– Amintore
FANFANI
(Pieve Santo Stefano, 6 febbraio 1908 – Roma, 20 novembre 1999)
uomo politico italiano, esponente dei seguenti partiti:
- (1936-1942) PNF (Partito Nazionale Fascista),
- (1942-1994) Dc (Democrazia
cristiana),
(1994-1999) PPI (Partito Popolare Italiano).
[1939, 1° matrimonio, sposa
Biancarosa Provasoli (Milano,
14 giugno 1914 - Roma, 26 febbraio 1968), figlia di un industriale tessile;
con lei ha sette figli:
. Anna Maria (Sansepolcro,
19 dicembre 1940);
. Maria Grazia (Sansepolcro,
13 agosto 1942);
. Marina (Viggiù,
6 aprile 1944);
. Alberto (Milano, 26
maggio 1947);
. Benedetta (Roma, 17
marzo 1950);
. Giorgio (Roma, 2 agosto
1952);
. Cecilia (Roma, 26 marzo
1955).
1968, rimane vedovo;
1975, 2° matrimonio, sposa Maria
Pia Tavazzani, anch'essa vedova, conosciuta nel 1972.]
Tendenza politica Cristianesimo sociale
Corporativismo cristiano
membro della costituente, leader della sinistra democristiana, fautore
dell'esperienza di centrosinistra;
[pittore, collezionista di Madonne]
laureato in scienze economiche e commerciali, docente universitario;
1933
libero docente nella Università Cattolica del Sacro Cuore;
Ministro degli Affari Esteri
Durata mandato 1º luglio 1958 –
15 febbraio 1959
Presidente egli stesso
Predecessore Giuseppe Pella
Successore Giuseppe Pella
Durata mandato 5 marzo 1965 –
30 dicembre 1965
proveniente da una numerosa ed umile famiglia del comune di Pieve S.
Stefano (AR), compie i suoi studi tra Urbino (scuole medie) ed Arezzo
(Liceo scientifico);
si iscrive all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano,
dove studia nel Collegio Augustinianum entrando a far parte della FUCI;
1930
si laurea in economia e commercio;
1936
ottiene la cattedra di "Storia delle Dottrine Economiche";
Si dimostra un convinto sostenitore del corporativismo,
nel quale riconobbe uno strumento provvidenziale per salvare la società
italiana dalla deriva liberale o da quella socialista ed indirizzarla
verso la realizzazione di quegli ideali di giustizia sociale suggeriti
dalla dottrina sociale della chiesa.
Collabora con la Scuola di mistica fascista, scrivendo articoli per
la sua rivista «Dottrina fascista».
1938
il suo nome compare insieme a quello dei 330 firmatari che appoggiano
il Manifesto della razza pubblicando inoltre
articoli sulla rivista «La Difesa della Razza» di Telesio
Interlandi;
[Durante il periodo milanese, è direttore della
«Rivista Internazionale di Scienze Sociali» e si afferma
nel panorama culturale italiano (e non solo) grazie agli studi di argomento
storico-economico che conserveranno un duraturo successo, come testimonierà
la ripubblicazione (2005) dell'opera Cattolicesimo e Protestantesimo
nella formazione storica del capitalismo, nella quale propone una
coraggiosa interpretazione dei fenomeni di genesi del capitalismo, con
particolare riferimento al condizionamento dei fattori religiosi e in
sostanziale disaccordo con le tesi, paradigmatiche, di Max
Weber.
Questa opera lo porta alla ribalta tra i cattolici statunitensi, in
particolar modo sarà molto apprezzata da John
Kennedy, che esplicitamente alla convention democratica del 1956
a Chicago, riconoscerà nell'influenza dello scrittore italiano
e del suo scritto una delle cause principali del suo ingresso in politica.]
negli anni trascorsi a Milano conosce G.
Dossetti e Giorgio La Pira e
dalla fine degli anni trenta prende a partecipare assiduamente alle
loro riunioni, discutendo di cattolicesimo e società;
1940
con l'entrata in guerra dell'Italia, il gruppo sposta la sua attenzione
al ruolo che dovrebbe toccare al mondo cattolico all'indomani di quella
caduta del Fascismo che è ormai ritenuta imminente;.
1943
8 settembre, il gruppo si scioglie e, fino alla Liberazione,
egli si rifugia in Svizzera, dove organizza corsi universitari per i
rifugiati italiani;
1945
rientrato in Italia, convertitosi alla democrazia parlamentare, viene
invitato a Roma proprio dall'amico G.
Dossetti (sinistra Dc),
appena eletto alla vicesegreteria democristiana, che gli affida la direzione
dell'ufficio propaganda del partito;
[Ha in questo modo inizio la sua carriera politica,
e nel mezzo secolo successivo si troverà sempre, anche se a fasi
alterne, al centro della scena politica nazionale.]
10 dicembre- 28 giugno 1946, (I "governo
De Gasperi);
1946
eletto all'Assemblea Costituente, fa parte della commissione che redige
il testo della nuova Costituzione repubblicana:
sua è la formulazione dell'Art. 1
- "L'Italia è una Repubblica democratica
fondata sul lavoro";
13 luglio-20 gennaio 1947, (II "governo
De Gasperi);
quando G.
Dossetti abbandona la vita pubblica, si trova catapultato
sul proscenio come principale esponente della sua corrente di sinistra
nel partito;
1947
31 maggio-23 maggio 1948, ministro del Lavoro e Previdenza
sociale (IV "governo
De Gasperi);
1947-50, ministro del lavoro;
1948
8 maggio, rieletto deputato (I Legislatura – 1948 8 mag - 24
giu 1953) per la Dc
nel collegio di SIENA;
23 maggio-27 gennaio 1950, ministro del Lavoro e Previdenza
sociale (V "governo
De Gasperi);
1949
è il promotore del cosiddetto "piano Fanfani";
[Prevede la costruzione di oltre 300.000 abitazioni popolari.
Grazie alla tenacia e all'operosità del ministro, in pochissimo
tempo sono realizzati nelle principali città numerosi nuovi alloggi
di edilizia residenziale pubblica, spesso progettati da urbanisti e
architetti di fama (ad esempio, il comprensorio del Tuscolano a Roma,
a cui lavorano, tra gli altri, Mario De Renzi,
Adalberto Libera, Saverio
Muratori).]
1950
27 gennaio-26 luglio 1951 (VI "governo
De Gasperi);
1951
26 luglio-16 luglio 1953 , ministro dell'Agricoltura
e Foreste (VII "governo
De Gasperi);
1° agosto-16 luglio 1953, Alto Commissario Alto Commissariato
per l'Alimentazione;
1953
25 giugno, rieletto deputato (II Legislatura – 1963 25 giu -
11 giu 1958) per la Dc
nel collegio di SIENA;
16 luglio-17 agosto, ministro dell'Interno (VIII
"governo
De Gasperi);
17 agosto-18 gennaio 1954, dim., ministro dell'Interno
("governo
Pella);
1954
18 gennaio-10 febbraio, presidente del Consiglio
dei ministri (I "governo
Fanfani);
[Il suo primo governo non ottiene la fiducia.]
febbraio-giugno 1955, ("governo
Scelba);
in quanto leader della corrente "Iniziativa Democratica",
viene eletto segretario (1954-59) della Dc;
[In tale veste si adopera per dotare il partito di una
fitta rete di sezioni.]
