Papa
Paolo V
(1605-1621)
1606,
difensore intransigente del cattolicesimo, fa tradurre in pratica le
sue direttive dal nipote Scipione Borghese.
Francescani
«segue
da 1600»
1606, sono presenti quando Pedro Fernandez de
Quiros scopre l'Australia [subito chiamata "Terra australe
dello Spirito Santo".]
«segue 1615»
Cappuccini
[Frati Minori della vita eremitica]
«segue
da 1594»
1606, in seguito all'interdetto di Paolo
V, tutti i cappuccini, nessuno escluso, escono dagli Stati della
Serenissima;
gran parte di loro si ritira a Caravaggio e a Rivolta d'Adda, dove presto
sorgeranno altri due conventi, come pure a Edolo (1608) e ad Albino
(1613);
«segue 1621»
Fallisce la «congiura delle polveri» in Inghilterra, si rinsalda l'indipendenza
olandese e svanisce, con la morte dell'avventuriero Demetrio, il ritorno della Russia scismatica.
Successo ottiene invece la penetrazione politico-missionaria in Cina,
Paraguay ed Etiopia.
Non assume una precisa posizione sulle questioni teologiche del momento:
sull'«Immacolata concezione» e sulla «grazia»; per quest'ultima concede
ai gesuiti la libertà di sostenere la «tesi molinista» e ai domenicani
di non accettarla, purché entrambi si astengano dai toni polemici.
Riforma vari ordini religiosi e ne approva di nuovi, favorisce l'attivismo
gesuitico;
promulga con il Rituale romanum il libro liturgico ufficiale
della chiesa;
per i problemi teologico-biblici ricorre alla competenza del cardinale
R. Bellarmino.
Mecenate, si avvale di C. Maderno, che
attua in San Pietro la radicale modifica e trasformazione del progetto
michelangiolesco.
Gesuati
(iniziano e terminano le loro prediche con le lodi di Gesù)
«segue
da 1367»
1606, Paolo V concede che in ogni loro
convento vengano nominati due sacerdoti;
«segue 1668»
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ANNO 1606
– Bouchard, Jean-Jacques (Parigi
1606-Roma 1641) scrittore francese, figlio di un segretario del re,
abate ed erudito, frequentò a Parigi l'ambiente dei libertini e fu amico
di P. Gassendi,
La Mothe le Vayer, Guy
de la Brosse; stabilitosi in Italia, soggiornò a Napoli e a Roma
dove fu in rapporti con le figure più note dell'erudizione contemporanea:
Camillo Pellegrino, Allacci,
Doni, Naudé,
Peiresc, Mersenne;
postumi:
Confessions (1881, Confessioni)
Voyage de Paris à Rome (1881, Viaggio da Parigi a Roma).
– Corneille,
Pierre (Rouen 1606-Parigi 1684) drammaturgo francese.
– Corsini, Bartolomeo (Barberino
di Mugello 1606-1673) poeta italiano, traduttore di Anacreonte;
Il Torracchione desolato (1660, poema eroicomico pubblicato a Parigi nel
1768).
– Davenant, William o
William D'Avenant (Oxford 1606-Londra 1668) poeta e drammaturgo
inglese;
[Figlio naturale di W. Shakespeare
(?).]
Tempio d'amore
Gondibert (1651, Gondiberto, incompiuta)
The Siege of Rhodes (1656, L'assedio di Rodi, prima opera inglese
musicata da Ch. Coleman e G.
Hudson)
The Tempest (1667, La tempesta, rielaborazione con J. Dryden).
– Lippi, Lorenzo (Firenze 1606-1664)
pittore e poeta italiano,
illustratore dell' Orlando Furioso e della Gerusalemme Liberata.
Il Malmantile riacquistato ((1676, postumo, in 12 canti).
– Loredan, Gian Francesco
o G.F. Loredano (Venezia
1606-Peschiera sul Garda 1661) letterato italiano;
1630, fonda l' Accademia degli Incogniti;
Il Cimiterio (1654)
La Dianea (1627)
Bizzarrie accademiche (1643)
L'Iliade giocosa (1650, travestimento dei primi sei canti del
poema omerico).
– Sandrart, Joachim von
(Francoforte sul Meno 1606-Norimberga 1688) pittore, incisore e scrittore
d'arte tedesco; il padre della storia dell'arte tedesca;
studia incisione a Norimberga e Praga, e pittura a Utrecht con Gherardo
delle Notti;
1628, è in Italia dove soggiorna a Venezia e a Roma;
1635, si stabilisce a Norimberga;
Teutsche Akademie (1675-79, Accademia tedesca, opera sontuosamente
illustrata con stupende incisioni; a parte i disinvolti plagi da G.
Vasari e K. Van Mander, è fonte
di prima mano e importantissima per le biografie degli artisti a lui
contemporanei).
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«segue
da 1605»
1606, da ora fino alla fine del Settecento,
gli atlanti pubblicati da Joost de Hondt
si possono trovare in tutta Europa.
«segue 1607»
Congregazione
dell'Indice dei libri proibiti
«segue
da 1600»
1606, Venezia
Il piccolo libraio veneziano Roberto Meietti,
vicino agli ambienti sarpiani e galileiani, si assume l'onere di pubblicare
gli scritti a difesa delle ragioni veneziane. Assiduo alla fiera di
Francoforte, ha relazioni con il conte Filippo
Ludovico di Hanau, calvinista e protettore dell'arte tipografica.
Distribuisce un proprio catalogo di titoli in ultramontanis regionibus
impressi con il quale annuncia la disponibilità, tra l'altro,
delle opere di F.
