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ANNO 1917
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Benedetto XV

(1914-22)

 


I Guerra Mondiale

1917


Settembre
2
, il ministro L. Bissolati scrive al ten. Gallarati Scotti, ufficiale d'ordinanza del gen. L. Cadorna: «salutami il Capo e digli che la sua vittoria ha salvato, per le sue ripercussioni interne, il paese nostro dal crollo»;
[Tuttavia, da un punto di vista strategico, il successo della "battaglia della Bainsizza", per avere importanza decisiva, dovrebbe essere completato con un'altra offensiva la quale, per il logoramento dell'Esercito austro-ungarico porterebbe effettivamente alla rottura della fronte.
Per impegnare un'altra battaglia offensiva, però, sarebbe indispensabile disporre di quelle divisioni alleate che il gen. Robertson non concederebbe mai, malgrado gli sforzi compiuti dal primo ministro D. Lloyd George per fargli accettare l'idea di effettuare uno sforzo decisivo sulla fronte italiana, per vincere l'Austria-Ungheria, elemento debole della coalizione austro-tedesca.
L'esercito italiano infatti non è ormai più in grado da solo di intraprendere un'altra offensiva dell'ampiezza di quella della Bainsizza, né sarebbe opportuno intraprenderla, nella situazione generale che si sta delineando in questo mese.
Dal canto suo l'esercito austro-ungarico non è in condizioni di resistere con successo contro un'altra offensiva italiana, e tanto meno alleata, sull'Isonzo. Lo si deduce da varie affermazioni:
. gen. von Cramon, rappresentante del Comando Supremo germanico presso il Comando Supremo austro-ungarico:
«Non si era sicuri di salvare Trieste se gli italiani avessero continuato i loro attacchi»;
. gen. P.L. Hindenburg:
«Il nostro alleato austro-ungarico ci dichiarò che non avrebbe più avuto la forza di resistere a un dodicesimo attacco sulla fronte dell'Isonzo»;
. gen. E. Ludendorff:
«Nei competenti circoli militari e politici dell'Austria-Ungheria entrò la convinzione che le armate austro-ungariche non avrebbero sostenuto una continuazione della battaglia e un dodicesimo attacco sull'Isonzo».

Il gen. L. Cadorna è costretto a decidere di assumere un atteggiamento nettamente difensivo; allorché ne informa gli Alleati, il gen. Robertson, con un telegramma che è poco qualificare «insolente» ordina il ritiro delle batterie di artiglieria inglesi che sono state imprestate; naturalmente il gen. L. Cadorna, rimandando indietro le batterie, risponde come si conviene, rivendicando il dovere di tenere anzitutto in considerazione le esigenze di guerra sulla nostra fronte.

18, proprio in conseguenza di queste esigenze il gen. L. Cadorna ordina alle armate 2ª (gen. L. Capello) e 3ª (duca d'Aosta) schierate sull'Isonzo, di «concentrare ogni attività nelle predisposizioni per la difesa ad oltranza, affinché il possibile attacco ci trovi validamente preparati a rintuzzarlo. A tale precisa direttiva prego pertanto di orientare fin d'ora ogni predisposizione, l'attività delle truppe, lo schieramento delle artiglierie».

Lo stesso giorno ha luogo l'azione di Carzano in val Sugana;

19, ricevuto l'ordine di «predisporre la difesa ad oltranza», il gen. L. Capello riunisce i comandanti dei C.d'A. e i loro capi di S.M., i comandanti di artiglieria e del genio di armata e dice:
«Per speciali condizioni sopravvenute occorre, nel momento, che al concetto offensivo che era in studio abbia il sopravvento un concetto difensivo-controffensivo».
Nei riguardi dello schieramento delle artiglierie prescrive di «lasciare avanti quanto è necessario per garantire le posizioni e poter passare alla controffensiva».
In tutto il verbale, che è firmato dal capo di S.M. dell'armata, col.brigadiere Egidi, immediato collaboratore del gen. L. Capello, non è nemmeno rintracciabile la locuzione «difesa ad oltranza».
[Come non sarà rintracciabile nel verbale della riunione tenuta dal gen. L. Capello il 9 ottobre, né nell'ordine diramato ai comandanti di C.d'A. in data 8 ottobre.
È evidente che il il gen. L. Capello, tenendo in non cale l'ordine di organizzare la «difesa ad oltranza», intenda rispondere all'offensiva nemica con una controffensiva.
In questa divergenza di vedute consiste il "dissidio Cadorna- Capello" al quale, a cominciare dalla Commissione d'inchiesta, si vorrà e si continuerà a dare importanza determinante sulla deficiente organizzazione della difensiva.]

30, il Comando della 2ª Armata, prestando fede alle notizie di una probabile offensiva nemica, avverte i C.d'A. IV e XXVII della «possibilità di un'offensiva partente dalla testa di ponte di Tolmino tendente ad impadronirsi della testata di Val Judrio ed a risalire l'Isonzo».
[Esattamente ciò che accadrà 24 giorni dopo!]
Ma non prende subito provvedimenti per rinforzare i due C.d'A.]

[Emilio Faldella, Caporetto - Le vere cause di una tragedia, Universale Cappelli 1967.]




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