Papa
Giovanni Paolo II
(1978-2005)
Svizzera
«segue
da 1988»
1989, 12 gennaio, Elisabeth, nonostante
abbia respinto ogni addebito, dopo l'annuncio del Procuratore di Basilea
che intende chiedere la revoca della sua immunità per sottoporla a processo,
si dimette.
Lo scandalo rende ormai insostenibile la difesa del "formulario
B" e dei conti cifrati.
British
Airways
«segue da 1988»
1989, acquista una partecipazione del 20% nella compagnia belga SABENA.
Rockefeller
Center
«segue da 1939»
1989, l'80%
della proprietà viene venduto alla Mitsubishi
per 1500 miliardi di lire.
Zeiss
«segue
da 1945»
1989, dopo la riunificazione, le attività di Jena vengono assorbite
per la maggior parte dalla C.
Zeiss e la Jenoptik
si trova ad impostare un difficile piano di "rinascita" aziendale.
|
in
autunno cade il Muro di Berlino
Banca d'Italia:
1979-93
- Governatore: Carlo
Azeglio Ciampi
- Direttore generale: Lamberto
Dini.
Consob
(20 gennaio 1984 - 1990)
- Presidente: Franco
Piga (Dc).
[3 marzo, venticinque giorni prima della scadenza del suo mandato,
viene riconfermato presidente (grazie alla sua amicizia con Forlani)
fino al 1994; la firma nel decreto di nomina viene posta proprio
da Ciricaco De Mita con il quale non
scorre certo buon sangue dal tempo delle elezioni di giugno 1988]
|
IRI
(Istituto per la Ricostruzione Industriale)
. Presidente: Franco Nobili
(1989 - 1993)
. |
1989
Gennaio
-
Giugno
23, la seconda sezione della Corte di Cassazione, riforma
la decisione della Corte d'Appello e proscioglie
E. Bernabei con formula piena dall'accusa
di appropriazione indebita.
|
Fonti:
. Giampaolo Pansa, Il Malloppo,
Rizzoli 1989;
. Giorgio La Malfa, Cuccia
e il segreto di Mediobanca, Feltrinelli
2014. |
Banche
|
1989
Mediobanca
- Presidente: Francesco Cìngano
(1988 - 2003)
- Presidente onorario: E.
Cuccia (1988 - 2000)
. Amministratore delegato e Direttore generale:
Silvio Salteri (1982 - ?)
1989
-
«segue 1990»
Gruppo
Sanpaolo
«segue
da 1988»
Presidente:
.
Gianni Zandano, (1983-98)
Direttore generale:
. Zefferino Franco, (1985-91).
Ottobre, rileva il restante
(dopo l'aquisizione nel 1984) della Bankhaus
Brull und Kallmus di Vienna, ribattezzata Sanpaolo
Bank Austria;
acquisisce il 20% (vale la maggioranza relativa) della Inter-Europa
Bank di Budapest, istituto finanziario di credito e sviluppo
del commercio estero fondato nel 1981;
patto di collaborazione con la banca d'affari statunitense Salomon
Brothers con l'impegno di un scambio di quote azionarie,
onorato subito dal gruppo con l'assunzione dell'1,7%;
conquista del controllo della Banque Française
Commerciale, ceduto dall'alleata Banque
Indosuez;
«segue 1990»
BNL
(Banca nazionale del lavoro)
«segue
da 1929»
1989, viene coinvolta nello scandalo connesso alla concessione alla
filiale statunitense di Atlanta di crediti non autorizzati a società
esportatrici in Iraq;
Scandalo
BNL-Iraq
[dopo oltre 15 anni, un dossier della
Cia desecretato nel 2006, dimostrerà a sorpresa che lo spionaggio
americano ha considerato lo scandalo poco più che una bolla
di sapone, non suggerendo misure per bloccare il riarmo del rais.]
Luglio
esplode lo scandalo della BNL,
la maggiore banca italiana. Le autorità
italiane e americane aprono un'inchiesta su 2500 lettere di credito
non autorizzate all'Iraq dalla filiale dell BNL
di Atlanta per complessivi 3,2 Mdi di dollari. Sembra che l'Iraq
abbia già ricevuto dalla BNL
circa 1,850 Mdi di cui 800 Mni garantiti dalla Ccc
(Commodity crediti corporation) americana. E che Saddam
Hussein, da otto anni in guerra con l'Iran, li abbia utilizzati
in parte per il suo programma di riarmo chimico batteriologico.
