ATENE
283, alla morte di Demetrio
gli succede il figlio Antigono Gonata;
281-270, formazione della lega achea
tra le città dell'Acaia;
280, Pirro
sbarca in Italia: vittoria di Eraclea contro i romani;
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289-280 a.C.
Tra il 301 a.C.
(data alla quale si interrompe la parte che ci rimarrà
dell'opera di Diodoro
Siculo) e
il 221 a.C. (inizio delle storie di Polibio)
non ci rimarrà alcun resoconto storico continuato.
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[Lucio
Russo, La rivoluzione dimenticata, Feltrinelli
1996.] |
EGITTO |
305-30 a.C.: Epoca tolemaica. |
- Tolomeo I
[Sotere] 305-282 a.C.
- Tolomeo II [Filadelfo]
285-246 a.C.
- Arsinoe II (coreggente)
285-246 a.C.
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280, Alessandria,
viene costruito il Faro: 95 metri di altezza. La sua luce – come
riferisce Flavio Giuseppe in Bellum
Judaicum – è visibile a una distanza di circa 300
stadi (ossia 48 km); dato attendibile perché corrisponde
approssimativamente alla distanza dell'orizzonte.
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CINA
Periodo dei
Regni combattenti
(529-222 a.C.)
?
?-? a.C., imperatore della Cina;
continuano a succedersi sul trono i Chou,
a capo di un impero che è tale solo di nome.
È la volta del ? successore di Wen
Wang.
? a.C., Lo yang (valle del Lo), il sovrano celebra immancabilmente
i culti degli antenati, del Cielo e della Terra, seguendo formule
antiche di secoli; ma l'autorità dell'imperatore viene
esercitata solo su una minima parte del territorio cinese. Nel
rimanente regna l'anarchia. Ogni principe, ogni duca di un feudo
autonomo celebra il culto come gli pare.
Nel conglomerato di piccoli stati si distinguono tre stelle
di prima grandezza, i regni di:
- Ts'i;
- Ch'u (di derivazione
militare);
- Ts'in (di derivazione
aristocratica o feudale).
Seguono numerosi principati di minore importanza ma che svolgono
tutavia un ruolo politico e militare non trascurabile: Wei,
Chao, Han, Lu, Song, Yen,
Ch'in.
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– Archimede
(Siracusa 287-212 a.C.) matematico, astronomo, meccanico, geometra e
fisico greco, uno dei maggiori scienziati dell'antichità, i cui metodi
di indagine ne fanno un diretto precursore di Galileo.
– Crisippo (Soli, Cilicia 281-Atene
204 a.C.) filosofo e storico greco, autore, secondo Diogene
Laerzio, di oltre 700 trattati;
232, eredita da Cleante la direzione della
"scuola stoica", per cui sarà detto il secondo fondatore
[dopo Zenone
di Cizio] e sostegno della Stoà;
Sul destino (frammento)
Sulla provvidenza (frammento)
Sull'anima (estratto)
Therapeutikós (estratto).
[Diede anche contributi alla logica.]
– Livio Andronico, Lucio
(Taranto sec. III a.C.) poeta latino di origine greco italica;
272, fatto schiavo (ha otto anni) durante la guerra tarentina, viene
condotto a Roma;
insegnante di "grammatica", in seguito si occupa dell'istruzione
dei figli del suo padrone (un Livio Salinatore)
che poi lo affranca;
[Uno egli eroi delle guerre d'Illiria era precisamente
un Livio Salinatore, forse la stessa persona
che lo ha affrancato, forse il figlio e, in tal caso, l'antico allievo
del poeta.]
Odyssia o Odusia (un adattamento
se non una traduzione in "saturni" dell' Odissea omerica
con cui inaugura il genere epico latino)
[Del "verso saturnio" (così chiamato
a causa della leggenda secondo cui il dio Saturno sarebbe stato il primo
mitico re del Lazio) non conosciamo che forme relativametne tarde e
già "letterarie".]
