza del Gesù, p. P.
Tacchi Venturi invia una lettera a B.
Mussolini sopra le sorti dell'ICC
che è messo in condizioni di non poter far nulla nel salvataggio
delle banche cattoliche;
6 marzo, Roma, Piazza del Gesù, p. P.
Tacchi Venturi invia una lettera a B.
Mussolini chiedendo, a nome del cardinale Pietro
Gasparri, risposta alla sua precedente missiva;
9
aprile, prima di assumere una decisione definitiva alla richiesta
di Nicola Bevilacqua, la Banca d'Italia
invia a B.
Mussolini una sintetica relazione sulla situazione delle
banche cattoliche che già divide in tre categorie:
- banche gravemente dissestate,
- banche mediocremente dissestate,
- banche non dissestate,
e indica tre possibili vie da seguire:
a) disinteressarsi completamente delle banche cattoliche abbandonandole
tutte alla loro sorte;
b) effettuare il salvataggio di tutte le banche cattoliche dissestate;
c) provvedere alla sistemazione ed al risanamento di una parte delle
banche cattoliche lasciando che (cadessero) quelle maggiormente
dissestate.
La scelta della terza via, auspicata dall'estensore della relazione,
ha in programma:
a) lasciar cadere le 5 banche maggioremente dissestate (Padova,
Rovigo, Trieste, Piacenza, Milano) e le 2 banche piemontesi (Torino,
Aosta), collegate col Piccolo Credito di Cuneo;
b) risanare le altre 12 banche dissestate, mediante assorbimento
da parte di istituti solidi, oppure concentramenti regionali, a
seconda delle possibilità e della convenienza che risulteranno
nei singoli casi;
c) agevolare l'assorbimento ed il concentramento anche delle 15
banche federate che non risultano dissestate.
Per condurre inporto l'oerazione di salvataggio occorrono complessivamente
100 Mni di lire, di cui ca 63 Mni a fondo perduto: un sacrificio
pienamente giustificato e consigliabile per salvare 632 Mni di lire
di depositi delle 12 banche dissestate e per impedire una crisi
bancaria che potrebbe compromettere anche un altro miliardo di risparmio.
I 100 Mni occorrenti dovranno essere forniti in parte:
- dal Ministero del Tesoro [30 Mni]
- dalla Banca d'Italia [30 Mni],
in parte dagli interessati alla sistemazione bancaria:
- amministratori delle banche dissestate [10 Mni],
- banche federate non dissestate [10 Mni],
- banche cattoliche indipendenti [20 Mni];
Ma perché la Santa Sede cui preme tanto il salvataggio
delle banche cattoliche non interviene? - risponde B.
Mussolini a p. P.
Tacchi Venturi;
egli stesso avanza la proposta che i 100 Mni da sborsare siano
conferiti metà dallo Stato Italiano e metà dalla
Santa Sede (per la quale sono già pronti i 750 Mni di lire
pattuiti nel trattato annesso ai Patti Laternanensi) aggiungendo
che non se non fosse sopraggiunta la Conciliazione il Vaticano
avrebbe dovuto sopperire per intero a tale somma.
Tale
proposta viene accettata dalla Santa Sede.
14 aprile, l'avv. Francesco Pacelli
annota nel suo Diario della Conciliazione che il Santo Padre,
per aiutare l'azione del Governo, diretta al salvataggio di dette
banche nelle quali sono implicati "vescovi e personaggi eclesiastici"
che si sono immischiati nelle medesime contro i divieti della santa
Sede [è] disposto a mutuare con un equo interesse 50 Mni
di lire (sui 750) al governo (non alle Banche) per il tempo necessario
per il regolamento. Pio XI incarica
l'avvocato Francesco Pacelli di precisare
a B.
Mussolin che l'Azione cattolica è completamente
estranea alle banche.