1955
luglio-maggio 1957 (I "governo
Segni");
Presidente del Consiglio
I Governo Fanfani (18.01.1954 - 10.02.1954)
II Governo Fanfani (01.07.1958 - 15.02.1959)
III Governo Fanfani (26.07.1960 - 21.02.1962)
IV Governo Fanfani (21.02.1962 - 21.06.1963)
V Governo Fanfani (01.12.1982 - 04.08.1983)
VI Governo Fanfani (17.04.1987 - 28.07.1987)
1958
12 giugno, rieletto deputato (III Legislatura – 1958 12 giug
- 15 mag 1963) per la Dc
nel collegio di SIENA;
1° luglio-15 febbraio 1959, presidente del Consiglio
dei ministri e ministro degli Affari esteri
(II "governo
Fanfani);
[Il governo, formato con il sostegno di repubblicani
e socialdemocratici, rappresenta un primo accenno a un nuovo corso politico,
superando il cosiddetto centrismo.]
1959
a causa della contrarietà della maggioranza della Dc
all'apertura di una stagione di centro-sinistra e, soprattutto, all'eccessiva
concentrazione di potere realizzatosi nelle sue mani, il suo governo
è presto logorato dai cosiddetti "franchi tiratori",
che lo mettono spesso in minoranza;
26 gennaio, per questi motivi, egli rassegna le dimissioni dal
governo;
pochi giorni dopo si dimette anche da segretario politico della Dc;
febbraio-febbraio 1960 (II "governo
Segni");
[Il nuovo governo di Antonio Segni
è sostenuto da una maggioranza centrista, mentre alla segreteria
del partito di maggioranza vieneu eletto, dopo un travagliato consiglio
nazionale alla Domus Mariae, Aldo Moro.
In questa sede si verifica una spaccatura nella corrente di "Iniziativa
Democratica", con la nascita delle correnti contrapposte
di "Nuove Cronache" e della corrente "dorotea".]
Dopo la sconfitta si ritira nella sua Toscana, meditando a lungo di
abbandonare la politica attiva per ritornare all'insegnamento universitario.
Lo stesso anno, però, la battaglia congressuale della Dc
gli offre nuovi stimoli.
[Alla guida di un cartello di centro-sinistra, giunge
quasi a vincere il Congresso nazionale sulla base di una piattaforma
politica che afferma la necessità di una collaborazione con il
PSI. Il fronte anti-fanfaniano, inizialmente sicuro
della vittoria, rimane spiazzato dall'attivismo e dal recupero del vecchio
leader, riuscendo a vincere il congresso e a rieleggere segretario Aldo
Moro solo per pochi voti.]
In politica estera ha un ruolo cruciale per la cosiddetta "Crisi
di Suez", promuovendosi come mediatore tra il presidente egiziano
Nasser e le potenze occidentali (Regno
Unito e Francia).
1960
25 marzo-19 luglio ("governo
Tambroni);
26 luglio-21 febbraio 1962, presidente del Consiglio
dei ministri (III "governo
Fanfani);
[Si tratta di un governo monocolore democristiano
appoggiato dai partiti del centro democratico, ma che può avvalersi
anche dell'astensione non concordata dei socialisti e dei monarchici.
Con lui al governo e con Aldo Moro alla Segreteria, la Dc
si prepara ad inaugurare definitivamente la coalizione di centro-sinistra.]
1962
L'impegno dei due "cavalli di razza"
della Dc
(lui e Aldo Moro) porta il Congresso nazionale,
svoltosi a Napoli, ad approvare con ampia maggioranza la nuova linea
di collaborazione con il PSI (Partito Socialista Italiano).
21 febbraio-21 giugno 1963, presidente del Consiglio
dei ministri (IV "governo
Fanfani);
[Con questo nuovo governo di coalizione
(Dc - PSDI - PRI
e con l'appoggio esterno del PSI), inizia l'esperienza
delle maggioranze di centrosinistra.]
8-29 maggio, ministro (ad interim)
degli Affari esteri;
È questo il periodo di maggiore successo della sua carriera.
[In politica estera ruolo fondamentale
è quello da lui assunto durante la Crisi dei missili di Cuba:
proponendo a John Kennedy la dismissione
dei missili installati in Puglia puntati verso l'URSS, favorisce l'accordo
tra gli americani e Kruscev.
In politica interna raggiunge importanti successi come:
- la nazionalizzazione dell'energia elettrica,
- l'istituzione della scuola media unica (con i libri di testo gratuiti
per i non abbienti),
- la definitiva industrializzazione del paese,
- l'avvio delle opere infrastrutturali come la realizzazione dell'Autostrada
del sole Milano-Napoli,
- la definitiva consacrazione della RAI
- con la nomina di Ettore Bernabei a direttore
generale - come servizio pubblico (con le trasmissioni "Non è
mai troppo tardi" per gli adulti analfabeti o "Tribuna politica"
che dà spazio, in egual misura, a tutte le forze politiche).
La sua politica riformatrice, accusata di avere uno stampo troppo solidarista,
produce una significativa diffidenza della classe industriale e della
corrente di destra della Dc;
i potentati multinazionali mal sopportano l'opera di apertura ai paesi
arabi condotta dal suo sodale Enrico Mattei
alla guida dell'ENI.]
1963
16 maggio, rieletto deputato (IV Legislatura – 1963 16 mag -
4 giu 1968) per la Dc
nel collegio di SIENA;
21 giugno, con il calo di consenso elettorale è costretto
alle dimissioni;
1963
dicembre-luglio 1964 (I "governo
Moro");
1964
luglio-febbraio 1966 (II "governo
Moro");
1965
5 marzo-30 dicembre, ministro degli Affari
esteri;
eletto presidente (1965-66) dell'Assemblea
dell'ONU;
1966
23 febbraio-5 giugno 1968, ministro degli Affari esteri
(III "governo
Moro");
1968
5 giugno, eletto senatore (V Legislatura – 1968 5 giu-24 mag
1972);
5 giugno, presidente (1968 5 giu-26 giu 1973)
del Senato;
giugno-dicembre 1968 (II "governo
Leone");
dicembre-luglio 1969 (I "governo
Rumor");
[Da Palazzo Giustiniani, però, continuerà
per oltre un ventennio a svolgere un ruolo rilevante, abbandonando saltuariamente
la seconda carica dello Stato ogni qual volta l'interesse del partito
lo chiama alla guida della Dc
o del governo.
Nonostante questa seconda fase della sua lunga carriera politica lo
veda su posizioni nettamente più moderate della prima fase, la
sua persona continua ad essere oggetto di una certa freddezza da parte
di potentati economici o amministrativi.]