Lo scandalo è enorme. A Roma e a Washington rischiano di
cadere teste eccellenti della politica e della finanza, e tremano
i governi di Giulio
Andreotti e George Bush
padre.
4 Agosto 1989
Nerio Nesi e Giacomo
Pedde sono convocati alla Banca d'Italia
dal governatore C.A.
Ciampi e dal direttore generale Lamberto
Dini; quando vengono a sapere che l'FBI e
la Federal Reserve
hanno comunicato a Roma la scoperta di un credito illegalmente concesso
all'Iraq dalla BNL e ammontante a miliardi
di dollari, ne rimangono scioccati;
a fronteggiare la crisi viene lasciato solo Domenico
Gallo, il vicedirettore generale della BNL,
il quale mette in piedi una task force per individuare le
2500 distinte lettere di credito emesse da Chris
Drogoul, il responsabile della filiale di Atlanta del BNL,
nel periodo feb 1988-lug 1989; i crediti, inclusi più di
600 Mni di dollari che erano stati spostati da Atlanta direttamente
alla banca centrale di Bagdad in Irak, erano tutti destinati a società
americane ed europee che esportano attrezzature, cereali e tecnologie
in Irak;
nessuno di tali crediti era stato mai autorizzato dal quartier generale
della BNL di Roma, né dall'ufficio
centrale di New York;
Luigi Sardelli, già massimo dirigente dell'ufficio di New
York, dichiara di aver scoperto alcune irregolarità verificatesi
ad Atlanta grazie ad un rapporto stilato da un auditor e
ultimato nell'autunno del 1988; afferma inoltre di aver trasmesso
questo documento alla sede di Roma, ma che in merito non era stato
preso alcun provvedimento;
[ovviamente i controlli all'interno della BNL
erano inadeguati, come affermato poi dalla Banca
d'Italia e dal Tesoro];
Ma come è stato possibile che la filiale di Atlanta abbia potuto
raccogliere quasi due miliardi di dollari sul mercato monetario
americano e concedere prestiti a dozzine di società americane e
europee, rendendo trasparente queste transazioni mediante la
J.P. Morgan di
New York, senza che nessuno della BNL
o del governo italiano o tra le autorità statunitensi se ne fosse
accorto?
Gli investigatori sono convinti che qualcuno della
sede di Roma fosse a conoscenza dell'operazione di Atlanta, anche
se la banca lo nega.
6 settembre, la task force messa in piedi da Gallo
vede allargarsi il buco: appura infatti che tra i beneficiari dei
crediti BNL vi era anche la Matrix
Churchill, una società inglese costruttrice di macchine utensili
controllata dall'Irak; appare subito chiaro che nel network
della Matrix Churchill erano incluse
numerose società controllate dall'Iraq, come per esempio la TDG,
la TMG Engineering e altre: non avevano
queste commesso nulla di illegale, erano tutte controllate dall'Iraq
e, sempre per caso, esportavano attrezzature sofisticate
e tecnologie che i funzionari americani e inglesi ritenevano avessero
un doppio uso, erano cioè prodotti civili con un potenziale di applicazione
a scopi militari; sempre per una strana coincidenza, alcune
di queste società si avvalevano di crediti concessi dalla BNL.
Presto viene alla luce che quasi un miliardo di dollari proveniente
dalla filiale di Atlanta della BNL
era usato per acquistare attrezzature (utili a produrre munizioni
convenzionali, armi chimiche, il missile balistico Condor 2 ecc.)
in grado di mutare, specie se in mani sbagliate, l'equilibrio strategico
del Medio Oriente e del Mediterraneo.
L'affaire viene subito sfruttato dall'intera
lobby industriale italiana dominata da Agnelli
e amici come argomento a favore della privatizzazione delle banche
statali italiane.
«segue 1992»
Monte
dei Paschi
«segue
da 1988»
1989, rileva il pacchetto della Ticino Assicurazioni
nonché quello della Prime Leasing
e Prime Factor acquisendolo
dal gruppo FIAT;
«segue 1995»
Nuovo
Banco Ambrosiano
«segue da 1988»
- Presidente: Giovanni Bazoli,
- Vicepresidente: Francesco
Paolo Mattioli,
1989
La Banca Popolare di Milano cede alle
Generali il suo pacchetto e un piano
Mediobanca prevede un asse con Gemina
e l'aggancio del Nuovo Banco Ambrosiano
alla Comit.
