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Papa
Sisto IV

(1471-84)

1471-72, tiepida la reazione, allestisce una flotta, spendendo 144.000 ducati, che conquista Smirne ma poi viene sciolta;
1472, 26 marzo, con la bolla Salvator Noster conferma le decisioni di Paolo II;

De conceptione B. Virginis contra errorem cuiusdam Carmelitae Bononiensis (1472)
approva la Messa e l'Ufficio in onore dell'Immacolata composti da Bernardino del Busti [o dal Nogarelli, canonico veronese]
Vita Christi ac omnium pontificum (redazione affidata a Bartolomeo Sacchi [il Platina]).

Gallicanesimo

«segue da 1467»
1472, la Prammatica sanzione di Bourges viene ancora restaurata con il concordato di Tours, stipulato tra il re francese Luigi XI e Sisto IV;
continuerà quindi a ispirare la politica ecclesiastica di Carlo VIII e di Luigi XII
«segue 1516»

1472, Paolo Bagellardo completa il De infantium aegritudinibus et rimediis, primo trattato completamente dedicato alla pediatria.

ANNO 1472





1472
SACRO ROMANO IMPERO
Friedrich III
Albero genealogico
(Innsbruck 1415 - Linz 1493)
figlio di Ernst I [il Ferreo], duca di Stiria, e di Zimburga di Masovia [Piasti];
[appartiene al ramo leopoldino degli Asburgo.]
1424-93, duca di Stiria, Carinzia, Carniola e Tirolo (Federico V);
[succeduto al padre]
1440-93, re di Germania e dei romani (Federico IV);
alla morte del cugino Alberto II riceve dai principi elettori sia la corona sia la tutela di Ladislao [Postumo] erede di tutti i territori posseduti dal ramo albertino degli Asburgo nonché delle corone di Boemia e d'Ungheria;
nel 1438, con il concordato di Vienna, ottiene da papa Niccolò V una serie di concessioni e di rinunzie a favore della corona e dei principi tedeschi che gli valgono una notevole preponderanza sulla chiesa in Germania;
1452-93, imperatore del Sacro Romano Impero (Federico III);
riceve la corona imperiale a Roma dalle mani di Niccolò V;
dal 1453 arciduca d'Austria;
1457-93, duca d’Austria (Friedrich V);
nel 1457, alla morte di Ladislao [Postumo], rivendica a sé il diritto all'eredità di tutti i possessi territoriali della casata asburgica e, ottenutili dopo non poche lotte, unifica i domini acquistati, costituendo così il più esteso tra gli stati tedeschi:
Austria eretta in arciducato (1453), Stiria, Carinzia, Carniola, Tirolo;
nel 1458 non riesce a salvaguardare i suoi diritti sui regni di Boemia e d'Ungheria;

1472
-


1472
REGNO di BOEMIA
Ladislao II Jagellone III

(n. 1456 - Buda 1516)
figlio di Casimiro IV re di Polonia e di Elisabetta d’Absburgo;
1471-1516, re di Boemia (Ladislao II);
elezione contrastata da Mattia Corvino, figlio di Giovanni Hunyadi;




1490-1516, re d'Ungheria (Ladislao VII);

 



1472
-



1472
REGNO d'UNGHERIA
Mattia Corvino

(Kolozssvár 1440 - Vienna 1490)
figlio di János Hunyadi;
1458-90, re d'Ungheria;
proclamato grazie alle vaste aderenze e alle ricchezze della sua casata;
nel 1464 attacca il regno di Boemia;
nel 1465, grazie al matrimonio con Beatrice d'Aragona figlia di Ferdinando di Napoli, i contatti con la cultura italiana si fanno più assidui; alla sua corte si costitusce una ricca biblioteca umanistica (Corviniana);

 



1472
-



1472
REGNO di POLONIA
Casimiro IV
Albero genealogico

(Cracovia 1424 - Grodno 1492)
figlio di Ladislao II Jagellone e di Edvige d’Angiò;
1440-92, granduca di Lituania (Casimiro II);
eletto dalla nobiltà locale, con la sua nomina rende il paese indipendente di fatto dalla corona polacca;
1445-92, re di Polonia;
1456-66, lunga guerra contro i cavalieri teutonici che, con la pace di Torun, sono costretti a restituire la Pomerania e a rendergli omaggio feudale;
nel 1470 combatte contro Mattia Corvino che contende a suo figlio Ladislao (il futuro Ladislao II) il trono di Boemia;




1472
-

1472
Albero genealogico

(Tangermünde, Magdeburgo 1414 - Francoforte sul Meno 1486)
terzogenito di Federico I;
1440, eredita il principato di Ansbach;
1464, alla morte del fratello Giovanni [l'Alchimista] eredita il principato di Bayreuth;
1470-86, elettore di Brandeburgo;
in seguito all'abdicazione dell'altro fratello Friedrich II [Dente di Ferro];
riuniti così tutti i possedimenti del casato, inizia una politica di consolidamento e di espansione;

1472
Albero genealogico

(† 1486)
figlio di Friedrich II [il Pacifico] e di Margherita d’Austria;
è l'iniziatore del ramo ernestino della casa di Wettin;
1464-86, duca elettore di Sassonia;





Alberto IV [il Coraggioso]
Albero genealogico

(Grimma, Lipsia 1443 - Emden, Bassa Sassonia 1500)
figlio di Friedrich II [il Pacifico] e di Margherita d’Austria;
è l'iniziatore del ramo albertino della casa di Wettin;
1464-85, duca di Sassonia;
[regge il ducato con il fratello maggiore Ernesto.]