1969
agosto-febbraio 1970 (II "governo
Rumor");
1970
27 marzo-6 luglio (III "governo
Rumor");
agosto-gennaio 1972 ("governo
Colombo");
1971
dicembre, alle elezioni per la presidenza della Repubblica è
il candidato ufficiale della Dc,
ma dopo una lunga serie di scrutini andati a vuoto, anche a causa dell'azione
sotterranea dei "franchi tiratori" del suo stesso partito,
è costretto a ritirarsi, favorendo l'elezione di Giovanni
Leone;
1972
17-26 febbraio 1972 (I "governo
Andreotti");
10 marzo, nominato senatore a vita dal Presidente
della Repubblica Giovanni Leone;
25 maggio, elezioni politiche (VI Legislatura – 1972 25 mag - 4 lug
1976);
giugno-giugno 1973 (II "governo
Andreotti");
1973
luglio-marzo 1974 (IV "governo
Rumor");
dopo il congresso di Roma viene eletto segretario politico (1973-75)
della Dc;
[La sua elezione pone fine alla segreteria del suo delfino
Arnaldo Forlani e alla linea politica di
centralità, che aveva portato all'interruzione momentanea della
collaborazione con il PSI (Partito Socialista Italiano).
Il suo ritorno alla segreteria non riesce in ogni caso ad evitare la
progressiva crisi di una formula politica (quella del centro-sinistra)
ormai giunta alla fine della propria esperienza.
Dopo le pressioni provenienti dagli ambienti cattolici, seppur con molte
perplessità circa la sua riuscita, deve guidare il partito nella
campagna per il referendum sull'abrogazione del divorzio, su posizioni
di forte contrapposizione allo schieramento laico. Egli si ritrova a
guidare questa battaglia senza avere l'appoggio esplicito della Dc:
Rumor, Moro,
Colombo e Cossiga,
infatti, sono convinti della non riuscita della battaglia referendaria.
La sconfitta del referendum sul divorzio non ne provoca
immediatamente le dimissioni; per poco più di un anno, infatti,egli
continuerà a guidare il partito, seppur con l'esplicita opposizione
delle correnti di sinistra.]
in buoni rapporti con Eugenio
Cefis [la rottura verrà più tardi] non gradisce la candidatura
di B. Visentini alla presidenza di Confindustria;
1974
14 marzo-3 ottobre (V "governo
Rumor");
novembre-gennaio 1976 (IV "governo
Moro");
1975
la sua attenzione si sposta sulle elezioni regionali, dove egli spera
di raggiungere un successo considerevole basando la campagna elettorale
sui temi della sicurezza e dell'opposizione al crimine e al terrorismo;
[Invece il risultato della consultazione porta la Dc
al suo minimo storico, con conseguente sfiducia per il segretario uscente
da parte del Consiglio Nazionale del luglio seguente.]
luglio, al consiglio nazionale della Dc
gli succede Benigno Zaccagnini, inizialmente
sostenuto da egli stesso, che poi assume una posizione critica nei confronti
della segreteria a causa della sua linea di apertura al PCI;
1976
durante il Congresso nazionale della Dc
egli guida, assieme a Giulio Andreotti
e ai dorotei di Flaminio Piccoli e Antonio
Bisaglia, un cartello di correnti moderate opposte alla "linea
Zaccagnini" denominato "DAF" (Dorotei-Andreotti-Fanfani).
[Il "DAF", però, non
riesce ad imporsi e a far eleggere alla Segreteria il fanfaniano Arnaldo
Forlani, mettendo così in condizione Benigno
Zaccagnini e la sua maggioranza - alla quale si aggrega Giulio
Andreotti in cambio della designazione a presidente del consiglio
- di procedere con la politica di "solidarietà nazionale"
e con l'apertura al PCI.]
dopo il congresso vinto dall' "area Zaccagnini" con orientamento
di sinistra, è nominato presidente del consiglio nazionale
della Dc;
[Questa carica gli viene concessa dalla nuova maggioranza
zaccagniniana per assicurare l'unità del partito.]
partecipa in prima persona alla campagna elettorale per le imminenti
elezioni, percorrendo l'Italia in macchina per decine di migliaia di
chilometri e tenendo anche più comizi e interventi nella stessa
giornata;
12 febbraio-30 aprile (V "governo
Moro");
5 luglio, elezioni politiche (VII Legislatura – 1976 lug-19 giu 1979);
5 luglio, presidente (1976 5 lug-20 giu 1979)
del Senato;
luglio-gennaio 1978 (III "governo
Andreotti");
ottobre, a seguito della sua elezione a presidente del Senato,
lascia la presidenza della Dc;
1978
marzo-gennaio 1979 (IV "governo
Andreotti");
Durante il "sequestro Moro" è l'unico esponente della
Dc
a osteggiare apertamente la linea della fermezza, fino al punto di negare
al governo la sede deliberante - richiesta da Giulio
Andreotti - sui provvedimenti di polizia proposti il giorno dopo
il sequestro di Aldo Moro.
[La sua non ostilità alla linea della trattativa
rimane però isolata all'interno del partito. Aldo
Moro stesso, dalle lettere dal carcere delle Brigate
rosse, si rivolge a lui facendo affidamento sul suo
"gusto antico per il grande sfondamento";
il giorno prima dell'omicidio, però, quando si attende un ultimo
gesto possibilista verso la concessione della grazia a un brigatista
ferito da parte del capo dello Stato Giovanni
Leone, Bartolomei, il fanfaniano
presente nella direzione della Dc,
tace.
La famiglia Moro, in rotta con lo stato
maggiore della Dc,
rifiuta di partecipare ai funerali di Stato e prega gli esponenti politici
democristiani di astenersi dal partecipare ai funerali in forma privata
a Torrita Tiberina: soltanto lui, a causa della posizione aperturista
assunta durante il sequestro, avrebbe potuto recarsi alle esequie nella
cittadina laziale, ma non può fare in tempo ad assistere alla
cerimonia funebre perché impegnato nella commemorazione di Aldo
Moro al Senato.]
1979
20-31 marzo (V "governo
Andreotti");
20 giugno, elezioni politiche (VIII Legislatura – 1979 20 giu-11
lug 1983);
20 giugno, presidente (1979 20 giu-1° dic
1982) del Senato;
agosto-marzo 1980 (I "governo
Cossiga");
1980
nel congresso nazionale della Dc
che causa l'interruzione della fase di apertura verso i comunisti
egli collabora all'affermazione delle correnti moderate del partito;
4 aprile-27 settembre (II "governo
Cossiga");
ottobre-maggio 1981 ("governo
Forlani");
1981
giugno-agosto 1982 (I "governo
Spadolini");
1982
2-6 maggio, nonostante la sua precedente posizione, nel nuovo
congresso nazionale della Dc
egli decide di sostenere proprio la sinistra del partito;
[Assieme ai dorotei di Flaminio
Piccoli e alla corrente andreottiana, infatti, contribuisce in
modo decisivo all'elezione del nuovo segretario Ciriaco
De Mita e alla sconfitta di quello che un tempo era stato il
suo delfino: Arnaldo Forlani, reagendo
con grande dignità e fermezza alle contestazioni di alcuni delegati
che sostengono il suo ex pupillo.
A causa di questa scelta, la corrente fanfaniana subisce una pesante
scissione; il grosso della stessa, infatti, non se la sente di seguire
il leader in questa nuova avventura, preferendo rimanere assieme ad
Arnaldo Forlani nella minoranza moderata
del partito.]
