Papa
Pio XI
(1922-39)
Bratislava
(Poszony, Presburg)
1923, 10 settembre, conferenza internazionale
del legno.
TATA Sons
«segue da 1919»
1923, il prezzo dell'acciaio in questi anni cade a causa delle massicce
importazioni del metallo dall'Inghilerra e dal Belgio; John
Peterson, dirigente della Tata Steel
chiede al Governo una politica protezionistica nei confronti dell'industria
siderurgica indiana: i profitti della compagnia scendono infatti da 10
milioni a 100 mila rupie l'anno; non è semplice tuttavia per il Governo
(inglese) che deve decidere di proteggere l'India sulla pelle dell'Inghilterra;
«segue 1924»
Shell
Oil
«segue da 1922»
1923-29, la società fa costruire numerose altre raffinerie (a Wilmington,
Arkansas City, Houston ecc.) e potenzia considerevolmente la propria rete
di oleodotti; si assicura inoltre in California, Texas e Kansas nuove
concessioni di estrazione che determinano il rapido espandersi della Shell
sul mercato americano;
«segue 1949»
Bear Stearns & Co.
1923, New York, con un capitale di 500 mila dollari,
. Joseph A. Bear,
. Robert B. Stearns,
. Harold C. Mayer fondano questa banca;
«segue 1929»
|
fine 1922 – inizio 1923
inizia una notevole ripresa in tutti i principali settori dell'economia
mondiale.
Banche
|
|
Banca
d'Italia
- Direttore generale: B.
Stringher (1900 nov - 1928); -
Governatore: Bonaldo Stringher
- Direttore
generale:
1923,
Banca
Romana
1923,
[nel 1894 le passività della banca sono state assunte dalla
Banca d'Italia; vedi salvataggio
nel 1914]
Banco
di Sicilia
1923,
Banco
di Napoli 1923,
|
|
«segue da 1922»
Federazione
Bancaria Italiana
1923,
Banco di Santo Spirito
«segue
da 1798»
1923, separatosi dall'Arciospedale di Santo Spirito,
si trasforma in società anonima e assume la caratteristica di istituto
regionale orientando la sua attività a favore degli enti morali,
dell'agricoltura e dell'industria locale e impegnandosi nel servizio
di tesoreria di numerosi enti pubblici.
Fine
Compagnia
della Fede Cattolica
(o di San Paolo)
Presidente:
. nob. gr. uff. Ing. Giacomo Salvadori
in Wiesen, dal 1910.
Direttore generale:
. gr. uff. dott. Pier Giuseppe Fabris,
dal 1912.
1923, Torino,
l'Istituto delle Opere Pie di San Paolo
ottiene il riconoscimento formale della propria prevalente attività
creditizia ordinaria;
Consorzio
delle Banche cattoliche 1923,
Banca
Cattolica Vicentina
- Presidente: conte Alessandro Zileri-Dal
Verme]
[(1863-1937), fratello dell'ex sindaco di Vicenza]
- Vice presidente: ing. Pietro
Sinigaglia,
- 7 Consiglieri:
. Ernesto Azzalin,
. Enrico Marangoni,
. Leonardo Pagello,
. Pietro Rumor,
. don Giuseppe Stocchiero,
. don Vincenzo Strazzari,
. Girolamo Vaccari.
- Sindaci effettivi:
. Giuseppe Gavazzo,
. Giovanni Rossato,
. Girolamo Scimo (o Selmo ?!).
- Sindaci supplenti:
. Marcello Breda,
. Andrea Morucchio.
- Probiviri:
. Marino Breganze,
. don Attilio Caldana,
. don Francesco
Snichelotto.
direttore Nicola Bevilacqua;
Comitato direttivo
- Presidente:
. conte Alessandro Zileri-Dal Verme,
- Componenti:
. comm. Nicola
Bevilacqua,
. Adriano Navarotto,
. Pietro Rumor.
- Segretario generale:
. Ferruccio Gugerotti.
1923
quando il Ppi (Partito popolare italiano) entra nella sua
seconda fase, la Banca
Cattolica Vicentina si dissocia dalle attività e
dalle lotte dell'Unione del lavoro di don Giuseppe
Arena: «L'Operaio Cattolico» di Giacomo
Rumorsi converte interamente alla linea della Santa
Sede che mira a salvaguardare, a trarre fuori da ogni legame e
impegno con il Ppi, l'Azione cattolica vicentina;
[A questo punto i cattolici vicentini confidano ogni loro speranza
nella carta dell' "apoliticismo", carta gemella dell'altra,
della "normalizzazione", ovvero della fiducia nella
conversione moderata del fascismo: né l'una né l'altra
alla lunga riusciranno vincenti.]
