1917
Dicembre
Fronte Orientale
3, Altopiano
di Asiago, il gruppo delle Melette è difeso dalla
29ª Div.ne (gen. Boriani); la
linea difensiva si sviluppa su un arco di cerchio, come gigantesco
ferro di cavallo, che favorisce l'azione concentrica delle artiglierie
austriache;
il mar.llo F. Conrad von Hötzendorf
concentra contro i 21 battaglioni e i 160 cannoni della Div.ne italiana,
43 battaglioni e 500 cannoni che ora aprono il fuoco;
4, [segue
battaglia di Asiago -03]: aumentate
le forze impiegate nell'offensiva (41 btg.ni il III C.d'a. e 29
btg.ni il Gruppo Kletter).
ore 10:00, riprende l'attacco
austriaco: inizia una lotta feroce dei difensori contro le fanterie
attaccanti da ogni parte;
gli austriaci conquistano Monte Fior, Monte Castelgomberto, il Sisemol,
dopo superate forti resistenze, e giungono davanti alla linea M.
Valbella, Col del Rosso, Col d'Echele;
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Diario del XXVII C.d'a..
Lo stesso giorno 4 dicembre 1917 il magg. Oreste Cantatore
si trova al comando del XXVII C.d'a., ai piedi del Grappa, quando
è convocato ad Abano dal gen. P.
Badoglio che desidera firmare il Diario.
Il gen. P.
Badoglio scorre il Diario più che leggerlo,
avendo fretta di farlo pervenire nella stessa giornata al gen. Della
Noce, capo del Reparto Giustizia e Avanzamento del Comando
Supremo.
Infatti, apposta l'ultima firma, il gen. P.
Badoglio dice al magg. Oreste Cantatore:
«Ora che ha fatto trenta, faccia trentuno.
Oggi alle 17 si riunisce a palazzo ? – il futuro col. Oreste Cantatore
non ne ricorderà il nome – a Padova,
una Commissione presieduta da S.E. il gen. Della Noce. Lo conosce
lei?».
il magg. Oreste Cantatore risponde di no.
Il gen. P.
Badoglio soggiunge: «Lo chiamano
"barba di rame". È un vecchio generale richiamato
dalla posizione ausiliaria ed è incaricato di iniziare accertamenti
preliminari sulla disfatta. Io, come altri comandanti di corpo d'armata,
sono stato convocato, ma non ho assolutamente la possibilità
di recarmici. Ho pensato che il più indicato per sostituirmi
sia lei, che ha eseguito le ricognizioni del 24 ottobre, durante
il bombardamento, ed ha compialto il Diario. Non le faccio
nessuna raccomandazione né pressione. Dica quello che ha
visto e quello che sa. Tutt'al più se si trova in difficoltà
con qualche risposta, rimandi la risposta al Diario, che
è controfirmato da me. Terminato l'interrogatorio consegni
il Diario nelle mani di S.E. Della Noce».
Il magg. Oreste Cantatore si reca a Padova
e all'appuntamento trova il gen. Fadini,
comandante l'artiglieria del IV C.d'a. – cadrà in seguito
eroicamente sul Piave e sarà medagli d'oro – che rappresenta
il gen. A.
Cavaciocchi, e il col. Bianchi
d'Espinosa, capo di S.M. del VII C.d'a., che rappresenta
il gen. Bongiovanni.
Il gen. Della Noce li accoglie con
queste parole:
«Ricordo a Lor Signori che sono stato
incaricato dal Governo di sfatare le leggenda che il soldato italiano
non si è battuto a Caporetto».
Quando il col. Bianchi d'Espinosa dice
al gen. Della Noce che i cedimenti
«non erano leggenda, ma una triste realtà,
in certi luoghi e in certi momenti» viene zittito.
Ultimo ad essere interrogato è il magg. Oreste Cantatore
il quale viene lasciato in libertà alle ore 23, dopo di aver
consegnato il Diario al gen. Della
Noce.
In questo momento, accerta il magg. Oreste Cantatore,
il Diario è completo di tutti gli allegati.
Il gen. Della Noce consegna poi tutto
il materiale raccolto alla Commissione
d'Inchiesta presieduta dal gen. Caneva
e quindi anche il Diario.
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4-5, una Div.ne francese
e tre Div.ni inglesi entrano in linea;
[Ne rimangono 5 francesi e 2 inglesi nelle retrovie.]
5, nelle due giornate
ci sono gravi perdite: 18.000 uomini e 85 cannoni, ma la vittoria
austriaca ha conseguenze esclusivamente locali.
I comunicati austriaci mettono in evidenza la «disperata
resistenza», la «tenacissima
difesa», il valore del presidio italiano di Monte Castelgomberto.
