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Papa
Martino V

(1417-31)

1427, appoggia la devozione al nome di Gesù, diffusa da Bernardino da Siena.

Clemente VIII
[Antipapa]
(1425-1429)

Egidio Sanchez Munoz

ANNO 1427








1427
ducato d'Austria
Alberto V d'Asburgo [l'Illustre]
Albero genealogico
(Vienna 1397 - Neszmély, Ungheria 1439)
figlio di Alberto IV [il Paziente] e di Johanna di Baviera;
1404-39, duca d'Austria;
-1423, sposa Elisabeth di Boemia, erede di Boemia e d’Ungheria, figlia dell’imperatore Sigismondo;
1423-39, margravio di Moravia;




1437-39, re di Boemia (Albrecht);
1437-39, re d'Ungheria (Albert);
1438-39, re di Germania (Albrecht II);


1427
-


1427
REGNO d'UNGHERIA e REGNO di BOEMIA
Sigismondo di Lussemburgo
Albero genealogico

(Norimberga 1368 - Znojmo, Moravia 1437)
figlio dell'imperatore Carlo IV e di Elisabetta di Pomerania;
1387-1437, re d'Ungheria;
1410-33, re di Germania e dei romani;
1419-37, re di Boemia;
ma la nobiltà hussita rifiuta di riconoscere i suoi diritti al trono; egli si fa incoronare a Praga alla testa di una spedizione di crociati;
1420-22, subisce delle sconfitte da parte dei nobili hussiti;
nel 1423 cede il ducato di Sassonia-Wittenberg a Federico I di Wettin;



1433-37, imperatore del Sacro Romano Impero;


1427
-

1427
Albero genealogico

(Norimberga 1372 - Kadolzburg, Franconia 1440)
figlio di Friedrich V, burgravio di Norimberga e principe dell'impero, e di Elizabeth von Meissen;
[ha notevoli domini personali ereditati sia dal padre sia dal fratello Giovanni.]
1398-1427, burgravio di Norimberga; (Friedrich VI)
1415-40, elettore di Brandeburgo []; (Friedrich I)
1427
comanda le truppe imperiali nella prima guerra contro gli hussiti;

1427
Federico I [il Guerriero o il Bellicoso o il Litigioso]
Albero genealogico

(† 1428)
figlio di Guglielmo e di ?;
margravio di Meissen (Federico IV)
1423-28, duca elettore di Sassonia;
[ottiene il ducato e l’elettorato di Sassonia dall’imperatore Sigismondo.]



1427
ducato di Baviera
Ludwig VII di Wittelsbach [il Barbuto]
Albero genealogico

(1365/1368-69 - Burghausen 1.5.1447)
figlio di Stefan III e di Taddea Visconti;
1413-43, duca di Baviera-Ingolstadt;
1416, conte di Mortain;






1427
IMPERO BIZANTINO
Giovanni VIII Paleologo
Albero genealogico

(n. 1390 - m. 1448)
figlio di Manuele II;
1421-24, coimperatore;
1425-48, imperatore.


1427
Costantinopoli è assediata dai turchi.

1427
IMPERO di TREBISONDA
[impero trapesuntino]
Alessio IV
Albero genealogico

(? - ?)
figlio di ;
1416/17 - (26 apr) 1429, gran comneno di Trebisonda - autokrátor dei romani;
1427
circa in questo periodo, suo figlio Alessandro viene proclamato coimperatore, saltando il fratello maggiore Giovanni che fugge in Iberia;


Bailo veneziano
?
(1427)
1427
Ottemperando alla delibera di novembre del governo genovese, i magistrati di Caffa inviano a Trebisonda il sindaco Barnabò Cornilio e ottengono dall'imperatore una lettera in cui si assicura la sua intenzione di osservare tutti gli accordi.


