– Alessandro
PERTINI
(Stella, Savona 25 settembre 1896 – Roma 1990)
uomo politico italiano, figlio di un piccolo proprietario
terriero, si laureò in legge e scienze politiche e prese parte alla
prima guerra mondiale;
iscrittosi al Partito socialista, subì numerose persecuzioni e aggressioni
per la sua opposizione al regime fascista;
1925
condannato per antifascismo;
1926
favorisce la fuga in Francia di F. Turati;
nuovamente condannato per tale episodio fugge anch'egli in Francia dove
continua, lavorando come semplice operaio, la sua attività antifascista;
1927
rimpatriato clandestinamente, viene arrestato a Pisa e condannato dal
tribunale speciale a dieci anni e nove mesi di carcere più tre anni
di vigilanza speciale;
1943
agosto, solo ora viene liberato dal confino, non avendo mai chiesto
domanda di grazia;
entra così a far parte con G.
Saragat e P.
Nenni al ricostituito Partito socialista;
8 settembre, combatte contro i tedeschi a Porta san Paolo di
Roma;
ottobre, catturato assieme a G.
Saragat dalle SS è condannato a morte;
1944
gennaio, riesce a fuggire da Regina Coeli grazie ad un'azione della
resistenza romana che, con una falsa ordinanza di scarcerazione, ottiene
il suo rilascio nonché quello di G.
Saragat e di altri compagni; attraversate le linee nemiche
fino a Milano, assume la carica di segretario del Partito socialista
per l'Italia occupata dai nazisti;
luglio, riesce a ripassare il fronte e a partecipare all'insurrezione
di Firenze;
1945
aprile, è tra gli organizzatori, come rappresentante socialista
del Comitato di liberazione nazionale alta Italia, dell'insurrezione;
subito dopo la liberazione viene eletto al congresso di Roma segretario
del Partito socialista italiano di unità proletaria, carica mantenuta
fino al dicembre;
1945-46
direttore dell' «Avanti!»;
1948
deputato alla costituente e senatore di diritto;
1950-52
ancora direttore dell' «Avanti!» e direttore del «Lavoro nuovo» di Genova;
1953
5 marzo, muore Stalin;
1968 giugno - maggio 76
viene sempre eletto alla camera dei deputati della quale è anche presidente;
Sei condanne, due evasioni (1970)
1978
8 luglio, viene eletto presidente della repubblica succedendo
così al dimissionario G. Leone;
per la prima volta nella storia della repubblica, conferisce l'incarico
di formare il governo a esponenti non democristiani (Spadolini
e Craxi);
1980
si scaglia con veemenza contro i ritardi nel portare soccorso ai terremotati
in Irpinia e contro il degrado dei costumi della politica italiana (fra
gli altri, scandalo della P2);
1985
si dimette pochi giorni prima della scadenza del suo mandato ed al suo
posto viene eletto F. Cossiga;
nella sua qualità di senatore a vita continua a partecipare alla vita
politica del paese.
1990
muore a Roma.
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