Lamberto
DINI
(Firenze, 1º marzo 1931)
uomo politico italiano, esponente di Rinnovamento Italiano.
è un dirigente d'azienda, economista e politico italiano.
laureato in Economia e Commercio, economista;
Partito politico
- RI (1996-2002)
- DL (2002-2007)
- LD (2007-2009)
- PdL (2009-2013)
[Figlio di un fruttivendolo.
È sposato con Donatella Pasquali
Rosso, vedova del miliardario romano Renzo
Zingone, da cui ha ereditato vaste proprietà in Costarica;
Donatella Dini è stata condannata il 3 dicembre 2007 dalla X
Sezione Penale del Tribunale di Roma a 2 anni e 4 mesi di reclusione
per bancarotta fraudolenta[4] in relazione ad un falso in bilancio della
società "SIDEMA srl" e ad un crac da 40 miliardi di
lire nel 2002[5]. La stessa non sconterà la pena inflittale stante
il beneficio dell'indulto del 2006[6].
Vive a Roma e possiede la Villa Torrigiani-Zingone
di Scandicci, comune della provincia di Firenze.]
compie studi tecnici brillanti presso l' "ITI Leonardo Da Vinci"
di Firenze;
1954
si laurea in Economia e Commercio all'Università di Firenze;
si perfeziona all'Università del Minnesota e del Michigan;
1959
collabora (1959-75) al FMI
(Fondo monetario internazionale);
1976
direttore esecutivo (1976 6 luglio-15 settembre 1979) per Italia,
Grecia, Portogallo e Malta del FMI
(Fondo monetario internazionale);
1979
20-31 marzo (V "governo
Andreotti");
20 giugno, elezioni politiche (VIII Legislatura 1979 20 giu-11 lug
1983);
agosto-marzo 1980 (I "governo
Cossiga");
15 settembre, dal presidente del Consiglio dei ministri Francesco
Cossiga è nominato direttore generale
(1979 15 set-10 mag 1994) della Banca
d'Italia, con Carlo Azeglio Ciampi
nominato governatore;
[In quanto direttore generale, egli è collocato al secondo posto
nella gerarchia del Direttorio della Banca d'Italia.
Tuttavia la circostanza di rappresentare una nomina proveniente dall'esterno,
insieme alle non sempre eccellenti relazioni con Carlo
Azeglio Ciampi, faranno sì che nel corso del quindicennio
trascorso a via Nazionale egli abbia un ruolo defilato.]
1980
4 aprile-27 settembre (II "governo
Cossiga");
ottobre-maggio 1981 ("governo
Forlani");
1981
giugno-agosto 1982 (I "governo
Spadolini");
1982
23 agosto-13 novembre (II "governo
Spadolini");
dicembre-aprile 1983 (V "governo
Fanfani);
1983
12 luglio, elezioni politiche (IX Legislatura 1983 12 lug-1
lug 1987);
agosto-giugno 1986 (I "governo
Craxi");
1986
agosto-marzo 1987 (II "governo
Craxi");
1987
17 aprile-luglio (VI "governo
Fanfani);
2 luglio, elezioni politiche (X Legislatura 1987 2 lug-22 apr
1992);
luglio-marzo 1988 ("governo
Goria");
1988
aprile-luglio 1989 ("governo
De Mita");
1989
luglio-marzo 1991 (VI "governo
Andreotti");
1991
aprile-aprile 1992 (VII "governo
Andreotti");
1992
23 aprile, elezioni politiche (XI Legislatura 1992 23 apr-14
apr 1994);
giugno-aprile 1993 (I "governo
Amato");
1993
aprile-aprile 1994 ("governo
Ciampi");
[Ora il suo nome figura al primo posto tra i probabili
successori di Carlo Azeglio Ciampi, governatore
della Banca d'Italia.
In realtà, il neo presidente del consiglio sarebbe orientato
a nominare il vice direttore generale Tommaso
Padoa Schioppa, ma, a seguito di un compromesso con il presidente
della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro,
prevale la scelta del secondo vice direttore Antonio
Fazio.]
settembre-giugno 1994, è uno dei vice-presidenti della
BRI (Banca dei Regolamenti
Internazionali).