1485-1500, margravio di Meissen (Alberto II)
1485-1500, duca elettore di Sassonia;




1472
ducato di Baviera
Ludwig IX di Wittelsbach [il Ricco]
Albero genealogico

(Burghausen 1417 - Landshut 1479)
figlio di Heinrich XVI [il Ricco], duca di Baviera-Landshut, e di Margarete d’Austria († 1447);
1445-79, duca di Baviera-Ingolstadt;
1450-79, duca di Baviera-Landshut;




Albrecht IV [il Saggio]
Albero genealogico

(Munich 1447 - Munich 1508)
figlio di Albrecht III [il Pio] e di Anna von Braunschweig-Grubenhagen;
1467-1508, duca di Baviera-Monaco;
[con il fratello Sigmund e poi da solo, cercando invano di estendere i confini fino a Ratisbona.]



1504-08, duca di Baviera-Ingolstadt u.Landshut;
1505-08, duca di Baviera;
[dopo aver riunito i domini]







1472
IMPERO OTTOMANO
Mehmet II [Fatih - il conquistatore]
 

(1432 - 1481)
figlio di Murad II;
1444-46/1451-81, sultano;
sale al trono dopo aver fatto uccidere il fratello neonato Ahmet;
[Poiché il trono si eredita senza rispettare la regola dell'anzianità, la legge del fratricidio assume così valore giuridico.]
nel 1454 Costantinopoli [Kostantiniye, Istanbul 500 anni dopo] diventa capitale dell'impero.
nel 1460 liquida il despotato di Morea, uno degli ultimi possessi bizantini;
nel 1461 liquida l'impero di Trebisonda, uno degli ultimi possessi bizantini;
nel 1463 inizia con Venezia una lunga guerra per i predominio del Mediterraneo orientale; attacca diverse volte Scanderbeg in Albania senza tuttavia sconfiggerlo;
nel 1468, alla morte del principe albanese Giorgio Castriota [Scanderbeg], l'Albania viene sostanzialmente sottomessa e i familiari e seguaci del principe devono rifugiarsi in Italia;





1472
-


1472
REGNO di CIPRO e di GERUSALEMME
Giacomo II [il Bastardo]  

(Nicosia 1440 ca - 1473)
figlio naturale di Giovanni II di Lusignano;
1460-73, re di Cipro e di Gerusalemme;
[dopo aver spodestato, con l'aiuto del sultano di Egitto, la sorella Carlotta ed il marito Luigi di Savoia, costretti all'esilio.]
nel 1464 riesce a scacciare i genovesi da Famagosta [qui ormai da un secolo];
1472
temendo che la sorella Carlotta trasmetta i diritti reali alla casa di Savoia, si allea con Venezia grazie anche al matrimonio con Caterina Cornaro (Venezia 1454-1510)
nobildonna veneziana discendente da una famiglia che ha costruito nel Levante la sua fortuna economica;




1472
-





1472
RUSSIA
Ivan III [il Grande]
Albero genealogico
(Mosca 1440 - 1505)
figlio di Basilio II [il Cieco] ;
1449, già co-reggente del padre;
1462-1505, gran principe di Mosca;
continua con esito favorevole la politica di unione delle terre russe già iniziata dai suoi predecessori, superando l'ostilità della Lituania e dell'Orda d'Oro;

 
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1472
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1472
Moldavia
Stefano III [il Grande]
(n. 1433 ca - m.1504)
figlio del principe Bogdan II della stirpe dei Musat;
1451, dopo la morte del padre, ucciso dal fratello Pietro III Aron, intraprende con quest'ultimo una lunga guerra;
1457-1504, voivoda di Moldavia;
grazie anche all'appoggio di Vlad III di Valacchia;
nel 1467, con la battaglia di Baia, ferma l'attacco degli ungheresi;
nel 1469, con la battaglia di Lipnik, ferma l'attacco dei tatari;

 
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1472
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1472
REGNO di FRANCIA
Luigi XI
Albero genealogico
(Bourges 1423 - Plessis-les-Tours 1483)
figlio di Carlo VII [il Vittorioso] e di Maria d'Angiò;
incaricato del governo del Delfinato, agisce con durezza ed energia; per aver poi partecipato ad una rivolta di nobili contro il padre deve esulare per cinque anni alla corte di Federico III [il Buono];
1461-83, re di Francia;
salito al trono, mette da parte i consiglieri del padre e si circonda soltanto di persone fedeli tratte dalla borghesia o dalla piccola nobiltà (Philippe de Commynes e Jean de Balue) trovandosi ovviamente di fronte l'opposizione dei grandi feudatari;
nel 1465, la "Lega del bene pubblico", che vede coalizzati contro di lui il fratello Carlo, i duchi di Borbone e di Bretagna e Carlo [il Temerario], lo costringe ad alcune cessioni, con i trattati di Conflans e di Saint-Maur;
nel 1468 ha ragione del duca di Bretagna ma non di Carlo [il Temerario] che lo obbliga al duro trattato di Péronne;




Primo ministro
[Sovrintendente delle Finanze]
-
Cancelliere-Guardasigilli
-
Segretario di stato agli Affari Esteri
-
 
1472
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1472
ducato d’Angiò
Renato I [il Buono]
Albero genealogico

