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– Massimo
D'ALEMA
(Roma, 20 aprile 1949)
uomo politico italiano, esponente del PCI (Partito
Comunista Italiano) (?-?) e poi, dal ?, del PD (Partito
Democratico); giornalista.
[Di origini lucane (i suoi nonni paterni erano di Miglionico,
provincia di Matera), è figlio di Giuseppe
D'Alema, partigiano gappista, funzionario e quindi deputato
del PCI, e di Fabiola
Modesti.]
È sposato con Linda Giuva,
foggiana, professoressa associata di archivistica, bibliografia e biblioteconomia
presso l'Università di Roma "La Sapienza", e ha due
figli, Giulia e Francesco.]
Nei primi giorni di scuola si dichiara ateo e non partecipa alle lezioni
di religione, cominciando uno scontro con la maestra, che, a suo dire,
faceva ogni giorno «la solita propaganda
democristiana» e anticomunista.
Non fa la quinta elementare ed è il primo agli esami di terza
media.
A Roma, a Monteverde Vecchio, è iscritto ai pionieri (associazione
comunista per ragazzi e ragazze fino ai 15 anni) coi figli di Giancarlo
Pajetta.
1963
inizia la sua militanza politica iscrivendosi, ancora 14enne, , alla
FGCI (Federazione Giovanile Comunista Italiana);
a Genova, dove il padre è segretario regionale del PCI,
frequenta il liceo classico "Andrea Doria";
svolge anche volontariato in parrocchia e partecipa alla redazione del
giornalino parrocchiale, oltre che alle lezioni di religione (pur essendo
esonerato), discutendo sempre con l'insegnante, un sacerdote;
1967
ottobre, dopo aver conseguito la maturità classica, si
trasferisce a Pisa, ammesso a frequentare la Classe accademica di lettere
e filosofia presso la Scuola Normale Superiore di Pisa, dopo essersi
classificato quinto all'esame di ammissione;
[All'esame di ammissione conosce Fabio
Mussi, appena dietro di lui in graduatoria ed ha una camera proprio
a fianco alla sua. I due fanno subito amicizia e partecipano assieme,
in posizione eminente, alle grandi contestazioni degli studenti della
Normale in questo periodo: recentemente era stato espulso Adriano
Sofri, per aver infranto le rigidissime regole del collegio,
che vietano, fra l'altro, l'ingresso di ragazze nelle camere.
Dopo varie occupazioni, il regolamento è modificato con la liberalizzazione
degli accessi e l'abolizione dell'obbligo di pernottamento e dei rientri
a orari predeterminati.]
Entra quasi subito (assieme a Fabio Mussi)
nella dirigenza locale del PCI (il cui segretario,
fra l'altro, è amico di suo padre) e organizzano molte iniziative
e manifestazioni rischiando spesso il carcere e scontrandosi coi più
radicali elementi di Lotta continua, che lo ritengono
troppo allineato alla posizione del PCI.
Pur essendo giunto quinto all'esame di ammissione, si ritira dagli studi
poco prima di discutere la tesi, che avrebbe dovuto vertere sull'opera
Produzione di merci a mezzo di merci dell'economista Piero
Sraffa, amico di Antonio Gramsci.
[Secondo l'amico del tempo Marco
Santagata, egli vi ha rinunciato per non essere sospettato di
favoritismi, poiché l'intellettuale del PCI
Nicola Badaloni è diventato preside
di Lettere e Filosofia; sicuramente influirono notevolmente in questa
scelta gli impegni politici da lui assunti prima a livello locale, a
Pisa, e poi, a livello nazionale, con la segreteria della FGCI;
poco dopo entra nel comitato federale nel partito.]
[Nel 2013 così rievocherà questi anni
attorno al 1968:
«Faccio parte della generazione del Sessantotto.
Noi eravamo antisovietici, ma nel partito c'era gente che aveva rapporti
stretti con l'Unione sovietica. Erano legami personali e culturali profondi,
creati durante la guerra, una guerra antifascista. In seno allo stesso
partito, per anni, hanno convissuto diverse culture politiche. Enrico
Berlinguer aveva capito qual era il vero volto dell'Urss. Ma prevalse
in lui la preoccupazione che una rottura con quel mondo avrebbe portato
a una spaccatura nel partito. Questa preoccupazione ha finito per rallentare
il rinnovamento necessario del Pci. E così all'appuntamento con
la storia siamo arrivati in ritardo.».]
1970
in occasione delle elezioni comunali, viene eletto in consiglio comunale
e diviene capogruppo del PCI;
1971
è uno dei promotori della giunta guidata (1971 lug-mag 1976,)
da Elia Lazzari, un esperimento inedito
sostenuto da PCI, PSI, PSIUP
e da una parte della Dc per superare un momento di
stallo e votare il bilancio comunale;
1973
19 aprile, dopo una relazione libera e aperta (molto criticata)
con Gioia Maestro, conosciuta
da poco, la sposa;
1974
il matrimonio viene sciolto;
1975
Enrico Berlinguer sta cercando un successore
per Renzo Imbeni alla guida della FGCI,
per la quale vuole un nuovo corso: che la risollevi dalla diminuzione
degli iscritti e la porti più vicina alla linea del "Compromesso
storico".