1994
15 aprile, elezioni politiche (XII Legislatura 1994 15 aprile-8
mag 1996);
10 maggio-17 gennaio 1995, ministro del Tesoro
(I "governo
Berlusconi");
1995
17 gennaio, dimissioni di Silvio
Berlusconi;
è incaricato dal presidente della Repubblica, Oscar
Luigi Scalfaro, di formare un nuovo governo;
17 gennaio-17 maggio 1996, presidente del Consiglio dei
ministri ("governo
Dini");
[Egli ha costituito un esecutivo composto esclusivamente
da ministri e sottosegretari tecnici e non parlamentari (egli
stesso non ha mandati elettivi).
La finalità del governo è soprattutto quella di traghettare
l'Italia fino alle elezioni politiche anticipate
(che
si terranno nell'aprile 1996).
Detto anche "governo tecnico" o
"governo di tecnici", è sostenuto
dalle forze dell'opposizione;
egli si riserva anche il ministero del Tesoro e il
ministero della Giustizia (da ottobre).]
[Il governo resta in carica (fino al 17 maggio 1996)
godendo di maggioranze variabili, ma con un graduale attestarsi su una
maggioranza di centro-sinistra estesa ad alcuni esponenti del centro
moderato.
Con la ricerca del consenso fra i partiti del centro-sinistra e i sindacati,
il "governo
Dini" riesce nel difficile compito di emanare una riforma
delle pensioni.
La "riforma Dini"
trasforma il sistema pensionistico italiano da un sistema di tipo retributivo
ad uno sistema che applica uno schema pensionistico con formula della
rendita predefinita sulla contribuzione e sulla crescita e senza patrimonio
di previdenza con il metodo di calcolo contributivo a capitalizzazione
simulata sulla crescita avviando la transizione dal modello previdenziale
corporativo fascista al modello previdenziale universale.]
presenta una sua forza politica, Rinnovamento Italiano;
1996
1º gennaio-17 maggio, presidente del Consiglio europeo;
per le prossime elezioni politiche aderisce alla coalizione di centrosinistra
dell'Ulivo di Romano Prodi,
presentandosi con una lista personale, la Lista Dini ;
[È formata dal suo Rinnovamento Italiano,
dai Socialisti Italiani e dal Patto Segni).]
9 maggio, eletto per la prima volta deputato
(XIII Legislatura 1996 9 mag-29 mag 2001) per Rinnovamento
Italiano, coalizione L'Ulivo, circoscrizione
Toscana;
[Al proporzionale la Lista Dini raggiunge
il risultato del 4,3% (più di 1.600.000 voti), eleggendo 8 deputati,
da aggiungersi agli eletti nei collegi uninominali.
In Parlamento costituiscono il gruppo chiamato Rinnovamento
italiano, con 26 deputati e 11 senatori.]
17 maggio-ottobre 1998, ministro degli Affari esteri
(I "governo
Prodi");
Il 17 maggio 1996 Dini è nominato ministro degli Affari Esteri,
incarico che manterrà nei quattro governi dell'Ulivo che si succederanno
nel corso della XIII Legislatura: Prodi, D'Alema I e II e Amato II.
Si dimetterà il 6 giugno 2001, dunque sei giorni prima del passaggio
delle consegne tra il II governo Amato e il II Governo Berlusconi l'11
giugno 2001.
1998
ottobre-dicembre 1999, ministro degli Affari esteri
(I "governo
D'Alema");
1999
dicembre-aprile 2000, ministro degli Affari esteri
(II "governo
D'Alema");
2000
26 aprile-6 giugno 2001, ministro degli Affari esteri
(II "governo
Amato");
2001
30 maggio, eletto senatore (XIV Legislatura
2001 30 mag-27 apr 2006) nella coalizione L'Ulivo,
circoscrizione Toscana;
[L'Ulivo guidato da Francesco
Rutelli è sconfitto da Silvio Berlusconi.
Gruppo Margherita: membro dal 30 maggio 2001 al 27
aprile 2006 (dal 12 giugno 2001 il Gruppo assume la denominazione Margherita
DL-L'Ulivo).]
6 giugno, si dimette da ministro degli Affari Esteri;
[Quindi, sei giorni prima del passaggio delle consegne
tra il II "governo
Amato" e il II "governo
Berlusconi", l'11 giugno 2001.]
6 giugno-27 aprile 2006, vicepresidente del Senato;
11 giugno-23 aprile 2005 (II "governo
Berlusconi");
2002
Rinnovamento Italiano confluisce nella Margherita;
febbraio, delegato (2002-luglio 2003) alla Convenzione di preparazione
della bozza della Costituzione Europea;
[La società "SIDEMA
srl", collegata a sua moglie Donatella
Dini (Donatella Pasquali Rosso),
ha un crac da 40 Mdi di lire.
