Francesco
COSSIGA [il picconatore]
(Sassari, 26 luglio 1928 Roma, 17 agosto 2010)
uomo politico italiano, 8° Presidente della Repubblica
italiana (1985 3 lug - 28 apr 1992);
[Esponente dei seguenti partiti:
(1955-1992) - Dc (Democrazia
Cristiana),
(1998-1999) - UDR (Unione Democratica per la Repubblica),
(1999-2001) - Unione per la Repubblica,
(2001-2010) - Indipendente;
Padre di Giuseppe.]
Alma mater Università degli Studi di Sassari
laureato in giurisprudenza, giurista e docente universitario;
[Nato da una famiglia medio-borghese repubblicana e
anti-fascista di probabili ascendenze còrse (Còssiga,
in dialetto sassarese significa infatti Corsica).
Cugino di terzo grado di Enrico Berlinguer
e Giovanni Berlinguer (figli di una cugina
di sua madre).
Nonostante sia comunemente chiamato "Cossìga",
la pronuncia originaria del cognome è "Còssiga":
si tratta d'un casato sardo - di nobiltà di toga, che a suo dire
aveva esponenti collegati ad una loggia massonica locale -; il cognome
significa "Còrsica", e
indica provenienza della famiglia da quell'isola.
Egli stesso si attribuisce il soprannome, con cui ama definirsi, di
«don Cecio da Chiaramonti».]
a sedici anni si diploma, in anticipo di tre anni, al Liceo classico
«Azuni»;
1945
iscritto alla sezione sassarese, inizia la militanza nella Democrazia
cristiana;
10 dic - 28 giu 1946, (I "governo
De Gasperi);
negli anni universitari fa parte della FUCI con ruoli
di primo piano nella FUCI di Sassari e a livello nazionale;
1946
eletto deputato all'Assemblea Costituente;
13 luglio-20 gennaio 1947, (II "governo
De Gasperi);
1947
maggio-maggio 1948, (IV "governo
De Gasperi);
a soli 19 anni e mezzo, si laurea in giurisprudenza;
[Inizia così una carriera universitaria che gli
varrà in seguito valsa l'insegnamento della materia di diritto
costituzionale regionale presso la facoltà di giurisprudenza
dell'Università di Sassari.]
1948
8 maggio, eletto deputato (I Legislatura);
1953
25 giugno, eletto deputato (II Legislatura);
17 agosto-5 gennaio 1954, dim. ("governo
Pella);
1954
18-30 gennaio (I "governo
Fanfani);
febbraio-giugno 1955, ("governo
Scelba);
1955
luglio-maggio 1957 (I "governo
Segni");
Alla fine degli anni cinquanta, ancora trentenne, inizia la sua folgorante
carriera politica a capo dei cosiddetti "giovani
turchi sassaresi".
1958
12 giugno, eletto per la prima volta deputato
(III Legislatura 1958 12 giug - 15 mag 1963) per la Dc
(Democrazia
Cristiana), circoscrizione CAGLIARI;
luglio-febbraio 1959 (II "governo
Fanfani);
1959
febbraio-febbraio 1960 (II "governo
Segni");
1960
25 marzo-19 luglio ("governo
Tambroni);
luglio-febbraio 1962 (III "governo
Fanfani);
1961
23 novembre, ottiene il grado di Capitano
di corvetta, conseguito con provvedimento del presidente della
Repubblica Giovanni Gronchi;
[Egli, tuttavia, sarà più affezionato al
grado di Capitano di fregata della Marina Militare
per nomina presidenziale di Giovanni Leone;
il fatto emergerà pubblicamente quando nelle lettere di un magistrato
suicida, il cagliaritano Luigi Lombardini,
vi si allude come ad un soprannome usato dei fidatissimi del circolo
presidenziale.]
1962
febbraio-maggio 1963 (IV "governo
Fanfani);
1963
16 maggio, rieletto deputato (IV Legislatura 1963 16 mag - 4 giu 1968)per
la Dc (Democrazia
Cristiana), circoscrizione CAGLIARI;
1963
dicembre-luglio 1964 (I "governo
Moro");
1964
luglio-febbraio 1966 (II "governo
Moro");
1966
23 febbraio-giugno 1968, sottosegretario alla Difesa
(III "governo
Moro");
[In questa veste presiede all'apposizione degli "omissis"
sul "rapporto Manes", una relazione sull'operato
del servizio segreto militare oggetto di esame da parte della commissione
ministeriale di inchiesta sul "piano Solo", che la Commissione
parlamentare sul SIFAR ha ricevuto dal Governo pesantemente censurata
"per esigenze di segreto militare";
secondo Lino Jannuzzi, che con Eugenio
Scalfari condurrà una campagna contro il gen. Giovanni
De Lorenzo, ideatore del piano, egli stesso gli avrebbe rivelato
il suo ruolo nella depurazione del testo di Manes.]
[Entrato per la prima volta al governo, egli riceve
la delega, come Sottosegretario alla Difesa, a sovrintendere "Gladio",
sezione italiana della rete Stay Behind, organizzazione segreta
dell'Alleanza Atlantica (di cui fanno parte anche Austria e Svezia).
Le sue asserite responsabilità nei confronti di "Gladio"
saranno confermate da lui stesso che, ancora presidente, ammetterà
con fierezza, in un'esternazione a Edimburgo nel 1990, la parte avuta
nella sua messa a punto, in quanto sottosegretario al Ministero della
Difesa tra il 1966 e il 1969 e si autodenuncerà con un documento
inviato alla Procura di Roma, in seguito alla denuncia dell'ammiraglio
Martini e del gen. Inzerilli
come responsabili di "Gladio".
Nel documento dichiarerà: «Rivendico
in pieno la tutela di quarant'anni di politica della Difesa e della
sicurezza per la salvaguardia dell'integrità nazionale, dell'indipendenza
e della sovranità territoriale del nostro Paese nonché
della libertà delle istituzioni, anche al fine di rendere giustizia
a coloro che agli ordini del governo legittimo hanno operato per la
difesa della Patria».
