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ATENE 461-445 ca, primo conflitto fra
Atene e Sparta; |
449-440 a.C.
– Andocide (Atene
440 ca-dopo il 390 a.C.) oratore ateniese, di famiglia aristocratica,
Torna su415, accusato con Alcibiade di avere partecipato alla mutilazione delle erme, le statue di Ermes poste agli incroci delle vie, è costretto all'esilio; 403, riesce a rientrare ad Atene con l'amnistia di Trasibulo e si afferma nella carriera politica; 399, nuovamente denunciato per empietà, l'anno della morte di Socrate, pronuncia con successo l'orazione Sui misteri, la più importante rimastaci, rivendicando la propria innocenza anche per i fatti del 415; della sua oratoria abbiamo tre orazioni e frammenti di altre quattro. – Aristofane (Atene 445 ca a.C.-poco dopo il 388 a.C.) commediografo greco; nacque nel demo attico di Cidatene, ebbe possedimenti nell'isola di Egina; non partecipò alla vita pubblica della città nonostante la passione politica che le commedie rivelano; I banchettanti (427, con il nome di Callistrato) I babilonesi (426, c.s.) ci sono giunte oltre una trentina di titoli e un migliaio di frammenti, 11 commedie intere: Gli acarnesi (425, con il nome di Callistrato, vincitore del primo agone teatrale alle feste Lenee) I cavalieri (424) Le nuvole (423, poi rifatta) Le vespe (422, sulla passione tutta ateniese dei processi) La pace (421) Gli uccelli (414) Lisistrata (411) Le donne alla festa di Demetra (411) Le rane (405) Le donne a parlamento (392) Pluto (388) altre due commedie postume furono messe in scena da uno dei suoi tre figli, pure commediografo, Araro; – Democrito (seconda metà V a.C.) filosofo e scienziato greco, allievo di Leucippo; "atomismo"; si conoscono i titoli di oltre sessanta suoi scritti, elencati in un catalogo che presumibilmente registrava i libri posseduti dalla biblioteca di Alessandria; ma di queste opere rimangono soltanto alcune centinaia di citazioni non tutte autentiche; per la conoscenza delle sue idee sono più preziose le esposizioni presentate da Aristotele, da Teofrasto e dalla tarda tradizione dossografica; secondo Posidonio la teoria atomistica aveva origini molto antiche, risaliva cioè ai fenici del secondo millennio a.C.; secondo altri, Democrito aveva appreso le dottrine dei magi persiani e degli astrologi caldei o nella nativa Abdera o più tardi in Egitto; quali che fossero le fonti originarie delle dottrine democritee, esse affrontavano direttamente il problema (sollevato dai filosofi presocratici) di dare una spiegazione soddisfacente dell'universo fisico e intendevano replicare alle dottrine degli eleati (vedi Parmenide). [Se ci si fissa alle dottrine degli eleati, qualsiasi tentativo di spiegare l'universo fisico come derivato da una o più sostanze originarie è condannato al fallimento, poiché comporta cambiamenti nelle sostanze originarie. Democrito tenta allora di evitare questa difficoltà privando gli elementi costitutivi originari di quasi tutte le qualità che si manifestano negli oggetti derivati da essi: gli atomi (parola che significa "indivisibili") e il vuoto costituiscono dunque le basi della spiegazione democritea dell'universo. Egli ipotizza anche che sostanze diverse siano composte da atomi (o loro combinazioni) diversi, e che una sostanza si possa trasformare in un'altra in seguito alla redistribuzione degli atomi. Anche se oggi l'idea sembra ovvia, Platone e Aristotele la rifiutarono. (vedi Epicuro di Samo)]. – Leucippo (Mileto o Abdera o Elea, seconda metà V a.C.) filosofo greco; Grande cosmologia Della mente trattati, perduti, facenti parte del corpus di Democrito, suo allievo. Alla tesi antinaturalistica dell' "eleatismo" [ci può essere conoscenza valida solo di ciò che è stabile e permanente, mentre non è possibile alcuna scienza della natura, dove tutto muta, nasce e perisce], contrappose una teoria che nelle sue linee generali appare simile a quelle dei suoi contemporanei Empedocle e Anassagora: [i mutamenti naturali vanno intesi come variazioni di mescolanze di componenti che rimangono sempre identici a se stessi; ciò che muta è soltanto il modo delle loro combinazioni; è possibile quindi una scienza della natura molteplice e mutevole, che soddisfi però il requisito eleatico della stabilità per i propri oggetti; egli differisce dai suoi contemporanei nell'individuazione dei componenti stabili delle mescolanze naturali: gli atomi, cioè corpuscoli materiali invisibili per la loro piccolezza e determinati ciascuno dalla propria forma immutabile (essi sono perciò indivisibili). Muovendosi spontanemaente nel vuoto gli atomi si aggregano producendo i corpi visibili. La scienza consiste nella scomposizione dei fenomeni visibili nelle componenti atomiche e nell'inversa ricomposizione]. |
ROMA 445, la legge Canuleia abroga
il divieto di matrimonio tra patrizi e plebei. |
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