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Papa
Clemente VII

(1523-34)


1525, si apre il Giubileo ma č un fallimento:
si rafforza il protestantesimo tedesco (Alberto di Brandeburgo lascia il cattolicesimo), avviene il distacco dei danesi e degli svedesi, esplode un radicale dissenso religioso in Svizzera; inoltre,
il suo rifiuto ad accogliere la richiesta di scioglimento del matrimonio tra Enrico VIII con Caterina d'Aragona, provoca lo scisma anglicano;

Anabattisti

«segue da 1521»
1525, Th. Müntzer viene preso e decapitato; i suoi discepoli in Svizzera propagano la loro fede causando parecchi disordini e provocando l'inasprimento delle leggi penali; fanno grandi progressi anche in Moravia e ne farebbero ancor di più se non pensassero di dividersi;
«segue 1536»

Ordine teutonico

1525, in crisi anche all'interno, lo stato dell'ordine viene secolarizzato dal gran maestro Alberto di Brandeburgo, che aderisce alla riforma luterana e trasforma la Prussia in ducato ereditario, vassallo del regno di Polonia; 
impoverito e quasi privo di importanza, l'ordine rimane cattolico, ritornando alle antiche funzioni ospedaliere;
«segue 1809»



Ordine dei portaspada
(fratres militiae Christi)

«segue da 1237»
1525, dopo la secolarizzazione dell'ordine teutonico, l'ordine di Livonia sopravvive per qualche decennio
«segue 1558»

ANNO 1525



1525
Unione Elvetica
Confederazione dei tredici cantoni elvetici:

CATTOLICI
- Uri (1291),
- Schwyz (1291),
- Unterwalden (1291),
- Lucerna (1332),
- Zug (1353),
- Glarus (1353) [in parte],
- Friburgo (1481),
- Soletta (1481).

PROTESTANTI
- Zurigo (1351),
- Berna (1353),
- Glarus (1353) [in parte],
- Basilea (1501),
- Sciaffusa (1501),
- Appenzell (1513).

1525
-




1525
Sacro Romano Impero
Carlo V
Albero genealogico
(Gand 1500 - Yuste, Estremadura 1558)
secondogenito di Filippo d'Absburgo [il Bello] e di Giovanna [la Pazza];
1515-56, principe dei Paesi Bassi;
1516-56, re di Spagna (Carlo I)
1516-54, re di Napoli (Carlo IV);
1519-56, imperatore del Sacro Romano Impero;



1525
prima guerra con la Francia (1521-26);

Gennaio
-

Febbraio
partita dai dintorni di Costanza, un'orda condotta da Hans von Bulgenbach, un demagogo inesorabile, giunge d'un sol slancio nella Svevia, dove il duca Ulrico di Württemberg, cacciato nel 1520 dai suoi stati, inutilmente cerca di impiegarla a fini personali. Forte di diecimila uomini è già arrivata a Stoccarda.

25
, battaglia di Pavia (considerata la rivincita della sconfitta di Marignano): si svolge nel quadro delle guerre d'Italia, tra l'esercito di Francesco I di Francia e gli ispano-imperiali comandanti dal marchese di Pescara e dal duca Carlo di Borbone, connestabile di Francia (che combatte contro il proprio re); 
uscite da Milano assediata, le truppe ispano-imperiali provocano i nemici allo scontro; dopo aver travolto l'ala destra francese e dopo aver messo in fuga il corpo degli svizzeri, le forze del marchese di Pescara e del duca di Borbone riescono al termine di una lunga e sanguinosa mischia a piegare la resistenza delle truppe francesi (che hanno 6000 caduti) strette intorno al re e a far prigioniero lo stesso Francesco I che, tradotto in Spagna, dovrà firmare il trattato di Madrid; come prima conseguenza, a Milano si stabilisce Francesco Sforza.

Nello stesso tempo la notizia della vittoria riportata a Pavia da Carlo V colpisce di terrore l'orda condotta da Hans von Bulgenbach e l'induce a battere in ritirata.
Ma non per questo la rivolta ha fine.
Abbandonati a loro stessi i contadini del Württemberg s'impadroniscono della capitale del Palatinato e, penetrati nella Foresta Nera, dopo un violento bombardamento obbligano Friburgo alla capitolazione.

Marzo
27
, quando, poco dopo il ritiro delle truppe le rivolte dei contadini si riaccendono, l'arciduca Ferdinando in una lettera raccomanda caldamente a Jacob II Fugger «di far proteggere in fretta giorno e notte la città di Weissenhorn con buona guardia e secondo il bisogno, perché i contadini progettano un attacco».

29, Augusta, il giudice federale svevo Sebastian Ilsung, scrive a Mathaeus Lang: «Le cose in questa città sono così preoccupanti e rapide che i mercanti ogni giorno ed ogni ora devono temere assalti e saccheggi e perciò hanno messo in salvo molto denaro da questa città e lo hanno mandato in altre città e luoghi».

Anche in altri luoghi si leva «un grido comune» contro i commercianti e le loro società.
In Tirolo i minatori malcontenti si uniscono con i contadini ribelli per una rivolta generale e compila le sue richieste negli «Articoli meranesi».
«Poiché
– si dice in questi – sono sorte tante società, specialmente i Fugger, gli Höchstetter e i Welser, e bisogna acquistare dalle società tutto quello di cui si ha bisogno, tutte queste, siano piccole o grandi, devono essere abolite; così tutte le merci potranno tornare ad un giusto prezzo».
Uno dei capi dei ribelli, Michael Geismair, figlio di un minatore di Vipiteno, chiede nelle disposizioni «riguardo alle miniere» le seguenti misure:
«Anzitutto tutte le fonderie, miniere d'argento e di rame e dipendenze, che appartengono alla nobiltà, a mercanti stranieri ed a società, devono diventare proprietà comune del paese. Essi lo hanno meritato, perché hanno ottenuto tali diritti con vera usura; similmente hanno pagato con inganno e merce cattiva e cattivo denaro gli uomini del popolo e i lavoratori, ed hanno anche fatto rincarare le droghe ed altre merci con la loro "incetta" e sono stati la causa del peggioramento della moneta. Hanno oppresso il mondo intero con la loro usura anticristiana e si sono così conquistata una ricchezza principesca, il che deve giustamente essere punito ed impedito».

