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Marco Tullio CICERONE
(Arpino 106 a.C. – Formia 43 a.C., ucciso dai soldati di
Antonio) uomo politico e scrittore latino,
per secoli e secoli è servito da tramite fra la filosofia greca e la cultura
europea;
unica
disciplina in cui non si sia esercitato è la storiografia;
di
famiglia non nobile ma agiata, si trasferisce presto a Roma per acquisire
la formazione pratica del futuro magistrato;
discepolo di Q. Muzio Scevola e ascoltatore
assiduo di Marco Antonio e di Licinio
Crasso, i due oratori più apprezzati nel senato e fra il
popolo, riceve un'accurata educazione giuridica, retorica e filosofica;
nella casa di Q. Muzio Scevola viene a contatto
con l'aristocrazia intellettuale romana raccolta intorno al "circolo
degli Scipioni" (Q. Muzio Scevola
è il genero di Gaio Lelio)
al cui interno sono salvati difesi e salvaguardati i valori della gravitas,
della dignità personale, ma anche il gusto della cultura;
88-86
Traduzioni:
- Phaenomena e Prognostica di Arato
(Aratea) (Fenomeni e prognostici; poema astronomico,
d'ispirazione stoica)
- Economico di Senofonte,
- alcuni dialoghi di Platone,
De inventione (86 a.C.,
due libri sono giunti sino a noi)
[Manuale scolastico.]
Marius (86 a.C., poemetto epico)
[Dedicato alla vita e alle gesta del suo nobile concittadino
C. Mario.]
81
Pro Quinctio (81
a.C., orazione)
80
difende Sesto Roscio Amerino, accusato ingiustamente
di parricidio per istigazione di Crisogono,
un potente liberto di Silla; la vittoria
lo rende bene accetto ai popolari (oppressi dalla reazione sillana) e
ai cavalieri, cioè al ceto non patrizio arricchitosi con speculazioni
finanziarie e privato da Silla delle importanti
mansioni che esercitava nell'amministrazione della giustizia;
79
compie un viaggio di istruzione in Asia minore e in Grecia dove ritrova
il suo amico Tito
Pomponio Attico, già suo compagno in casa di Muzio
Scevola; qui insegue gli insegnamenti dei filosofi e, fedele alla
sua prima vocazione, quello del nuovo capo dell'Accademia, Antioco
di Ascalona, successore di Filone di Larissa;
dopo il soggiorno ateniese si reca a Rodi dove ritrova il rètore
Molone;
78
ritorna a Roma quando Silla ha già
rinunciato alla dittatura ma è ancora in vigore la restaurazione
aristocratica;
sposa in questo periodo Terenzia che
gli darà poi i figli Tullia
e Marco;
75
eletto questore, ottiene la circoscrizione di Lilibeo (Marsala), in Sicilia;
[Memori della sua onesta amministrazione i Siciliani, alcuni
anni dopo, lo vorranno più tardi loro avvocato nella causa contro
il propretore Verre, ex governatore e seguace
di Silla, che ha spadroneggiato nell'isola
compiendovi ruberie e violenze.]
70
il processo contro Verre si conclude con
la vittoria più rapida del previsto; benché difeso dal più
famoso oratore del tempo, Ortensio Ortalo,
l'accusato si reca in esilio dopo un solo giorno di dibattimento;
Verrine
(70
a.C.,
cinque orazioni contro Verre, da noi integralmente
possedute)
[Il secondo e più ampio gruppo delle orazioni Verrine
non fu pronunciato da Cicerone, ma scritto e pubblicato dopo la vittoria,
sulla base del vasto materiale d'accusa raccolto in Sicilia.]
69
edile;
Pro
Fonteio, Pro Caecina (69
a.C.,
orazioni)
66
pretore;
in questo momento Pompeo è ben accetto
sia ai popolari, avendo restituito i poteri tradizionali ai tribuni della
plebe, sia ai cavalieri, avendoli riammessi nell'amministrazione della
giustizia;
Pro
lege Manilia (66 a.C., orazione)
[A favore del progeto di conferire a Pompeo
poteri straordinari in Oriente, dove la guerra contro Mitridate
si prolunga da tempo. Gli aristocratici sono ostili alla legge, per timore
di queste insolite procedure. Ma l'assemblea popolare segue il suo parere
e la legge è approvata.]