Credito
Nazionale
1929,
in liquidazione da ottobre 1926;
Banca
Romana
1929,
[nel 1894 le passività della banca sono state assunte dalla
Banca d'Italia; vedi salvataggio
nel 1914]
Banco
di Sicilia
1929,
Banco
di Napoli 1929,diventato
istituto di credito di diritto pubblico, è in possesso di
valuta aurea per una cifra enorme, mai posseduta finora da alcuna
banca nazionale;
presidio di stabilità, nonostante la crisi, crea la Banca
Agricola Commerciale del Mezzogiorno
nella quale confluiranno tutte o quasi le piccole banche dell'area
a seguito del riassetto in atto quando Napoli contende a Milano
il primato di città più popolosa del paese;
Istituto
di San Paolo di Torino - Beneficienza e Credito
Presidente:
. gen. Demetrio Asinari dei Marchesi di
Bernezzo (1928-?), senatore del Regno.
Direttore generale:
. gr. uff. dott. Alessandro Baccaglini (1928-?)
1929,apre
la filiale di Pinerolo;
Consorzio delle Banche cattoliche 1929,
Banca
Cattolica Vicentina
- Presidente: conte Alessandro Zileri-Dal
Verme]
[(1863-1937), fratello dell'ex sindaco di Vicenza]
- Vice presidente: ing. Pietro
Sinigaglia,
- 7 Consiglieri:
. Ernesto Azzalin,
. Enrico Marangoni,
. Leonardo Pagello,
. Pietro Rumor,
. don Giuseppe Stocchiero,
. don Vincenzo Strazzari,
. Girolamo Vaccari.
- Sindaci effettivi:
. Giuseppe Gavazzo,
. Giovanni Rossato,
. Girolamo Scimo (o Selmo ?!).
- Sindaci supplenti:
. Marcello Breda,
. Andrea Morucchio.
- Probiviri:
. Marino Breganze,
. don Attilio Caldana,
. don Francesco
Snichelotto.
direttore Nicola Bevilacqua;
Comitato direttivo
- Presidente:
. conte Alessandro
Zileri-Dal Verme,
- Componenti:
. comm. Nicola
Bevilacqua,
. Adriano Navarotto,
. Pietro Rumor.
- Segretario generale:
. Ferruccio Gugerotti.
1929,
Credito
Veneto
- Presidente: Nicola Bevilacqua,
- Consiglieri:
. conte Alessandro Zileri Dal Verme,
. avv. cav. Clodio Pomè Beltrame,
. comm. Giuseppe Cavazzana,
. conte gen. Giorgio Emo Capodilista,
. prof. avv. Carlo Emilio Ferri,
. ing. Ettore Galuppo,
. Giovanni Giusti,
. cav. Pietro Rumor,
- Sindaci effettivi:
. avv. cav. Vincenzo Fontana,
. Giovanni Mauro,
. ing. prof. Sergio Zanarotti.
- Sindaci supplenti:
. avv. Giuseppe Gavazzo,
. Gaetano Martelletto.
1929
Padova,
Fallimenti
delle Banche cattoliche
|
|
1926
|
1927
|
1928
|
1929
(1° trim.)
|
Banche |
20
|
22
|
22
|
10
|
Filiali |
122
|
144
|
472
|
282
|
[Ernesto Rossi:
- Pagine anticlericali, Samonà e Savelli
1966;
- Nuove pagine anticlericali, Kaos edizioni-Milano
2002.]
|
Comit
(Banca commerciale italiana)
- Presidente:
?
- Vicepresidente: Bernardino Nogara (?-?);
1929, entra in crisi in seguito alla "grande depressione";
il Vaticano affida al vicepresidente di questa "laicissima"
banca, la gestione della ASSS.
ASSS
(Amministrazione Speciale della Santa Sede)
1929, appena creata con i fondi corrisposti dallo Stato
italiano al Vaticano in applicazione del concordato, essa assume
importanti partecipazioni nel settore edilizio (Generale
Immobiliare, Condotte d'acqua,
Istituto Romano dei Beni Stabili)
divenendo in breve la maggiore concentrazione immobiliare operante
in Italia. Trattasi, per ragioni di opportunità, solo di
partecipazioni di minoranza e al massimo di maggioranza relativa.
IOR
(Istituto Opere di Religione)
1929,
diversamente dall'ASSS opera invece
questo istituto al quale non è preclusa l'acquisizione di
eventuali pacchetti di controllo; la banca
del Vaticano infatti, dotata di personalità giuridica e quindi
staccata dalla Santa Sede, può agire come meglio crede sulla
scena italiana e straniera.