Giovanni Bazoli reagisce: nel patto
entra il Credit Agricole;
Dicembre
per incorporazione della Banca
Cattolica del Veneto da parte del Nuovo
Banco Ambrosiano nasce il Banco
Ambrosiano Veneto o Ambroveneto;
«segue 1990»
Banca
Popolare Vicentina
- Presidente: avv. Giuseppe
Nardini, (1985-95)
- vicepresidente: ?,
- Consiglieri:
. ?,
. ?,
. ?,
. ?,
. ?,
. ?,
. ?,
. ?,
. ?,
. ?,
- Collegio Sindacale:
. ?,
. ?,
. ?,
Direttore generale: Luciano
Gentilini (1987-?)
Banca
Popolare Pesarese
1989,
in seguito all'incorporazione della Banca
Popolare Cooperativa di Bagnacvallo e Fusignano, diventa
Banca Popolare Pesarese e Ravennate;
«segue
1989»
|
Franco Piga
: presidente della CONSOB |
Il
mercato borsistico italiano è come una cerchia troppo piccola,
un'anomalia grottesca all'interno della quinta potenza industriale
del mondo occidentale:
– la prassi dell'insider
trading [utilizzo abusivo di notizie riservate per intervenire
nei mercati finanziari] in Italia non è considerata ancora un
reato: in altri paesi chi lo pratica viene messo in galera o
gli si infligge una megamulta da centinaia di miliardi;
– non esiste una legge che renda
obbligatoria l'Opa [offerta pubblica di acquisto] per
chi accumula una fetta consistente di una società quotata in
Borsa;
– il flottante [porzione
delle azioni di una società quotata in Borsa che è disponibile
sul mercato] è spesso vicino al minimo richiesto dalla legge
italiana, solo il 25% [in altri mercati borsistici più evoluti,
spesso oltre la metà del capitale di una società è disponibile
in Borsa, per chi vuol comprare o vendere], non solo… ci sono
ben 40 società quotate in Borsa a Milano che non raggiungono
neanche il minimo del 25% stabilito per legge; nella realtà
poi, anche nei casi in cui il flottante raggiunge la soglia
del 25%, il più delle volte pochi gruppi detengono comunque
grossi "pacchetti" azionari, rendendo il flottante
effettivo sempre minore; ne deriva che il mercato dei titoli
di un'azienda è spesso così magro che si può manipolare il prezzo
del titolo con pochi soldi;
– come se non bastasse, più della metà degli scambi azionari
viene trattata ben lontano dalla Borsa, fuori dalle ore
ufficiali e spesso fra pochi grandi gruppi [a Milano 4 o 5,
rispetto alle dozzine di grandi e alle centinaia di medio-grandi
che operano nelle altre Borse, tipo New York, Tokyo o Londra];
9 gruppi rappresentano circa il 40% del totale delle società
quotate al listino di Milano e ben il 75% della capitalizzazione
complessiva.
Il gruppo Agnelli controlla,
direttamente o indirettamente, circa 1/4 dell'intera capitalizzazione
della Borsa italiana.
In termini del suo valore totale, della sua capitalizzazione,
la Borsa milanese rappresenta poco più del 16% del PIL
[prodotto interno lordo]
[Germania 21%, Francia 24%, Spagna 26%, Belgio 40%, Olanda 46%,
Regno Unito 87% (a Londra la capitalizzazione di Borsa è 5
volte maggiore di quella di Milano)].
|
Lombardfin |
1989
gennaio, la Consob , nelle sue ispezioni
di gennaio e luglio, si accorge di una situazione peggiorata
ma nessun risparmiatore ancora si è fatto avanti con esposti
o denunce.
