ATENE
307, Demetrio
Poliorcete, figlio del diadoco Antigono
Monoftalmo, libera Atene da Cassandro
e vi restaura la democrazia;
302, battuto Cassandro,
Demetrio Poliorcete costituisce in Grecia
una lega di città libere.
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309-300 a.C.
Tra il 301 a.C.
(data alla quale si interrompe la parte che ci rimarrà
dell'opera di Diodoro
Siculo) e il 221 a.C. (inizio delle
storie di Polibio)
non ci rimarrà alcun resoconto storico continuato.
[Non solo non avremo le opere storiche ellenistiche ma anche dell'opera
di Tito
Livio ci mancherà la seconda deca, che riguarda
il periodo dal 292 al 219 a.C..
Forse non è un caso.
La tradizione ci conserverà la storia della Grecia classica
e quella dell'ascesa di Roma, dei periodi cioè che rimarranno
un punto di riferimento culturale nel tardo periodo imperiale
e nel Medio Evo.
La storia del secolo della rivoluzione scientifica sarà
dimenticata con il ritorno della civiltà a uno
stadio prescientifico.
In secondo luogo quasi tutti gli scritti dell'epoca andranno
perduti. Le poche opere scientifiche rimaste ci saranno
trasmesse da Bizantini e Arabi.
L'Europa non conserverà nulla.
Qualcosa si recupererà nel XX secolo: pochi frammenti su
un papiro che si troverà a Ercolano sarà tutto ciò
che potremo leggere delle centinaia di libri scritti da Crisippo
che le testimonianze ci indicheranno come il maggior pensatore
dell'epoca; un'opera fondamentale come il trattato Sul metodo
di Archimede
sarà ritrovata nel 1906 da Heiberg
in un palinsesto, e grazie a rinvenimenti papirologici potremo
leggere Menandro,
ma si tratterà di pochi casi fortunati.
È alquanto strano che la stessa tradizione che ci conserverà
integralmente i 37 libri della Naturalis historia di
Plinio
[il Vecchio] trascuri di tramandarci
le poche fondamentali pagine del trattato Sul metodo
di Archimede!
Avremo l'opera di Varrone
sull'agricoltura e quella di Vitruvio
sull'architettura, ma non le loro fonti ellenistiche; avremo lo
splendido poema De rerum natura di Lucrezio
ma non le opere di Stratone
di Lampsaco che, secondo alcuni indizi, potrebbero
costituire l'inizio della vera scienza della natura.
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[Lucio
Russo, La rivoluzione dimenticata, Feltrinelli
1996.] |
IMPERO
MACEDONE |
332-304 a.C. |
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SIRIA e PALESTINA [provincia occidentale] |
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La lingua ufficiale è l'aramaico. |
EGITTO |
- Alessandro
Magno Dario III è
vinto a Isso da Alessandro.
- Filippo Arrideo
- Alessandro (figlio di Alessandro)
Alessandro visita l'Egitto e si reca
a Siwa dove l'oracolo di Ammone lo proclama faraone-dio. |
305-30 a.C.: Epoca tolemaica. |
- Tolomeo I
[Sotere] 305-282 a.C. |
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CINA
Periodo dei
Regni combattenti
(529-222 a.C.)
?
?-? a.C., imperatore della Cina;
continuano a succedersi sul trono i Chou,
a capo di un impero che è tale solo di nome.
È la volta del ? successore di Wen
Wang.
? a.C., Lo yang (valle del Lo), il sovrano celebra immancabilmente
i culti degli antenati, del Cielo e della Terra, seguendo formule
antiche di secoli; ma l'autorità dell'imperatore viene
esercitata solo su una minima parte del territorio cinese. Nel
rimanente regna l'anarchia. Ogni principe, ogni duca di un feudo
autonomo celebra il culto come gli pare.
Nel conglomerato di piccoli stati si distinguono tre stelle
di prima grandezza, i regni di:
- Ts'i;
- Ch'u (di derivazione
militare);
- Ts'in (di derivazione
aristocratica o feudale).
Seguono numerosi principati di minore importanza ma che svolgono
tutavia un ruolo politico e militare non trascurabile: Wei,
Chao, Han, Lu, Song, Yen,
Ch'in.
307 a.C., muore prematuramente e senza lasciare figli
anche Wu (naturalmente il guerriero,
il coraggioso), figlio di Huei Wen,
re del Ts'in, morto
tre anni prima. La successine difficile crea una grave crisi nello
stato dove inizia un periodo di equilibrio difficile, basato su
trattati garantiti sia da matrimoni sia dal sistema degli ostaggi
(un'abitudine molto strana, ma tra le più diffuse).