Maggio
24, viene approvato un contributo di lire duemila
per l'organo dei popolari del Veneto;
viene dato l'aiuto richiesto dal vescovo di Vicenza per l'acquisto
della Casa del Popolo, del palazzo già Conti Porto in via
Porti, capace di assicurare il collocamento di tutte le associazioni
della curia; Trento, in questo periodo (come risulta dal
verbale del 14 giugno) avviene una adunanza delle banche
cattoliche per esaminare la particolare situazione derivante dall'acquisto
fatto da parte del Credito Nazionale
di molte azioni delle banche del Veneto, azioni depositate poi
nel Banco
di Roma per ottenere i capitali necessari per un importo
complessivo di 9 milioni di lire;
dal momento che l'amministrazione del Banco
di Roma è passata ad altre persone militanti
in campo avverso, è assolutamente indispensabile riavere
tutte le azioni depositate allo scopo di evitare pericoli per
le banche cattoliche;
vista la necessità di saldare il debito verso il Banco
di Roma, e non avendo il Credito
Nazionale i capitali necessari, viene deliberata la costituzione
a Trento dell'Unione Economica delle
Tre Venezie tra:
- Banca Cattolica Vicentina,
- Banca Cattolica Trentina,
- Banca Cattolica (Udine),
- Credito Polesano (Rovigo),
- Banca Cadorina (Pieve
di Cadore),
- Banca della Venezia Giulia (Trieste),
- Credito
Veneto(Padova);
società con capitale di lire 100 mila, la quale gode dei
benefici della legge austriaca e che dovrebbe essere l'ente destinato
al riacquisto delle predette azioni delle banche. Il finanziamento
occorrente verrebbe fatto dalle Federate del Veneto. La quota
assegnata alla Banca Cattolica Vicentina
sarebbe di 2 milioni di lire al tasso del 6% minimo garantito;
[non è previsto ovviamente la drastica decisione del Viminale
dell' 11 agosto - vedi Banco
di Roma]
Ottobre
25, è deciso che quanto aii rapporti con
il Credito Nazionale la situazione
deve essere affrontata con la massima chiarezza, dato che da parte
del centro federale (dopo le dimissioni obbligate di Giuseppe
Vicentini) si tentano di spostare le posizioni dei
conti; poiché si è giunti al punto che il Credito
Nazionale non intende più accettare il punto di
vista della banca, il Comitato direttivo decide di ritirarsi dalla
Federazione Bancaria Italiana;
Novembre
1°, Vicenza, nella riunione delle banche cattoliche
venete viene prospettata la situazione delle federate del Veneto
ma non si giunge ad alcuna deliberazione;
Credito
Veneto
- Presidente: Nicola Bevilacqua,
- Consiglieri:
. conte Alessandro Zileri Dal Verme,
. avv. cav. Clodio Pomè Beltrame,
. comm. Giuseppe Cavazzana,
. conte gen. Giorgio Emo Capodilista,
. prof. avv. Carlo Emilio Ferri,
. ing. Ettore Galuppo,
. Giovanni Giusti,
. cav. Pietro Rumor,
- Sindaci effettivi:
. avv. cav. Vincenzo Fontana,
. Giovanni Mauro,
. ing. prof. Sergio Zanarotti.
- Sindaci supplenti:
. avv. Giuseppe Gavazzo,
. Gaetano Martelletto.
1923,
Padova,
Alcune banche cattoliche cominciano a fallire [vedi 1929].
Comit
(Banca commerciale italiana)
1923,
Banca
Toscana di Anticipazione e Sconto 1923,
Banco
di Roma
1923
- Presidente:
. sen. conte C.
Santucci (1917 dic-9 feb 1923,
dim.)
. principe Francesco Boncompagni Ludovisi
(1923 9 feb-?)
[ex deputato del Ppi passato al fascismo]
- Vice presidente:
. sen. conte G.
Grosoli Pironi (1917-23)
. dr. Giuseppe
Vicentini (1923 9 feb-?)
- Amm.re Del.:
. dr. Giuseppe
Vicentini (1919 - feb 1923)
. dr. Carlo Vitali (1923 9
feb-?)
Il capitale sociale è costituito da 1.500.000 azioni:
- 425.000 presso il Credito Nazionale,
- 475.000, già del Credito Nazionale,
passate da poco nelle mani delle banche cattoliche federate;
[in pratica 900.000 azioni controllate direttamente o indirettamente
dal Credito Nazionale.]
- 400.000 in circolazione,
- 200.000 presso il Banco di S. Giorgio.
__________
Febbraio
9, il CdA sostituisce il sen. conte C.
Santucci alla presidenza del banco col principe
Francesco Boncompagni Ludovisi, e
l'amm.re delegato dr. G.
Vicentini col dr.
Carlo Vitali, uomo di
A. De Stefani.
Al dr. G.
Vicentini – nominato Vice presidente accanto
al sen. conte G.
Grosoli Pironi – il CdA decide di corrispondere un
«adeguato compenso, indipendentemente
dalla quota di riparto degli utili».
Quanto al sen. conte C.
Santucci, dimissionario, la presidenza viene
incaricata di esprimergli «il grato
animo del consiglio di amministrazione per l'opera da lui dedicata
all'istituto, nonché di tributargli un segno tangibile
di riconoscenza».
22, B.
Mussolini vince la resistenza di B.
Stringher ordinandogli di prestare al
Banco di Roma 100 Mni in più
di quanto stabilito nel piano di salvataggio;
[Finirà per versare 1,743 Mdi in contanti,
di cui 1,104 Mdi a fondo perduto per coprire le perdite.]
Luglio
il nuovo amm.re delegato dr. Carlo Vitali
presenta agli altri amministratori del banco una lunga relazione
in cui ricorda che i suoi predecessori hanno «profuso
i milioni a piene mani in intraprese di ogni genere, affidandole
spesso a persone inette o poco scrupolose e cedendo talvolta alle
influenze di clientele interessate od alle pressioni di partito».
Egli accenna anche ad «avventure coloniali,
quasi fantastiche» ecc..
Agosto
8, il dr. Carlo Vitali
invia a B.
Mussolini un «piano d'azione» per
la ricostruzione del banco in cui, fra l'altro, chiede:
«Si esige che sia predisposta l'azione
di responsabilità contro la vecchia amministrazione? In
via civile ed anche eventualmente in via penale? Tener presente
che l'azione a carico del Comitato Direttivo involgerebbe Cospicue
Personalità, come l'on. Santucci
e l'on. Grosoli Piroli.»
Il duce risponde scrivendo, di suo pugno, in margine al foglio
«Sì tutte».
