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Fernando TAMBRONI ARMAROLI

(Ascoli Piceno, 25 novembre 1901 – Roma, 18 febbraio 1963)

uomo politico italiano, esponente della Democrazia cristiana;

laureato in giurisprudenza, avvocato;

 

esponente, sin da giovanissimo, del PPI (Partito Popolare Italiano), è vicepresidente della Fuci ;

1925
eletto segretario provinciale per Ancona del PPI;

1926
dopo l'instaurazione del regime fascista, subisce un fermo di polizia;
successivamente a questo episodio chiede e ottiene l'iscrizione al PNF (Partito Nazionale Fascista);

1940
eviene arruolato come centurione fascista della Milizia contraerea di Ancona;

1943

– 25 luglio 1943 - 23 maggio 1948, Ordinamento provvisorio

nel convulso triennio 1943-1945 abbandona il PNF per iscriversi alla Democrazia cristiana, senza però partecipare in prima persona alla Resistenza partigiana;

1945
?-21 giugno, (III "governo Bonomi"),

21 giugno-10 dicembre, ("governo Parri);

10 dicembre-1° luglio 1946, (I "governo De Gasperi);

1946
eletto deputato della Dc all'Assemblea Costituente;
2 giugno, Proclamazione della Repubblica;
25 giugno-31 gennaio 1948, Assemblea costituente;

13 luglio-28 gennaio 1947, (II "governo De Gasperi);
[I governo della Repubblica.]

1947
2 febbraio-31 maggio, (III "governo De Gasperi)

31 maggio-23 maggio 1948, (IV "governo De Gasperi);

1948
18 aprile, eletto deputato (I Legislatura – 1948 8 mag - 24 giu 1953) per la Dc, nel collegio ANCONA;
23 maggio-27 gennaio 1950 (V "governo De Gasperi);

esponente di primo piano della sinistra democristiana;

1950
31 gennaio-26 luglio 1951, sottosegretario alla Marina mercantile (VI "governo De Gasperi);

1951
27 luglio-16 luglio 1953, sottosegretario alla Marina mercantile (VII "governo De Gasperi);

1953
7 giugno, eletto deputato (II Legislatura – 1953 25 giu - 11 giu 1958) per la Dc, nel collegio CUN;
17 luglio-17 agosto, sottosegretario alla Giustizia (VIII "governo De Gasperi);
17 agosto-18 gennaio 1954, ministro della Marina Mercantile ("governo Pella);

1954
18 gennaio-10 febbraio, ministro della Marina Mercantile (I "governo Fanfani);
10 febbraio-6 luglio 1955, ministro della Marina Mercantile ("governo Scelba);

1955
6 luglio-19 maggio 1957, ministro dell'Interno (I "governo Segni");
[Utilizza il "metodo Cesare Mori" per catturare il boss della 'ndrangheta Salvatore Castagna che in una sola giornata ha ucciso cinque suoi compaesani, invitando il questore di Trieste Carmelo Marzano.]

luglio, fedelissimo del presidente della repubblica G. Gronchi, è ministro dell'interno nel "governo Segni I";

1957
19 maggio-1° luglio 1958, ministro dell'Interno ("governo Zoli");

1958
25 maggio, eletto deputato (III Legislatura – 1958 12 giug - 15 mag 1963) per la Dc, nel collegio ANCONA;
1° luglio-15 febbraio 1959, ministro dell'Interno (II "governo Fanfani);

Contro l'egemonia fanfaniana va addensandosi una vasta opposizione interna alla Dc mossa, da un lato, dalla destra di Antonio Segni (67enne, sardo), Giulio Andreotti (39enne, romano) e Mario Scelba (57enne, siciliano) e, dall'altro, dal protagonismo presidenzialista di G. Gronchi (71enne, toscano)