1427
IMPERO OTTOMANO
 

(1404 - 1451)
figlio di Mehmet I;
1421-44/1456-51, sultano;
1423-27, sottomissione dell'Anatolia;



1427
sottomessa l'Anatolia, ne lascia sufficientemente autonomi i principati orientali per non entrare in confltto con Shah Rukh, il successore di Tamerlano;
contrasta lo strapotere dell'aristocrazia appoggiandosi ai giannizzeri, la casta militare che costituisce il nerbo del partito militarista che lo sostiene, spingendolo ad una politica di conquista;






1427
RUSSIA
Basilio II [il Cieco ]
Albero genealogico
(n. 1415 - m. 1462)
figlio di Basilio I;
1425-62, gran principe di Mosca;

 
-
1427
-





1427
REGNO di FRANCIA
Carlo VII [il Vittorioso]
Albero genealogico
(Parigi 1403 - Mehun-sur-Yèvre 1462)
figlio di Carlo VI e di Elisabeth di Baviera-Ingolstadt;
1422-61, re di Francia;
[fino al 1429 il titolo non avrà per lui alcun significato]




Primo ministro
[Sovrintendente delle Finanze]
-
Cancelliere-Guardasigilli
-
Segretario di stato agli Affari Esteri
-
 
1427
nel 1407 è scoppiata la guerra civile tra Armagnacchi e Borgognoni;




1427
ducato d’Angiò
Luigi III d'Angiò
Albero genealogico

(1403 - Cosenza 1434, di malaria)
figlio di Luigi II d'Angiò e di Iolanda di Aragona;
1417-34, conte del Maine e di Provenza;
1417-34, duca d’Angiò;
1417-34, re di Napoli, Sicilia e Gerusalemme
; [titolare]
nel 1419 viene incoronato da papa Martino V;



1427
-

a

1427
ducato di Borgogna
Filippo III [il Buono]
Albero genealogico
(Digione 1396 - Bruges 1467)
figlio di Giovanni [Senza paura] e di Margherita di Baviera;
1419-67, duca di Borgogna e conte di Fiandra;
succeduto al padre, assassinato dagli armagnacchi;




 
-
1427
nel 1407 è scoppiata la guerra civile tra Armagnacchi e Borgognoni;





1427
ducato di Savoia
Amedeo VIII [il Pacifico]
Albero genealogico
(Chambéry 1383 - Ginevra 1451)
figlio di Amedeo VII e di Bona di Berry;
1391-1416, conte di Savoia;
si deve a lui la pace di Bicêtre;
nel 1410 Margherita di Joinville gli cede le ragioni che le competono in quanto vedova del conte di Ginevra Oddo di Thoire e di Villars;
nel 1411 viene investito dall'imperatore Sigismondo dei suoi stati, è nominato anche vicario imperiale per la Lombardia e conte palatino;
si deve a lui il trattato di Bruges;
1416-1434, duca di Savoia;
fonda San Domenico in Bourg e un castello in Torino;
nel 1418, alla morte di Lodovico di Savoia-Acaia, acquisisce i domini del Piemonte accresciuti di Fossano, Savigliano, Chieri, Mondovì e tanti altri luoghi;
nel 1419, con il trattato di Chambéry, acquista definitivamente Nizza;
nel 1422, alla morte di Lodovico di Poitiers, eredita il contado di Valenza e di Die; s'impossessa della contea del Valentinois; per quanto riguarda Ginevra, dove anche la Camera imperiale avrebbe delle pretese, finalmente egli riceve da Sigismondo l'investitura; spedisce soccorsi all'imperatore Sigismondo in guerra contro gli hussiti;
nel 1424 assegna al primogenito Ludovico il titolo di principe di Piemonte, già portato dall'estinta linea dei Savoia-Acaia;
nel 1425 entra nella lega di Venezia e Firenze contro i Visconti; spedisce soccorsi al re di Cipro contro i maomettani; fonda Santa Chiara in Vaud;
1427
compra Vercelli dal duca di Milano a patto di lasciare la lega di Venezia e Firenze;
2 dicembre, con un trattato vengono stabilite le nozze tra Maria sua figlia e Filippo Maria Visconti;