23 agosto-13 novembre (II "governo
Spadolini");
1° dicembre-4 agosto 1983, presidente del Consiglio
dei ministri (V "governo
Fanfani);
[Trattasi di un governo di coalizione
Dc-PSI-PSDIPLI
con l'appoggio esterno del PRI.]
1983
febbraio, destando un certo scalpore, incarica il suo consigliere
diplomatico, l'ambasciatore Remo Paolini,
di rendere visita nella capitale britannica all'ex re d'Italia Umberto
II, ricoverato alla London Clinic;
12 luglio, elezioni politiche (IX Legislatura – 1983 12 lug-1
lug 1987);
agosto-giugno 1986 (I "governo
Craxi");
1985
9 luglio, presidente (1985 9
lug-17 apr 1987) del Senato;
[Eletto da un'ampia maggioranza che va dalla maggioranza
di pentapartito al PCI fino ad arrivare al MSI.]
1986
agosto-marzo 1987 (II "governo
Craxi");
1987
17 aprile-28 luglio, presidente del Consiglio dei ministri
(VI "governo
Fanfani);
[All'età di 79 anni e 6 mesi, diviene il più
anziano premier della Repubblica Italiana.]
2 luglio, elezioni politiche (X Legislatura – 1987 2 lug-22 apr
1992);
luglio-marzo 1988, ministro degli Interni ("governo
Goria");
1987, presidente del consiglio e presidente del senato; all'età
di 79 anni e 6 mesi, divenne il più anziano premier della Repubblica
Italiana.
1987-88, ministro degli interni;
Da aprile a luglio del 1987 fu per la sesta volta premier per poi essere
nominato ministro degli Interni nel governo Goria; dal 1988 al 1989
fu al Bilancio nel governo De Mita.
1988
aprile-luglio 1989, ministro del Bilancio ("governo
De Mita");
1989
luglio-marzo 1991 (VI "governo
Andreotti");
1991
aprile-aprile 1992 (VII "governo
Andreotti");
29 giugno, riceve la cittadinanza onoraria di Sansepolcro, la
città in cui si è da tempo trasferito il ramo toscano
della famiglia, nella quale ha vissuto la sua carriera politica suo
fratello Ameglio e ha
avviato la propria suo nipote Giuseppe
Fanfani.
[A Sansepolcro dedica anche alcuni tra i suoi primi studi
di storia economica e sociale, tra cui il volume Un mercante del
Trecento (1934), opera assai apprezzata a suo tempo e ancora oggi
come esempio di metodo storiografico basato sulla ricerca archivistica.]
1992
23 aprile, elezioni politiche (XI Legislatura – 1992 23 apr-14
apr 1994);
giugno-aprile 1993 (I "governo
Amato");
[Eletto presidente, fino a fine legislatura,
della commissione Esteri del Senato: è il suo
ultimo incarico istituzionale.]
Da "Tangentopoli"
non viene nemmeno sfiorato.
1993
aprile-aprile 1994 ("governo
Ciampi");
1994
dopo le trasformazioni subite dalla Dc,
segue il partito nella formazione del PPI (Partito
Popolare Italiano); le sue ultime uscite politiche sono, appunto, l'intervento
all'assemblea che sancisce, sotto la guida di Mino
Martinazzoli, la nascita del PPI.
15 aprile, elezioni politiche (XII Legislatura – 1994 15 aprile-8
mag 1996);
[Nelle file del PPI (Partito Popolare
Italiano) è membro della commissione Affari esteri.]
10 maggio-17 gennaio 1995 (I "governo
Berlusconi");
1995
gennaio-gennaio 1996 ("governo
Dini");
1996
9 maggio, elezioni politiche (XIII Legislatura – 1996 9 mag-29
mag 2001);
maggio-ottobre 1998 (I "governo
Prodi");
con il suo voto dichiara la fiducia al governo di Romano
Prodi;
1998
ottobre-dicembre 1999 (I "governo
D'Alema");
benché indebolito dalla malattia, desidera essere presente alla
cerimonia per i suoi 90 anni organizzata dal Senato;
1999
20 novembre, muore nella sua abitazione romana vicino a Palazzo
Madama.
[È sepolto a Roma nel Cimitero Flaminio.]
[Oltre agli studi e alla politica, la sua grande passione
fu la pittura, che esercitò fin da giovane dopo studi accademici.
La sua azione politica è stata importante in quanto egli viene
considerato, insieme a Giuseppe Saragat,
Pietro Nenni, Aldo
Moro ed Ugo la Malfa, uno degli
artefici della svolta politica del centro-sinistra, con cui la Democrazia
Cristiana volle avvalersi della collaborazione governativa del PSI
(Partito Socialista Italiano).
_________________________________
I Governo Fanfani [I] 1954 18 gennaio-10 febbraio
Composizione
Camera dei Deputati Seggi
Democrazia Cristiana
Totale Maggioranza 263
263
Partito Comunista Italiano
Partito Socialista Italiano
Partito Nazionale Monarchico
Movimento Sociale Italiano
Partito Socialdemocratico Italiano
Partito Liberale Italiano
Partito Repubblicano Italiano
Südtiroler Volkspartei
Totale Opposizione 143
75
40
29
19
13
5
3
327
Totale 590
Senato della Repubblica Seggi
Democrazia Cristiana
Totale Maggioranza 116
116
Partito Comunista Italiano
Partito Socialista Italiano
Partito Nazionale Monarchico
Movimento Sociale Italiano
Unità Popolare
Partito Socialdemocratico Italiano
Partito Liberale Italiano
Südtiroler Volkspartei
Altri
Totale Opposizione 51
26
16
9
9
4
3
2
1
121
Totale 237
Composizione del governo:
Democrazia Cristiana
Presidente del Consiglio dei ministri [I] 1954 18 gennaio-10
febbraio
Amintore Fanfani
Segretario del Consiglio dei ministri
Mariano Rumor
Sottosegretari alla Presidenza del Consiglio dei ministri
Giuseppe Ermini, Roberto Lucifredi, Carlo Russo
Ministeri senza portafoglio
Presidente del comitato dei ministri per la Cassa del Mezzogiorno
e per l'esecuzione di opere straordinarie per l'Italia settentrionale
e centrale
Pietro Campilli
Riforma amministrativa
Umberto Tupini
MINISTERI
Affari esteri
Ministro Attilio Piccioni
Sottosegretari Lodovico Benvenuti, Francesco Maria Dominedò
Interno
Ministro Giulio Andreotti
Sottosegretari Guido Bisori, Antonio Maxia
Grazia e Giustizia
Ministro Michele De Pietro
Sottosegretari Ercole Rocchetti
Bilancio
Ministro Ezio Vanoni
Sottosegretari Mario Ferrari Aggradi
Finanze
Ministro Adone Zoli
Sottosegretari Edgardo Castelli, Raffaele Resta
Tesoro
Ministro Silvio Gava
Sottosegretari Giuseppe Arcaini, Angelo Motta, Giustino Valmarana
Difesa
Ministro Paolo Emilio Taviani
Sottosegretari Giacinto Bosco, Edoardo Martino
Pubblica Istruzione
Ministro Egidio Tosato
Sottosegretari Giovanni Battista Scaglia
Lavori Pubblici
Ministro Umberto Merlin
Sottosegretari Emilio Colombo
Agricoltura e Foreste
Ministro Giuseppe Medici
Sottosegretari Mario Riccio, Mario Vetrone
Trasporti
Ministro Bernardo Mattarella
Sottosegretari Salvatore Mannironi
Poste e Telecomunicazioni
