Papa
Giovanni Paolo II
(1978-2005)
Ford
Motor Co.
«segue
da 1945»
1982, quando lascia anch'egli la presidenza dell'azienda, senza designarne
il successore, per la prima volta non viene dato il dividendo ai soci;
la crisi del mercato automobilistico investe anche gli altri due giganti
del settore: la General Motors e la Crysler
di Lee Iacocca, sempre in conflitto
con i Ford;
«segue
1985»
Warburg
(banchieri)
«segue
da 1978»
1982, 18 ottobre, mentre i paesi produttori di petrolio diventano i
veri detentori del capitale, Siegmund
Warburg muore lasciando la maggior parte del suo all'azienda:
a lui restano solo poche decine di milioni di dollari.
«Inizio 1300»
|
IRI
(Istituto per la Ricostruzione Industriale)
. Presidente:
. Pietro Sette (1979 - 1982)
. R. Prodi
(1982 - 1989) |
1982
Gennaio
-
|
|
Banche
|
1982
Mediobanca
. Presidente: F.
Calabria (Dc) (1979 - 1985)
. Amministratore delegato (dal 1949) e Direttore
generale: E.
Cuccia (1946 giu - ?)
Azionisti (1982):
- Banca Commerciale Italiana 9%
- Credito Italiano 9%
- Banco di Roma 7%
- Piccoli azionisti 50%
- Privati 25%
. Assicurazioni Generali
. Fondiaria
. Olivetti
. Fiat
. La France
. Pirelli
. Italmobiliare
. R.A.S.
. S.A.I.
ciascuno con una quota del 2% nel 1982;
il restante 7% ad altri gruppi di minoranza.
Partecipazioni (1982):
. Montedison 18%
. Caffaro 16%
. Gemina 12,66%
. Pirelli 12%
. SNIA Viscosa 11%
. Fondiaria 10%
. Falck 5,4%
. Assicurazioni Generali 5%
. SME 4%
. Fiat 3%
. Olivetti 2%
1982
la sua attività viene estesa al credito a lungo termine;
Provvista e impieghi verso la
clientela
al 30 giugno [in Mni di lire] |
Anno |
Provvista |
Impieghi verso clienti |
1947 |
2.804
|
770 |
1955 |
52.172 |
36.188 |
1965 |
424.135 |
305.063 |
1975 |
4.027.566 |
2.407.866 |
1982 |
6.119.208 |
4.919.985 |
Poiché la raccolta è avvenuta
essenzialmente attraverso libretti di deposito di risparmio
collocati presso il pubblico attraverso la rete delle tre
Banche di Interesse Nazionale, Mediobanca
non ha avuto bisogno di una porpria costosa rete di sportelli
per la raccolta del risparmio.
Quanto alle "Bin", oltre a lucrare una commissione
sulle cifre raccolte, esse hanno avuto il vantaggio di offrire
alla clientela un tipo di impiego del risparmio che non sono
autorizzate a proporre in proprio.
Quando negli ultimi tempi questo tipo di raccolta viene meno,
essa viene sostituita dalla emissione diretta di vari tipi
di obbligazioni.
Quanto agli impieghi, inizialmente il tramite per accedere
a Mediobanca sono state le "Bin"
che indirizzavano verso Mediobanca
quelli, fra i loro clienti, che avessero necessita di finanziamenti
a medio termine. |
[Giorgio La Malfa,
Cuccia e il segreto di Mediobanca, Feltrinelli
2014.] |
poiché E.
Cuccia ha raggiunto i 75 anni di età, l'IRI
decide, nonostante l'unanime riconoscimento per il successo straordinario
di Mediobanca,
di applicare e far valere nei suoi confronti una regola relativa
all'anzianità. Ne impone le dimissioni da direttore generale
e quindi ne fa venir meno la carica di amm.re delegato, pur consentendo
che egli rimanga nel CdA in rappresentanza delle banche di interesse
nazionale.
[In questa occasione il potere politico non è abbastanza
forte da porre all'IRI
il tema della sostituzione di E.
Cuccia con un uomo che sia gradito ai partiti, o meglio
al partito di maggioranza. Deve accettare la linea di successione
che lo stesso E.
Cuccia aveva delineato.]
Entrano quindi nel CdA di Mediobanca
Silvio Salteri e Vincenzo Maranghi,
i due più stretti collaboratori di E.