 
-
1427
-

 



1427
REGNO d'INGHILTERRA
Enrico VI
Albero genealogico

(Windsor 1421 - Londra 1471)
figlio unico di Enrico V e di Caterina di Valois;
1422-61, 1470-71, re d'Inghilterra;
ancora in fasce, poco dopo, alla morte del nonno Carlo VI, viene proclamato anche re di Francia;
sotto la reggenza degli zii Giovanni di Bedford (reggente in Francia) e Humphrey di Gloucester assiste impotente ai disastrosi risultati dell'ultima fase della guerra dei cent'anni;





1427
-


a

1427
REGNO di SCOZIA
Giacomo I
Albero genealogico

(Dunfermline 1394 - Perth 1437)
figlio di Roberto III Stuart;
1406-37, re di Scozia;
1406-1424, è in ostaggio dei sovrani inglesi mentre reggente è il duca d'Albany;
nel 1424 viene liberato dietro riscatto potendo così, dopo diciotto anni, salire sul trono;
cerca di imporre riforme tendenti a disciplinare lo strapotere dei grandi nobili, i più ribelli dei quali non esita a giustiziare; riassesta le finanze del regno;

1427
-


a

1427
REGNI di DANIMARCA, di NORVEGIA
e di SVEZIA
Erik III
(n. 1382 - Rügenwalde 1459)
(Erik) figlio di Vratislav VII duca di Pomerania e di Ingeborge discendente dai re danesi;
1389-1439, re di Norvegia;
1396-1439, re di Danimarca (Erik VIII);
1396-1439, re di Svezia (Erik XIII);
[sovrano effettivo solo dal 1412, dopo la morte della zia Margherita.]




1427
-
NORVEGIA
1427
-
ISLANDA
1427
-
SVEZIA
1427
-



1427
REGNO di PORTOGALLO
Giovanni I [il Grande]
Albero genealogico

(Lisbona 1357 - 1433)
figlio naturale di Pietro I;
1385-1433, re di Portogallo;
nel 1411 fa pace stabile con i castigliani;
nel 1415 è conquistata Ceuta;
nel 1422 introduce nel calendario portoghese l'era di Cristo, al posto di quella di Cesare;



1427
-
a

1427
REGNO di ARAGONA
Alfonso V [il Magnanimo]
Albero genealogico

(Medina del Campo 1394 – Napoli 27 giu 1458)
figlio di Ferdinando I e di Leonor Urraca di Castiglia-Albuquerque;
1416-58, re di Aragona;
succeduto al padre, tenta il grande disegno di riunificazione di Napoli alla Sicilia;
nel 1421, fattosi adottare dalla regina Giovanna II d'Angiò, si reca a Napoli con la sua corte;
nel 1423, in seguito a contrasti fra Catalogna e Aragona e lotte per la successione al trono di Castiglia, riporta la pace; si trattiene in patria fino al 1432;



1435-58, re di Napoli; (Alfonso I)
1442-58. re di Sicilia;




1427
-

a



1427
REGNO di CASTIGLIA e di LÉON
JUAN II
Albero genealogico

(Toro 6 mar 1405 - Valladolid 20 lug 1454)
figlio di Enrico III [il Malaticcio] e di Catherine di Lancaster;
1406-1454, re di Castiglia e di Léon;
[sotto la reggenza dello zio e della madre.]