Ministro Gennaro Cassiani
Sottosegretari Gaetano Vigo
Industria e Commercio
Ministro Salvatore Aldisio
Sottosegretari Emilio Battista, Gioacchino Quarello
Commercio con l'Estero
Ministro Giordano Dell'Amore
Sottosegretari Mario Martinelli
Marina Mercantile
Ministro Fernando Tambroni
Sottosegretari Corrado Terranova
Lavoro e Previdenza Sociale
Ministro Luigi Gui
Sottosegretari Vittorio Pugliese, Oscar Luigi Scalfaro
II Governo Fanfani [II] 1958 1° luglio-15 febbraio 1959
Composizione
Camera dei Deputati Seggi
Democrazia Cristiana
Partito Socialdemocratico Italiano
Partito Repubblicano Italiano
Südtiroler Volkspartei
Union Valdôtaine
Totale Maggioranza 273
22
6
3
1
305
Partito Comunista Italiano
Partito Socialista Italiano
Movimento Sociale Italiano
Partito Liberale Italiano
Partito Monarchico Popolare
Partito Nazionale Monarchico
Movimento Comunità
Totale Opposizione 140
84
24
17
14
11
1
291
Totale 596
Senato della Repubblica Seggi
Democrazia Cristiana
Partito Socialdemocratico Italiano
Südtiroler Volkspartei
Totale Maggioranza 123
5
2
130
Partito Comunista Italiano
Partito Socialista Italiano
Partito Liberale Italiano
Movimento Sociale Italiano
Partito Monarchico Popolare
Partito Nazionale Monarchico
Indipendenti di Sinistra
Totale Opposizione 60
36
8
5
4
2
1
116
Totale 246
Composizione del governo:
Democrazia Cristiana
Partito Socialista Democratico Italiano
Presidente del Consiglio dei ministri [II] 1958 1° luglio-15
febbraio 1959
Amintore Fanfani
Vicepresidente del Consiglio dei ministri
Antonio Segni
Segretario del Consiglio dei ministri
Antonio Maxia
Sottosegretari alla Presidenza del Consiglio dei ministri
Egidio Ariosto, Gustavo De Meo
Ministeri senza portafoglio
Presidente del comitato dei ministri per la Cassa per il Mezzogiorno
Giulio Pastore
Rapporti fra Governo e Parlamento
Rinaldo Del Bo
Riforma della pubblica amministrazione
Camillo Giardina
MINISTERI
Affari esteri
Ministro Amintore Fanfani, ad interim
Sottosegretari Alberto Folchi, Giuseppe Lupis
Interno
Ministro Fernando Tambroni
Sottosegretari Crescenzo Mazza, Antonio Romano
Grazia e Giustizia
Ministro Guido Gonella
Sottosegretari Lorenzo Spallino
Bilancio
Ministro Giuseppe Medici
Sottosegretari Athos Valsecchi
Finanze
Ministro Luigi Preti
Sottosegretari Salvatore Mannironi, Lorenzo Natali
Tesoro
Ministro Giulio Andreotti
Sottosegretari Emanuele Guerrieri, Mario Riccio, Angelo Salizzoni
Partecipazioni Statali
Ministro Edgardo Lami Starnuti
Sottosegretari Fiorentino Sullo
Difesa
Ministro Antonio Segni
Sottosegretari Giuseppe Caron, Edoardo Martino, Carlo Russo
Pubblica Istruzione
Ministro Aldo Moro
Sottosegretari Angelo Di Rocco, Giovanni Battista Scaglia
Lavori Pubblici
Ministro Giuseppe Togni
Sottosegretari Guido Ceccherini, Tommaso Spasari
Agricoltura e Foreste
Ministro Mario Ferrari Aggradi
Sottosegretari Luigi Angrisani, Giuseppe Garlato
Trasporti
Ministro Armando Angelini
Sottosegretari Dario Antoniozzi, Virginio Bertinelli
Poste e Telecomunicazioni
Ministro Alberto Simonini
Sottosegretari Umberto Delle Fave
Industria e Commercio
Ministro Giorgio Bo
Sottosegretari Eugenio Gatto, Filippo Micheli
Sanità
Dicastero istituito con legge 13/03/1958 n. 296.
Ministro Vincenzo Monaldi
Sottosegretari Angela Gotelli
Commercio con l'Estero
Ministro Emilio Colombo
Sottosegretari Giovanni Spagnolli
Marina Mercantile
Ministro Giuseppe Spataro
Sottosegretari Italo Giulio Caiati
Lavoro e Previdenza Sociale
Ministro Ezio Vigorelli
Sottosegretari Ferdinando Storchi, Benigno Zaccagnini
III Governo Fanfani [III] 1960 26 luglio-21 febbraio 1962
Composizione
Camera dei Deputati Seggi
Democrazia Cristiana
Partito Socialista Italiano
Partito Socialdemocratico Italiano
Partito Liberale Italiano
Partito Repubblicano Italiano
Südtiroler Volkspartei
Union Valdôtaine
Totale Maggioranza 273
84
22
17
6
3
1
406
Partito Comunista Italiano
Movimento Sociale Italiano
Partito Monarchico Popolare
Partito Nazionale Monarchico
Movimento Comunità
Totale Opposizione 140
24
14
11
1
190
Totale 596
Senato della Repubblica Seggi
Democrazia Cristiana
Partito Socialista Italiano
Partito Socialdemocratico Italiano
Partito Liberale Italiano
Südtiroler Volkspartei
Totale Maggioranza 123
36
5
4
2
170
Partito Comunista Italiano
Movimento Sociale Italiano
Partito Monarchico Popolare
Partito Nazionale Monarchico
Indipendenti di Sinistra
Totale Opposizione 60
8
5
2
1
76
Totale 246
Composizione del governo:
Democrazia Cristiana
Presidente del Consiglio dei ministri [III] 1960 26 luglio-21
febbraio 1962
Amintore Fanfani
Vicepresidente del Consiglio dei ministri
Attilio Piccioni
Segretario del Consiglio dei ministri
Umberto Delle Fave
Sottosegretari alla Presidenza del Consiglio dei ministri
Renato Tozzi Condivi, Giovanni Giraudo
Ministeri senza portafoglio
Presidente del comitato dei ministri per il Mezzogiorno e le
zone depresse
Giulio Pastore
Rapporti fra Governo e Parlamento
Giuseppe Codacci Pisanelli
Riforma della pubblica amministrazione
Tiziano Tessitori
MINISTERI
Affari esteri
Ministro Antonio Segni
Sottosegretari Carlo Russo, Ferdinando Storchi
Interno
Ministro Mario Scelba
Sottosegretari Guido Bisori, Oscar Luigi Scalfaro
Grazia e Giustizia
Ministro Guido Gonella
Sottosegretari Francesco Maria Dominedò
Bilancio
Ministro Giuseppe Pella
Sottosegretari Giuseppe Cerulli Irelli, Enrico Roselli
Finanze
Ministro Giuseppe Trabucchi
Sottosegretari Antonio Pecoraro, Michele Troisi (deceduto il 26/10/61),
Filippo Micheli (dal 22/11/61)
Tesoro
Ministro Paolo Emilio Taviani
Sottosegretari Alfonso De Giovine, Lorenzo Natali, Dino Penazzato
Difesa
Ministro Giulio Andreotti
Sottosegretari Vittorio Pugliese, Giovanni Bovetti, Italo Giulio Caiati
Pubblica Istruzione
Ministro Giacinto Bosco
Sottosegretari Maria Badaloni, Giovanni Elkan
Lavori Pubblici
Ministro Benigno Zaccagnini
Sottosegretari Domenico Magrì, Tommaso Spasari
Agricoltura e Foreste
Ministro Mariano Rumor
Sottosegretari Giuseppe Salari, Giacomo Sedati
Trasporti
Ministro Giuseppe Spataro
Sottosegretari Cesare Angelini, Calogero Volpe
Poste e Telecomunicazioni
Ministro Lorenzo Spallino
Sottosegretari Dario Antoniozzi, Remo Gaspari
Industria, Commercio e Artigianato
Ministro Emilio Colombo