Cuccia.
Silvio Salteri, il più anziano
dei due, viene nominato direttore generale, e sulla base dello
Statuto della banca, prende il posto di E.
Cuccia come amministratore delegato.
E. Cuccia rimane nel CdA con una delega agli Affari
speciali che gli consente di continuare ad esercitare un notevole
potere di indirizzo sulle attività della banca.
In ogni caso, è evidente che è cominciato
l'assalto a Mediobanca.]
Alla fine dell'anno il "governo Spadolini"
decide, su pressante richiesta della Dc, di cui
è segretario l'on. C.
De Mita, la nomina di R.
Prodi alla presidenza dell'IRI;
le attenzioni di R.
Prodi si rivolgono pressoché immediatamente
a Mediobanca
e non sono attenzioni benevole; lo spingono in questa direzione
gli appetiti della Dc per il potere economico,
ma questo non è tutto, e forse non costituisce la motivazione
principale del presidente dell'IRI.
[Fra gli esponenti di spicco della Dc in questi
anni la voce più autorevole è quella di B.
Andreatta, principale punto di riferimento di R.
Prodi non solo in seno alla Dc ma
anche nella sua vita accademica come prefessore di materie economiche
all'Università di Bologna.]
La Democrazia Cristiana prepara l'attacco alla finanza
"laica".
[E. Bernabei,
potente uomo del sottogoverno democristiano, scriverà in
un libro intervista che "De Gasperi
e Mattioli si misero d'accordo proprio su questo punto: i cattolici
avrebbero tenuto le fila della politica […] mentre i laici avrebbero
curato i loro interessi nella finanza, nell'industria, nell'editoria
giornalistica".
E aggiungerà: "Mattioli […]
andò a Washington fra la fine del 1945 e i primi del 1946
e spiegò agli americani che tipo di spartizione delle competenze
era stato concordato in Italia […], c'era con lui il giovane Cuccia
e per i democristiani il giovane Ferrari Aggradi".
"Lei come lo sapeva" –
gli chiede l'intervistatore – "Me lo
disse La Pira" risponde E.
Bernabei.]
«segue 1983»
Gruppo
Sanpaolo
«segue
da 1981»
Presidente:
a). Luigi Coccioli, (1979-83).
b). Gianni Zandano, (1983-98)
Direttore generale:
. Carlo Gay, (1980-85).
1982,
è chiamato a partecipare al consorzio di salvataggio del
Banco Ambrosiano di Roberto Calvi;
ne uscirà presto cedendo la propria quota al Crediop;
rileva l'85% del capitale della First Los
Angeles Bank [nata nel 1973, dispone di otto punti operativi
nell'area dalla quale prende il nome e di poco meno di trecento
dipendenti];
«segue 1984»
IMI
(Istituto mobiliare italiano)
Presidente:
? (?-?).
«segue
da 1979»
1982, aderisce al pool di istituti
che danno vita al Nuovo Banco Ambrosiano;
«segue 1983»
Cassa
di risparmio
delle Province Lombarde
«segue
da 1924»
1982, rileva il controllo dell'IBI
(Istituto bancario italiano);
«segue 1991»
Banca Popolare
di Vicenza
- Presidente: Ugo
Azzalin, (1979-83)
- vicepresidente: ?,
- Consiglieri:
. ?,
. ?,
. ?,
. ?,
. ?,
. ?,
. ?,
. ?,
. ?,
. ?,
- Collegio Sindacale:
. ?,
. ?,
. ?,
Direttore generale: ?
(?-?)
Cassa
di Risparmi e Depositi di Prato
«segue da 1981»
- Presidente: Silvano
Bambagioni, (1971-87)
- Direttore generale: Arturo
Prospero, (1978-87)
1982,da
novembre 1975 la cassa pubblica «Progress», bimestrale
di Costume, Cultura, Economia e Finanza;
Fonti:
Giampaolo Pansa, Il Malloppo,
Rizzoli 1989.
«segue 1983»
Carimmo
(Cassa di Risparmio molisana-Monte Orsini)
[Fondata nel 1692 da
Pierfrancesco [o
Vincenzo Maria] Orsini (poi
papa Benedetto
XIII) agisce in due regioni, Molise e Campania: 26 sportelli,
434 dipendenti, ca 1000 Mdi di lire, di beni amministrati.]
