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ANNO 1917
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Benedetto XV

(1914-22)

 


I Guerra Mondiale

1917


Dicembre

Fronte Orientale

3, Altopiano di Asiago, il gruppo delle Melette è difeso dalla 29ª Div.ne (gen. Boriani); la linea difensiva si sviluppa su un arco di cerchio, come gigantesco ferro di cavallo, che favorisce l'azione concentrica delle artiglierie austriache;
il mar.llo F. Conrad von Hötzendorf concentra contro i 21 battaglioni e i 160 cannoni della Div.ne italiana, 43 battaglioni e 500 cannoni che ora aprono il fuoco;
4, [segue battaglia di Asiago -03]: aumentate le forze impiegate nell'offensiva (41 btg.ni il III C.d'a. e 29 btg.ni il Gruppo Kletter).

ore 10:00, riprende l'attacco austriaco: inizia una lotta feroce dei difensori contro le fanterie attaccanti da ogni parte;
gli austriaci conquistano Monte Fior, Monte Castelgomberto, il Sisemol, dopo superate forti resistenze, e giungono davanti alla linea M. Valbella, Col del Rosso, Col d'Echele;

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Diario del XXVII C.d'a.. Lo stesso giorno 4 dicembre 1917 il magg. Oreste Cantatore si trova al comando del XXVII C.d'a., ai piedi del Grappa, quando è convocato ad Abano dal gen. P. Badoglio che desidera firmare il Diario.
Il gen. P. Badoglio scorre il Diario più che leggerlo, avendo fretta di farlo pervenire nella stessa giornata al gen. Della Noce, capo del Reparto Giustizia e Avanzamento del Comando Supremo.
Infatti, apposta l'ultima firma, il gen. P. Badoglio dice al magg. Oreste Cantatore: «Ora che ha fatto trenta, faccia trentuno. Oggi alle 17 si riunisce a palazzo ? – il futuro col. Oreste Cantatore non ne ricorderà il nome – a Padova, una Commissione presieduta da S.E. il gen. Della Noce. Lo conosce lei?».
il magg. Oreste Cantatore risponde di no.
Il gen. P. Badoglio soggiunge: «Lo chiamano "barba di rame". È un vecchio generale richiamato dalla posizione ausiliaria ed è incaricato di iniziare accertamenti preliminari sulla disfatta. Io, come altri comandanti di corpo d'armata, sono stato convocato, ma non ho assolutamente la possibilità di recarmici. Ho pensato che il più indicato per sostituirmi sia lei, che ha eseguito le ricognizioni del 24 ottobre, durante il bombardamento, ed ha compialto il Diario. Non le faccio nessuna raccomandazione né pressione. Dica quello che ha visto e quello che sa. Tutt'al più se si trova in difficoltà con qualche risposta, rimandi la risposta al Diario, che è controfirmato da me. Terminato l'interrogatorio consegni il Diario nelle mani di S.E. Della Noce».
Il magg. Oreste Cantatore si reca a Padova e all'appuntamento trova il gen. Fadini, comandante l'artiglieria del IV C.d'a. – cadrà in seguito eroicamente sul Piave e sarà medagli d'oro – che rappresenta il gen. A. Cavaciocchi, e il col. Bianchi d'Espinosa, capo di S.M. del VII C.d'a., che rappresenta il gen. Bongiovanni.
Il gen. Della Noce li accoglie con queste parole:
«Ricordo a Lor Signori che sono stato incaricato dal Governo di sfatare le leggenda che il soldato italiano non si è battuto a Caporetto».
Quando il col. Bianchi d'Espinosa dice al gen. Della Noce che i cedimenti «non erano leggenda, ma una triste realtà, in certi luoghi e in certi momenti» viene zittito.
Ultimo ad essere interrogato è il magg. Oreste Cantatore il quale viene lasciato in libertà alle ore 23, dopo di aver consegnato il Diario al gen. Della Noce.
In questo momento, accerta il magg. Oreste Cantatore, il Diario è completo di tutti gli allegati.
Il gen. Della Noce consegna poi tutto il materiale raccolto alla Commissione d'Inchiesta presieduta dal gen. Caneva e quindi anche il Diario.

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4-5, una Div.ne francese e tre Div.ni inglesi entrano in linea;
[Ne rimangono 5 francesi e 2 inglesi nelle retrovie.]

5, nelle due giornate ci sono gravi perdite: 18.000 uomini e 85 cannoni, ma la vittoria austriaca ha conseguenze esclusivamente locali.
I comunicati austriaci mettono in evidenza la «disperata resistenza», la «tenacissima difesa», il valore del presidio italiano di Monte Castelgomberto.