gennaio, dimissioni del "governo Fanfani";
[5 febbraio 1959 articolo giornalistico:
a Capodanno, su suggerimento del dr. V. Orefice, il Ministro dell'Interno invia ai singoli e più autorevoli giornalisti regali calcolabili tra le 100/200.000 lire consistenti in quadri d'autore.
Più particolarmente, fa impressione un articolo apologetico comparso sulla rivista «Le Ore» e scritto dal dr. Mario La Rosa, ex giornalista dell'on. A. Finocchiaro Aprile, poi passato ai giornali paracomunisti «la Repubblica» e «Paese Sera». Si seppe così che la rivista «Le Ore» è finanziata dall'industriale farmaceutico Alecce e che frequentatore e anello di congiunzione tra Alecce e il ministro era un certo dr. Maurizio Rodinò.
Si tratta di un calabrese sulla trentina, ex socialdemocratico e da alcuni anni facente parte della Dc di Roma. Maurizio
Rodinò era arrivato a conoscerre la contessa Tambroni Armiroli, moglie del Ministro, e da questa era stato successivamente invitato a casa e nelle villeggiature a Cortina e nelle Marche. La contessa e Maurizio Rodinò andavano spesso a giocare a poker a casa di Alecce in via Monti Parioli.
Di certo si sa che Maurizio
Rodinò fino a pochi anni fa squattrinato, negli ultimi anni si è creato una fortuna finanziaria. Tra l'altro egli ha creato presso un notaio una Associazione degli orfani di guerra facendola erigere successivamente dal Ministro in ente morale e ricevendone così una sovvenzione finanziaria fissa dal ministero dell'interno di 5 milioni di lire annui. […] Maurizio Rodinò, però, non si accontentava di questo solo canonicato finanziario: chiedeva al Ministro dell'Interno che fosse concessa all'Associazione da lui capeggiata, una licenza per creare a Roma un ente di vigilanza notturna.
La cosa suscitò subito la reazione dell'Associazione Combattenti che gestisce questo servizo a Roma. A tal punto che il questore Marzano ebbe paura di obbedire alle ingiunzioni del Ministro e rinviò la concessione della licenza al periodo successivo alle elezioni del 25 maggio. A nulla valse che l'onorevole Folchi a nome degli ex combattenti romani andasse a protestare presso G. Gronchi e presso lo stesso Ministro.
Come promesso, Marzano nel luglio 1958 firmò la licenza. Il nuovo ente di vigilanza notturna, con sede in via Carlo Farini, ha iniziato la sua attività col 1° gennaio 1959. Secondo le asserzioni di Maurizio
Rodinò, il nuovo ente dovrà arrivare in un anno a occupare più di mille agenti. Il finanziamento del nuovo ente pare che sia stato dato privatamente dal Ministro e da industriali amici. Sempre secondo le asserzioni del Maurizio Rodinò, il nuovo ente gli permetterà di assoldare "truppe" necessarie ad assicurare entro pochi anni al ministro una rilevanza se non la preponderanza nelle sezioni Dc di Roma.
Così pure che il nuovo ente permette al Ministro di disporre "legalmente" di una polizia personale e privata a Roma.
«Il Sole24Ore, domenica 26.06.2011. Trattasi di parte di documento rinvenuto dagli storici Alessandro Marucci e Stefano Simoncini tra le carte di A. Fanfani.]

1959
15 febbraio-25 marzo 1960, ministro del Tesoro (ad interim);
15 febbraio-26 luglio 1960, ministro del Bilancio (II "governo Segni");

al VII congresso della Dc si mette in luce con un discorso "aperturista" nei confronti del centrosinistra;

1960
marzo, dopo la caduta del governo di A. Segni, viene incaricato dal presidente della repubblica G. Gronchi di formare un governo con un programma puramente amministrativo;
[In grado di consentire lo svolgimento dei giochi della XVII Olimpiade a Roma indetti in agosto e di approvare il bilancio dello Stato entro il 31 ottobre 1960, come previsto dalle leggi in materia di contabilità di Stato vigenti.]