- Presidente: Nicola Eny Di Lisa,
di Roccavivara (Campobasso), (dal 1975)
[medico, dirigente d'azienda, giornalista;
1968, eletto deputato per la Dc nella circoscirzione di Campobasso;
1972, non viene rieletto, pur con 37 mila voti di preferenza;]
1982
interessatasi alla banca molisana, la Banca
d'Italia scopre che non tutto fila liscio come dovrebbe.
Fonti:
Giampaolo Pansa, Il Malloppo,
Rizzoli 1989.
«segue 1983»
|
Michele
Sindona |
1982
La Commissione parlamentare d'inchiesta sul caso Sindona
e sulle responsabilità politiche e amministrative ad esso
connesse (leggi 22 maggio 1980, n. 204 e 23 giugno 1984, n. 315)
è così composta:
Presidente: on. De
Martino (deputato); |
Commissari |
Deputati |
Senatori |
. Aiardi
. Alberini
. Aliverti
. G. Azzaro, relatore
. Borgoglio
. Cafiero
. Carandini
. Casini
. Ceni
. Ciannamea
. D'Alema
. Fiori
. Minervini
. Olcese
. Onorato
. Rende
. Sarti
. Tatarella
. Teodori
. Zappulli |
. Argiroffi
. Berlanda
. Bollini
. Bonazzi
. Cioce
. Colombo
. D'Amelio
. Felicetti
. Fontanari
. La Porta
. Macaluso
. Pastorino
. Patriarca
. Petronio
. Rastrelli,
. Riccardelli
. Rosi
. Signori
. Triglia
. Vitale |
|
La Relazione conclusiva della Commissione, firmata dal deputato
democristiano G. Azzaro, descrive
i meccanismi illeciti complicati e ingegnosi attraverso i quali
il bancarottiere siciliano finanziava la Dc e
probabilmente altri partiti e uomini politici negli anni Settanta.
Nella vicenda viene chiamato in causa tra gli altri il senatore
democristiano A.
Fanfani che, come segretario della Dc,
nell'aprile 1974 accettò 2 Mdi di lire versati da M.
Sindona nelle casse del partito tramite alcuni
intermediari: per A.
Fanfani si trattò di un prestito che sarebbe
stato restituito. Per la maggioranza dei commissari invece non
è affatto certo che la restituzione ci sia stata e, da
parte loro, i commissari liquidatori della Banca
popolare italiana convengono in giudizio la Dc
per la restituzione dei 2 Mdi di lire versati dal bancarottiere.
[segue]
|
Fonti:
- Claudio Castellacci, Mani pulite,
1977,
- Lombard, Soldi truccati -
Feltrinelli 1980, I ed.,
- Gianluigi Nuzzi, Vaticano SpA,
chiarelettere 2009, I ed..
|
Roberto Calvi
Foto Giovanna Borgese |
«segue da 1981»
Banco
Ambrosiano
- Presidente (dal 1975) e Amm.re delegato (dal 1971): Roberto
Calvi;
- Direttore generale: Roberto Rosone
(?-?)
1982
Gennaio
Il Banco Ambrosiano
(ancora strettamente collegato alla finanza vaticana) pur
con i suoi 28.000 Mdi di depositi è una barca che naviga in pessime
acque per una serie interminabile di fattori;
25, l'ing. C.
De Benedetti vende per ca 50 Mdi il suo 2% e si dimette
dal Cda del Banco; l'operazione mette in moto la Banca
d'Italia che esercitando pressioni per ottenere chiarimenti
ne accelera così la fine; per l'avv. Giuseppe
Prisco le richieste di Banca d'Italia
appaiono ingiustificate, inopportune e offensive per il Cda;
si sveglia anche la Consob che obbliga
il Banco Ambrosiano a quotarsi in
Borsa;
26, il posto di vicepresidente
del Banco Ambrosiano
viene preso da O.
Bagnasco (su consiglio degli amici politici
di R.
Calvi) che ne ha da poco rilevato sul mercato il 2%
per ca 30 Mdi [7 di tasca propria];
Febbraio
1°, il consiglio di amministrazione del
Banco Ambrosiano delibera la quotazione;
Marzo
Su incarico di R.
Calvi con l'ok di P.