Wu-Ling,
325-298 a.C., re del Chao;
unico principato a rimanere indipendente, estraneo alla mischia
generale.
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– Anticlides (sec. IV
a.C.) storico, vissuto al tempo di Alessandro
Magno secondo quanto riporta Plutarco,
di cui parlano frequentemente autori posteriori.
Gli sono attribuite almeno quattro opere, ma nessuna si è conservata
in maniera integrale.
[Secondo la sua opinione i Pelasgi,
dopo aver colonizzato le isole di Lemno e Imbro nell'Egeo, si sarebbero
aggregati a Tirreno o Tyrsenos
- figlio del re di Lidia Atys - e avrebbero
partecipato alla spedizione dei Tirreni
verso le coste dell'Italia (Strabone,
V, 2, 4).
Egli presenta così un'assimilazione tra Pelasgi
e Tirreni, in un certo senso una combinazione
tra quanto sostenuto da Erodoto
ed Ellanico.]
– Antifane di Berge (sec.
IV a.C.) scrittore greco;
iniziatore di un genere di letteratura umoristica continuato da Luciano
con la sua Storia vera;
[Nella sua opera racconta storie inverosimili come quella
di una città del nord dove le parole che uscivano di bocca si
gelavano e potevano essere udite solanto all'epoca del disgelo. Probabilmente
egli intendeva parodiare il libro di viaggi di Pitea
di Marsiglia.]
– Dicearco da Messina
(sec. IV a.C) filosofo peripatetico greco, scolaro di Aristotele,
si applicò in varie discipline, politica, retorica, geometria;
delle sue opere non sono rimasti che scarsi frammenti;
Descrizione della terra
[Gli viene attribuita l'introduzione del primo parallelo.
In effetti, verso il 300 a.C., fa il primo passo verso la costruzione
della geografia matematica individuando un parallelo, elencando cioè
una successione di località poste tutte alla stessa latitudine,
da Gibilterra alla Persia.]
Vita della Grecia (storia della cultura greca)
in campo filosofico studiò principalmente il problema dell'anima:
[L'anima non esiste come sostanza indipendente dalla
materia corporea, ma è diffusa uniformemente in ogni parte dell'uomo;
essa inoltre risulta dall'armonica mescolanza dei quattro elementi costitutivi
del corpo ed è destinata a dissolversi con la morte fisica.
In coerenza con la con la sua concezione materialistica dell'anima,
egli afferma il primato della vita pratica sulla teoretica.]
Tripolitico (riprende il concetto aristotelico della costituzione
mista come forma ottima di governo).
– Pirrone di Elide (IV-III
sec. a.C.) filosofo greco, fondatore dello scetticismo;
[Pare sia stato allievo di Brisone
oppure di Euclide
di Megara o anche di Anassarco.]
Non lasciò alcuna opera ma le sue idee furono esposte e interpretate
dal massimo dei suoi scolari: Timone di Filunte.
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ROMA
309, in primavera marciano con
le legioni verso l'Etruria i consoli Quinto Fabio
Rulliano, comandante sperimentato nelle guerre sannitiche, e
Caio Marcio Rutilio, ma anche gli etruschi
hanno rinnovato le loro forze ottenendo un esercito fresco dalla loro
patria pronto a combattere davanti alla rocca di Sutri;
gli etruschi vengono sconfitti;
308, un'ultima resistenza viene
soffocata dal console Publio Decio, incaricato
della guerra in Etruria; gli etruschi chiedono
un armistizio, fissato in 40 anni, ma devono rinunciare a una striscia
di costa – presso l'odierna Porto Clementino (dove nel 181 a.C. sarà
fondata la colonia di Graviscae).
Da Tarquinia, Publio Decio passa nel territorio
di Volsinii che alla richiesta di sottomissione all'autorità
romana risponde con le armi, ma è solo l'ultimo disperato tentativo
perché la sua resistenza viene presto stroncata, e le altre città-stato
etrusche costrette a piegarsi all'autorità di Roma.
La calma completa regna nuovamente in Etruria.
L'Etruria è sottomessa.
Liberata da questo incubo, Roma può dedicare tutte le sue forze
alla fine della guerra sannitica. I sanniti
hanno infatti trovato nuovi alleati negli umbri
dell'Italia settentrionale, e nei marsi
e peligni dell'Italia centrale, senza contare
i volontari ernici.
Mancano soltanto quelli che potrebbero avere un peso decisivo sulla
bilancia: gli etruschi.
Quando però gli umbri allestiscono
un forte esercito, decisi a marciare direttamente su Roma per cingerla
d'assedio, anche nella vicina Etruria scoppiano torbidi.