Sottosegretari Nullo Biaggi, Filippo Micheli (fino al 22/11/61)
Sanità
Ministro Camillo Giardina
Sottosegretari Crescenzo Mazza
Commercio con l'Estero
Ministro Mario Martinelli
Sottosegretari Tarcisio Longoni
Marina Mercantile
Ministro Angelo Raffaele Jervolino
Sottosegretari Salvatore Mannironi
Partecipazioni Statali
Ministro Giorgio Bo
Sottosegretari Eugenio Gatto
Lavoro e Previdenza Sociale
Ministro Fiorentino Sullo
Sottosegretari Ettore Calvi, Cristoforo Pezzini
Turismo e Spettacolo
Ministro Alberto Folchi
Sottosegretari Renzo Helfer, Gabriele Semeraro
Eventi
26 luglio 1960. Fanfani ritorna sulla scena politica, per costituire
un governo che egli stesso definisce di "restaurazione democratica",
dopo le proteste e le rivolte che avevano determinato la crisi del governo
precedente. Si tratta di un monocolore Dc che, al Senato, ottiene 128
sì, 58 no, 39 astensioni; alla Camera 310 sì, 156 no,
96 astensioni. Viene meno l'appoggio del Msi mentre votano a favore
il Psdi e il Pli. Astenuti i socialisti e i monarchici.
11 ottobre 1960. Si inaugura in tv la trasmissione "Tribuna Politica",
mandata in onda in occasione delle elezioni amministrative. Si dà
l'opportunità di intervenire anche ai partiti dell'opposizione,
segno della nascita di un certo pluralismo.
24 novembre 1960. Vivace scambio di esternazioni tra Fanfani e il suo
predecessore Fernando Tambroni: il primo attacca il secondo per le sue
simpatie verso la destra; questo controbatte che il premier favorisce
il dialogo coi comunisti allentando i legami dell'Italia con gli alleati
occidentali, in primis gli Stati Uniti.
13 giugno 1961. Fanfani è a colloquio con il nuovo presidente
americano, John Fitzgerald Kennedy, che gli conferma di non essere contrario
ad un eventuale governo di centrosinistra. Poco dopo, il premier va
anche in Russia dove incontra Nikita Kruscev, capo del partito comunista
sovietico.
25 gennaio 1962. Il congresso della Dc determina una svolta: il segretario
Aldo Moro convince la maggioranza del suo partito (80%) che è
necessario avviarsi verso sinistra.
2 febbraio 1962. Seguendo queste indicazioni, e col supporto del segretario
Moro, Fanfani scioglie il suo governo e apre a sinistra verso un'alleanza
con i socialisti.
Collegamenti esterni
Scheda sul Governo Fanfani III dal sito del Governo italiano
Scheda sul Governo Fanfani III dal sito del Senato
IV Governo Fanfani [IV] 1962 21 febbraio-21 giugno 1963
Composizione
Camera dei Deputati Seggi
Democrazia Cristiana
Partito Socialdemocratico Italiano
Partito Repubblicano Italiano
Südtiroler Volkspartei
Union Valdôtaine
Totale Maggioranza 273
22
6
3
1
305
Partito Comunista Italiano
Partito Socialista Italiano
Movimento Sociale Italiano
Partito Liberale Italiano
Partito Monarchico Popolare
Partito Nazionale Monarchico
Movimento Comunità
Totale Opposizione 140
84
24
17
14
11
1
291
Totale 596
Senato della Repubblica Seggi
Democrazia Cristiana
Partito Socialdemocratico Italiano
Südtiroler Volkspartei
Totale Maggioranza 123
5
2
130
Partito Comunista Italiano
Partito Socialista Italiano
Movimento Sociale Italiano
Partito Liberale Italiano
Partito Monarchico Popolare
Partito Nazionale Monarchico
Indipendenti di Sinistra
Totale Opposizione 60
36
8
5
4
2
1
116
Totale 246
Composizione del governo:
Democrazia Cristiana
Partito Socialista Democratico Italiano
Partito Repubblicano Italiano
Presidente del Consiglio dei ministri [IV] 1962 21 febbraio-21
giugno 1963
Amintore Fanfani
Vicepresidente del Consiglio dei ministri
Attilio Piccioni
Segretario del Consiglio dei ministri
Umberto Delle Fave
Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri
Giovanni Giraudo
Ministeri senza portafoglio
Presidente del comitato dei ministri per il Mezzogiorno e le
zone depresse
Giulio Pastore
Rapporti fra Governo e Parlamento
Giuseppe Codacci Pisanelli
Ricerca scientifica (istituito il 30/11/62)
Guido Corbellini
Riforma della pubblica amministrazione
Giuseppe Medici
MINISTERI
Affari esteri
Ministro Antonio Segni fino al 07/05/62 (nominato Presidente della Repubblica)
Amintore Fanfani interim fino al 29/05/62
Attilio Piccioni dal 29/05/62
Sottosegretari Giuseppe Lupis, Carlo Russo (fino al 30/11/62), Edoardo
Martino (dal 30/11/62)
Interno
Ministro Paolo Emilio Taviani
Sottosegretari Egidio Ariosto, Guido Bisori
Grazia e Giustizia
Ministro Giacinto Bosco
Sottosegretari Salvatore Mannironi
Bilancio
Ministro Ugo La Malfa
Sottosegretari Giancarlo Matteotti, Dino Penazzato (deceduto il 15/06/62),
Cristoforo Pezzini (dal 01/12/62)
Finanze
Ministro Giuseppe Trabucchi
Sottosegretari Filippo Micheli, Antonio Pecoraro
Tesoro
Ministro Roberto Tremelloni
Sottosegretari Giovanni Bovetti, Augusto Cesare Fanelli, Lorenzo Natali
Difesa
Ministro Giulio Andreotti
Sottosegretari Gustavo De Meo, Guglielmo Pelizzo, Vittorio Pugliese
Pubblica Istruzione
Ministro Luigi Gui
Sottosegretari Maria Badaloni, Domenico Magrì, Carlo Scarascia-Mugnozza
Lavori Pubblici
Ministro Fiorentino Sullo
Sottosegretari Guido Ceccherini, Tommaso Spasari
Agricoltura e Foreste
Ministro Mariano Rumor
Sottosegretari Ludovico Camangi, Giacomo Sedati
Trasporti
Ministro Bernardo Mattarella
Sottosegretari Luigi Angrisani, Renato Cappugi
Poste e Telecomunicazioni
Ministro Lorenzo Spallino deceduto il 27/05/62
Guido Corbellini fino al 30/11/62
Carlo Russo dal 30/11/62
Sottosegretari Crescenzo Mazza, Corrado Terranova
Industria, Commercio e Artigianato
Ministro Emilio Colombo
Sottosegretari Vittorio Cervone, Remo Gaspari
Sanità
Ministro Angelo Raffaele Jervolino
Sottosegretari Natale Santero
Commercio con l'Estero
Ministro Luigi Preti
Sottosegretari Ferdinando Storchi
Marina Mercantile
Ministro Cino Macrelli
Sottosegretari Francesco Maria Dominedò
Partecipazioni Statali
Ministro Giorgio Bo
Sottosegretari Eugenio Gatto
Lavoro e Previdenza Sociale
Ministro Virgilio Bertinelli
Sottosegretari Ettore Calvi, Giuseppe Solari
Turismo e Spettacolo
Ministro Alberto Folchi
Sottosegretari Dario Antoniozzi, Ruggero Lombardi
Eventi
21 febbraio 1962. Il nuovo governo tripartito Dc-Psdi-Pri trova la fiducia
della Camera con 295 sì, 195 no, 93 astenuti; al Senato con 122
sì e 68 no. Il Psi si astiene.