Marcinkus, il faccendiere Francesco
Pazienza si occupa personalmente del finanziamento
di 4 Mni di dollari a Solidarnosc: si
tratta di lingotti d'oro arrivati a Danzica nel doppio fondo di
una jeep;
Aprile
23, viene reso noto ufficialmente che la Procura generale
di Milano ha chiesto l'incriminazione per truffa pluriaggravata
di R.
Calvi e M.
Sindona per l'affare Zitropo
holding-Pacchetti;
27,
attentato di un esponente della banda
della Magliana a Roberto Rosone,
direttore generale del Banco Ambrosiano,
poi ricoverato alla clinica Columbus; l'attentatore, Danilo
Abbruciati, resta ucciso nello scontro a fuoco con la guardia
giurata di scorta.
"operazione pesce volante": alla fine dell'operazione
(iniziata già nel 1976) la società finanziaria Bellatrix
è riuscita a incanalare più di 600 Mni di dollari,
dei quali 11 Mni finiscono nella cassa "B" dello Stato
Vaticano;
[Secondo quanto rilevato da un'indagine successiva, questi soldi
sono stati destinati dal card. Luigi Poggi,
capo dell'Entità,
con la complicità di mons. P.
Marcinkus, responsabile dello IOR,
del card. A.
Casaroli, capo della diplomazia vaticana, e con l'autorizzazione
del papa, Giovanni Paolo II, a finanziare
"Solidarnosc".]
Maggio
5, al loro esordio in Borsa i titoli del Banco
Ambrosiano crollano; ammesso a 50mila perde subito il 20%
a 40mila.
18, Roberto Rosone,
direttore generale del Banco Ambrosiano,
torna al lavoro;
Florio
Fiorini, direttore finanziario dell'ENI,
propone un piano di salvataggio del Banco
Ambrosiano [conversione in capitale dei crediti
vantati dall'ENI; nel piano sarebbe
dovuto entrare anche Karl Kahane,
un finanziere ebreo austriaco, che ha un colloquio anche con Calisto
Tanzi della Parmalat]
ma la proposta non solo non viene esaminata ma egli viene invitato
a rassegnare le dimissioni;
28, Roberto
Rosone riceve una lettera-ultimatum da Bankitalia
con la richiesta di mettere in chiaro i conti con l'estero;
31, Bankitalia
rende noto che il buco del Banco
Ambrosiano sfiora 1.300 Mni di dollari;
R. Calvi
si lamenta con un gruppo di cardinali, tra i quali Pietro
Palazzini, prefetto della Congregazione delle Cause dei
Santi, dicendo con tono minaccioso che se il Banco
Ambrosiano sprofonda, trascinerà con sé
lo IOR;
Giugno
7, lunedì, R.
Calvi espone al CdA la drammatica situazione in cui
versa il Banco Ambrosiano
e afferma che se lo IOR
non restituirà il credito dovranno aprire una procedura
fallimentare;
8, R.
Calvi pensa ancora di potercela fare giocando la carta
Vaticano. Ma P.
Marcinkus non si fa trovare. Scrive allora al Papa:
«Lei è l'ultima speranza»,
ricordando quanto il Banco Ambrosiano
abbia fatto per "Solidarnosc".
Ma non ha risposta. Bussa invano all'Opus
dei.
Egli si lamenta apertamente del fatto che P.
Marcinkus – per evitare di essere indagato su
ordine del pontefice o del controspionaggio vaticano, il Sodalitium
Pianum, guidato da mons. Luigi Poggi
– aveva prelevato dalle casse, senza autorizzazione, 100 Mni di
dollari da destinare a "Solidarnosc".
Lo stesso giorno riceve la strana visita di un certo Alvaro
Giardilli, che, secondo la polizia, ha contatti con la
mafia e con l'Entità
(sembra, anche con Vincenzo Casillo
un sicario della mafia che ha già lavorato per P.
Marcinkus e per i servizi segreti vaticani),
il quale gli dice che la vita di sua moglie Clara
e dei suoi figli è in pericolo;
[Vincenzo Casillo, identificato dalla
Procura Generale dello Stato di Roma come uno degli esecutori
della morte del "banchiere di Dio",
sarà assassinato il 23 gennaio 1983.]
9, in serata R.