Saranno differenti le versioni sui motivi che indurranno il presidente
del Consiglio Giulio Andreotti a divulgare
la struttura segreta di "Gladio":
Paolo Guzzanti, nel suo libro Cossiga,
un uomo solo (Rizzoli, 1991) dedicherà
un capitolo («La fiaba del giudice, del gatto e del primo ministro»)
alla chiave interpretativa di fonte cossighiana: la richiesta del giudice
che indagherà sulla strage di Peteano, Felice
Casson, di accedere agli archivi del SISMI a
Forte Braschi, sarebbe inopinatamente accolta dal presidente del consiglio
Giulio Andreotti per dare luogo ad un regolamento
di conti con il Capo dello Stato, da poco esternatore assai sgradito
alla maggioranza Dc;
Egli stesso, in una sua autobiografia, La versione di K (Rizzoli,
2009), scriverà, riferendosi aGiulio Andreotti:
«Mi ha risposto che, ormai caduto il Muro
di Berlino, non vi era più alcuna ragione per non raccontare
come stavano davvero le cose. Tanto più, aggiunse, che aveva
concesso al pm veneziano Felice Casson (
) il permesso di andare a vedere
negli archivi dei Servizi Segreti: a quel punto c'era poco da sperare
che non avrebbe ricostruito tutto» (pag. 158).
Vi saranno differenti valutazioni politiche sul suo coinvolgimento nella
vicenda di"Gladio".
Mentre egli dichiarerà che sarebbe giusto riconoscere il valore
storico dei gladiatori così come era avvenuto per i partigiani,
il presidente della Commissione Stragi Giovanni
Pellegrino scrivererà: «[...]
se in sede giudiziaria un'illiceità penale della rete clandestina
in sé considerata è stata motivatamente e fondatamente
negata, non sono state affatto escluse possibili distorsioni dalle finalità
istituzionali dichiarate della struttura, che ben possono essere andate
al di là della sua già evidenziata utilizzazione a fini
informativi...».]
1968
5 giugno, rieletto deputato (V Legislatura 1968 5 giu-24 mag
1972)per la Dc (Democrazia
Cristiana), circoscrizione CAGLIARI;
giugno-dicembre 1968 (II "governo
Leone");
dicembre-luglio 1969 (I "governo
Rumor");
1969
agosto-febbraio 1970 (II "governo
Rumor");
1970
27 marzo-6 luglio (III "governo
Rumor");
agosto-gennaio 1972 ("governo
Colombo");
1972
17-26 febbraio 1972 (I "governo
Andreotti");
25 maggio, rieletto deputato (VI Legislatura 1972 25 mag - 4 lug 1976)per
la Dc (Democrazia
Cristiana), circoscrizione CAGLIARI;
giugno-giugno 1973 (II "governo
Andreotti");
1973
luglio-marzo 1974 (IV "governo
Rumor");
1974
14 marzo-3 ottobre (V "governo
Rumor");
23 novembre-12 febbraio 1976, ministro (senza
portafoglio) con delega per l'organizzazione della Pubblica
Amministrazione [o ministro della Riforma burocratica] (IV
"governo
Moro");
1976
12 febbraio-29 luglio, ministro dell'Interno
(V "governo
Moro");
5 luglio, rieletto deputato (VII Legislatura 1976 lug-19 giu 1979)per
la Dc (Democrazia
Cristiana), circoscrizione CAGLIARI;
29 luglio-11 mar 1978, ministro dell'Interno
(III "governo
Andreotti");
1977
11 marzo, nel corso di durissimi scontri tra studenti e forze
dell'ordine nella zona universitaria di Bologna viene ucciso il militante
di Lotta continua Pierfrancesco Lorusso;
[Alle successive proteste degli studenti, egli risponde
mandando veicoli trasporto truppa blindati (M113) nella zona universitaria.
A seguito di ciò, visto il clima di violenza e i toni sempre
più accesi, in particolare dei soggetti appartenenti all'area
extra-parlamentare, egli dà disposizioni per vietare in tutto
il Lazio, fino al successivo 31 maggio, tutte le manifestazioni pubbliche.
Nonostante il divieto, grandi gruppi di militanti danno comunque il
via a manifestazioni di protesta, anche a Roma, a seguito della morte
per colpi d'arma da fuoco della militante radicale romana Giorgiana
Masi sul Ponte Garibaldi.
Il nome del ministro viene storpiato dagli studenti: con una kappa iniziale
ed usando la doppia esse delle SS naziste
(sowilo, lettera dell'alfabeto runico), in una forma somigliante
a Ko??iga.]
1978
gennaio, contribuisce alla riforma dei servizi segreti
dando loro la configurazione che manterranno fino alla successiva
riforma del 2007 e sostiene la creazione dei reparti speciali antiterrorismo
della Polizia NOCS e dei Carabinieri GIS;
11 marzo-11 maggio 1978, ministro dell'Interno
(IV "governo
Andreotti");
16 marzo, Aldo Moro
, presidente della DC, viene rapito dalle Brigate
Rosse;
[Egli crea rapidamente due "comitati di crisi", uno ufficiale
e uno ristretto, per la soluzione della crisi.
Molti fra i componenti di entrambi i comitati risulteranno in seguito
iscritti alla P2; ne fa parte lo stesso Licio
Gelli sotto il falso nome di "ingegner
Luciani".
Tra i membri anche lo psichiatra e criminologo Franco
Ferracuti.
Egli richiede ed ottiene l'intervento di uno specialista statunitense,
il prof. Steve Pieczenik, il quale partecipa
ad una parte dei lavori.
Circa la presunta fuga di notizie per la quale le BR
sembrano a conoscenza di quanto si stia discutendo nelle stanze riservate,
il prof. Steve Pieczenik come affermerà
nel 1994 chiede via via di ridurre progressivamente il numero dei
partecipanti alle riunioni. Rimasti solo lui e il prof. Steve
Pieczenik, «la falla non accenna
a richiudersi». Il ministro in seguito non smentirà
ma parlerà di «cattivo gusto».
Non è mai stata aperta alcuna trattativa con i sequestratori
per il rilascio di Aldo Moro, il quale
dalla sua prigionia gli scrive dicendogli che «esiste
un problema, postosi in molti e civili paesi, di pagare un prezzo per
la vita e la libertà di alcune persone estranee, prelevate come
mezzo di scambio. Nella grande maggioranza dei casi la risposta è
stata positiva ed è stata approvata dall'opinione pubblica».]
11 maggio, in seguito al ritrovamento del cadavere di
Aldo Moro in via Michelangelo Caetani,
si dimette;
[Al giornalista Paolo Guzzanti
dirà: «Se ho i capelli bianchi e
le macchie sulla pelle [a causa della vitiligine, ndr] è
per questo. Perché mentre lasciavamo uccidere Moro, me ne rendevo
conto. Perché la nostra sofferenza era in sintonia con quella
di Moro».
In seguito, forse per questi fatti, egli comincerà a soffrire
di numerosi problemi di salute cronici, come il disturbo bipolare e
la sindrome della fatica cronica.
