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Giorgio NAPOLITANO

(Napoli, 29 giugno 1925)

uomo politico italiano, esponente del PCI (Partito Comunista Italiano), 11° e attuale Presidente della Repubblica Italiana, in carica dal 15 maggio 2006;

[Figlio di Giovanni, avvocato liberale, poeta e saggista, originario di Gallo di Comiziano (Napoli), e di Carolina Bobbio, figlia di professionisti napoletani di origine piemontese.
Sposato con Clio Maria Bittoni, hanno avuto due figli;
. Giovanni (1961)
. Giulio (1969).]

1938
studia (1938-41) al Liceo Classico Umberto I di Napoli, dove frequenta quarta e quinta ginnasio per poi saltare alla seconda liceo (sono gli anni della guerra);
[Appassionato di letteratura e teatro (un interesse coltivato tra i banchi del liceo classico Umberto I di Napoli, con amici come Francesco Rosi, Giuseppe Patroni Griffi, Antonio Ghirelli, Raffaele La Capria, Luigi Compagnone), debutterà anche come attore in un paio di piccole parti nella compagnia del GUF (Gruppo Universitario Fascista) al "Teatro degli Illusi" presso Palazzo Nobili.]

1941
dicembre, si trasferisce con la famiglia a Padova, dove si diploma presso il liceo Tito Livio;

1942
si iscrive alla facoltà di giurisprudenza dell'Università Federico II di Napoli;
[Durante questi anni fa parte del GUF (Gruppo Universitario Fascista), collaborando con il settimanale «IX maggio» dove tiene una rubrica di critica teatrale;
in questo stesso periodo si forma tuttavia il suo gruppo storico di amici;
pur militando ufficialmente nel fascismo, guarda alle prospettive dell'antifascismo; egli dirà più avanti: «il GUF era in effetti un vero e proprio vivaio di energie intellettuali antifasciste, mascherato e fino a un certo punto tollerato».]

1944
entra in contatto con il gruppo di comunisti napoletani come Mario Palermo, e italo-tunisini come Maurizio Valenzi, che preparano l'arrivo a Napoli di Palmiro Togliatti;

1945
aderisce al PCI (Partito comunista italiano), di cui è segretario della federazione di Caserta e Napoli;

1947
si laurea in giurisprudenza con una tesi di economia politica;
[Titolo: Il mancato sviluppo industriale del Mezzogiorno dopo l'Unità e la legge speciale per Napoli del 1904.]

1953
25 giugno, eletto per la prima volta deputato (II Legislatura) per il PCI nella circoscrizione di Napoli;
diviene responsabile della commissione meridionale del Comitato centrale del PCI;
17 agosto-5 gennaio 1954, dim. ("governo Pella);

1954
18-30 gennaio (I "governo Fanfani);
febbraio-giugno 1955, ("governo Scelba);

1956
all'VIII Congresso del PCI diviene, grazie all'appoggio di P. Togliatti, membro del Comitato centrale, ricoprendo poi in seno al partito vari incarichi di responsabilità;


ottobre-novembre, repressione dei moti ungheresi da parte dell'Unione Sovietica;
[La dirigenza del PCI condanna come controrivoluzionari («l'Unità» arriva persino a definire gli operai insorti «teppisti» e «spregevoli provocatori»).
Nel momento stesso degli eventi, anche lui elogia l'intervento sovietico dichiarando che ciò: «ha non solo contribuito a impedire che l'Ungheria cadesse nel caos e nella controrivoluzione, ma alla pace nel mondo».
In effetti, rispetto a coloro che, in questo periodo, affermano che quella d'Ungheria è da considerare una legittima rivoluzione e che nel comunismo si devono sviluppare le prospettive di un'apertura democratica, il suo travaglio rimane – come ammesso poi nella sua autobiografia politica Dal PCI al socialismo europeo – a livello di «grave tormento autocritico» riguardo a questa posizione.
Successivamente illustra il proprio percorso politico – che segue la linea di Giorgio Amendola, il quale contribuirà alla prima evoluzione del partito, di cui egli si considererà sempre un allievo –, dichiarando che «la mia storia» non è «rimasta eguale al punto di partenza, ma» è «passata attraverso decisive evoluzioni della realtà internazionale e nazionale e attraverso personali, profonde, dichiarate revisioni».]

1955
luglio-maggio 1957 (I "governo Segni");

1958
12 giugno, eletto deputato (III Legislatura);
luglio-febbraio 1959 (II "governo Fanfani);