(Angers 1409 - Aix-en-Provence 1480)
secondogenito di Luigi II duca d'Angiò e di Iolanda figlia del re di Aragona;
1417, succeduto al padre, viene affidato allo zio materno Luigi, cardinale e duca di Bar; sposa in seguito Isabella figlia di Carlo II di Lorena;
1430-80, duca di Bar;
1430, eredita il ducato dallo zio cardinale Luigi;
1431-53, duca di Lorena;
1431, muore il suocero; pur dovendo diventare signore della regione, deve affrontare l'opposizione di Antonio di Vaudémont (appoggiato dal duca di Borgogna) che lo sconfigge e lo prende prigioniero a Bugnéville dove rimane in queste condizioni fino al 1432;
1434, l'imperatore Sigismondo suggella il suo diritto sulla Lorena;
1434-80, duca d'Angiò e conte di Provenza;
eredita l'Angiò dal fratello Luigi III;
1434-80, re di Sicilia (titolare);
nel 1437, dopo essere stato prigioniero dal 1435 (già una prima volta nel 1431-32) del duca di Borgogna, ottiene la libertà (e il possesso della Lorena) solo grazie ad un enorme riscatto in danaro e in città;
sbarcato nel 1438 nell'Italia meridionale vi si trattiene cercando di aver ragione di Alfonso V d'Aragona;
nel 1442, non riuscendo ad aver ragione di Alfonso V d'Aragona, dall'Italia meridionale si ritira in Francia mantenendo però il titolo regio;
nel 1453, dopo aver combattuto con Carlo VII nell'ultimo periodo della guerra dei cent'anni fino alla definitiva conquista della Normandia, varca nuovamente le Alpi, in difesa dei suoi vecchi alleati italiani, Firenze e Milano, impegnati contro Alfonso di Napoli nella speranza di occupare il regno;
non potendo far nulla, torna in Francia: cede la Lorena al figlio Giovanni, sposa in seconde nozze Giovanna di Laval e si ritira in Provenza al cui governo si dedicherà negli anni seguenti;
dal 1454 si dedica ormai al solo governo della Provenza;
nel 1454 viene coinvolto nelle iniziative politiche del figlio Giovanni che cospira contro Luigi XI aderendo alla lega del bene pubblico (comporterà la confisca del ducato d'Angiò);

Livre du Coeur d'Amour Epris (1457, opera allegorica; libro fatto illustrare e illustrato da egli stesso con miniature di grande bellezza, come il suo salterio e vari Libri d'Ore)
Mortifiement de Vaine Plaisance (opera morale);





1472
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1472
ducato di Borgogna
Carlo [il Temerario]
Albero genealogico
(Digione 1433 - Nancy 1477)
figlio di Filippo III [il Buono] e di Isabella di Portogallo;
come erede del ducato porta il titolo di "conte di Charolais" e, come tale, disapprovando l'ultima politica paterna di distensione nei confronti del regno di Francia, fomenta e capeggia la Lega del bene pubblico che sfocia nella guerra conclusasi con la sconfitta francese dopo un assedio di Parigi;
1467-77, duca di Borgogna, conte di Fiandra, conte di Artois;
succeduto al padre, inizia una politica energica ma anche avventata; il suo duplice scopo:
- comprimere la potenza del suo odiato congiunto Luigi XI di Francia;
- creare un grande regno occidentale indipendente;
in effetti egli è per alcune terre (Brabante, Hainaut, Franca Contea) vassallo del Sacro Romano Impero mentre per altre (Borgogna e Fiandra) vassallo del re di Francia;
nel 1468 è obbligato da Carlo [il Temerario] al duro trattato di Péronne;
nel 1469 acquista il langraviato dell'Alta Alsazia vendutogli da Sigismondo del Tirolo;



 
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1472
-



 
1472
ducato di Savoia
Amedeo IX [il Beato]
Albero genealogico
(Thonon-les-Bains, Alta Savoia 1435 - Vercelli 1472)
figlio di Ludovico e di Anna di Lusignano;
viene educato dal francescano Fauzone di Mondovì che poi diventa pure suo consigliere;
1452, ha come appannaggio le signorie di Bourg in Bresse e di Vaud;
1453, sposa Yolande di Valois, sorella di Carlo VII di Francia;
1463, è nominato dal padre luogotenente in tutti i suoi affari;
1465-72, duca di Savoia;
religioso, epilettico, lascia il governo dello stato alla moglie che si batte per assicurare la successione ai figli; tutta la politica sua e della moglie sarà incentrata sul mantenimento del possesso del Vercellese insidiato dai marchesi del Monferrato, da Galeazzo Maria Visconti e dal proprio fratello Filippo di Bresse;
nel 1466 abbraccia le parti di Luigi XI mentre i suoi fratelli, i conti di Bresse e di Romont, si pronunciano per la "lega del Ben pubblico";
nel 1467, alla fine della guerra, governata dal conte di Bresse contro il marchese di Monferrato e contro il duca di Milano, egli rinuncia alle sue pretese su Valenza ma rimangono ferme le convenzioni antiche che il marchese di Monferrato nega di riconoscere;
nel 1468, dopo il trattato di Peronne, fa visita a Parigi al re Luigi XI appena liberato;
nel 1469, radunati gli Stati generali, istituisce una reggenza presieduta dalla moglie;
nel 1470, quando Yolande di Valois comincia a comandare, il conte di Bresse prende le armi obbligando la corte a lasciare Chambéry e rifugiarsi a Montméllian (Mommellano);
nel 1471 lascia per sempre la Savoia e si ritira a Vercelli;
1472
Marzo
30
, dopo la morte improvvisa a Vercelli, diventa oggetto di culto popolare
[per la sua canonizzazione si adopererà molto san Francesco di Sales presso Paolo V; 1623, morto il vescovo, Maurizio di Savoia prenderà a petto la cosa come del resto altri principi della famiglia ma le guerre e i decreti di Urbano VIII sul culto immemorabile impediranno che la causa di canonizzazione prosegua; solo nel 1677 sarà fatto beato da Innocenzo XI].