Ma Roma regisce così prontamente alla dichiarazione di guerra
degli umbri che non si viene neppure a
un aiuto militare etrusco. A marce forzate infatti giunge con le sue
legioni dal sud Fabio Rulliano il quale
atterrisce gli umbri a tal punto che alcuni
preferiscono ritirarsi nelle loro città fortificate, altri sospendere
la guerra. Solo gli abitanti di una provincia assalgono con i loro soldati
i romani ma sono presto battuti e il giorno successivo sottomessi.
Fabio Rulliano prosegue con il suo esercito
domando le popolazioni minori ribellli del Lazio.
306, rinnovo del trattato romano-cartaginese;
305, dopo gravi devastazioni territoriali,
anche la campagna sannitica viene a soluzione. Il capo sannita Stazio
Gellio viene fatto prigioniero ed è presa Bovianum.
304, trattato di pace tra Roma e
i sanniti; la caduta della piazzaforte
principale mette termine alla seconda guerra sannitica durata vent'anni.
Roma, ben sapendo quale pericolo significherebbe un'alleanza di sanniti
ed etruschi, prende le necessarie misure
di sicurezza.
Fra l'Italia meridionale e il nord si dispone un forte sbarramento.
Nel territorio di confine tra l'Etruria e il Sannio venogno costruite
due strade militari, protette da fortificazioni e roccaforti:
- all'estremità settentrionale del lago Fucino sorge, rocca e
punto di forza dell'Italia centrale, Alba, con una
guarnigione di seimila coloni;
- sull'alto Liri, la rocca di Sora, con una legione
di quattromila uomini.
303-302, trattato fra Roma e Taranto;
302, in primavera scoppia una guerra
civile ad Arezzo, situata
nella Val di Chiana a sud-est dell'odierna Firenze, e città
etrusca fra le più importanti del nord-est insieme con
Perugia e Cortona.
La plebe si solleva per cacciare con le armi la potente famiglia dei
Cilnii (antichissima stirpe
di re etruschi, da cui nascerà Mecenate)
considerata troppo ricca.
[Il rapporto tra contadini-vassalli e i signori etruschi si è
fatto evidentemente più gravoso per i primi.]
Alla notizia di una "lotta tra le fazioni" Roma s'intromette
senza esitare, soprattutto perché i Cilnii
potrebbero servire da garanti ai romani
dell'armistizio trentennale, manifestamente poco popolare, a cui era
stata costretta Arezzo otto anni prima
insieme con Perugia e Cortona.
Il senato romano si decide pertanto di venire in aiuto della famiglia
cacciata con un corpo militare, ma il suo immischiarsi negli affari
interni di una lucomonìa etrusca scatena un'ondata di rivolta
e di odio. La vista dei legionari risveglia le antiche emozioni e si
viene ad una rivolta che si espande improvvisa per tutto il paese.
Alla notizia che l'Etruria comincia una nuova guerra, viene eletto dittatore
Marco Valerio Massimo.
Subito agli inizi delle ostilità gli etruschi
registrano un notevole successo. Una parte dell'esercito romano, agli
ordini del comandante della cavalleria Masso Emilio
Paolo, incappa in un'imboscata, perde varie insegne e viene ricacciata
nell'accampamento. Vergognose allo stesso modo e la perdita di soldati
e la fuga.
Roma ordina la sospensione di ogni attività giudiziaria (iustitium)
come se fosse stato annientato l'esercito intero, e vengono stabiliti
posti di guardia alle porte e sentinelle a protezione delle mura. Il
dittatore Marco Valerio Massimo si affretta
in Etruria con nuove truppe e traversa la regione fino al mare nel territorio
di Rusellae.
[Roselle, a sud-est di Vetulonia da cui
dista soli quindici km in linea d'aria, è annoverta fra le più
antiche e potenti lucomonìe. Protetta da possenti mura per una
lunghezza di 3,5 km. si estende su un'altura affacciata sulla valle
dell'Ombrone. Dal suo porto sul Prilio – un lago salmastro oggi asciutto
– le navi accedono al mare aperto].
Il combattimento decisivo si svolge lontano a Arezzo, vicino alla costa.
Lo scontro, vinto dai romani,
infrange per la seconda volta la potenza degli etruschi.
La battaglia perduta di Roselle dimostra l'impotenza di una lotta isolata
per cui le città-stato ripongono ora ogni speranza, per strappare
a Roma le sue conquiste, solo in una grande coalizione.
300, la legge Ogulnia ammette
i plebei nei collegi sacerdotali.
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