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STATO PONTIFICIO
Innocenzo XI
(1676-89)
Segreteria di stato
- direttore:
card. Alderano Cybo-Malaspina
[legato Pontificio ad Avignone (1677 -90), spia francese stipendiata da Louis XIV]
altri incarichi

- segretario delle Lettere cifrate o della Cifra : Lorenzo Casoni, suo cugino;

 
- segretario dei Memoriali:
. Giovan Battista de Luca
 
- segretario dei Brevi:
. Johan Walter Slusius
 
- sottodatario, datario:
. Francesco Liberati,
 
 

 

1685
l'Entità localizza degli agenti segreti francesi infiltrati nella Segreteria di Stato. Le spie di Luigi XIV sono tre religiosi addetti all'archiviazione di documenti della segreteria stessa; il cardinale Paluzzi, servendosi anche dei monaci appartenenti all'Ordine Nero, riesce a smascherare le spie francesi il cui capo si fa chiamare Scipion;
Luglio
18
, dopo che al Sant'Uffizio sono giunte voci sul suo comportamento immorale, M. de Molinos viene arrestato nella sua abitazione privata presso S. Lorenzo in Panisperna. Il fatto desta scalpore: tra le più turbate è Cristina, regina di Svezia.
Settembre
26
, B. Cenci è nominato vicelegato ad Avignone;

Francescani

«segue da 1680»
1685, il Terz'Ordine conquista specialmente l'aristocrazia; si può dire che esso faccia per l'educazione dell classi dirigenti quello che altri Ordini fanno con i collegi, la cultura, lapredicazione intellettuale. Cingono il cordiglio:
- i re di Spagna (Madrid conta quest'anno 25.000 Terziari);
. Anna d'Austria,
. Maria Teresa di Francia,
. Enrichetta d'Inghilterra,
- vicerè e cardinali e pittori come Murillo, poeti come Lope de Vega.
A Roma tutta la nobiltà è Terziaria, a Napoli pure incominciando dal vicerè conte Emanuele Fonseca e sua moglie.
In Belgio il Terz'Ordine arruola l'aristocrazia e trascina il popolo, al punto che i poveri vengono accettati solo dietro domanda personale per timore che formino la maggioranza e diventino un peso.
«segue 1690»


 

Ugonotti

«segue da 1610»
1685, 18 ottobre, con l' editto di Fontainebleau Luigi XIV revoca le concessioni fatte agli ugonotti francesi (editto di Nantes) e proibisce in tutto il regno (ad eccezione dell'Alsazia) il culto riformato, affermando che tutti i protestanti si sono ormai convertiti al cattolicesimo [falso];
la gran dragonnade del Midi provoca 300-400.000 conversioni forzate:
la revoca dell'editto di Nantes è il corollario di questa linea anche se l'art. 12 di Fontainebleau consente ai protestanti di restare in Francia a condizione di non esercitare il culto; 
l'esodo è però massiccio (da 2 a 300.000 emigrati) dalle città più che dai centri rurali, [con gravi danni sia per la stabilità interna che per l'economia] soprattutto in direzione dell'Olanda, Inghilterra, Prussia;
si costituisce così una chiesa fuori di Francia, il Réfuge, con forti nuclei di pastori e di elementi ostili al regime intollerante del Re Sole, mentre gli ugonotti rimasti nel paese clandestinamente si dividono nel Désert e nei Comités (culto familiare e culto fra amici); 
«segue 1702»

 


 

 

ANNO 1685





1685
Unione Elvetica
CATTOLICI
- Uri (1291),
- Schwyz (1291),
- Unterwalden (1291),
- Lucerna (1332),
- Zug (1353),
- Glarus (1353) [in parte],
- Friburgo (1481),
- Soletta (1481).

PROTESTANTI
- Zurigo (1351),
- Berna (1353),
- Glarus (1353) [in parte],
- Basilea (1501),
- Sciaffusa (1501),
- Appenzell (1513).

1685
Ci sarebbe molto da dire sulla accumulazione primitiva del capitale nella Confederazione prima della Rivoluzione.
Esempi: dopo la revoca (1685) delle concessioni fatte agli ugonotti francesi con l'editto di Nantes, il ruolo della banca protestante di Ginevra assume una importanza straordinaria nella gestione dei capitali in fuga.
A Zurigo, la nuova classe dominante si butta nel commercio della seta e del cotone.
A Berna si costituisce il primo tesoro di Stato della Confederazione.
L'agricoltura svizzera conta, nel XVIII secolo, 740.000 capi di bestiame di grossa taglia.
[Cifra superiore a quella del 1970, se la si mette in rapporto con il numero della popolazione totale.]
Già nel XVIII secolo 30.000 quintali di formaggio groviera vengono esportati annualmente in Francia.
L'allevamento del cavallo è intenso e molti eserciti d'Europa si riforniscono esclusivamente presso gli allevatori svizzeri.
In breve, benché dati precisi non siano disponibili per tutti i settori, è evidente che le classi dominanti della Svizzera preindustriale praticano già una forma primitiva di accumulazione di capitale.



[Jean Ziegler, Una Svizzera al di sopra di ogni sospetto, Arnoldo Mondadori Editore Milano 1976]


1685
Sacro Romano Impero
Leopoldo I
Albero genealogico

(Vienna 1640 - 1705)
figlio di Ferdinando III e di Maria Anna d'Absburgo-Spagna;
1655-1705, arciduca d'Austria;
1655-1705, re d'Ungheria;
1655-1705, re di Boemia;
1658-1705, imperatore del Sacro Romano Impero;





1685
-


AUSTRIA
 
BOEMIA
 
UNGHERIA
1685
riprende, generosamente finanziata da Innocenzo XI, la campagna di terra in Ungheria, ostacolata dal comportametno passivo dei polacchi preoccupati soprattutto del minaccioso problema russo;


1685
Brandeburgo
Federico Guglielmo [il Grande Elettore]
Albero genealogico

(Berlino 1620 - Potsdam 1688)
figlio dell'elettore Giorgio Guglielmo e di Elisabetta Carlotta del Palatinato, fu educato nei Paesi Bassi presso Federico Enrico d'Orange;
1640-88, elettore di Brandeburgo;
nel 1641 ha ottenuto lo sgombero dei suoi territori da parte degli svedesi in cambio della rinuncia alla Pomerania occidentale;
nel 1648 la pace di Vestfalia gli ha assegnato i vescovati di Minden, Cammin e Halberstadt e la successione all'arcivescovato di Magdeburgo [poi unito ai suoi domini nel 1680];
1654-60, prima guerra del nord;
1660-88, duca indipendente di Prussia;
nel 1661, con la pace di Oliva, ha ottenuto la piena sovranità sulla Prussia, già feudo polacco;
1672-88, guerra d'Olanda: si schiera con le Province Unite contro la Francia e la Svezia;
nel 1679 le clausole del trattato di Saint-Germain-en-Laye non gli hanno permesso di recuperare la Pomerania occidentale ceduta a suo tempo agli svedesi;
nel 1680 ha unito ai suoi domini l'arcivescovato di Magdeburgo (in seguito al diritto di successione assegnatogli dalla pace di Vestfalia);
nel 1682 ha creato la Compagnia d'Africa;
1685
dopo la revoca dell'editto di Nantes l'immigrazione di oltre 20.000 ugonotti francesi stimola le attività commerciali;




1685
Sassonia
Albero genealogico

(Dresda 1647 - Tubinga 1691)
figlio di Giovanni Giorgio II e di Maddalena di Brandeburgo-Bareith;
1680-91, principe elettore di Sassonia;
nel 1680 ha abbandonato l'alleanza con la Francia per quella con l'imperatore; riorganizza militarmente la Sassonia costituendo un esercito permanente;
nel 1682 ha partecipato alla liberazione di Vienna dai turchi;

1685
ducato di Sassonia-Gotha
Albero genealogico

-

1685
Baviera
Albero genealogico

(1662 - 1726)
figlio di Ferdinando Maria e di Enrichetta di Savoia († 1675);
1679-1706, principe elettore di Baviera;
[dal 1648 la Baviera ha incorporato l'Alto Palatinato]