Sotto la guida di Massimo
Spada e di Luigi Mennini
essa riesce ad acquisire il controllo di società operanti
nei settori più vari, ma soprattutto
di importanti istituti di credito:
- Banco di Roma per la Svizzera,
- Banca Cattolica del
Veneto,
- Banca Unione,
divenendo assieme all'ASSS l'altra
grande cassaforte delle partecipazioni azionarie vaticane.
Banca
Toscana di Anticipazione e Sconto 1929,
Banco
di Roma
1929
- Presidente: principe Francesco
Boncompagni Ludovisi (9 feb 1923-?)
[ex deputato del Ppi passato al fascismo]
- Vice presidenti:
. sen. conte Giovanni Grosoli Pironi
(1917-?)
. dr. Giuseppe
Vicentini (9 feb 1923-?)
- Amm.re Del.: dr. Carlo Vitali
(9 feb 1923-?)
Il capitale sociale è costituito da 1.500.000 azioni:
- 425.000 presso il Credito Nazionale,
- 475.000, già del Credito Nazionale,
passate da poco nelle mani delle banche cattoliche federate;
[in pratica 900.000 azioni controllate direttamente o indirettamente
dal Credito Nazionale.]
- 400.000 in circolazione,
- 200.000 presso il Banco di S. Giorgio.
Agosto
23, «Il Popolo di Roma» pubblica (scoprendo
gli altarini, finora celati al volgo profano!) la seguente lettera
del sen. conte Carlo Santucci, ex presidente
del Banco di Roma:
Consuma
(Firenze), 15 agosto 1929, VII.
Ill.mo Sig. Direttore,
apprendo che, in un volume pubblicato testé in Francia
col titolo Les partages de Rome, si afferma essere
assolutamente falso che nel gennaio 1923 abbia avuto luogo
un colloquio privatissimo e riservatissimo tra S.E. il Capo
del Governo on. B.
Mussolini, e il cardinale
Segretario di Stato P.
Gasparri.
La detta informazione non è conforme alla verità.
[…]
Il fatto rimase segretissimo e per ben
sei anni nessuno ne ebbe il più lontano sentore. Fu
solo dopo la firma del Trattato del Laterano che qualche voce
corse, non so da quale parte e con quale spirito, di quel
primo colloquio del gennaio 1923, rimasto, come ho
detto, segretissimo.
[…]
[Il colloquio è avvenuto a Roma il 23
gennaio 1923 nell'alloggio del sen. conte Carlo
Santucci a Palazzo Guglielmi, che ha due entrate:
- un ingresso principale da via del Gesù 62 (usato
da B.
Mussolini),
- un altro ingresso da piazza della Pigna 6 (usato da P.
Gasparri ).]
|
[Ernesto Rossi, Padroni del vapore e fascismo,
G. Laterza e Figli SpA, Bari
1966.] |
La ufficiosa «Agenzia Stefani»
fa seguire alla lettera questa precisazione:
«A proposito del colloquio del quale
dà notizia con questa sua lettera il sen. Carlo
Santucci, siamo in grado di affermare
che, nel corso del medesimo, si parlò della situazione
del Banco di Roma».
1929,
Banca
italiana di Sconto
1929, in liquidazione.
Credito Italiano
1929
entra in crisi in seguito alla "grande depressione";
Banco Ambrosiano
1929,
Banco
Lariano
1929,
Como,
BNL
(Banca nazionale del lavoro)
1929, dal 1924 lo Stato detiene il 90% del suo capitale
azionario; in seguito alla crisi [perdite per circa 200 Mni] dovuta
allo smantellamento delle cooperative, operato dal fascismo, si
ridimensiona sino a diventare semplice istituto di credito di diritto
pubblico, di proprietà statale;
Banca
della Venezia Giulia
1929, Trieste, dal 1921 si è fusa con la Banca
Cooperativa di Trieste e con il Consorzio
Fiumano di Credito e Risparmio di Fiume;
Banca Provinciale Lombarda
1929, Bergamo, |
Casse
di Risparmio
|
«segue
da 1928»
Cassa
di Risparmio di Venezia
1929,
Cassa di Risparmio di Verona e Vicenza
1929,
Cassa
di Risparmio di Padova e Rovigo
1929,
Cassa di Risparmio di Milano
1929, oltre all'esercizio del credito fondiario (dal 1866),
dal 1924 ha istituito anche il credito agrario;
Cassa
di Risparmio delle Province Lombarde
1929,
Monte dei Paschi
(Cassa di Risparmio)
1929,
Cassa di Risparmio di Gorizia
1929, incorpora il Monte
di Pietà che ne diventa la sezione dei pegni;
«segue 1930»
|
Banche
Popolari
|
1929 Banca Popolare di Vicenza
- Presidente: Paolo
Sartori ,
- vicepresidente: ?,
- Consiglieri:
. ?,
. ?,
. ?,
. ?,
. ?,
. ?,
. ?,
. ?,
. ?,
. ?,
. ?,
- Collegio Sindacale:
. ?, [effettivo]
. ?, [effettivo]
. ?, [effettivo]
. ?, [supplente]
. ?, [supplente]
Direttore: ? (?-?)