Rabelais in francese, e di titoli ermetici e neoplatonici
che è in grado di diffondere in tutta Italia, Roma compresa (usando
vari espedienti, compresa la sostituzione del frontespizio originale
con altri più innoqui).
Come prima cosa Roberto
Meietti viene scomunicato. Vengono quindi disposte spie
lungo gli itinerari del Tirolo per intercettare le spedizioni in transito.
A Trento viene sequestrato un ingente quantitativo di libri a lui diretto.
«segue 1607»
Gesuiti
«segue
da 1605»
[col generale C. Acquaviva (1581-1615) si potenzia la compagnia]
Dei 450 gesuiti della Provincia Veneta [include il ducato mantovano
e il territorio corrispondente all'attuale regione Emilia-Romagna],
200 operano nel territorio della Repubblica con una casa professa a
Venezia, collegi a Brescia, Verona, Padova, una residenza a Vicenza
e una a Candia (attuale Heraklion) nell'isola di Creta.
1606, 6 maggio, Heidelberg, mentre all'università
si festeggia la scoperta della "congiura delle
Polveri", alla presenza di principi e magnati, l'oratore ufficiale
attribuisce ai gesuiti la responsabilità della cospirazione inglese;
14
giugno, la Compagnia di Gesù viene espulsa da Venezia
e tutto il suo dominio (da terra e da mar).
Si può osservare [di sicuro lo fa P.
Sarpi] come nell'arco di poco più di un cinquantennio
i gesuiti abbiano creato una cintura di sicurezza intorno ai paesi conquistati
alla Riforma con decine di collegi, trasformati in parte in università
da loro dirette come a Würzburg, o con loro docenti come a Ingolstadt,
a Dillingen, Mainz, Treviri, Paderborn, Münster, Osnabrück,
Colonia e anche in alcune località della Polonia. Così
si era tentato, sebbene in condizioni diverse, di procedere con Venezia.
Creta: quando vengono espulsi dalla "residenza" nell'isola
(25 giugno) sono sei: tre sacerdoti, un fratello maestro e due coadiutori
temporali.
[vedi Domicilia]
Ma i gesuiti non sono colti alla sprovvista: dal 1597 ormai,
essi hanno rafforzato i loro rapporti con il duca di Parma, grazie alla
scelta di Benedetto Palmio e all'accordo
di Antonio Possevino con Ranuccio
I che ha fatto della capitale farnesiana la sede più importante
delle scuole gesuitiche della Provincia di Milano.
Seguendo il suggerimento di Ludovico Gagliardi
essi hanno creato un centro di studi superiori che, sia pure all'esterno
dello Stato veneto, continua ad esercitare una forte attrazione per
i sudditi della Serenissima che optano per le loro scuole a scapito
dello Studio del Bo a Padova.
Benedetto Palmio aveva già notato
che giorno dopo giorno cresceva l'avversione nei loro confronti: se
in occasione della soppressione del
collegio di Padova essi avevano potuto contare sull'appoggio di
ca 60 voti, ora valuta in 30 o 40 i senatori rimasti a loro fedeli e,
nonostante si tratti di personalità di grande rilievo, avverte
che «le balle non si pesano ma si numerano e la moltitudine
ordinariamente vince».
In poche parole, la struttura oligarchica del governo veneziano ha messo
a dura prova la consumata abilità dei gesuiti: ottenere a Venezia
ciò che negli altri centri della Provincia Veneta era riuscito
con una certa facilità pare quasi impossibile.
Parma: l'aiuto di un prelato o di un personaggio ben introdotto
a corte aveva facilitato il rapporto diretto con il Principe e quindi
la possibilità non solo di ottenere il necessaro avallo alle
proprie iniziative ma anche gli indispensabili aiuti finanziari.
Questa strategia ha consentito loro di insediarsi stabilmente, intessendo
rapporti diretti con:
. Ercole II d'Este,
. Orlando Farnese,
. Camillo Gonzaga per Novellara,
. Guglielmo Gonzaga per Mantova,
ma certo essa non è applicabile a Venezia ove si tratta di ottenere
il consenso di un organo collegiale, tanto più nella congiuntura
politica di questi anni.
A Parma, nuovo punto di forza delle scuole della Compagnia nella Provincia
Veneta, i gesuiti sono ora appoggiati da:
. Vittoria Colonna,
. Eleonora d'Austria,
. Barbara Gonzaga,
. card. Carlo
Borromeo,
. card. Alessandro Farnese,
. conte Giovanni Francesco Sanvitale.
L'università parmense viene così a fungere da collegio
centrale, e dunque diventa luogo di formazione filosofica e teologica
per gli studenti dell'Ordine. Ciò comporta un innalzamento qualitativo
della didattica, dovuto alla disponibilità dei docenti affluiti
dai collegi veneti e di altri inviati da Roma; nello stesso anno, con
la sostituzione di Giuseppe
Biancani al belga Jean
Verviers, l'innalzamento investe anche la cattedra di matematica.
L'allievo di M.
De Dominis, reduce da un biennio (1599-1601) di perfezionamento
nell'accademia di matematica del Clavius,
avvia un'attività di ricerca significativa e forma una scuola
di fisico-matematici gesuiti i cui esponenti migliori sono:
. Nicolò Cabeo,
. Nicolò Zucchi,
. Giovanni Battista Riccioli,
. Mario Bettini,
(e in seguito i loro allievi fra cui:
. Francesco Maria Grimaldi,
. Paolo Casati)
[Il baricentro delle scuole della Provincia Veneta, spostatosi ora da
Padova a Parma, si sposterà in seguito al triangolo Parma, Bologna
e Mantova, e resterà immutato fino al 1773.]
«segue 1607»
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