1714-26, principe elettore di Baviera;


 

1685
REGNO di POLONIA
Jan III Sobieski
Albero genealogico

(Olesko, Leopoli 1624 - Wilanów 1696)

1674-96, re di Polonia;
nel 1681, con la pace di Karlowitz, ha ottenuto l'Ucraina e la Podolia;

 

1685
Dicembre
5
, fa sapere al cappuccino Marco d'Aviano: "Se gli ambasciatori spediti in Moscova concluderanno qualche buon negotiato, come si spera, potremo comprometterci non ordinarii vantaggi a pro della cristianità";

 




1685
IMPERO OTTOMANO

Mehmet IV [Avci-il cacciatore]

Albero genealogico

(1642 - 1692)
figlio di Ibrahim e di Tarhan;
1648-87, sultano;



1685
i veneziani invadono Bosnia, Albania e Morea;


 




1685
RUSSIA
Ivan V [il Semplice]
Albero genealogico

(Mosca 1666 - 1696)
figlio dello zar Alessio;
1682-89, zar di Russia;
assieme al fratellastro Pietro I ma di fatto non ha alcuna parte nel governo retto fino al 1689 dalla sorella Sofia;



Pietro I [il Grande]
Albero genealogico

(Kolomenskoe, Mosca 1672 - Pietroburgo 1725)
quartogenito dello zar Alessio Michajlovic e di Natalia Kirillovna Naryškina;
1682-1725, zar di Russia;
assieme al fratellastro Ivan V il Semplice e sotto la reggenza della sorella Sofia;


 
-
1685
-


 




1685
Francia e Navarra
Luigi XIV [il Re Sole]

(Saint-Germain-en-Laye-1638-Versailles 1715)
figlio di Luigi XIII e di Anna d'Austria;
1643-1715, re di Francia e di Navarra;
a 5 anni sotto la reggenza della madre;
1653-61, la sua formazione politica è opera di G. Mazarino.
1672-78, guerra franco-olandese;


 

Primo ministro
-
Cancelliere
M. Le Tellier
(1677 29 ott - 30 ott 1685)
Louis Boucherat
conte di Compans
(1° nov - 2 set 1699)
Sovrintendente delle Finanze
Claude Le Peletier
(1683 set - 1689)
Segretario di stato agli Affari Esteri
J.-B. Colbert
marchese di Torcy
(1679 26 lug - 23 set 1715)
 

1685
il re, zelante cattolico romano [già nei primi anni di regno nutriva contro i calvinisti un'avversione religiosa e politica, detestando i loro dogmi teologici misti a teorie repubblicane], priva a poco a poco gli scismatici di tutti i loro privilegi:
- s'intromette nell'educazione dei fanciulli protestanti;
- confisca gli averi lasciati in legato ai concistori protestanti;
- chiude, con frivoli pretesti, tutte le chiese protestanti;
- i ministri protestanti sono spogliati dagli esattori delle tasse;
- i magistrati protestanti sono privati dell'onore della nobiltà;
- annuncia agli ufficiali protestanti della Casa Reale di non aver più bisogno dei loro servigi;
- ordina che nessun protestante sia ammesso alla professione di legale.

Ottobre
18
o 23, con l' Editto di Fontainebleau Louis XIV revoca le concessioni fatte agli ugonotti francesi (Editto di Nantes) e proibisce in tutto il regno (ad eccezione dell'Alsazia) il culto riformato.
[vedi box a lato].
Si sussegue una serie di altri decreti.
I fanciulli e le fanciulle sono strappati dalle braccia dei genitori e mandati ad educarsi nei conventi. A tutti iministri calvinicti viene ingiunto di abiurare la loro religione o, entro quindici giorni, di uscire dal eterritorio della Francia. Agli altri protestanti viene invece impedito di uscire dal paese e messi rigorosamente sotto controllo porti e confini. Pur tuttavia, nonostante la stretta vigilanza della polizia militare, numerosissimi sono gli emigrati. In pochi mesi cinquantamila famiglie abbandonano la Francia.
Oltre 300.000 francesi, artigiani, commercianti e pastori emigrano nelle Province Unite, in Germania e a Ginevra. Molti di loro offrono le loro spade a Willem d'Orange.
Altri si vendicano con armi ancora più formidabili e per mezzo delle stamperie d'Olanda, d'Inghilterra e di Germania infiammeranno per trent'anni gli animi di tutta Europa contro il governo francese [vedi ad es.: Siècle de Louis XIV di Voltaire]. Una classe di gente più pacifica istituisce manifatture di seta nei sobborghi orientali di Londra. Una compagnia di esuli insegna ai Sassoni a fare le stoffe e i cappelli (finora monopolio francese). Un'altra pianta le prime viti nelle vicinanze di Capo di Buona Speranza.
Tanto è l'odio ispirato dalla sua ingiustizia e alterigia che perfino le corti di Roma e di Spagna prendono le parti della libertà religiosa.

Lo stesso anno esce anonimo un libro, tendente a dimostrare la perfetta conformità della condotta seguita contro gli Ugonotti dalla Chiesa di Francia, con quella, che nella lotta contro i Donatisti era stata adottata dalla Chiesa africana, per iniziativa di Agostino, del quale si riproducono appunto due delle epistole a sostegno dell'intolleranza.
Da parte degli esiliati Ugonotti si risponde sul medesimo tono con vari opuscoli e specialmente con uno, il quale mette in mostra la corrispodenza fra il trattamento usato ai protestanti con la terribile persecuzione inflitta dall'imperatore Antioco agli ebrei.
Tutti questi scritti passano però in seconda linea quando nel dibattito interviene uno degli spiriti più colti e più mordaci del tempo il filosofo P. Bayle, ugonotto egli pure ma già da qualche anno fuggito in Olanda.
Non è certo alle prime prove nella lotta contro l'intolleranza.

Poco dopo la revoca dell'Editto di Nantes, uno tra i più strenui sostenitori delle libertà gallicane, J.-B. Bossuet, scrive a P. Nicole uno dei capoccia dei detestati giansenisti: "J'adore avec Vous les desseins de Dieu, qui a voulu révéler, par la dispersion de nos protestants, ce mystère d'iniquité, et purger la France de ces monstres".
E A. Arnaud, un altro capo giansenista, è del medesimo avviso.
Da ultimo, lo stesso mite F. Fénelon, il più grande difensore delle dottrine quietistiche, non sa neppure lui negare il suo concorso alla crociata di persecuzione contro gli ugonotti, ad onta delle belle massime proclamate negli scritti in favore della incoercibilità delle coscienze.
Ma di cosa ci si può meravigliare, quando il pensiero laico, politico, filosofico, letterario assiste indifferente, se pure non approva esplicitamente le persecuzioni?
Lo stesso R. Descartes, da cui è venuto un così decisivo impulso agli arminiani d'Olanda verso la tolleranza e, per intermediazione loro, anche agli ugonotti liberali di Francia, ha messo per conto proprio, nel tutelare la sua apparente ortodossia, uno studio così meticoloso che altri non esiteranno a chiamarlo addirittura indegno.
E quanto a B. Pascal, tutta l'arditezza della sua speculazione e la veemenza della sua polemica coi gesuiti, non lo preservano punto da un ascetismo esagerato, che lo fa severo oltre ogni misura con se stesso e con gli altri in fatto di religione.
Per entrambi, come del resto per altri pensatori anche più arditi di questo secolo, quale P. Gassendi, la ragione di un così stridente contrasto fra la scienza e la fede non può trovarsi altrove che in quel fenomeno di sdoppiamento filosofico-religioso delle coscienze, che si possono riscontrare presso gli umanisti d'Italia.