Filiberto I [il Cacciatore]
Albero genealogico
(Chambery 1465 - Lyon 1482)
figlio di Amedeo IX [il Beato] e di Yolande di Valois;
1472-82, principe di Piemonte
1472-82, conte di Aosta, Maurienne e Nizza
1472-82, duca di Savoia;
[a 7 anni]







 
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1472
-




1472
REGNO d'INGHILTERRA
Edward IV
Albero genealogico

(Rouen 1442 - Westminster 1483)
figlio di Riccardo di York e di Cicely Neville;
1455-85, guerra delle due rose;
1460, alla morte del padre diviene il pretendente degli York al trono;
1461-83, re d'Inghilterra;
grazie all'aiuto del suo valoroso cugino Richard Neville conte di Warwick;
nel 1464 sposa segretamente Elizabeth Woodville;
nel 1470 la sua politica favorevole alla Borgogna e ostile alla Francia provoca il passaggio del conte di Warwick ai Lancaster, per cui è costretto a fuggire in Olanda mentre il potente cugino, alleato con suo fratello Giorgio duca di Clarence, rimette sul trono Enrico VI;
nel 1471 fa ritorno in Inghilterra a capo di un forte esercito;







Riccardo di Gloucester
Albero genealogico

(Fotheringay, Castle, Northamptonshire 1452 - Bosworth 1485)
undicesimo figlio di Riccardo di York e di Cicely Neville;
1455-85, guerra delle due rose;
1461-83, duca di Gloucester;



1483-85, re d'Inghilterra (Riccardo III);







1472
1455-85 "guerra delle due rose": guerra civile tra i Lancaster (rosa rossa) e gli York (rosa bianca);

«guerra delle due rose»
o
Wars of the Roses
(Guerre delle rose)
1455-1485
Inghilterra:
- Lancaster (rosa rossa)
- York (rosa bianca)

La causa profonda è il dissesto economico e politico dopo la definitiva sconfitta subita nella guerra dei cent'anni.

1472




a

1472
REGNO di SCOZIA
James III
Albero genealogico

(Stirling 1453 - Milltown 1488)
figlio di Giacomo II Stuart e di Mary di Guelders;
1460-88, re di Scozia;
succeduto ancora fanciullo al padre;
nel 1469 sposa Margherita di Danimarca ottenendo in dote le Shetland e le Orcadi;
nel 1471 deve affrontare ricorrenti sedizioni e congiure, suscitate dalla nobiltà che lo accusa pretestuosamente di circondarsi di consiglieri mediocri e volgari;

1472
1455-85, guerra delle due rose (schierato con i Lancaster.)

a

1472
REGNO di DANIMARCA e REGNO di NORVEGIA
Christian I
Albero genealogico
(Oldenburg 1426 - Copenhagen 1481)
figlio di Dietrich [il Fortunato], conte von Oldenburg, e di Adelheid von Oldenburg-Delmenhorst;
1448-81, conte von Oldenburg;
1448-81, re di Danimarca (Christian I);
eletto su designazione del Rigsraad (gran consiglio), diviene il capostipite della dinastia di Oldenburg;
1450-81, re di Norvegia;
1457-64, re di Svezia;
appena eletto in Svezia, le sue mire accentratrici si scontrano subito con le spinte autonomistiche, rappresentate soprattutto dalla chiesa;
1459-81, conte di Schleswig e Holstein;
nel 1464, dopo le spinte autonomistiche rappresentate soprattutto dalla chiesa, la Svezia si stacca dall'unione;
nel 1471 tenta di recuperare il trono svedese ma viene sconfitto a Brunkeberg;





1474-81, duca di Schleswig e Holstein;






1472
-



1472
REGNO di PORTOGALLO
Alfonso V [l'Africano]
Albero genealogico
(Sintra, Lisbona 1432 - 1481)
figlio di Edoardo I e di Eleonora di Aragona;
1438-81, re di Portogallo;
1440-48, sotto la reggenza dello zio dom Pedro;
nel 1448 sposa sua cugina Isabella (figlia dello zio dom Pedro) e prende in mano il governo del paese;
Nel 1449, nella battaglia di Alfarrobeira, vince lo zio dom Pedro;
nel 1455 muore la moglie Isabella;
nel 1460 muore lo zio Enrico [il Navigatore] duca di Viseu ma l'opera di esplorazione continua, anche se egli preferisce impegnarsi in una onerosa azione di conquista antimusulmana in Marocco;
nel 1471 prende Tangeri e Arzila in Marocco;