Filiale
Vicenza, Borgo S. Felice (dal 1920).
Banca
Popolare Agricola di Cerea
1924,
1929,
Piccolo Credito di Cuneo
1929,
3 aprile, chiude improvvisamente gli sportelli.
«segue
1930»
|
Casse Rurali
|
1929
Federazione Italiana
delle Casse Rurali
1929,
«segue 1930»
|
Economia Italiana
|
|
1921-22
|
1925
|
1929
|
Reddito nazionale
(Mdi di Lire del 1938) |
95,0
|
-
|
124,6
|
Reddito pro-capite
(Lire del 1938) |
2.486
|
-
|
3.079
|
% dell'industria sul prodotto lordo
privato |
25,3%
|
-
|
31,8
|
% dell'agricoltura sul prodotto lordo
privato |
46,3%
|
-
|
38,4%
|
Indice produzione manufatturiera [1938=100] |
54
|
-
|
90
|
Disoccupati |
382.000
|
122.000
|
-
|
|
I padroni
del "carbone bianco" nel 1929
|
Capitale società per azioni
elettriche
(Mni di lire) |
9.320
|
Obbligazioni |
2.540
|
Valore di bilancio degli impianti |
12.615
|
|
Potenza installata
|
kW
|
Società elettrocommerciali |
-
|
Autoproduttori |
-
|
Totale
|
4.540.000
|
Produzione di kWh
(in milioni)
|
Da impianti idroelettrici |
9.970
|
Da termoelettrici |
410
|
Totale
|
10.380
|
Ormai tutte le imprese elettriche che
producono per la vendita sono accentrate in un solo trust
elettrico, che comprende:
- Edison,
- Società Idroelettrica Piemonte
(SIP),
- Adriatica di Elettricità,
- Strade Ferrate Meridionali,
- Centrale,
- Terni.
|
Produzione siderurgica
|
(tonnellate)
|
1921
|
1929
|
Acciaio |
700.000
|
2.122.000
|
Ghisa |
61.000
|
671.000
|
- -
|
Importazioni
|
(tonnellate)
|
1920
|
1929
|
Carbon fossile |
5.600.000
|
14.600.000
|
Rottame |
300.000
|
1.000.000
|
È cresciuta tuttavia largamente la parte
di energia elettrica nel quadro della forza motrice al servizio
dell'industria italiana.
|
Industria chimica
|
- Montecatini:
|
- Italgas:
[grazie all'attività di uno spregiudicato speculatore, il
Panzarasa, la società torinese
è riuscita, partendo dall'industria del gas, a estendere
il suo controllo a una serie di imprese elettriche, telefoniche,
chimiche ecc., che nell'insieme rappresentano un capitale dell'ordine
di un Miliardo di lire, ma quanto mai eterogenee e con basi finanziarie,
nonostante l'apparente prosperità, assai malferme.
|
- Acna (Aziende Chimiche Nazionali Associate):
[accentra buona parte della produzione di coloranti, in seguito
alla scomparsa della concorrenza germanica] |
Produzione
|
(tonnellate)
|
1919
|
1921
|
1929
|
Solfato di ammonio |
-
|
6.000
|
144.000
|
Acido nitrico |
-
|
6.000
|
39.000
|
Carbonato sodico |
5.200
|
-
|
200.000
|
Acido solforico |
-
|
-
|
1.335.000
|
Con il metodo elettrolitico "Fauser",
realizzato nei laboratori Montecatini
per la produzione dell'ammoniaca sintetica dell'azoto atmosferico,
che evita i grossi consumi di carbone imposti dai metodi finora
adottati all'estero, si è operata una rivoluzione nel settore
dei fertilizzanti azotati, che adesso entrano per la prima volta
in grande misura nell'agricoltura italiana.