Il suo posto viene occupato ad interim dal presidente del Consiglio
G.
Andreotti.]
1979
20-31 marzo (V "governo
Andreotti");
20 giugno, rieletto deputato (VIII Legislatura 1979 20 giu-11
lug 1983) per la Dc (Democrazia
Cristiana), circoscrizione CAGLIARI;
4 agosto-4 aprile 1980, Presidente del Consiglio dei
ministri (I "governo
Cossiga");
1980
4 aprile-18 ottobre, Presidente del Consiglio dei ministri
(II "governo
Cossiga");
[Nel corso dei due brevi esecutivi da lui guidati il
Parlamento italiano approvò la legge che consentirà al
I "governo
Craxi" nel 1983 di installare gli euromissili a Comiso.
È la sua più importante azione di politica estera, decisione
che anticipa, in qualche maniera, il sodalizio tra l'Italia e la Germania
Occidentale guidata da Helmut Schmidt.
Episodio poco noto alla storia delle relazioni internazionali ma di
importanza stategica per il futuro dell'Italia.]
In tale veste viene proposto dal PCI per la messa in
stato di accusa da parte del Parlamento, in votazione in seduta comune,
con una procedura conclusasi nel 1980 con l'archiviazione. L'accusa
è di favoreggiamento personale e rivelazione di segreto d'ufficio.
[È sospettato di aver rivelato a un compagno di
partito, il senatore Carlo Donat Cattin,
che suo figlio Marco Donat Cattin è
indagato e prossimo all'arresto, essendo coinvolto in episodi di terrorismo,
suggerendone l'espatrio.
Il Parlamento in seduta comune ritiene però manifestamente infondata
l'accusa, che è fatta procedere da parte della magistratura di
Torino in seguito alle dichiarazioni del terrorista pentito Roberto
Sandalo (Sandalo, soprannominato il "piellino
canterino" perché è uno dei primi pentiti
dell'organizzazione terroristica Prima Linea, ha infatti
riferito che in una conversazione con Marco Donat
Cattin quest'ultimo gli avrebbe parlato dell'imminenza del suo
arresto, appresa da fonti vicine al padre).
Nel denunciare il favoreggiamento personale il PCI
guidato da Enrico Berlinguer è assai
deciso nel ritenere che sia il presidente la fonte della fuga di notizie
sulle indagini sui terroristi.
Una possibile spiegazione di tanta certezza sarà offerta dalla
nuova ricostruzione della vicenda offerta in un libro e confermata in
un'intervista del 7 settembre 2007 dallo stesso ex presidente ad Aldo
Cazzullo del «Corriere della sera»: egli infatti
ammetterà (vent'anni dopo i fatti con il reato ormai caduto in
prescrizione) parte dell'addebito, ma, soprattutto, rivelerà
di avere egli stesso informato il cugino Enrico
Berlinguer del fatto, attendendosi comprensione ed ottenendo
invece che la notizia venga utilizzata per una battaglia politica contro
di lui.]
segue un periodo di allontanamento dalla vita pubblica;
ottobre-maggio 1981 ("governo
Forlani");
1981
giugno-agosto 1982 (I "governo
Spadolini");
1982
23 agosto-13 novembre (II "governo
Spadolini");
dicembre-aprile 1983 (V "governo
Fanfani);
1983
12 luglio, eletto senatore (IX Legislatura 1983 12 lug-1 lug
1987) nel collegio Tempio-Ozieri;
eletto presidente (1983 12 lug - 24 giu 1985) del
Senato della Repubblica;
agosto-giugno 1986 (I "governo
Craxi");
1985
3 luglio, eletto 8º Presidente
(1985 3 lug - 28 apr 1992) della Repubblica Italiana;
[Per la prima volta nella storia repubblicana, l'elezione
avviene al primo scrutinio, con una larga maggioranza (752 su
977 votanti): egli riceve il consenso oltre che della Dc
anche di PSI, PCI, PRI,
PLI, PSDI e Sinistra indipendente.
È il più giovane Capo di Stato dell'età
repubblicana.
In tale veste conferirà l'incarico a cinque Presidenti del Consiglio
e nominerà cinque senatori a vita e cinque Giudici della Corte
costituzionale.
Governi:
IX legislatura (1983-1987)
- II "governo
Craxi", 1º agosto 1986
- VI "governo
Fanfani, 17 aprile 1987
X legislatura (1987-1992)
- "governo
Goria", 28 luglio 1987
- "governo
De Mita", 13 aprile 1988
- VI "governo
Andreotti", 22 luglio 1989
- VII "governo
Andreotti", 12 aprile 1991;
Giudici della Corte costituzionale:
. Antonio Baldassarre, 8 agosto 1986
. Enzo Cheli, 27 ottobre 1987
. Mauro Ferri, 27 ottobre 1987
. Luigi Mengoni, 27 ottobre 1987
. Giuliano Vassalli, 4 febbraio 1991;
Senatori a vita:
. Giovanni Spadolini, 2 maggio 1991
. Giovanni Agnelli, 1º giugno 1991
. Giulio Andreotti, 1º giugno 1991
. Francesco De Martino, 1º giugno
1991
. Paolo Emilio Taviani, 1º giugno
1991.]
si dimette dalla DC;
la sinistra tenta di metterlo in stato d'accusa per la faccenda "Gladio";
La presidenza Cossiga fu sostanzialmente distinta in due fasi
quasi eterogenee.
I Fase: assai rigoroso nell'osservanza delle forme
dettate dalla Costituzione (essendo peraltro docente di diritto costituzionale)
fu il classico Presidente notaio nei primi cinque anni di mandato. Unico
indizio della sua futura posizione di denuncia delle reticenze del sistema
politico fu la sua insistente richiesta di chiarire il ruolo del Capo
dello Stato nel caso di conferimento dei poteri di guerra al Governo:
ne derivò la nomina della "Commissione Paladin".
1986
agosto-marzo 1987 (II "governo
Craxi");
1987
17 aprile-luglio (VI "governo
Fanfani);
2 luglio, elezioni politiche (X Legislatura 1987 2 lug-22 apr
1992);
luglio-marzo 1988 ("governo
Goria");
1988
aprile-luglio 1989 ("governo
De Mita");
1989
luglio-marzo 1991 (VI "governo
Andreotti");
II Fase: è segnata dala caduta del muro di Berlino;
[Secondo il suo parere la fine della guerra fredda e
della contrapposizione di due blocchi avrebbe determinato un profondo
mutamento del sistema politico italiano che nasceva da quella contrapposizione
ed era a quella funzionale. La Dc e il PCI
avrebbero dunque subito gravi conseguenze da questo mutamento, ma Cossiga
sosteneva che i partiti politici e le stesse istituzioni si rifiutavano
di riconoscerlo. Iniziò quindi una fase di conflitto e polemica
politica, spesso provocatoria e volutamente eccessiva, e con una fortissima
esposizione mediatica (fu detto il «grande esternatore»),
al solo scopo di dare delle «picconate a questo sistema»[22],
che perciò valsero a Cossiga negli ultimi due anni di mandato
l'appellativo di «picconatore»[23].