Ma questa considerazione non basta più a spiegarci, perché neppure da quel largo movimento di pensiero, non solo spregiudiato, ma perfino irriverente per la religione, che, iniziatosi disordinato e frivolo, sotto Luigi XIII col gruppo dei cosiddetti Libertini, va prendendo sempre maggior consistenza col procedere del secolo, non sia partita punto, come è accaduto della fazione dello stesso nome a Ginevra e in Olanda, una generosa e vigorosa iniziativa a vantaggio della tollerazna di religione.
La ragione va cercata qui più in basso, in un epicureismo, non si sa se più spietato o più pusillanime. Preferiscono godere essi stessi, egoisticamente, di quella tolleranza di fatto, che in un tempo di religiosità ufficiale ed un poco ipocrita, si è più propensi a concedere agli increduli che non agli eretici, dato che quelli non contrappongono Chiesa a Chiesa e non ostentano – anzi! – una austerità incomomodante.
Quando, pertanto, questi liberi pensatori non si tengono strettamente fedeli al motto di uno di essi, che dice: "je ne crois ni en Dieu ni en Diable, mais je me ferais tuer pour la religion" e non danno quindi appoggio incondizionato alla Chiesa ufficiale contro gli eretici, plaudendo in ultimo alla revoca dell'Editto di Nantes – siccome fanno in versi la signora Des Houlières e il Fontenelle, o in prosa Mme de Sevigné e J. de La Fontaine – essi si accontentano di una difesa molto tepida dei perseguitati.
Tale è appunto quella che si incontra negli scritti del più liberale forse e del più ardito di tali Libertini, in quel Ch. de Marguetel de Saint-Denis de Saint-Evremond, il quale ci lascia questo passo ove si rispecchia intero e sconfortante lo scetticismo del tempo: "Je ne trouve rien de plus injuste que de persécuter un homme sur sa créance, mais je ne vois rien de plus fou que de s'attirer la persécution".
Ma di cosa dovremmo meravigliarci, quando la massa degli stessi ugonotti perseguitati si mostra ignara, se pure non addirittura fanaticamente nemica, di ogni libertà religiosa?
La maggior parte dei pastori calvinisti di Francia e degli ugonotti oppongono ogni ostilità a quella tendenza, che, intorno al 1669, ha cominciato a propagarsi fra loro dall'Olanda per opera di alcuni pastori liberali, innamoratisi delle idee di tolleranza bandite colà dai sociniani e dagli arminiani.
Su questi poveri bene intenzionati fioccano le confutazioni sprezzanti dei ministri più influenti e le condanne eccessive dei sinodi, cosicché il Protestantesimo francese sembra dimenticarsi e perdersi in disgustose controversie piene della peggiore di tutte le acrimonie, la teologica, mentre già gli pende sul capo la suprema condanna.
Anzi questi dissennati continuernanno, anche dopo che Luigi XIV li avrà cacciati tutti quanti, ortodossi ed eterodossi, dal suolo di Francia, a battagliare fierissimamente e in Olanda e altrove sopra un soggetto che dovrebbe essere ormai per tutti quanti un parola sacra: la tolleranza religiosa.
Sorge pertanto un dubbio angoscioso: se per caso gli ugonotti perseguitati fossero stati i più forti, avrebbero fatto altrettanto con i cattolici persecutori?

Promulga il cosiddetto "codice nero" (riguardante la tratta degli schiavi).

 

Nord America
ACADIA
Governatore      

1684
Port Royal,

 

CANADA
[Il nome deriva dalla parola huron kanata – villaggio o insediamento – che venne utilizzata in riferimento agli indiani di Stadaconé dal navigatore bretone Jacques Cartier (1491-1557). Essa viene quindi applicata dai francesi anche al territorio di Micmac e Montagnais.]
Governatore generale della Nuova Francia
Joseph-Antoine Le Febvre de la Barre
(1682 - 1685)
Jacques-René de Brisay de Denonville
marchese di Denonville
(1685 - 1689)
Intendente
Jacques de Meulles
(1682 - 1686)

1685
il ministero della Marina comincia a inviare in Canada i militari alle sue dpendenze, noti come troupes de la marine che diventano truppe regolari della colonia e vi stanzionano in modo permanente.
Esse sono organizzate non in reggimenti e battaglioni, ma in singole compagnie indipendenti di cinquanta uomini ciascuna comandate da un capitano da cui dipendono un tenente, due alfieri e due cadetti.
Di concerto con le truppe regolari della colonia agisce la milizia, che comprende tutti i maschi tra i sedici e i sessant'anni. Essi sono organizzati in compagnie reclutate per parrocchia e sottoposte al capitano della milizia, generalmente un habitant (mai un signore) scelto dalla corona per la sua autorevolezza nell'ambito della comunità parrocchiale al quale vengono assegnati anche compiti civili.
Naturalmente la milizia viene richiamata soltanto in caso di particolare necessità.
[A poco a poco gli ufficiali delle truppe regolari della colonia saranno tutti scelti tra i canadesi.]

[In Canada il termine habitant ha preso, già dall'inizio del XVII secolo, il posto del termine paysan (contadino) usato in Francia e diviene con il tempo sinonimo di censuario (in opposizione a signore) e successivamente di canadese abitante delle campagne.]

Accompagnato da 150 regolari della colonia (troupes de la marine), 700 miliziani e 380 indiani, il governatore Joseph-Antoine Le Febvre de la Barre incontra ad Anse-de-la-Famine, a nord-est di Oswego (Chouaguen per i francesi), sul Lago Ontario, i rappresentanti di Onondaga, Oneida e Cayuga.
Dopo lunghe discussioni, il governatore si rende conto che è la confederazione e non la Francia a dettare le condizioni dell'accordo.
Gli Iroquois accettano di non attaccare i Miami, alleati dei francesi, ma non di porre termine alla loro guerra contro gli Illinois, anch'essi peraltro alleati dei francesi.
Il governatore Joseph-Antoine Le Febvre de la Barre viene sostituito da Jacques-René de Brisay de Denonville (1637-1710).

Da quest'anno re Louis XIV consente alla nobiltà, e quindi ai signori, di intraprendere legalmente attività commerciali.
[Nelle Antille una simile apertura risale al 1669.]

 


1685
Province Unite e dei Paesi Bassi
WILLEM III

[Willem III Hendrik van Oranje]
(L'Aia 1650 - Londra 1702)
figlio di Willem II d'Orange e della p.ssa Mary Stuart, primogenita di Charles I d'Inghilterra;
1672-1702, statolder delle Province Unite e dei Paesi Bassi;
[nel novembre 1677 ha sposato sua cugina Mary, figlia dell'erede al trono inglese James Stuart.]
1685
Febbraio
la successione sul trono inglese di James II, invano contrastata dal partito whig, ripropone per l'Inghilterra la minaccia di una restaurazione cattolica;
ora egli continua a nutrire la speranza che la corte inglese, grazie all'influenza di G.S. Halifax, ritorni alla politica della Triplice alleanza ma per non far dispiacere al nuovo re cambia contegno è dà il commiato al duca di Monmouth;
1689-1702, re di Gran Bretagna e Irlanda;

 

 


 

1685
Inghilterra e Scozia
Charles II

(Londra, St.James's Palace 1630 - Whitehall 1685)
figlio di Charles I e di Enrichetta Maria di Borbone;
1660-85, re d'Inghilterra e Scozia;
1662, il suo matrimonio con Caterina di Braganza si rivela un fallimento;
1669, si ascrive segretamente alla religione cattolica che professerà palesemente in punto di morte; 1685
Febbraio
6
, muore.

[Che fosse cattolico romano ormai lo bisbigliavano tutti ma non venne mai reso noto ufficialmente per timore dello scandalo. Lo stesso James II non si arrischia di seppellire il fratello secondo il rito della Chiesa di Roma. Per qualchet empo quindi ciascuno pensa quello che vuole:
- i papisti dicono che il defunto principe era un loro proselito;
- i whig lo esecrano definendolo ipocrita e rinnegato;
- i tory considerano le voci della sua apostasia come una calunnia che i papisti e i whig, per ragioni differentissime, hanno interesse a diffondere.]

Sul finire del regno l'intera spesa per l'armata, incluso il presidio di Tangeri, è inferiore a 300,000 lire sterline annue.