|
Petrolio
|
- Agip |
Agevolazioni doganali sulla importazione
dei residui, favoriscono l'installazione di impianti di cracking.
|
Produzione
|
(tonnellate)
|
1921
|
1924
|
1929
|
Benzina |
-
|
100
|
22.000
|
Importazione
|
(tonnellate)
|
1921
|
1927
|
1929
|
"Prodotti
neri"
(greggio e residui destinati alla rilavorazione) |
65.000
|
*461.000
|
-
|
* Pari al 50% dell'intera importazione
di prodotti petroliferi: percentuale superata ampiamente nel 1929.
|
Industria cotoniera
|
|
1921
|
1929
|
Fusi |
4.500.000
|
5.380.000
|
Telai |
122.500
|
152.000
|
Produzione di filati
(tonnellate) |
133.000
|
220.000
|
Produzione di tessuti
(tonnellate) |
94.000
|
135.000
|
Cotonate disponibili per il consumo
interno
(tonnellate)
|
-
|
124.000
|
Importazioni di cotone greggio |
-
|
-
|
Esportazione di manufatti
(tonnellate)
|
-
|
*80.000
|
Nel 1926 in questa industria sono stati investiti
1200 Mni di lire contro i 1750 nell'industria della seta artificiale.
* pari al 24,2% della produzione nazionale e al 30% circa del
valore totale delle esportazioni di manufatti tessili. I mercati
europei (non solo i paesi balcanici, ma anche Inghilterra e Germania)
assorbono il 41,8% dell'esportazione rispetto al 15,5% del 1913.
|
Industria laniera
|
|
1925
|
1929
|
Importazioni di lane sudicie e lavate
(tonnellate)
|
-
|
*30.000
|
Esportazione di filati
(tonnellate)
|
-
|
**1.550
|
Esportazione di tessuti
(tonnellate)
|
-
|
**7.670
|
|
- |
- |
* graduale declino, fra i paesi fornitori, dell'Argentina
e dell'Uruguay, a favore di Australia, Nuova Zelanda e Sud Africa.
** soprattutto rivolta ai mercati danubiani e balcanici e poi
a quelli dell'Estremo Oriente.
|
Industria serica
|
|
1925
|
1929
|
Produzione di seta tratta
(tonnellate)
|
-
|
5.520
|
Esportazione di seta greggia
(tonnellate)
|
-
|
*57.570
|
* media del decennio.
|
ZUCCHERO |
1929
Col consolidamento del regime totalitario la
UNIONE ZUCCHERI
assume il nome di CONSORZIO NAZIONALE
PRODUTTORI ZUCCHERO e non ha più niente
da temere; anzi viene tenuta a modello per la costituzione di
tutti gli altri consorzi che, nello stato corporativo, hanno il
compito di « conciliare gli interessi
dei produttori col superiore interesse della Nazione».
|
Su questo settore, in Italia, dominano incontrastate le famiglie:
- Acquarone, Cevasco,
Oberti, Stoppani,
Parodi, Musso,
Piaggio, Montesi,
ecc. |
[Ernesto Rossi, I nostri quattrini,
Laterza Bari 1964.] |
SAIS
(Società Agricola Italo Somala) |
1929
Milano, viene costituita questa società con un capitale iniziale
di 24 Mni di lire.
- Presidente e Amm.re del.:
. duca degli Abruzzi (1929 - 1933);
- Vicepresidente:
. Giuseppe Toepliz (1929 - ?);
- Direttore della sede amministrativa di Genova:
. avv. Luigi Bruno (1929 - ?).
La concessione della società, che si trova a 113 km da Mogadiscio,
è estesa 25 mila ettari.