1959
febbraio-febbraio 1960 (II "governo Segni");


sposa, con rito civile in Campidoglio, Clio Maria Bittoni;
[I due si conobbero a Napoli dove lei frequentava l'Università Federico II, presso la quale si è laureata in Giurisprudenza.
Nata a Chiaravalle il 10 novembre 1934, mentre i suoi genitori erano al confino, è un avvocato, specializzata in diritto del lavoro e nell'applicazione della legge sull'equo canone in agricoltura; ha lavorato per molti anni nell'ufficio legislativo della Lega delle Cooperative, incarico dal quale si è dimessa nel 1992 quando il marito è stato eletto Presidente della Camera dei deputati.
Pur mantenendo sempre un profilo basso e distaccato, ha spesso partecipato ad eventi ufficiali accompagnando il marito in quasi tutti i viaggi di Stato. Ha inoltre partecipato da sola ad eventi mondani accettando l'invito di numerosi stilisti per presenziare alle loro sfilate. Poco attenta ai protocolli del Quirinale, nel settembre del 2012 si è messa in fila come una comune cittadina per vedere una mostra d'arte su Vermeer allestita nelle scuderie del Quirinale insistendo nel voler pagare il biglietto.
Inoltre si è più volte spesa personalmente in difesa della donne scrivendo lettere pubblicate poi in diversi quotidiani. Nel marzo del 2014, in occasione della giornata in ricordo delle vittime della violenza si è recata personalmente a deporre un mazzo di fiori alla fontana dei Dioscuri su piazza del Quirinale che per l'occasione era stata illuminata di rosso e sulle basi dell'obelisco sono stati proiettati i nomi di alcune delle vittime delle sanguinose aggressioni.]

1960
25 marzo-19 luglio ("governo Tambroni);
luglio-febbraio 1962 (III "governo Fanfani);
all'interno del partito diventa responsabile (1960-62) della sezione lavoro di massa;

1962
febbraio-maggio 1963 (IV "governo Fanfani);

1963
diventa segretario (1963-66) della federazione comunista di Napoli;
16 maggio, non viene rieletto deputato (IV Legislatura);

1963
dicembre-luglio 1964 (I "governo Moro");

1964
luglio-febbraio 1966 (II "governo Moro");

21 agosto, alla morte di P. Togliatti, è uno degli esponenti moderati di maggior peso, parte della corrente del partito più attenta al PSI (Partito Socialista Italiano) in contrapposizione a quella più legata al clima di ribellione precedente il "Sessantotto";
[Il PSI, rompendo il cosiddetto "fronte popolare", entrerà al governo con la Dc (Democrazia Cristiana).]

1966
febbraio-giugno 1968 (III "governo Moro");

a partire dal X Congresso è il numero due (1966-69) del PCI, divenendone coordinatore dell'ufficio di segreteria e dell'ufficio politico;
riveste l'incarico non ufficiale di vicesegretario di fatto del partito con Luigi Longo;

1968
l'incarico di vicesegretario del PCI è affidato a E. Berlinguer;
5 giugno, eletto deputato (V Legislatura);
giugno-dicembre 1968 (II "governo Leone");
dicembre-luglio 1969 (I "governo Rumor");

1969
si occupa (1968-75) principalmente dei problemi della vita culturale del Paese, come responsabile della politica culturale dei comunisti italiani;
agosto-febbraio 1970 (II "governo Rumor");

Intervista sul PCI (?, con Eric Hobsbawm )
[Il libro ha un certo successo, con traduzioni in oltre dieci paesi.]

La transizione verso la socialdemocrazia europea
Napolitano è stato uno degli esponenti storici della corrente della "destra" del PCI, nata verso la fine degli anni sessanta e ispirata ai valori del socialismo democratico, nel solco della tradizione segnata da Giorgio Amendola. Negli anni di maggior scontro interno la corrente di Napolitano viene detta dagli avversari "migliorista", nome coniato anche con una certa accezione dispregiativa facendo riferimento a un'azione politica che servisse a migliorare le condizioni di vita della classe lavoratrice senza però rivoluzionare strutturalmente il capitalismo.
Da Amendola eredita l'orientamento riformista di leader dell'ala moderata del PCI, proseguendo nella battaglia per far crescere l'europeismo del PCI fino a candidare al Parlamento europeo Altiero Spinelli; riuscì tuttavia a distanziarsi ulteriormente dall'Unione Sovietica condannando l'invasione dell'Afghanistan (giustificata, invece, da Amendola). La sua ferma critica all'URSS fu da allora accettata dalla maggioranza del partito.

1970
27 marzo-6 luglio (III "governo Rumor");
agosto-gennaio 1972 ("governo Colombo");

1972
17-26 febbraio 1972 (I "governo Andreotti");
25 maggio, eletto deputato (VI Legislatura);
giugno-giugno 1973 (II "governo Andreotti");

1973
luglio-marzo 1974 (IV "governo Rumor");

1974
14 marzo-3 ottobre  (V "governo Rumor");
novembre-gennaio 1976 (IV "governo Moro");

1975

Intervista sul PCI (1975)

1976
12 febbraio-30 aprile (V "governo Moro");
5 luglio, eletto deputato (VII Legislatura);
luglio-gennaio 1978 (III "governo Andreotti");

Nel periodo della "solidarietà nazionale" (1976-79) è portavoce del partito, quale responsabile della politica economica del PCI, nei rapporti con il "governo Andreotti", sui temi dell'economia e del sindacato.

1978
marzo-gennaio 1979 (IV "governo Andreotti");

[Negli anni Settanta svolge una grande attività all'estero, tenendo conferenze negli istituti di politica internazionale in Gran Bretagna, in Germania – dove contribuisce al confronto con la socialdemocrazia europea, in special modo con l' "Ostpolitik" di Willy Brandt – e, cosa all'epoca inusuale per un politico italiano, nelle università americane: nel 1978 è infatti il primo dirigente del PCI a ricevere un visto per recarsi negli Stati Uniti, dove terrà conferenze e importanti incontri ad Aspen, Colorado, e all'Università di Harvard; l'invito ufficiale, nella sua veste politica, verrà soltanto una decina di anni dopo, anche grazie all'interessamento di Giulio Andreotti, e darà luogo anche a un nuovo ciclo di conferenze presso le più prestigiose università d'oltreoceano (Harvard, Yale, Chicago, Berkeley, Johns Hopkins-SAIS e CSIS di Washington).]