Dappertutto nella Germania meridionale in questi tempi di sommosse generali suonano le campane a stormo. In Franconia, nel Palatinato, in Alsazia e nell'Allgäu si raccolgono «bande e mucchi di contadini» incitati da selvaggi agitatori, compilano programmi e levano le bandiere contro i loro oppressori, che riconoscono loro soltanto doveri, ma nessun diritto. Persino contadini pacifici e benestanti sono trascinati dal movimento generale.
Jacob II Fugger
è profondamente scosso dal fatto che la rivolta divampa con particolare violenza proprio nei suoi domini. Eppure egli si è sempre adoperato per migliorare con tutti i mezzi le condizioni dei suoi sudditi contadini…! Ma ben presto egli deve riconoscere che l'odio non è rivolto contro di lui come proprietario, ma contro i ricchi ecclesiastici e i chiostri, i cui soprusi fanno indignare i contadini. Nessuno dei suoi castelli viene distrutto o anche solo assalito, ma numerosi chiostri sono saccheggiati e incendiati.
In questa agitazione si sono intanto mescolati anche motivi del movimento riformista.
Lo scritto di M. Lutero Della libertà di un individuo cristiano mal interpretato ha suscitato il movimento distruttore.
Agitatori e predicatori prendono in mano la Bibbia e mostrano che là si parla dell'uguaglianza degli uomini dinanzi a Dio e della libertà.
Jacob II Fugger
stesso attribuisce la colpa principale alla «nuova dottrina erronea». In una lettera al suo agente Jörg Hegel di Cracovia egli lo informa dello svolgimento della "rivolta dei contadini" dicendogli che in parte si sono fatti accordi con loro e in parte è stata repressa. Con animo preoccupato egli chiude la lettera: «Fanno questo i nuovi predicatori, che predicano che non si deve badare ai comandamenti degli uomini; questo è quello che vogliono i contadini, di non obbedire più ai loro padroni. Questa nuova fede si diffonde ancora in molti luoghi presso di noi. Io non so dove si andrà a finire».
Nel vicino Allgäu si costringe l'abate di Kempten a sottoscrivere un contratto in base al quale egli deve togliere tutti i gravami. Qualcosa di simile deve concedere il vescovo di Augusta ai contadini dell'Allgäu.
Nei domini Fugger la maggior parte aderisce al movimento. Nella taverna di Weissenhorn sono formulate le richieste, che devono esser presentate alla lega sveva. Si vuole abolire la servitù della gleba, esser liberi da corvée di ogni specie, e poter introdurre la nuova dottrina evangelica.
Poiché la "Lega sveva" tarda a rispondere, la ribellione assume forme minacciose. Si riunisce una massa di 12.000 uomini. Weissenhorn, che non ha aderito al movimento, diviene rifugio di tutti i perseguitati prima di tutto gli ecclesiastici. I contadini lo assediano invano e saccheggiano diversi chiostri, specialmente Roggenburg. Ma a questo punto interviene la "Lega sveva" che è appoggiata finanziariamente da Jacob II Fugger.
In seguito alla lettera di marzo di Ferdinando, vengono collocati nella città di Weissenhorn 100 garzoni dei Fugger.
A poco a poco i contadini tornano all'obbedienza ed aiutano persino a sottomettere i ribelli. Ma solo dopo che l'arciduca Ferdinando, per fare un piacere a Jacob II Fugger, ha spedito a Weissenhorn tre drappelli di fanti con 200 cavalli, i ribelli sono definitivamente sbaragliati e i loro capi giustiziati.
Le localittà di Leipheim, Teitheim e tutte quelle altre che si sono unite alla massa dei contadini, sono severamente punite «per la loro miscredenza eretica, luterana», perdono i loro diritti e devono pagare altri contributi.
Così in pochi mesi termina la "rivolta dei contadini" nei territori dei Fugger.
Per i ribelli va peggio di prima. I loro campi sono devastati, le loro case distrutte in mille modi; per di più essi devono pagare un tributo gravoso. Ora essi dipendono più di prima dalla grazia del loro signore. Rassegnati, essi prestano un nuovo giuramento di fedeltà a Jacob II Fugger, che si dimostra mite quasi più di quanto sia giusto e li aiuta a ricostruire quanto è stato distrutto.
Ma il banchiere augustano scrive rassegnato ad un amico: «Il basso popolo ha preso completamente la mano. La plebe desidera diventar ricca e nessuno vuol lavorare e i contadini vogliono essere esenti da imposte».

È per lui motivo di soddisfazione che il suo amico Konrad Peutinger appoggi con tutto il peso della sua autorità i «prezzi fissati e contratti» da lui stipulati ed esponga il suo parere in una serie di giudizi splendidamente scritti. «Un monopolio sulla produzione mineraria non riesce dannoso alla comunità, perché è solo proficuo per il benessere comune il tenere in ordine con l' "alto prezzo" l'unico grande dono di Dio. Questo accelera lo smercio e limita il prezzo dall'alto».
In aperto contrasto con la concezione corporativa egli dichiara inoltre: «Ogni mercante può vendere le sue merci tanto care quanto può e vuole». Con ciò l' «arte del commercio» è sciolta da catene medioevali e abbandonata al libero giuoco delle forze della concorrenza.
Tuttavia, malgrado tali autorevoli dichiarazioni continua la caccia contro i monopolisti. Anzi il procuratore dell'impero Caspar Marth eleva persino accusa contro una serie di commercianti di Augusta, tra cui Jacob II Fugger, perché essi «sono colpevoli o sospetti di esercitare un commercio monopolistico e di svalutare la moneta».
Un giorno il messo della Camera di giustizia rimette a Jacob II Fugger e affigge in pubblico l'accusa di esercitare l'usura per mezzo del monopolio. L'accusato mette subito in azione le sue relazion, si rivolge all'imperatore, all'arciduca Ferdinando e al suo amico Giorgio di Sassonia.
Da Burgos, l'imperatore ordina al procuratore dell'impero di annullare senz'altro il processo contro i mercanti di Augusta, tra i quali «Jacob Fugger, nostro consigliere e tutti i suoi congiunti e soci» e richiede gli atti processuali per decidere «secondo l'ordinamento del Sacro Impero». Egli naturalmente non pensa a riprendere ancora il processo. Inoltre egli dipende dai mercanti di Augusta. Così i Fugger e «gli altri pezzi grossi» non vengono molestati ulteriormente.
Ma Jacob II Fugger, per avere in avvenire una miglior difesa contro un arbitrario procedere del procuratore, tenta di ottenere dall'imperatore la rapida emanazione di una legge commerciale. Dopo lunghe fatiche tale disposizone riceve da Madrd forza di legge. Essa dichiara di competenza delle autorità locali le azioni da intestarsi contro i monopolisti e attenua le determinazioni delle pene. Anche per quello che si riferisce alla libertà nella determinazione dei prezzi e alla tolleranza dei monopoli vengono prese deliberazioni ancora più progredite.
Grazie all'autorevole intervento di Konrad Peutinger viene espressa nella legislazione imperiale la moderna concezione commerciale.
Poiché malgrado queste disposizioni non cessa ancora la caccia contro i commercianti, Jacob II Fugger insiste per ottenere una chiarificazione definitiva da parte dell'imperatore e incarica i suoi rappresentanti alla Corte di Madrid di indurre Carlo V ad un editto definitivo. Egli stesso scrive subito a Giorgio di Sassonia una lettera ed un'altra ne invia quasi con le stesse parole all'imperatopre.
Per mettere in luce l'importanza dell'industria mineraria egli scrive: «È un gran cosa che la Germania possegga il più grande dono di Dio che possa esservi nella Comunità, cioè la miniera. Io faccio conto che in un anno in Germania si estrae dalle miniere tra oro, argento, zinco, acciaio, mercurio e piombo misti, il valore di 25 volte 100.000 fiorini. Tutto questo potrebbe andar perduto in seguito al disordine».
23, nel mandato decisivo di Toledo, in cui l'imperatore con sorpresa generale dichiara che i divieti imperiali circa le «incette» e i «monopoli» non si applicano al commercio dei minerali, si trovano le stesse parole di Jacob II Fugger
Così egli ottiene dall'alto uno splendido scagionamento della sua condotta commerciale e riporta una significativa vittoria di politica interna. Prima di tutto egi è assolto dalla grave accusa di usura che pesa su di lui. La massima medioevale che si possa richiedere solo il «giusto prezzo» di una merce, viene abrogata per la prima volta da un mandato legale; ora si può ottenere in base alla domanda e all'offerta l' «alto prezzo» di una merce.
La concezione economica capitalistica trova così pubblico riconoscimento.

