1917
Agosto
F.
Turati e C.
Treves chiedono in Parlamento di iniziare trattative
di pace.
15, "decimazioni":
4 fucilati in una compagnia della 3ª armata sul Carso.
[Uno ogni cento, unico caso.]
17-31, undicesima battaglia
dell'Isonzo (o battaglia della Bainsizza):
Forze in campo:
- italiani: 2ª armata (gen. L.
Capello), con i C.d'a. IV, XXVII, XXIV, II, VI, XIV;
3ª armata (duca d'Aosta), con
i C.d'a. XI, XXV, XXIII, XIII, e, in riserva, XXX e VII.
Riserva del Comando Supremo: 54 battaglioni di fanteria e 12 bersaglieri.
- austroungarici: 5ª armata (gen. S.
Borojevic von Bojna), con i C.d'a. XV, XXIV, XVI, VII,
XXIII.
Risrva: 6 Div.ni.
I C.d'a. XXVIII e XXIV passano l'Isonzo: il XXVII è arrestato
sulle alture a sud di Tolmino; il XXIV avanza sull'altopiano, costringendo
il nemico a ripiegare fin sull'orlo del vallone di Chiapovano e
agevolando l'azione del II C.d'a. che conquista il Vodice, il Monte
Santo, il Kobilek.
Limitati sono i progressi italiani sulle alture a oriente di Gorizia
e sul Carso.
18-24,
battaglia dello Hermada (monte nella regione meridionale
del Carso, a nord di Duino):
caposaldo della difesa austro-ungarica sulla via di Trieste è
ancora invano attaccato dalla 3ª armata italiana;
22-26,Torino,
per 5 giorni la città è teatro di violenti scontri tra il popolo
oppresso dalla fame e l'esercito che spesso solidarizza con gli
operai: centinaia i manifestanti caduti.
24, Monte
Santo (sulla sinistra dell'Isonzo): la Brg Forlì,
premendo sugli austriaci in ritirata, conquista la vetta.
Perdite:
- italiani, 18.794 morti, 89.193 feriti e 35.087 dispersi: totale
143.074;
- austriaci, 110.000 complessivamente.
Il Comando Supremo austro-ungarico giudica di non poter più
resistere ad un'altra offensiva italiana e chiede l'intervento dell'esercito
tedesco.
a.f.: sul fronte dell'Isonzo il comandante supremo gen. L.
Cadorna concentra i tre quarti delle truppe a sua disposizione,
pari a 51 divisioni con 5200 pezzi di artiglieria; l'attacco si
sviluppa da Tolmino al mare e l'Isonzo viene attraversato in più
punti su ponti mobili ma lo sforzo principale si concentra sull'altopiano
della Bainsizza la cui conquista deve aprire la strada verso
l'altopiano di Tarnova in modo da spezzare in due il dispositivo
austriaco e isolare i baluardi del monte San Gabriele e dell'Hermada;
dopo un'iniziale avanzata dove vengono conquistati la Bainsizza
e il monte Santo, la spinta offensiva si esaurisce contro San Gabriele
e l'Hermada che si dimostrano inespugnabili; gli italiani falliscono
ancora il loro obiettivo strategico pagando un prezzo esorbitante:
40.000 morti, 108.000 feriti e 18.000 prigionieri;
il comando austro-ungarico, dopo aver contenuto l'offensiva italiana
della Bainsizza, costituisce la 14ª armata al comando del gen.
O.
von Below
L.
Cadorna attesta le truppe su posizioni difensive
bloccando ogni azione offensiva.
19-28,
battaglia della Bainsizza (altopiano a oriente
dell'Isonzo, fra la piana di Gorizia a sud e il fiume Idria a nord):
Forze in campo:
- italiani: 2ª armata (gen. L.
Capello), con i C.d'.a. XXVII (gen. Vanzo,
poi gen. P.
Badoglio), XIV (gen. Sagramoso),
XXIV (gen. E.
Caviglia), II (gen. P.