Calvi cena con Francesco Micheli,
vicepresidente e maggiore azionista della Finarte,
e snobba una proposta di Pierre Moussa,
il banchiere francese della Paribas,
e del finanziere austriaco Karl Kahane
che vorrebbero acquistare la rete estera del Banco
Ambrosiano;
[secondo Francesco Micheli non ha
certo l'aria di chi sta scappando e in ogni caso sarebbe tornato,
sempre secondo il suo parere, da lì a tre giorni]
10, nella notte il
banchiere R.
Calvi fugge all'estero; con lui ci sono Flavio
Carboni e l'ex contrabbandiere Silvano
Vittor che lo fa espatriare via mare da Trieste. A Klagenfurt
si uniscono anche le sorelle Kleinszing,
Manuela e Stephan.
Quindi Londra, al Chelsea Cloister, in Sloane Road, appartamento
881, prenotato per lui da quel Kunz
del traffico di armi. Un albergo di modesta categoria tanto che
R. Calvi
chiede a Flavio Carboni di
trovargli una sistemazione migliore.
13, domenica, Roberto Rosone,
in virtù dell'art. 15 dello statuto, si ritrova vicepresidente
vicario del Banco Ambrosiano,
di cui però, dopo poche ore, chiede il commissariamento;
intanto O.
Bagnasco, che non ha letto bene l'art.
15, spalleggiato da Ciarrapico e
dall'avv. Prisco cerca di diventare
vicepresidente vicario del Banco
Ambrosiano;
14,lunedì, mons.
P.
Marcinkus dà le dimissioni da membro
del CdA del Banco Ambrosiano Overseas Limited
(BAOL), con sede a Nassau. Attraverso
il BAOL, lo IOR
aveva prelevato fondi, senza alcun tipo di controllo, per un valore
prossimo a 1 Mdo di dollari, che dovevano servire a tappare il
buco del Banco Ambrosiano;
15, martedì,
R.
Calvi arriva a Londra, ospite del Chelsea Cloister
Hotel, stanza 881, un albergo dignitoso per un rappresentante
di commercio, ma non per il presidente di una delle banche cattoliche
più importanti e influenti d'Europa;
16, mercoledì,
Londra, in extremis, incontrando Alberto
Jaime Berti, R.
Calvi tenta di sbloccare
il fondo segreto di 2.200 Mni di dollari gestito dall'Inecclesia.
[Di questo giallo nel giallo, parlerà con i giudici italiani
lo stesso Alberto Jaime Berti,
presidente della finanziaria venezuelana legata all'Opus
Dei la cui principale finalità è di riciclare
capitali cancellando ogni traccia dei titolari. In seguito questo
fondo di cui sono titolari sei soci tra cui l'Opus
Dei, lo IOR
e forse lo stesso R.
Calvi, sarà dirottato verso una società
panamense e quindi investito sul mercato americano. Lo sblocco
chiesto da R.
Calvi non è possibile: troppo stretti i tempi.
I certificati che consentirebbero la sua attivazione sono forse
finiti in una cassetta di sicurezza della Paribas
di Ginevra per conto dell'Inecclesia.]
17, giovedì,
alle nove di sera R.
Calvi viene visto nella hall dell'albergo mentre è
in attesa di altri "compagni" pronto a cambiare residenza;
da Milano gli è giunta notizia della sua estromissione
dalla guida del Banco Ambrosiano,
a un passo ormai dal commissariamento;
18, Milano, pomeriggio, due uomini che si presentano
come "inviati del Vaticano" arrivano alla sede del
Banco Ambrosiano dicendo di
dover consegnare dei documenti dello IOR;
Londra, a R.
Calvi arriva la notizia del suicidio della sua segretaria
Graziella Corrocher (già al
servizio di Ruggero Mozzana): si
era gettata dal quarto piano del palazzo in via Clerici, sede
del banco, lasciando una lettera sulla scrivania (trovata poi
da Roberto Rosone) in cui stramaledice
il suo nuovo capo, ora fuggiasco;
lo stesso giorno O.
Bagnasco riprende la via del ritorno
a Lugano, con il geometra Giancarlo Puccio
amministratore delegato dell'Inteprogramme,
sapendo di aver perso nell'operazione una quindicina di miliardi
(o forse più);
19, Londra,
alle 7,30 del mattino R.