6, la resistenza si consolida sulla linea Monte Valbella - Col del Rosso - Col d'Echele - Val Frenzela.
7, Il nemico, esausto, non persevera nell'offensiva;

22, il mar.llo F. Conrad von Hötzendorf riprende l'offensiva con il III C.d'a., forte di 33 battaglioni e 559 cannoni, contro la fronte del XXII C.d'a. che dispone di 24 battaglioni e 200 cannoni;
23, con aspra lotta il nemico riesce ad impadronirsi di Monte Valbella e di Col d'Echele, ma la difesa si consolida sulla retrostante linea di Cima Echar, pendici di Monte Melago, Pizzo Razea;

23-25, battaglia di Natale - Altopiano di Asiago (Vicenza):
gli austriaci attaccano e conquistano M. Valbella, Col del Rosso, Col d'Echele conservandone il possesso malgrado i contrattacchi durati fino al giorno 25;
[Saranno poi riconquistati con la "battaglia dei Tre Monti".]

24-25, Bersaglieri del 5° reggimento e la brigata Regina intervengono in queste due giornate con le brigate Liguria e Sassari; contrattaccano violentemente, senza riuscire a riconquistare le posizioni perdute;
25, ha termine la lotta sugli Altipiani: malgrado successi locali, il nemico è definitivamente arrestato;

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12-14, battaglia di Valderoa (monte nel massiccio del Grappa):
Forze in campo:
- italiani: XVIII C.d'a. (Tettoni);
- austriaci: I C.d'a. (gen. A. Krauß).

le Div.ni tedesche 200ª e 5ª attaccano la 56ª Div.ne italiana (Pittaluga);
il Valderoa è difeso da battaglioni alpini e gli attacchi sono respinti.

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10 novembre-21 dicembre, [segue] 1ª battaglia del Grappa - monte fra le valli del Brenta e del Piave.
6-11, sosta delle operazioni;
la lotta riprende durissima fino al 21;
la difesa italiana è incrollabile;

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11-19, anche la terza fase dell'attacco non ha esito felice: alla conquista tedesca della cima dell'Asolone, risponde la vigorosa difesa degli alpini;

13, nella seduta della Camera in Comitato segreto, il ministro della Guerra Vittorio Alfieri, per nulla tenero verso il gen. L. Cadorna dice: «non sono mancati reparti interi che si sono arresi senza colpo ferire, oppure hanno contemporaneamente gettato a terra le armi».


il mas del comandante L. Rizzo affonda nel porto di Trieste la corazzata austriaca Wien;
15, armistizio fra Russia e Germania;

18, riguardo al bollettino inviato dal gen. L. Cadorna, sul giornale inglese «The Times» si legge:
«Giustizia vuole si dica che nei paesi alleati esso destò ammirazione per il comandante che coraggiosamente lo spedì, per l'esercito cui era diretto come un clamoroso allarme in un momento di estremo pericolo e per la nazione dalla quale era venuto fuori quell'esercito.
Se danno fu fatto all'Italia, questo fu dovuto piuttosto alla susseguente mutilazione del bollettino e alla sostituzione che a questo si fece di una versione meno esplicita
».

Cadono in mano al nemico Col della Berretta, Col Caprile, Monte Asolone, Monte Spinoncia, ma gli attaacchi sono conenuti e respinti su posizioni immediatametne retrostatni;
19, l'ultimo attacco nemico si infrange contro i resti dei difensori, ridotti all'estremo.

Anche i nemici sono esausti e rinunziano a perseverare nella battaglia.

30, il C.d'a. francese, sulle linee immediatamente sottostanti al Tomba e al Monfenera non è stato finora attaccato;
un attacco condotto di sorpresa dalla 47ª Div.ne "chasseurs" sostenuta da 450 cannoni, che annientano i difensori (10 battaglioni della 50ª Div.ne austro-ungarica) riesce in meno di mezz'ora a fa perdere agli austro-tedeschi le posizioni precedentemente acquisite e cioè la dorsale fra M. Tomba e il Monfenera;
31, S. Borojevic e i suoi reparti austro-ungarici che si sono mantenuti sulla destra del Piave, nell'ansa di Zenson, martellati dall'artiglieria, premuti dalla fanteria, ripassano il fiume.

Dal 24 ottobre ad oggi, le perdite complessive delle Div.ni austriache e tedesche – come sarà valutato nella Relazione Ufficiale austro-ungarica – ammontano a 70.000 uomini.
Se si considera che hanno subito la maggior parte delle perdite dopo il 10 novembre, si nota che l'efficienza delle Div.ni nemiche a questa ultima data non era stata seriamente intaccata.]




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