Badoglio, poi gen. L.
Montuori);
- austro-ungarici: 5ª armata (armata
dell'Isonzo, gen. S.
Borojevic von Bojna), con i C.d'a. XV (gen. K.
Scotti) e XXIV (gen. Lukas).
Gli italiani iniziano l'offensiva con un'ardita operazione di gittamento
di ponti sull'Isonzo; oltrepassano il fiume e raggiungono l'orlo
dell'altopiano.
Il XXIV C.d'a. avanza vittoriosamente al centro, mentre il XXVII
sulla sinistra è arrestato.
Il II C.d'a. a destra avanza conquistando il Monte Santo. L'avanzata
prosegue fin quasi all'orlo dell'altopiano verso il vallone di Chiapovano,
dove è arrestata da una nuova linea di resistenza austriaca.
Il Comando Supremo austro-ungarico chiede l'intervento di
truppe tedesche.
25, durante la battaglia
il gen. von Arz, capo di S.M. dell'Eserctio
austro-ungarico, superata l'opposizione dell'Imperatore Karl,
sollecita l'intervento dell'Esercito tedesco, dubitando di non poter
resistere oltre alle offensive italiane;
il Comando Supremo germanico, e cioè il mar.llo P.
von Hindenburg comandante supremo dell'esercito e il
gen. E.
Ludendorff capo di S.M., inviano il gen. Krafft
von Dellmensingen a fare una ricognizione sull'Isonzo.
Al suo ritorno il generale esprime parere favorevole ad effettuare
un'offensiva nel settore Plezzo-Tolmino e tosto sono impartiti gli
ordini per organizzarla.
Comandante della 14ª armata, incaricata dell'operazione, è
designato il gen. Otto von Below, ricco
dell'esperienza di guerra di movimento fatta in Romania, con capo
di S.M. il gen. Krafft von Dellmensingen;
l'esercito tedesco dà due comandi di C.d'a. (gen. Stein
e gen. von Berrer) e sette Div.ni;
- l'esercito austriaco dà due comandi di C.d'a. (gen. A.
Krauß e gen. K.
Scotti) e otto Div.ni.
Perdite:
- italiani: 143.000 uomini;
- austro-ungarici: 110.000 uomini.
È un autentica vittoria, ma una vittoria non decisiva.
_______
Alla fine del mese, il gen. P.
Badoglio, un accentratore, sostituisce il gen. Vanzo
nel comando del XXVII C.d'a; comandante dell'artiglieria è
il col. brigadiere Edoardo Scuti valente
artigliere.
Ha condotto con sé, come capo di S.M., il ten.col. Giulio
Pellegrini, anziché un colonnello, appunto perché
quest'ultimo, pur essendo un intelligente e capace ufficiale di
S.M., è abituato con lui ad eseguire, più che ad agire
d'iniziativa.
Tenendo sempre ad affermare la propria capacità di artigliere
e mal tollerando il col. brigadiere Edoardo
Scuti, competente e attivo – lo chiama in dialetto piemontese
«I' prufesur»
– il gen. P.
Badoglio ne chiede la sostituzione e viene designato
il gen. Oscar Fano.
Non soddisfatto della scelta, il gen. P.
Badoglio telefona personalmente al gen. L.
Capello, presente il magg. Oreste
Cantatore, dicendogli di non gradire il gen. Oscar
Fano, qualificandolo «menagramo»;
alla fine, spazientito, il gen. L.
Capello gli dice di prendersi pure il col. Cannoniere,
nome suggerito dallo stesso gen. P.
Badoglio.
[Prima comandante di poche batterie da campagna, il col. Cannoniere
diventa così comandante di circa 600 cannoni ed è
naturale che il gen. P.
Badoglio gli dica quello che ha già detto al gen.
L.
Capello: che si riserverà di comandare personalmente
l'artiglieria.]
[Emilio Faldella, Caporetto -
Le vere cause di una tragedia, Universale
Cappelli 1967.]
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