Papa
Paolo VI
(1963-78)
OPEC
(Organization of the Petroleum Exporting Countries)
«segue
da 1973»
1976, mentre la produzione scende al 50%, le riserve di petrolio toccano
il 60% delle riserve mondiali;
«segue 1979»
Exxon
«segue
da 1972»
1976, è in testa alla classifica delle più grandi società del mondo.
Big 5
Le cinque
maggiori banche commerciali inglesi sono:
- Midland
- Barclays
- Lloyds
- Westminster e National
Provincial
(le ultime due si sono fuse da poco).
Michelin
«segue
da 1894»
1976, termina il suo controllo sulla Citroën;
«segue 1990»
Apple
Computer
1976, a Santa Clara
Valley, in California due giovani imprenditori Steve
Jobs e Stephen Wozniak fondano questa; i primi due computer
Apple II e Apple
III, basati su messaggi a icone, e molto più semplici della concorrenza
(IBM), ottengono un successo strepitoso;
«segue
1983»
ELF
Aquitaine
1976,
dalla fusione di alcune società statali, tra cui la Società
nazionale dei petroli d'Aquitania (1941), nasce questo gruppo
industriale francese, leader nell'estrazione e raffinazione del petrolio
e derivati operante pure nel settore chimico e farmaceutico;
«segue 1994»
Air
France
«segue
da 1946»
1976, con la British Airways inaugura l'era
del trasporto supersonico con il "Concorde";
«segue
1990»
|
IRI
(Istituto per la Ricostruzione Industriale)
- Presidente: G.
Petrilli (Dc) (1960 ott - 1979)
- Direttore generale: L.
Medugno (1968 - ?)
- Direttore centrale: F.
Calabria (Dc) (1970 - 1979)
ENI:
- Presidente: ? Girotti
(Dc) (?-?)
EFIM:
- Presidente: ? Sette
(Dc) (?-?)
EGAM:
- Presidente: ? Einaudi
(Dc) (?-?)
Montedison:
- Presidente: E.
Cefis (Dc) (1971-77)
Assobancaria:
- Presidente: ? Arcaini
(Dc) (?-?)
Casse di Risparmio:
- Presidente: ? Callegari
(Dc) (?-?)
RAI-TV:
- ?: ? Delle Fave (Dc)
(?-?)
- Direttore generale: E.
Bernabei (Dc) (1961-74) |
1976
Gennaio
-
|
|
Cassa
per il mezzogiorno
|
1950,
10 agosto, viene istituito questo ente di diritto pubblico al
fine di attuare entro dieci anni un piano di interventi sull'economia
arretrata delle regioni meridionali: stanziati 1000 miliardi
- L. 29/7/1957, n. 634, proroga al 1965: stanziati, tra il 1957
e il 1965, 975 miliardi e 85 milioni
- L. 26/6/1965, n. 717, stanziati 1640 miliardi
- L. 6/10/1971, n. 853, proroga
- D.L. 6/3/1976, n. 33, proroga
1984, non viene prorogata
- L. 64/1986, ulteriore proroga fino al 1993 con l'istituzione,
al posto della Cassa, dell' "Agenzia per la promozione
e lo sviluppo del Mezzogiorno"
1993, in seguito al referendum abrogativo, l'Agenzia viene soppressa.
|
|
Banche
|
1976
Mediobanca
- Presidente: A.
Tino (1958 - 1977)
- Amministratore delegato (dal 1949) e Direttore
generale: E.
Cuccia (1946 giu - 1988)
1976
XXIX esercizio (1976 giu - giu 1977)
«segue 1977»
Istituto
Bancario San Paolo di Torino
«segue
da 1975
»
Presidente:
. Luciano Jona, (1959-78).
Direttore generale:
. Luigi Arcuti, (1974-80).
«segue 1977
»
Banco Ambrosiano
«segue da 1975»
- Presidente (dal 1975) e Amm.re delegato (dal 1971): Roberto
Calvi;
- Direttore generale: ? (?-?)
1976
Giugno
21, R.
Calvi diventa presidente della Centrale
finanziaria, gruppo leader del potere economico, che intende
trasformare da holding industriale a società finanziaria in grado
di mettere in discussione la leadership fino a questo momento
incontrastata di Mediobanca;
acquista la Centrale finanziaria
non traendo però l'antico maestro dai pasticci; M.
