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Il Viandante |
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ATENE 355-346, guerra sacra; |
349-340 a.C.
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– Appio Claudio [il
Cieco] (secc. IV e III a.C.) uomo politico romano,
artefice dell'espansione romana verso la Campania e la Magna Grecia;
scrittore e oratore, riformò l'ortografia latina e si fece promotore
della nuova legislazione procedurale (affidandone il lavoro di codificazione
al suo segretario Gneo Flavio);
Torna su[Deve il soprannome alla cecità, che secondo la leggenda sarebbe stata una punizione degli dei per le sue riforme religiose.] 310 ca, eletto censore, fa costruire il primo acquedotto e la grande strada militare che da lui prende il nome; promuove riforme elettorali a favore dei cittadini non abbienti; Sententiae (redatte in una lingua ritmata, abbastanza vicina al verso "saturnio", ne conosciamo solo alcune) [Questa raccolta è la prima manifestazione di una "saggezza romana", in cui si intrecciano strettamente la tradizione nazionale e gli apporti venuti dal Sud.] 307, console; 296, console; 280, si oppone alla pace con Pirro. [La tradizione della poesia moraleggiante da lui inaugurata, vivrà attraverso tutta la letteraura latina, di cui rappresenta una delle correnti più originali: quella della "satira".] – Epicuro (Samo 341 a.C.-Atene 270 a.C.) filosofo greco, "epicureismo"; nato in una famiglia di coloni ateniesi; a 18 anni visitò Atene quando Senonfonte era caposcuola dell'Accademia platonica e Aristotele guidava il Liceo; la sua formazione filosofica si compì però nell'ambiente ionico, prima a Mitilene, poi a Lampsaco dove era ancora viva la tradizione naturalistica e materialistica facente capo ad Anassagora e soprattutto a Democrito; il maggiore dei suoi maestri fu il democriteo Nausifane di Coloxone; 306, torna ad Atene per fondarvi la sua scuola, col nome di "giardino [in greco kepos], subito in violenta ed esplicita contrapposizione all'Accademia e al Liceo; Sulla natura (37 libri, di cui si hanno solo frammenti: Lettera a Erodoto; Lettera a Pitocle; vedi Lucrezio) [La base del sapere epicureo sta proprio nella fisica materialistica di Democrito. L'universo è composto di atomi materiali, eterni e immutabili, che si muovono nello spazio vuoto cadendo a causa de loro peso. Gli atomi deviano dalla loro traiettoria per spostamenti casuali e imprevedibili; tali spostamenti determinano l'impatto tra atomi e la loro aggregazione in corpi sempre più complessi, fino a dar luogo al mondo, anzi agli infiniti mondi che gli atomi infiniti costituiscono nell'infinito vuoto (clinamen = teoria della deviazione, maggiore innovazione di Epicuro rispetto alla fisica democritea). I mondi a loro volta possono disaggregarsi e sparire a causa dell'urto di altri atomi sopraggiunti. In tutto ciò non vi è nulla di provvidenziale e di finalistico, come avevano sostenuto Platone e Aristotele: tutti i processi naturali sono determinati da una causalità meccanicistica, in essi non v'è né scopo né intenzione. L'anima stessa è un aggregato materiale, sia pur dotato di funzioni specializzate, e non può sopravvivere fuori dal corpo. Gli dei esistono, secondo Epicuro, come forme corporee site negli interstizi di spazio vuoto tra i mondi: la perfezione della loro natura fa sì che essi non si occupino affatto della nostra esistenza. L'uomo non deve temere la morte: finché siamo vivi, la morte per noi non esiste; dopo morti, siamo noi a non esistere più; in definitiva, la morte non è per Epicuro un'esperienza reale per l'uomo]. (vedi P. Gassendi) – Evemero (340-260 a.C.) scrittore greco; [Probabilmente nato a Messene, ma non si sa se quella di Sicilia o quella del Peloponneso.] Sacra scriptio o Sacra historia (di cui ci rimangono pochi frammenti sia dell'originale greco sia della traduzione latina di Ennio) [È la storia di un viaggio immaginario nell'isola Panchaia dove egli trova realizzato il suo stato ideale dal collettivismo attenuato, costituito da tre classi: sacerdoti-artigiani, coltivatori e soldati. Dalla descrizione di tale costituzione politica, passa quindi a trattare una sua dottrina intorno all'origne degli dei, i quali sarebbero stati dei potenti della terra dove si sarebbero attribuiti natura e adorazione divina. Tale spiegazione "evemiristica" del divino prenderà il nome di Evemerismo ed avrà larga diffusione soprattutto nell'apologetica giudaica e cristiana.] – Menandro (Atene 342/341-291/290 a.C.) commediografo greco; di famiglia ricca, nipote del poeta Alessi che lo incoraggiò alla poesia drammatica, conobbe Epicuro e Teofrasto e fu amico dell'eminente filosofo peripatetico e statista Demetrio Falereo. Autori antichi ricordano i suoi modi raffinati e il suo costante amore per l'etera Glicera; 321, mette in scena la sua prima commedia; 315, riporta la prima delle sue otto vittorie teatrali (su quelle del rivale Filemone che era a lui inferiore in ogni modo) , poche rispetto alla vastità e ai pregi della sua produzione (scrisse almeno 105 commedie). Plocium (La collana) ecc. [Ai numerosi ma brevi frammenti già noti si sono aggiunti, grazie a scoperte di papiri egizi, ampi brani di: - Sania (321-316 ca) - Misantropo (317-316 ca, commedia quasi completa, pubblicata nel 1958) - Sicionio, - Scudo, - Fanciulla tosata (313 ca) - Arbitrato, - La donna di Samo, - La chioma recisa.]
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ROMA Con il 351 a.C. le notizie di fonte romana sugli etruschi
s'interrompono nuovamente: sconfitte e perdite dei tarquinati
e dei falisci alleati, umiliazione dei
ceriti. |
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