James II

(Londra-St.James' Palace 1633 - St.Germain-en-Laye 1701)
figlio di Charles I e di Enrichetta Maria di Borbone;
1642, allo scoppio della guerra civile si trasferisce a Oxford;
1646, cade in potere del "lungo parlamento";
1648, riesce a fuggire ed emigra in Francia dove combatte contro gli spagnoli al comando del visconte di Turenne e dove rimane fino alla restaurazione con il fratello maggiore Charles;
1659, novembre, sposa lady Anne Hyde (1638-1671) [gli darà due figlie Mary e Anne, entrambe destinate a regnare];
nonostante sia di indole severa, egli rimane sotto le malìe femminili quasi al pari del suo vivace e amabile fratello. Tuttavia la bellezza delle leggiadre dame di Charles II non è qualità necessaria a muovere i suoi sensi. Barbera Palmer, Eleonora Gwynn e Louisa de Querouaille, annoverate tra le più belle donne del tempo, non lo stuzzicano più di tanto. Egli invece si adegua, con sommo dispiacere della famiglia, alle grossolane fattezze di Anna Hyde. Inoltre, a gran divertimento di tutta la corte, viene rapito alle braccia di una disavvenente consorte da una concubina ancora più disavvenente, Arabella Churchill.
1660, tornato in patria si occupa con competenza dei compiti inerenti alla sua carica di Lord High Admiral (ministro della marina);
1673, convertitosi al cattolicesimo, sanziona la propria scelta sposando in seconde nozze la cattolica Maria Beatrice Eleonora d'Este (1658-1718), p.ssa di Modena.
Sebbene la sua seconda moglie abbia vent'anni meno di lui, e non sia spiacevole di viso e di persona, egli ha molte altre relazoni tra cui, la più forte, con Catherine Sidley, non bella, dalle doti nascoste, figlia del dissoluto sir Charles Sidley, uno dei maestri della restaurazione.
1678, alle ostilità della chiesa anglicana verso di lui che è l'erede presunto al trono dato che Charles II non ha eredi legittimi, si unisce quella dei whigs il cui leader, il conte di Shaftesbury, riesce a farlo escludere dal consiglio del re e a costringerlo a un anno di esilio nei Paesi Bassi spagnoli;
1685-88, re d'Inghilterra;
1685-88, re di Scozia (James VII);
dopo la morte del fratello Charles II;
appena salito al trono, assicura la regina e il confessore che mai più rivedrà Catherine Sidley; scrive addirittura a quest'ultima di abbandonare gli appartamenti da lei occupati in Whitehall e di trasferirsi in una casa in Saint James's Square, già da lui splendidamente arredata; le promette inoltre una pensione attingendo dalla sua borsa privata ecc.… ma dopo pochi mesi le voci dicono che Chiffinch ha di nuovo ripreso l'esercizio del proprio ufficio e che la concubina spesso va e viene per l'uscio segreto, lo stesso per cui venne fatto passare padre Huddleston quando portò l'eucaristia al moribondo Charles II.
Ma i ministri protestanti sperano che la cecità del loro signore per questa donna lo guarisca della cecità assai più pericolosa che lo spinge ai danni della loro religione.

Invece, non appena salito al trono, prende a propugnare la causa del cattolicesimo in Inghilterra con uno zelo che il pontefice stesso cerca di moderare e che scrittori notoriamente ortodossi dichiareranno in seguito eccessivo.


1688-1701, rifugiato in Francia;

 

 

INGHILTERRA
Primo lord
del Tesoro
[First Lord
of the Treasury
]
Lawrence Hyde
I conte di Rochester
[cognato di James II]
(1679 - gen 1687)-
Cancelliere
dello Scacchiere
[Chancellor
of the Exchequer
]
sir Jean Ernley
(?-?)
 

