1917
Settembre
2, il ministro L.
Bissolati scrive al ten. Gallarati
Scotti, ufficiale d'ordinanza del gen. L.
Cadorna: «salutami il Capo
e digli che la sua vittoria ha salvato, per le sue ripercussioni
interne, il paese nostro dal crollo»;
[Tuttavia, da un punto di vista strategico, il successo della "battaglia
della Bainsizza", per avere importanza decisiva, dovrebbe
essere completato con un'altra offensiva la quale, per il logoramento
dell'Esercito austro-ungarico porterebbe effettivamente alla rottura
della fronte.
Per impegnare un'altra battaglia offensiva, però, sarebbe
indispensabile disporre di quelle divisioni alleate che il gen.
Robertson non concederebbe mai, malgrado
gli sforzi compiuti dal primo ministro D.
Lloyd George per fargli accettare l'idea di effettuare
uno sforzo decisivo sulla fronte italiana, per vincere l'Austria-Ungheria,
elemento debole della coalizione austro-tedesca.
L'esercito italiano infatti non è ormai più in grado
da solo di intraprendere un'altra offensiva dell'ampiezza di quella
della Bainsizza, né sarebbe opportuno intraprenderla, nella
situazione generale che si sta delineando in questo mese.
Dal canto suo l'esercito austro-ungarico non è in condizioni
di resistere con successo contro un'altra offensiva italiana, e
tanto meno alleata, sull'Isonzo. Lo si deduce da varie affermazioni:
. gen. von Cramon, rappresentante del
Comando Supremo germanico presso il Comando Supremo austro-ungarico:
«Non si era sicuri di salvare Trieste
se gli italiani avessero continuato i loro attacchi»;
. gen. P.L.
Hindenburg:
«Il nostro alleato austro-ungarico ci
dichiarò che non avrebbe più avuto la forza di resistere
a un dodicesimo attacco sulla fronte dell'Isonzo»;
. gen. E. Ludendorff:
«Nei competenti circoli militari e politici
dell'Austria-Ungheria entrò la convinzione che le armate
austro-ungariche non avrebbero sostenuto una continuazione della
battaglia e un dodicesimo attacco sull'Isonzo».
Il gen. L.
Cadorna è costretto a decidere di assumere un
atteggiamento nettamente difensivo; allorché ne informa gli
Alleati, il gen. Robertson, con un
telegramma che è poco qualificare «insolente»
ordina il ritiro delle batterie di artiglieria inglesi che sono
state imprestate; naturalmente il gen. L.
Cadorna, rimandando indietro le batterie, risponde come
si conviene, rivendicando il dovere di tenere anzitutto in considerazione
le esigenze di guerra sulla nostra fronte.
18, proprio in conseguenza
di queste esigenze il gen. L.
Cadorna ordina alle armate 2ª (gen. L.
Capello) e 3ª (duca d'Aosta)
schierate sull'Isonzo, di «concentrare
ogni attività nelle predisposizioni per la difesa ad oltranza,
affinché il possibile attacco ci trovi validamente preparati
a rintuzzarlo. A tale precisa direttiva prego pertanto
di orientare fin d'ora ogni predisposizione, l'attività delle
truppe, lo schieramento delle artiglierie».
Lo stesso giorno ha luogo l'azione di Carzano in val Sugana;
19, ricevuto l'ordine
di «predisporre la difesa ad oltranza»,
il gen. L.
Capello riunisce i comandanti dei C.d'A. e i loro capi
di S.M., i comandanti di artiglieria e del genio di armata e dice:
«Per speciali condizioni sopravvenute
occorre, nel momento, che al concetto offensivo che era in studio
abbia il sopravvento un concetto difensivo-controffensivo».
Nei riguardi dello schieramento delle artiglierie prescrive di «lasciare
avanti quanto è necessario per garantire le posizioni e poter
passare alla controffensiva».
In tutto il verbale, che è firmato dal capo di S.M. dell'armata,
col.brigadiere Egidi, immediato collaboratore
del gen. L.
Capello, non è nemmeno rintracciabile la locuzione
«difesa ad oltranza».
[Come non sarà rintracciabile nel verbale della riunione
tenuta dal gen. L.
Capello il 9 ottobre, né nell'ordine diramato
ai comandanti di C.d'A. in data 8 ottobre.
È evidente che il il gen. L.
Capello, tenendo in non cale l'ordine di organizzare
la «difesa ad oltranza»,
intenda rispondere all'offensiva nemica con una controffensiva.
In questa divergenza di vedute consiste il "dissidio
Cadorna- Capello" al quale, a cominciare dalla Commissione
d'inchiesta, si vorrà e si continuerà a dare importanza
determinante sulla deficiente organizzazione della difensiva.]
30, il Comando della 2ª
Armata, prestando fede alle notizie di una probabile offensiva nemica,
avverte i C.d'A. IV e XXVII della «possibilità
di un'offensiva partente dalla testa di ponte di Tolmino tendente
ad impadronirsi della testata di Val Judrio ed a risalire l'Isonzo».
[Esattamente ciò che accadrà 24 giorni dopo!]
Ma non prende subito provvedimenti per rinforzare i due C.d'A.]
[Emilio Faldella, Caporetto -
Le vere cause di una tragedia, Universale
Cappelli 1967.]
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