11, il presidente del Consiglio
B.
Mussolini convoca presso di sé al Viminale:
. il dr. G.
Vicentini,
. il presidente del Credito Nazionale,
. il conte Alessandro Zileri Dal Verme,
presidente della Federazione
Bancaria Italiana e il suo collaboratore N.Bevilacqua;
sono presenti
A. De Stefani e B.
Stringher, ai quali legge un documento in cui
si afferma che il capitale del Banco
di Roma è stato totalmente assorbito dalle perdite
e che il Governo attraverso gli istituti di emissione si accinge
a sostenere "un sacrificio per salvare
la situazione". Ordina pertanto che le 900.000 azioni
del banco "in possesso del Credito
Nazionale" siano immediatamente poste a disposizione
della Banca d'Italia in titoli al
portatore. Impone inoltre, a tutela del fortissimo credito del
banco verso il Credito Nazionale,
agli amministratori di rassegnare entro 24 ore alla Banca
d'Italia la reale situazione dei conti del Credito
Nazionale da loro firmata, con l'indicazione delle perdite
accertate e di quelle presumibili.
Il ministro delle Finanze
A. De Stefani obbliga
poi il povero [parola discutibile] dr. G.
Vicentini ad accettare che le azioni del banco non
abbiano alcun valore e a cedere le 900.000 azioni al Credito
Nazionale al prezzo simbolico di una lira. In cambio di
ciò il banco bonificherà al Credito
Nazionale il debito di un conto speciale per 49 Mni di
lire.
12, il dr. Carlo
Vitali scrive indignato al ministro A.
De Stefani che il dr. G.
Vicentini, nonostante abbia dissipato la bellezza di
un miliardo, «si permette ancora di
dire, con la sua bocca, che ha la chiave di casa e vuole farsela
pagare».
In effetti il "gruppo Vicentini" – lo ammetterà
lo stesso ministro – ha rialzato la testa, contando di poter prevalere
con appoggi politici e sfruttando il disegno di B.
Mussolini di assicurarsi le simpatie del Partito popolare
e delle organizzazioni cattoliche con la condiscendenza bancaria.
Settembre
28, l'Assemblea straordinaria del banco sostituisce
anche i consiglieri e i sindaci della vecchia amministrazione
rimasti in carica dopo le dimissioni del sen. conte C.
Santucci, e il nuovo presidente, principe Francesco
Boncompagni Ludovisi, nella relazione agli azionisti, assicura
che «l'opera della futura amministrazione
sarà ispirata al senso della più alta responsabilità
ed al dovere di riconoscenza verso il Governo Fascista».
Il deputato socialista G.
Matteotti – sarà assassinato l'anno successivo
– così commenta: «Ha dimenticato
soltanto di aggiungere che chi paga non è il governo fascista,
ma la nazione italiana».
Innanzitutto per il dr. Carlo Vitali
occorre svincolare il banco dal Credito
Nazionale.
Apparsa difficilissima la situazione del banco, viene rimosso
il limite di 1 Mdo di lire, fissato l'anno precedente alle operazioni
della "Sezione speciale autonoma
del consorzio per sovvenzioni su valori industriali",
che in tal modo può costituire la Società
finanziaria per l'industria e il commercio, alla quale
sono cedute le industrie verso le quali il banco ha le maggiori
immobilizzazioni, per un valore contabile di 1.743 Mni di lire;
i recuperi realizzati o presunti al 31 dicembre 1926 ammonteranno
a 640 Mni, esclusi gli utili netti, le tasse di bollo e il premio
dovuto dal banco. Una perdita per il Tesoro, dunque, su queste
partite, di 1.104 Mni, alcune delle quali vuote, si può
dire dall'origine, di qualsiasi contenuto economico e giuridico
(312 Mni).
[Quando si tratta di rapporti fra il Ppi e le banche cattoliche,
immancabilmente si fa riferimento, prima che al Credito
Nazionale, al Banco
di Roma. Il fascismo, B.
Mussolini in testa, è convinto che il partito
di don L.
Sturzo abbia il suo supporto nel Banco
di Roma, (A.
De Stefani parla addirittura di infeudamento del Banco
di Roma) attraverso la persona del dr. G.
Vicentini, e nelle banche cattoliche federate, di qui
la sua azione tendente a rompere questo legame.
È certo che il Banco
di Roma aiuti finanziariamente il Ppi ma la
misura di questo aiuto è di ben scarsa entità: il
banco versa contributi al «Corriere d'Italia», ma
questo giornale non è del Ppi, ma del trust
giornalistico cattolico Società
editrice Romana che fa capo al conte Giovanni
Grosoli Pironi, Vice presidente del banco. Ma
il banco concede aiuti, fidi, prestiti, anche a numerosi altri
giornali:
- «Il Paese»,
- «L'Epoca»,
- «Il Mondo»,
- «Il Tempo»,
- «L'Idea Nazionale»,
- «L'Italia»,
- «Il Popolo Romano»,
- «Il Giornale di Roma».
In ogni caso, finché il Ppi è al governo,
il banco si avvantaggia dell'aiuto politico di don L.
Sturzo.]
Alla fine il Banco
di Roma viene a trovarsi «in
una situazione di liquidità incomparabile nei riguardi
di qualsiasi istituto di credito: raggiunge il 100%»;
può perfino distribuire normali dividendi agli azionisti.
L'onere delle malversazioni compiute dagli amministratori viene
in tal modo interamente caricato sulle spalle dei contribuenti.
[A. De Stefani,
Baraonda bancaria, 1960; + altri]
Banca
italiana di Sconto
"in liquidazione"
1923
- Presidente: sen. Guglielmo Marconi
(? - ?)