6, la resistenza
si consolida sulla linea Monte Valbella - Col del Rosso - Col d'Echele
- Val Frenzela.
7, Il nemico, esausto,
non persevera nell'offensiva;
22, il mar.llo F.
Conrad von Hötzendorf riprende l'offensiva con il III
C.d'a., forte di 33 battaglioni e 559 cannoni, contro la fronte
del XXII C.d'a. che dispone di 24 battaglioni e 200 cannoni;
23, con aspra lotta
il nemico riesce ad impadronirsi di Monte Valbella e di Col d'Echele,
ma la difesa si consolida sulla retrostante linea di Cima Echar,
pendici di Monte Melago, Pizzo Razea;
23-25, battaglia
di Natale - Altopiano di Asiago (Vicenza):
gli austriaci attaccano e conquistano M. Valbella, Col del Rosso,
Col d'Echele conservandone il possesso malgrado i contrattacchi
durati fino al giorno 25;
[Saranno poi riconquistati con la "battaglia
dei Tre Monti".]
24-25, Bersaglieri
del 5° reggimento e la brigata Regina intervengono
in queste due giornate con le brigate Liguria e Sassari;
contrattaccano violentemente, senza riuscire a riconquistare le
posizioni perdute;
25, ha termine
la lotta sugli Altipiani: malgrado successi locali, il
nemico è definitivamente arrestato;
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12-14, battaglia
di Valderoa (monte nel massiccio del Grappa):
Forze in campo:
- italiani: XVIII C.d'a. (Tettoni);
- austriaci: I C.d'a. (gen. A.
Krauß).
le Div.ni tedesche 200ª e 5ª attaccano la 56ª Div.ne
italiana (Pittaluga);
il Valderoa è difeso da battaglioni alpini e gli attacchi
sono respinti.
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10 novembre-21 dicembre, [segue]
1ª battaglia del Grappa - monte fra le valli del Brenta
e del Piave.
6-11, sosta delle
operazioni;
la lotta riprende durissima fino al 21;
la difesa italiana è incrollabile;
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11-19,
anche la terza fase dell'attacco non ha esito felice: alla conquista
tedesca della cima dell'Asolone, risponde la vigorosa difesa degli
alpini;
13, nella seduta
della Camera in Comitato segreto, il ministro della Guerra Vittorio
Alfieri, per nulla tenero verso il gen. L.
Cadorna dice: «non sono mancati
reparti interi che si sono arresi senza colpo ferire, oppure hanno
contemporaneamente gettato a terra le armi».
il mas del comandante L.
Rizzo affonda nel porto di Trieste la corazzata austriaca
Wien;
15, armistizio fra Russia e
Germania;
18, riguardo al bollettino
inviato dal gen. L.
Cadorna, sul giornale inglese «The Times»
si legge:
«Giustizia vuole si dica che nei paesi
alleati esso destò ammirazione per il comandante che coraggiosamente
lo spedì, per l'esercito cui era diretto come un clamoroso
allarme in un momento di estremo pericolo e per la nazione dalla
quale era venuto fuori quell'esercito.
Se danno fu fatto all'Italia, questo fu dovuto piuttosto alla susseguente
mutilazione del bollettino e alla sostituzione che a questo si fece
di una versione meno esplicita».
Cadono in mano al nemico Col della Berretta, Col Caprile, Monte
Asolone, Monte Spinoncia, ma gli attaacchi sono conenuti e respinti
su posizioni immediatametne retrostatni;
19, l'ultimo attacco
nemico si infrange contro i resti dei difensori, ridotti all'estremo.
Anche i nemici sono esausti e rinunziano a perseverare nella battaglia.
30, il C.d'a. francese, sulle
linee immediatamente sottostanti al Tomba e al Monfenera non è
stato finora attaccato;
un attacco condotto di sorpresa dalla 47ª Div.ne "chasseurs"
sostenuta da 450 cannoni, che annientano i difensori (10 battaglioni
della 50ª Div.ne austro-ungarica) riesce in meno di mezz'ora
a fa perdere agli austro-tedeschi le posizioni precedentemente acquisite
e cioè la dorsale fra M. Tomba e il Monfenera;
31, S.
Borojevic e i suoi reparti austro-ungarici che si sono mantenuti
sulla destra del Piave, nell'ansa di Zenson, martellati dall'artiglieria,
premuti dalla fanteria, ripassano il fiume.
Dal 24 ottobre ad oggi, le perdite complessive delle Div.ni austriache
e tedesche – come sarà valutato nella Relazione Ufficiale
austro-ungarica – ammontano a 70.000 uomini.
Se si considera che hanno subito la maggior parte delle perdite
dopo il 10 novembre, si nota che l'efficienza delle Div.ni nemiche
a questa ultima data non era stata seriamente intaccata.]
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