Maggio
Guerra dei contadini: nonostante la rivolta sia protratta da bande isolate, e quindi più pericolose perché indisciplinate e senza obiettivi precisi, riunite intorno a un capo occasionale, un programma comune sembra ora darle uno scopo: sono «i dodici articoli della comunità dei contadini tedeschi», abbastanza moderati, volti specialmente al miglioramento delle condizioni di vita, e che esigono:
- l'elezione dei preti,
- la libera predica del Vangelo,
- la soppressione delle decime e delle servitù,
- il diritto di caccia, pesca, d'abbattimento degli alberi,
- l'istituzione del commercio collettivo,
- l'abolizione delle corvée,
- ecc.
Per sostenere tali rivendicazioni un esercito meno caotico si forma sotto gli ordini di Giorgio Metzler e Wendelin Hipler, di gran lunga superiori per capacità, a tutti i loro compagni. Esso appare davanti a Weinsberg, che viene presa d'assalto e tutti coloro i quali portano «stivali e speroni», sono massacrati senza pietà.
Contemporaneamente un'altra colonna comandata da Goetz von Berlichingen, eroe ben presto leggendario, assale Heilbronn, ove si rifornisce di armi e viveri dopo aver catturato il vescovo di Strasburgo che, tenuto prigioniero ad Aschaffenbourg, deve trattare col «cavaliere dalla mano di ferro» sulla base dei dodici articoli.
La sorte dei ribelli è tuttavia ben presto segnata dall'intervento di Filippo d'Assia penetrato in Turingia dove è subito seguito dalle truppe del duca Giorgio e dell'Elettore di Sassonia Giovanni [il Costante] succeduto al fratello Federico III [il Saggio].
Invano i capi della rivolta tentano di resistere.
15, Frankenhausen: non lontano da Frankenhausen, ai piedi dei pendii che si stendono fino alla montagna sacra del Kyffhaüser, l'esercito dei principi, forte di 3400 cavalieri e di 8400 fanti, circonda facilmente i rivoltosi che ai primi proiettili cominciano a diperdersi. La città viene presa d'assalto e data alle fiamme dopo che 5000 fanatici si sono fatti uccidere sotto le mura.
La cattura di Th. Müntzer (comandante degli insorti della Turingia) spezza la resistenza dei rivoltosi; i pochi superstiti riparano in Svizzera dove sono accolti da H. Zwingli e combattono ancora nel Tirolo e nella regione di Salisburgo sotto la guida di M. Gaismair.
Alla fine del mese avviene l'esecuzione di Th. Müntzer e del suo luogotenente.

Dopo una resistenza ormai senza scopo alcuno, la «banda nera» di Floriano Geyer e la «banda chiara» di Goetz von Berlichingen sono schiacciate dalla cavalleria dei signori e decimate a seguito di esecuzioni di migliaia di partigiani.
Ovunque i vinti devono in seguito firmare patti che peggiorano le loro condizioni.
Solo Goetz von Berlichingen deve alla sua qualità di cavaliere di essere giudicato dal tribunale dell'impero e di sfuggire alla pena capitale.
Eccetto che nel Tirolo, dove l'arciduca Ferdinando sostiene i contadini allo scopo di confiscare a proprio beneficio i privilegi della nobiltà e del clero, il grande movimento rivoluzionario della parte più bassa del popolo si conclude dunque con una violenta reazione.
[La disfatta di Frankenhausen sarà considerata dal popolo tedesco come una decisiva dimostrazione della sua impotenza che l'inciterà in avvenire a dedicarsi unicamente ai propri affari privati.
Così il popolo tedesco si ritira dalla vita politica per non apparire che nel 1848 ed ancora solo a titolo di comparsa!
Pierre Lafue, Storia della Germania, Cappelli 1958.]

Ottobre
26
, per stornare le accuse che si continuano a muovere contro di lui, Jacob II Fugger si fa ancora una volta confermare esplicitamente in un editto dall'imperatore Carlo V che i suoi grandi contratti per il monopolio del rame «non hanno prodotto nessun rincaro irregolare o possibile di punizione in Germania o altrove». L'imperatore pertanto dichiara che i Fugger hanno preso il rame da lui e non dai produttori. Non si può quindi parlare di ingiusta «incetta»., Del resto essi sono liberi di smerciare a loro piacere il metallo proveniente dalle loro miniere austriache e ungheresi. Essi hanno fatto questo già da 40 anni e non si sono mai riscontrati dei rincari ingiustificati e il prezzo dei metalli è piuttosto diminuito che aumentato. Inoltre essi hanno sempre pagato le dogane e le imposte dovute. È ingiusto ostacolare i Fugger nel loro traffico. L'imperatore perciò li prende sotto la sua particolare protezione.
Infine, grazie ad una perizia a suo favore di Konrad Peutinger, Jacob II Fugger può facilmente respingere anche le accuse di aver perseguito scopi monopolistici anche al di fuori del commercio minerario. Per il commercio delle spezie si sarebbe messo d'accordo con il re di Danimarca (il guadagno con l'impresa delle Indie Orientali nel 1505 era stato del 175%).