Sindona manda avvertimenti e minacce, fa affiggere
sui muri di Milano manifesti che accusano R.
Calvi di operazioni valutarie illegali. R.
Calvi, stranamente, non se ne preoccupa più
di tanto. È presidente del Banco Ambrosiano,
gode della fiducia del Vaticano e di molti della Dc; nonostante
abbia denaro per tre generazioni, ha intenzione di diventare padrone
del Banco Ambrosiano.
D'accordo con P.
Marcinkus (vescovo banchiere del Vaticano) comincia
a procurarsi fondi all'estero, a fare debiti e a fornirsi di denaro
per acquistare azioni del Banco Ambrosiano
intestandole a società di cui ha il controllo. Si infila, con
le operazioni illecite, in una strada senza ritorno.
?, apre una filiale del Banco Ambrosiano
a Managua.
Dietro la P2 e il Banco Ambrosiano
si muove il Vaticano che, per un certo periodo, diventa l'azionista
di riferimento tramite la commissionaria Giammei.
"operazione pesce volante": attraverso
la società Bellatrix, di proprietà
del Vaticano, R.
Calvi fa convergere milioni di dollari pagati
dalla giunta militare argentina per l'acquisto di missili Exocet
di fabbricazione francese.
[Fonti:
- «Il Sole 24 Ore» Aldo Bernacchi
e Mara Monti;
- Eric Frattini, L'Entità,
2008.]
«segue 1977»
Cassa
di Risparmi e Depositi di Prato
«segue da 1975»
- Presidente (1971-87): Silvano
Bambagioni, (1971-87)
1976,da
novembre 1975 la cassa pubblica «Progress», bimestrale
di Costume, Cultura, Economia e Finanza;
Fonti:
Giampaolo Pansa, Il Malloppo,
Rizzoli 1989.
«segue 1977»
|
Michele
Sindona |
1976
Gennaio
20, esplode una crisi valutaria che durerà
per quasi tutto l'anno.
L'inflazione e la politica dei sacrifici tartassano la gente,
pertanto gli esportatori di capitali, che non poca parte hanno
avuto nel determinare il collasso delle riserve valutarie dell'Italia,
vanno perseguiti severamente. Ecco che il Parlamento vara allora
la "legge 159" in base alla quale le infrazioni
valutarie saranno punite con la reclusione e non più, come
avveniva in precedenza, con semplici sanzioni amministrative.
La legge vale non solo per il futuro ma anche per il passato:
chiunque si trovi a possedere illegalmente attività all'estero
è obbligato a denunciarle e a farle rientrare in patria
per non incorrere nei rigori della nuova legge.
I Caltagirone, nel quadro dell'indagine
sui fondi neri dell'Italcasse,
sono stati colti con le mani nel sacco: con il complice aiuto
delle banche di M.
Sindona hanno esportato 5 Mdi di lire in Svizzera.
La circostanza è provata senza alcuna ombra di dubbio.
Durante il processo, l'avvocato della difesa avanza la tesi seguente.
Il fatto che antecedentemente al 1976 i fratelli Caltagirone
abbiano esportato illegalmente valuta non prova affatto che essi
in quell'anno disponessero di attività all'estero. Le somme
esportate possono essere nel frattempo rientrate, essersi volatilizzate
o altro. Provi il magistrato, se ne è in grado, che gli
imputati avevano soldi all'estero al momento dell'entrata in vigore
della legge. Di conseguenza non disponendo di attività
all'estero (né essendo provabile il contrario) i Caltagirone
non avevano alcun obbligo di denuncia. E non avendo tale obbligo
vanno assolti.
Il giudice Alibrandi accoglie la
tesi dell'avvocato difensore. I Caltagirone
sono dichiarati innocenti perché il fatto di aver esportato
in Svizzera 5 Mdi di lire non costituisce reato. Il Pubblico ministero
si appella: è Caltagirone
che deve provare di aver fatto rientrare in patria i soldi illegalmente
esportati. Deciderà la Cassazione, ma si tratta di un appiglio
molto labile.
È la colpevolezza e non l'innocenza ad essere dimostrata.
Aprile
mentre infuria una crisi della lira di inusitata
gravità, il Parlamento, dietro la maschera di un'apparente
severità e rigore, emette, sotto forma di legge, un verdetto
di assoluzione anche a favore di coloro per i quali, come nel
caso dei Caltagirone, viene provata
l'illecita esportazione di valuta. I misteriosi personaggi della
famosa lista dei 500 di sindoniana memoria non hanno più
nulla da temere.