23 marzo 1962. Aumento delle pensioni: un +30% che porta le pensioni
medie a circa 100mila lire l'anno.
13 aprile 1962. Viene eliminata la censura sulle opere liriche e di
prosa. Rimane su quelle cinematografiche, sui varietà e su quelle
televisive.
2 maggio 1962. Alle elezioni per il Presidente della Repubblica, viene
eletto Antonio Segni, col supporto del correntone democristiano, del
Msi e dei monarchici.
14 luglio 1962. Si avvia un'imponente opera di urbanizzazione del Paese,
tramite l'esproprio generale di terre ai Comuni.
27 novembre 1962. Viene approvata alla Camera la nazionalizzazione dell'energia
elettrica.
31 dicembre 1962. Viene istituita la scuola media unica ed elevato l'obbligo
scolastico a 14 anni di età.
15 gennaio 1963. Fanfani si reca in visita negli Stati Uniti: l'obiettivo
è costituire, nel quadro della NATO, una difesa nucleare anche
sul territorio italiano. Si fa strada l'installazione dei missili Polaris.
1º febbraio 1963. Viene ridotta la leva militare: da 18 mesi a
15 mesi.
7 febbraio 1963. Viene regolamentato il numero fisso di deputati e senatori:
alla Camera, d'ora in poi, ci saranno 630 parlamentari; al Senato 315.
18 febbraio 1963. Il presidente della Repubblica, Segni, scioglie le
Camere essendo terminata la legislatura, indicendo le elezioni politiche.
Il governo rimane in carica fino alla costituzione del successivo esecutivo,
che mette da parte - almeno momentaneamente - Fanfani.
Collegamenti esterni
Scheda sul Governo Fanfani IV dal sito del Governo italiano
Scheda sul Governo Fanfani IV dal sito del Senato
V Governo Fanfani
Composizione
Camera dei Deputati Seggi
Democrazia Cristiana
Partito Socialista Italiano
Partito Socialdemocratico Italiano
Partito Repubblicano Italiano
Partito Liberale Italiano
Südtiroler Volkspartei
Union Valdôtaine
Totale Maggioranza 262
62
20
17
9
4
1
375
Partito Comunista Italiano
Movimento Sociale Italiano
Partito Radicale
PdUP per il comunismo
Totale Opposizione 201
30
18
6
255
Totale 630
Senato della Repubblica Seggi
Democrazia Cristiana
Partito Socialista Italiano
Partito Socialdemocratico Italiano
Partito Repubblicano Italiano
Partito Liberale Italiano
Südtiroler Volkspartei
Union Valdôtaine
Totale Maggioranza 138
32
9
7
2
2
1
191
Partito Comunista Italiano
Movimento Sociale Italiano
Partito Radicale
Totale Opposizione 109
13
2
124
Totale 315
Composizione del governo:
Democrazia Cristiana (DC), Presidente del Consiglio, 13 ministri e 28
sottosegretari
Partito Socialista Italiano (PSI), 8 ministri e 16 sottosegretari
Partito Socialista Democratico Italiano (PSDI), 4 ministri e 4 sottosegretari
Partito Liberale Italiano (PLI), 2 ministri e 3 sottosegretari.
Presidente del Consiglio dei ministri
Amintore Fanfani (DC)
Sottosegretari alla Presidenza del Consiglio dei ministri
Bruno Orsini (DC, segretario del Consiglio dei ministri), Michele Zolla
(DC, dal 02/12/82, servizi di sicurezza), Mario Tassone (DC, interventi
nel Mezzogiorno)
Ministeri senza portafoglio
Affari regionali
Fabio Fabbri (PSI)
Coordinamento iniziative per la ricerca scientifica e tecnologica
Pier Luigi Romita (PSDI)
Coordinamento delle politiche comunitarie
Alfredo Biondi (PLI)
Coordinamento della protezione civile
Loris Fortuna (PSI)
Funzione pubblica
Dante Schietroma (PSDI)
Interventi straordinari nel Mezzogiorno
Claudio Signorile (PSI)
Rapporti col Parlamento
Lucio Gustavo Abis (DC)
MINISTERI
Affari esteri
Ministro Emilio Colombo (DC)
Sottosegretari Bruno Corti (PSDI), Raffaele Costa (PLI), Marino Fioret
(DC), Roberto Palleschi (PSI)
Interno
Ministro Virginio Rognoni (DC)
Sottosegretari Marino Corder (DC), Angelo Maria Sanza (DC), Francesco
Spinelli (PSI)
Grazia e Giustizia
Ministro Clelio Darida (DC)
Sottosegretari Giuseppe Gargani (DC), Gaetano Scamarcio (PSI)
Bilancio e Programmazione Economica
Ministro Guido Bodrato (DC)
Sottosegretari Alberto Aiardi (DC)
Finanze
Ministro Francesco Forte (PSI)
Sottosegretari Giuseppe Caroli (DC), Antonio Carpino (PSI), Alberto
Ciampaglia (PSDI), Paolo Enrico Moro (DC)
Tesoro
Ministro Giovanni Goria (DC)
Sottosegretari Carlo Fracanzani (DC), Manfredo Manfredi (DC), Giuseppe
Pisanu (DC), Angelo Tiraboschi (PSI)
Difesa
Ministro Lelio Lagorio (PSI)
Sottosegretari Bartolomeo Ciccardini (DC), Francesco Vittorio Mazzola
(DC), Martino Scovacricchi (PSDI)
Pubblica Istruzione
Ministro Franca Falcucci (DC)
Sottosegretari Giuseppe Fassino (PLI), Maria Magnani Noya (PSI), Giorgio
Santuz (DC)
Lavori Pubblici
Ministro Franco Nicolazzi (PSDI)
Sottosegretari Piergiovanni Malvestio (DC), Enrico Quaranta (PSI)
Agricoltura e Foreste
Ministro Calogero Mannino (DC)
Sottosegretari Mario Campagnoli (DC), Fabio Maravalle (PSI)
Trasporti
Ministro Mario Casalinuovo (PSI)
Sottosegretari Niccolò Grassi Bertazzi (DC), Giuseppe Reina (PSI),