2007, 3 dicembre, Donatella
Dini è condannata dalla X Sezione Penale del
Tribunale di Roma a 2 anni e 4 mesi di reclusione per bancarotta
fraudolenta, in relazione ad un falso in bilancio della società
stessa.
La signora non sconterà la pena inflittale stante il beneficio
dell'indulto del 2006.]
2003
è diffamato da Igor Marini
che lo accusa di aver intascato tangenti nell' "affare
Telekom Serbia";
2005
23 aprile17 maggio 2006 (III "governo
Berlusconi");
2006
28 aprile, rieletto senatore (XV Legislatura 2006 28 apr-28
apr 2008) della Margherita, nella coalizione L'Ulivo,
circoscrizione Toscana;
[Gruppo L'Ulivo: membro dal 28 aprile
2006 al 26 novembre 2007;
Gruppo Misto: membro dal 27 novembre 2007 al 28 aprile
2008 (Unione Liberaldemocratici).
Presidente della III Commissione Affari esteri, Emigrazione.]
maggio-aprile 2008 (II "governo
Prodi");
il suo nome è inserito in una rosa di candidati proposti dalla
Casa delle Libertà (centrodestra) per la presidenza
della Repubblica;
6 giugno, è eletto presidente della Commissione Esteri
del Senato;
2007
23 maggio, viene inserito tra i 45 membri del Comitato
nazionale per il PD (Partito Democratico);
18 settembre, nella fase costituente del nuovo partito, egli
annuncia il suo distacco dal progetto del PD e la costituzione
di un soggetto liberaldemocratico che dia spazio a queste ultime istanze;
1º ottobre, presenta ufficialmente il simbolo del suo nuovo
soggetto politico, "Liberaldemocratici",
fondato con:
. Natale D'Amico,
. Daniela Melchiorre,
. Giuseppe Scalera,
. Italo Tanon;
3 dicembre, sua moglie, Donatella
Pasquali Zingone
Dini, viene condannata
dal Tribunale di Roma;
[Per il crac di 22 milioni di euro della società
Sidema Srl, che faceva parte della holding
Gruppo Zeta, a due anni e quattro mesi
di reclusione (pena condonata per effetto dell'indulto) e all'interdizione
dalla gestione di cariche societarie per dieci anni (pena sospesa).]
In occasione del voto sulla legge Finanziaria del 2008, pur votando
la manovra di bilancio, egli annuncia il suo distacco dalla maggioranza
di centrosinistra, auspicando il superamento del II
"governo Prodi".
2008
24 gennaio, in occasione di un importante passaggio parlamentare
di fiducia al II "governo
Prodi", eletto nelle file del centrosinistra, insieme ai Popolari
UDEUR di Clemente Mastella, egli
annuncia di votare contro, contribuendo in maniera determinante alla
caduta del governo;
8 febbraio, annuncia l'adesione dei Liberal Democratici
al nuovo partito del Popolo della Libertà, cambiando
ancora una volta coalizione (dal centro-sinistra al centro-destra);
il sindaco di Firenze Matteo Renzi lo invita
a non ripresentare la sua candidatura in Toscana, dove è già
stato eletto parlamentare per tre legislature con i voti del centrosinistra;
10 marzo, viene ufficializzata la sua candidatura al Senato della
Repubblica;
13-14 aprile, rieletto senatore (XVI Legislatura 2008 29 apr-14
mar 2013) nella coalizione PdL (Il Popolo della Libertà),
circoscrizione Lazio;
[Gruppo Il Popolo della Libertà:
membro dal 6 maggio 2008 al 14 marzo 2013.]