«segue 1938»
|
[Ernesto
Rossi, I nostri quattrini, Laterza
Bari 1964.] |
La Lockheed
e il supermercato delle armi |
1929
La Lockheed Aircraft Corporation
si fonde con la Detroit Aircraft Corporation
che ambiva essere la "General Motors" dell'aria;
«segue 1930»
|
Fonti:
- Anthony Sampson, The arms bazaar/Il
supermercato delle armi - Arnoldo Mondadori Editore 1977. |
|
|
«segue da 1928»
1929
lo stesso anno, si procedee
a spostare il capolinea patavino da Piazza Ermitani alla stazione
di Santa Sofia;
«segue 1930»
|
|
– Drèze, Jacques (Verviers, Liegi 1929) economista
belga, studioso della teoria delle decisioni
Saggi sulle condizioni economiche in condizioni di incertezza
(1985).
– Forte, Francesco
(Busto Arsizio, Varese 1929) economista italiano,
1954-56, insegna economia e scienza delle finanze nell'università di
Milano;
1956-58, nell'università di Urbino;
1961-83, nell'università di Torino;
Manuale di politica economica (1971)
1971-75, vicepresidente dell' ENI;
Trattato di economia pubblica (1976)
1979, eletto nelle liste del PSI è membro della commissione per le
finanze e il tesoro;
1982-83, ministro delle finanze durante il V governo Fanfani;
1983, rieletto deputato, è ministro senza portafoglio degli affari
europei nel governo Craxi fino al maggio
1985 quando assume la carica di sottosegretario agli esteri per la fame
nel mondo;
1985, insegna economia e scienza delle finanze nell'università di Roma;
1987, senatore;
Principi di economia finanziaria (1987)
Il controllo del potere economico (1989)
1992, senatore.
Torna su
|
Italia
Confederazione Fascista dell'Industria Italiana (ex Confindustria):
- presidente: A.S.
Benni.
Gennaio
Pur utilissima, la Italian
Superpower non è sufficiente per raccogliere i capitali di
cui G.
Volpi
ha bisogno, per cui egli costituisce due grandi holdings.
Marzo
22, all'assemblea generale della SADE,
riunitasi per approvare il bilancio consuntivo 1928, si constata che la
potenzialità degli impianti in esercizio sarà sufficiente soltanto fino
al 1931: urge preparare nuove fonti di energia;
Aprile
B.
Mussolini celebra a Roma il recupero dei templi della
zona dell'Argentina e la costruzione del nuovo ponte del littorio.
Ottobre
-
Novembre
18, il R.D.L. 18 novembre 1929, n. 2488, consente
al governo di determinare quali industrie debbano essere considerate fondamentali
per la fabbricazione dei prodotti essenziali per la difesa nazionale.
Dicembre
3, con D.L. 3 dicembre 1929, n. 3028, il governo aumenta
i dazi di 85 voci e sottovoci (filati di lino, di canapa e di lana; macchine
da cucire; pezzi di automobile, caldaie, prodotti chimici, vernici, celluloide,
pelli, ecc.).
Le fusioni sono 102 ed interessano 250 società con un capitale di più
3300 Mni [vedi "decreto Volpi"
Marzo 1926].
La crisi mondiale è cominciata da un paio di mesi ma ancora
nessuno può prevedere le sue catastrofiche dimensioni e la sua
durata.
«segue 1930»
Ilva
[Società Ilva, alti forni e acciaierie d'Italia]
«segue
da 1922»
1929, in conseguenza della crisi e della cessione da parte delle banche
delle partecipazioni industriali viene incorporata nell' IRI
e inserita nella Finsider (Società Finanziaria
siderurgica);
«segue 1930»
Montecatini
«segue da 1928»
1929, la voce "Titoli" nel suo bilancio espone 370 Mni di lire.
«segue 1938»
SNIA Viscosa
(Società nazionale industrie applicazioni viscosa)
«segue
da 1928»
1929, assieme agli altri tre maggiori produttori:
- Soie de Châtillon,
- Società della Viscosa,
- Seta Artificiale di Varedo,
si riunisce in un sindacato che impiega oltre 25.000 dipendenti;
la seta artificiale va:
- 80% alla tessitura,
- 12% alla maglieria e calzetteria,
- 7% alla passamaneria.
[La produzione italiana è la seconda del mondo dopo quella degli
Stati Uniti, ma siamo al quinto posto per il consumo sicché due
terzi della produzione vanno all'esportazione]
«segue 1930»
|