|
Florio
Fiorini e la Sasea
(la Sasea ha rapporti
privilegiati con la Libia, in quanto controlla il 20% della
Tamoil; rapporti che interessano
la Bonatti
una
società di costruzioni che ha rapporti con Libia, Algeria, Ecuador,
ovunque vi siano commesse da acquisire;
lavora
soprattutto all'estero, scarsi i legami col mondo politico italiano) |
1989
Il finanziereFlorio
Fiorini [alla guida della Sasea,
rilevata dal Credito Svizzero e dal
Vaticano] decide con Giancarlo Parretti
di entrare nel mondo dei media (la loro rovina) e acquistano dalla
Sata [la finanziaria della famiglia
Tanzi] la
Odeon Tv
[acquistata dai Tanzi dalla famiglia
Longarini] pagandola 150 Mdi di lire:
parte in contanti, parte in immobili e parte in azioni e obbligazioni
Sasea per un controvalore di ca 40
Mdi di lire [il Tribunale di Milano riterrà eccessivo il prezzo
pagato e accuserà Pietro Mistrangelo,
il dirigente di Tanzi che segue il
settore dei media, e lo stesso Calisto Tanzi
di concorso nella bancarotta della Sasea
[Mistrangelo patteggia, Tanzi
?, processo stralciato dal filone principale]; |
la Super
Mondadori |
1989
Aprile
9, Milano, uffici
della CIR di via Ciovassino;
- ing. Carlo De Benedetti,
(assist: Vittorio Ripa di Meana, vicepresidente
della Mondadori,
Corrado Passera, direttore generale della CIR
e Arnaldo Borghesi)
- Luca Formenton,
(assist: Jody Vender e l'avv. Alberto
Predieri)
- Eugenio Scalfari
- Carlo Caracciolo
(assist: Gianpiero Alessandrini,
presidente della Manzoni Pubblicità
e l'avv. Pier Giusto Jaeger)
stanno per effettuare una fusione da 2.400 Mdi di fatturato, che
mette assieme oltre 8.300 dipendenti per 36 testate, una
trentina di società, la metà delle radio locali e una rete di
raccolta pubblicitaria da 900 Mdi l'anno garantita alle spalle
da 800.000 copie di quotidiani il giorno e circa 1.000.000 di
periodici la settimana: in pratica la fusione tra:
- Mondadori
- Editoriale la Repubblica
- Editoriale l'Espresso.
[Rileva Gianni Agnelli che la
nascita di un gruppo d 2 Mdi di dollari di fatturato, quando in
Europa esiste già Hachette e Bertelsmann
(2 volte) e negli Stati Uniti il gruppo Time
Warner (4 volte) ha le forze appena sufficienti per
cominciare una competizione]
Dalla vendita alla Mondadori del
53,3% delle società che controllano «la Repubblica» e
«l'Espresso», Caracciolo e Scalfari
ricavano più o meno 400 Mdi;
quote di mercato:
- Mondadori
- Rizzoli-Corriere della Sera
- Rusconi
- Ist. Geografico De Agostini
- Gruppo Editoriale Fabbri;
alla firma manca Silvio
Berlusconi che, rappresentando ormai fiduciariamente
Leonardo Forneron Mondadori e Mimma
Mondadori, è il primo (virtuale) azionista della società;
non potendo ostacolarla, poiché gli assetti societari della Mondadori
glielo impediscono, dà il via libera all'operazione inviando in
loco Adriano Galliani; dopo il suo
assenso quasi tutti i proprietari delle altre quote dell'Editoriale
L'Espresso, da quella di Ciancio Sanfilippo
a quelle di Cavazza, da quella della
Ferruzzi finanziaria a quella di
Aldo Bassetti, danno il loro benestare
all'OPA: che nei piani della Mondadori
avrebbe tranquillamente raggiunto quota 95%; unica incognita:
Giuseppe Ciarrapico e i suoi amici
con i quali controlla il 5% dell'Editoriale
L'Espresso; questi fa sapere che non ha nessuna intenzione
di vendere;
Cristina Mondadori (madre di Luca
Formenton), cardiologa al Policlinico di Milano, azionista
Amef ed unica donna partecipe dell'affare
editoriale dell'anno, si rallegra per l'operazione in corso;
13, si riunisce il consiglio
di amm.ne dell'Amef, poi si riunisce
quello della casa editrice; Emilio Fossati
è confermato amm.re delegato della Super
Mondadori;
la Mondadori rende noto in un
comunicato i termini dell'operazione:
– Il cons. d'amm.ne delibera l'acquisto del 53,2% del capitale
dell'Editoriale L'Espresso; il residuo
46,8% sarebbe stato acquisito attraverso un OPA [offerta pubblica
d'acquisto]. Il prezzo offerto per le azioni dell'Editoriale
L'Espresso in tutte e due le operazioni sarebbe stato il
medesimo, cioè 15.500 lire in contanti + 2,2 azioni della Cartiera
di Ascoli che (è specificato nella nota) rimarrà controllata
dall'Arnoldo Mondadori Editore; il
valore delle azioni della Cartiera di Ascoli
è stato calcolato facendo riferimento a quello dei titoli dopo
l'aumento di capitale della società, da 30 a 50 Mdi; aumento gratuito
di capitale tramite la consegna di 2 azioni nuove per ogni 3 vecchie
possedute. Il prezzo d'acquisto dei titoli dell'Editoriale
L'Espresso viene stimato attorno alle 25.500 lire.
Agosto
31, C.