1979
20-31 marzo (V "governo Andreotti");
20 giugno, eletto deputato (VIII Legislatura);
agosto-marzo 1980 (I "governo Cossiga");

In mezzo al guado (1979)

1980
4 aprile-27 settembre (II "governo Cossiga");
ottobre-maggio 1981 ("governo Forlani");

1981
giugno-agosto 1982 (I "governo Spadolini");


lascia la segreteria per la carica di capogruppo (1981-86) dei deputati del PCI alla Camera dei deputati;

L'altro personaggio politico (oltre G. Amendola) con cui egli si confronta nel PCI è E. Berlinguer, che considera parte del cammino verso il «superamento delle contraddizioni di fondo tra il PCI nella sua evoluzione e il comunismo come ideologia e come sistema».
Al suo fianco nell'esperienza della "solidarietà nazionale", in seguito ne critica le scelte di arroccamento del partito sulle sue posizioni.
Egli diviene uno dei maggiori esponenti dell'opposizione interna a E. Berlinguer (per esempio interviene contro il segretario nella Direzione del 5 febbraio 1981 dedicata ai rapporti con il PSI) e lo critica pubblicamente su «l'Unità» per il modo in cui ha posto la «questione morale e l'orgogliosa riaffermazione della nostra diversità».
In un famoso articolo pubblicato dal «l'Unità» in questa estate, egli lo mette in guardia dai pericoli del settarismo e dell'isolamento parlamentare verso cui, dice, rischia di trascinare il PCI al solo scopo di battere i «familiari sentieri» della lotta di classe.
Egli inoltre si adopera per tenere aperta la possibilità di un confronto e di una possibile convergenza con il PSI.

1982
23 agosto-13 novembre (II "governo Spadolini");
dicembre-aprile 1983 (V "governo Fanfani);

1983
12 luglio, rieletto deputato (IX Legislatura);
agosto-giugno 1986 (I "governo Craxi");

1984
alla morte di E. Berlinguer, è tra i possibili successori alla Segreteria del Partito; gli viene tuttavia preferito Alessandro Natta;

1985
Cerca di mantenere vivi i contatti con il socialismo europeo e italiano, anche negli anni del durissimo scontro sulla scena politica nazionale tra comunisti e socialisti (e tra i rispettivi leader, E. Berlinguer e B. Craxi), che raggiunge ora il culmine con la differente posizione dei due partiti circa il referendum abrogativo sulla cosiddetta "scala mobile".
Nello stesso anno egli afferma che il riformismo europeo è «il punto di approdo del PCI».


1986
agosto-marzo 1987 (II "governo Craxi");

rientrato nella segreteria, da ora dirige nel partito la commissione per la politica estera e le relazioni internazionali;
[In questi anni all'interno del partito prevale, in politica estera, la sua linea di "piena e leale" solidarietà agli Stati Uniti e alla NATO;
Henry Kissinger – come dichiarerà in seguito – lo considera il suo comunista preferito («my favourite communist»).]

1987
17 aprile-luglio (VI "governo Fanfani);
2 luglio, eletto deputato (X Legislatura);
luglio-marzo 1988 ("governo Goria");

1988
aprile-luglio 1989 ("governo De Mita");

1989
luglio-marzo 1991, (VI "governo Andreotti");
[Lo stesso mese è ministro degli Esteri nel "governo ombra" del PCI, da cui si dimette all'indomani del congresso di Rimini, in cui si dichiara favorevole alla trasformazione in PDS (Partito Democratico della Sinistra).]

parlamentare europeo, leader dell'ala "migliorista", è responsabile della politica internazionale e sostenitore di un accordo con i socialisti (cosiddetto"svolta socialdemocratica" del PCI);

Oltre i vecchi confini (1989)

Il ritorno della sinistra (1989)

1990

Al di là del guado. La scelta riformista (1990)

1991
aprile-aprile 1992 (VII "governo Andreotti");

dopo aver osteggiato l'avvento di A. Occhetto alla segreteria, lo sostiene nella trasformazione del PCI in PDS;
nel frattempo, in piena guerra del Golfo, fa uno storico viaggio in Israele, riportando le posizioni del PCI verso una maggiore attenzione alle istanze della comunità ebraica;

1992
6 marzo, in un'intervista concessa ribadisce: «ci caratterizza l'antica convinzione che il PCI abbia tardato a trasformarsi in un partito socialista democratico di stampo europeo».
23 aprile, rieletto deputato (XI Legislatura), diventa presidente della Camera dei deputati (al posto di O.L. Scalfaro (eletto presidente della Repubblica);
giugno-aprile 1993 (I "governo Amato");

Si trattò della legislatura di "Tangentopoli" e la sua presidenza diviene uno dei fronti del rapporto tra magistratura e politica; due episodi sono significativi del modo in cui egli guadagna alle istituzioni il conforto dell'opinione pubblica, che in questo periodo è particolarmente incline alla sfiducia nei confronti delle pubbliche autorità.