[alla fine del 1922 si è iscritto, prudentemente, al Pnf
(Partito nazionale fascista).
Procedimento
penale |
contro 42 persone:
- 12 amministratori membri del Comitato centrale della
Banca, tra cui:
. Mario Perrone, consigliere
delegato dell'Ansaldo, «testa
forte» del gruppo;
- 5 sindaci,
- 7 direttori,
- 1 agente di cambio.
Fra gli imputati si trovano:
. sen. Guglielmo Marconi,
presidente;
. sen. Pasquale Leonardi Cattolica
[collare dell'Annunziata, ammiraglio, ministro della Marina
(1910 mar - mar 1911],
. sen. Enrico Scalini,
. sen. Ludovico Gavassi,
. Pio Perrone (fratello di
Mario),
. comm. Angelo Pogliani,
amm.re delegato della banca (? - ?)
[e finanziatore del Pnf, secondo Cesare
Rossi].
***
Aprile
11, [Requisitoria del Pubblico Ministero
alla Commissione permanente di istruzione nel procedimento
contro gli ex-amministratori della Banca Italiana di sconto.]
Il PM comm. Giovanni Santoro
sostiene (e la sua tesi sarà accolta dall'Alta
Corte) che il sen. G.
Marconi, presidente della Banca
italiana di Sconto, non può essere ritenuto
responsabile della falsificazione del bilancio per l'esercizio
1920, perché non era materialmente presente all'adunanza
del 3 febbraio 1921, in cui tale documento era approvato
dal Consiglio di amministrazone della banca.
Ed inoltre: «Da prove testimoniali
e documenti inoppugnabili risulta che il sen. G.
Marconi, pregato e sollecitato,
accettò il titolo – più che l'ufficio, al
quale sapeva di non poter adempiere – di presidente del
Consiglio di amministrazione della banca perché
gli si fece intendere – ed era vero – che il suo nome
illustre avrebbe dato prestigio e credito all'Istituto.
Ma egli di fatto non vi partecipò quasi mai, essendo
occupato in studi scientifici e missioni politiche importanti,
sì che raramente erasi trovato in Roma».
In realtà il sen.G. Marconi non aveva la carica soltanto per patriottismo:
secondo le dichiarazioni dell'on. Marchi
alla Camera, egli aveva ricevuto, nel 1920, per sue competenze
ordinarie, lire 99.745 (ca 9 Mni di lire del 1966), ma
quel che serve rilevare è che il «nome
illustre» è servito di copertura alle
malefatte della banda che dirigeva la banca.
All'accusa di avere, come gli altri membri del Comitato
centrale, prelevato dall'attivo della banca un compenso,
non giustificato dalla esistenza di utili, non iscritto
in bilancio e non approvato dall'assemblea dei soci, il
sen.G. Marconi risponde di aver ricevuto quella somma
mentre si trovava all'estero, «insieme
ad altre somme nella più perfetta buona fede e
senza esaminare il titolo per cui gli veniva inviata».
Il PM comm. Giovanni Santoro
accetta senz'altro questa difesa, proponendo che il sen.G. Marconi venga prosciolto «in
quanto non ha apposto la propria firma a margine per quietanza
della somma attribuitagli, perché non era a Roma
e non aveva avuto scienza del fatto, essendogli stata
questa somma accreditata in conto corrente».
In pratica il PM comm. Giovanni
Santoro chiede alla Commissione permanente d'istruzione
il rinvio a giudizio e l'ordine di cattura contro 23 ex-amministratori
della Banca italiana di Sconto
(salvando il sen.G. Marconi).
Giugno
1°, [Sentenza 1° giugno 1923
della Commissione permanente di istruzione contro gli
amministratori della Banca Italiana di Sconto.]
Nonostante le conclusioni del PM comm. Giovanni
Santoro, la Commissione d'istruzione, con sentenza
rinvia a giudizio anche l'on.G. Marconi, mettendo in rilievo che egli stesso
ha ammesso di «aver veduto
il bilancio del 1920» pur dichiarando di
«non avere la competenza necessaria
per portare un giudizio sicuro».
Novembre
23, [Sentenza della Commissione di
accusa.]
La Commissione di accusa dell'Alta Corte di Giustizia
(composta dal vicepresidente del Senato e da altri otto
senatori) conferma, nella sua sentenza, le dichiarazioni
dell'ex ministro Bartolo Belotti,
riconoscendo che, durante la guerra, la banca ha realizzato
fortissimi guadagni, perché le industrie belliche
hanno, in generale, risposto ampiamente al fido accordato:
«non nella guerra, o almeno
non direttamente nella guerra, devono ricercarsi le cause
della crisi della banca ma nei criteri con cui essa è
stata diretta e amministrata nel periodo post-bellico».
Con la stessa sentenza la Commissione di accusa accoglie
la tesi sostenuta dal PM comm. Giovanni
Santoro e libera l'on.G. Marconi da ogni imputazione, trovando solo
il coraggio di muovergli un rimprovero perché «non
è lecito assumere un ufficio per disimpegnarvi
solo la funzione decorativa; nè è lecito
col proprio nome accreditare, presso il pubblico, amministrazioni
delle quali non si ha la piena coscienza che procedano
rettamente».
_____________________________
Tutti e tre i documenti di cui sopra saranno pubblicati
dall'Alta Corte di Giustizia nel 1924 (nel 1966 non si
troveranno più neppure nelle biblioteche delle
due Camere).
