ATENE
294-293 a.C., Demetrio
prende Atene obbligando alla fuga il tiranno Lacare
e diventa re di Macedonia;
guerra di Demetrio contro la lega etolica
e Pirro re d'Epiro: sua sconfitta.
Demetrio perde la Macedonia, divisa tra Pirro
e Lisimaco re di Tracia;
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299-290 a.C.
Tra il 301 a.C.
(data alla quale si interrompe la parte che ci rimarrà
dell'opera di Diodoro
Siculo) e
il 221 a.C. (inizio delle storie di Polibio)
non ci rimarrà alcun resoconto storico continuato.
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[Lucio
Russo, La rivoluzione dimenticata, Feltrinelli
1996.] |
EGITTO |
305-30 a.C.: Epoca tolemaica. |
- Tolomeo I
[Sotere] 305-282 a.C.
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CINA
Periodo dei
Regni combattenti
(529-222 a.C.)
?
?-? a.C., imperatore della Cina;
continuano a succedersi sul trono i Chou,
a capo di un impero che è tale solo di nome.
È la volta del ? successore di Wen
Wang.
? a.C., Lo yang (valle del Lo), il sovrano celebra immancabilmente
i culti degli antenati, del Cielo e della Terra, seguendo formule
antiche di secoli; ma l'autorità dell'imperatore viene
esercitata solo su una minima parte del territorio cinese. Nel
rimanente regna l'anarchia. Ogni principe, ogni duca di un feudo
autonomo celebra il culto come gli pare.
Nel conglomerato di piccoli stati si distinguono tre stelle
di prima grandezza, i regni di:
- Ts'i;
- Ch'u (di derivazione
militare);
- Ts'in (di derivazione
aristocratica o feudale).
Seguono numerosi principati di minore importanza ma che svolgono
tutavia un ruolo politico e militare non trascurabile: Wei,
Chao, Han, Lu, Song, Yen,
Ch'in.
Wu-Ling,
325-298 a.C., re del Chao;
unico principato a rimanere indipendente, estraneo alla mischia
generale.
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– Alessandro Etolo (sec.
III a.C.) grammatico e poeta greco, lavorò per Tolomeo
Filadelfo, sovrano d'Egitto; compose tragedie (per cui fu annoverato
fra i sette tragici della Pléiade alessandrina) epigrammi, idilli, due
elegie ( Apollo, Muse) e Poesie ioniche dal contenuto
lascivo; restano solo pochi frammenti delle sue opere.
– Antigono di Caristo
(sec. III a.C.) scrittore e scultore greco; rimangono di lui frammenti
da una silloge di biografie di filosofi e una Raccolta di storie
sorprendenti, di modesto valore.
– Apollodoro di Caristo
(inizio sec. III a.C.) commediografo greco, scrisse 47 commedie, due
delle quali furono il modello della Suocera e del Formione
di Terenzio; subì l'influsso di Menandro;
grande complessità negli intrecci.
– Apollonio Rodio
(295 ca-215 a.C.) poeta epico greco, originario di Alessandria o forse
di Naucrati, è detto Rodio per il lungo
tempo trascorso nell'isola di Rodi; fu allievo di Callimaco,
con cui poi ebbe una famosa contesa,
260-247 ca, dirige la Biblioteca di Alessandria;
scrisse opere in prosa erudite come Contro Zenodoto e altre opere
su Archiloco, Antimaco
ed Esiodo; compose poemetti sulla fondazione
di Alessandria, Naucrati, Cnido, Rodi, Cauno; di tutti questi scritti
ci rimangono solo pochi frammenti, e dei suoi famosi epigrammi se n'è
conservato solo uno, molto famoso, che critica Callimaco;
Le Argonautiche (sua opera maggiore, che conserviamo, in quattro
libri; fu il primo poeta epico a dividere in libri il proprio poema).
– Conone di Samo (III
sec. a.C.) astronomo e geometra, amico di Archimede;
disegnò e determinò una spirale che porta il suo nome
e individuò la costellazione da lui in seguito chiamata Coma
Berenices, in onore della famosa regina d'Egitto.