1993
2 febbraio, all'ingresso posteriore di palazzo Montecitorio si presenta un ufficiale della Guardia di Finanza con un ordine di esibizione di atti;
[Esso si riferisce agli originali dei bilanci dei partiti politici (peraltro pubblicati anche in «Gazzetta Ufficiale») utili al magistrato procedente, Gherardo Colombo della Procura di Milano, per verificare se talune contribuzioni a politici inquisiti siano state dichiarate a bilancio, secondo le prescrizioni della legge sul finanziamento pubblico ai partiti.
Il Segretario generale della Camera, su istruzioni del Presidente, oppone all'ufficiale l'immunità di sede, cioè la garanzia delle Camere per cui la forza pubblica non vi può accedere se non su autorizzazione del loro Presidente.
Nei giorni successivi tutti i partiti politici e tutti i principali organi di stampa sosterranno la scelta del nuovo presidente della Camera.]




aprile-aprile 1994 ("governo Ciampi");
29 aprile, poiché nella seduta alla Camera dei deputati, alcune delle richieste di autorizzazione a procedere contro B. Craxi sono state respinte;
[Subito dopo egli convoca per il 6 maggio seguente la Giunta per il Regolamento e dispone che le deliberazioni della Camera sulle autorizzazioni a procedere siano per l'avvenire votate in maniera palese (mantenendo il ricorso al voto segreto solo per la sottoposizione all'arresto, alla perquisizione o ad altra privazione della libertà personale);
Innovando così la prassi parlamentare ultrasecolare, la Presidenza della Camera – e quella del Senato, retta da Giovanni Spadolini, che adotta analoga deliberazione in pari data – si eviterà in futuro che le proposte di concessione dell'autorizzazione richiesta dalla magistratura vengano respinte nel segreto dell'urna, da quello che è stato ribattezzato il "Parlamento degli inquisiti".]

Nella gestione del lato politico della vicenda di "Tangentopoli" – pur avendo pronunciato un deciso intervento in memoria del suicida deputato Moroni – si consuma la sua rottura con il leader socialista B. Craxi: sceglie di non dare alcun seguito alle doglianze di questi contro il presidente della Giunta delle Autorizzazioni della Camera, l'on. Gaetano Vairo, guadagnandone una reazione stizzita a tutto campo;

17 dicembre, "processo Cusani";
[Nel processo B. Craxi afferma: «come credere che il Presidente della Camera, onorevole Giorgio Napolitano, che è stato per molti anni ministro degli Esteri del PCI e aveva rapporti con tutta la nomenklatura comunista dell'Est a partire da quella sovietica, non si fosse mai accorto del grande traffico che avveniva sotto di lui, tra i vari rappresentanti e amministratori del PCI e i paesi dell'Est? Non se n'è mai accorto?»;
secondo la sentenza sulle tangenti per la metropolitana di Milano, Luigi Majno Carnevale si occupava di ritirare la quota spettante al PCI e di girarle, in particolare, alla cosiddetta "corrente migliorista" che «a livello nazionale [...] fa capo a Giorgio Napolitano».]

1994
15 aprile, rieletto deputato (XII Legislatura);
10 maggio-17 gennaio 1995 (I "governo Berlusconi");
tornato sui banchi parlamentari dopo esser stato Presidente della Camera, è incaricato dal PDS di pronunciare la dichiarazione di voto sulla fiducia del I "governo Berlusconi";
al termine del discorso, Silvio Berlusconi si congratula con lui per il suo auspicio di «una linea di confronto non distruttivo tra maggioranza e opposizione»;
[Si tratta di un rapporto che si manterrà nei ranghi per tre lustri, fino alla crisi istituzionale sul "caso Englaro" del febbraio 2009.]

Dove va la repubblica (1994)

1995
gennaio-gennaio 1996 ("governo Dini");

1996
9 maggio, non viene rieletto deputato (XIII Legislatura);
maggio-ottobre 1998 ministro dell'Interno (I "governo Prodi");
[Come primo ex comunista a occupare la massima carica del Viminale, propone con Livia Turco quella che diverrà nel luglio 1998 la "legge Turco-Napolitano", che istituirà i centri di permanenza temporanea per gli immigrati clandestini.]


1998
28 aprile, il giorno stesso della divulgazione della sentenza definitiva di condanna per depistaggio e strage da parte della Cassazione, Licio Gelli fugge all'estero (dopo essere evaso dal carcere già nel 1983);
[Come ministro dell'Interno egli è molto criticato per non aver attuato una tempestiva e adeguata sorveglianza sul fuggitivo; per questi fatti il direttore di «MicroMega», Paolo Flores d'Arcais, ne chiede le dimissioni.]
ottobre-dicembre 1999 (I "governo D'Alema");

1999
è nuovamente europarlamentare (1999-2004) tra le file dei DS (Democratici di Sinistra), ricoprendo inoltre la carica di presidente della Commissione Affari Costituzionali, una delle più influenti del Parlamento europeo;

2000
gennaio-aprile, (II "governo D'Alema");
aprile-giugno 2001 (II "governo Amato");

