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Il Viandante |
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189-180 a.C.
_________________________ – Apollodoro di Atene
(180 ca-115 ca a.C.) filologo greco, studiò ad Atene, ad Alessandria
(dove fu discepolo di Aristarco di Samo)
e a Pergamo;
Torna suSulle navi (commento al secondo libro dell'Iliade) Sugli dei (compilazione di notizie mitologiche) Cronache (4 libri di trimetri giambici che ricordano gli avvenimenti storici e letterari del periodo che va dalla presa di Troia al 119 a.C.) Sulla terra (opera in versi di argomento geografico). – Panezio (Rodi 185 ca-Atene 110 ca a.C.) filosofo greco, figura principale dello stoicismo medio assieme a Posidonio; studiò ad Atene alla scuola di Diogene di Seleucia, che lo convinse ad abbracciare la filosofia stoica; durante la sua lunga permanenza a Roma diventò amico di Scipione l'Emiliano della cui cerchia filoellenica fu uno dei principali esponenti; 129, diventa scolarca della stoa, succedendo ad Antipatro; Della provvidenza Dei doveri [Molti passi del De officiis di Cicerone ricalcano l'opera da vicino.] Della sua produzione ci restano solo frammenti e testimonianze. – Scipione Emiliano Africano Minore, Publio Cornelio il "Numantino" (n. 185/184-Roma 129 a.C.) uomo politico e generale romano; figlio di Lucio Emilio Paolo, venne adottato nella famiglia degli Scipioni da Publio Cornelio, figlio dell'Africano; 168, combatte a Pidna col padre; in gioventù, riceve in dono la biblioteca dei re di Macedonia; 151, combatte come tribuno militare in Spagna con il console Lucullo; 147, eletto console con una dispensa dall'età legale, ha il comando della guerra in Africa; 146, distrugge la ribelle Cartagine fondando la provincia d'Africa; [Polibio, lo storico greco (suo maestro e amico), racconta che egli pianse sulle rovine della città.] 142, censore, esercita influenza preminente sulla politica romana, presentandosi come esponente della fazione meno conservatrice del senato anche se legato ad una concezione tradizionale del potere aristocratico; 134, dopo una serie di ambascerie in oriente, viene ancora eletto console per risolvere la guerra in Spagna che si sta trascinando da anni; 133, arruolato un gruppo di suoi clienti per colmare la mancanza di uomini di leva, distrugge Numanzia dopo una lunga e tenace resistenza (di qui il soprannome); aperto ai gravi problemi di Roma, marito di Sempronia, sorella dei Gracchi, si oppone al movimento di Tiberio quando questo si scontra contro gli interessi degli italici ricchi che vengono espropriati; ma mentre prepara l'intervento in assemblea che dovrebbe decidere l'esclusione degli italici dalle confische, in quanto contrarie ai trattati, egli muore, forse in seguito ad un infarto (anche se si diffonde il sospetto di assassinio). [Considerato da Cicerone l'uomo di stato ideale, diventa l'interlocutore principale del De re publica e viene introdotto anche nel De senectute.] – Scipione Nasica Corcolum, Publio Cornelio (sec. II a.C.) uomo politico e generale romano, tipico esponente dell'aristocrazia senatoria e anche noto giurista; [Genero di Scipione Africano, era figlio di Publio Cornelio Scipione Nasica; Publio Cornelio Scipione Nasica: console nel 191, nel 204 aveva accolto a Roma il simulacro della Magna Mater, introducendo così ufficialmente nella repubblica il primo culto straniero.] 168, terza guerra macedonica: prende parte alla battaglia di Pidna, lasciandone un resoconto riportato da Plutarco; 162, eletto console, è costretto a lasciare la carica perché le elezioni si sono svolte senza gli auspici prescritti; 159, censore; 155, ancora console, pone fine alla guerra contro i dalmati; 150, pontefice massimo; 147, princeps senatus; si batte in questi anni contro Catone per la sopravvivenza di Cartagine. – Terenzio Afro, Publio (Cartagine 185 ca-Stimfalo o Leucade 159 ca a.C.) commediografo latino; di razza libica, non cartaginese, schiavo del senatore C. Terenzio Lucano, da costui ricevette non solo un'educazione liberale ma anche la libertà; visse in familiarità con molti nobili, fra cui Gaio Lelio e Scipione l'Emiliano; 160 ca, si reca in Grecia per una sorta di viaggio culturale dove si dedica alla composizione di altre commedie, ma la nave che trasporta in patria questo prezioso bagaglio naufraga ed egli, forse già malato, ne muore di dolore (o forse muore egli stesso nel naufragio); lascia un piccolo podere nella via Appia e una figlia che va in sposa a un cavaliere romano; di lui restano sei commedie: Andria (La fanciulla di Andro, ripresa da Menandro, rappresentata nel 165) [Sottoposta, secondo la tradizione, al giudizio del vecchio poeta comico Cecilio Stazio, un gallo di Milano, vissuto all'incirca tra il 230 e il 168. Schiavo, era stato allevato a Roma, poi affrancato. Di gusti più letterari di Plauto, imitava di preferenza le opere di Menandro, il più conforme ai canoni classici della "commedia nuova". Delle sue opere non conosciamo che alcuni titoli: Meretrix (La cortigiana), Portitor (Il doganiere), Pugil (Il pugil), Epistula (La lettera), Exul (L'esule), Fallacia (l'inganno), ecc.] Hecyra (La suocera, da Apollodoro, rappresentata per la prima volta nel 165) [Fallita la prima rappresentazione, viene ripresa nel 160, con un nuovo fallimento: il capocomico Ambivio Turpione riesce a rappresentarla integralmente solo alla terza volta, ancora nel 160.] Heautontimoroumenos (Il punitore di se stesso, da Menandro, rappresentata nel 163) Eunuchus (L'eunuco, da Menandro, rappresentata nel 161) Phormio (Formione, dall'Epidikazómenos di Apollodoro, rappresentata nel 161) Adelphoe (I fratelli, da Menandro, rappresentata nel 160) [Le date sono desunte da didascalie apposte alle singole commedie.] |
ROMA e Atene 193-188, guerra contro Antioco
III re di Siria; |
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