Scandalo delle tangenti
pagate da Bp e Shell
ad aziende petrolifere e a partiti politici italiani e di
molti altri paesi. |
1976
Aprile
11-12,
l'emittente inglese «Granada Television» lancia
la notizia – subito ripresa dal «Sunday Times»
– delle tangenti che Bp
e Shell hanno
pagato tra il 1966 e il 1975 ad aziende petrolifere e a
partiti politici italiani e di molti altri paesi.
A Londra l'ambasciatore italiano interviene sul Foreign
Office per ammonirlo sui rischi che il «fango
gettato ovunque» possa «danneggiare
ulteriormente i partiti democratici» italiani.
Ma ancor di più allarmato è il governo laburista
di Jim Callaghan che cerca
in ogni modo di contenere i danni.
A Londra il ministero del Tesoro e il dipartimento per l'Energia
convocano i massimi dirigenti della Bp
e si fanno spiegare come stiano veramente le cose. Preparano
poi un corposo memorandum segreto…
23, Londra,
Downing Street, sul tavolo del premier arriva un corposo
memorandum segreto intitolato: «Rapporto
n. 1: Finanziamenti politici e di altro genere
realizzati in Italia e altrove dalla Bp».
Il report contiene notizie talmente imbarazzati
per lo specchiato Regno Unito, che il laburista Jim
Callaghan, qualce giorno dopo decide che l'unica
via d'uscita sia quella di affossare queste scomode rivelazioni.
La verità su queste tangenti non emergerà
mai.
=================
[In pratica, dalla chiusura del canale di Suez nel 1967
e nel corso dei primi anni Settanta, il governo italiano
ha mantenuto il prezzo del petrolio al di sotto dei costi.
Tutte le imprese operavano, quindi, in forte perdita (anche
l'ENI,
che comunque era appoggiato dal governo).
Cazzaniga, responsabile della Esso
italiana (la maggiore impresa petrolifera privata del paese)
e presidente dell'Upi (Unione petrolifera
italiana) comunicò alla Bp
che l'ENI
da solo, non ce la faceva a convincere il governo italiano
a sanare la situazione. Di conseguenza, Cazzaniga
escogitò un'iniziativa (che includeva contributi
finanziari), agendo di fatto da collegamento tra l'ENIi
e il governo italiano.
La Bp
ha preferito piegarsi alle pressioni piuttosto che agire
di propria iniziativa. E non ha lucrato con queste transazioni,
è riuscita soltanto a ridurre le perdite.
Tangenti di questo genere, tra l'altro, sono una pratica
comune in molti settori dell'industria italiana.
Le operazioni di maggior rilievo, per le quali venivano
versate tangenti, erano tre e riguardavano:
1ª - il risarcimento per le
petroliere costrette a circumnavigare l'Africa
in seguito alla chiusura, nel 1967, del canale di Suez.
Nel 1969 le imprese petrolifere avevano ricevuto un rimborso
per le perdite accumulate fino a quel momento. E un mese
dopo aver incassato i primi risarcimenti dal governo italiano,
«la Bp
sborsò 80.000 sterline (e poi altre cinque rate)
per un totale di 261.500 sterline (corrispondente
al 5% dei rimborsi ricevuti)».
2ª - le concessioni di credito
per il pagamento degli oneri differiti, che consentivano
alle imprese una proroga di novanta giorni: «Nel
1970, l'industria petrolifera ne ricavò 600 Mdi di
lire, la Bp 35. Si applicò
il medesimo sistema anche nel 1971 e nel 1972. Le tangenti
della Bp vennero fissate al 6-7%
dei benefici. In totale, i versamenti furono quattro e raggiunsero
la cifra di 344.500 sterline».
3ª - la defiscailzzazione,
in pratica la remissione degli oneri differiti: «Nel
luglio del 1972, la Esso e l'Eni
avrebbero accettato di pagare tangenti ai partiti politici.
La Bp era riluttante, ma alla
fine versò due quote per un totale di 259.500
sterline».
Le imprese versarono anche 1 miliardo di lire
all'Enel,
come contributo alla sua campagna promozionale per l'apertura
di nuove centrali elettriche «per
compensare l'aumento del prezzo dei prodotti petroliferi.
[…]
I versamenti della Bp furono di
54.700 sterline (si trattò di due
rate elargite tra il 1972 e il 1973)».