8 maggio-16 novembre 2011 (IV "governo
Berlusconi");
30 maggio, lascia i Liberal Democratici (che
rescindono il patto federativo con il PdL) per aderire
direttamente al Popolo della Libertà;
2011
16 novembre-28 aprile 2013 ("governo
Monti");
2012
-
2013
25 febbraio, elezioni politiche (XVII Legislatura 2013 25 feb-
);
28 aprile-22 febbraio 2014 ("governo
Letta");
2014
22 febbraio, ("governo
Renzi");
________________________
GOVERNO DINI
Composizione[modifica | modifica wikitesto]
Camera dei Deputati[6] Seggi
Alleanza dei Progressisti
Lega Nord
Centro Cristiano Democratico
Federalisti e Liberaldemocratici
Partito Popolare Italiano
Rifondazione Comunista
I Democratici
Comunisti Unitari
Minoranze linguistiche
Altri[7]
Totale Maggioranza 164
76
40
31
27
24
21
14
4
12
413
Forza Italia
Alleanza Nazionale
Totale Opposizione 110
107
217
Totale 630
Senato della Repubblica[6] Seggi
Alleanza dei Progressisti
Lega Nord
Partito Popolare Italiano
Centro Cristiano Democratico
Rifondazione Comunista
Verdi-La Rete
Cristiani Democratici Uniti
Partito Socialista Italiano
Alleanza Democratica
Lega Italiana Federalista
Südtiroler Volkspartei
Altri[7]
Totale Maggioranza 75
43
22
15
14
12
12
10
10
10
3
16
242
Alleanza Nazionale
Forza Italia
Totale Opposizione 47
36
83
Totale 325
Composizione del governo: tecnico[2]
Presidente del Consiglio dei ministri
Lamberto Dini
Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri
Lamberto Cardia con delega allo sport
Ministeri senza portafoglio
Aree urbane-Roma Capitale-Giubileo del duemila
Nicola Scalzini dal 7 marzo 1995
Famiglia e solidarietà sociale
Adriano Ossicini
Funzione Pubblica e Affari Regionali
Franco Frattini fino al 18 marzo 1996
Giovanni Motzo dal 18 marzo 1996
Protezione Civile
Franco Barberi
Riforme istituzionali
Giovanni Motzo
Rapporti con il Parlamento
Guglielmo Negri
Turismo e spettacolo
Mario D'Addio dal 7 marzo 1995
MINISTERI
Affari esteri
Ministro Susanna Agnelli
Sottosegretari Walter Cardini, Emanuele Sciamacca del Murgo e dell'Agnone
fino all'11/01/96, Ludovico Incisa di Camerana dal 26/02/96
Interno
Ministro Antonio Brancaccio fino all'08/06/95
Giovanni Rinaldo Coronas dall'08/06/95
Sottosegretari Luigi Rossi, Corrado Scivoletto, Francesco Caramazza
Grazia e Giustizia
Ministro Filippo Mancuso fino al 19/10/95
Lamberto Dini interim fino al 16/02/96
Vincenzo Caianiello dal 16/02/96
Sottosegretari Donato Marra, Edilberto Ricciardi
Bilancio e Programmazione Economica
Ministro Rainer Masera fino al 12/01/96
Augusto Fantozzi interim fino al 16/02/96
Mario Arcelli dal 16/02/96
Sottosegretari Alberto Carzaniga, Giorgio Ratti
Finanze
Ministro Augusto Fantozzi
Sottosegretari Franco Caleffi, Giuseppe Vegas (fino all'08/03/95), Emesto
Vozzi (dall'08/03/95)
Tesoro
Ministro Lamberto Dini, ad interim
Sottosegretari Dino Piero Giarda, Carlo Pace, Giuseppe Vegas (dal 07/03/95)
Difesa
Ministro Domenico Corcione
Sottosegretari Stefano Silvestri, Carlo Maria Santoro
Pubblica Istruzione
Ministro Giancarlo Lombardi
Sottosegretari Luciano Corradini, Eteldreda Porzio Serravalle
Lavori Pubblici
Ministro Paolo Baratta
Sottosegretari Paolo Stella Richter, Lucio Testa
Ambiente
Ministro Paolo Baratta Ad interim
Sottosegretari Emilio Gerelli
Risorse Agricole, Alimentari e Forestali
Ministro Walter Luchetti
Sottosegretari Vito Bianco, Mario Prestamburgo
Trasporti e Navigazione
Ministro Giovanni Caravale
Sottosegretari Carlo Chimenti, Giovanni Puoti
Poste e Telecomunicazioni
Ministro Agostino Gambino
Sottosegretari Alessandro Frova
Industria, Commercio e Artigianato
Ministro Alberto Clò
Sottosegretari Luigi Mastrobuono (fino al 24/01/96), Paolo Mengozzi
(dal 26/02/96)
Commercio con l'Estero
Ministro Alberto Clò Ad interim
Sottosegretari Mario D'Urso
Sanità
Ministro Elio Guzzanti
Sottosegretari Mario Condorelli
Salvatore Sicurello (fino al 30/12/1995)
Lavoro e Previdenza Sociale
Ministro Tiziano Treu
Sottosegretari Franco Liso, Nicola Scalzini (fino al 07/03/95), Matilde
Grassi (dal 07/03/95)
Beni Culturali e Ambientali
Ministro Antonio Paolucci
Sottosegretari Mario D'Addio (fino al 07/03/95), Carla Guiducci Bonanni
(dal 07/03/95)
Università, Ricerca Scientifica e Tecnologica
Ministro Giorgio Salvini
Sottosegretari Sergio Barabaschi
Eventi
13 gennaio 1995. Dopo la frantumazione della maggioranza che sosteneva
il governo Berlusconi e le dimissioni di quest'ultimo, il Presidente
della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro annuncia di voler affidare all'ex
Ministro del Tesoro Lamberto Dini l'incarico di guidare il nuovo esecutivo.