1472
-


1472
REGNO di NAVARRA e REGNO di ARAGONA
Albero genealogico

(Medina del Campo 1397 - Barcellona 1479)
figlio di Ferdinando I e di Eleonora di Castiglia;
1415-16, viceré di Sicilia;
1425-79, re di Navarra;
succeduto alla morte di Carlo III [il Nobile], padre di sua moglie Bianca;
nel 1435 partecipa alla spedizione del fratello Alfonso V il Magnanimo per la conquista di Napoli ma viene catturato a Ponza e condotto a Milano dove riconquista la libertà grazie a Filippo Maria Visconti;
nel 1441, alla morte della moglie Bianca, nega al figlio Carlo, principe di Viana, il diritto di succedere alla madre sul trono di Navarra come previsto dal testamento della stessa sovrana;
nel 1447 si risposa con Giovanna Enriquez, figlia dell'ammiraglio di Castiglia, ed i rapporti con il figlio Carlo, avuto dalla prima moglie Bianca, peggiorano ulteriormente; dal nuovo matrimonio nasce Ferdinando, futuro sposo di Isabella di Castiglia; lo scontro tra padre e figlio è inevitabile ma Carlo ha la peggio e, diseredato a favore della sorella Eleonora (moglie di Gastone IV di Foix), fugge a Napoli;
1458-79, re d'Aragona;
succeduto al fratello Alfonso V il Magnanimo nel regno con esclusione della Sicilia; richiama il figlio Carlo dall'esilio ma, preoccupato dalle simpatie e preferenze che egli riscuote, lo fa imprigionare; la Catalogna si ribella;
nel 1461 la Catalogna insorge nuovamente;
nel 1462, per sedare la rivolta in Catalogna, si allea con Luigi XI di Francia cui cede il Rossiglione e la Cerdaña; allora i catalani offrono la corona della loro terra a Enrico IV di Castiglia e a Pietro di Portogallo, trovando finalmente un capo che sembra guidare la rivolta alla vittoria in Giovanni di Calabria, figlio di Renato d'Angiò;





1472
caduta di Barcellona: solo ora la Catalogna viene definitivamente domata;



1472
REGNO di CASTIGLIA e di LÉON
Enrico IV [l'Impotente]
Albero genealogico

(Valladolid 1425 - Madrid 1474)
figlio di Juan II e di Maria d'Aragona;
sposa in prime nozze Bianca di Navarra ma la chiesa scioglie il vincolo perché il matrimonio non è consumato; le accuse di impotenza [oggi ritenute dagli storici prive di fondamento e strumentali] non si contano;
1454-74, re di Castiglia e di Léon;
divenuto re cerca intese e accordi pacifici con la Francia, la Navarra e l'Aragona;
nel 1457, pur arrivando fino alle mura di Granada, la spedizione contro i musulmani non approda a nulla;
nel 1462 la lega di Tudela torna a sollevarsi, contestando la legittimità dell'erede al trono, Giovanna, e pretendendo che egli riconosca suo erede il fratello Alfonso;
nel 1465, nella cosiddetta "farsa di Ávila", viene incoronato il fratello Alfonso XII;
nel 1468 Alfonso XII muore e i ribelli ripetono l'offerta a Isabella, la futura regina cattolica, sorella del re; costei rifiuta l'immediata accettazione della corona, ma si fa riconoscere erede legittima (trattato di Los Toros de Guisando);


1472
-




1472
Monferrato
Guglielmo VIII Paleologo
Albero genealogico
(† Casale Monferrato 1483)
figlio del marchese Giangiacomo Paleologo e di Giovanna di Savoia;
1448, dopo aver servito Francesco Sforza, riceve in cambio la signoria su Alessandria e su altre città;
1450, il fratello Bonifacio III, premuto dalle mire dei Savoia e da quelle dei duchi di Milano, riconsegna Alessandria a Francesco Sforza;
1452, passato al servizio di Alfonso [il Magnanimo], milita in Lombardia e in Piemonte;
1454, dopo la pace di Lodi si riavvicina allo Sforza, temendone la potenza;
1464-83, marchese di Monferrato;
dopo aver ereditato la marca dal fratello Giovanni IV;
da questo momento pensa solo a garantirsi, mediante l'alleanza con il ducato di Milano, contro l'espansionismo dei Savoia;
nel 1468 è nominato capitano generale delle truppe lombarde da Galeazzo Maria Sforza (che pensa così di ereditare da lui la marca) cerca di garantirsi, mediante l'alleanza con il ducato di Milano, contro l'espansionismo dei Savoia;










 
1472
-


1472
REPUBBLICA DI GENOVA
"Compagna Communis Ianuensis"
[I dedizione alla Signoria Sforzesca
(1464 16 apr - 28 apr 1477)
Governatore
Giovanni Pallavicino
marchese di Scipione
(1471 3 gen - 1° lug 1473)

1472
-


1472
ducato di Milano
Galeazzo Maria Sforza
Albero genealogico
(Fermo, Ascoli Piceno 1441 - Milano 1476)
primogenito di Francesco Sforza e di Bianca Maria Visconti;
1465, ricevuta un'educazione militare, combatte in Francia con Luigi XI contro la Lega del bene pubblico;
1466-76, duca di Milano;
tornato a Milano alla notizia della morte del padre, entra subito in conflitto con la madre;
nel 1468 la madre muore misteriosamente, forse avvelenata, mentre è in viaggio verso Cremona dove il figlio l'ha confinata;
sposa Bona di Savoia, cognata del re di Francia;
pur assistito dal valido consigliere Cicco Simonetta, gode tuttavia di scarsa popolarità a causa della sua politica dissipatrice e dei suoi atteggiamenti contraddittori, spesso violenti;






 
1472
-



1472
REPUBBLICA DI VENEZIA
"La Serenissima"
Nicolò Tron
(Venezia 1399 – Venezia, 28 lug 1473)
figlio di Luca Troncon o Trono e di Lucia Trevisan;
1471-73, doge di Venezia; [68°]



- nunzio pontificio: ? (? - ?)
- ambasciatore di Spagna: ? (? - ?)