65
primo tentivo di congiura di L. Sergio Catilina,
un nobile rovinatosi finanziariamente e passato ai popolari;
Pro
Caio Cornelio Gallo (65
a.C.,
orazione)
63
viene eletto console;
accanto a lui con con un numero di voti molto minore viene eletto C.
Antonio, una scialba figura; non riesce L.
Sergio Catilina;
pronunciando
le sue quattro orazioni contro di quest'ultimo e i suoi seguaci, alcune
in senato e alcune dinanzi al popolo, contribuisce a far fallire una seconda
e più grave congiura ordita da L.
Sergio Catilina, e a far giustiziare
con l'appoggio della maggioranza del senato, ma senza un regolare processo,
cinque dei suoi seguaci;
[Poco dopo Catilina, che si
era allontanato da Roma con un gruppo di fedeli, cade combattendo contro
le truppe di Antonio presso Pistoia.]
egli riceve onori straordinari: è proclamato "padre della
patria";
può ora dire di aver realizzato intorno a sé l'unione di
tutte le "persone oneste", gli Optimates, ma il suo trionfo
non dura a lungo; crede di trovare in Pompeo
un appoggio alla coalizione di cui appare il capo politico mentre è
invece uno strumento, ma è una breve illusione;
De
lege agraria (63
a.C.,
quattro orazioni di cui possediamo solo una parte)
[Contro una proposta di legge agraria fatta da P.
Servilio Rullo e appoggiata sottobanco da Cesare.]
Catilinarie
(63
a.C.,
quattro orazioni contro Catilina)
Pro
Rabirio, Pro
Murena (63
a.C.,
orazioni)
[La prima, in difesa del vecchio senatore Rabirio
che si era vantato di aver ucciso molti anni prima (100) il tribuno della
plebe Saturnino, fautore anch'esso di leggi
agrarie.]
62
Pro
Sulla (62
a.C.,
orazione)
61
Pro
Archia poëta (61
a.C.,
orazione contro Clodio)
60
respinto dagli oligarchi più intransigenti e passatisti, Pompeo
si accosta a Cesare e a Crasso
e forma il cosiddetto triumvirato; vittima di questo accordo è
Cicerone
De
consulatu suo (60
a.C.,
poema in tre canti + le memorie, in greco, del suo consolato, andati perduti)
Lettera a Quinto (60
a.C.)
59
Pro Valerio Flacco
(59 a.C., orazione)
58
marzo, vittima dell'accordo del triumvirato (la coalizione degli
Optimates non è in grado di resistere alla volontà
dei triumviri), è costretto all'esilio in Grecia in seguito ad
una legge del tribuno P. Clodio Pulcro contro
chi avesse fatto uccidere un cittadino senza regolare processo e appello
al popolo;
Lettere del III libro ad Attico e molte del XIV
ad familiares (58
a.C.)
57
per intercessione di Pompeo, gli viene revocato
l'esilio trascorso a Durazzo e a Tessalonica;
al suo rientro, ricevute festose accoglienze e ottenuto il diritto alla
riedificazione della propria casa distrutta dopo la condanna, mira con
abile politica ad attaccare in numerose orazioni i responsabili più
diretti del suo esilio (P. Clodio Pulcro
in particolare);
Oratio
cum Senatui gratias egit, Oratio cum populo
(57 a.C., orazioni di ringraziamento, in seguito
al suo rientro in Roma)
56
Oratio
post reditum in Senatu habita, Oratio pro
reditum ad quirites,
Oratio de domo sua ad Pontifices (56
a.C., orazioni di ringraziamento, in seguito
al suo rientro in Roma)
Pro Sestio,
De provinciis consularibus, De haruspicum
responso (56
a.C., orazioni contro P.