2001
30 maggio, eletto senatore (XIV Legislatura);
giugno-aprile 2006 (II "governo Berlusconi");

2005
23 settembre, è nominato, assieme a Sergio Pininfarina, senatore a vita (fino alla sua elezione alla prima carica della Repubblica) dal Presidente della Repubblica C.A. Ciampi;

2006
28 aprile, eletto senatore (XV Legislatura) per l'Ulivo;
maggio-aprile 2008 (II "governo Prodi");
10 maggio, eletto, alla quarta votazione, 11° Presidente della Repubblica Italiana;
[Con 543 voti su 990 votanti dei 1009 aventi diritto.]
15 maggio, giura ed entra ufficialmente in carica (dopo le dimissioni anticipate di C.A. Ciampi);
È:
- il primo esponente proveniente dal PCI a divenire Presidente della Repubblica, nonché il primo proveniente da un gruppo parlamentare (in questo caso, L'Ulivo) dopo la caduta della cosiddetta "Prima Repubblica";
- il terzo presidente a essere eletto, al primo mandato, alla quarta chiamata (dopo Luigi Einaudi e Giovanni Gronchi),
- il sesto ex Presidente della Camera eletto Capo dello Stato (dopo Enrico De Nicola, Giovanni Gronchi, Giovanni Leone, Sandro Pertini e O.L. Scalfaro),
- il secondo a essere eletto da senatore a vita (prima di lui Giovanni Leone),
- il terzo proveniente dall'area di sinistra (dopo Giuseppe Saragat e Sandro Pertini);
- il terzo presidente napoletano (dopo Enrico De Nicola e Giovanni Leone).
Tra i suoi primi atti, la concessione della grazia a Ovidio Bompressi, in continuità con le determinazioni assunte dal predecessore C.A. Ciampi.]

9 luglio, è presente, insieme al ministro Giovanna Melandri, all'Olympiastadion di Berlino durante la partita finale del campionato mondiale di calcio, dove l'Italia conquista il suo quarto titolo mondiale;
[Finora, l'onore era spettato solo a Sandro Pertini durante la finale del 1982.]

2007
21 febbraio, si trova a dover gestire la prima crisi di Governo da quando è salito al Colle, causata dalle dimissioni del premier R. Prodi, in seguito al voto contrario del Senato alla relazione sulla politica estera del suo esecutivo;
dopo tre giorni, rinvia il Governo alle Camere per la fiducia;

nella veste di presidente del CSM (Consiglio Superiore della Magistratura), assume una serie di iniziative verso l'ordine giudiziario:
primavera, chiede al CSM stesso notizie relative al fascicolo personale di Henry John Woodcock, il pubblico ministero che indaga su Vittorio Emanuele di Savoia;

2008
autunno, sempre nella veste di presidente del CSM (Consiglio Superiore della Magistratura), auspica più volte la risoluzione della "guerra tra le Procure" di Salerno e Catanzaro circa le indagini attinenti all'avocazione delle inchieste del pubblico ministero Luigi de Magistris;
[Lo stesso anno, nel pieno delle polemiche per le forti contestazioni, da parte di esponenti dei centri sociali e della sinistra, alla presenza di Israele alla "Fiera Internazionale del Libro" di Torino (nazione invitata per il sessantennale della sua creazione ma, al contrario del "Salon du Livre" di Parigi che aveva fatto una scelta analoga, senza dare spazio anche agli scrittori palestinesi), la sua annunciata visita alla manifestazione viene criticata da Tariq Ramadan: secondo lo scrittore svizzero, la sua presenza darebbe una valenza politica all'invito dello Stato del Vicino Oriente, ed egli stesso equiparerebbe le critiche a Israele all'antisemitismo; in risposta a ciò, viene emessa una nota del Quirinale.]

 

2008
24 gennaio, riceve nuovamente le dimissioni di R. Prodi,, in seguito al mancato voto di fiducia al governo maturato in Senato (in seguito all'abbandono della maggioranza da parte dell'UDEUR di Clemente Mastella);
avvia le consultazioni con le forze politiche per la ricomposizione della crisi di governo;
30 gennaio, propenso a scongiurare le elezioni anticipate (pure richieste dalla maggioranza delle forze parlamentari), ma consapevole della difficoltà di creare un nuovo esecutivo con maggioranza stabile, conferisce al presidente del Senato Franco Marini un mandato esplorativo finalizzato a trovare un consenso tra le forze politiche su una riforma della legge elettorale e su un governo che assuma le decisioni più urgenti; il tentativo fallisce;
4 febbraio, Franco Marini rimette il mandato ricevuto;
6 febbraio, firma il decreto di scioglimento delle Camere;
[Chiudendo così a ventidue mesi dal suo insediamento la XV Legislatura, la seconda più breve della storia della Repubblica (dopo l'XI Legislatura).]