Complessivamente, le tangenti versate dalla Bp
ammontavano a 820.000 sterline, pagate
a Londra su un conto corrente della Banca
Svizzera. Ma, oltre a queste, ne erano state pagate
molte altre sotto forma di «contributo
speciale».
Per esempio, per l'acquisto di due impianti dell'ENI
al Brennero e a Palermo, la Bp
aveva versato (in lire italiane):
- 62 Mni direttamente all'ENI,
- 208 Mni all'Italcasse,
- 200 Mni ai politici nazionali,
- 62 Mni alle sezioni locali nella zona del Brennero.
Senza contare poi le tangenti (17.500 sterline tra il 1966
e il 1971) elargite ai funzionari dello Stato italiano «per
consolidare i rapporti con i vari settori ministeriali (in
merito alle tasse)». Contributi, insomma, erogati
perché chiudessero un occhio, se non entrambi, sulle
evasioni fiscali della Bp.
I pagamenti venivano effettuati tramite alcuni conti bancari
in Italia intestati a singole persone. Per queste operazioni,
«la Banca d'Inghilterra concesse
un'autorizzazione speciale».
Nel memorandum, il Tesoro e il dipartimento dell'Energia
spiegano che la Bp
«ignorava i nomi dei destinatari
finali di questo denaro». E per alleggerire
le responsabilità dei dirigenti della compagnia inglese,
aggiungon che «in ogni modo,
in Italia, tali metodi sono una prassi comune, oltre che
necessaria».
Peccato però che nello stesso documento vi
sia un elenco di altri paesi, comunemente ritenuti distanti
da questa «prassi»
tutta italiana, per i quali l''integerrima Bp
aveva parecchio unto gli ingranaggi. Eccoli:
- Australia (tangenti al Partito liberale);
- Francia (tangenti all'equivalente francese
della Cbi (Confederation of
British Industries);
- Canada (tangenti ai Partiti liberale
e conservatore, sia a livello nazionale che locale);
- Germania (tangenti a Cdu,
Csu, Fdp,
Spd);
- Danimarca (tangenti ai Partiti liberale
e conservatore);
- Svezia (tangenti al Partito conservatore);
- Nuova Zelanda (tangenti ai Partiti nazionale
e laburista).
Inoltre:
- in Arabia Saudita la Bp
pagava «una percentuale eccezionalmente
alta (8 Mni di sterline per una serie di
contratti del valore complessivo di 40 Mni) a tre intermediari»;
- in Iraq la Bp
versava tangenti «alla Cfp
(l'impresa petrolifera nazionale francese), con l'obiettivo
di coprire le spese effettuate per i negoziati con la Iraq
Petroleum Company (3 Mni di dollari
nel 1975)».
Ad ogni modo, conclude il memorandum, «in
Gran Bretagna la Bp non ha mai
finanziato partiti politci né organizzazioni orientate
politicamente».
==================
Lo stesso giorno, il ministero del Tesoro prepara per il
governo un «Rapporto n. 2»,
questa volta incentrato sulle conseguenze che potrebbero
derivare da un'eventuale inchiesta di Westminster sulle
tangenti della Bp.
Avverte il dicastero:
«Se il governo britannico autorizzasse
un'inchiesta sulle attività della British
Petroleum in Italia, ciò costituirebbe
un precedente per altre inchieste sulle transazioni commerciali
effettuate da imprese di interesse per la Gran Bretagna
(ad esempio, la British Leyland)».
Non solo:
«Se poi l'inchiesta riguardasse
anche la Shell, il precedente
assumerebbe proporzioni ben maggiori. I pericoli che ne
scaturirebbero sono già stati riassunti dal premier.
A suo dire, infatti, è noto che in molti paesi gli
accordi commerciali sono possibili solo in cambio di tangenti
versate negli ambienti giusti. […]
In sintesi, un'inchiesta [del parlamento britannico]
potrebbe coinvolgere ulteriormente il nostro governo nel
caso Upi (Italia). Si creerebbe poi un
precedente delicato, che finirebbe per inibire il nostro
governo dall'effettuare pagamenti non convenzionali».
30, con una
nota interna segreta, un funzionario del dipartimento dell'Energia,
P.S. Dimond, comunica:
«I ministri del governo si sono
riuniti per affrontare la questione delle tangenti pagate
dalla Bp ai partiti politici italiani.