Novembre
11
, Augusta, l'arciduca Ferdinando I convoca i primi stati generali di tutti i paesi austriaci; egli spera che la obbligante ospitalità di Jacob II Fugger mitigherà molte delle lagnanze che anche in questa occasione vengono sporte contro la prassi commerciale dei Fugger; ma il grande mercante giace malato in un letto da cui non si alzerà più;

Dicembre
19
, Augusta, quando il cardinale Mathaeus Lang viene ricevuto solennemente con grande pompa, l'arciduca, quando il corteo si avvicina alla casa del banchiere, prega «tutti i trombettieri e i timbalisti di far silenzio per rispetto».
26, come promesso a Jacob II Fugger, l'arciduca Ferdinando s'incarica di comunicare a re Ludwig la risposta del morente sulla questione delle miniere ungheresi. Nella lettera è scritto che le condizioni trasmesse [vedi Ungheria] sono inaccettabili per i Fugger, perché non vi si ha alcun riguardo per l'onorabilità del loro nome, che è la cosa più importante per loro come per tutti i galantuomini.
31, Augusta, Jacob II Fugger [il Ricco], banchiere di corte e fedele consigliere di Carlo V, nonché di suo fratello l'arciduca Ferdinando I, muore all'età di 66 anni.
Egli non può immaginare di aver messo, con la «faccenda spagnola», la sua casa su una via pericolosa.
[In questo pon è raro che un mercante leghi per testamento alla Chiesa tutti i suoi guadagni per scaricare la coscienza e provvedere alla salute dell'anima. Anche per Jacob II Fugger sono entrate in giuoco queste preoccupazioni quando ha deciso di costruirsi una cappella sepolcrale che sopravviva alla morte e alla transitorietà!
Le sue «donazioni chiesastiche» non si sono tuttavia limitate alla sua cappella sepolcrale. In Augusta e fuori egli ha «eretto molte chiese e dato liberalmente il patronato della chiesa e molti ornamenti ecclesiastici». E così ha fatto con:
- la chiesa dei Domenicani (1513-1515),
- il monastero di St. Afra e di St. Ulrich,
- le chiese di St. Jueren e di St. Ursula,
- la Collegiata di St. Moritz, (di cui il papa gli ha concesso i diritti di patronato),
- la chiesa dei tedeschi di San Bartolomà a Venezia,
- il nuovo ospizio per i pellegrini tedeschi a Roma (1499),
- ecc.]


Dopo il fallimento delle due spedizioni alle isola Molucche, l'imperatore si perde completamente d'animo e cede i suoi diritti sulle Molucche ai portoghesi dietro un compenso di 300.000 fiorini. Ma il Consiglio delle Indie, come suprema autorità coloniale spagnola non considera questa convenzione come definitiva e cerca di indurre la casa Fugger ad esplorare e colonizzare come territorio coloniale una vasta zona tra il Perù e lo stretto di Magellano. Si spera di procurarsi così anche una base per imprese nell'Oceano Pacifico e verso le isole delle spezie.
Un vantaggioso contratto è già stato concluso tra Anton Fugger e il Consiglio delle Indie.
Ciononostante si rinunzia a questo progetto perché le conquiste di Pizzarro minacciano i territori dal nord.
Mentre la ditta dei Welser esplica nel Venezuela una vasta attività colonizzatrice, anche se priva d successi definitivi, nei Fugger questo tipo di attività rimane solo un episodio, che non oltrepassa lo stadio iniziale. Il loro interesse è concentrato nei grandi compiti economici che essi hanno nella Spagna stessa.

[Pierre Lafue, Storia della Germania, Cappelli 1958.]

 

REGNO di SPAGNA
[vedi sotto]
REGNO di NAPOLI
[vedi sotto]

1525
AUSTRIA
Ferdinando I
Albero genealogico

(Alcalá de Henares 1503 - Vienna 1564)
figlio di Filippo d'Absburgo [il Bello] e di Giovanna [la Pazza], fratello minore di Carlo V, fu educato in Spagna;
1516, il nonno Massimiliano I gli procura la mano di Anna Jagellone;
1521-64, arciduca di Alta e Bassa Austria, Carinzia, Stiria e Carniola



1526-64, re di Boemia e d'Ungheria;
1556-64, imperatore del Sacro Romano Impero;

1525
1525-26, viene soffocata nel sangue la rivolta dei contadini nel Tirolo;

1525
REGNO di BOEMIA e d'UNGHERIA
Lajos II Jagellone
Albero genealogico

(1506 – Mohacs 1526, ucciso nella battaglia contro i turchi)
figlio di re Ladislao II o VII e di Anna di Foix;
1516-26, re di Boemia e d’Ungheria;
[ultimo re a cui la Transilvania obbedisce come facente parte del regno]
nel 1521 (maggio) sua sorella p.ssa Anna Jagellone († 1547), ha sposato Ferdinando I d'Absburgo;
nel 1522 (13 gennaio) sposa Maria d'Absburgo († 1558), sorella di Carlo V;




1525
-
In questo anno turbolento la piccola nobiltà saccheggia completamente l'agenzia Fugger a Breslavia.
[Dopo la battaglia di Mohacz, i turchi porteranno via quello che ancora rimane. In seguito a questo, la filiale non potrà più riprendersi e dopo alcuni anni sarà abolita del tutto. Gli affari saranno trasferiti a Neusohl.]