25 marzo-26 luglio, presidente del Consiglio dei ministri ("governo Tambroni);
25 marzo-26 luglio, ministro del Bilancio (ad interim) con delega (dall'11 aprile) a Presidente del Comitato dei ministri per la Cassa del Mezzogiorno;
8 aprile, il governo monocolore democristiano da lui formato ottiene la fiducia della Camera, con una maggioranza di soli tre voti (300 sì e 297 no) e con il determinante appoggio dei deputati missini;
la circostanza causa le dimissioni irrevocabili e immediate dei tre ministri appartenenti alla sinistra della Dc: Giorgio Bo, G. Pastore e F. Sullo;
11 aprile, dietro esplicito invito del proprio partito, il governo rassegna le dimissioni e il presidente G. Gronchi assegna l'incarico ad A. Fanfani. Questi, tuttavia, deve rinunciare, e G. Gronchi, anziché cercare una soluzione diversa, invita il dimissionario a presentarsi al Senato per completare la procedura del voto di fiducia;
29 aprile, sempre con l'appoggio dei missini e con pochi voti di scarto (128 sì e 110 no), il suo governo ottiene la fiducia del Senato;
[Una volta entrato nel pieno delle funzioni, il nuovo governo adotta una serie di provvedimenti (ad esempio, la diminuzione del prezzo dello zucchero e della benzina) che sono interpretati da una parte dell'opposizione come dettati da scelte demagogiche.]
In queste settimane è fondato a Roma un quotidiano, «Telesera», diretto dal socialista Ugo Zatterin, ma apertamente filogovernativo.
maggio, la decisione presa dal MSI (Movimento sociale italiano) di convocare il suo sesto congresso a Genova, città decorata con la Medaglia d'oro della Resistenza da cui era partita l'insurrezione del 25 aprile, fornisce l'occasione ai partiti di sinistra di scendere in piazza al fine di mettere in difficoltà il governo;
la protesta si fa sentire sempre più forte ed egli sceglie la linea dura;
30 giugno, i "Fatti di Genova" si estendono rapidamente al resto del paese;
la sanguinosa repressione (5 morti a Reggio Emilia (7 luglio), 1 a Catania e 1 a Palermo) isola il governo anche dalle forze di centro e fa nascere gravi perplessità nella stessa Dc;
alla fine non c'è altra scelta che impedire il congresso del MSI; i missini votano conseguentemente contro la legge di bilancio del governo, facendolo cadere;
egli temporeggia, sperando in un nuovo incarico, ma alla fine deve dimettersi;
19 luglio, dopo la caduta del governo, la Dc si orienta verso una collaborazione di governo coi partiti di centrosinistra;

26 luglio-21 febbraio 1962, (III "governo Fanfani);
[Governo monocolore democristiano, appoggiato da socialdemocratici, liberali e repubblicani. Egli non entra a farne parte.]

1962
21 febbraio-21 giugno 1963, (IV "governo Fanfani);

1963
18 febbraio, muore a Roma per un arresto cardiaco.
[Pochi giorni prima il segretario della Dc, Aldo Moro, gli aveva comunicato la decisione del partito di non ricandidarlo alle imminenti elezioni politiche.]

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GOVERNO TAMBRONI 1960 25 marzo-26 luglio

Il Governo Tambroni è stato il quindicesimo governo della Repubblica Italiana, il terzo della III legislatura. Rimase in carica dal 25 marzo 1960 al 26 luglio 1960 per un totale di 123 giorni, ovvero 4 mesi e 1 giorno.
A marzo del 1960 l'esponente democristiano Fernando Tambroni ricevette l'incarico di formare un governo per sostituire quello guidato da Antonio Segni appena dimessosi. L'obbiettivo politico era quello di superare l'emergenza, attraverso un "governo provvisorio", in grado di consentire lo svolgimento della XVII Olimpiade a Roma e di approvare il bilancio dello Stato.
Il 21 marzo il governo monocolore democristiano proposto da Tambroni ottenne la fiducia della Camera, per soli tre voti di scarto (300 sì e 297 no), con il determinante appoggio dei deputati missini. La circostanza causò l'abbandono dei ministri appartenenti alla sinistra della DC Bo, Pastore e Sullo.
L'11 aprile, dietro esplicito invito del proprio partito, il governo rassegnò le dimissioni che furono respinte dal presidente Giovanni Gronchi, anzi ricevendo l'invito a presentarsi al Senato per completare la procedura del voto di fiducia.
Il 29 aprile, sempre con l'appoggio dei missini e con pochi voti di scarto (128 sì e 110 no), il governo Tambroni ottenne la fiducia del Senato.[1]
Indice [nascondi]
1 Composizione
2 Presidente del Consiglio dei ministri
3 Segretario del Consiglio dei ministri
4 Sottosegretari alla Presidenza del Consiglio dei ministri
5 Ministeri senza portafoglio
6 Ministeri
6.1 Affari esteri
6.2 Interno
6.3 Grazia e Giustizia
6.4 Bilancio
6.5 Finanze
6.6 Tesoro
6.7 Difesa
6.8 Pubblica Istruzione
6.9 Lavori Pubblici
6.10 Agricoltura e Foreste
6.11 Trasporti
6.12 Poste e Telecomunicazioni
6.13 Industria e Commercio
6.14 Sanità
6.15 Commercio con l'Estero
6.16 Marina Mercantile
6.17 Partecipazioni Statali
6.18 Lavoro e Previdenza Sociale
6.19 Turismo e Spettacolo
7 Eventi
8 Note
9 Collegamenti esterni
Composizione
Camera dei Deputati Seggi
Democrazia Cristiana
Movimento Sociale Italiano
Partito Democratico Italiano
Südtiroler Volkspartei
Union Valdôtaine
Totale Maggioranza 273
24
25
3
1
326
Partito Comunista Italiano
Partito Socialista Italiano
Partito Socialdemocratico Italiano
Partito Liberale Italiano
Partito Repubblicano Italiano
Movimento Comunità
Totale Opposizione 140
84
22
17
6
1
270
Totale 596
Senato della Repubblica Seggi
Democrazia Cristiana
Movimento Sociale Italiano
Partito Democratico Italiano
Südtiroler Volkspartei
Totale Maggioranza 123
8
7
2
140
Partito Comunista Italiano
Partito Socialista Italiano
Partito Socialdemocratico Italiano
Partito Liberale Italiano
Indipendenti di Sinistra
Totale Opposizione 60
36
5
4
1
106
Totale 246
Composizione del governo:
Democrazia Cristiana