1472
guerra veneto-turca (1463 - 1479)


All'inizio della nuova campagna vengono rinvigorite le forze facendo salire sopra ciascun legno dieci stradiotti [soldati a cavallo muniti di armi leggere, velocssimi al corso, di solito provenienti dalla Dalmazia e dalle coste della Morea] dirigendo il viaggio verso l'Anatolia.
Approdata l'armata all'isola di Lesbo, veleggia poi verso Pergamo che viene depredata delle sue ricchezze, i suoi abitanti messi infuga o uccisi e disfatto un grosso corpo di soldati turchi che inseguiti dagli stradiotti (uno scudo per ogni testa ha promesso il generale) vengono decimati. Giunte all'armata 17 galee di Napoli condotte dal comandante Requesenz sono occupate ed incendiate molte terre della Caria [tra cui Alicarnasso, famosa per il suo mausoleo] da dove sono asportate molte persone e molto bestiame.
Rinvigorita l'armata con 10 galee pontificie che con le due dei Cavalieri di Rodi forma adesso un poderoso corpo di 85 galee, viene decisa l'espugnazione della città di Attalia (famosa per re Attalo) [ora Settelia]. Inviate dieci galee sotto il comando del provveditor Vettor Soranzo per rompere la catena del porto e per occupare la parte rivolta al mare, viene incaricato il provveditor Stefano Malipiero di dare l'assalto da terra per cui egli spedisce la cavalleria a occupare la sommità dei colli vicini.
Occupati e saccheggiati i borghi dalle truppe terrestri, si tenta l'assalto alla città, ma colpito da un sasso il comandante di Rodi e giratasi la direzione del vento che spinge ora il fuoco verso gli assalitori, le milizie si ritirano presso le navi.
Alla fine, dopo una consultazione, i comandanti decidono di devastare il territorio e di portare l'armata in luogo sicuro; mentre questa fa ritorno a Rodi le galee di Napoli vengono licenziate per l'avanzata stagione, per riunirsi in seguito alla prossima campagna come fanno quelle del papa. Le pontificie, prima della loro partenza, acconsentono a seguire il consiglio di Pietro Mocenigo di espugnare Smirne, lasciata dai turchi senza difesa. Passata a tale scopo l'armata a Psarà, isola incolta, arriva dopo tre giorni a Smirne. Gli abitanti, alla vista dei cristiani, fuggono dalla città lasciando oro e merci. Alla notizia del loro arrivo era corso in aiuto di Smirne Malabano Sorbassi, cioè il governatore della provincia, con molta gente raccolta in fretta, ma è sconfitto dagli stradiotti con molto spargimento di sangue e poi dalle milizie che restano. Riesce con molta fortuna a salvarsi la vita perché ritornati a Smirne i soldati distruggonoo il territorio completamente lasciando solo cenere. Occupato con la stessa facilità il castello di Clasomene, situato nell'ultimo seno di Smirne, il generale si ritira con l'armata in Napoli di Romania per disporre le cose per la prossima campagna.
Si presenta nel frattempo dinanzi al gen. Pietro Mocenigo un giovane siciliano il quale gli espone che essendo caduto in mano ai turchi durante la perdita di Negroponte e da essi condotto schiavo a Gallipoli, egli ha con attenzione osservato che si potrebbero facilmente incendiare i magazzini dell'armata nemica: gli basterebbero soltanto alcuni compagni fidati e una barca. Accettata con entusiasmo la sua proposta, gli viene data una barca coperta di frutta ma piena al di sotto di materiale bituminoso e sulfureo.
Addentratosi il giovane con i compagni nello stretto dei Dardaneli ed ottenuto come mercanti il permesso d'ingresso alla fortezza di Gallipoli, durante la notte riescono ad incendiare il materiale occorrente all'allestimento di cento galee; poiché desiderano terminare l'opera dando fuoco all'armata, si sbilanciano un po' troppo e vengono scoperti. Inseguiti, mentre uno di nazionalità dalmata decide di morire con le armi in pugno, uccidendo prima due turchi, gli altri sono catturati e inviati alla Porta. Condotti alla presenza di Mehmet II, vengono da lui stesso personalmente interrogati e, alla fine, tutti segati a metà.
Non potendo il senato disporre atti di liberalità verso l'autore del grande gesto, spedisce a Messina 2500 ducati affinché siano dispensati ai suoi eredi.
Il senato, conclusa nella città di Perona una lega con Carlo duca di Borgogna e signore della Germania inferiore, spera ora nell'alleanza con Ussan Cassane re di Persia a cui è stato inviato Caterino Zen; avendo pure il re inviato un suo ambasciatore a Venezia, altri due vengono eletti dal senato, Ambrogio Contarini e Giosaft Barbaro, che ben conosce la lingua persinaa, con ordine di passare in Persia conducendo con loro i Maestri per fondere artiglierie e cento bombardieri per maneggiarle; condizione richiesta soprattutto dai persiani per resistere alle armi dei turchi. Il senato ordina anche al gen. Pietro Mocenigo di tenersi pronto per accorrere in aiuto dei persiani se fosse necessario.
Ricevuto il comando, il gen. Pietro Mocenigo pensa di agire nel comune interesse aderendo alle richieste dei principi Caramani, Piramet e Cassambet, confederatisi con i persiani, dopo essere stati spogliati dai turchi del loro stato, per recuperarlo.
Passato alle marine della Caramania, mentre Cassambet sta combattendo la città di Seleucia, il gen. Pietro Mocenigo viene assicurato da un ambasciatore caramano che espugnato Sechino sarebbe facile espugnare le altre piazze. Inviato a Cassambet il provveditore Vettor Soranzo per decidere sul da farsi e fissato lo stesso obiettivo, manda in avanscoperta Coriolano Scepione il quale riferisce trovarsi la città su di un monte, lontano due miglia dal mare ma con deboli mura e, per quanto si capisce, difese da gente indisciplinata. Costretto alla resa il comandante Mustafà assieme agli abitanti, il gen. Pietro Mocenigo consegna la piazza ad Isusso comandante del caramano.
Caduto Sechino, non è difficile la caduta di Corico anche se munita di un scelto presidio composto da giannizzeri al comando di Ismaele.
Cade anche Seleucia [costruita da Seleuco successore di Alessandro] venendo così restituito ai principi Caramani lo stato con un unico vantaggio per i veneziani: la gloria per averlo sottratto ai turchi.
[giannizzeri: milizie del re; scelti tra gli schiavi di 10 o 15 anni o rapiti con violenza dalle terre cristiane, vengono poi imbevuti della dottrina ottomana e, mantenuti dal re, finiscono col costituire il nervo degli eserciti turchi o diventano custodi delle porte reali]