30 maggio
, elezioni politiche (XVI Legislatura);
maggio-? (IV "governo Berlusconi");


2009
14 novembre, gli viene conferita una laurea honoris causa in politiche e istituzioni dell'Europa dall'Università degli Studi di Napoli "L'Orientale";

2010
6 maggio, dà avvio alle celebrazioni per il 150º anniversario dell'Unità d'Italia;
20 settembre, riceve in Campidoglio la prima cittadinanza onoraria di Roma Capitale;

2011
7 gennaio, come primo atto del nuovo anno nonché nell'ambito delle celebrazioni per il centocinquantennale dell'unità nazionale, si reca in visita prima a Reggio nell'Emilia per commemorare l'adozione del Tricolore avvenuta, proprio il 7 gennaio del 1797, nella città emiliana, poi a Forlì per ricordare la figura del patriota mazziniano Aurelio Saffi;
8 novembre, quando il IV "governo Berlusconi" verifica di non avere più una maggioranza parlamentare alla Camera, e si verificano intensi attacchi speculativi ai titoli di Stato, egli si accorda con S. Berlusconi perché si addivenga alle dimissioni del suo governo non appena sia concluso l'iter di approvazione delle leggi di bilancio;
9 novembre, nomina Mario Monti senatore a vita, mossa interpretata dai commentatori e dai mercati finanziari come l'indicazione di un probabile successivo incarico al ruolo di presidente del Consiglio;
12 novembre, dopo l'approvazione e la promulgazione della manovra di stabilità, accoglie le dimissioni di S. Berlusconi e affida proprio a Mario Monti l'incarico per la formazione di un nuovo esecutivo;
[Proprio nella fase di formazione di questo governo, il ruolo del Capo dello Stato è rilevato come di primario impulso alla riuscita dell'incarico tanto che, in un editoriale del 2 dicembre 2011, il «New York Times» gli attribuisce il soprannome di "Re Giorgio", con un chiaro riferimento a re Giorgio VI del Regno Unito, per la sua «maestosa» difesa delle istituzioni democratiche italiane anche al di là delle strette prerogative presidenziali e per il ruolo da lui svolto nel passaggio dal governo di S. Berlusconi a quello di Mario Monti. Nella fine di dicembre il settimanale «l'Espresso» nomina il 2011 "l'anno di Napolitano" e, di conseguenza, egli stesso "uomo dell'anno".]

2012
17 marzo, interviene all'incontro, organizzato presso il Quirinale, avente a tema, in quanto relativo momento di chiusura, "Bilancio e significato delle celebrazioni per il 150º anniversario dell'Unità d'Italia"; in tale occasione, tra l'altro, consegna uno speciale riconoscimento, per il contributo storico al Risorgimento e per l'impegno nelle celebrazioni stesse, a dieci città (Bergamo, Firenze, Forlì, Genova, Marsala, Pontelandolfo, Reggio nell'Emilia, Rionero in Vulture, Roma e Torino) in rappresentanza di tutto il Paese;
29 giugno, in occasione della sua visita ufficiale nel Regno Unito, riceve un dottorato honoris causa in diritto dall'Università di Oxford;
[Tra i suoi atti informali, invita al Quirinale gli "azzurri" della nazionale di calcio reduci dai campionati europei del 2012, elogiandoli per i loro «risultati straordinari» ed esprimendo il suo riconoscimento essendoci stati «molti momenti difficili alle spalle».]

2013
?, elezioni politiche (XVII Legislatura);
22 marzo, nella fase di formazione del nuovo governo, affida a Pier Luigi Bersani (PD) un incarico per «verificare l'esistenza di un sostegno parlamentare certo» nella formazione di un esecutivo nel minor tempo possibile;
sSeguendo le richieste del Presidente, Pier Luigi Bersani inizia un lungo giro di consultazioni comprendenti sia le parti sociali che politiche;
28 marzo, al termine delle consultazioni, Pier Luigi Bersani riferisce al Quirinale l'esito infruttuoso delle stesse;
29 marzo, il Capo dello Stato inizia ulteriori consultazioni con le maggiori forze in Parlamento per accertare personalmente gli sviluppi possibili del quadro politico-istituzionale.

 

20 aprile, vista la difficile situazione politica nazionale, un ampio schieramento parlamentare gli chiede la disponibilità ad essere rieletto come Presidente della Repubblica, che egli concede;
rieletto (la scadenza naturale del primo mandato dovrebbe essere il 15 maggio 2013) Presidente della Repubblica Italiana;
[Viene così riconfermato alla carica, alla sesta votazione, con 738 voti su 997 votanti dei 1007 aventi diritto.
È il primo Presidente della Repubblica ad essere chiamato per un secondo mandato, oltre che il più anziano al momento dell'elezione nella storia repubblicana.
È anche il più anziano capo di Stato d'Europa e il terzo del mondo, preceduto da Robert Gabriel Mugabe, presidente dello Zimbabwe e dal re Abd Allah dell'Arabia Saudita.]