[È noto soprattutto perché Callimaco
nella Chioma di Berenice (tradotta da Catullo)
ne parla come di colui che aveva spiegato il moto degli astri; si deve
pensare che avesse dato veramente importanti contributi alla scienza,
perché Archimede
ne parla più volte con ammirazione (nelle introduzioni ai trattati
Quadratura della parabola, Sulla sfera e sul cilindro
e Sulle spirali) e Apollonio
di Perga sottolinea l'importanza di alcuni suoi teoremi di
teoria delle coniche.]
– Erofilo da Calcedone
(vissuto intorno al 300 a.C.) medico vissuto in Alessandria, fu scolaro
di Prassagora
e di Crisippo;
fu uno dei più rinomati scienziati dell'antichità, fondatore
dell'anatomia scientifica; studiò soprattutto il cervello e il
sistema nervoso individuando il cervello come sede del pensiero e distinguendo
i nervi in sensori e motori.
Le sue opere principali sono sull'anatomia, sugli occhi, sulla dietetica
e sulla terapia.
[Celebre tra gli antichi fu il suo detto: «Il
medico perfetto è quello che sa distinguere il possibile dall'impossibile».]
– Euclide
(sec. III a.C.) matematico greco.
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ROMA
Nel frattempo un'altra ondata di galli
invade l'Etruria e gli etruschi cercano
di farseli amici per poter assieme affrontare i romani.
Ma non si viene a nessun accordo, anzi si perde del tempo prezioso sfruttato
invece dai romani stessi che invadono la
regione in lungo e in largo devastando interi villaggi.
299 a.C., trattato tra Roma e i lucani;
298-290, terza guerra sannitica
(o guerra italica) contro sanniti, sabini,
etruschi, umbri
e galli;
Mentre i romani stanno devastando l'Etruria
arriva la notizia che i sanniti si sono
sollevati.
È la guerra su due fronti. Sul Tevere nessuno sospetta quale
pericolosa congiura e coalizione vi sia dietro.
I nuovi consoli si dividono le aree d'azione:
- al nord L. Cornelio Scipione ha l'Etruria:
ne devasta la terra e brucia rocche e villaggi;
- al sud Cneo Fulvio, ha il Sannio:
i sanniti perdono una battaglia e due città.
Al loro ritorno a Roma entrambi i consoli hanno l'onore del trionfo.
Una nuova notizia di mobilitazione del nemico induce Roma ad allestire
altri due eserciti da destinare all'Etruria e al Sannio; una falsa informazione
finisce per far spostare tutto il peso della guerra nel Sannio dove
vengono quindi indirizzati ambedue gli eserciti.
297, mentre i romani
si trovano ancora nel Sannio e non si è giunti ancora a nessuno
scontro con i sanniti, giunge notizia che
Gellio Egnazio, comandante dei sanniti,
è riuscito a sfondare la linea fortificata dell'Italia centrale.
A marce forzate, aggirando la città tiberina, è riuscito
a raggiungere i confini tra l'Umbria e l'Etruria con un forte esercito
e ottimamente equipaggiato.
Da altre notizie Roma apprende che l'arrivo dei sanniti
non è che il segnale di una levata di scudi generale; si è
infatti venuta a formare una forza nemica come mai si è vista
prima in Italia: tutta l'Etruria o quasi è in armi, insieme con
gli alleati umbri, sanniti
e … galli (comprati dalle lucomonìe
etrusche con denaro sonante riunito tramite collette nelle varie città,
con tesori sottratti al tempio di Voltumna, il tutto trasformato in
monete d'oro e d'argento coniate nella città amica di Taranto).
295,
I contingenti dei quattro alleati, etruschi,
sanniti, umbri
e galli si radunano in Umbria
dove si incontrano le strade dei territori gallico etrusco e sabino.
È una distesa sterminata di armati: «Sono
accampati in due luoghi diversi - informano gli esploratori -
perché uno solo non basterebbe a ospitare una simile folla».
Ai sanniti sono sottoposti i galli,
agli etruschi gli umbri;
viene deciso il giorno del combattimento e le operazioni militari sono
affidate ai sanniti e ai galli.
Gli etruschi e gli umbri
devono attaccare il campo romano durante la battaglia.
Roma ordina la cessazione di ogni negozio, vengono
formate coorti di seniori, si immettono liberti nelle centurie e si
levano truppe in Campania.