240, sotto il segno dei modelli (anche metrici) greci, è l'iniziatore
del genere drammatico;
[L'anno 240, secondo la cronologia tradizionale,
è considerato l'anno di nascita della letteratura latina.
(Già dal 364 a.C., secondo Tito Livio,
il senato in seguito a un'epidemia di peste e per allontanare la collera
degli dèi, aveva introdotto l'abitudine dei "ludi scaenici",
ripresi dagli etruschi; la gioventù romana imitò quelle
danze in occasione delle feste rustiche, mescolando canti e strofe satiriche.
A poco a poco nacque un genere nuovo, che ricevette in seguito il nome
di satura nel quale si mescolavano ogni sorta di canti
e di gesticolazioni. Era l'abbozzo del teatro).
Il teatro romano debutta ora ufficialmente, in occasione dei Ludi romani,
con la rappresentazione fatta allestire dai magistrati di un'opera
teatrale da lui composta (servendosi della satura).
Volevano probabilmente mostrare a re Gerone II,
venuto in visita ufficiale, che Roma non era in nulla inferiore alle
città greche del Sud.]
207, quando su Roma incombe la minaccia
cartaginese, egli riceve dai pontefici l'incarico di comporre un carme
espiatorio dedicato a Giunone; per lo scampato pericolo e in suo onore,
il senato concede poi agli scrittori e agli attori (anche Livio
lo fu) di riunirsi sull'Aventino, prima sede ufficiale del "Collegium
scribarum histrionumque".
[Il suo merito non fu tanto di introdurre a Roma la
letteratura greca, quanto di concepire la possibilità di una
letteratura in lingua latina, sul modello delle opere greche. Del
suo teatro si hanno scarsi frammenti e titoli di nove tragedie (Achilles,
Aegisthus, Aiax mastigophorus, Andromeda, Danae,
Equos troianus, Hermiona, Ino, Tereus)
e di tre palliate (Gladiolus, Ludius o Lydius,
Verpus o Vargus o Virgo).
Egli compose al tempo stesso tragedie, commedie (ne è
stato il primo compositore, anche se di esse non conosciamo con esattezza
neppure i titoli) e un'epopea, fondando così tre generi
che avrebbero dato origine, molto presto, a una straordinaria fioritura,
con le opere dei suoi contemporanei e degli immediati successori, Nevio,
Plauto, Ennio
e Pacuvio.]
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ROMA
287, la legge Ortensia dà
valore di legge ai plebisciti.
285, intanto si costituisce ancora
una volta, a nord e a sud, un'alleanza di tutti i nemici di Roma.
Nell'Italia meridionale si ribellano a Roma i lucani
e i bruzzî, abitanti a sud del Sannio,
annodando segrete trattative con i loro vicini per mettere in piedi
una coalizione italica.
Ammoniti da Roma ne fanno prigionieri i legati e aprono le ostilità
chiamando contemporaneamente sanniti e
tarentini, etruschi,
umbri e galli,
alla lotta per la libertà comune.
Inaspettatamente sotto le mura di Arezzo appare una imponente schiera
di senoni e di volontari etruschi allo
scopo di costringere con la violenza la città-stato ad entrare
nella coalizione. Roma si affretta a mandare aiuto agli oppressi ma
la legione inviata al comando del console Lucio
Cecilio Metello viene sconfitta perdendo sul campo il console
stesso, sette ufficiali superiori e 13.000 legionari.
[Dai tempi dell'Allia Roma non
aveva più patito simile sventura.]
La notizia della sconfitta romana è il segnale della rivolta
per l'Etruria intera.
Due nuove legioni si mettono in marcia alla volta di Arezzo mentre il
senato spedisce legati ai senoni per il
rilascio dei prigionieri. Durante le trattative, nelle quali i galli
prendono chiaramente partito per gli etruschi,
si viene ad accesi scontri che finiscono con l'uccisione dei negoziatori
romani.