Da decenni ormai la Società commerciale Fugger-Thurzo produce in Ungheria immensi quantitativi di rame nero. Ma quanto più i mercanti tedeschi si arrichiscono, tanto maggiore diventa l'invidia dei magnati ungheresi. Essi asseriscono che gli stranieri hanno conquistato una posizione influente a corte ed hanno preso la direzione anche nel commercio; prosciugano i tesori del regno ed esportano fuori del paese la ricchezza acquistata. Essi non vogliono darsi pace finché non siano scacciati dal loro stato tutti gli stranieri e non vengano restituiti agli ungheresi i tesori del sottosuolo.
Il loro odio è condiviso dal clero intollerante, che si abbandona al fanatismo contro gli impiegati e i lavoratori dei Fugger che hanno aderito alla «nuova dottrina». Tutti i "luterani" devono essere «spenti e inceneriti» dalla autorità laica e religiosa.
E infine le anime mercenarie, piccolo-borghesi delle città minerarie di Neusohl si sollevno contro i Fugger-Thurzo, rifiutano di prestare i servizi tributari e di pagare le imposte e muovono lagnanze presso il re d'Ungheria, perché gli stranieri forniscono ai loro minatori persino i viveri, invece di acquistarli presso i mercanti di Neusohl; dicono che essi fanno fare le corregge e bardature dai propri artigiani e fanno persino preparare la birra nelle proprie birrerie. Essi sottraggono i malfattori alla pubblica autorità e riscuotono persino le tasse spettanti ai Comuni.

Da tutte le parti intanto giungono lettere di protesta a re Ludwig.
Quest'ultimo offre copertamente a Jacob II Fugger di riprendere le miniere contro un appalto di 32.000 fiorini e le imposte usuali, ma si sente rispondere: «Io stesso non ho mai guadagnato tanto. Quindi io lascio puttosto ad altri l'intero commercio».
L'imperatore tiene un linguaggio molto energico e dichiara seccamente che si deve comunicare al re che, se Jacob II Fugger muove lagnanza presso di lui, egli metterà in moto tutto l'impero contro l'Ungheria.
Il governo scrive inequivocabilmente: «Jacob Fugger è derubato dalla corona d'Ungheria. Bisogna agire in modo che tutto sia messo in pace e non siano necessari altri processi».
Intimorito dai vari attacchi re Ludwig dichiara di voler risarcire in rate di 15.000 fiorini il danno denunciato da Jacob II Fugger come ammontante ad oltre 270.000 fiorini della vecchia moneta. Jacob II Fugger potrà esportare in esenzione tutto il rame dall'Ungheria; solo una «modesta somma d'argento» dovrà essere fornita al tesoro, per mantenere la zecca. Dovranno essere mantenute tutte le altre facilitazioni precedenti.
Quando queste condizioni giungono ad Augusta Jacob II Fugger giace mortalmente ammalato. L'arciduca Ferdinando s'incarica di comunicare a re Ludwig la risposta del morente.


1525
Transilvania
Giovanni Szápolyai

(Szepesvár 1487 - Szászebes 1540)
di nobile famiglia transilvana;
1511-40, voivoda di Transilvania;



1526-40, re d'Ungheria;

1525
-

1525
Sassonia
Federico III [il Saggio]
Albero genealogico

(Torgau 1463 - castello di Lochau, Annaburg 1525)
figlio di Ernesto duca elettore di Sassonia (linea ernestina) e di Elisabetta di Baviera;
1486-1525, duca elettore di Sassonia;
nel 1521 ha offerto a Lutero, messo al bando, un rifugio sicuro nella fortezza della Wartburg;
1525
solo ora, in punto di morte, aderisce alla Riforma.



Giovanni [il Costante]
Albero genealogico

figlio di Federico III [il Saggio] e di ?
1525-32, duca elettore di Sassonia;




1525
ducato di Prussia
Alberto di Brandeburgo
Albero genealogico

(Ansbach, Baviera 1490 - Tapiau, Königsberg 1568)
figlio di Federico margravio di Brandeburgo-Ansbach;
1511, eletto grande maestro dell'ordine teutonico, combatte a lungo contro la Polonia per liberarsi del vassallaggio alla corona polacca; non avendo ottenuto l'aiuto sperato dall'imperatore e dal papa, passa al luteranesimo;
1525-68, duca di Prussia; (il primo)
dopo aver deposto la carica di grande maestro dell'ordine, secolarizzato i beni di questo e costituito il ducato ereditario di Prussia, vassallo della Polonia;



1525
ducato di Württemberg
Ulrico di Württemberg
Albero genealogico
(Reichenweiler, Alsazoia 1487 - Tubinga 1550)
figlio di Enrico e di Elisabetta di Zweibrücken;
1498-1519, duca di Württemberg;
dal 1520 si trova in esilio a Montbéliard mentre il governo del ducato è stato affidato a Ferdinando I d'Austria;

1534-50, duca di Württemberg;

1525
-

1525
ducato di Baviera
Guglielmo IV [il Costante]
Albero genealogico

(† 1550)
figlio di Albrecht IV [il Saggio] e di Cunegonda d'Austria;
1508-50, duca di Baviera;



1525
Mainz [Magonza]
Albrecht
Albero genealogico

(n. 1490 - Magonza 1545)
figlio di Giovanni [il Cicerone], elettore di Brandeburgo;
1513, vescovo di Magdeburgo e amministratore del vescovado di Halberstadt;
1514-45, arcivescovo elettore di Mainz [Magonza] ;
dal 1518 è cardinale;






1525
REGNO di POLONIA
Sigismondo I
Albero genealogico

(† 1548)
figlio di Casimiro IV Jagellone e di Elisabetta d’Absburgo;
1506-1548, re di Polonia e granduca di Lituania;
sposa in seconde nozze Bona Sforza († 1557), figlia di Gian Galeazzo duca di Milano;





1525
-











1525
IMPERO OTTOMANO
Solimano [il Magnifico]
Albero genealogico

(1494 - 1566)
figlio di Selim I;
1520-66, sultano;




Gran Visir
-
1525
nelle sue imprese può sin da ora giovarsi del larvato appoggio di Francesco I, in lotta con gli Absburgo;





1525
REGNO di FRANCIA
Francesco I
Albero genealogico
(Cognac 1494 - Rambouillet 1547)
figlio di Carlo di Orléans conte di Angoulême e di Luisa di Savoia;
1515-47, re di Francia;



Primo ministro
[Sovrintendente delle Finanze]
Philibert Babou
signore di Givray e della Bourdaisière
(1524 - 1544)
Cancelliere-Guardasigilli
Antoine Duprat
(primo presidente del Parlamento di Parigi)
(1515 - 1535)
Segretario di stato agli Affari Esteri
-
 
1525
Febbraio
25
, battaglia di Pavia: l'esercito francese viene distrutto a Pavia ed egli, ferito ad un braccio, cade in mano agli spagnoli; subisce la prigionia prima a Pizzighettone e poi in Spagna (fino al marzo 1526);

 
1525
ducato di Lorena e di Bar
Antonio II [il Buono]
Albero genealogico

(1508 - 1544)
figlio di Renato II e di Filippa di Gheldria;
1508-44, duca di Lorena e di Bar;
[ha ereditato il ducato di Lorena, la contea di Vaudémont e i vescovati di Metz e Verdun.]