Calvi viene trovato impiccato sotto il Ponte dei Frati
Neri (Blackfriars Bridge) sul Tamigi; in tasca ha un passaporto
falso intestato a Gian Roberto Calvini
(forse procuratogli da Ernesto Diotallevi);
a giorni avrebbe dovuto presentarsi al processo di appello dove
aveva intenzione di svelare l'altra faccia del Banco
Ambrosiano.
[Assassinato: questa la perizia del medico legale
Antonio Fornari, mentre le
tre autopsie a cui è stato sottoposto il cadavere coincidono
sull'ora della morte: ore 02:00 del 19 giugno 1982.
Sarà Vincenzo Casillo (morto
in un agguato il 28 gennaio 1983) la persona indicata da alcuni
pentiti di mafia come l'esecutore materiale dell'omicidio.
1988, inizia il processo per l'assassinio di R.
Calvi;
1993, vengono condannati per complicità il vescovo mons.
Pavel Hnilica, membro di rilievo
dell'Entità e persona
di fiducia del papa, Flavio Carboni
e Giulio Lena;
2003, rinvio a giudizio per il mafioso Giuseppe
[Pippo]
Calò, il faccendiere Flavio
Carboni, Ernesto Diotallevi
esponente della Banda
della Magliana
e Manuela Kleinszig].
Agosto
6, il buco del Banco Ambrosiano,
accertato dagli organi dell'amministrazione straordinaria risulta
circa 1.200 Mdi di lire; il risanamento viene affidato, su ispirazione
del Ministro del Tesoro B.
Andreatta, a Giovanni Bazoli
[avvocato e professore bresciano (docente di Diritto Pubblico
al'Università Cattolica), della sua stessa area politica
(sinistra Dc), allievo di Feliciano Benvenuti,
legato familiarmente a papa Montini
(Paolo VI),
ben conosciuto nella cerchia degli intellettuali cattolici democratici
di cui B.
Andreatta è la punta di diamante.]
che guida il pool di banche azioniste del Nuovo
Banco Ambrosiano costituito [6 agosto, atto
notaio Luigi Augusto Miserocchi]
da:
- Popolare di Milano (Piero
Schlesinger),
- Bnl (Pres.te Nerio
Nesi, Ad. Francesco Bignardi),
- Imi (Vice pres.te Mario
Ercolani),
- San Paolo di Torino (Ad.
Enrico Filippi),
- Agricola commerciale di Reggio Emilia
- San Paolo di Brescia (da cui proviene
l'avv. prof. Giovanni Bazoli),
- Rolo;
[Investono 600 Mdi di lire per rilanciare il banco... ormai fallito.]
25, il Tribunale di Milano
dichiara l'insolvenza del Banco Ambrosiano;
come commissari liquidatori sono nominati in un primo tempo Franco
Spreafico, Felice Martinelli
e il dott. comm. Lanfranco Gerini,
poi solo quest'ultimo.
Intanto Giovanni Bazoli, nuovo presidente
del Nuovo Banco Ambrosiano,
affiancato dal direttore generale Pierdomenico
Gallo, riesce dalle ceneri a far nascere il nucleo di quel
polo bancario che crescerà fino a diventare la Banca
Intesa;
[vedi bilancio Liquid. 1997;
alla fine il buco risulterà di 4.292 Mdi di lire]
ma ha sempre in carico il «Corriere della Sera» nonostante
l'insistenza della Banca d'Italia
perché se ne liberi; varie cordate vengono messe in atto, ma niente
da fare; alla fine interviene Gemina
e quindi G. Agnelli; alla direzione
[19 giugno 1984] viene confermato P.
Ostellino un giornalista indipendente dai partiti,
ex corrispondente da Mosca e da Pechino, mentre la gestione del
gruppo viene affidata ad un dirigente Fiat,
Callieri, ed inizia con molta calma
l'opera di risanamento.
[Tramite la Giammei, commissionaria
di Borsa, il Vaticano era diventato il principale azionista occulto
del «Corriere della Sera».]
Mentre il Senato avvia, nel corso dell'estate, un'indagine conoscitiva
sui fondi immobiliari G.
Rossi, il presidente della Consob,
dopo aver insistito per la quotazione in Borsa del Banco
Ambrosiano, si dimette nonostante la sollecitazione a restare
del presidente del consiglio G.
Spadolini e del ministro del Tesoro B.
Andreatta.
Settembre
L.