1427
-
a

1427
REGNO di NAVARRA
Giovanni II
Albero genealogico

(Medina del Campo 1397 - Barcellona 1479)
figlio di Ferdinando I e di Eleonora di Castiglia;
1415-16, viceré di Sicilia;
1425-79, re di Navarra;
succeduto alla morte di Carlo III [il Nobile], padre di sua moglie Bianca;




1458-79, re d'Aragona;


1427
-
a




1427
REPUBBLICA DI GENOVA
"Compagna Communis Ianuensis"
[II dedizione alla Signoria Viscontea]
(1421 25 dic - 25 dic 1435)
Governatore
Giacomo degli Isolani
cardinale
(1424 15 nov - ? feb 1428)

1427
Novembre
8
, il governo genovese, constatato che con l'imperatore di Trebisonda Alessio IV si è creata una buona pace, chiede all'amministrazione di Caffa di non violarla con la connivenza negli intrighi del figlio dell'imperatore Giovanni, giunto a Caffa; a console, ai massari, ai consiglieri s'ingiunge di preoccuparsi dell'adempimento di tutti gli accordi con l'imperatore evitando ogni sorta di conflitto con lui.
I pagamenti, tuttavia, non avvengono in modo soddisfacente. Per affrettare e assicurarsi l'adempimento degli impegni, da Genova viene inviato a Trebisonda Antonio d'Allegro.



1427
ducato di Milano
Filippo Maria Visconti
Albero genealogico
(Milano 1392 - 1447)
figlio secondogenito di Gian Galeazzo e di Caterina Visconti;
1402-47, conte di Pavia;
1412-47, duca di Milano;
Lotario Rusca rinuncia a Como, mentre Lodi viene tolta a Giovanni da Vignate;
nel 1417 si fa cedere Vercelli dal marchese di Monferrato;
nel 1418, sotto l'accusa di adulterio, fa decapitare la sua prima moglie Beatrice di Tenda;
sottrae Piacenza a Filippo Arcelli;
nel 1420 toglie Cremona a Cabrino Fondulo;
nel 1422 toglie Bergamo e Brescia a Pandolfo Malatesta; quando anche Genova si assoggetta ai Visconti, egli può rientrare da protagonista nel gioco politico dei grandi potentati italiani;






 

1427
1426-27, lega antiviscontea;

battaglia di Maclodio

tra:
- ducato di Milano
con 12.000 cavalli e 6000 fanti, è guidato da Carlo Malatesta figlio del signore di Pesaro, affiancato da Niccolò Piccinino e Francesco Sforza;
- repubblica di Venezia
con 18.000 cavalli e 8000 fanti, è guidata da Francesco di Bussone [il Carmagnola] assistito da Niccolò da Tolentino;
(si inquadra nella lunga contesa tra i due stati che, iniziata nel 1421 si protrarrà fino alla pace di Lodi del 1454);
1427,
Ottobre
12
, i milanesi attaccano per primi ma Francesco di Bussone [il Carmagnola] li obbliga a combattere su uno stretto argine circondato da paludi dove ha sistemato gli arcieri;
messi in fuga si vedono tagliare la strada da Niccolò da Tolentino cosicché 10.000 tra fanti e cavalieri cadono prigionieri dei veneziani;
[segue»



 

1427
Francesco Sforza
Albero genealogico

(San Miniato, Pisa 1401-Milano 1466)
figlio di Muzio Attendolo detto Sforza e della sua compagna Lucia di Torsciano;
1424-26, viceré della Calabria;
condottiero, al servizio di Filippo Maria Visconti, in lotta contro Venezia;

1433-66, marchese di Ancona;
1450-66, duca di Milano;







1427
REPUBBLICA DI VENEZIA
"La Serenissima"
Francesco Foscari
Albero genealogico
(Venezia 19 giu 1373 – Venezia 1º nov 1457)
primogenito di Nicolò di Giovanni e di Caterina di Giovanni Michiel.
1423-57, doge di Venezia; [65°]


- nunzio pontificio: ? (? - ?)
- ambasciatore di Spagna: ? (? - ?)

1427
Filippo Maria Visconti, firmata la pace più per evitare maggiori disgrazie che per desiderio di mantenerla, quando giunge il momento fissato si rifiuta con vari pretesti di consegnare le fortezze del bresciano a Niccolò Contarini e a Paolo Tron inviati dal senato a riceverle ufficialmente, anzi, per offendere ancor di più la suscettibilità della repubblica, tenta di dar fuoco all'Arsenale tramite Rigo di Brabante che, una volta scoperto, viene condannato a morte.