Presidente del Consiglio dei ministri 1960 25 marzo-26 luglio
Fernando Tambroni

Segretario del Consiglio dei ministri
Alberto Folchi

Sottosegretari alla Presidenza del Consiglio dei ministri
Renato Tozzi Condivi, Gustavo De Meo

Ministeri senza portafoglio

Presidente del comitato dei ministri per il Mezzogiorno e le zone depresse
Giulio Pastore fino all'11/04/60
Fernando Tambroni interim dall'11/04/60

Rapporti fra Governo e Parlamento
Armando Angelini

Riforma della pubblica amministrazione
Giorgio Bo fino all'11/04/60 (i suoi compiti passano al ministro per i rapporti fra Governo e Parlamento)

Ministeri

Affari esteri
Ministro Antonio Segni
Sottosegretari Carlo Russo, Ferdinando Storchi

Interno
Ministro Giuseppe Spataro
Sottosegretari Guido Bisori, Oscar Luigi Scalfaro

Grazia e Giustizia
Ministro Guido Gonella
Sottosegretari Lorenzo Spallino

Bilancio
Ministro Fernando Tambroni, ad interim
Sottosegretari Angelo De Luca

Finanze
Ministro Giuseppe Trabucchi
Sottosegretari Giacomo Piola, Michele Troisi

Tesoro
Ministro Paolo Emilio Taviani
Sottosegretari Alfonso De Giovine, Lorenzo Natali, Guglielmo Schiratti, Alfonso Tesauro

Difesa
Ministro Giulio Andreotti
Sottosegretari Alfredo Amatucci, Giovanni Bovetti, Enrico Roselli

Pubblica Istruzione
Ministro Giuseppe Medici
Sottosegretari Maria Badaloni, Angelo Di Rocco

Lavori Pubblici
Ministro Giuseppe Togni
Sottosegretari Crescenzo Mazza, Tommaso Spasari

Agricoltura e Foreste
Ministro Mariano Rumor
Sottosegretari Giuseppe Salari, Giacomo Sedati

Trasporti
Ministro Fiorentino Sullo fino all'11/04/60
Mario Ferrari Aggradi interim dall'11/04/60
Sottosegretari Salvatore Foderaro, Calogero Volpe

Poste e Telecomunicazioni
Ministro Antonio Maxia
Sottosegretari Augusto Cesare Fanelli, Remo Gaspari

Industria e Commercio
Ministro Emilio Colombo
Sottosegretari Nullo Biaggi (fino al 24/06/60), Filippo Micheli

Sanità
Ministro Camillo Giardina
Sottosegretari Angela Gotelli

Commercio con l'Estero
Ministro Mario Martinelli
Sottosegretari Antonio Pecoraro

Marina Mercantile
Ministro Angelo Raffaele Jervolino
Sottosegretari Francesco Turnaturi

Partecipazioni Statali
Ministro Mario Ferrari Aggradi
Sottosegretari Giuseppe Garlato

Lavoro e Previdenza Sociale
Ministro Benigno Zaccagnini
Sottosegretari Salvatore Mannironi, Cristoforo Pezzini

Turismo e Spettacolo
Ministro Umberto Tupini
Sottosegretari Domenico Magrì, Gabriele Semeraro

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