Un certo dr. Claudio Matteini
scriverà un riassunto del resoconto stenografico
della discussione svoltasi alla Camera in un volume di
618 pp. pubblicato dalla tipografia della Camera (La
Banca Italiana di Sconto nel processo dinanzi all'Alta
Corte di Giustizia). Purtroppo questo "scrittore"
ha falsificato o trascurato completamente i documenti
che contrastano con le tesi sostenute dagli imputati,
tendenti a dimostrare la esistenza di una mostruosa
macchinazione, capeggiata dalla Banca
Commerciale Italiana, «per
rovinare la Banca italianissima e il più glorioso
e poderoso complesso industriale della nuova Italia».
[Bartolo Belotti, L'avventura
fascista, Milano 1945;
Ernesto Rossi, Padroni
del vapore e fascismo, G. Laterza
e Figli SpA, Bari 1966.]
|
[Bartolo Belotti, L'avventura
fascista, Milano 1945;
Ernesto Rossi, Padroni
del vapore e fascismo, G. Laterza
e Figli SpA, Bari 1966.]
|
|
«segue 1924»
Credito Italiano
1923,
Banco
Ambrosiano
1923,
Banco
Lariano
1923,
Como,
BNL
(Banca nazionale del lavoro) 1923,
Banca
della Venezia Giulia
1923,
Trieste, dal 1921 si è fusa con la Banca
Cooperativa di Trieste e con il Consorzio
Fiumano di Credito e Risparmio di Fiume;
|
Casse
di Risparmio
|
«segue
da 1922»
Cassa
di Risparmio di Venezia
1923,
Cassa
di Risparmio di Vicenza
1923,
Cassa
di Risparmio di Milano 1923,
Cassa
di Risparmio delle Province Lombarde
1923,
Monte
dei Paschi
(Cassa di Risparmio)
1923,
«segue 1924»
|
Banche
Popolari
|
1923 Banca Popolare di Vicenza
- Presidente: Paolo
Sartori ,
- vicepresidente: ?,
- Consiglieri:
. ?,
. ?,
. ?,
. ?,
. ?,
. ?,
. ?,
. ?,
. ?,
. ?,
. ?,
- Collegio Sindacale:
. ?, [effettivo]
. ?, [effettivo]
. ?, [effettivo]
. ?, [supplente]
. ?, [supplente]
Direttore: ? (?-?)
Filiale
Vicenza, Borgo S. Felice (dal 1920).
Banca
Popolare Agricola di Cerea
1923,
«segue
1924»
|
Casse Rurali
|
1923
Federazione Italiana
delle Casse Rurali
1923,
«segue 1924»
|
INA
( Istituto Nazionale delle Assicurazioni) |
|
1923
Dicembre
29,
la Legge 29 dicembre 1923 riduce la
quota parte di ciascun rischio che le società di assicurazione
vita devono cedere all'INA (contro il previsto
40%) al 30% nel secondo decennio di esercizio, al 20% nel terzo
decennio, ed al 10% in seguito.
In pratica ciò vuol dire che oggi le nuove società
di assicurazione sono obbligate a cedere all'INA
il 40% dei loro affari, proprio nel periodo iniziale, durante
il quale devono superare le maggiori difficoltà, mentre
le Assicurazioni Generali e la
RAS cedono all'INA soltanto
il 10%.
È evidente che in tali condizioni non possono nascere
più concorrenti alle vecchie società.
«segue 1949»
|
[Ernesto Rossi, Settimo: Non
rubare, Laterza Bari 1953.] |
Una metà
del Miliardo di Lire investito nell'industria da 107 società,
appartiene a 14 di esse soltanto. |
Industrie meccaniche (654)
|
(milioni di lire)
|
1921
|
1923
|
Media investimento |
-
|
3
|
Capitale investito dalle 654 imprese
del settore |
-
|
2.000
|
Capitale investito soltanto da Nuova
Ansaldo, Fiat, Breda |
-
|
500
|
Capitale investito da 32 altre imprese
del settore |
-
|
500
|
|
Porto
di Venezia
o Porto Marghera |
«segue
da 1922»
1923
Porto Marghera: viene inaugurato un primo tronco del
canale industriale ovest;
le industrie sono ormai 40 con 3000 operai;
Giugno
la SADE di Giuseppe
Volpi inaugura gli impianti di Fadalto alla presenza
di Mussolini e del Ministro dei Lavori
Pubblici;
comincia a costruire la grande centrale termica di Marghera e
assume partecipazioni in:
- Società Veneta per le Ferrovie Secondarie,
- Officine Galileo,
- CIGA,
- Società Telefonica delle Tre Venezie;
«segue da 1924»
|
La Lockheed
e il supermercato delle armi |
1923
Anche Jack Northrop,
lascia la Loughead Company
accettando un'offerta di Donald Douglas;
[più tardi (1939) fonderà anch'egli una propria
impresa di costruzioni aeronautiche];
Alan Lockheed [così
decide ora Allan Loughead
di scrivere il suo nome] trovati nuovi capitali, fonda la
Lockheed Aircraft Corporation.
Per qualche tempo la società prospera, diventando famosa
come ditta costruttrice del monoplamo Vega, progettato
da Jack Northrop,
su cui Amelia Earhart attraversa
da sola l'Atlantico da Terranova all'Irlanda, (la prima traversata
compiuta da un'aviatrice).
Le ordinazioni fioccano e la Lockheed Aircraft
Corporation trasferisce la sua sede in un edificio più
grande a Burbank, a nord di Hollywood, circondato dai vigneti
e dai terreni piantati a noci della San Ferando Valley;
- Bill Boeing, figlio di
un uomo d'affari tedesco, si è laureato in ingegneria a
Yale; recatosi a Seattle per acquistare del legname ha visto le
opportunità che si stavano aprendo per l'industria aeronautica
in guerra e vende aerei alla marina; in tempo di pace converte
i suoi impianti dedicandosi alla produzione di mobili.