La guerra quindi ricomincia
: nuova leva delle milizie e conferma dei principi confederati ai quali si aggiungono Rolando Pallavicino marchese di Monferrato e i fuorusciti di Genova i quali, abbandonati dal re di Napoli, se non possono più destreggiarsi sul mare, promettono di offendere almeno i litorali.
Nel frattempo giunge notizia che nel Levante il sultano è passato con i mamalucchi nel regno di Cipro dove ha fatto prigioniero il fratello del re che oltre ad un esborso di denaro deve pure riconoscere al turco la sovranità del regno.

Il duca di Milano divide le truppe in tre grossi corpi:
- col primo occupa le Torrette, castello nel parmense allo sbocco del Taro;
- col secondo tiene sotto controllo con la fanteria le zone montane del bresciano mentre con la cavalleria diretta da Angelo dalla Pergola le pianure del territorio;
- col terzo affronta con successo i fuoriusciti di Genova molti dei quali, abbandonati dalle milizie fiorentine e sbandatisi per mancanza di paga, vengono facilmente messi in fuga dai soldati del duca e molti altri fatti prigionieri.
Battuto Casal Maggiore, si dirige con le sue truppe oltre il Po dove s'impadronisce di Bressello accingendosi ad espugnarne la rocca.
Giunta in senato la notizia della perdita delle due terre, viene nuovamente eletto generale dell'armata nel Po il cavaliere Francesco Bembo; il comandante dei milanesi Eustachio da Pavia appena saputo dell'arrivo dell'armata veneziana abbandona la rocca di Bressello, contro il parere degli altri comandanti, per affrontare direttamente il nemico dal quale però viene sconfitto subendo così la perdita di numerosi soldati e di otto legni maggiori; l'armata milanese è quindi costretta a ritirarsi a Cremona, sempre inseguita da Francesco Bembo che, superati e distrutti tre forti piantati dal duca sulle rive del Po per impedire il passaggio delle barche, si appresta ad entrare nel milanese. Purtroppo molti dei dalmati al suo servizio, gente feroce ma poco disciplinata, sbarcati nelle terre vicine senza suo ordine per depredare, cadono in un'imboscata tesa loro da Cristoforo Avellano: ne muoiono trecento.
Desideroso di vendicarsi Francesco Bembo penetra verso l'Adda ed espugnato il castello situato dove il fiume scende nel Po, passa a Pavia con l'intenzione di addentrarsi nel paese ma temendo le insidie del nemico nel suo ritorno a Cremona viene trattenuto dallo sbarcare le genti per la vicinanza di Niccolò Piccinino.
Giungono intanto alla vista di Brescia Alberto conte di Croajo e Petrino da Dertona devastando il paese ma caduti in un agguato teso loro da Paolo Orsini sono uccisi molti soldati e fatto prigioniero Petrino da Dertona con la perdita di 150 cavalieri.