La riunione, appositamente convocata, era presieduta dal
premier. Il governo di Sua Maestà ha preso la decisione
di non aprire un'inchiesta sul tema».
Coperto lo scandalo, resta il problema di come salvare la
faccia di fronte all'opinione pubblica inglese e internazionale.
L'idea è di C.W. France
(ministero del Tesoro), il quale prepara una bozza di comunicato
da diffondere alla stampa e la invia per l'approvazione
a S.L. Egerton (Foreign
Office). Il testo, un vero capolavoro dì'ipocrisia,
è da incorniciare:
«Il governo desidera
ovviamente che le nostre imprese petrolifere conducano le
loro transazioni commerciali internazionali nel più
assoluto rispetto delle leggi vigenti nei paesi in cui operano.
[…]
Il governo britannico si prodigherà con tutti i mezzi
necessari per mettere fine alla pratica delle tangenti e
delle estorsioni che, purtroppo, si sviluppa di tanto in
tanto nelle transazioni commerciali all'estero».
|
Fonti:
|
M.
Sindona è condannato
alla reclusione.
In più occasioni sostiene di essere vittima della congiura
ordita contro di lui da E.
Cuccia. L'amministratore di Mediobanca,
a detta di M.
Sindona, avrebbe cercato in tutti i modi di intralciare,
in Italia e all'estero, la strada a quello che lui giudicava un
terribile concorrente. In patria, con l'aiuto di
U.
La Malfa, G.
Carli e E.
Cefis; sui mercati internazionali, ricorrendo all'appoggio
di una potenza del calibro di André
Meyer, della banca Lazard.
Il no di G.
Carli all'acquisto della Banca
Nazionale dell'Agricoltura, la generale coalizione
a favore di E.
Cefis in occasione dell'OPA Bastogi,
l'ostinato rifiuto a concedere l'aumento di capitale della Finambro
Spa da parte di U.
La Malfa: queste per M.
Sindona le cause principali del crollo.
La realtà dei fatti qui illustrati parla però il
linguaggio opposto. All'origine del crack della Banca
Privata Italiana non vi sono investimenti sbagliati,
né le gigantesche speculazoni in cambi di Carlo
Bordoni, il cui passivo finale (almeno se crediamo a quanto
appare) non sembra di entità tale da intaccare il patrimonio
delle banche milanesi.
All'origine del crollo vi è una causa precisa e diversa
da quelle indicate: i "depositi fiduciari", cioè
il trafugamento dei soldi depositati nelle due banche milanesi
di M.
Sindona.
Ciò significa che le due banche milanesi di M.
Sindona non sono "crollate" ma sono state
depredate sistematicamente per un quinquennio. Significa che non
uno dei gioielli del proprio impero finanziario M.
Sindona lo ha acquistato con soldi propri o di cui
poteva disporre lecitamente.
[segue]
|
Fonti:
- Claudio Castellacci, Mani pulite,
1977,
- Lombard, Soldi truccati -
Feltrinelli 1980, I ed.,
- Gianluigi Nuzzi, Vaticano SpA,
chiarelettere 2009, I ed.. |
I compari di San Gennaro
La Lockheed
e il supermercato delle armi |
1976
«segue 1977» |
Fonti:
- Camilla Cederna, Giovanni Leone
- Feltrinelli 1978, I ed..
- Nino Piccione, Uragano Lockheed
- E.L.V. Roma 1977, I ed..
- Anthony Sampson, The arms bazaar/Il
supermercato delle armi - Arnoldo Mondadori Editore 1977. |
Icomec |
1976
Milano, la grande impresa di costruzioni facente capo a Luciano
Rodi inizia (secondo l'accusa) a distribuire mazzette per
gli appalti.
«segue 1977»
|
Fonti: Giampaolo Pansa,
Il Malloppo, Rizzoli 1989. |
Lombardfin |
1976
vi entrano anche:
- Aldo Ravelli († 1995), di Bollate
(Milano), la star dei commissionari di borsa,
[Dal suo studio di via Dogana, a Milano, a due passi da piazza del
Duomo, sono sfilati tutti i protagonisti delle vicende più
intricate dell'Italia del dopoguerra: da Giulio
Brusadelli a Giulio Riva a E.
Mattei, da Serafino Ferruzzi
ad Anna Bonomi, da M.
Sindona a E.
Cefis. Maestro di Francesco Micheli
e di Sergio Cusani, e una venerazione
per E.