De Benedetti, che con il 25% dell'Amef
e l'appoggio della Mondadori, ha
iniziato subito a rastrellare le azioni mancanti (ma lo sta
facendo anche Berlusconi), nel
corso dell'assemblea dell'Olivetti
a Ivrea annuncia di avere rastrellato complessivamente il 71%
delle azioni privilegiate della Mondadori
e di considerarsi il proprietario di fatto della casa editrice;
Dicembre
Luca Formenton, vicepresidente
della Mondadori, accetta 320 Mdi
[si dice], come controvalore della quota nell'Amef,
offerti da Berlusconi che ora con
quella quota + quella di Leonardo Forneron
Mondadori e sua madre gli consente di diventare l'azionista
di maggioranza relativa della società; non solo, ma anche il
controllore azionario della più grande concentrazione di media,
il primo editore, anche della carta stampata in Italia; le testate
giornalistiche della Mondadori
scioperano per protesta contro Berlusconi;
C.
De Benedetti reagisce
allo shock:
- diffida per vie legali i Formenton
a cedere la loro quota,
- esibisce un diritto di prelazione sulle quote azionarie della
famiglia [egli dice che Luca e
Cristina hanno già promesso di
vendere a lui]
- convoca a sorpresa un'assemblea straordinaria della Mondadori
dove i consiglieri avrebbero chiesto un aumento di capitale
da 80 a 400 Mdi, mediante l'emissione senza sovrapprezzo
di 320 milioni di azioni ordinarie Mondadori, da
offrire in opzione a tutti gli azionisti in ragione di 4 nuove
azioni ordinarie per ogni azione posseduta di qualsiasi categoria;
in pratica nessun socio avrebbe posseduto il 51% del capitale
Mondadori, anche in caso di aumento; grazie a questo maxiaumento
C.
De Benedetti conterebbe sul 44%, mentre l'asse Formenton-Berlusconi-Mondadori
sul 28% del capitale;
[chiarificazione: la CIR,
insieme alla collegata Plurifid
detiene, almeno ufficialmente, il 19,3% delle azioni
ordinarie Mondadori e il 71% delle azioni privilegiate;
ovvero, su 40 milioni di ordinarie, C.
De Benedetti ne ha in carico 7,7 milioni, mentre
dei 34 milioni di azioni privilegiate ne ha circa 24,1
milioni. Questi 32 milioni di azioni (24,1+7,7) vantano il diritto
di opzione su ben 128 dei 320 milioni delle nuove azioni
ordinarie emesse grazie all'eventuale aumento di capitale;
la quota di capitale della Mondadori in
mano alla CIR salirebbe così a
circa il 37,5% del capitale ordinario, avendo C.
De Benedetti 135,06 milioni di azioni ordinarie
sui 360 milioni (40+320 di nuova emissione) che costituirebbero,
dopo l'aumento, il capitale ordinario della Mondadori;
a ciò si deve aggiungere l'apporto dell'alleato Ciancio,
che sottoscrivendo i diritti di opzione controllerebbe il 3,2%
del nuovo capitale ordinario della Mondadori;
così pure il binomio Scalfari-Caracciolo
conterebbe il 2,2% nella nuova assemblea;
quindi CIR e alleati 43% dl capitale
ordinario
[fonti vicine alla CIR affermano
che da solo C.
De Benedetti avrebbe potuto contare su oltre il 44%
del capitale e quindi, insieme agli alleati, sarebbe stato in
grado di raggiungere la maggioranza assoluta; in effetti pare
che il rastrellamento in borsa fosse stato superiore di quello
ammesso];
viceversa le quote Amef controllate
dalla nuova alleanza Formenton-Berlusconi-Mondadori
27,9% dl capitale ordinario
[forse qualcosa di più supponendo che la Fininvest
possedesse a sua volta quote non sindacate del capitale Mondadori];
sul piano legale Berlusconi chiede
ed ottiene che il Tribunale di Milano vieti al presidente della
Mondadori
Carlo Caracciolo di compiere ogni atto societario che
esuli dall'ordinaria amministrazione;
C.