Giunge a Venezia la notizia delle nozze concluse, grazie a Andrea Cornaro relegato in Cipro, del re Giacomo di Lusignano († al principio dell'estate 1473 di male oscuro, a soli 33 anni) con Caterina Cornaro, figlia del cavaliere Marco fratello di Andrea, con una dote di 100.000 ducati.
Questa unione, pur utile al re di Cipro per impegnare Venezia nella difesa del proprio regno, è utile pure ai veneziani per le sue conseguenze.

Settembre
20
, la sposa Caterina Cornaro viene prelevata dal doge nel Bucintoro e poi condotta a Cipro sulla galea di Girolamo Diedo, una di quelle destinate al viaggio di Baruti.
Astorre da Faenza morendo lascia alla repubblica la tutela dei propri figli.

 




1472
Firenze
Lorenzo de' Medici [il Magnifico]
Albero genealogico
(Firenze 1449 - 1492)
figlio del banchiere fiorentino Piero e di Lucrezia Tornabuoni;
1466, inizia l' avventura dell'allume che sarà uno dei motivi principali del crollo di casa Medici;
1469-92, signore di Firenze;
alla morte del padre ha solo 21 anni ed è quindi costretto ad affidarsi all'esperienza di Francesco Sassetti che finisce per diventare l'arbitro assoluto dell'impero economico di famiglia;
 
1472
-


1472
REGNO di NAPOLI e REGNO di SICILIA
Ferdinando I o Ferrante
Albero genealogico

(1431 ca - Napoli 1494)
figlio naturale di Alfonso V [il Magnanimo];
1443-58, duca di Calabria;
[titolo spettante tradizionalmente agli eredi al trono di Napoli.]
nel 1445 sposa Isabella di Chiaramonte;
1454, con la pace di Lodi egli intende mantenere per la penisola lo status quo consacrato;
1458-94, re di Napoli;
succeduto in base alle disposizioni testamentarie del padre, l'ascesa al trono gli viene contestata da più parti:
- da papa Callisto III, signore feudale del regno di Napoli che si rifiuta di riconoscere i diritti di un bastardo;
- da molti baroni favorevoli ad appoggiare le pretese angioine al trono napoletano;
alla morte di Callisto III viene invece riconosciuto dal successore Pio II, cui sta a cuore la pacificazione dei cristiani per poter rilanciare la crociata contro gli ottomani;
il riconoscimento avviene però previa cessione della città di Benevento e corresponsione puntuale del censo che il regno deve alla curia;
non cessa invece l'opposizione dei nobili filoangioini, appoggiati da Genova, che invitano nel napoletano Giovanni d'Angiò perché vi faccia valere i suoi diritti, e al suo fianco si schierano due codottieri illustri, Iacopo Piccinino e Sigismondo Malatesta;
l'intervento di Francesco Sforza al fianco di Ferdinando, l'appoggio di Pio II, l'aiuto apportato dal principe albanese Giorgio Scanderberg salvano il trono aragonese;
nel 1465 cessa ogni resistenza baronale e angioina;
sua figlia Leonora va in sposa a Ercole I d'Este, duca di Ferrara, mentre una sua figlia naturale sposa Leonardo della Rovere, nipote di Sisto IV;
nel 1467 sottoscrive insieme con Milano, Firenze e il papa una lega difensiva che lo assicura contro Venezia;






Alfonso II
Albero genealogico

(Napoli 1448 - Mazzara, Messina 1495)
figlio di Ferdinando e di Isabella di Chiaromonte;
1458-94, duca di Calabria;
nel 1465, riprendendo la politica di riavvicinamento ai duchi di Milano, sposa Ippolita Maria figlia di Francesco Sforza;