A Seattle, dopo aver messo su un piccolo stabilimento di costruzioni
aeronautiche accanto al suo cantiere navale, costruisce ora una
aereo da caccia per la marina affermandosi saldamente nell'aviazone
col primo di una lunga serie di aerei per la marina, seguiti da
un contratto col Ministero delle poste. Per breve tempo egli ha
una propria compagnia aerea di linea, la United.
«segue 1924»
|
Fonti:
- Anthony Sampson, The arms bazaar/Il
supermercato delle armi - Arnoldo Mondadori Editore 1977. |
– Johnson, Harry Gordon
(Toronto 1923-Ginevra 1977) economista canadese
1966-74, professore di economia alla London School od Economics
Commercio internazionale e sviluppo economico (1958)
Moneta, commercio e sviluppo economico (1962)
Saggi di economia monetaria (1967)
La rivoluzione keynesiana e la controrivoluzione monetarista
(1970)
Problemi della teoria delle tariffe (1971)
Nuovi saggi di economia monetaria (1972).
– Malinvaud, Edmond
(Limoges 1923) economista francese
1957, direttore agli studi all'École des hautes études en sciences
sociales di Parigi
Introduzione alla contabilità nazionale (1957)
Metodi statistici dell'econometria (1964)
Lezioni di teoria microeconomica (1968-71)
1974-77, presiede l'International Economic Association
Riesame della teoria della disoccupazione (1977)
Riesame della teoria macroeconomica (1981)
Equilibrio intertemporale, ottimalità, occupazione (1990).
– Miller, Merton
(Boston 1923-Chicago 2000) economista statunitense, docente all'università di
Chicago;
1958, elabora il teorema Miller-Modigliani, basato sull'ipotesi di
mercati finanziari efficienti e riguardante la "neutralità"
dell'indebitamento in rapporto ai fondi propri, per quanto concerne la
valutazione dell'attività delle imprese sui mercati dei capitali;
Costo del capitale, finanza d'impresa e teoria degli investimenti
(1958)
Politica dei dividendi, crescita, valutazione delle azioni (1961)
Teoria della finanza (1971, con E. Fama)
Macroeconomia. Un'introduzione neoclassica (1974, con C.
Upton)
1990, premio Nobel per l'economia assieme a H.M.
Markowitz e a W. Sharpe.
– Romiti, Cesare (Roma 1923) dirigente
industriale italiano, laureato in scienze economiche e commerciali, ha
diretto la BPD (Bombrini, Parodi, Delfino),
passando poi alla direzione finanziaria della Snia
Viscosa;
1970, direttore dell' Alitalia;
1973, direttore dell' Italstat;
1974, entra nel gruppo FIAT;
1976, ne diventa amministratore delegato;
1985-88, presidente della Gemina;
1988-1990, dirige il settore automobilistico della FIAT;
1996, dopo le dimissioni di G. Agnelli,
assume la presidenza della FIAT.
– Sacco, Rodolfo
(Fossano, Cuneo 1923) studioso italiano di diritto civile
1946, si laurea in giurisprudenza;
Il potere di procedere in via surrogatoria (1955)
1956, è nominato docente di diritto civile all'università di Trieste,
poi a quella di Padova;
L'arricchimento ottenuto mediante fatto ingiusto (1959)
Il possesso (1960 e 1988, Trattato di diritto civile e
commerciale)
1971, docente all'università di Torino;
Il contratto (1975)
Le grandi linee del sistema giuridico somalo (1985)
I grandi sistemi giuridici contemporanei (1992, X ediz. ampliata
e rivista)
Che cos'è il diritto comparato (1992)
Trattato di diritto civile
Trattato di diritto comparato.
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Italia
Il ministro delle Finanze A.
De Stefani continua a praticare una politica economica
liberaleggiante.
Confederazione delle corporazioni sindacali fasciste
- Presidente: E.
Rossoni (1922-28)
Gennaio
7, con decreto 7 gennaio 1923, n. 73, viene
ridata completa «libertà di corsa»
ai baroni del tabacco, trasferendo loro i fabbricati e i terreni demaniali,
in cui il Monopolio dello Stato coltiva il tabacco.
11, con decreto 11 gennaio
1923, B.
Mussolini scoglie il consiglio di amministrazione dell'INA;
13, con decreto 13 gennaio
1923 (già una prima volta respinto come irregolare dalla
Corte dei conti), sono concessi alla ditta Cantieri
Orlando di Livorno L. 38.835.996 lire, come indennizzo e maggiore
spesa in confronto di quella stabilita per contratto, per la costruzione
di cacciatorpediniere, e l'esonero dalla penale per il ritardo.
Nello stesso mese si decide la riduzione di 36.000 lavoratori delle ferrovie
e una revisione dei ruoli del personale statale assunto dopo il 1915.
Febbraio
1°, il decreto 1° febbraio 1923, n. 211, estende
ai cantieri della Venezia-Giulia i privilegi fiscali e doganali già
concessi agli altri cantieri italiani, e vengono stanziati 150 Mni di
lire nel bilancio degli esercizi dal 1922-23 al 1925-26 per dare sussidi
alle navi che verranno da essi costruite entro il giugno del 1926. L'ammissione
a fruire di tali benefici – stabilisce l'art.
11 del decreto «verrrà
concessa a insindacabile giudizio del Commissariato ai servizi alla Marina
mercantile».
Con questi «insindacabili giudizi»,
il commissario alla Marina mercantile, on. Costanzo
Ciano, è uno dei primi gerarchi fascisti ad usufruirne.