Clodio Pulcro)
Pro Cornelio Balbo,
Pro M. Caelio (56
a.C., orazioni)
55
In Calpurnium Pisonem (55
a.C., orazione)
[Invettiva al senato contro uno di coloro che l'hanno tradito.]
De oratore (55
a.C., libri)
[Il tema non è l'eloquenza in quanto tale né le regole per
praticarla, ma la persona stessa dell'oratore, assunto come ideale civico
e umano.]
54
Lettere
a Quinto e a Trebazio (54
a.C.)
Pro
Plancio, Pro Gabinio,
Pro Rabirio Postumo (54
a.C.)
52
quando un capo di bande armate al servizio degli oligarchi, Tito
Annio Milone,
uccide P. Clodio Pulcro, egli lo difende
con un'orazione titubante e impacciata ben diversa da quella splendida
per efficacia oratoria, che poi pubblicò e che ci è pervenuta
(Pro Milone): Milone viene condannato
all'esilio;
Pro
Milone (52
a.C., orazione in difesa di Tito
Annio Milone, ricomposta più tardi dallo stesso C. quando Milone
stava ormai già in esilio a Marsiglia)
[Nel 55 d.C. Quinto Ascanio Pediano,
forse di Padova, comporrà un commento a cinque orazioni ciceroniane
csa questa.]
51
si reca come proconsole in Cilicia: per un facile successo militare contro
i barbari del luogo è nominato imperator dai soldati;
__________________
De
Re Publica (trattato in VI libri, iniziato nella
primavera del 54 a.C., nel Cumano e nel Pompeiano, vide la luce solo nel
51 a.C.)
[Appena pubblicato riscuote lodi e critiche, in particolar modo dall'amico
Tito
Pomponio Attico che ne rileva alcuni errori storici.
Nel I secolo dell'Impero gli scrittori non parlano di questo trattato,
che così si mantiene fino al secolo X, dopo il quale ogni sua traccia
scompare. Rimane solo nel testo di Macrobio
«il Sogno di Scipione» con cui si chiude il libro VI, ed altri minori
frammenti sparsi qua e là nelle opere di Lattanzio
e d'Agostino. Nel Rinascimento si cerca con
ansia tale opera ma neppure le ricerche del Petrarca, del Poggio
e di altri portano buoni risultati. Agli inizi del 1820 il cardinale Angelo Mai,
prefetto della Biblioteca Vaticana, scopre una parte considerevole del
De Re Publica sotto ai Commentari di S. Agostino ai Salmi
(119-140) in un palinsesto della biblioteca Vaticana, che era appartenuto
prima alla biblioteca dell'abbazia di Bobbio.
Il Mai pubblica quanto scoperto in un'edizione
in 4° del 1822 poi riveduta e corretta in una seconda edizione del 1828.
Pure la terza edizione del 1846, sempre del Mai,
contiene più o meno i difetti delle precedenti. Alla sua morte vengono
promossi più accurati studi.
Questo codice vaticano n. 5757 è un volume rilegato in rosso di 302 pagine,
ognuna delle quali comprende due colonne e ciascuna di queste 15 linee:
in ogni linea poi circa 10 lettere. Generalmente le pagine sono ben conservate,
tanto che si può leggere tanto la scrittura romana in grandi, larghe,
forti lettere unciali, quanto la medievale che è sovrapposta. Ma in alcune
a stento si riconoscono le lettere dell'amanuense e peggio ancora le sue
correzioni.
(Unciale o onciale: detto di un tipo di scrittura a tracciato spiccatamente
arrotondato, in uso dal sec. IV al sec. VIII in tutta l'Europa occidentale;
scrittura alta un'oncia).
