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Il Viandante |
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ATENE 317, Demetrio
Falereo ha il governo di Atene; |
319-310 a.C.
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– Arato di Soli
(Soli, Cilicia 315 ca-240 ca a.C.) poeta greco, studiò ad Atene ed ebbe
contatti con Zenone, il fondatore della
dottrina stoica; visse per lo più alla corte di Antigono
Gonata, re di Macedonia, divenendone quasi il poeta ufficiale;
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Catalepton (poesie brevi) Odissea (edizione critica) I fenomeni (unica opera pervenuta; poemetto didascalico di 1154 esametri, giuntoci anche in latino nelle traduzioni di Varrone Atacino, Cicerone, Germanico, Avieno; egli versifica gli scritti del grande astronomo Eudosso di Cnido (sec. V) ma riporta anche inesattezze scientifiche; dell'opera possediamo anche il commento di Ipparco (sec. II a .C.). – Aristarco di Samo (n. 310 ca-† 230 ca a.C.) matematico e astronomo greco; [Precorrendo di quasi due millenni N. Copernico, sostiene la teoria eliocentrica e il movimento della Terra intorno al Sole. Il fatto che sia stato condannato per empietà e come corruttore della gioventù per aver insegnato la teoria eliocentrica (notizia riferita da Plutarco nel De facie…) la verità è che quest'accusa di empietà risale invece al filologo del XVII secolo G. Ménage, il quale (evidentemente influenzato dai processi a G. Bruno e a G. Galilei), per poterla leggere, scambierà tra loro un accusativo e un nominativo, stravolgendo il significato del passo. Gli editori successivi, considerando forse inevitabile la relazione tra eliocentrismo ed empietà, accetteranno quasi senza eccezioni l'emendamento al testo di Plutarco, che diverrà canonico nella versione "modernizzata" dallo stesso G. Ménage [vedi: Medaglia/Russo]. Lucio Russo, La rivoluzione dimenticata, Feltrinelli 1996.] Sulle grandezze e distanze del Sole e della Luna (unico suo scritto pervenutoci) [Dimostra di aver calcolato (seppur con scarso successo per l'imperfezione degli strumenti di misura, ma usando un metodo rigoroso) le distanze relative della Terra, della Luna e del Sole, partendo dalla considerazione che quando la Luna è al primo o all'ultimo quarto si trova nell'angolo retto di un triangolo, agli altri vertici del quale stanno il Sole e la Terra.] – Callimaco (Cirene 310 o 305-Alessandria 240 ca a.C.) poeta greco, l'autore più citato nell'antichità classica dopo Omero; della sua vastissima produzione (800 libri secondo alcuni) poco ci è giunto (solo alcuni papiri); discendente da nobile e ricca famiglia impoveritasi, trascorse l'infanzia a Cirene; trasferitosi ad Alessandria, fu maestro di scuola nel sobborgo di Eleusi, ma riuscì poi ad affermarsi e a guadagnarsi il favore della corte sia di Tolomeo II Filadelfo che di Tolomeo III Evergete successore di quest'ultimo; grazie al Filadelfo lavorò alla famosa Biblioteca; Pinakes [Tavole] (catalogo ragionato della Biblioteca, in 120 libri, cioè una enorme storia letteraria) [A lungo si è discusso circa l'incarico avuto alla biblioteca, finché il ritrovamento di un papiro ha permesso di fissare la successione dei direttori: a Zenodoto, il primo, succedette Apollonio Rodio e non Callimaco.] Áitia (in distici elegiaci e divisa in 4 libri, Cause o Origini; raccolta di elegie narrative di cui abbiamo un centinaio di frammenti, tra cui la famosa Chioma di Berenice [già nota nella traduzione di Catullo] che è l'unica opera databile: dopo il 246-245; nel prologo egli difende la poesia breve, di tono e forma mutevoli, contro il grande poema disteso e uniforme, il cui massimo rappresentante è Apollonio Rodio, suo allievo, che egli attacca nell'Ibis, poemetto andato perduto) Giambi (13 componimenti in metro giambico) Carmi (lirici) Ecale (l'epillio più famoso della letteratura greca) Epigrammi (una sessantina: iscrizioni funebri e votive, e anche appunti sentimentali; ci sono giunti completi grazie a manoscritti medievali) Inni (sei: A Zeus, Ad Apollo, Ad Artemide, A Delo, Per i lavacri di Pallade, A Demetra). |
ROMA 315, battute le legioni romane
al passo di Terracina, confine naturale fra l'Italia centrale e meridionale,
i sanniti si aprono la via del Lazio; |
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