8, il decreto 8 febbraio 1923,
n. 399, «considerata la necessità
di togliere ogni limitazione alla facoltà conferita al governo
per la cessione all'industria privata degli impianti telefonici di Stato»,
attribuisce al governo, nel modo più ampio, il potere di «cedere
agli enti, società e privati, assuntori di servizi telefonici ad
uso pubblico, la proprietà degli impianti statali necessari ai
servizi stessi».
Viene, in pratica, passata a società private la concessione del servizio
telefonico: resta allo Stato la rete a grande distanza.
Le eccessive pretese dei gruppi candidati alle concessioni ritardano,
tuttavia, le trattative, fino a quando…
26, con decreto 26 febbraio
1923, B.
Mussolini nomina vice commissario dell'INA
l'on. Massimo Rocca che tenta, come può,
di contrastare l'arrembaggio delle imprese private.
Marzo
10, secondo un decreto
legge la giornata lavorativa diventa di otto ore.
11, il R.D. 11 marzo 1923,
n. 560, abolisce il monopolio dello Stato per quanto riguarda
i fiammiferi e lo sostituisce con una imposta di fabbricazione, riscossa
dal Consorzio Industrie Fiammiferi.
Al Consorzio aderiscono le 72 fabbriche già fornitrici del monopolio,
di cui 17 appartengono a due gruppi industriali milanesi (12 alle Fabbriche
riunite fiammiferi e 5 alla Unione industrie
fiammiferi).
La convenzione, allegata al decreto citato, incarica il Consorzio della
fabbricazione e dello smercio dei fiammiferi al pubblico in Italia e nelle
colonie, in cambio della garanzia, data dal Consorzio all'Erario, del
pagamento dell'imposta di fabbricazione.
Finché rimarrà in vigore la convenzione, e cioè per
un periodo di nove anni (poi sempre rinnovati), lo Stato si obbliga a
non consentire la nascita di nuove fabbriche di fiammiferi e loro surrogati.
18, B.
Mussolini partecipa al congresso internazionale delle Camere
di Commercio;
22, il decreto 22 marzo 1923,
n. 879, ammette ai sussidi anche quei piroscafi che saranno terminati
entro il 1924;
23, prima "infornata" di
senatori;
Aprile
12, inaugurazione della quarta Fiera di Milano nella nuova
sede di Piazzale d'Armi [Largo Domodossola];
29, mentre, per quanto riguarda le
assicurazioni sulla vita, dovrebbe cessare il regime transitorio misto
e dovrebbe iniziare il regime di monopolio statale completo, il decreto
29 aprile 1923, n. 966 dà forma giuridica alla deliberazione
del novembre scorso del Consiglio dei ministri, abolendo il monopolio
statale e ammettendo il libero esercizio, sotto determinate garanzie,
le imprese private nazionali ed estere.
Assicurazioni
Generali |
1921 |
13.285 |
1922 |
21.500 |
1923 |
59.750 |
Riunione Adriatica
di Sicurtà. |
1921 |
2.100 |
1922 |
3.000 |
1923 |
3.075 |
Ernesto Rossi, Padroni
del vapore e fascismo, G. Laterza e Figli
SpA, Bari 1966.] |
Maggio
17, Roma, viene insediata al Ministero per l'agricoltura e
le foreste, la Commissione amministratrice dell'Ente autonomo per il "Parco
Nazionale d'Abruzzo";
Giugno
14, il decreto
14 giugno 1923, n. 1344, destina alle navi costruite entro
il 1924, ulteriori 55 Mni di lire di sussidi.
30, [Lira Sterlina:
quot. media mensile: 101,0=].
Luglio
il Governo decide la fusione dei ministeri del Lavoro, dell'Industria
e Commercio e dell'Agricoltura in un unico ministero dell'Economia nazionale
sotto la guida di Mario Orso Corbino.
15, il decreto
15 luglio 1923, n. 1752 approva il compromesso del 30 marzo
scorso che ha dato in concessione trentennale gli stabilimenti termali
di Salsomaggiore ad una società anonima che un certo avv. Ciro
Bonollo «si è impegnato a costituire».
27, per la prima volta l'on.
A.S. Benni
e l'on. Gino
Olivetti partecipano al Gran consiglio fascista, per esporre
il punto di vista della Confindustria sulla situazione sindacale.
Agosto
20, il Ministero dell'Industria e commercio e il Ministero
dell'Agricoltura e del lavoro si fondano dando vita al Ministero dell'economia
nazionale:
- ministro: sen. Mario Orso Corbino,
- sottosegretario: prof. Arrigo
Serpieri;
Settembre
27, il decreto 27 settembre 1923, n. 2148, concede
un mutuo di 129 Mni di lire, per trentacinque anni, al 4% ad alcuni
grandi industriali triestini.
G. Matteotti
scrive che il mutuo costituisce una transazione per pretesi risarcimenti
di guerra, negati alle ditte nelle quali erano prevalenti gli interessi
e le amministrazioni straniere. Progetto analogo è già stato
presentato il 31 maggio 1922 dal "governo Facta", ma ha trovato
tante obiezioni in commissione di finanze, che finora non è passato.
Il cantiere navale triestino, di cui è presidnete Cosulich,
ha avuto una quota parte di 55 Mni di lire, e nella sua relazione afferma
che alla transazione-concessione si è giunti «mercé
l'assiduo intervento dei nostri (?) deputati». Non per nulla
alcuni mesi fa il governo ha dichiarato sospese le raccomandazioni dei
deputati: quelle piccole.
Dicembre
il ministro del Tesoro A.
De Stefani annuncia una riduzione del deficit pubblico da 3
miliardi a 700 milioni per il biennio 1924-1925.
19, Roma, Palazzo Chigi, sotto la
presidenza di B.