Francesco di Bussone [il Carmagnola], dolendosi di non aver potuto essere presente al fortunato scontro, pensa di occupare Ottolengo dove si sono riuniti con molte truppe Guido Torello, Cristofano Avelano e Niccolò Guerino senza che i veneziani ne siano al corrente.
Dopo aver predisposto 400 soldati a difesa degli alloggiamenti, Francesco di Bussone [il Carmagnola] concede al suo esercito di ristorarsi dopo il lungo viaggio vista la calura della stagione; in queste condizioni avviene l'attacco a sorpresa che provoca 1500 morti; il danno sarebbe maggiore se il capitano con uno scelto corpo di cavalleria non riuscisse a metter in fuga i milanesi.
Grande è lo scacco subito, anche se l'esercito veneziano (uno dei maggiori, da molto tempo non più visto in Italia) può ancora contare su 22.000 cavalieri, 6000 fanti delle Cernide del paese e su 8000 mercenari.
Per cancellare il ricordo dell'affronto subito, Francesco di Bussone [il Carmagnola] pensa di riunire l'armata del Po (10.000 soldati) e di dare l'assalto a Cremona. Occupato il ponte (detto Bina) sull'Oglio, fiume che divide il territorio di Cremona da quello di Brescia, per ricevere dal mantovano e dal Po i viveri e gli aiuti militari, pianta gli alloggiamenti dietro le rive del Po lontano sette miglia dalla città di Cremona.
Il duca di Milano incita allora il popolo di Milano a prendere le armi per il bene comune ed in breve tempo riesce a raccogliere altri 15.000 armati che vanno ad ingrossare il suo esercito.
Forse è dal tempo della caduta di Roma che non si vedono due eserciti di tal mole, tanto che è dubbio il destino della giornata e l'esito della guerra.
L'esercito veneziano non è difeso da fossati, né da trincee ma circondato (come è costume dell'antica milizia) da carri che trasportano viveri e materiali, con davanti un piccolo fiume. La battaglia viene ingaggiata dai milanesi e si protrae fino a sera quando i due eserciti ritornano nei loro alloggiamenti. Mentre il duca di Milano sta per rinvigorire le sue milizie gli giunge notizia dai messi che nel vercellese si sono mossi il duca di Savoia e il marchese di Monferrato e sono giunti fino alle porte di Milano. Munita la città di Cremona di un forte presidio, accorre subito a Milano rendendo così vana la speranza di Francesco di Bussone [il Carmagnola] di dare l'assalto alla città.
I veneziani si limitano pertanto ad espugnare Casal Maggiore, non potendo occupare Cremona, devstando poi il territorio fino a che, sconfitta la torre sopra la Porta che conduce al Po, gli assediati sono obbligati a capitolare.
A Milano Filippo Maria Visconti mette in piedi un nuovo esercito sotto il comando di Carlo Malatesta signore di Rimini che ben conosce Brescia; questi affianca l'esercito veneziano che è avanzato a Macale (Maclodio), territorio del cremonese in aperta campagna con zone paludose, poco lontano dai nemici.

Ottobre
11
, al mattino, mentre Carlo Malatesta avanza, Francesco di Bussone [il Carmagnola] passa il fiume Oglio facendo aggirare la palude da Niccolò da Tolentino con 2000 cavalieri, pronti ad assalire il nemico alle spalle una volta iniziata la battaglia, e disporre grosse squadre di fanteria in agguato nei canneti vicini.
La battaglia inizia e già nel primo scontro Carlo Malatesta rischia di perdere la vita se non gli venissero in aiuto Guido Torello e Francesco Sforza che però devono assistere all'eccidio della loro cavalleria colpita dai veneziani nascosti dietro le siepi; mentre Guido Torello, accortosi del disegno di Francesco di Bussone [il Carmagnola], riesce a fuggire con le sue truppe attraverso la palude salvandosi da sicura morte, resistono, ma ancora per poco Nicolò Picinino e Francesco Sforza che alla fine riescono a fuggire dal campo soltanto con un manipolo scelto di soldati ma lasciando cadere gran parte dell'esercito ormai sbandato sotto i colpi del nemico che ne fa una strage.
Ottomila sono i prigionieri, assieme a Carlo Malatesta, che rimangono in mano ai veneziani, oltre al materiale, le armi e le insegne.
Alla fine di questa epica battaglia tutti i castelli e i territori del bresciano, tranne la Fortezza degli Orzi nuovi che assediata resisterà ancora alcuni giorni, si arrendono subito ai veneziani.

Gaudio magno a Venezia: scendono in piazza a migliaia per esultare alla notizia della vittoria. Il doge invia a Francesco di Bussone [il Carmagnola] un messaggio entusiasta, zeppo di elogi, con il gradevole post-scriptum di un dono munifico: un palazzo a San Stae, sul Canal Grande, che è già stato di proprietà di Carlo Malatesta.