22 aprile, per completare l'iter burocratico del caso, in mattinata sottoscrive l'atto di dimissioni dal suo primo "settennato", da lui aperto il 15 maggio 2006;
a seguito di ciò, lo stendardo presidenziale sul Palazzo del Quirinale viene temporaneamente ammainato;
ore 17:00, presta giuramento quale presidente rieletto, pronunciando il discorso innanzi al Parlamento in seduta comune;
[La cerimonia di insediamento è stata più sobria e più breve rispetto alla precedente; per gli spostamenti non è stata utilizzata la vettura presidenziale Lancia Flaminia ma una Thema, e il Presidente è stato scortato solo da quattro Carabinieri motociclisti; naturalmente, data la rielezione, non vi è stato alcun passaggio di consegne al Quirinale.
Nelle settimane seguenti, in una videointervista concessa a Eugenio Scalfari, dichiarerà di essere «stato quasi costretto ad accettare la candidatura a una rielezione o a una nuova elezione come Presidente della Repubblica, essendo profondamente convinto di dover lasciare». Aggiungerà poi che «abbiamo vissuto un momento terribile. Abbiamo assistito a qualcosa a cui non avevamo assistito [...]. Ho detto di sì per senso delle istituzioni. Ho ritenuto che si trattasse di salvaguardare la continuità istituzionale».]

23 aprile, apre le consultazioni di rito volte alla formazione del nuovo governo;
24 aprile, dà l'incarico a Enrico Letta di formare un suo esecutivo;
8 giugno, compie la prima visita ufficiale all'estero del suo secondo mandato, recandosi in Vaticano da Papa Francesco;
8 ottobre, invia alle Camere il suo primo messaggio presidenziale sulla questione carceraria, invitando il Parlamento a prendere in considerazione indulto e amnistia.


A seguito delle dimissioni irrevocabili del premier Letta, conferisce l'incarico di formare un nuovo governo al segretario del PD Matteo Renzi. Napolitano ha inoltre nominato cinque giudici della Corte costituzionale: Paolo Grossi (2009), Marta Cartabia (2011), Giuliano Amato (2013), Daria de Pretis (2014) e Nicolò Zanon (2014) (questi ultimi tre durante il suo secondo mandato) e un totale di cinque senatori a vita: lo stesso Monti (il 9 novembre 2011, durante il primo mandato), Renzo Piano, Carlo Rubbia, Elena Cattaneo e Claudio Abbado (il 30 agosto 2013, durante il suo secondo mandato).

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Nomine presidenziali
Governi
XV legislatura (2006-2008)
Prodi II, 17 maggio 2006
Incarico esplorativo a Franco Marini
XVI legislatura (2008-2013)
Berlusconi IV, 8 maggio 2008
Monti, 16 novembre 2011
XVII legislatura (2013-in corso)
Incarico esplorativo a Pier Luigi Bersani[27]
Giudici della Corte costituzionale
Paolo Grossi, 17 febbraio 2009
Marta Cartabia, 2 settembre 2011
Senatori a vita
Mario Monti, 9 novembre 2011
Secondo mandato[modifica | modifica wikitesto]
Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Elezione del Presidente della Repubblica Italiana del 2013.



Nomine presidenziali
Governi
XVII legislatura (2013-in corso)
Letta, 28 aprile 2013
Renzi, 22 febbraio 2014
Senatori a vita
Claudio Abbado, 30 agosto 2013
Elena Cattaneo, 30 agosto 2013
Renzo Piano, 30 agosto 2013
Carlo Rubbia, 30 agosto 2013
Giudici della Corte Costituzionale
Giuliano Amato, 12 settembre 2013
Daria de Pretis, 18 ottobre 2014
Nicolò Zanon, 18 ottobre 2014

 


Critiche al suo operato
Durante i suoi mandati da Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano è stato accusato – soprattutto dai politici Beppe Grillo e Antonio Di Pietro, o dai giornalisti Marco Travaglio e Piero Ricca – di essere troppo accondiscendente nei confronti di Silvio Berlusconi, nei periodi in cui quest'ultimo ha ricoperto la carica di Presidente del Consiglio: in quest'ottica, Napolitano viene attaccato per aver firmato alcune delle leggi approvate dal Parlamento su proposta del Governo, giudicate «delinquenziali»[37][38] da una parte dell'opposizione.


Nel 2008, in occasione della promulgazione del lodo Alfano Beppe Grillo, futuro capo del Movimento 5 Stelle, ha posto sul suo blog cinque domande critiche a Napolitano, colpevole, secondo lui, di aver firmato e quindi legittimato una legge anticostituzionale,[39] per la quale è stato richiesto il pronunciamento da parte della Corte costituzionale (che il 19 ottobre 2009, con la sentenza n° 262, ha effettivamente ritenuto incostituzionale[40]); il 21 maggio 2009, sul sito web della Presidenza della Repubblica è stato pubblicato un comunicato ufficiale[41] di risposta alle critiche, mosse da un banner e da un video pubblicati sul blog del politico. Sempre a tal proposito, il presidente emerito Carlo Azeglio Ciampi ha espressamente criticato la scelta di Napolitano di firmare subito e soprattutto di usare come motivazione, in risposta a una domanda specifica di un cittadino, il fatto che «tanto se me le ripresentano uguale a quel punto sono costretto a firmarla».[42] Il 30 gennaio 2014, lo stesso M5S ha depositato una messa in stato di accusa nei confronti di Napolitano per attentato contro la costituzione, motivando ciò con l'avallo di leggi incostituzionali e rispetto alle vicende sulla trattativa Stato-mafia;[43] l'11 febbraio successivo, il comitato parlamentare chiamato a decidere in merito ha respinto l'istanza d'impeachment, poiché ritenuta «manifestamente infondata», votando per la sua archiviazione.[44]
L'allora leader dell'Italia dei Valori, Di Pietro, nel 2009 ha criticato Giorgio Napolitano in occasione della promulgazione del cosiddetto scudo fiscale, per aver firmato la legge senza rinvio alle camere: l'ex magistrato ha definito la firma «un atto di viltà».[45] L'anno successivo, ancora il fondatore dell'IdV ha dichiarato di valutare una richiesta d'impeachment per Napolitano,[46] dopo che qualche settimana prima delle elezioni regionali, a seguito dell'esclusione delle liste del PdL in Lazio e Lombardia, il Presidente della Repubblica aveva firmato nottetempo[47] il decreto-legge del governo per la riammissione degli elenchi esclusi.
Quando, nell'aprile del 2010, Napolitano ha promulgato la legge sul legittimo impedimento del capo del governo e dei ministri, i pubblici ministeri di Milano si sono detti pronti a ricorrere alla Consulta per sollevare un'eccezione di incostituzionalità[48] (con la sentenza n° 23/2011, la corte ha poi ritenuto la legge parzialmente incostituzionale[49]).