De Benedetti [consigliato da legali di prestigio
tra cui l'ex presidente della Consob e senatore della sinistra
indipendente Guido Rossi], nonostante
il divieto del giudice, fa convocare per il 26 gennaio 1990
l'assemblea straordinaria della Mondadori
[sovvertendo così la procedura usuale] dominata dal 71%
delle azioni privilegiate in suo possesso; riuscendo a giustificare
questa convocazione come un atto dovuto, legittimo secondo il
Codice Civile; non ne sono convinti Berlusconi
e i Formenton che lo giudicano
invece una mossa illegittima, un tentativo di presa di potere
attraverso una speculazione;
11, il consiglio d'amm.ne
Amef (dove unendosi Berlusconi-Formenton-Forneron
Mondadori hanno conquistato la maggioranza) revoca i
poteri al presidente Vittorio Ripa di
Meana, trasferendoli a Fedele Confalonieri;
14, il magistrato Clemente
Papi, su richiesta della finanziaria CIR
dispone il sequestro provvisorio delle azioni ordinarie Amef
dei Formenton;
18, i Formenton
chiedono allo stesso giudice il sequestro delle privilegiate
Amef in possesso della CIR;
22, il giudice Gabriella
Manfrin vieta l'assemblea straordinaria della Mondadori
attribuendo il compito di convocare le nuove assemblee ordinaria
e straordinaria al collegio sindacale della società;
23, il giudice Papi
conferma i sequestri sia della quota Amef
della famiglia Formenton che delle
azioni privilegiate Amef della CIR;
28, la CIR
annuncia di aver acquistato i pacchetti d'azioni ordinarie
Mondadori di Mario Ciancio Sanfilippo
(4,1%) e di Claudio Cavazza (0,7%);
29, il collegio dei sindaci
della Mondadori prende (a maggioranza,
col voto favorevole di Pier Luigi Martinelli
e di Franco Jorio presidente e
il voto contrario di Aldo Migliorisi)
la decisione di convocare l'assemblea ordinaria della
Mondadori, col compito di riformare
il consiglio di amministrazione della società (obiettivo dell'alleanza
Berlusconi) il 26 gennaio 1990 e l'assemblea straordinaria
per il 30 marzo successivo, col compito di decidere su due proposte
di aumento del capitale:
- quella CIR
sopra descritta, che consacrerebbe C.
De Benedetti al vertice della Mondadori;
- quella avanzata dalla Fininvest
che, limitando l'aumento di capitale da 80 a 88 Mdi,
metterebbe la Mondadori sotto il
controllo dell'alleanza Berlusconi-Formenton-Forneron
Mondadori).
segue la fine della lotta!
|
Enel |
Consiglio
di Amministrazione (1987-92)
(8 consiglieri + presidente)
Presidente: F.
Viezzoli(1987-92), proveniente dalle
Partecipazioni statali e ben visto da quasi tutti i partiti;
Vicepresidente: Ortis (Pli), designato
da ?
Consigliere: Benedetti (Dc), designato da Andreotti
Consigliere: Spena (Dc), designato da Gava
Consigliere: Zorzoli (Pci), designato da ?
Consigliere: Bitetto (Psi), designato da Craxi
Consigliere: Faletti (Pri), designato da Spadolini
e Battaglia
Consigliere: Dragoni (Psi), designato da De
Michelis
Consigliere: Pellò (Psdi), designato da ?
|
"Carceri
d'oro"
(Edilizia penitenziaria in Lombardia: Busto Arsizio, Crema, Opera,
Cremona, Monza, Pavia, Vigevano, Voghera |
Marzo
l'ing.
Gabriele
Di Palma, direttore generale del ministero dei Lavori
Pubblici, imputato a piede libero,
si presenta spontaneamente ai tre magistrati della Corte d'Appello
di Roma che, subentrati all'Inquirente, stanno cercando di sbrogliare
la matassa;
egli dichiara che l'architetto Bruno
De Mico gli aveva affidato 2 Mdi di lire affinché
li consegnasse all'ex ministro Franco
Nicolazzi (Psdi), e da intendersi
come spontaneo contributo di Bruno
De Mico al Psdi che doveva servire
come copertura delle spese per il congresso nazionale del partito;
in effetti egli li aveva consegnati materialmente al segretario
amministrativo del Psdi, l'on. Giovanni
Cuojati;
i magistrati però osservano che quest'ultimo aveva sempre
negato tutto;
26, Traona, paese della
Valtellina arroccato sull'Adda, pomeriggio di Pasqua: il rag.
Giuseppe Pace,
55 anni fra due giorni, nuovamente
incriminato per concorso in corruzione e in alcuni reati fiscali
attribuiti all'architetto Bruno
De Mico, prende la pistola e si
uccide
nella villetta del fratello Domenico
(sindaco democristiano di Traona);
Maggio
29, il collegio dei tre giudici istruttori romani,
che ha preso il posto della Commissione inquirente, proscioglie
da ogni accusa l'ex ministro Clelio Darida.