1685
Febbraio
Il re avrebbe due progetti:
- revocare l'Habeas Corpus Act:
l'odio per questo freno vigoroso alla tirannide gli resterà fino alla morte e lo manifesterà persino negli avvertimenti lasciati al figlio: Per mio figlio il Principe di Galles [tra le carte degli Stuart]. Ma questa legge, sebbene emanat mentre dominavano i Whig, non è meno cara ai Tory che ai Whig.
D'altro canto non deve meravigliare il fatto che questa legge fondamentale sia tenuta in tanto pregio dagli Inglesi, senza distinzione di partito, perché non per indiretta, ma per diretta operazione contribuisce alla sicurezza e felicità di ogni abitante del Regno.
[S. Johnson, il più bacchettone dei Tory, dirà a J. Boswell «è il solo pregio che il nostro Governo abbia sopra quelli degli altri paesi».]
- creare un esercito stanziale:
desideroso di formare un esercito stanziale, si serve dell'ultima insurrezione per accrescere considerevolmente le forze militari lasciate dal fratello; è in questo periodo che si formano i primi sei reggimenti delle guardie a cavallo, il III e IV reggimento dei dragoni e i nove reggimenti di fanteria, dal VII al XV;
l'effetto di tale aumento, e del richiamo del presidio di Tangeri, porta il numero delle truppe regolari in Inghilterra da 6.000 a ca 20.000 uomini.
Il semplice nome di "esercito stanziale" è in odio a tutta la nazione, e a nessuna parte di questa più in odio che ai gentiluomini Cavalieri, i quali riempiono la Camera Bassa. Nella loro mente l'idea di un esercito stanziale richiama l'immagine della "Coda del Parlamento", del Protettore, delle spoliazioni della Chiesa, della purgazione delle Università, dell'abolizione della Paría, dell'assassinio del re, del tristo "Regno dei Santocchi", del piagnisteo e dell'ascetismo, delle multe e dei sequestri, degli insulti che i Generali, usciti dalla feccia del popolo, avevano recato alle più antiche ed onorevoli famiglie del reame, Inoltre, non c'è baronetto o scudiero nel Parlamento che non sia un po' debitore della propria importanza nella propria contea al grado che egli ha nella milizia civica. Se essa venisse abolita, è naturale che i gentiluomini inglesi perderebbero gran parte della loro dignità ed influenza.
È dunque più probabile che il re incontri maggiori difficoltà ad ottenere i mezzi per il mantenimento dell'esercito che ad ottenre la revoca dell'Habeas Corpus Act.
Questione religiosa .
La religione cattolica è proscritta. Molte leggi rigorose contro i cattolici romani sono contenute nel Libro degli Statuti e non molto tempo prima sono state rigorosamente eseguite. Il Test Act [Atto di Prova] esclude dagli uffici civili e militari tutti coloro che dissentono dalla chiesa d'Inghilterra. Un Atto posteriore, proposto e approvato allorché le fandonie di Titus Oates avevano resa frenetica la nazione, ordina che nessuno può sedere in una delle Camere del Parlamento se prima non ha solennemente abiurato la dottrina della transustanziazione.
La fede religiosa di James II lo pone quindi subito in contrasto con i suoi uffici di capo della chiesa anglicana. Che il re desideri piena tolleranza per la chiesa cattolica è cosa naturale e giusta; né vi è ragione alcuna di dubitare che, con un po' di prudenza e di pazienza, avrebbe ottenuto tale tolleranza. Ma il suo carattere ostinato, la crudeltà con cui reprime l'insurrezione capeggiata da J. Crofts [Scott] duca di Monmouth e i continui favori accordati ai cattolici gli alienano ben presto ogni simpatia.
L'immensa avversione e paura che il popolo inglese prova per la religione cattolica non è comunque da attribuirsi solamente o principalmente ad animosità teologica. Tutti i dottori della chiesa anglicana, nonché i più illustri non-conformisti, unanimemente ammettono che la "salute eterna" possa trovarsi anche nella chiesa romana, che, anzi, alcuni credenti di questa chiesa sono annoverati fra i più illustri eroi della virtù cristiana.
Tuttavia le leggi penali contro il papismo vengono ostinatamente difese da molti inglesi i quali pur reputando l'Arianesimo, il Quaccherismo e il Giudaismo più pericolosi del papismo da un punto di vista teologico, non sono però disposti a legiferare similmente contro quest'ultimi. Ciò è facile da comprendere se si pensa che fra gli inglesi è fortissima la convinzione che il cattolico romano, se si tratta dell'interesse della propria religione, si crede sciolto da tutti i dettami della morale. Non dimenticano infatti:
- "strage della notte di san Bartolomeo" (24/25 agosto 1572);
- assassinio di Willem I d'Orange (1584);
- congiura delle polveri (1605);
- assassinio di Henri III di Francia (1610);
- molte congiure macchinate ai danni di Elisabeth I,
aggiungendo a tutto ciò come ciascuno di tali delitti sia stato lodato dai teologi cattolici romani.
Ottobre
21
, il marchese G.S. Halifax, lord del sigillo privato, viene destituito; è contento Louis XIV, ne esaltano invece la saggezza e le virtù (offendendo così la corte di Whitehall) i ministri delle Province Unite e quelli di casa d'Austria;
Novembre
5
, nel sermone detto dinanzi alla Camera dei Comuni, Tillotson afferma che è loro compito provvedere con somma efficacia contro la propaganda di una religione [la cattolica] "più malefica della irreligione stessa; d'una religione che richiede dai suoi proseliti servigi direttamente opposti ai principi della morale [...]";
9, si riuniscono le due camere; i comuni sono chiamati alla barra dei lord a udire il discorso della Corona profferito dal re stesso sul trono; il re dichiara pubblicamente la sua disapprovazione per il modo come sono stati trattati in Francia i protestanti, decide di elargire aiuti attingendo dal suo tesoro privato e invita i suoi sudditi, con lettere munite del gran sigillo, ad imitarlo. Semplice scena [come si capirà alcuni mesi dopo] per ammorbidire i Parlamento.
Mentre i lord (gran parte dei quali sono freschi di nomina e, privi di sapere politico, sono giunti a Westminster muniti dello stesso odio verso i papisti e gli stessi whig) votano formalmente a favore delle richieste del re, i comuni sono meno propensi.
Mentre Middleton propone che la Camera si formi immediatamente in comitato intorno al discorso del re, sir Edmund Jennings, zelante tory della contea di York, protesta contro e chiede tempo per considerare meglio la questione; quando sir Thomas Clarges, zio materno del duca di Albemarle, si unisce alla richiesta di Jennings, sir Jean Ernley, cancelliere dello Scacchiere, insiste affinché l'indugio non vada oltre le 48 ore ma, obbligato a cedere, delibera di differire la discussione di tre giorni.
Aa questo punto le legazioni straniere sono tutte in subbuglio perché fra pochi giorni si saprà definitivamente se il re d'Inghilterra è o non è il vassallo del re di Francia. I ministri di casa d'Austria desiderano che il re soddisfi il parlamento; papa Innocenzo XI ha a Londra due suoi inviati:
. Giovanni Leyburn, domenicano inglese (ex segretario del cardinale Howard, è stato di recente consacrato vescovo d'Adrumeto e fatto vicario apostolico della Gran Bretagna);
. conte Ferdinando d'Adda, italiano (imparentato con Innocenzo XI), non di grande abilità ma mite e di modi cortesi; appena nominato nunzio è stato invitato dal re (primo nunzio ad essere invitato dopo i 127 anni dalla morte della regina Mary [la Cattolica o la Sanguinaria]. Mentre Giovanni Leyburn è alloggiato a Whitehall con una pensione di mille sterline annue, Ferdinando d'Adda non ha ancora una funzione pubblica.
Entrambi operano affinché non avvenga una rottura tra il re e il parlamento, cosa molto nociva agli interessi di Roma. La Francia, ovviamente, spera il contrario.
11, la Camera dei Comuni si riunisce in comitato per discutere il discorso della Corona. Tiene il seggio il procuratore generale Heneage Finch. I capi del nuovo partito patriottico non usano alcun termine irriverente nei confronti del sovrano, non fanno alcun accenno alle barbarie di Kirke o di Jeffreys, ammettono che le spese causate dai passati avvenimenti giustificano la pretesa del re a chiedere un aumento di sussidi pecuniari ma si oppongono fortemente ad accrescere l'armata e alla infrazione del Test Act [Atto di Prova] .
Contro l'accrescimento dell'armata si esprimono Edward Seymour (il primo dei gentiluomini tory dell'Inghilterra), sir William Twisden (rappresentante della contea di Kent), sir Richard Temple (uno dei pochi whig a sedere in parlamento) e pure sir Jean Maynard (il più noto giureconsulto del tempo; ultra 80enne, aveva già fatto parte del Lungo Parlamento parteggiando per le Teste-Rotonde).
Dopo lunga discussione viene deliberato di concedere un sussidio alla Corona ma nello stesso tempo viene deliberato di presentare una legge per riordinare la milizia civica; una dichiarazione, in pratica, contro l'idea di formare un esercito stanziale.
12, nonostante il dispiacere del re per la decisione presa il giorno prima, riprende la seduta alla Camera dei Comuni anche se corre voce che - visto come stanno andando le cose - la sessione avrà breve durata.
Con 182 Sì contro 183 No, la Corte subisce una sconfitta.
13, vengono poste in discussione le espressioni usate dal re circa il Test Act e, dopo molto discutere, si decide di ricordargli come non possa tenere in ufficio uomini che rifiutano di uniformarsi alla legge, sollecitandolo a prendere gli opportuni provvedimenti per quietare i sospetti ele gelosie del popolo. Richiesto anche il parere dei lord, la proposta viene alla fine rigettata.
[Gli storici sono comunque ancora in disaccordo se la proposta sia venuta dalla Corte o dall'opposizione.]
La Camera dei Comuni si riunisce ancora una volta per deliberare circa il sussidio da concedere al re che ha chiesto 1,4 Mni di lire sterline. Mentre il cancelliere dello Scacchiere propone 1,2 Mni di lire sterline, l'opposizione è favorevole a concederne solo 400 mila al che i cortigiani insorgono ritenendo la proposta indegna della camera e irriverente al re.
La proposta delle 400 mila lire sterline non passa quindi per dodici voti di minoranza ma la controproposta di 700 mila lire sterline, avanzata dal partito patriottico e rivotata, alla fine viene accettata e i cortigiani sono battuti con 212 voti contro 160.
14, quando i comuni si recano solennemente a Whitehall davanti al re per esprimere le loro decisioni, questi, pur rammaricandosi manifestando dispiacere e meraviglia nel vedere che i comuni hanno così poco approfittato dei suoi ammonimenti, dice di essere fermissimo nelle promesse fatte.
La Camera dei Comuni si riunisce per discutere la legge di riforma della milizia civica. Quando Wharton, il più ardito ed operoso dei whig, propone di stabilire il giorno in cui la risposta del re si debba prendere in considerazione, Jean Coke, rappresentante di Derby, pur essendo tory conosciuto, asseconda le parole di Wharton e aggiunge:« Spero che noi tutti saremo inglesi, e che poche parole altere non varranno a intimorirci e distoglierci dal proprio dovere.». Considerato il suo intervento un'offesa al re, i ministri insistono perché venga mandato in prigione e così avviene. A questo punto Edward Seymour esorta invano i capi dell'opposizione a stabilire il giorno per discutere la risposta del re.
La Camera si aggiorna e i ministri s'illudono che lo spirito dell'opposizone sia così domato.
19, è giunto il momento di prendere in considerazione le petizioni arrivate da ogni parte dell'Inghilterra contro le ultime elezioni (in cui ci sarebbero stati degli abusi), specialmente sulla richiesta di sir Jean Lowther, rappresentante di Cumberland. Ormai lo spirito di opposizione si è propagato dalla Camera dei Comuni alla Camera dei Lord e persino al banco dei vescovi. W. Cavendish, conte di Devonshire (secondo a nessuno per ricchezze e influenza e considerato il più compito gentiluomo dei suoi tempi), inizia a parlare alla Camera Alta avendone facoltà. A favore della proposta parla anche Henry Compton (uno dei pochi ecclesiastici ad avere nobiltà di sangue, figlio del secondo conte di Northampton [4ª creazione]), vescovo di Londra, il quale dichiara, intendendo con ciò manifestare l'opinione dei suoi confratelli, che l'intera costituzione civile ed ecclesiastica del reame è in pericolo.
Grande rilievo ha pure l'intervento del visconte Charles Mordaunt [futuro conte di Peterborough] che rimprovera gli oppositori di non essere più arditi nei loro interventi e dichiara apertamente che il mantenimento di numerose forze nell'esercito, peraltro comandato da ufficiali papisti, serve solo per abbattere le leggi e stabilire un potere arbitrario.
Dopo le parole di G.S. Halifax a chiusura dei lavori, viene stabilito il giorno in cui prendere in considerazione il discorso del re e viene ordinato a tutti i Pari, che non abitano molto lontano da Westminter, di trovarsi al proprio posto.
20, il re si reca in pompa magna alla Camera dei Lord;
l'usciere della Verga Nera intima ai comuni di recarsi alla sbarra; il cancelliere annuncia che:
- il parlamento è prorogato fino al giorno 10 febbraio 1686;
- i membri che hanno votato contro la Corte sono destituiti dai pubblici uffici;
- Charles Fox è cacciato dalla Pagatoria;
- il vescovo di Londra cessa di essere decano della Cappella Reale e il suo nome è cancellato dalla lista dei consiglieri privati.
Intanto Thomas Grey, conte di Stamford, incolpato di crimenlese, è stato recentemente arrestato e condotto alla Torre di Londra con l'accusa di essere implicato nella congiura di Rye House. L'esistenza del fatto è stata dichiarata dai Grandi Giurati della città di Londra e la causa portata alla Camera dei Lord [Il solo tribunale dinanzi al quale un Pari secolare, durante la sessione del Parlamento, può essere processato per grave delitto.]
Dicembre
1
°, a causa della proroga del parlamento decisa dal re, la causa contro Thomas Grey viene differita a tempo indefinito e l'accusato rimesso in libertà.