1494-95, re di Napoli;




Renato I [il Buono]
Albero genealogico

(Angers 1409 - Aix-en-Provence 1480)
secondogenito di Luigi II duca d'Angiò e di Iolanda figlia del re di Aragona;
1430-80, duca di Bar;
1431-53, duca di Lorena;
1434-80, duca d'Angiò e conte di Provenza;
eredita l'Angiò dal fratello Luigi III;
1434-80, re di Sicilia (titolare);
sbarcato nel 1438 nell'Italia meridionale vi si trattiene cercando di aver ragione di Alfonso V d'Aragona;
nel 1442, non riuscendo ad aver ragione di Alfonso V d'Aragona, dall'Italia meridionale si ritira in Francia mantenendo però il titolo regio;




– vedi sopra –




1472
-
a




Battista Dell'Ottonaio [l'Araldo] (Firenze 1472-1527) drammaturgo italiano, seguace del Savonarola;
L'ingratitudine (1520).

Bebel, Heinrich (1472-1518) professore di teologia a Tubinga
Facetiarum libri tres (Straburg 1508-1512, tradotti in tedesco per la prima volta nel 1589, 500 aneddoti ironici sulla vita dissoluta dei monaci, religiosi e suore).

Beroaldo, Filippo detto il Giovane (Bologna 1472-Roma 1518) umanista italiano, nipote di Beroaldo il Vecchio, fu prefetto della Biblioteca Vaticana sotto Leone X;
Annali di Tacito (1515, editio princeps dei primi 6 libri, pubblicati dopo il loro ritrovamento nel monastero di Corvey)
Carmina (tre libri)
Epigrammata (1530).

Cranach, Lucas [il Vecchio] (Kronach, Franconia 1472-Weimar 1553) pittore e incisore tedesco: "serpente alato e le iniziali LC", amico di M. Lutero, specialista di nudità pagane e autore di molti frontespizi; di oltre un migliaio di quadri provenienti dal suo atelier ("fabbrica") nessuno storico dell'arte è ancora in grado di determinare con assoluta certezza ciò che appartiene alla mano del maestro
Passionale Christi et Antichristi (illustratore del pamphlet).

Ottonaio, Battista dell' (Firenze 1472-1527) poeta e commediografo italiano
Vita e morte di san Giovanni
L'ingratitudine (1520)
I due rivali o Filogenia (tratta dalla quinta novella della V giornata del Decameron).

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«segue da 1471»
1472,
Milano, si costituisce una società tra un prete, un maestro di scuola, un professore, un avvocato, un medico e uno stampatore, i cui soci non si limitano a finanziare lo stampatore, ma costituiscono un consiglio editoriale che deve decidere la scelta dei libri da pubblicare e fissarne il prezzo.
Foligno, Johann Neumeister di Magonza stampa la prima edizione della Divina Commedia di Dante;
Verona, viene stampato, con incisioni di un artista locale, il primo libro illustrato: De re militari di Valturio; Augusta, nella locale abbazia dei SS Ulrico e Afra [collegata con Subiaco, presso Roma] viene fondata una stamperia.
il vescovo di Siponto Niccolò Perotti, scandalizzato della pessima edizione di Plinio realizzata a Roma dai primi tipografi tedeschi ivi operanti, Sweynheym e A. Pannartz, auspica una commissione di eruditi che autorizzi preventivamente le edizioni dei classici.
Spagna:
l'agenzia che fornisce alla penisola iberica i suoi primi stampatori è la Grande Compagnia Commerciale di Ravensburg (Svevia meridionale), la più grande impresa europea di importazione ed esportazione del Quattrocento.
Vaencia, Aragona, il suo direttore, tedesco, impianta una stamperia servita da tre suoi connazionali:
. Lambert Palmart di Colonia (rimane a Valencia);
. Johann von Salzburg di Salisburgo (va a Baecellona);
. Paul Hurus di Costanza (va prima a Barcellona e più tardi a Saragozza).
- Castiglia: riceve i primi torchi dall'Aragona, rispetto alla quale è molto arretrata, sia dal punto di vista economico che da quello culturale;
- Burgos: l'antica capitale è ancora centro politico ed ecclesiastico del regno;
- Salamanca e Alcalá, le due sedi d'università, e
- Siviglia, il grande emporio del commercio con il Nuovo Mondo, diventeranno sede, prima della fine del secolo, di fiorenti stamperie.
«segue 1473»

Monte dei Paschi

1472, 4 marzo, per volontà del Comune viene fondato il Monte della Pietà di Siena (1471 secondo il calendario senese);
nasce come strumento "laico", emanazione delle magistrature repubblicane, e dunque alternativo anche se nella stessa linea d'impegno dei monti di pietà gestiti dai frati Minori Osservanti, che si sono diffusi nel Rinascimento per combattere l'usura e aiutare le classi meno facoltose;
esercita credito su pegno al tasso annuo del 7,50% utilizzando fondi di provenienza pubblica (le gabelle del vino e dei terreni demaniali);
la sede (ancora attuale) è la Rocca dei Salimbeni già espropriata nel 1419 dalla Repubblica senese insieme agli altri beni della potente (ma caduta in disgrazia) famiglia toscana che nel corso del Medioevo ha già svolto attività bancaria tra quelle mura;
1483-84, il monte eroga 7.392 prestiti per una somma complessiva di 7.500 fiorini;
«segue 1568»

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