Rimonta a quest'epoca l'abbandono, da parte sua, di uno dei più
antichi tabù della politica democristiana, cioè quello
che esorcizzava l'esistenza di illeciti: conformemente alla formazione
"tavianea"[24] della sua iniziale carriera politica, egli
tenne moltissimo a dimostrare (quasi "pedagogicamente") agli
italiani i costi che in termini di legalità avrebbe sostenuto
il mantenimento della pace pubblica durante il cinquantennio in cui
in Italia vi era il più forte partito comunista d'Occidente[25].
Per converso, la caduta del muro di Berlino - da lui percepita come
svolta epocale prima di molti altri statisti italiani, tanto da essere
stato l'unico politico romano a presenziare alla prima seduta del Bundestag
dopo la riunificazione nel 1990 - fu per lui la vera giustificazione
della riduzione dei margini di tolleranza dell'alleato nordamericano
verso la classe politica italiana della "Prima Repubblica":
si tratta di una tolleranza che lui percepì scemare quando la
CIA interferì pesantemente (ed infruttuosamente) nelle vicende
politiche delle massime istituzioni italiane, nel 1989, tentando di
impedire l'ascesa di Giulio Andreotti a palazzo Chigi, probabilmente
a causa della sua politica filoaraba[26].
Tra le esternazioni del presidente vi erano anche le denunce di un'eccessiva
politicizzazione della magistratura, e quella con cui stigmatizzava
il fatto che giovani magistrati, appena entrati in servizio, fossero
da subito destinati alle procure siciliane per svolgere processi di
mafia: «Non è possibile che si creda che un ragazzino,
solo perché ha fatto il concorso di diritto romano, sia in grado
di condurre un'indagine complessa come può essere un'indagine
sulla mafia o sul traffico della droga. Questa è un'autentica
sciocchezza».[27]
Qualche commentatore ritenne che quella frase si riferisse a Rosario
Livatino, magistrato vittima della mafia, ma anni dopo, con una lettera
ai genitori del giudice, Cossiga smentì quest'interpretazione[28].
Per il suo mutato atteggiamento, Cossiga ricevette varie critiche e
prese di distanza da parte di quasi tutti i partiti, ad eccezione del
MSI che si schierò al suo fianco in difesa delle "picconate".
Egli tra l'altro sarà ritenuto uno dei primi "sdoganatori"
del MSI, al quale rivolse le scuse a nome dello Stato italiano per le
accuse che erano state espresse nei suoi confronti all'indomani della
strage di Bologna nel 1980.[29]]
1991
aprile-aprile 1992 (VII "governo
Andreotti");
6 dicembre, in Parlamento, da parte della minoranza viene presentatala
richiesta di messa in stato di accusa nei suoi confronti;
[Tra i firmatari delle mozioni vi sono Ugo
Pecchioli, Luciano Violante, Marco
Pannella, Nando dalla Chiesa, Giovanni
Russo Spena, Sergio Garavini, Lucio
Libertini, Lucio Magri, Leoluca
Orlando, Diego Novelli.
- 1992, 3 febbraio, la Procura di Roma chiede l'archiviazione
a suo favore;
- 1993, 12 maggio, il comitato parlamentare ritiene
(atti parlamentari) tutte le accuse manifestamente infondate;
- 1994, 8 luglio, la richiesta di archiviazione viene
accolta dal Tribunale dei ministri.
Nel suo La versione di K (Rizzoli,
2009) (pag. 159), egli scriverà: «il
Partito comunista sapeva dell'esistenza di un'organizzazione segreta
con le caratteristiche di Gladio. Lo dico perché ne fui informato
da Emilio Taviani. (
) Perché i comunisti lanciarono comunque
quella campagna e perché inserirono i fatti di Gladio tra le
accuse che portarono alla richiesta di incriminazione nei miei confronti?
Credo di avere la risposta. Quello dei comunisti fu fuoco di controbatteria:
era da poco crollato il Muro di Berlino e temevano che potessero arrivare
da quella parte notizie di chissà che genere sul loro conto;
quindi, per evitare di trovarsi in imbarazzo, cominciarono a sparare
nel mucchio. E io, (
) fui colpito per primo in quanto presidente della
Repubblica».]
1992
gennaio, annuncia di lasciare la Democrazia
Cristiana;
23 aprile, elezioni politiche (XI Legislatura 1992 23 apr-14 apr
1994);
25 aprile, con un discorso televisivo annuncia le sue imminenti
dimissioni;
28 aprile, si dimette dalla presidenza della Repubblica a due
mesi dalla scadenza naturale del mandato diventando di diritto senatore
a vita;
[Fino al 25 maggio, quando al Quirinale sarà eletto
Oscar Luigi Scalfaro, le funzioni presidenziali
saranno assolte, come previsto dalla Costituzione, dal presidente del
Senato, Giovanni Spadolini. ]
giugno-aprile 1993 (I "governo
Amato");
1993
aprile-aprile 1994 ("governo
Ciampi");
1994
15 aprile, elezioni politiche (XII Legislatura 1994 15 aprile-8
mag 1996);
10 maggio-17 gennaio 1995 (I "governo
Berlusconi");
1995
gennaio-gennaio 1996 ("governo
Dini");
1996
9 maggio, elezioni politiche (XIII Legislatura 1996 9 mag-29
mag 2001);
maggio-ottobre 1998 (I "governo
Prodi");
1997
12 gennaio, si trova a bordo dell'ETR 460, treno 9415
Milano-Roma, che deraglia alle porte della stazione di Piacenza, provocando
la morte di 8 persone e il ferimento di circa altre 30. Egli esce illeso
dall'incidente.
1998
febbraio, dà vita ad una nuova formazione politica, l'UDR
(Unione Democratica per la Repubblica), con l'intenzione di costituire
un'alternativa di centro e ricompattare le forze ex-democristiane;
[L'UDR raccoglie l'adesione dei Cristiani
Democratici Uniti di Rocco Buttiglione
e di Clemente Mastella, alla guida di un
gruppo di scissionisti del Centro Cristiano Democratico.