Enrico Rizzi (PSI)
Poste e Telecomunicazioni
Ministro Remo Gaspari (DC)
Sottosegretari Francesco Colucci (PSI), Giacinto Urso (DC)
Industria, Commercio e Artigianato
Ministro Filippo Maria Pandolfi (DC)
Sottosegretari Giuseppe Avellone (DC), Enrico Novellini (PSI), Francesco
Rebecchini (DC)
Sanità
Ministro Renato Altissimo (PLI)
Sottosegretari Francesco Quattrone (DC), Mario Raffaelli (PSI)
Commercio con l'Estero
Ministro Nicola Capria (PSI)
Sottosegretari Eduardo Speranza (DC)
Marina Mercantile
Ministro Michele Di Giesi (PSDI)
Sottosegretari Giovanni Nonne (PSI), Francesco Patriarca (DC)
Partecipazioni Statali
Ministro Gianni De Michelis (PSI)
Sottosegretari Silvestro Ferrari (PLI), Delio Giacometti (DC)
Lavoro e Previdenza Sociale
Ministro Vincenzo Scotti (DC)
Sottosegretari Angelo Gaetano Cresco (PSI), Mario Costa (DC), Pino Leccisi
(DC)
Beni Culturali e Ambientali
Ministro Nicola Vernola (DC)
Sottosegretari Francesco Parrino (PSDI)
Turismo e Spettacolo
Ministro Nicola Signorello (DC)
Sottosegretario Giuseppe Ferralasco (PSI)
VI Governo FANFANI (17 aprile 1987 al 28 luglio 1987)
Composizione
Camera dei Deputati Seggi
Democrazia Cristiana
Totale Maggioranza 225
225
Partito Comunista Italiano
Partito Socialista Italiano
Movimento Sociale Italiano
Partito Repubblicano Italiano
Partito Socialdemocratico Italiano
Partito Liberale Italiano
Partito Radicale
Democrazia Proletaria
Südtiroler Volkspartei
Union Valdôtaine
Partito Sardo d'Azione
Liga Veneta
Totale Opposizione 198
73
42
29
23
16
11
7
3
1
1
1
405
Totale 630
Senato della Repubblica Seggi
Democrazia Cristiana
Totale Maggioranza 120
120
Partito Comunista Italiano
Partito Socialista Italiano
Movimento Sociale Italiano
Partito Repubblicano Italiano
Partito Socialdemocratico Italiano
Partito Liberale Italiano
Südtiroler Volkspartei
Union Valdôtaine
Partito Radicale
Partito Sardo d'Azione
Liga Veneta
Totale Opposizione 107
38
18
11
8
6
3
1
1
1
1
195
Totale 315
Composizione del governo:
Democrazia Cristiana (DC), Presidente del Consiglio, 19 ministri e 33
sottosegretari
Indipendenti, 6 ministri.
Presidente del Consiglio dei ministri
Amintore Fanfani (DC)
Sottosegretari alla Presidenza del Consiglio dei ministri
Mauro Bubbico (DC, segretario del Consiglio dei ministri), Nicola Sanese
(DC, servizi di sicurezza)
Ministeri senza portafoglio
Affari regionali e Funzione pubblica
Livio Paladin (Indipendente)
Coordinamento iniziative per la ricerca scientifica e tecnologica
Luigi Granelli (DC)
Coordinamento della Protezione Civile
Remo Gaspari (DC)
Interventi straordinari nel Mezzogiorno
Salverino De Vito (DC)
Rapporti col Parlamento
Gaetano Gifuni (Indipendente)
MINISTERI
Affari esteri
Ministro Giulio Andreotti (DC)
Sottosegretari Francesco Cattanei (DC), Giorgio Santuz (DC)
Interno
Ministro Oscar Luigi Scalfaro (DC)
Sottosegretari Adriano Ciaffi (DC), Angelo Pavan (DC)
Grazia e Giustizia
Ministro Virginio Rognoni (DC)
Sottosegretari Luciano Bausi (DC)
Bilancio e Programmazione Economica
Ministro Giovanni Goria, ad interim
Sottosegretari Alberto Aiardi (DC)
Finanze
Ministro Giuseppe Guarino (DC)
Sottosegretari Franco Bortolani (DC), Carlo Meroli (DC), Raffaele Russo
(DC)
Tesoro
Ministro Giovanni Goria (DC)
Sottosegretari Carlo Fracanzani (DC), Eugenio Tarabini (DC)
Difesa
Ministro Remo Gaspari (DC)
Sottosegretari Tommaso Bisagno (DC), Giuseppe Pisanu (DC)
Pubblica Istruzione
Ministro Franca Falcucci (DC)
Sottosegretari Domenico Amalfitano (DC), Mario Dal Castello (DC)
Lavori Pubblici
Ministro Giuseppe Zamberletti (DC)
Sottosegretari Mario Tassone (DC), Gianfranco Rocelli (DC)
Agricoltura e Foreste
Ministro Filippo Maria Pandolfi (DC)
Sottosegretari Mariotto Segni (DC)
Trasporti
Ministro Giovanni Travaglini (Indipendente)
Sottosegretari Giuseppe Santonastaso (DC)
Poste e Telecomunicazioni
Ministro Antonio Gava (DC)
Sottosegretari Giuseppe Avellone (DC)
Industria, Commercio e Artigianato
Ministro Franco Piga (DC)
Sottosegretari Pasquale Lamorte (DC)
Sanità
Ministro Carlo Donat-Cattin (DC)
Sottosegretari Gualtiero Nepi (DC), Niccolò Grassi Bertazzi (DC)
Commercio con l'Estero
Ministro Mario Sarcinelli (Indipendente)
Sottosegretari Alberto Rossi (DC)
Marina Mercantile
Ministro Costante Degan (DC)
Sottosegretari Antonio Murmura (DC)
Partecipazioni Statali
Ministro Clelio Darida (DC)
Sottosegretari Angelo Picano (DC)
Lavoro e Previdenza Sociale
Ministro Ermanno Gorrieri (Indipendente)
Sottosegretari Andrea Borruso (DC), Pietro Mezzapesa (DC)
Beni Culturali e Ambientali
Ministro Antonio Gullotti (DC)
Sottosegretari Paola Cavigliasso (DC)
Turismo e Spettacolo
Ministro Mario Di Lazzaro (Indipendente)
Sottosegretari Luciano Faraguti (DC)
Ambiente
Ministro Mario Pavan (DC)
Sottosegretari Giorgio Postal (DC)
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