1525
-


1525
Paesi Bassi
Carlo V
Albero genealogico

[vedi Carlo V]
1515-56, principe dei Paesi Bassi;
[Olanda, Brabante, Limbourg, Fiandre e Hainaut]


Governatore
-

1525
-






1525
REGNO d'INGHILTERRA e d'IRLANDA
Enrico VIII
Albero genealogico

(Greenwich 1491 - Westminster 1547)
[erede delle due Rose]
secondogenito di Enrico VII Tudor e di Elisabetta di York;
1509-47, re d'Inghilterra e d'Irlanda;
1509, subito dopo l'incoronazione, sposa la vedova del fratello Arturo, Caterina d'Aragona;
1514 concede la sorella Maria Tudor in matrimonio a Louis XII;
1523-24, deve desistere da una richiesta di nuovi sussidi, per la forte e diffusa resistenza incontrata nel paese;
nel 1524 ha invaso la Francia settentrionale senza però ottenere risultati apprezzabili;



1525
1515-29, di fatto la politica inglese e il governo sono diretti in suo nome da Th. Wolsey nella sua triplice veste di cardinale arcivescovo di York, lord cancelliere e legato papale a latere, colui che riuscirà a restituire all'Inghilterra un certo prestigio tra le potenze europee;


IRLANDA
-
-
-
-

1525
-

a

1525
REGNO di SCOZIA
Giacomo V
Albero genealogico

(Linlithgow, Scozia 1512 - Falkland 1542)
figlio di Giacomo IV Stuart e di Margherita Tudor;
1513-42, re di Scozia;
sotto la reggenza della madre, mentre il paese è travagliato dalle lotte tra i nobili scozzesi, sostenitori gli uni dell'Inghilterra e gli altri della Francia;



1525
-


a

1525
REGNO di DANIMARCA e di NORVEGIA
Federico I [il Pacifico]
Albero genealogico
(Copenaghen 1471-Gottorp 1533)
figlio cadetto di Cristiano I e di Dorotea di Brandeburgo;
ottiene con l'appoggio della madre e della nobiltà la regione di Gottorp;
1523-33, re di Danimarca e di Norvegia;
eletto dai danesi nella dieta di Vyborg (l'anno seguente re di Norvegia);

1525
-
NORVEGIA
1525
-
ISLANDA
1525
-

1525
REGNO di SVEZIA
Gustavo I Vasa
Albero genealogico
(Lindholm 1496 ca - Stoccolma 1560)
figlio di Erik Vasa;
1523-60, re di Svezia;




1525
-








1525
REGNO di PORTOGALLO
Giovanni III [il Pio]
Albero genealogico

(Lisbona 1502 - 1557)
primogenito di Emanuele I e di Maria, figlia dei sovrani spagnoli Ferdinando e Isabella;
1521-57, re di Portogallo;
1525
Febbraio
Salamanca, sposa la p.ssa Catarina di Spagna, 18enne, sorella dell'imperatore Carlo V;



1525
-
a

1525
REGNO di SPAGNA
Carlo I
Albero genealogico

[vedi Carlo V]
1516-56, re di Spagna; (Carlo I)



1525
Luglio
25
, La Coruña, nuovo scalo e porto all'estremità nord-occidentale della Spagna: diretta alle Indie salpa la flotta sotto il comando di Garcia Loysa. I tedeschi hanno provveduto a tre quarti delle spese.

Poco tempo dopo parte una seconda flotta sotto il comando del pilota imperiale Sebastiano Caboto, che è stata allestita da un gruppo di 67 mercanti di diverse nazioni, tra cui anche Jacob II Fugger. Essa si impegna a trovare un passaggio più breve per raggiungere l'Oceano Pacifico.
L'interesse di tutta l'Europa segue le navi con ansia febbrile.
[La morte si mostrerà benevola nel risparmiare a Jacob II Fugger († dicembre 1525) di apprendere il completo insuccesso di entrambe le spedizioni.]
Una nave raggiunge bensì le Molucche; ma la maggior parte dell'equipaggio è caduta nei combattimenti contro gli indigeni e contro i gelosi portoghesi.
Il capitale investitovi è perduto.
[vedi bilancio 1527]






1525
SAVOIA
 


 

1525
-



1525
Monferrato
Bonifacio IV Paleologo
Albero genealogico
(Casale 1512 - 1530)
figlio del marchese Guglielmo IX e di Anna d'Alençon;
1518-30, marchese di Monferrato;
sotto la reggenza della madre e dello zio Giangiorgio;

1525
-

1525
ducato di Milano
Francesco II Sforza
Albero genealogico
(Milano 1495 - 1535)
secondogenito di Ludovico [il Moro] e di Beatrice d'Este;
1499, dopo la cacciata del padre, trascorre molti anni in esilio;
1521-35, duca di Milano;
nel 1524 è stato detronizzato ufficialmente dalla nuova spedizione di Francesco I;
1525
dopo la battaglia di Pavia riprende il ducato;

 
1525
Febbraio
25
, battaglia di Pavia: l'esercito francese viene distrutto e Francesco I re di Francia, ferito ad un braccio, cade in mano agli spagnoli;



1525
Mantova
Federico II Gonzaga
Albero genealogico
(Mantova 1500 - 1540)
figlio di Francesco II e di Isabella d'Este;
1519-40, marchese di Mantova;




1530-40, duca di Mantova;
1536-40, marchese del Monferrato;

1525
-

1525
REPUBBLICA DI VENEZIA
"La Serenissima"
Andrea Gritti [il Bello]
(Bardolino 17 apr 1455 - Venezia 28 dic 1538)
figlio di ?;
1523-38, doge di Venezia; [77°]
- nunzio pontificio: . Tommaso Campeggi (1523 - 1525)
- ambasciatore di Spagna: ? (? - ?)

1525
Ottobre
Venezia, quando D. Bomberg offre 100 ducati per un'estensione della licenza di stampare testi ebraici, il Senato gli oppone che i suoi libri vanno contro i principi della fede cattolica e addirittura lo caccia.
[Nel marzo successivo, dopo tre votazioni, la sua nuova proposta di 500 ducati sarà accolta!]