Tra coloro che aderiscono all'UDR ci sono anche Carlo
Scognamiglio, Angelo Sanza e Pellegrino
Capaldo.]
ottobre, Rifondazione comunista fa mancare il
suo appoggio al governo di R.
Prodi (Ppi, Ulivo);
Il suo appoggio venne deciso, come Cossiga spiegò in una conferenza
stampa[32] all'uscita dalle consultazioni con il presidente Scalfaro,
per sancire irrevocabilmente la fine della conventio ad excludendum
nei confronti del PCI. Massimo D'Alema fu il primo presidente del Consiglio
a provenire dalle file dell'ex PCI. Per l'occasione Cossiga regalò
al novello capo del Governo in Parlamento un bambino di zucchero, ironizzando
un desueto luogo comune su usanze cannibalistiche dei comunisti.[33]
Nel frattempo il senatore Marcello Pera gli lanciava epiteti come discendente
di barbaricini, briganti e rapitori, a cui Cossiga rispondeva ricordando
le proprie origini familiari "contrariamente a chi ha un cognome
di cosa, come si usava dare alle famiglie la cui origine era ignota".
L'UDR entrò anche a far parte del governo D'Alema nella persona
di Carlo Scognamiglio, che fu nominato Ministro della Difesa.
ottobre-dicembre 1999 (I "governo
D'Alema");
[È stato determinante il suo voto.
Il suo appoggio è stato deciso come egli stesso spiegherà
in una conferenza stampa all'uscita dalle consultazioni con il presidente
Oscar Luigi Scalfaro per sancire irrevocabilmente
la fine della conventio ad excludendum nei confronti del PCI.
Massimo D'Alema
è il primo presidente del Consiglio a provenire dalle file dell'ex
PCI.
Per l'occasione egli regala al novello capo del Governo in Parlamento
un bambino di zucchero, ironizzando un desueto luogo comune su usanze
cannibalistiche dei comunisti. Nel frattempo il senatore Marcello
Pera gli lancia epiteti come discendente di barbaricini, briganti
e rapitori, a cui egli risponde ricordando le proprie origini familiari
"contrariamente a chi ha un cognome di cosa,
come si usava dare alle famiglie la cui origine era ignota".
L'UDR entra anche a far parte del I
"governo D'Alema"
nella persona di Carlo Scognamiglio, che
è nominato ministro della Difesa. ]
1999
dicembre-aprile 2000, (II "governo
D'Alema");
Dopo un anno di vita, l'UDR si scioglie e larga parte
di essa confluisce nel nuovo soggetto politico creato da Clemente
Mastella, l'UDEUR;
egli vi aderisce in maniera puramente simbolica;
2000
aprile-giugno 2001 (II "governo
Amato");
2001
30 maggio, elezioni politiche (XIV Legislatura 2001 30 mag-27
apr 2006);
11 giugno-23 aprile 2005 (II "governo
Berlusconi");
[Ai sensi del decreto del
presidente del Consiglio dei ministri del 17 maggio 2001,
può fregiarsi del titolo di presidente emerito della
Repubblica Italiana.]
2002
giugno, annuncia le dimissioni da senatore a vita (che peraltro
non presenta);
2003
6 novembre, abbandonato, al Senato, il gruppo misto per iscriversi
al gruppo per le autonomie, esce definitivamente dall'UDEUR
di Clemente Mastella;
Discorso sulla giustizia (2003)
[Trattasi di un pamphlet che raccoglie alcuni
fra i suoi scritti in tema di giustizia su argomenti quali il delicato
rapporto fra primato del Parlamento da un lato e indipendenza della
magistratura dall'altro, e quello della problematica conciliabilità
fra politicizzazione del magistrato e imparzialità della giurisdizione.
Il suo progetto per una riforma utopica si accompagna ad altri interventi
che egli, cogliendo occasione da vicende giudiziarie e politiche di
rilevanza nazionale, ha svolto in sede parlamentare, e non diffusi al
di fuori del circuito degli addetti ai lavori.]
2004
fa alcune affermazioni (riprese nel 2007, quando saranno
ribadite poi nell'autobiografia La versione di K) sulla
strage di Bologna;
[In una lettera indirizzata a Enzo
Fragalà, capogruppo di Alleanza Nazionale
nella "commissione Mitrokhin" ipotizza un coinvolgimento del
terrorismo palestinese, nella strage che lui stesso dichiarò
"fascista", salvo poi cambiare idea nel 1990.
Nel 2008 egli ha reitererà questa affermazione in un'intervista
al «Corriere della Sera» in cui ribadirà la sua convinzione
secondo cui la strage non sarebbe da imputarsi al terrorismo nero, ma
ad un "incidente" di gruppi della resistenza palestinese operanti
in Italia.
Allo stesso tempo smentisce più volte di avere sostenuto tesi
complottiste sugli attentati dell'11 settembre 2001, voci diffuse soprattutto
su internet, tesi che lui stesso riferirà nuovamente qualche
anno più tardi in un comunicato, in realtà di tono ironico,
pubblicato dal «Corriere della Sera», ma ripreso anche da
organi di informazione internazionali.]
2005
23 aprile17 maggio 2006 (III "governo
Berlusconi");
collabora attivamente con diversi quotidiani, scrivendo anche sotto
lo pseudonimo "Franco Mauri"
per «Libero» e "Mauro Franchi"
per «Il Riformista»;
alla fine dell'anno pubblica sul quotidiano «Libero» una
lettera nella quale annuncia di non volersi più occupare attivamente
della politica italiana (cosa poi smentita dai fatti!);
2006
28 aprile, eletto deputato (XV Legislatura 2006 28 apr-28 apr
2008);
maggio-aprile 2008 (II "governo
Prodi");
15 maggio, presenta in Senato il DDL
Costituzionale n. 352, per la riforma delle istituzioni
Sarde ed il riconoscimento della Nazione Sarda;
19 maggio, vota la fiducia al governo Prodi II;
27 novembre, presenta al presidente del Senato, Franco
Marini, le dimissioni da senatore a vita, ritenendosi «ormai
inidoneo ad espletare i complessi compiti e ad esercitare le delicate
funzioni che la Costituzione assegna come dovere ai membri del parlamento
nazionale».
[Le dimissioni saranno respinte dal Senato in data 31
gennaio 2007: il numero dei senatori contrari alle dimissioni è
di 178, i favorevoli 100 e gli astenuti 12.