A questo punto Francesco di Bussone [il Carmagnola] libera tutti i prigionieri, insieme ai carriaggi di armi e rifonrimenti, senza prima sentire il parere dei provveditori, causando un grande dispiacere al senato veneziano: è questa la prima mossa che lo porterà alla rovina.
Non solo, ma invece di continuare l'avanzata verso una Cremona ormai isolata e rassegnata, si concede un'altra delle sue vacanze.
Evita così di sconfiggere e detronizzare quel Filippo Maria Visconti al quale è probabilmente legato da un patto segreto.


1427
REGNO di NAPOLI
Giovanna II d'Angiò-Durazzo
Albero genealogico

(n. 1371 - m. 1435)
figlia di Carlo III di Maiorca e di Margherita di Durazzo;
nata in Ungheria, giunge ancora giovinetta a Napoli;
1402, sposa Guglielmo, figlio di Leopoldo II duca d'Austria;
1406, rimasta vedova e senza figli, torna a Napoli;
1414-35, regina di Napoli;
succeduta al fratello Ladislao;
nel 1415 sposa Giacomo II di Borbone, conte di La Marche;
nel 1419, il suo nuovo favorito diventa Giovanni Caracciolo, detto Sergianni, che esercita insieme a Muzio Attendolo Sforza una larga influenza negli affari di stato;
in seguito alla rivolta promossa da Luigi III d'Angiò, ella chiede aiuto ad Alfonso V d'Aragona;
nel 1421 proclama erede al trono Alfonso V d'Aragona;
(poco dopo, istigata da Sergianni, cambierà parere);
nel 1423, istigata da Sergianni, torna sulle sue decisioni e nomina erede Luigi III d'Angiò;


Luigi III d'Angiò
Albero genealogico

(1403 - Cosenza 1434, di malaria)
figlio di Luigi II d'Angiò e di Iolanda di Aragona;
1417-34, conte del Maine e di Provenza;
1417-34, duca d’Angiò;
1417-34, re di Napoli, Sicilia e Gerusalemme; [titolare]
[incoronato nel 1419 da papa Martino V.]
in seguito alla rivolta da lui promossa, Giovanna II chiede aiuto ad Alfonso V d'Aragona;
nel 1421 viene contrastato dalle regina Giovanna II che designa erede al trono di Napoli Alfonso V d'Aragona;
nel 1423 viene designato erede dalla stessa regina Giovanna II;



1427
-
a






Martorell, Bernat(Barcellona, forse: 1427-1452) pittore e miniatore catalano;
Libro d'ore (Barcellona, Museo Civico).

Martorell, Joanot (XV) scrittore catalano;
Tirant lo Blanch (1490, Tirante il Bianco, poema cavalleresco).

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Catasto a Firenze

Firenze, viene attuata una riforma fiscale che abolisce la tassazione indiretta chiamata Estimo in base alla quale una commissione valuta il valore imponibile di beni mobili e immobili per stabilire la quota individuale che ciascun abitante di quartiere (chiamato anche gonfalone o popolo) deve versare per concorrere al totale dovuto dalla propria zona.
La legge 22 maggio 1427 introduce il Catasto:
- nel computo della ricchezza dei cittadini entrano i redditi dei beni immobili e tutte le rendite derivanti da industrie, commerci e attività finanziarie sia in patria che all'estero. 
- dal totale si sottraggono gli "aggravi", cioè i passivi del patrimonio, dovuti a debiti, interessi o affitti e 200 fiorini a testa per il mantenimento di ciascun familiare. 
- dal reddito netto così determinato si sottrae un interesse del 7% e si trova il capitale da tassare. 
- l'imposta è di 10 soldi ogni 100 fiorini, equivalente allo 0,5 del capitale. 
Alla dichiarazione dei redditi triennale, la legge impone l'obbligo di allegare una copia dell'ultimo bilancio di ogni compagnia o azienda. 
La riforma fiscale non tacita tuttavia il "popolo minuto" che reclama la sua applicazione retroattiva.

 

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