283, Roma risponde con una spedizione
punitiva, inviando il console Publio Cornelio
Dolabella con un forte esercito nel territorio dei senoni
lungo l'Adriatico.
I legionari fanno piazza pulita fra i celti
senza pietà; quelli che non vengono passati a fil di spada lasciano
la regione. A Sena, città portuale e capitale dei senoni,
viene dedotta una colonia di veterani. Così Roma mette saldamente
piede su un altro punto della costa adriatica assicurandosi nel contempo
una piazzaforte marittima in posizione strategica.
Le rappresaglie indiscriminate precipitano nella ribellione i galli
boî, vicini e compatrioti dei senoni.
Passato l'Appennino a schiere in cerca di vendetta, vengono ad unirsi
agli etruschi che continuano nella lotta
con i resti delle bande senoni.
Il contigente gallo-etrusco si mette in marcia verso Roma, discendendo
il Tevere. Attraversata la valle si imbatte nel nemico in prossimità
del lago Vadimone (già teatro nel 309 di una
prima sconfitta etrusca).
[In questo periodo il lago costituisce, in mezzo alla piana cinta di
colli, un grande bacino circolare, le cui acque non vedono mai una barca.
È sacro e vi è proibita perfino la pesca. In epoca moderna
non è altro che un piccolo stagno che non compare nemmeno nelle
carte geografiche.]
L'esercito romano, guidato dal console Publio
Cornelio Dolabella, infligge agli alleati gallo-etruschi una
sconfitta tale che solo pochi trovano scampo con la fuga.
282, con un'altra pesante sconfitta
di etruschi e galli
boî finisce anche la lotta comune di entrambi.
[I galli boî, stretta
la pace con i romani, si volgono ad altri
piani di conquista lasciando l'Italia per i Balcani. Saccheggiando e
diffondendo il terrore, compaiono alle Termopili e a Delfi donde si
spingono sino in Asia minore. La terra dove si stabiliscono prende il
nome di Galazia. Ai loro discendenti, i gàlati,
l'apostolo Paolo indirizzerà in
seguito la sua famosa epistola.]
Con la vittoria romana sui galli la sorte
del nord è decisa.
L'Etruria scende al rango di teatro minore di guerra; da essa non verrà
più alcun serio pericolo alla città tiberina.
Con tutta la sua energia Roma riprende la guerra nell'Italia meridionale
dove la scarsità di truppe l'ha costretta finora a segnare il
passo.
Un esercito consolare riesce a battere i lucani.
Le città greche, pericolosamente minacciate da questa popolazione,
accolgono ovunque i romani come salvatori;
così Turi, Locri, Crotone e persino Reggio accettano di buon
grado guarnigioni romane all'interno delle loro mura.
[Ma proprio questo darà origine a un nuovo conflitto.]
I successi di Roma svegliano l'opposizione della più potente
città della Magna Grecia: Taranto, la quale si sente ora minacciata
nella sua attività marittima e nella sua posizione di primo piano.
L'assalto della popolazione tarantina a una flotta romana che, nel viaggio
dal Tirreno all'Adriatico, è venuta ad ancorarsi in questo porto,
porta alla rottura e alla guerra con Roma.
Taranto, non in grado di affrontare le armi romane, si rivolge a una
potenza straniera chiamando in suo aiuto – e con successo – il più
celebre condottirero della Grecia: Pirro,
re dell'Epiro.
Nell'autunno dello styesso anno sbarca a Taranto l'avanguardia del re;
281, in primavera Pirro
arriva a Taranto con un grande esercito, forte di:
- ventimila falangisti,
- duemila arcieri,
- 500 frombolieri,
- 5000 cavalieri,
- 20 elefanti da guerra, i primi sul suolo europeo.
[Un esercito non inferiore quindi a quello con cui cinquant'anni prima
Alessandro Magno aveva passato l'Ellesponto.]
