– Attilio
Ruffini
(Mantova, 31 dicembre 1924 – Roma, 23 giugno 2011)
uomo politico italiano, esponente della Democrazia
cristiana;
[Nipote del card. Ernesto
Ruffini e padre del giornalista Paolo
Ruffini e dell'avv. e prof. di Diritto processuale civile
Giuseppe Ruffini.]
saggista e conferenziere, gli viene conferita "ad honorem"
la laurea in Diritto all'Università Cattolica di Buenos Aires,
e in Sociologia all'Università del Salvador;
già Professore Onorario di Filosofia alla Kennedy University
della capitale argentina.
È socio onorario dell'Istituto per lo sviluppo dell'America Latina.
compie i primi studi nella città natale;
conclusa la prima parte della sua formazione scolastica si trasferisce
a Milano dove, avendo vinto una borsa di studio, si iscrive alla Facoltà
di Giurisprudenza dell'Università Cattolica del Sacro Cuore,
retta da padre Agostino Gemelli;
[Vi conseguirà la laurea negli anni successivi
al Secondo Conflitto Mondialea.]
1943
partecipa attivamente alla Resistenza, cooperando con i partigiani delle
Brigate cattoliche delle Fiamme Verdi e facendo parte del CLN (Comitato
di Liberazione Nazionale);
1944-45
autunno, viene catturato da un gruppo delle Brigate Nere mantovane e
condotto nella Caserma delle Brigate Nere di Cerese, ove viene sottoposto
ai primi interrogatori in merito alla attività antifascista dei
cattolici mantovani e, in particolare, degli universitari cattolici;
trasferito nel Carcere mandamentale di Mantova, in Via Poma, è
poi preso in consegna dalle SS tedesche che
lo trasferiscono nel Forte San Leonardo di Verona;
13 dicembre, è sottoposto all'ultimo interrogatorio, condotto
personalmente dal comandante delle SS tedesche
in Italia, gen. Wolff;
19 dicembre, è condotto a Verona, al Comando generale
delle SS e lì finalmente viene liberato;
successivamente, fino alla Liberazione, fa parte della Brigata partigiana
"Ivanoe Bonomi" che libera e presidia la città di Mantova
fino all'arrivo delle truppe alleate;
1945
inizia la sua attività politica f nell'ambito della Dc
, nella quale ricopre vari incarichi a livello locale e nazionale;
insieme a don Primo Mazzolari, Ennio
Avanzini, Ottorino Momoli, a don
Filippo Berselli e a Luigi
Chiesi costituisce nella clandestinità il partito della
Democrazia Cristiana di Mantova;
1946
eletto presidente del Consiglio Interfacoltà della stessa Università;
nello stesso anno, a Palermo, inizia la sua attività pastorale
lo zio card. Ernesto Ruffini;
1947
eletto membro del Consiglio Universitario Nazionale;
iniziò l'attività forense a Mantova presso lo studio dell'avv.
Ennio Avanzini, già componente dell'Assemblea
Costituente e poi membro del primo Parlamento repubblicano;
nel frattempo diviene segretario provinciale della Dc;
1955
si trasferisce a Palermo dove sposa Zina
Maria La Loggia, figlia di Giuseppe
La Loggia, presidente dell'Assemblea Regionale Siciliana,
e poi a capo del Governo Regionale;
a Palermo riprende ad esercitare la professione di avvocato (fino al
1963);
Sul finire degli anni Cinquanta e l'inizio degli anni Sessanta ha tra
i suoi clienti anche la Satris, società
che ha in appalto i servizi di riscossione delle imposte sul territorio
siciliano, società fondata nell'immediato dopoguerra da Luigi
Corleo e Francesco Cambria e di
cui entrarono successivamente a far parte i cugini Nino
ed Ignazio Salvo, dopo che quest'ultimo
sposò la figlia di Luigi Corleo.
1963
16 maggio, eletto deputato (IV Legislatura), nella circoscrizione
elettorale della Sicilia occidentale, rinuncia ad ogni incarico professionale;
Lo stesso anno i cugini Nino ed
Ignazio Salvo ottengono il loro primo appalto
decennale con una legge regionale approvata anche con il voto di alcuni
deputati dell'opposizione.
[Successivamente saranno indicati dalla Commissione
parlamentare Antimafia del 1976 come legati alla mafia.