Gelli
viene accusato di spionaggio, cospirazione politica, associazione
a delinquere e frode;
13, dopo essere sfuggito in
un primo momento all'arresto, il maestro venerabile della Loggia
P2, l'uomo chiamato "il burattinaio",
viene arrestato a Ginevra mentre cerca di prelevare 50 Mni di
dollari da un conto in banca;
Ottobre
2, Milano, Giuseppe Dellacha,
uno dei dirigenti del Banco Ambrosiano
(forse ex "corriere speciale" tra R.
Calvi e P.
Marcinkus) si "suicida" saltando dalla finestra
del suo ufficio al sesto piano dell'istituto di credito.
Comincia anche il processo per bancarotta del
Banco Ambrosiano.
Papa Giovanni Paolo II nomina una
commissione speciale per indagare sul ruolo svolto dal Vaticano,
dallo IOR
e dai suoi servizi segreti nella bancarotta. Le indagini continueranno
fino al 1989.
[vedi 1987]
Alla fine:
- L. Gelli
e U. Ortolani
la fanno franca (per il momento), andando all'estero;
- Angelo Rizzoli va in prigione e
si separa dalla moglie Eleonora Giorgi;
- Bruno Tassan Din va in prigione (avrà per lui un effetto
terribile); a parte la difficoltà di assicurarsi il denaro accumulato,
conteso da magistrature di paesi diversi, mentre la famiglia vive
in Svizzera egli vive da solo in attesa di giudizio;
- Andrea Rizzoli evita il carcere
ma nella villa di Cap Ferrat, paralizzato dal diabete, è costretto
ad assistere alla distruzione della sua fortuna;
- R. Calvi
finisce appeso sotto il ponte dei Blackfriars sul Tamigi a Londra:
la sua morte è ancora un mistero.
|
[Fonti:
- «Il Sole 24 Ore» Aldo Bernacchi
e Mara Monti, e altri.] |
Lombardfin |
1982
dal 1976 la società ha ottenuto un seggio
di broker al Midwest stock exchange di Chicago e al New York futures
exchange ed è così sottoposta alla vigilanza della Sec
(Securities Exchange commission);
dal 1979 ha aperto anche in Italia, mantenendo comunque una vocazione
straniera.
Proseguono intanto le indagini della Sec sull' "abbuffata
di insider trading" [risale al 1981, in Italia non
è ancora reato]:
Edgard Miles Bronfman, Giuseppe
B. Tomé, Paolo
Mario Leati della Lombardfin.
«segue 1983»
|
Enel |
Consiglio
di Amministrazione (1981-86)
(8 consiglieri + presidente)
Presidente:
Corbellini (Dc), designato
da Prodi
Vicepresidente:
Inghilesi (Psi), designato
da De Michelis
Consigliere:
Bitetto (Psi), designato da
Craxi
Consigliere:
Lizzeri (Psi), designato da
Donat Cattin
Consigliere:
Fittipaldi (Psi), designato
da Antonio Gava
Consigliere:
Maschiella (Pci), designato
da ?
Consigliere:
Faletti (Pri), designato da
Gunnella
Consigliere:
Caffarena (Pli), designato
da Altissimo
Consigliere:
Averardi (Psdi), designato
da Longo
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1982
Milano,
avendo smesso di distribuire mazzette, la grande impresa di costruzioni
facente capo a Luciano Rodi viene esclusa
da tutti gli appalti.
«segue 1983»
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Fonti: Giampaolo Pansa,
Il Malloppo, Rizzoli 1989. |
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Tasso d'inflazione: 16,3%.
Confindustria: presidente
Vittorio Merloni.
Gennaio
Febbraio
ENI
(Ente nazionale idrocarburi): il ministro socialista G.
De Michelis invita A. Grandi a dimettersi
dalla presidenza: è già pronta la nuova nomina di L.
Di Donna; A. Grandi però non si dimette
facendo così scoppiare un finimondo;
Marzo,
A. Grandi viene estromesso dalla presidenza
dell'ENI per decreto, mentre L.
Di Donna viene accusato di far parte di quei 963 nomi presenti
nella lista degli aderenti alla P2 di L.
Gelli; si arriva così al compromesso: via L.
