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Il Viandante |
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69 - 60 a.C.
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– Augusto, Gaio Giulio Cesare Ottaviano
(Roma 63 a.C.-Nola 14 d.C.) nipote e figlio adottivo di Giulio
Cesare; protettore delle lettere e delle arti, fece dell'età
augustea il periodo di massima fioritura poetica e culturale di Roma;
31, triumviro, dopo la battaglia di Azio è l'unico dominatore dell'impero romano; 27, il senato gli decreta il titolo di Augusto, che dopo di lui sarà portato da tutti gli altri imperatori; delle su opere ci rimangono frammenti: Monumentum Ancyranum (il più ampio, trovato in una iscrizione vicino ad Ankara nell'originale latino e in una traduzione greca; è detto anche Index rerum gestarum o Res gestae divi Augusti; è una specie di resoconto testamento delle proprie azioni, scritto nel suo ultimo anno di vita) perdute sono invece: l'autobiografia, il De vita sua, un'importante raccolta di Epistulae e altre opere minori. – Dionigi di Alicarnasso (60 ca a.C.-7 ca d.C.) retore e storico greco; Antichità romane (Dalle origini fino alla guerra punica; opera in venti libri - di cui ci rimangono i primi dieci - pubblicata inizialmente nel 7 a.C..) [Pur nella sua forma moraleggiante e apologetica - era entusiasta ammiratore di Roma e del mondo romano - l'opera è un valido complemento sulla storia di T. Livio per la conoscenza delle vicende più antiche di Roma e dell'Italia.] Ha scritto molte altre opere retoriche di cui un buon numero si è salvato (Su Dinarco, Su Lisia, Su Tucidide ecc.). – Gallo, Gaio Cornelio (Forum Julii, odierna Fréjus 69 a.C. - m. 26 a.C.) poeta latino, seguace di Euforione di Calcide nonché amico di Partenio di Nicea e di Virgilio, è considerato il primo degli elegiaci latini; di umile condizione, dalla Gallia Narbonense venne a Roma dove, protetto da Gaio Asinio Pollione, partecipò alla vita politica schierandosi per Ottaviano contro Antonio; 31, dopo Azio, e la conquista romana dell'Egitto, viene nominato prefetto della regione, ma nella fortuna dell'incarico non sa moderarsi commettendo varie leggerezze; 26, accusato e richiamato in patria, preferìsce togliersi la vita; Amores (in quattro libri, in distici elegiaci, in cui canta Licoride, pseudonimo della bella e volubile mima Citeride. [Della sua opera, che si ricostruisce essenzialmente dalla rappresentazione che Virgilio fa dell'amico nella X ecloga, resta un solo pentametro.] – Messalla Corvino, Marco Valerio (n. 64 ca A,C.-m. 8 d.C.) uomo politico e scrittore romano; membro dell'aristocrazia senatoria, improntò la sua azione politica all'ideale repubblicano nel tormentato periodo tra il secondo triumvirato e il principato; 42, dopo aver combattuto a Filippi con i cesaricidi Bruto e Cassio, passa con Antonio, per abbandonarlo quando questi sembra allontanarsi dalla tradizione romana; 36, collabora con Ottaviano combattendo contro Sesto Pompeo; 31, partecipa alla battaglia di Azio, come suo collega nel consolato; 26, si dimette da prefetto urbano; 11, solo ora diventa curatore delle acque; 2, viene prescelto dal senato per offrire al principe il titolo di pater patriae; pur senza rompere con Augusto, si isola da una vita politica che a lui, come a tanti altri senatori, non è più congeniale; ciò favorisce la sua attività letteraria: dei suoi scritti, poesie, orazioni, un'opera storica, restano frammenti. – Orazio Flacco, Quinto (Venosa 65 a.C.-Roma 8 a.C.) poeta latino. – Strabone (Amasia, Ponto, 64/63 a.C.-24 ca d.C.) storico e geografo greco; ammiratore dell'impero romano, in filosofia aderisce allo stoicismo; da giovane studia a Nisa con il retore Aristodemo; 44 a.C. ca, suo primo soggiorno a Roma dove ha come maestri il grammatico Tirannione e il filosofo Xenarco; soggiorna per alcuni anni ad Alessandria da dove risale il Nilo fino alle frontiere d'Etiopia in compagnia di Elio Gallo; Geopraphikà o Geographia (composta da 17 libri; unica sua opera giunta a noi quasi completa) [I primi due dedicati ad un'esposizione critica delle precedenti teorie geografiche; i successivi alla descrizione delle singole regioni, con particolare attenzione ai fenomeni umani e allo sviluppo storico. Le regioni di cui egli parla sono quelle costitutenti il mondo allora conosciuto: l'Europa, le zone settentrionali dell'Africa e l'Egitto, l'Asia fino all'India e a Ceylon. Nonostante le sue esperienze egli si rifa a fonti scritte greche (Artemidoro, Eratostene, Polibio, Posidonio ecc.). La lingua è una koiné disadorna, ricca di neologismi ma priva di pretese dottrinarie. (Il testo dell'opera, completamente ignorato dai maggiori geografi dell'epoca imperiale sia a Roma sia ad Alessandria, da Pomponio Mela, Plinio, Marino di Tira fino a Tolomeo, è considerato un'autorità al pari di Tolomeo nel Rinascimento.) L'opera, che dal sec VI fino all'età moderna godette di grande fortuna, è di notevole importanza anche per le informazioni che ci offre sulle conoscenze scientifiche a essa antecedenti e contemporanee. Nel 1469 l'umanista Guarino Veronese traduce il testo in latino.] Commentari storici (comprendente una continuazione in 43 o 47 libri delle storie di Polibio; ci rimangono solo alcuni frammenti) |
ROMA 74-63, terza guerra contro Mitridate; Biblioteca di Alessandria «segue da III sec.» |
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