Riconoscimenti accademici honoris causa
A partire dal 2004 Napolitano ha ricevuto diversi riconoscimenti accademici honoris causa:
laurea in Scienze politiche all'Università degli Studi di Bari[50] (6 febbraio 2004)
laurea all'Universidad Complutense di Madrid[51] (29-30 gennaio 2007)
nomina a Professore onorario all'Università degli Studi di Trento[52] (11 febbraio 2008)
laurea in Filosofia all'Università Ebraica di Gerusalemme[53] (27 novembre 2008)
laurea in Politiche ed istituzioni dell’Europa all'Università degli Studi di Napoli "L'Orientale"[54] (14 novembre 2009)
docteur honoris causa all'Université Paris-Sorbonne[55] (28 settembre 2010)
doctorate h.c. in Civil Law by Diploma all'Oxford University[56] (29 giugno 2011)
laurea in Relazioni internazionali e in Scienze internazionali e diplomatiche, da parte delle due facoltà di Scienze politiche, di Bologna e di Forlì, dell'Università di Bologna Alma Mater Studiorum[57][58] (30 gennaio 2012)
Vita privata[modifica | modifica wikitesto]


Opere
Movimento operaio e industria di Stato, Roma, Editori Riuniti, 1962.
L'insegnamento di Lenin nell'esperienza e nella prospettiva del Pci, in Lenin teorico e dirigente rivoluzionario, Roma, Critica marxista, 1970.
Scuola, lotta di classe e socialismo, Roma, Editori Riuniti, 1971.
La democrazia nella scuola, con Giuseppe Chiarante, Roma, Editori Riuniti, 1974.
I comunisti nella battaglia delle idee, Roma, Editori Riuniti, 1975.
Classe operaia occupazione e sviluppo, Roma, Editori Riuniti, 1975.
Intervista sul PCI, a cura di Eric Hobsbawm, Roma-Bari, Laterza, 1976.
La classe operaia forza di governo, Roma, Editori Riuniti, 1978.
In mezzo al guado, Roma, Editori Riuniti, 1979.
Partito di massa negli anni Ottanta, con Enrico Berlinguer, Roma, Editori Riuniti, 1981.
Il PCI e la sinistra europea, con Gianni Cervetti e Sergio Segre, Roma, Salemi, 1987.
Oltre i vecchi confini. Il futuro della sinistra e l'Europa, Milano, A. Mondadori, 1989. ISBN 88-04-32174-1.
Al di là del guado. La scelta riformista, Roma, Lucarini, 1990. ISBN 88-7033-466-X
Europa e America dopo l'89. Il crollo del comunismo, i problemi della Sinistra, Roma-Bari, Laterza, 1992. ISBN 88-420-3923-3.
Il meridionalismo storico e il contributo di Gerardo Chiaromonte, Rionero in Vulture, Calice Editori, 1993.
Dove va la Repubblica. 1992-94, una transizione incompiuta, Milano, Rizzoli, 1994. ISBN 88-17-84377-6.
Europa politica. Il difficile approdo di un lungo percorso, Roma, Donzelli, 2003. ISBN 88-7989-761-6.
Dal PCI al socialismo europeo. Un'autobiografia politica, Roma-Bari, Laterza, 2005. ISBN 88-420-7715-1.
Una transizione incompiuta?, Milano, BUR, 2006. ISBN 88-17-01429-X.
Altiero Spinelli e l'Europa, Bologna, Il mulino, 2007. ISBN 978-88-15-11936-0.
Una e indivisibile. Riflessioni sui 150 anni della nostra Italia, Roma, Rizzoli, 2011. ISBN 88-170-4974-3.
Il Dio ignoto, con Gianfranco Ravasi e con Ferruccio de Bortoli, Milano, Corriere della Sera, 2013.
La via maestra. L'Europa e il ruolo dell'Italia nel mondo, conversazione con Federico Rampini, Milano, Mondadori, 2013. ISBN 978-88-04-63247-4.

Dati generali
Partito politico PCI (1945-1991)
PDS (1991-1998)
DS (1998-2006)
Indipendente (dal 2006)
Alma mater Università degli Studi di Napoli Federico II

Fonti
- Altre

 

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