Cuccia («l'unico grande banchiere
d'Italia»).]
- Finanziaria europea di investimenti,
- Fiduciaria toscana (Banca
Steinhauslin),
- Compagnie financière conseil (Rothschild
);
a prendere la guida sono comunque i soci:
- Paolo Mario Leati
(38enne), e
- Dionisio G. Csopey (27enne),
entrambi con un passato decennale in Merril
Lynch.
La Lombardfin ottiene
un seggio di broker al Midwest stock exchange di Chicago e al New
York futures exchange ed è così sottoposta alla vigilanza della
Sec (Securities Exchange commission).
«segue 1977»
|
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|
Confindustria
. presidente:
. G. Agnelli (1974-76)
. Guido Carli (1976-?)
1976
sotto la presidenza di Guido Carli, nominato
presidente il 22 luglio, ci sono ancora opposizioni alla linea riformatrice.
Gennaio
20, Tasso di svalutazione della
Lira: 21,01%.
È il più basso dal 9 febbraio 1973.
21, per bloccare la caduta della lira
viene chiuso il mercato dei cambi.
Febbraio
6, esplode lo "scandalo Lockheed": l'azienda
americana è accusata di aver corrotto i politici per favorire la vendita
dei suoi aerei da trasporto Hercules C 130.
Marzo
l'ing. C. De Benedetti vende alla Fiat la Gilardini
e diventa amministratore delegato della società torinese.
Il presidente del Consiglio A.
Moro consulta anche il segretario del Pci E.
Berlinguer sugli interventi necessari ad arrestare la caduta
della lira nei confronti del dollaro.
Aprile
Maggio
Viene imposto un deposito trimestrale infruttifero al 50%
degli acquisti di valuta per il regolamento delle transazioni con l'estero.
Alla vigilia delle elezioni l'amministrazione statale è ancora a livello
balcanico: se si entra negli uffici Fiat,
Olivetti, Pirelli sembra
di essere a Francoforte, se invece si va in un ufficio postale o in un
ministero, sembra di essere in Turchia;
vi è quindi una discesa collettiva dei borghesi delle professioni e degli
affari nella politica: i leader naturali sono Carli
e Marzotto, Montelera
e Mazzotta, Visentini
e G. Agnelli; proprio questi, amico di G.
La Malfa, pensa di entrare nel Pri. Ma G.
La Malfa non insiste, temendo di far diventare il Pri
il "partito degli industriali", scoraggia del resto lo stesso
Visentini candidato alla presidenza di Confindustria;
alla fine entra Umberto Agnelli nella Dc;
la discesa della borghesia in politica si dimostra subito un fallimento.
Un esposto anonimo informa la Procura della Repubblica di Milano dell'esistenza
di una consistente disponibilità finanziaria extracontabile [soldi
"neri"] da parte della società Scai,
controllata da Italstrade, entrambe del gruppo
IRI. [segue
1983]
Giugno
legge 7 giugno 1976, n. 216:
viene istituita la Consob (Commissione nazionale per le società
e la Borsa) con il compito di controllare il mercato mobiliare italiano.
l'ABI (Associazione bancaria
italiana) porta il "prime rate" al 19,5%.
Luglio
Agosto
Umberto Agnelli, eletto senatore,
torna a Torino; l'ing. C.
De Benedetti lascia la Fiat alla
cui presidenza passa Gianni Agnelli e come
amm.re delegato Cesare Romiti.
L. Pirelli,
separato dalla moglie, vive in un piccolo appartamento a Milano. La Pirelli,
pneumatici e cavi, va bene all'estero ma non in Italia dove Michelin
ha conquistato un vantaggio tecnologico. L.
Pirelli si adopera per cambiare lo staff aziendale facendo
tornare a galla la società.
I sindacati intanto, aiutati dalla magistratura, riducono al minimo la
possibilità di licenziare degli imprenditori. Ma è Enrico
Cuccia a vigilare sulla tranquillità degli imprenditori.
Settembre
Ottobre
Decisa una sovrattassa "una tantum" per il Friuli.
Novembre
Dicembre
con un investimento di 45 milioni di dollari la Lybian
Foreign Bank acquista il 10% della Fiat.
La crisi produttiva della Zecca induce banche e commercianti a stampare
"assegnini" da 50 e 100 lire.
I Paesi dell'Opec decidono l'aumento dei prezzi del greggio.
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