16 gennaio 1995. Dini annuncia la lista dei ministri. Due di loro, Gaetano
Rasi, al Commercio estero e Antonio Marzano, ai Trasporti, rinunciano
all'incarico [1].
17 gennaio 1995. Avviene il giuramento del nuovo Capo del Governo e
dei ministri; otto giorni dopo la compagine ottiene la fiducia alla
Camera con 302 sì, 39 no e 270 astensioni.
3 febbraio 1995. Romano Prodi annuncia di volersi candidare alle successive
elezioni e auspica la creazione di una grande coalizione di centrosinistra.
23 aprile 1995. Elezioni regionali: vince lo schieramento di centrosinistra
(che conquista 9 regioni e il 48,6 % dei voti) mentre esce sconfitto
il favorito centrodestra (6 regioni e 40,7 % dei consensi); la solitaria
Lega ottiene il 6,4 %.
11 maggio 1995. Con toni asperrimi e drammatici, il Ministro della Giustizia
Filippo Mancuso parlando al Senato punta il dito contro i metodi utilizzati
nell'inchiesta Mani Pulite e chiede che venga avviata un'azione disciplinare
contro i magistrati che ne hanno fatto parte.
11 giugno 1995. Si vota su 11 referendum: nel più importante
dei quali, quello che chiedeva la revisione della legge Mammì,
la vittoria del no sancisce la vittoria della posizione assunta da Forza
Italia.
24 giugno 1995. A Cannes Gerardo Bianco e Rocco Buttiglione sanciscono
la scissione all'interno del Partito Popolare: il primo, favorevole
all'alleanza con la sinistra, ottiene lo storico nome (PPI) e continua
a sostenere il governo; il secondo invece, che ha formato un accordo
elettorale con Berlusconi, si prende il simbolo e passa all'opposizione.
26 giugno 1995. La polemica sulla posizione da assumere nei confronti
di "Mani Pulite" divide il Presidente del Consiglio e il Guardasigilli.
4 agosto 1995. I due rami del Parlamento approvano la riforma del sistema
previdenziale: alla Camera i sì sono 266 (Progressisti, leghisti,
popolari e Cristiani Democratici Uniti); i no 92 (comunisti e Alleanza
Nazionale); gli astenuti 125 (forzisti e Centro Cristiano Democratico).
15 settembre 1995. Dibattito alla Camera sulla legge inerente all'immigrazione:
il Polo vorrebbe inasprire la legge Martelli mentre i Progressisti si
oppongono all'espulsione degli immigrati; si stempera così il
clima di disgelo tra destra e sinistra, aperto dall'ospitata di Fini
alla Festa dell'Unità di Bologna.
19 ottobre 1995. Il Senato approva una mozione di sfiducia individuale
nei confronti del Ministro Mancuso presentata da tutto lo schieramento
che sostiene l'esecutivo e avallata dal presidente Dini, che assume
ad interim il Ministero della Giustizia.
7 dicembre 1995. Passa alla Camera una mozione che indice le prossime
elezioni a fine aprile; rimane isolata Forza Italia che aveva proposto
febbraio.
15 dicembre 1995. Non passa una mozione di sfiducia presentata alla
Camera da Forza Italia ed anzi il governo si vede approvati due maxiemendamenti
nella manovra finanziaria. I parlamentari azzurri tuttavia presentano
un'ulteriore mozione di sfiducia in vista della seduta del 18 dicembre.
18 dicembre 1995. Il governo rinuncia al voto di fiducia e Dini invita
i parlamentari a votare compattamente la Finanziaria, promettendo di
dimettersi il 31 dicembre. La manovra otterrà il disco verde.
30 dicembre 1995. Scalfaro rifiuta le dimissioni del Capo del Governo
e lo invita a presentarsi alle Camere.
11 gennaio 1996. Lamberto Dini consegna nelle mani del Capo dello Stato
le dimissioni, stavolta irrevocabili, dell'esecutivo.
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