Altri tre importanti whig sono incarcerati:
. Charles Gerard, lord Gerard di Brandon, primogenito del conte di Maclesfield;
[Accusato di complicità nella congiura di Rye House, sarà processato e, nonostante un'animata difesa con la quale prova che Rumsey ha fatto assassinare Russell e Cornish con false accuse e che è quindi un testimone inattendibile, sarà dichiarato colpevole. Solo dopo una lunga prigionia gli sarà concesso di redimersi.]
. Jean Hampden, nipote del rinomato capo del Lungo Parlamento;
[Accusato di complicità nella congiura di Rye House, per paura della condanna a morte si dichiarerà colpevole, pentito dell'errore commesso e implorerà l'intercessione dei giudici. Gli stessi whig s'infurieranno per il suo comportamento e finiranno per biasimarlo più di Thomas Grey il quale, pur diventato un testimone del Governo, conserverà un certo decoro. Gli sarà concesso di vivere ma la famiglia pagherà alcune migliaia di lire sterline al cancelliere e altri cortigiani gli estorceranno piccole somme; sopravvissuto di parecchi anni al giorno della sua ignominia, vedrà il suo partitio trionfante, avere in esso una parte importante e farà tremare i propri persecutori. Ma il ricordo insopportabile del suo comportamento non gli farà più acquistare la serenità di spirito e, alla fine, si suiciderà.]
. Henry Booth, lord Delamere;
[Poiché l'accusa di aver favorito l'insurrezione delle Contrade Occidentali è stata portata dinanzi alla Camera dei Lord dopo la proroga, egli è soggetto alla giurisdizione della corte del Lord Gran Maggiordomo.
A questa corte spetta, quando è chiuso il Parlamento, la cognizione dei delitti di tradimento e di fellonia commessi dai Pari secolari. Essa è costituita in modo tale che nessun accusato può sperare in un giudizio imparziale: il re nomina il Lord Gran Maggiordomo e questi, a proprio arbitrio, nomina vari Pari a giudicare il loro accusato confratello. Al numero loro non c'è limite e una semplice maggioranza di voti, purché sia di dodici, è sufficiente a dichiarare colpevole. Il Gran Maggiordomo è solo giudice di diritto mentre i lord sono giurati per pronunciare sul fatto.
Jeffreys è nominato Gran Maggiordomo e sceglie trenta pari i quali, per avversione politica, sono contro l'accusato:
- 15 colonnelli di reggimenti che possono essere destituiti per volontà del re;
- 15 tra cui: il Lord Tesoriere, principale segretario di Stato, il Maggiordomo e il Sindaco di Palazzo, il Capitano della Banda dei Gentiluomini Pensionisti, il Ciambellano della Regina e altri individui fortemente vincolati alla corte.
Ciò nonostante, l'accusato ha ancora alcuni vantaggi rispetto ai colpevoli di minor grado processati a Old Bailay e giudicati dalla massa. Nella corte del Gran Maggiordomo infatti ogni giurato è uomo esperto e noto al pubblico e deve esprimere la propria opinione ben consapevole che rimarrà agli atti del processo e quindi nella storia. E anche se i nobili scelti sono tory e quasi tutti impiegati, già hanno paura di trovarsi un giorno nel posto dell'accusato.]
Nonostante le accuse di Jeffreys, le testimonianze di Thomas Grey, Wade e Goodenough testimoni del Governo, è dimostrato che un ribaldo, di nome Saxton, principale testimone dell'accusa, già implicato nella ribellione, ha detto un sacco di menzogne; tutti i lord giurati, da Churchill (il più giovane dei baroni e quindi il primo a parlare) fino al Lord Tesoriere, dichiarano che lord Delamere non è colpevole.
Il re, presente, non può far altro che accettare la sentenza e… arrabbiarsi contro Saxton il quale, reo di spergiuro dinanzi a Westminster Hall, sarà poi mandato nelle contrade occidentali per essere appeso alle forche e squartato come reo di tradimento.
Il popolo esulta. Il regno del terrore è finito.]


Invia un ambasciatore presso Innocenzo XI e permette ai gesuiti di tornare in Inghilterra, dove l'Entità spiega un gran numero di agenti;
poiché il suo intento di riportare l'Inghilterra al cattolicesimo si fa palese è costretto a prorogare il parlamento che protesta contro la sua politica religiosa.

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SCOZIA
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1686
Febbraio
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IRLANDA
 
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1685
Febbraio
uno dei suoi primi atti dopo l'ascesa al trono, è di richiamare James Butler, duca d'Ormond, dall'Irlanda dove questi è considerato il capo degli interessi inglesi;
[Aderisce fermamente alla religione protestante; il suo potere eccede di molto quello di un ordinario Lord Luogotenente: prima perché per grado e opulenza è il più grande fra i coloni, poi perché non solo è a capo dell'amministrazione civile ma comanda pure le forze armate.]
Il re non intende per il momento affidare interamente a un irlandese il governo dell'Irlanda anche se, lo dice francamente, presto un viceré nativo dell'isola diventerà sovrano indipendente. Per il momento quindi decide di ripartire il potere di cui il duca Ormond era investito, come segue:
- Lord Luogotenente, a cui è affidata l'amministrazione civile:
. Henry Hyde, II conte di Clarendon, inglese e protestante, con la mente ben imbevuta delle dottrine della chiesa anglicana;
[Arriverà a Dublino verso dicembre. Nel frattempo il re viene rappresentato da un consiglio di lord Giudici.]
- Comandante dell'esercito:
. Richard [Dick] Talbot, conte di Tyrconnel [creato da James II] irlandese cattolico romano.
[Discendente da un'antica famiglia normanna (una delle degeneri famiglie di Pale comunemente annoverate fra la popolazione primigenia d'Irlanda) che, da lungo tempo stabilitasi a Leicester aveva adottato i costumi celtici e come tale aderito alla vecchia religione e partecipato alla ribellione del 1641, era stato presentato ai fratelli Charles e James mentre era esule in Fiandra come l'uomo adatto per assassinare il Protettore. Subito dopo la restaurazione otteneva il favore della famiglia reale con un servizio ancora più infame. Dovendo trovare un pretesto con cui giustificare il duca di York a rompere la promessa di matrimonio ottenuta da Anna Hyde, aveva cominciato a dire maldicenze sulla donna finché, costretto a confessare che erano pure invenzioni, Anna Hyde era diventata duchessa di York. Ciò nonostante aveva continuato a frequentare la corte e James II non se lo era tolto di torno.]
Presto arriva da Whitehall l'ordine reale di disarmare la popolazione, ordine rigorosamente eseguito dal conte di Tyrconnel rispetto agli inglesi i quali, appena hanno potuto, visto che le campagne sono infestate da bande di ladroni, hanno chiesto licenza di tenere un paio di pistole. Ai contadini del paese d'altra parte è concesso di tenere le armi.
Dicembre
quando il conte di Tyrconnel è richiamato a Londra e il duca di Clarendon spedito a Dublino, l'esultanza dei coloni è grande ma presto capiscono che la direzione del governo irlandese è a Londra e non a Dublino. Rendendosi conto che il viceré, loro concittadino e protestante, non può proteggerli come speravano, cominciano ad avere paura. Molestati dagli indigeni irlandesi (diventati dei delatori), cominciano a capire cosa significhi essere una casta soggetta.
«segue 1686»