1525
ducato di Ferrara
ducato di Modena
ducato di Reggio
Alfonso I d'Este
Albero genealogico

(Ferrara 1476 - 1534)
figlio di Ercole I e di Eleonora d'Aragona;
sposa in prime nozze Anna Sforza († 1497)
1505-34, duca di Ferrara;
1505-10, 1526-34, duca di Modena;
1505-10, 1523-34, duca di Reggio;
dal 1501 è sposato (seconde nozze) con Lucrezia Borgia la quale ha ottenuto dal padre (papa Alessandro VI) il riconoscimento del diritto all'eredità dei beni estensi [feudo pontificio];
nel 1510 è stato scomunicato e dichiarato decaduto nonché privato da Giulio II dei ducati di Modena e Reggio…


 
1525
dopo la restituzione di Reggio, Modena è ancora in mani pontificie;

 

1525
Firenze
Alessandro de' Medici
Albero genealogico

(1512 ca - Firenze 1537)
figlio naturale di Lorenzo [ramo di Cafaggiolo] duca di Urbino [secondo altri, di Giulio (papa Clemente VII)];
1519-27, duca di Urbino;


1531-37, duca di Firenze;


1525
Lucca, chiusi nel bagaglio di un mercante di seta lucchese, entrano in città dei libri protestanti; ciò favorisce la nascita e la crescita di una comunità protestante destinata a vivere fino alla metà degli anni Sessanta del Cinquecento.


1525
ducato di Sora
ducato di Urbino
Francesco Maria I della Rovere
Albero genealogico
(n. 1490 - m. 1538)
figlio del duca di Sora Giovanni della Rovere e di Giovanna di Montefeltro;
1501-38, duca di Sora;
1501-38, signore di Senigallia e Mondavio;
1508-38, duca di Urbino [toltogli da Leone X dal 1516];
1512-38, signore di Pesaro;


 
1525
-



1525
REGNO di NAPOLI
Carlo V
Albero genealogico

(Gand 1500 - Yuste, Estremadura 1558)
secondogenito di Filippo [il Bello] e di Giovanna [la Pazza];
1515-56, principe dei Paesi Bassi;
1516-56, re di Spagna (Carlo I)
1516-54, re di Napoli (Carlo IV);
1519-56, imperatore del Sacro Romano Impero;

– vedi sopra –

NAPOLI
Viceré
-
Nunzio apostolico
-

1525
-


SICILIA
Viceré
-
1525
-
a




Acevedo, Pedro Enriquez de – conte di Fuentes (Zamora 1525-Milano 1610) militare spagnolo, nominato conte di Fuentes da Filippo II e grande di Spagna da Filippo III;
1556, combatte in Italia per il duca d'Alba;
1586, č ambasciatore a Torino;
1588, capitano generale delle truppe spagnole in Portogallo;
1592, inviato nelle Fiandre;
1595, alla morte dell'arciduca Ernesto d'Asburgo gli succede nella carica di governatore;
1596, tornato in Spagna diviene capitano generale degli eserciti spagnoli;
1600, inviato come governatore a Milano, fa opera di mediazione fra Venezia e la Santa Sede nella crisi dell'interdetto, contrasta i disegni coltivati dal duca di Savoia nel Monferrato.

Amalteo, Giovanni Battista (Oderzo 1525-Roma 1573) poeta volgare di gusto petrarchesco;
[Figlio di Francesco.]
Le gemelle (commedia)
Atamante e Ino (tragedia incompiuta);
[Fratello di:
Girolamo (Oderzo 1507-1574)
Gigantomachia haeretica (poemetto);
Cornelio (Oderzo 1530 ca-1603)
Proteus (carme eroico).]

Cesalpino, Andrea (Arezzo 1525-Roma 1603) medico, fisiologo e botanico italiano;
[La data di nascita 1519, riportata in molte pubblicazioni, è errata.]
filosofo di tendenze aristotelo-averroistiche, fu uno dei più acuti commentatori di Aristotele del suo tempo;
1569, tra i primi studiosi moderni della circolazione del sangue descrive, tra l'altro le valvole cardiache;
[I sostenitori della priorità di William Harvey sottolineano che la sua descrizione del sistema circolatorio è incompleta…
Le valvole cardiache (che sono ovviamente funzionali alla circolazione del sangue) erano state descritte nel III secolo a.C. da Erofilo di Calcedonia e da Erasistrato di Ceo. La possiibiltà che quache scritto di Erofilo di Calcedonia fosse sopravvissuto fino all'epoca rinascimentale è suggerita da una (altrimenti strana) affermazione di un illustre contemporaneo, il grande anatomista Gabriele Falloppio. che scrisse: «Herophili authoritas [sic] apud me circa res anatomicas est Evangelium».]

1581-85, a Pisa, dove gli è stata affidata la direzione del "giardino dei semplici" (l'Orto botanico) e una cattedra di medicina, le sue lezioni sono ascoltate dal giovane G. Galilei;
De metallicis (?, contributo alla mineralogia e alla paleontologia, riconoscendo correttamente la natura dei fossili)
De plantis (1583, dove ha ottenuto i suoi principali successi scientifici)
Le sue opinioni filosofiche lo rendono più volte sospetto di eresia, creandogli tali tensioni con la corte medicea da indurlo a lasciare la città; è comunque abbastanza abile da evitare ogni persecuzione e termina la sua prestigiosa carriera a Roma, come professore alla Sapienza e medico personale del pontefice Clemente VIII.
Non solo non è copernicano, come Calcagnini, ma in accordo con la stragrande maggioranza dei contemporanei, non crede neppure alla rotazione terrestre.
Si occupa anche di maree sostenendo una sua particolare versione della "Teoria cinetica".
[Teoria cinetica delle maree: È convinto che siano causate da "un movimento" della Terra. Per evitare l'evidente contraddizione del suo pensiero egli sostiene che i cieli trasmettono alla Terra, quasi del tutto ferma, un piccolo moto, appena bastante a provocare le maree.]
Ars medica (1603)
Praxis universa artis medicae (1606).
[Non esiste comunque né una monografia che esamini i suoi risultati scientifici né un'edizione completta delle sue opere.]
[Note integrative da Lucio Russo, Flussi e riflussi. Indagine sull'origine di una teoria scientifica, Feltrinelli 2003.]

Dedekind, Friedrich (Neustadt am Rübenberge 1525 ca-Lünemburg 1598) teologo e scrittore tedesco
Grobianus (1549, dell'uomo ineducato, tradotto in tedesco da Kaspar Scheidt nel 1551)
Grobiana (della donna ineducata).