I pregressi rapporti con Nino ed Ignazio
Salvo, sebbene senza rilievo penale, saranno richiamati nel corso
del processo di primo grado a Giulio Andreotti,
quando sarà ricordata anche "la circostanza della vicinanza"
tra Attilio Ruffini e Nino
ed Ignazio Salvo "in occasione di
una celebrazione del battesimo di Patrizia Salvo
figlia di Nino Salvo, cerimonia
alla quale partecipa Attilio Ruffini";
gli stessi troverebbero inoltre conferma in una lettera su carta intestata
della Camera dei deputati "verosimilmente a firma di Attilio
Ruffini indirizzata a Nino Salvo,
dal tono molto cordiale" già agli atti del Maxi Processo
di Palermo.]
1968
5 giugno, rieletto deputato (V Legislatura);
1969
diventa membro della direzione della Dc, capo della
segreteria politica e consigliere nazionale;
1972
17-26 febbraio, sottosegretario alla Pubblica Istruzione
(I "governo
Andreotti");
25 maggio, rieletto deputato (VI Legislatura);
giugno-giugno 1973, sottosegretario al Tesoro
(II "governo
Andreotti");
1973
luglio-marzo 1974, sottosegretario al Tesoro (IV
"governo Rumor");
1974
vice segretario nazionale unico (1974-76) della Dc,
responsabile dell'ufficio stampa e propaganda e di quello degli enti
locali;
1976
5 luglio, eletto deputato (VII Legislatura);
luglio-settembre 1977, ministro dei Trasporti
(III "governo
Andreotti");
1977
ministro della Marina Mercantile (ad interim);
1977-16 gen 1978, ministro della Difesa (III
"governo Andreotti");
1978
marzo-gennaio 1979, ministro della Difesa (IV
"governo Andreotti");
[Il (IV "governo
Andreotti") è il primo Governo che ottenne l'appoggio
esterno del PCI.]
16 marzo, Roma, via Fani, Aldo Moro
presidente della Dc, viene rapito e la sua scorta viene
assassinata;
[In questo periodo, nella veste di ministro della Difesa,
prende parte al C.I.S. (Comitato Interministeriale
di Sicurezza). Presieduto dal presidente del Consiglio Giulio
Andreotti, è composto dai titolari di diversi Dicasteri,
tra i quali, un rilievo particolare è assunto, oltre che dal
Dicastero di cui è titolare egli stesso, da quello dell'Interno,
oraaffidato a Francesco Cossiga.
Dal momento del rapimento, il Comitato si riunisce con cadenza settimanale
per tutta la durata dei cinquantacinque giorni del sequestro.
10 agosto, insieme al presidente del Consiglio e al ministro
dell'Interno Rognoni firma il decreto di
nomina del gen. Carlo Alberto Dalla Chiesa
a capo del coordinamento delle attività contro il terrorismo
e il crimine organizzato.
[Nel libro dedicato a suo padre Vito
Ciancimino, Massimo Ciancimino lo
accusa di essere stato in contatto con ambienti mafiosi. Lo stesso libro
presenta una lettera di Vito Ciancimino
a lui indirizzata, in riferimento ad un'intervista pubblicata su «L'Ora»
il 13 gennaio 1980, in cui egli respinge le accuse di connivenza mafiosa.
Massimo Ciancimino sarà stato arrestato
con l'accusa di calunnia aggravata nei confronti dell' ex capo della
Polizia Gianni De Gennaro per le dichiarazioni
rese dallo stesso Massimo Ciancimino in
merito ai rapporti tra mafia e politica.]
1979
20-31 marzo, ministro della Difesa (V
"governo Andreotti");
20 giugno, eletto deputato (VIII Legislatura);
agosto-gen 1980, ministro della Difesa (I
"governo Cossiga");
1980
gennaio-marzo, ministro degli Affari Esteri
(I "governo
Cossiga");
In questo stesso periodo, ricopre l'incarico di presidente di turno
del Consiglio della Comunità Europea;
16 gennaio, a Bruxelles, nel corso della riunione straordinaria
del Parlamento Europeo sulla crisi afghana, in qualità di presidente
di turno del Consiglio della Comunità Europea, interviene duramente
per stigmatizzare l'intervento militare sovietico;
1983
12 luglio, rieletto deputato (IX Legislatura);
1987
non si ricandida alle elezioni politiche, dedicandosi nuovamente all'attività
professionale (fino al 1994);
2011
23 giugno, muore a Roma.
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