 

 
Nord America
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1685
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Arrivano ora gli immigrati francesi – primi immigrati non inglesi –, costretti a esulare da Louis XIV che li ha privati della libertà di culto revocando l'editto di Nantes: per lo più artigiani, mercanti e professionisti, che preferiscono sistemarsi in città portuali come Charleston, Philadelphia, New York e Boston.
Una maggior quantità di immigrati proviene dalla Germania e dai cantoni tedeschi della Svizzera: alcuni appartengono a sette pietiste (mennoniti, moravi, dunkers, schwenckfelders e amish) che cercano rifugio dalle persecuzioni religiose, ma perlopiù sono comunità di luterani o di riformati tedeschi (calvinisti) costrette ad andarsene per angustie economiche, in particolare per le devastazioni del Palatinato durante le guerre di Louis XIV.
I tedeschi si sistemano nel NORTH CAROLINA, in GEORGIA e nell'alto NEW YORK, ma la loro colonia preferita è la PENNSYLVANIA.
[Le possibilità economiche, una generosa politica terriera e la libertà religiosa ne attirano così tanti che nel 1766 – secondo B. Franklin – essi costituiranno un terzo della popolazione della PENNSYLVANIA.]
I Pennsylvania Dutch, come vengono generalmente definiti, si procurano un ben meritata reputazione di gente tranquilla, pacifica e profondamente pia, e sono molto ammirati per la pulizia delle loro fattorie e per gli accurati sistemi di lavoro agricolo. Restano attaccati alla loro lingua e alle loro usanze.
Le sette pietiste (soprattutto gli amish), invece, conducono una vita isolata e austera che i loro discendenti praticheranno anche nel futuro.

VIRGINIA
Governatore
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1685
Jamestown, sul fiume James;






MARYLAND [Dal nome della regina Enrichetta Maria]
Governatore
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1685
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NEW ENGLAND [Confederazione dal 1643]
Governatore
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1685
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MASSACHUSETTS
Governatore
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1685
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PLYMOUTH
Governatore
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1685
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NEW HAVEN
Governatore
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1685
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CONNECTICUT
Governatore
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1685
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RHODE ISLAND
[Considerato dai vicini vergognosamente liberale, viene lasciato fuori dalla Confederazione del NEW ENGLAND.]
Governatore
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1685
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CAROLINA
[Vasto tratto di terre immediatamente a sud della Virginia.
[La concessione è geograficamente distinta in:
- parte settentrionale: attorno allo stretto di Albemarle;
- parte meridionale.]
Governatore
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1685
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NEW YORK
Governatore
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1685
-

 

NEW JERSEY
Governatore
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1685
-

 

PENNSYLVANIA
Governatore
-
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1685
La tolleranza religiosa e le comode condizioni di acquisto delle terre hanno ormai attirato in PENNSYLVANIA ottomila coloni britannici, olandesi e tedeschi (Palatinato)

 

a


1685
REGNO di DANIMARCA e di NORVEGIA
Cristiano V
Albero genealogico
(Flensburg, Schleswig-Holstein 1646 - Copenaghen 1699)
figlio di Federico III e di Sofia di Brunswick-Lüneburg;
1670-99, re di Danimarca e di Norvegia;
continua la politica assolutistica del padre favorendo l'ascesa di una nuova nobiltà composta in gran parte di stranieri, in particolare tedeschi;
1672-78, guerra franco-olandese;
nel 1679, con la pace, ha dovuto cedere i territori conquistati in Scania;





Primo ministro
Peter Griffenfeld
(1670 - ?)
1685
si annette una parte dello Schleswig;
NORVEGIA
1685
-
ISLANDA
1685
-

 

1685
REGNO di SVEZIA
Cristina
Albero genealogico
(Stoccolma 1625 - Roma 1689)
figlia di Gustavo II Adolfo e di Maria di Brandeburgo;
1632-54, regina di Svezia;
sotto la reggenza di un consiglio di aristocratici presieduto da Axel Oxenstierna; direttamente al potere dal 1644;
1618-48, guerra dei trent'anni (1635-48, periodo franco-svedese);
dal 1655 si è stabilita a Roma non rinunciando alle sue ambizioni politiche;
1656-57, intrigo con il cardinale Mazarino per ottenere la corona di Napoli;
nel 1660, alla morte del cugino Carlo X Gustavo ha tentato di riacquistare il trono svedese;
nel 1667, ha posto la sua candidatura al trono di Polonia;
1669-71, avventuroso progetto di una spedizione in aiuto dei veneziani assediati dai turchi a Candia;
le sue stravaganze, i suoi amori (tra cui il lungo sodalizio con il cardinale Decio Azzolino) e i suoi rapporti con potenti e artisti fanno di lei una delle figure più note del tardo Seicento;



Carlo XI
Albero genealogico
(Stoccolma 1655 - 1697)
figlio di Carlo X;
1660-97, re di Svezia;
1660-72, regna sotto la tutela di un consiglio di sicurezza che stipula con la Polonia la pace di Oliva;




1685
nelle varie diete (1680-99) si impone il potere assoluto della monarchia;

L'attaccamento degli svedesi alla confessione luterana non si è mostrato forse mai in nessuna circostanza tanto tenace e cocciuto quanto ora appunto che, sull'esempio degli Stati protestanti, danno ricetto agli ugonotti cacciati di Francia dopo la revoca dell'Editto di Nantes. Li accolgono è vero, anch'essi; ma non seguono il lodevole esempio in tutto e non vogliono saperne di concedere a quei profughi, che hanno abbandonato la patria per salvare la loro religione calvinista, il libero esercizio di essa.
Carlo XI, per accontentare il suo clero luterano niente affatto commosso dalla sventura di quei dissidenti, non sa trovar di meglio che erigere per loro in Stoccolma una chiesa luterana francese, ponendovi a capo il pastore Bergius, un vero campione dell'intransigenza, il quale odia sopra ogni altra cosa la malheureuse liberté de se perdre sous le prétexte de liberté de conscience, de tolérance, de charité e pone, in conseguenza, ogni suo studio in polemizzare con le prediche e con gli scritti contro la dottrina di quei poveri riformati.