La notizia dell'inatteso arrivo dei mercenari di Pirro
si sparge per la penisola in un baleno.
I nemici di Roma respirano a pieni polmoni e sanniti,
lucani e bruzzî
non esitano un istante a unirsi ai greci.
Arrivano segretamente a Taranto anche messi dal nord: etruschi
che fanno sapere di essere pronti a intervenire.
Roma prende le sue precauzioni.
A protezione della città è lasciato un esercito di riserva;
un secondo si muove, al comando del console Tiberio
Coruncanio, alla volta dell'Etruria dove bande di volontari sono
schierate attorno a Vulci e a Volsinii.
Il grosso dell'esercito romano, forte di quattro legioni per complessivi
50.000 uomini (comprese le milizie federate), si mette in moto a marce
forzate, al comando del console Publio Levino
contro Pirro.
Gli avversari si scontrano presso Eraclea, la colonia tarentina sul
fiume Aciri. Nonostante la superiorità numerica le legioni
non sono all'altezza della strategia ellenistica.
Pur al prezzo di dure perdite re Pirro
ottiene la vittoria e la sconfitta piomba i romani
in estrema angoscia.
Nel frattempo infatti affluiscono da ogni parte al re dell'Epiro schiere
di lucani, sanniti
e bruzzî dalla cui parte si schierano
anche tutte le altre città dell'Italia meridionale a eccezione
di Reggio.
Pirro può così penetrare
in Campania senza trovare resistenza.
Qui giunto il re dà ordine di proseguire per Roma.
[Il suo piano è infatti di congiungersi con gli etruschi,
sobillare gli alleati romani e minacciare la città stessa.]
Egli riesce ad avanzare fino a Preneste (a solo pochi km da Roma) e
impadronirsi della rocca.
Nessun esercito lo contrasta, il console Publio
Levino infatti segue l a marcia del re con le sue truppe come
un'ombra ma sempre a distanza di sicurezza in modo di non farsi coinvolgere
in un comattimento.
Ciò che Pirro si augura però
non avviene; nessuno degli alleati defeziona. Dovunque nel Lazio trova
le porte sbarrate. Anche i sabini e gli
umbri non si muovono.
[Forse il re avrebbe continuato nella sua avanzata se non fossero giunti
corrieri dall'Etruria con la notizia che Vulci e Volsinii le uniche
città-stato che si sono sollevate alla lotta per la libertà
hanno ceduto ai legionari. Vulci ha perso la sua indipendenza
ed è stata costretta a cedere il suo territorio costiero e larga
parte di quello interno.]
Svanita dunque l'occasione di un sollevamento generale contro Roma (sembrato
tanto a portata di mano dopo il tronfo di Eraclea) a Pirro,
contro il quale marciano ora tanto l'esercito romano disimpegnatosi
in Etruria, e le riserve di stanza nella città tiberina, non
resta che far marcia indietro.
Per qualche tempo vaga ancora incerto per la Campania con il suo esercito
mercenario; l'arrivo dell'inverno lo vede di nuovo a Taranto.
280-275, guerra contro Pirro;
Biblioteca
di Alessandria
284 a.C., la massima istituzione culturale del secolo ellenistico,
iniziata, secondo il modello di quella del Liceo di Aristotele,
da Tolomeo I con l'aiuto di Demetrio
Falereo, viene riorganizzata e ampliata da Tolomeo
II, ritenuto da alcuni il vero fondatore; oltre alla conservazione
dei rotoli manoscritti cura anche la loro diffusione mediante copisti;
a capo di essa si succedono eruditi famosi come Zenodoto,
Eratostene, Aristofane
di Bisanzio, Aristarco, e vi lavorano
personalità poetiche come Callimaco
(che guida la redazione dei cataloghi) e Apollono
Rodio;
accanto a questa, detta anche Biblioteca del Museo, ne viene fondata
una seconda, il Serapeo;
«segue I sec. a.C.»
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