L'intera vicenda si è sviluppata in seguito a un'interpellanza
parlamentare del mese di novembre 2006 nella quale il presidente emerito
richiedeva al ministro dell'Interno Giuliano Amato
di chiarire i motivi del pagamento di due giornalisti da parte del Dipartimento
della pubblica sicurezza, diretto dal prefetto Giovanni
De Gennaro. Data la non immediata disponibilità a chiarire
direttamente la vicenda da parte del ministro Giuliano
Amato, in aula venne letta una risposta scritta da Giovanni
De Gennaro.
Non condividendo il comportamento tenuto dal Ministro, egli ribatte
con una delle sue note picconate: «[Ha preferito rispondere]
lo scagnozzo di quel losco figuro (tale Roberto Sgalla) del capo della
Polizia che si chiama Gianni De Gennaro [...]». Nella stessa
data, prima del voto di cui sopra, egli presenta pubbliche scuse allo
stesso prefetto Giovanni De Gennaro.]
2007
18 novembre, fa parte del comitato promotore del pensiero di
Antonio Rosmini, in occasione della sua
beatificazione;
lo stesso anno ottiene dalla Sacra Rota la dichiarazione di nullità
del suo matrimonio con Giuseppa Sigurani
(durato 33 anni), e dalla quale aveva divorziato già nel 1998;
rilascia anche dichiarazioni sulla strage di Ustica, all'epoca della
quale era presidente del Consiglio, attribuendo la responsabilità
del disastro a un missile francese «a risonanza
e non ad impatto» destinato ad abbattere l'aereo su cui
si sarebbe trovato il dittatore libico Gheddafi;
[Tesi analoga è alla base della conferma, da parte
della Corte di Cassazione, della condanna al pagamento di un risarcimento
ai familiari delle vittime inflitta in sede civile ai ministeri dei
trasporti e della difesa dal Tribunale di Palermo, sentenza che riconoscerà
le prove di quanto affermato dal Presidente Emerito.]
6 dicembre, è determinante per salvare dalla crisi il
II "governo
Prodi", con il suo sì al decreto sicurezza, sul quale
l'esecutivo ha posto la questione di fiducia;
lo stesso anno Sempre nel 2007 è stato componente del comitato
promotore del pensiero di Antonio Rosmini, in occasione della sua beatificazione
avvenuta il 18 novembre 2007.
2008
29 aprile, eletto deputato (XVI Legislatura 2008 29 apr-14
mar 2013);
8 maggio-16 novembre 2011 (IV "governo
Berlusconi");
vota la fiducia al nuovo governo;
[Come già fatto nel 1994.]
23 ottobre, in un'intervista al «Quotidiano Nazionale»,
propone al Ministro dell'Interno Maroni
la sua soluzione per contenere il dissenso universitario nei confronti
della legge 133/2008:
[Evitare di chiamare in causa la polizia, ma screditare
il movimento studentesco infiltrando agenti provocatori, e solo allora,
dopo aver lasciato "che per una decina di
giorni i manifestanti devastino i negozi", "forti
del consenso popolare [...] le forze dell'ordine non dovrebbero avere
pietà e mandarli tutti in ospedale". Nell'affermare
ciò egli sostiene che il terrorismo degli anni settanta era partito
proprio dalle università, e conferma di avere già attuato
una strategia simile quando egli stesso era stato Ministro dell'Interno.
In seguito a questa intervista Alfio Nicotra,
della direzione nazionale del PRC e responsabile del
Dipartimento Pace e Movimenti del PRC chiede di riaprire
l'inchiesta sulla morte di Giorgiana Masi,
uccisa in circostanze non ancora chiarite durante una manifestazione
nel 12 maggio 1977, periodo nel quale egli stesso era ministro dell'Interno.
Inoltre la senatrice Donatella Poretti
(Radicale eletta nelle file del PD) decide di depositare un disegno
di legge per l'istituzione di una commissione d'inchiesta sull'omicidio
di Giorgiana Masi.]
2010
9 agosto, viene ricoverato al Policlinico Gemelli di Roma; il 9 agosto
2010[56], vi muore il 17 agosto 2010 a seguito di un infarto e di problemi
respiratori.[57][58]
Dopo la sua morte, vengono aperte quattro lettere che Cossiga aveva
indirizzato alle quattro massime autorità dello Stato in carica
al momento della sua morte.[59] [60]
I funerali si sono svolti nella sua città natale presso la Chiesa
di San Giuseppe[61]. Cossiga è sepolto nel cimitero comunale
di Sassari, nella tomba di famiglia, poco distante dalla tomba di Antonio
Segni[62].
17 agosto, muore a seguito di un infarto e di problemi respiratori.
[Dopo la sua morte, vengono aperte quattro lettere che
egli ha indirizzato alle quattro massime autorità dello Stato
attuaòmente in carica.
I funerali si sono svolti nella sua città natale presso la Chiesa
di San Giuseppe. È sepolto nel cimitero comunale di Sassari,
nella tomba di famiglia, poco distante dalla tomba di Antonio
Segni.]
____________________________
L'interesse per l'esoterismo e la massoneria
Negli ultimi anni della sua vita, Cossiga ha sviluppato una vera e propria
passione e interesse per libri e argomenti trattanti la massoneria e
l'esoterismo.[50] È nota la sua amicizia con Armando Corona,
ex Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia dal 1982 al 1990 e membro
dell'UDR di Cossiga[51][52], oltre al fatto che la stessa famiglia di
Cossiga vanta numerosi suoi membri iscritti alla Gran Loggia d'Italia,
nel rito scozzese antico ed accettato, tra cui il nonno di Cossiga.[53]
Nel corso degli anni, contemporaneamente al riemergere di libri trattanti
stragi e fatti legati alla strategia della tensione in Italia degli
anni '70, che hanno riguardato, molte volte lo stesso Cossiga, avendo
ricoperto più le cariche di Sottosegretario all'Interno, poi
Ministro dell'Interno e Presidente del Consiglio dei ministri[senza
fonte], si è affermato talvolta che anche Cossiga si fosse affiliato
alla Massoneria[54], addirittura, di essere iniziato al 33º grado
del citato rito Scozzese.[senza fonte] Queste voci sono legate anche
alle sue dichiarate fedeltà atlantiste e alla sua vicinanza con
uomini degli apparati militari della NATO, ma sono sempre state smentite
dallo stesso Cossiga, affermando di non poter «essere massone
perché sono cattolico, e credo fermamente che le due condizioni
siano incompatibili», anche se disse di conoscere moltissimi massoni
e di aver tentato, tramite Licio Gelli, di intercedere presso il generale
argentino Emilio Eduardo Massera per i desaparecidos italiani, con scarsi
risultati.[55][50]
Appartenenze
Era membro del comitato esecutivo dell'Aspen Institute Italia.