Fonti:
Giampaolo Pansa, Il Malloppo,
Rizzoli 1989.
|
|
1989
Maggio
Milano, il giudice Luisa Ponti conclude
l'istruttoria sul fallimento della società di costruzioni
facente capo a Luciano Rodi [buco
di 70 Mdi di lire], rimasta esclusa da tutti gli appalti per
aver smesso dal 1982 di distribuire mazzette.
Tra i rinviati a giudizio:
- P.
Longo (ex segretario del Psdi in via
di trasferimento al Psi): concorso in concussione
per 1,548 Mni di lire, somma ricevuta in più riprese dalla
Icomec per vincere la gara d'appalto
per la costruzione di una centrale idroelettrica dell'Enel,
a Edolo.
|
Fonti: Giampaolo Pansa,
Il Malloppo, Rizzoli 1989. |
|
«segue da 1988»
1989
Novembre
la famiglia Formenton cambia radicalmente
idea e si schiera dalla parte di S.
Berlusconi, consentendo al magnate della Fininvest
di insediarsi come nuovo presidente della società;
«segue 1990»
|
Fonti: Varie |
Torna su
|
Tasso d'inflazione: 6,58%.
Confindustria: presidente
Sergio Pininfarina.
Gennaio
Il mercato borsistico italiano (vedi lato).
ENI: sotto
la presidenza di F.
Reviglio il numero dei dipendenti è sceso da 144.000
(1983) a 116.000;
Ausimont:
quando l'offerta è ormai chiusa, R.
Gardini, che ha raccolto solo l'85,5%, annuncia un'estensione
dell'offerta allo stesso prezzo, ma della durata di solo "otto ore":
si arriva così all'88,2%, ma ancora non basta; il ravennate è furioso,
ma lo sono anche gli americani;
(lug 89)
Febbraio
Il finanziere Florio
Fiorini [alla guida della Sasea,
rilevata dal Credito Svizzero e dal Vaticano]
decide… (vedi lato)
Marzo
Il Senato approva un emendamento alla legge anti-trust che limita a un
massimo del 20% la quota che un gruppo industriale può avere in una banca,
e qualunque gruppo industriale voglia avere fra il 10 e il 20 per cento
deve chiedere il permesso alla Banca d'Italia;
l'ing. C. De
Benedetti si allea con la Benetton
per incrementare il proprio impero bancario e assumere il controllo della
Banca del Friuli creando così il gruppo Romagnolo-Friuli
[11.400 Mdi di raccolta e 288 sportelli].
Luigi Arcuti, presidente del ricchissimo
IMI, in grado
di assorbire altre banche nel lento processo di concentrazione e razionalizzazione,
si trova dinanzi a vincoli politici; invia a Milano gli uomini della SIGE
(la investment bank dell'IMI) per
far concorrenza a Mediobanca;
G.
Amato e altri chiedono all'amm.re delegato della Comit,
Sergio Siglienti, di condurre uno "studio
della fattibilità" di una fusione tra Comit
e BNL;
Aprile
9, Milano, la Super
Mondadori.
Eni: F.
Reviglio sostiene che la presenza pubblica nell'Enimont
è cruciale perché garantisce un tasso di accumulazione superiore a quello
realizzabile di fatto dall'impresa privata; R.
Gardini vede le cose diversamente.
Al Crédit Lyonnais, seconda
banca francese, di proprietà pubblica, viene offerta una fetta consistente
del Credito Bergamasco (banca privata con
90 sportelli e 2800 Mdi di raccolta, quotata sul mercato ristretto alla
Borsa di Milano, compreso il consociato Banco
San Marco di Venezia). Per un pacchetto del 29,68% sborsa 52.000
lire per azione [73% in più del prezzo di mercato] diventando così l'azionista
di maggioranza relativa.
Maggio
Il Crédit Lyonnais, intendendo
raggiungere una quota di quasi il 49% nel Credito
Bergamasco decide di fare un'OPA parziale per la fetta del 20%
che non ha ancora in mano: per la prima volta in Italia, la banca francese,
spinta dai suoi consiglieri (il prof. Guido Rossi
e la Schroders, merchant bank inglese)
ha fatto l'OPA parziale allo stesso prezzo di 52.000 lire per azione,
allo stesso premio del 73% al di sopra del valore di mercato.
Il Parlamento non ha ancora approvato la legge per Enimont,
presentata da C.
De Mita, e si avvicina la data del 30 giugno per il conferimento
dei cespiti Montedison (non l'intera Montedison,
non le parti più lucrose come la Himont);
a questo punto il governo De Mita, dopo aver
tentato di presentare la legge in termini di dispositivo a validità generale,
a beneficio di qualsiasi ristrutturazione industriale di un cero tipo,
la converte in decreto;
Giugno
Viene approvata la direttiva CEE sull'insider trading,
entrerà in vigore a partire dal 1991.