Il testo risale con ogni probabilità al secolo IV ed è il più antico manoscritto
unciale che possediamo, mentre la sovrapposizione, in piccole lettere
unciali pur essa, è forse della fine del VII o del principio dell'VIII
secolo. Mancano tuttavia molte pagine e sembra sia rimasta solo la quarta
parte dell'opera:
- I: gran parte;
- II: un lungo frammento;
- III: alcuni bei passi;
- IV e V: pochissime pagine;
- VI: nulla; ridotto ancora al «Sogno di Scipione» ed ad alcune
frasi senza nesso tra loro;
Tutto quello che rimane è tuttavia scorretto e si scopre la traccia di
più mani; anche se frammentario è possibile pur tuttavia rendersi conto,
almeno in parte del suo contenuto.]
_________________________
50
tornato a Roma, briga a lungo con ingenua vanità perché
gli sia concesso di celebrare il trionfo, ma le sue iniziative non hanno
successo;
49
il graduale peggioramento dei rapporti tra Cesare
e Pompeo nonché lo scoppio della guerra
civile lo gettano in grave angoscia; dopo aver seguito l'esercito di Pompeo
e dopo la sconfitta di Farsàlo ritorna in Italia;
pur ammirando la coerenza di Catone minore,
non lo segue in Africa giudicando ormai perduta la causa della libertà
repubblicana;
Cesare non lo sottopone a umiliazioni anzi
dopo un breve periodo egli può riprendere la parola, in senato
o in tribunale a favore dei pompeiani che sono o si fingono pentiti;
47
divorzia dall'anziana moglie Terenzia e sposa
(matrimonio infelice) la giovane Publilia;
De
legibus (III
libri, iniziata
nel 52 a.C.)
46
difende gli ex pomepiani Claudio Marcello
e Q. Ligario;
Pro
Marcello, Pro Ligario,
fine del De legibus (46
a.C.)
Elogio di Catone (46
a.C., perduta)
Paradoxa stoicorum (46
a.C.)
Brutus (46
a.C.)
[È un quadro degli oratori romani dalle origini
fino a lui medesimo.]
Orator (46
a.C.)
[Affronta
in modo tutto particolare il problema del ritmo e dello stile nella prosa.]
Partitiones oratoriae (46
a.C.)
45
muore la figlia Tulliola;
Hortensius (45
a.C., scritto filosofico, perduto)
De finibus bonorum et malorum (45
a.C.)
Academicae quaestiones (45
a.C., due redazioni incomplete)
Pro rege Deiotaro (45
a.C., orazione)
[In difesa di
re Deiotaro di Galazia.]
44
l'uccisione di Cesare pare ridargli
nuovo prestigio: Bruto e gli altri congiurati
lo considerano come un loro maestro di libertà repubblicana; quando
a raccogliere l'eredità di Cesare
si presenta però M. Antonio egli gli
scaglia contro con veemenza (ispiratagli dalla consapevolezza che di tratta
della sua ultima battaglia politica) le 14 orazioni Filippiche.
43
spera di trovare un alleato nel giovane Ottaviano,
nipote di Cesare, ma nell'effimero accordo
concluso tra Ottaviano, Antonio
e Lepido (il secondo
triumvirato), Antonio ottiene che tra
i proscritti ci sia anche lui; egli s'imbarca quindi a Gaeta per trovare
scampo in Grecia dove ci sono ancora Bruto
e Cassio con i loro seguaci;
7 dicembre, respinto verso la costa dal vento, ritorna a terra
e, incontrati i soldati di Antonio che lo
stanno cercando, si lascia uccidere senza opporre resistenza.
Filippiche
(14 orazioni contro
Antonio: 44 a.C., prime
quattro; 43 a.C., dalla quinta alla quattordicesima)
[L'aggettivo vuole
richiamare quelle pronunciate da Demostene
contro Filippo Il Macedone.]
De
officiis(44,
scritto filosofico)
[Espone la dottrina di Panezio
e ne fa un testamento filosofico dedicato al figlio Marco.]