Mussolini si tiene una riunione a cui partecipano:
per la Confindustria (con A.S.
Benni alla presidenza):
. sen. Agnelli (FIAT),
. comm. Odero (siderurgico),
. sen. Ginori (Larderello),
. ing. Mazzini (FIAT),
. comm. Targetti (laniero),
. comm. Parodi (esplosivi),
. dr. Pirelli (dirigente del gruppo omonimo),
. comm. Biondi (mulini),
. comm. Parenti.
Con l'ordine del giorno presentato da B.
Mussolini, ovviamente approvato all'unanimità, si decide
che:
a) la Confederazione dell'Industria e la Confederazione delle corporazioni
fasciste intensifichino la loro opera diretta ad organizzare rispettivamente
gli industraili ed i lavoratori col reciproco proposito di collaborazione;
b) venga nominata una commissione permanente di cinque membri per parte,
la quale dovrà provvedere alla periferia, collegando gli organi
direttivi delle due Confederazioni, perché l'azione sindacale si
svolga secondo le direttive segnate dal Capo del Governo.
Alla chiusura dei lavori, il duce afferma che l'approvazione di tale ordine
del giorno «segna una data dalla quale deve
ripartirsi un nuovo periodo della nostra storia».
29, la Legge 29 dicembre 1923
riduce la quota parte di ciascun rischio che le società di assicurazione
vita devono cedere all'INA (contro il previsto 40%) al 30% nel
secondo decennio di esercizio, al 20% nel terzo decennio, ed al 10% in
seguito.
In pratica ciò vuol dire che oggi le nuove società di assicurazione
sono obbligate a cedere all'INA il 40% dei loro affari, proprio
nel periodo iniziale, durante il quale devono superare le maggiori difficoltà,
mentre le Assicurazioni Generali e la RAS
cedono all'INA soltanto il 10%.
È evidente che in tali condizioni non possono nascere più
concorrenti alle vecchie società. «segue 1924»
Confederazione italiana dei lavoratori
«segue da 1920»
1923, segretario generale è Achille
Grandi;
«segue 1924»
Ilva
[Società Ilva, alti forni e acciaierie d'Italia]
«segue da 1922»
1923,
- amm.re del.: Max Bondi;
secondo i recuperi previsti dalla Commissione d'inchiesta,
la società deve dare allo Stato 44.053.548 lire indebitamente riscosse.
«segue 1929»
Ansaldo
(Nuova)
«segue da 1922»
1923,
Febbraio
secondo i recuperi previsti dalla Commissione d'inchiesta,
i f.lli Pio e Mario
Perrone dovrebbero restituire al Tesoro 46.990.312 lire (ca 43
Mdi del 1966); in più dovrebbero pagare una somma non precisata,
ma elevatissima, quale recupero delle differenze tra i noli realizzati
e i compensi di requisizione per i viaggi liberi fruiti indebitamente.
[Avendo generosamente finanziato la "marcia su Roma", oltre
ad essere sollevati da quasi tutti i loro debiti verso lo Stato, otterranno
dallo stesso sovvenzioni per parecchie decine di milioni e saranno liberati
dalle gravi responsabilità civili e penali loro attribuite per
il crollo della Banca Italiana di Sconto.]
Marzo
il capitale viene svalutato da 550 a 5 Mni di lire e la società
cade in dissesto.
Per la ultimazione dei piroscafi tipo "Battisti" in costruzione
nei suoi cantieri, oltre al compenso previsto dal "decreto Ciano",
il governo:
- concede alla Ansaldo il prolungamento di
un anno dei termini stabiliti nel "decreto Belotti";
- si impegna a far riparare dalle sue officine 230 locomotive nel quadriennio
1923-1926 (senza prestabilire il prezzo e al di fuori della concorrenza);
- consente di pagare un canone per la conservazione degli stabilimenti
ritenuti necessari ai fini della difesa nazionale (riservandosi di fissarne
l'ammontare).
L'Ansaldo ha inoltre altre facilitazioni
e regali:
- transazione per il pagamento delle imposte ordinarie sui sopraprofitti
(L. 55.270.000, in confronto ai parecchi miliardi di imponibile prima
accertati);
- riduzione dei dazi doganali sui materiali imporati;
- abolizione del veto posto ai pagamenti dei crediti della società
e liquidazione di anticipi fino ai 4/5 dell'importo della presumibile
liquidazione finale, ecc.
«segue 1924»
Breda
[Società italiana Ernesto Breda per costruzioni meccaniche]
«segue da 1918»
1923, cede la grande azienda idroelettrica della Lys
a una nuova società sorta dalla fusione con la Idroelettrica
Piemonte, la Franchi-Gregorini, proprietaria
di miniere e impianti metallurgici a Brescia e a Lovere.
In seguito alla revisione dei contratti di guerra, la Ragioneria generale
dello Stato pretende la restituzione di una quarantina di milioni di lire.
«segue 1945»
Agusta
1923, nasce questa società italiana per le costruzioni aeronautiche,
fondata da Giovanni Agusta (Parma 1879-Gallarate 1927), che
nel dopoguerra costruisce anche motocicli (MV
Agusta);
«segue 1969»
Società
Viscosa
«segue
da 1920»
1923, questa società di Pavia (che ha sostituito nel 1919 la
Cines seta artificiale), il cui maggiore stabilimento
è passato nel 1920 sotto il controllo della Snia
Viscosa di Riccardo Gualino,
si fonde, insieme con l'analoga società costituita a Padova (1923),
nella Società Generale Italiana della
Viscosa, a fianco della quale opera la Soie
De Châtillon, sorta nel 1917;
«segue 1929»
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