Era frequentatore assiduo della biblioteca della facoltà di teologia
valdese a Roma.
Nel 2007 ha costituito un comitato civico per onorare la memoria del
prete roveretano, Antonio Rosmini. Di questo
comitato hanno fatto parte Giulio Andreotti,
Franco Marini e il giornalista Giuseppe
De Rita.
Ha accettato nel 2008 la presidenza del Comitato "Matti per Salemi",
proposta dal sindaco di Salemi Vittorio Sgarbi.
Aveva quattro passaporti: quello italiano, quello del Regno Unito, quello
dell'Ordine di Malta e, dal giugno 2009, quello diplomatico della Repubblica
di San Marino.
Altre attività
Con lo pseudonimo di DJ K (K
era il nick name del suo riservato e prediletto nipote) ha
partecipato con interventi regolari alla trasmissione radiofonica "Un
giorno da pecora" dall'inizio della sua messa in onda, nel giugno
del 2009.
Era titolare di stazione di radioamatore con il nominativo I0FCG.
Prima di diventare radioamatore trasmetteva sulla banda cittadina con
il nominativo "Andy Capp" e,
nei primi anni settanta, si era impegnato per legalizzare la "CB".
Durante il suo mandato presidenziale trasferì la sua stazione
al Quirinale; dopo il mandato, ha ripetutamente mostrato la stazione
alla TV.
I GOVERNO COSSIGA
Composizione
Camera dei Deputati Seggi
Democrazia Cristiana
Partito Socialdemocratico Italiano
Partito Socialista Italiano
Partito Repubblicano Italiano
Partito Liberale Italiano
Südtiroler Volkspartei
Union Valdôtaine
Totale Maggioranza 262
20
62
16
9
4
1
374
Partito Comunista Italiano
Movimento Sociale Italiano
Partito Radicale
PdUP per il comunismo
Associazione per Trieste
Totale Opposizione 201
30
18
6
1
256
Totale 630
Senato della Repubblica Seggi
Democrazia Cristiana
Partito Socialista Italiano
Partito Socialdemocratico Italiano
Partito Repubblicano Italiano
Südtiroler Volkspartei
Partito Liberale Italiano
Union Valdôtaine
Totale Maggioranza 138
32
9
6
3
2
1
191
Partito Comunista Italiano
Movimento Sociale Italiano
Partito Radicale
Totale Opposizione 109
13
2
124
Totale 315
Composizione del governo:
Democrazia Cristiana
Partito Socialista Democratico Italiano
Partito Liberale Italiano
Presidente del Consiglio dei ministri
Francesco Cossiga (DC)
Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri
Francesco Salerno (DC)
Pier Giorgio Bressani (DC)
Ministeri senza portafoglio
Coordinamento iniziative per la ricerca scientifica e tecnologica
Vito Scalia ( DC)
Funzione pubblica
Massimo Severo Giannini (Ind. quota Psi)
Interventi straordinari nel Mezzogiorno
Michele Di Giesi (PSDI)
Rapporti col Parlamento
Adolfo Sarti (DC) fino al 14/01/80
Clelio Darida (DC) dal 14/01/80
MINISTERI
Affari esteri
Ministro Franco Maria Malfatti (DC) fino al 14/01/80
Attilio Ruffini (DC) dal 14/01/80
Sottosegretari Antonio Baslini (pli), Giorgio Santuz (dc), Giuseppe
Zamberletti (dc)
Interno
Ministro Virginio Rognoni (DC)
Sottosegretari Clelio Darida (dc) (fino al 14/01/80), Nicola Lettieri
(dc), Bruno Kessler (dc), Marino Corder (dc) (dal 18/01/80)
Grazia e Giustizia
Ministro Tommaso Morlino (DC)
Sottosegretari Giuseppe Gargani (dc), Raffaele Costa (pli)
Bilancio e Programmazione Economica
Ministro Beniamino Andreatta (DC)
Sottosegretari Lucio Gustavo Abis (dc)
Finanze
Ministro Franco Reviglio (Ind.psi)
Sottosegretari Giuseppe Amadei (psdi), Giuseppe Azzaro (dc), Francesco
Colucci (psi), Mauro Ianniello (dc)
Tesoro
Ministro Filippo Maria Pandolfi (DC)
Sottosegretari Enzo Erminero (dc), Giorgio Ferrari, Vincenzo Mancini
(dc), Rodolfo Tambroni Armaroli (dc), Eugenio Tarabini (dc)
Difesa
Ministro Attilio Ruffini (DC) fino al 14/01/80
Adolfo Sarti (DC) dal 14/01/80
Sottosegretari Giovanni Del Rio (dc), Amerigo Petrucci (dc), Martino
Scovacricchi (psdi)
Pubblica Istruzione
Ministro Salvatore Valitutti (PLI)
Sottosegretari Baldassare Armato (dc), Antonino Drago (dc), Franca Falcucci
(dc)
Lavori Pubblici
Ministro Franco Nicolazzi (PSDI)
Sottosegretari Giovanni Angelo Fontana (dc), Renato Corà (dc),
Luigi Giglia (dc)
Agricoltura e Foreste
Ministro Giovanni Marcora (DC)
Sottosegretari Ferruccio Pisoni (dc), Calogero Pumilia (dc) (dal 06/11/79)
Trasporti
Ministro Luigi Preti (PSDI)
Sottosegretari Bartolomeo Ciccardini (dc), Costante Degan (dc), Calogero
Pumilia (dc) (fino al 06/11/79)
Poste e Telecomunicazioni
Ministro Vittorino Colombo (DC)
Sottosegretari Giosi Roccamonte (psdi), Elio Tiriolo (dc)
Industria, Commercio e Artigianato
Ministro Antonio Bisaglia (DC)
Sottosegretari Alberto Ciampaglia (psdi) (fino al 13/02/80), Bruno Corti
(psdi) (dal 13/02/80), Francesco Rebecchini (dc), Ferdinando Russo (dc)
Sanità
Ministro Renato Altissimo (PLI)
Sottosegretari Bruno Orsini (dc), Vittoria Quarenghi (dc)
Commercio con l'Estero
Ministro Gaetano Stammati (DC)
Sottosegretari Carlo Baldi (dc), Carlo Fracanzani (dc)
Marina Mercantile
Ministro Franco Evangelisti (DC) fino al 04/03/80