21, Enimont: sono giorni
di intensa polemica; al Centro Congressi di Milano Fiori R.
Gardini annuncia infatti che, stando ad una clausola del contratto
Enimont, al termine del primo triennio il gruppo Ferruzzi
avrà la maggioranza dell'Enimont stessa "attraverso
la fusione di attività chimiche della Montedison
nella joint venture";
30, R.
Gardini vola a Roma e si reca a Palazzo Chigi per ottenere
assicurazioni personali dal presidente C.
De Mita e il suo vicepresidente G. De
Michelis sul rinnovo del decreto.
Florio Fiorini
con la Sasea
acquista la compagnia di assicurazioni Firs
(78 Mdi di lire) dalla Pacchetti di Renato
Bocchi.
Luglio
1, Enichem (pubblico) e Montedison
(privato) danno vita all'Enimont il
grande polo chimico italiano, posseduto da:
- 40%, gruppo Ferruzzi-Montedison,
- 40% gruppo ENI,
- 20% quotato in Borsa;
il commissario sir Leon Brittan ordina al
governo italiano di modificare i termini della legge Enimont;
Montedison: nella Enimont
partecipa con le proprie attività chimiche ad eccezione, tra le altre,
di Erbamont, Himont
e Ausimont;
Ausimont:
in maniera molto soft la Montedison annuncia
di aver aumentato la partecipazione nella propria controllata Ausimont
al 96,4%: questo è stato possibile tramite l'acquisto di un altro pacchetto
di titoli in America, di cui la tranche più consistente è stata acquistata
dalla Oppenheimer che già possedeva il 5,2%
dell'Ausimont; la Montedison
ha pagato il prezzo di 35$ per azione più un'aggiunta di 5,7 milioni di
dollari (quasi 8 miliardi di lire) a titolo di "rimborso spese".
Il garante della legge sull'editoria Giuseppe Santaniello
insiste per rivedere la legge del 1981 (quella che impone, per un proprietario
di quotidiani, il limite del 20% della tiratura nazionale).
Agosto
scandalo BNL-Irak (vedi lato)
Assicurazioni Generali, in teoria
una public company, è di fatto sotto il controllo effettivo di
due soci con il 5%: Mediobanca
e Lazard Frères di Parigi; E.
Cuccia tenta di far passare la Comit
dal pubblico al privato garantendo che Ass.ni Generali
rimanga nell'orbita Mediobanca;
contro il suo piano protestano subito i politici di Roma; lo scambio di
partecipazioni (2%) tra Comit e Paribas
si fa lo stesso, poi Cuccia tramite Ass.ni
Generali acquista una fetta del Nuovo
Banco Ambrosiano dove è già presente Gemina;
27, viene ammazzato, sulla porta di
casa, Lodovico Ligato, ex-presidente delle
Ferrovie, accusato di una gestione non proprio
esemplare dell'ente pubblico;
l'incauta concessione di crediti da parte di banche è evidenziato
anche dai casi della Cassa di Risparmio Molisana-Monte
Orsini, di quella di Calabria e Lucania
e di quella di Risparmi e Depositi di Prato.
Settembre
Mediobanca
rileva, senza grandi annunci, il 23% del capitale ordinario dell'IFI
(cassaforte della famiglia Agnelli) ad un
prezzo inferiore a quello quotato in Borsa per le azioni privilegiate
della stessa IFI. L'operazione desta molto
sconcerto alla Borsa di Milano. Nessuno del gruppo Agnelli
o di Mediobanca
fornisce tuttavia informazioni particolareggiate: Umberto
Agnelli dice soltanto di augurarsi di poterle riacquistare.
Ottobre
Novembre
Dicembre
Sono circa 30 le aziende privatizzate da R.
Prodi, nel periodo della sua presidenza all'IRI.
Ilva
«segue
da 1961»
fine anni '80, l' Ilva incorpora
i principali stabilimenti di Finsider,
Italsider, Deltasider,
Terni Acciai Speciali e rileva il controllo
della Dalmine;
«segue 1993»
Terni
«segue
da 1945»
1989, viene assorbita dall'Ilva;
a causa della crisi economica mondiale dell'acciaio, deve ridimensionare
notevolmente il numero del personale impiegato;
«segue 1994»
Amm.re delegato
della Ferfin (Ferruzzi
Finanziaria) è Giuseppe Garofano,
di Teramo.
L'Ifil
degli Agnelli compra la Galbani;
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