Di Donna ma al suo posto un commissario temporaneo, il 68enne Enrico
Gandolfi, presidente della SAIPEM;
Aprile
Maggio
Giugno
ENI:
Enrico Gandolfi rimuove il direttore finanziario
del gruppo Florio Fiorini, perché è in corso
un'inchiesta sui diversi prestiti fatti dall'ENI
al Banco Ambrosiano
di R. Calvi;
il finanziere Florio Fiorini, dalla sua base
di Ginevra, afferma che tutto è regolare; l'operato dell'ENI
è difeso dallo stesso ministro G. De Michelis;
Florio Fiorini se ne va dall'ENI
e comincia a fare il consulente per vari clienti tra i quali la
Montana, una società controllata dalla famiglia
Kahane, che produce acido nitrico, un prodotto
al quale è interessata la Parmalat
perché si usa nei succhi di frutta;
intanto in Italia ci sono due attività che possono essere rilevate: la
Montesi e un impianto della Liquigas;
Florio Fiorini costituisce così la Sidit
(Società italo-danubiana d'investimenti e trading; facente capo per il
70% alla Montana), in cui la Sata,
la finanziaria della famiglia Tanzi, entra
con il 10% e un altro 20% viene rilevato da un socio della Liquigas).
Nessuno dei due affari va in porto: la Sidit
viene liquidata e Giovanni Tanzi, che si
occupa della Sata, ha restituiti i 500 Mni
ca versati;
Florio Fiorini lavora anche per il marchese
Alberico Lalatta di Milano, che possiede
la Finanziaria Centro Nord, una società quotata
ma che non combina quasi niente;
su suo consiglio Lalatta vende la società
al finanziere Giuseppe Gennari (un signore
di Firenze che fa piccoli prestiti, protetto dal Monte
dei Paschi, dal provveditore Carlo Zini);
poco tempo dopo Gennari la rivende a Calisto
Tanzi che se ne serve per fondervi la Parmalat,
la quale si ritrova quotata in Borsa [uno degli espedienti di cui ci si
serve in questo periodo in cui la Consob non
concede autorizzazioni alla quotazione per entrare in Piazza Affari].
Luglio
intanto il governo degli Stati Uniti impone sanzioni contro
la Nuova Pignone, consociata nell'ENI,
per aver rifiutato di rinunciare a una mega-commessa sovietica legata
alla costruzione del gasdotto siberiano; sta intanto nascendo la grande
iniziativa Montedison-ENI di G.
De Michelis per il riassetto della chimica di base, che alla fine
fa cadere in pezzi l'accordo di A. Grandi
con l'Occidental; intanto le perdite dell'ENI
si moltiplicano
Agosto
Settembre
Ottobre
il gruppo Rizzoli ottiene
dal tribunale di Milano l'amministrazione controllata;
Novembre
3, Roma, via Veneto 89, IRI:
- 7.000 dirigenti
- 550.000 dipendenti
- deficit: 2.672 miliardi di lire
- indebitamento: 35.000 miliardi, pari quasi al fatturato;
in sostituzione di Pietro Sette, viene nominato
presidente dell'istituto il professore R.
Prodi;
ENI:
con U. Colombo
alla presidenza scoppia nuovamente la bomba delle nomine al consiglio
dell'Ente;
i socialisti vogliono ancora, è la terza volta, L.
Di Donna all'ENI mentre U.
Colombo, pure messo lì dai socialisti, non ne vuol sapere e
minaccia le dimissioni con una lettera al presidente del consiglio G.
Spadolini;
i democristiani allora accusano L. Di Donna
di avere responsabilità per i prestiti al Banco
Ambrosiano, mentre G. De Michelis
difende nuovamente il ruolo dell'ENI nell'
"affare del Banco";
Dicembre
ENI:
cresce la polemica sul pagamento (420 miliardi) dell'ENI
alla Montedison nel riassetto chimico e sul
conseguente pagamento all'Occidental (180
milioni di dollari) per il crollo della joint venture Enoxy;
la perdita dell'ente arriva a 1.500 miliardi, sei volte il deficit dell'anno
precedente; ancora pressione dei socialisti per L.
Di Donna all'ENI;
Parmalat
«segue
da 1974»
1982, l'esposizione con le banche è di 30 Mdi.
«segue 1984»
Fininvest
«segue
da 1980»
1982, acquisisce «Italia 1» (ceduta da Rusconi);
«segue 1984»
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