Nicola Signorello (DC) dal 04/03/80
Sottosegretari Natale Pisicchio (dc)
Partecipazioni Statali
Ministro Siro Lombardini (DC)
Sottosegretari Giuseppe Antonio Dal Maso (dc), Carlo Vizzini (psdi)
(fino al 13/02/80), Alberto Bemporad (psdi) (dal 13/02/80)
Lavoro e Previdenza Sociale
Ministro Vincenzo Scotti (DC)
Sottosegretari Costantino Belluscio (psdi), Peppino Manente Comunale
(dc), Arturo Pacini (dc), Francesco Quattrone (dc)
Beni Culturali e Ambientali
Ministro Egidio Ariosto (DC)
Sottosegretari Rolando Picchioni (dc)
Turismo e Spettacolo
Ministro Bernardo D'Arezzo (DC)
Sottosegretari Leandro Fusaro (dc)
Suddivisione dei partiti nel governo
Presidenza del Consiglio dei Ministri: DC
DC: 17 ministri, 38 sottosegretari;
PSDI: 3 ministri, 6 sottosegretari;
PLI: 2 ministri, 2 sottosegretari;
Indipendenti: 2 ministri (area Psi), 1 sottosegretario (area Psi)
II GOVERNO COSSIGA
Composizione
Camera dei Deputati Seggi
Democrazia Cristiana
Partito Socialista Italiano
Partito Repubblicano Italiano
Südtiroler Volkspartei
Union Valdôtaine
Totale Maggioranza 262
62
17
4
1
346
Partito Comunista Italiano
Movimento Sociale Italiano
Partito Socialdemocratico Italiano
Partito Radicale
Partito Liberale Italiano
PdUP per il comunismo
Totale Opposizione 201
30
20
18
9
6
284
Totale 630
Senato della Repubblica Seggi
Democrazia Cristiana
Partito Socialista Italiano
Partito Repubblicano Italiano
Südtiroler Volkspartei
Union Valdôtaine
Totale Maggioranza 138
32
6
3
1
180
Partito Comunista Italiano
Movimento Sociale Italiano
Partito Socialdemocratico Italiano
Partito Radicale
Partito Liberale Italiano
Totale Opposizione 109
13
9
2
2
135
Totale 315
Composizione del governo:
Democrazia Cristiana
Partito Socialista Italiano
Partito Repubblicano Italiano
Presidente del Consiglio dei ministri
Francesco Cossiga (DC)
Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri
Pier Giorgio Bressani (DC)
Ministeri senza portafoglio
Affari regionali
Vincenzo Russo (DC)
Coordinamento iniziative per la ricerca scientifica e tecnologica
Vincenzo Balzamo (PSI)
Coordinamento delle politiche comunitarie
Vincenzo Scotti (DC)
Funzione pubblica
Massimo Severo Giannini (PSI)
Interventi straordinari nel Mezzogiorno
Nicola Capria (PSI)
Rapporti col Parlamento
Remo Gaspari (DC)
MINISTERI
Affari esteri
Ministro Emilio Colombo (DC)
Sottosegretari Libero Della Briotta (psi), Aristide Gunnella (pri),
Giuseppe Zamberletti (dc)
Interno
Ministro Virginio Rognoni (DC)
Sottosegretari Marino Corder (dc), Angelo Maria Sanza (dc), Giuseppe
Di Vagno (psi)
Grazia e Giustizia
Ministro Tommaso Morlino (DC)
Sottosegretari Giuseppe Gargani (dc), Domenico Raffaello Lombardi (dc),
Altiero Spinelli (ind./S.I.)
Bilancio e Programmazione Economica
Ministro Giorgio La Malfa (PRI)
Sottosegretari Lucio Gustavo Abis (dc)
Finanze
Ministro Franco Reviglio (PSI)
Sottosegretari Giuseppe Azzaro (dc), Francesco Colucci (psi), Mauro
Ianniello
Tesoro
Ministro Filippo Maria Pandolfi (DC)
Sottosegretari Carlo Fracanzani (dc), Rodolfo Tambroni Armaroli (dc),
Angelo Tiraboschi (psi), Claudio Venanzetti (pri), Calogero Pumilia
(dc) (dall'11/04/80)
Difesa
Ministro Lelio Lagorio (PSI)
Sottosegretari Pasquale Bandiera, Amerigo Petrucci (dc), Bartolomeo
Ciccardini (dc)
Pubblica Istruzione
Ministro Adolfo Sarti (DC)
Sottosegretari Baldassare Armato (dc), Antonino Drago (dc), Franca Falcucci
(dc), Claudio Lenoci (psi)
Lavori Pubblici
Ministro Francesco Compagna (PRI)
Sottosegretari Giovanni Angelo Fontana (dc), Francesco Fossa (psi),
Luigi Giglia
Agricoltura e Foreste
Ministro Giovanni Marcora (DC)
Sottosegretari Fabio Fabbri (psi), Ferruccio Pisoni (dc)
Trasporti
Ministro Rino Formica (PSI)
Sottosegretari Antonio Caldoro (psi), Giuseppe Miroglio, Vitale Robaldo
Poste e Telecomunicazioni
Ministro Clelio Darida (DC)
Sottosegretari Giorgio Bogi (pri), Pino Leccisi (dc), Gaspare Saladino
(psi)
Industria, Commercio e Artigianato
Ministro Antonio Bisaglia (DC)
Sottosegretari Maria Magnani Noya (psi), Giacomo Samuele Mazzoli (dc),
Vito Napoli (dc)
Sanità
Ministro Aldo Aniasi (PSI)
Sottosegretari Amleto Monsellato (psi), Bruno Orsini (dc)
Commercio con l'Estero
Ministro Enrico Manca (PSI)
Sottosegretari Delio Giacometti, Roberto Palleschi (psi)
Marina Mercantile
Ministro Nicola Signorello (DC)
Sottosegretari Giovanni Nonne (psi)
Partecipazioni Statali
Ministro Gianni De Michelis (PSI)
Sottosegretari Giuseppe Antonio Dal Maso, Giuseppe Tocco (psi)
Lavoro e Previdenza Sociale
Ministro Franco Foschi (DC)
Sottosegretari Mario Campagnoli (dc), Calogero Pumilia (dc), (fino all'11/04/80),
Francesco Quattrone (dc), Sisinio Zito (psi)
Beni Culturali e Ambientali
Ministro Oddo Biasini (PRI)
Sottosegretari Rolando Picchioni (dc)
Turismo e Spettacolo
Ministro Bernardo D'Arezzo (dc)
Sottosegretari Mario Gargano, Enrico Quaranta (psi)
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