Il comando dell'esercito per l'Etruria viene affidato ai comandanti
più esperti: Publio Decio e Quinto
Fabio Rulliano: le forze ammontano a sessantamila uomini. restano
di riserva due altri eserciti:
- uno a Falerii, sotto la guida di Cneo
Fulvio,
- l'altro alle porte delle mura serviane al comando di Lucio
Postumio Megello.
A marce forzate, risalendo il Tevere sulle due rive avanzano i consoli
con il grosso dell'esercito ma prima ancora di imbattersi nella schiera
alleata vengono a conoscenza dei suoi disegni (da tre disertori di Chiusi)
per cui cambiano tattica.
Per scongiurare il pericoloso attacco congiunto, l'attacco degli etruschi
e degli umbri al campo romano, Cneo
Fulvio e Lucio Postumio Megello
ricevono l'ordine di avanzare entrambi l'uno dal territorio falisco,
l'altro dalla zona del Vaticano, contro Chiusi e di devastare la regione
nemica con ogni mezzo. [La manovra ha per scopo di stornare truppe etrusche
dal teatro bellico principale.]
I romani riescono effettivamente nell'intento:
la notizia delle devastazioni (ma vengono uccisi oltre tremila uomini
di Perugia e di Chiusi e prese circa venti insegne) mette in marcia
gli etruschi a protezione della loro terra.
Li seguono contingenti degli umbri che
temono devastazioni anche per la loro patria. Le file dell'esercito
alleato sono in tal modo gravemente assottigliate.
Appena ricevuta notizia del ritiro di forze etrusche, i consoli si affrettano
a venire a battaglia.
In un'afosa giornata estiva, nella valle del Sentino
[su cui si affaccia oggi da un'altura la cittadina di Sassoferrato],
sulle pendici orientali dell'Appennino, i romani
ottengono la vittoria.
Enormi le perdite da ambo le parti:
- 8.700 legionari rimasti sul campo (cso il console Publio
Decio);
- 25.000 alleati caduti (cso Gellio Egnazio)
e 8.000 fatti prigionieri.
Frantumati, si sciolgono i resti del grande esercito della coalizione
e con essi la Lega.
I galli fuggono e i sanniti
superstiti ripassano gli Abruzzi verso la loro patria.
L'Umbria resta in mano romana.
Nessuno dei due popoli più forti tuttavia è stato piegato
nel suo proprio territorio né gli etruschi
né i sanniti.
Così la guerra continua.
Perugia allestisce nuove truppe, invitando con messi segreti anche le
città vicine a sollevarsi ma solo la lucomonìa di Volsinii
accoglie l'esortazione. Con il coraggio della disperazione i guerrieri
dei due stati scendono in campo contro le legioni di Quinto
Fabio Rulliano.
Restano sul campo 4.500 etruschi e 1.740 sono fatti prigionieri; per
ognuno di esse viene pagato un riscatto di 310 assi. Il bottino è
diviso tra i soldati romani.
294, Roma manda altri due eserciti
per rappresaglia.
Il console Lucio Postumio Megello, penetrato
nel territorio di Volsinii, ne devasta le campagne. Unità etrusche,
decise a impedire le barbare devastazioni, sono battute con gravi perdite,
non lontano dalle loro stesse mura: cadono 2.800 guerrieri.
Dopo questa azione il cnsole marcia verso l'Etruria settentrionale facendo
devastare i campio vicino a Roselle. Anche qui ogni resistenza è
vana: duemila etruschiu uccisi , altrettanti fati prigionieri.
I romani espugnano Roselle.
[Da questo momento così rimarrà fino ai nostri giorni.]
Dopo questa sconfitta gli etruschi finalmente piegano.
Chiedono la pace le tre città più potenti: Volsinii, Perugia
e Arezzo.
A prezzo di una fornitura di indumenti militari e di granaglie, essi
ottengono dal console il permesso di inviare messi a Roma, dove il senato
accorda loro un armistizio quarantennale dietro pagamento
di un milione di assi per ognuna delle tre città.
290, cessano nel sud anche le otte
contro gli alleati degli etruschi: un trattato
di pace segna la sottomissione dei sanniti.
Monete
«segue da V a.C.»
Tracia, III sec. a.C., avviene la rivoluzione tecnica del procedimento
di coniazione: le dracme di argento sono coniate schiacciandole fra
due matrici, non più punzonandole da un conio all'altro.
«segue II d.C.»
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