1685
REGNO di PORTOGALLO
Pietro II
Albero genealogico

(Lisbon 26 apr 1648 - Alcantara 9 dic 1706)
1667, reggente;
1668, sposa Maria di Savoia-Nemours († 1683), sua cognata;
1683-1706, re di Portogallo;






1685
-

a

1685
REGNI DI SPAGNA, NAPOLI e SICILIA
Carlo II
Albero genealogico

(Madrid 1661 - 1700)
figlio di Filippo IV e di Marianna d'Austria;
1665-1700, re di Spagna;
1665-1700, re di Napoli (Carlo V);
1665-1700, re di Sicilia (Carlo III);
succede al padre a soli quattro anni sotto la reggenza della madre;
nel 1668, con la pace di Aquisgrana, ha dovuto cedere a Luigi XIV una parte delle Fiandre;
debole di carattere e di salute malferma, dopo la sua emancipazione governa appoggiandosi a favoriti: per primo il fratellastro don Juan;



Primo ministro
duca di Medinaceli
(? - 1685)
conte di Orofese
(1685 - ?)
1685
[si sta compiendo il processo di progressiva decadenza della potenza spagnola]






NAPOLI
Viceré
-
Nunzio apostolico
-

1685
-


SICILIA
Viceré
-
1685
-
a




 

1685
SAVOIA
Vittorio Amedeo II
Albero genealogico

(Torino 1666 - Rivoli, Torino 1732)
figlio di Carlo Emanuele II e di Maria Giovanna Battista di Nemours;
1675-1713, principe di Piemonte
conte di Aosta, Maurienne, Nizza e Asti
marchese di Saluzzo
duca di Savoia
;
1675-1713, re di Cipro e Gerusalemme (titolare);
dal 1684 è sposato con Anna Maria d'Orléans, nipote di Louis XIV;

1708-13, marchese del Monferrato;
1713-18, re di Sicilia;
1718-30, re di Sardegna;

 

 

1685
in questo momento i francesi occupano Nizza, la Savoia, Pinerolo e anche il Monferrato ed egli intende liberarsene, sfruttando la posizione strategica del Piemonte nel contrasto franco-asburgico;

 


1685
REPUBBLICA DI GENOVA
[Denominazione ufficializzata nel 1528 per iniziativa di Andrea Doria]
Francesco Maria Lercari Imperiale
Albero genealogico

(? - ?)
figlio di
1683 18 ago - 18 ago 1685, doge di Genova;


Pietro Durazzo
Albero genealogico

(? - ?)
figlio di
1685 23 ago - 23 ago 1687, doge di Genova;


1685
-

 

1685
ducato di Mantova e del Monferrato
Ferdinando Carlo I
Albero genealogico
(1652 - 1708)
figlio di Carlo II e di Isabella Klara d'Habsburg († 1685);
1665-1708, duca di Mantova e del Monferrato [Carlo III];
1665-1708, duca di Nevers e di Rethel [Carlo IV];
[Dal 1670 è sposato con Anna Caterina Gonzaga-Guastalla († 1703).]
1678-92, duca di Guastalla;



1702-04, duca di Guastalla;

1685
-

 

1685
REPUBBLICA DI VENEZIA
"La Serenissima"
Marcantonio Giustinian

(Venezia 2 mar 1619 - Venezia 23 mar 1688)
figlio di Pietro Giustinian di Girolamo [linea "delle Budelle d'Oro"] e di Marina Giustinian di Pietro [linea "dei Vescovi"];
ambasciatore presso la corte di Luigi XIV;
1684-88, doge di Venezia; [107°]

 

- nunzio pontificio: ? (1666-?);
- ambasciatore di Spagna: marchese de la Fuente (1642 - ?)
- ambasciatore di Francia: Bernard Du Plessis-Besançon (1655-?)

1685
in primavera, il gen. Francesco Morosini, punta sul porto di Corone (preso dai turchi nel 1500) e vi fa sbarcare 10.000 uomini, di cui 3000 veneziani; il resto è formato da tedeschi, toscani, papalini e da 120 cavalieri di San Giovanni di Malta.
La resistenza dei turchi è tenacissima; ci vogliono tre mesi perché alzino bandiera bianca.
Nel frattempo Venezia assolda lo stratega svedese di fama, il conte Otto von Königsmark, che viene affiancato a Francesco Morosini come comandate delle truppe di terra.

Nel giro di due sole campagne estive, cadranno Modone e Navarino, Argo e Nauplia, Patrasso e Corinto.

 


1685
ducato di Modena e Reggio
Francesco II d'Este
Albero genealogico
(Modena 1660 - Sassuolo 1694)
figlio di Alfonso IV e di Laura Martinozzi, nipote di Mazarino;
1662-94, duca di Modena e Reggio;
succeduto a soli due anni sotto la reggenza della madre, ma poi dominato dalla personalità del cugino Cesare Ignazio;

1685
-

 

1685
ducato di Parma e Piacenza
Ranuccio II Farnese

(Casalmaggiore 1630 - Parma 1694)
figlio di Odoardo I e di Margherita de' Medici (1612-79);
1646-94, duca di Parma e Piacenza;
1646-2.9.1649, duca di Castro e Ronciglione;
[dal 1684 è vedovo per la terza volta.]




1685
-

 

1685
Granducato di Toscana
Cosimo III de' Medici
Albero genealogico
(Firenze 1639 - 1723)
figlio del granduca Ferdinando II e di Vittoria della Rovere;
1670-1723, granduca di Toscana;

 
1685
-

 

 



Argelati, Filippo (Bologna 1685-Milano 1755) erudito bolognese, in relazione con A. Magliabechi e L.A. Muratori;
[Padre di Francesco.]
1721, assieme a 11 nobili costituisce a Milano la "Società palatina" curatrice, tra l'altro, delle opere:
Rerum italicarum scriptores  e
Antiquitates Italicae Medii Aevi di L.A. Muratori;
Opera omnia di C. Sigonio;
è autore di:
Bibliotheca scriptorum mediolanensium (1745, in 4 volumi)
Biblioteca dei volgarizzatori italiani (1767, postuma).

Berkeley, George (Dysert, Kilkenny 1685-Oxford 1753) filosofo irlandese, vescovo di Cloyne;
Saggio di una nuova teoria della visione (1709)
Trattato sui principi della conoscenza umana (1710)
[La sua tesi centrale è che secondo la testimonianza della coscienza, le qualità altro non sono che rappresentazioni o stati di coscienza, sicché il mondo non è altro che un mondo di aggregati di rappresentazioni, cioè un mondo di idee il cui essere si risolve nell'esser percepito. Ciò non toglie però che questo mondo di idee sia saldo; esso non è un mondo di ombre vane fuor che nell'aspetto, ma ha la sua stabilità e la sua oggettività che gli deriva dall'essere esso sì un mondo di pensieri ma di pensieri divini. La legalità del mondo è quindi la legalità stessa del pensiero divino.]
Dialoghi fra Hylas e Philonous (1713)
De motu (1721)
Alcifrone (1732)
Siris (1744).

Desfontaine, Pierre-François Guyot (1685-1745) gesuita
Le Grand mystère, ou l'Art de méditer sur la garde-robe, renouvelé et dévoilé par l'ingénieux docteur Swift. Avec les observations historiques, politiques et morales qui prouvent l'antiquité de cette science etc. traduit de l'anglais (La Haye, 1729, Il grande mistero, o l'arte di meditare sul guardaroba, rinnovato e svelato dall'ingegnoso dottor Swift. Con delle osservazioni storiche, politiche e morali che provano l'antichità di questa scienza, ecc. tradotto dall'inglese). 
La notizia che l'autore di questo scritto scatologico sia J. Swift è una di quelle truffe letterarie del passato; il libro è apparso anche in versione tedesca).

– Gay, John (Barnstaple, Devonshire 1685-Londra1732) commediografo e poeta inglese;
The Sheperd's Week (1714, La settimana del pastore)
The Beggar's Opera (1728, L'opera del mendicante)
Polly (1729, bloccata dalla censura, ripresa da Brecht nell'Opera da tre soldi).

Taylor, Brook (Edmonton, Middlesex 1685-Londra 1731) matematico e avvocato inglese, interessato anche alla musica e alla filosofia;
allievo di Newton, studia al St. John's College a Cambridge;
1712, è eletto membro della Royal Society;
1714-18, …e segretario; pubblica nelle «Philosophical Transactions» della Royal Society uno scritto riguardante la determinazione del centro di oscillazione di un corpo;
Methodus incrementorum directa et inversa (1715)
Prospettiva lineare (1715, trattato sulla prospettiva).

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«segue da 1684»
1685
America

Filadelfia, il quacchero londinese William Bradford fonda la prima stamperia;
«segue 1686»

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