Tusculanae disputationes
(44, scritto filosofico)
De natura deorum (44, scritto filosofico)
De fato (44, scritto filosofico)
De senectute o Cato
maior de senectute (44, scritto filosofico, dedicato all'amico
Tito
Pomponio Attico)
De amicitia o Laelius
de amicitia (44, scritto filosofico,
dedicato all'amico Tito
Pomponio Attico)
Topica
ad Trebatium (44, scritto filosofico)
De optimo genere oratorum (44, scritto
filosofico)
De divinatione (44, scritto filosofico)
De gloria e De
virtutibus (44, scritti filosofici, perduti)
Epistolae
(35 libri, indirizzate agli amici, al fratello Quinto
e, soprattutto, al suo fedele amico Tito
Pomponio Attico)
[La fitta corrispondenza scambiata dal 68 al 44
con l'amico Tito
Pomponio Atticosarà da quest'ultimo
pubblicata in 16 volumi.]
La
differenza tra Cicerone e ciceronianismo è grande.
Ciceronianismo:
tendenza a considerare, nello scrivere in latino, lo stile di C. come
un modello di assoluta perfezione. es.: Quintiliano;
XV e XVI: Gasparino Barzizza, Paolo Cortesi, Pietro
Bembo (ciceroniano rigoroso nella prosa latina, petrarchista rigoroso
nella poesia italiana). Il latino della controriforma. XIX: G. B. Gandino:
Contrari: Poliziano
ed Erasmo da Rotterdam. Galileo, Spinoza e Leibniz, ecc.
Cicerone risulta oggi scrittore più vivo e vario dei suoi imitatori.
Anticiceroniano: Th. Mommsen, Drumann (1786-1861).
MANOSCRITTI ed EDIZIONI
I Codici più antichi sono i tre di Leida, derivati da un archetipo che
poi andò perduto: due Vosciani XXI e XII sec., ed uno Heinsiano
XI sec.
- Bologna, 1494, Benedictus Hectoris (in
folio), una delle prime edizioni stampate in Italia.
Altre:
- Venezia, 1857, Antonelli, Opera omnia M.T.
Ciceronis;
-? 1848, Gaspare Orelli,
Editio altera emendatior M. Tullii Ciceronis opera quae supersunt omnia
ac deperditorum fragmenta curaverunt Io. Gaspar Orellius et Georgius Baiterus,
- Lipsia, Du Mesnil
- 1879, Teubner
- 1883, Vahlen
- 1897, Mueller (Lipsia, Teubner)
- 1885, Padova, Tip. del Seminario,
I tre libri di M.T. Cicerone intorno alle leggi a cura del prof. Giacomo
Sichirollo;
- 1925, Roma/Napoli/Milano, Albrighi, M.
Tullii Ciceronis, Delegibus libri tres, con note italiane del dr.
Pier Marco Rossi.
TRADUZIONI ITALIANE
- G. Mauri, 1825, edita a Roma
- M. Scaramuzza, 1842 Voghera
- M. Missirini, 1847 Milano
- B. Winspeare, 1829, Napol
- G. Sichirollo, 1885, Padova,
- R. Pasciulli, 1891, Napoli
- Carlo Negroni, 1902, Novara (A spese del
Comune, Tipografia Gioachino Gaddi)
Fine
Sunto:
-
Lettere
a) ad familiares (16 libri)
b) ad Atticum (16 libri, suo amico e editore)
c) ad Quintum fratrem (3 libri, suo fratello, csa la lettera de
petitione consulatus)
d) ad Brutum (due libri)
In tutto: 846 lettere (delle quali 90 furono inviate da diversi
a Cicerone) scritte fra il 68 ed il 43 a.C..
- Orazioni
- Opere retoriche, letterarie e filosofiche
Vedi:
- Middleton (vita di C., Londra
1740)
- Forsyt (Life of Cicero, Londra
Murroy, 1864)
- Merivale (Hist. of the Roman under
the emp.,tomo I e II)
- Prévost M., abate, pubblicò nel 1749 la
vita di C. liberamente tradotta da quella del Middleton
(Paris, chez Didot) Quai des Augustius à
la bible d'or, MDCCXLIX)
- Boissier (vedi) Paris, Hachette 1899.
- Ciaceri
- Maffio Maffii
- Carlo Giorni
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