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– Plutarco
(Cheronea, Beozia 45 ca - 125 d.C.)
scrittore greco, autore, secondo un antico catalogo, di 227 opere delle
quali ci rimane circa un terzo suddiviso in:
Opere morali (80 ca, a volte superficiali e
farraginose, non tutte autentiche; note anche come Moralia
a partire dal Medioevo)
- De facie quae in orbe lunae apparet
(Sulla faccia della luna)
[«Certo la Luna è trattenuta dal cadere
dallo stesso moto e dalla rapidità della sua rotazione, proprio
come gli oggetti posti nelle fionde sono trattenuti dal cadere dal moto
circolare. Il moto secondo natura guida infatti ogni corpo, se non è
deviato da qualcos'altro. Perciò la Luna non segue il suo peso,
[che è] equilibrato dall'effetto della rotazione.
Ma si avrebbe forse più ragione di meravigliarsi se essa restasse
assolutamente immobile e fissa come la Terra.»
Ipparco
è certamente la fonte dei dati numerici riguardanti la Luna.
Alcuni autori ritengono inoltre che alcune delle affermazioni sulla gravità
proposte nel dialogo risalgano all'opera perduta di Ipparco
sul moto dei gravi. Questo dialogo dimostra già un importante superamento
delle idee aristoteliche.
Platone
e Aristotele
credevano infatti che la gravità fosse una forza agente sui soli
corpi pesanti (tra i quali non includevano i corpi celesti), che li attirava
verso il loro luogo naturale: il centro della Terra.
Lucio Russo, Flussi e riflussi. Indagine
sull'origine di una teoria scientifica, Feltrinelli
2003.]
- Sulla malignità di Erodoto
- Come i giovani devono leggere i poeti
- Precetti politici
- Se gli anziani debbano far politica
- Iside e Osiride
- Sulla tardiva punizione divina
- Non è possibile vivere felici seguendo Epicuro
- Sulla tranquillità interiore
- De placitis philosophorum
(attribuito più tardi ad Aezio).
- ecc.
Questioni conviviali (in nove libri)
Questioni greche
Questioni romane
Vite parallele (105/115 d.C., biografie parallele
di personaggi greci e romani presentati in coppie con accostamenti a volte
dovuti a reale affinità, a volte artificiosi:
Epaminonda-Scipione Maggiore
(perduta)
Teseo-Romolo
Solone-Publicola
Temistocle-Camillo
Aristide-Catone Maggiore
Cimone-Lucullo
Pericle-Fabio Massimo
Nicia-Crasso
Coriolano-Alcibiade
Demostene-Cicerone
Focione-Catone Minore
Dione-Bruto
Emilio Paolo-Timoleonte
Sertorio-Eumene
Filopemene-T. Flaminino
Pelopida-Marcello
Alessandro-Cesare
Demetrio-Antonio
Pirro-Mario
Agide e Cleomene-Tiberio e Gaio Gracco
Licurgo-Numa
Lisandro-Silla
Agesilao-Pompeo
Delle vite degli imperatori romani (da Augusto
a Vitellio) restano quelle di Galba
e Ottone; stanno a sé anche quelle
del re persiano Artaserse II
e di Arato di Sicione).
Sono proprio autori come lui (che, di origine greca, percorre una brillante
carriera al servizio dei romani) a creare il mito di una civiltà
"grecoromana" omogenea, scrivendo opere come Vite parallele,
ed è proprio questo mito, straordinariamente resistente, che farà
credere a molti che le opinioni di Archimede
sulla tecnologia possano essere dedotte dalla lettura di opere di epoca
imperiale.
Scrivendo una serie di biografie in cui a ogni personaggio greco corrisponde
un "parallelo" romano, egli non scrive la biografia di alcuno
scienziato, di cui non potrebbe certo trovare "paralleli " a
Roma.
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