Erizzo, Sebastiano (1525-1585) patrizio veneziano;
oltre ad incarichi nelle magistrature, scrisse di letteatura, di numismatica e di politica;
Sei giornate (1554 ca, opera giovanile esemplata sul Boccaccio, ma dall'ispirazione moraleggiante;
1567, unica pubblicazione nel Cinquecento, da Giovanni Varisco e compagni;
1794, Londra [Livorno], Le sei giornate di messer Sebastiano Erizzo; al curatore settecentesco della raccolta, Gaetano Poggiali, la vicenda della soppressione e della sostituzione è ignota;
l'opera non gode di buona reputazione presso gli storici della letteratura italiana)
[Sei studenti padovani, riunitisi per sei giorni, nel 1542, si narrano alcune novelle che, con la varietà delel vicende felici e disgraziate, impartiscono nobili e utili precetti di filosofia morale. E i personaggi delle trentasei storie vanno incontro a naufragi e a salvataggi miracolosi, fino al trionfo della virtù, mentre l'autore rifacendosi a Valerio Massimo, sottolinea la morale di ogni vicenda con una lunga orazione messa in bocca al protagonista.
Lo stesso anno della sua pubblicazione il lettore del Sant'Uffizio muove delle obiezioni ad una novella, quella relativa alla storia della nascita di Attila, della quale ordina l'eliminazione e la la sostituzione.
Nella novella sopravvissuta nel manoscritto e pubblciata a fine Settecento, Ostrubaldo, re di Ungheria, indignato dalla volubilità della sua bellissima figlia, si rifiuta di darle uno sposo e la chiude in una torre lasciandole solo un cane a farle compagnia. Ma quando viene a sapere che la giovane è giaciuta con il cane ed è rimasta incinta, sconvolto, vorrebbe ucciderla, se ella non lo accogliesse con un'appassionata difesa di se stessa: bestia è lui, il padre, che le ha impedito di soddisfare naturalmente il suo desiderio.
Come gli uomini non s'accontentano di una sola donna, così le donne hanno il diritto d'aver più compagni.
Profondamente commosso dalla perorazione, il re le risparmia la vita, combinandole un matrimonio con un barone compiacente. La principessa dà quaindi alla luce un figlio dall'aspetto umano e dalla natura canina che viene chiamato Attila, l'uomo cane destinato a diventare il «flagello di Dio».
Morale della favola: le donne, come e più degli uomini, sono dominate dal desiderio carnale che, se impedito nelle sue naturali manifestazioni trova uno sfogo contro natura.
Paul F. Grendler, L'Inquisizione Romana e l'Editoria a Venezia 1540-1605, Il Veltro Editrice, Roma 1983.]


Garros, Pey de (Lectour, Guascogna 1525-Pau 1583) poeta francese di lingua d'oc
Psaumes de David viratz en rythme gascon (1565)
Poesias gasconas (1567, Poesie guasconi)
Egloghe.

Gascoigne, George (Cardington, Bedfordshire 1525?-Stamford 1577) poeta e drammaturgo inglese;
The Supposes (1566, adattamento dei Suppositi dell'Ariosto)
Jocasta (Giocasta del Dolci)
The Steele Glas (1576, Lo specchio d'acciaio)
The Poesies (1575, raccolta poetica comprendente Notes of Instruction (Note didattiche).

Labé, Louise (1525-65) la "Saffo lionese"
Scrisse per Olivier de Magny
Contrasto dell'amore e della follia
Canzoniere
Rime.

Le Bé, Guillaume (Troyes 1525-98) punzonista francese di caratteri ebraici, membro della famosa famiglia di cartai il cui capostipite fu Guyot I;
1545-50, attratto dalla tipografia e dai punzoni lavora presso Robert Estienne;
1545-50, si trasferisce a Venezia dove perfeziona la sua arte con i Manuzio e concorrenti, incidendo non meno di otto serie d'ebraico per due stampatori italiani, oltre a punzoni di caratteri greci e latini;
ritornato a Parigi si stabilisce all'angolo di rue Saint-Jean-de-Latran e rue Saint-Jean-de Beauvais all'insegna della Grosse Ecritoire : fornisce altre serie d'ebraicoa Gramond e Plantin, incide i caratteri ebraici di Robert Estienne e quelli musicali di cui si servono Le Roy e Balland;
fonda all'inizio del XVII secolo la piů importante dinastia parigina di fonditori di caratteri, continuata poi dal figlio Guillaume II.
Nel Seicento sono nobili.
[Dopo Guillaume II la tipografia ebraica andrà di male in peggio. Fatta eccezione delle serie disegnate da Christoffel van Dyck per gli Elzevir e di quelle usate dal tipografo ebreo Joseph Athias di Amsterdam († 1691), bisognerà aspettare il XX secolo per una sua rifioritura.].

Löw ben Bezalel, Jehudah o Rabbi Löw o il Maharal (1525 ca-Praga 1609) pensatore ebreo boemo, interessato all'esoterismo, creatore del Golem, secondo la leggenda
Le possenti imprese di Dio
Il pozzo dell'esilio
Eternitŕ di Israele.

Socini, Lelio o Lelio Sozzini (Siena 29 gennaio 1525 – Zurigo, 4 maggio 1562) riformatore italiano, antitrinitario, appartenente ad una famiglia di giuristi;
[Figlio del giureconsulto Mariano [il Giovane] (1482-1556) e zio di Fausto (1539-1604)]

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«segue da 1524»
1525
G. Della Casa cura la prima stampa di una raccolta di novelle italiane composta tra il 1281 e il 1300 (come si desume dai racconti stessi) assegnandole il titolo di Novellino; noto anche come Cento novelle e Libro del bel parlar gientile (quest'ultimo registrato nel codice panciatichiano-palatino 32P') non si conoscono con sicurezza né la sua originaria consistenza (forse 123 novelle poi ridotte a 100) né il suo autore.
Germania:
Wittenberg, esistono traduzioni lituane, estoni e lettoni di scritti luterani.
«segue da 1526»

 

Accademia degli Intronati

1525, Siena, nasce questa accademia letteraria e teatrale;
primo sovrintendente č A. Piccolomini;
dopo una scissione (rientrata nel 1654) continuerŕ la sua opera fino al 1802;
Gli ingannati.
Delle commedie degli accademici intronati di Siena (1611).

Hansa
o
lega anseatica

«segue da 1494»
1525, alle secessioni autonomistiche delle singole città si affiancano, dopo gravi crisi sociali, rivolte che esautorano lo stesso Hansetag; una accorta politica religiosa le permette tuttavia di mantenere ancora i suoi privilegi, quando favorisce per es. in Svezia la rivolta di Gustavo Vasa contro Cristiano II di Danimarca;
trae pure vantaggi dalla secolarizzazione dell'ordine teutonico e dalla riforma in Germania;
«segue 1535»

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