[Il successore designato è Amos
Cecchi, ma il suo protettore Carlo Alberto
Galluzzi è sostituito nella carica di supervisore della
FGCI dall'amendoliano Gerardo
Chiaromonte, amico di famiglia dei D'Alema,
che sceglie il futuro segretario fra lui e l'amico Fabio
Mussi, optando infine - dopo una cena informale coi due - per
lui, che pure non è formalmente iscritto all'organizzazione come
previsto dallo statuto: la scelta di uno sconosciuto sembra ai membri
della FGCI un atto di forza e un attentato all'autonomia
dell'organizzazione.]
segretario nazionale (1975-80) della
FGCI (Federazione Giovanile Comunista Italiana);
In questo periodo il motto della FGCI è "stare
nel movimento": egli cerca di mediare fra la sinistra extraparlamentare
e il PCI per evitare una rottura definitiva, inizialmente
senza risultati di rilievo.
[Per dare consistenza a questa prova di dialogo, si crea
il settimanale «Città futura», che
arriva a vendere 50.000 copie: è diretto da Ferdinando
Adornato e ospita articoli di persone dalle opinioni più
varie, animato da:
. Umberto Minopoli,
. Claudio Velardi,
. Giovanni Lolli,
. Goffredo Bettini,
. Marco Fumagalli,
. Walter Vitali,
. Giulia Rodano,
. Livia Turco,
. Leonardo Domenici:
secondo il suo parere «l'ultima
generazione di quadri del partito. Lì si formò
un legame umano [...] quel tipo di solidarietà non si è
spezzato, anche se abbiamo preso strade diverse».
Il giornale «Città futura» chiuderà
poco dopo.]
1978
dopo il rapimento e l'uccisione di Aldo Moro,
la FGCI prende maggiormente le distanze dagli autonomi,
scegliendo di emarginare i terroristi;
[Egli, tuttavia, cerca di recuperare parte del movimento
proseguendo la propria opera di mediazione: ha occasione di parlare
con Enrico Berlinguer, che è colpito
personalmente dal conflitto generazionale, dato che il figlio Marco
Berlinguer si è avvicinato a posizioni estremistiche:
in un famoso discorso a Genova prepara alla rottura dell'unità
nazionale, con un forte richiamo ai giovani, che «in
fondo sono figli nostri», anche nelle esagerazioni.]
In questo periodo si ha l'impressione che Giorgio
Napolitano e Gerardo Chiaromonte
imputino questa svolta a sinistra a lui, che viene mandato in Puglia
senza un incarico, come per punizione.
1980
19 marzo, arriva a Bari, dove viene accolto dal segretario locale
della FGCI, Renato Miccoli,
con cui convivrà per quasi quattro anni;
come primo atto da responsabile di stampa e propaganda acquista la televisione
locale «TvZeta», finanziata
anche con dei concerti;
poco dopo è promosso responsabile dell'organizzazione;
[Come tale, partecipava a tutti i comizi, manifestazioni
e incontri del partito, per costruire un rapporto diretto con la base
del partito ed essere indipendente dal resto della dirigenza, che gli
era ostile, ritenendo il suo arrivo un commissariamento.]
1981
le elezioni amministrative sono vinte dai socialisti;
il segretario regionale del PCI si dimette ed egli
viene eletto al suo posto;
[La sua rafforzata posizione ha permesso a Enrico
Berlinguer e Alessandro Natta di
premere in suo favore senza esporsi eccessivamente.]
Poco dopo, Enrico Berlinguer sferra pesanti
accuse al PSI e alla politica clientelare in generale
(la cosiddetta "questione morale"), in particolare in un'intervista
a Eugenio Scalfari ne «la Repubblica»
del 28 luglio 1981.]
egli si attesta sulla stessa posizione e comincia una dura battaglia
per impedire al PSI di fare della Puglia una solida
base politica e di potere: la prima mossa è ostacolare ogni alleanza
locale fra PSI e Dc;
a questo scopo forma a Bari una giunta di sinistra col socialista Rino
Formica, mentre in molti altri comuni si allea colla Dc;
infine, nonostante le resistenze interne al partito, stringe un'alleanza
con la Dc anche per la Regione;
1983
con questo curriculum, al congresso di quest'anno viene eletto membro
della direzione nazionale, assieme ad altri dirigenti locali come Piero
Fassino, Giulio Quercini e Lalla
Trupia;
1984
nonostante sia soltanto un giovane dirigente locale, Enrico
Berlinguer lo porta con sé al funerale di Jurij
Andropov, per dare un forte segnale di rinnovamento;
[Si ipotizza anche che lo stia preparando alla successione
in un congresso di due anni dopo.]
Enrico Berlinguer però muore poco
dopo e gli succede Alessandro Natta, una
soluzione di transizione in vista dell'elezione a segretario di uno
dei giovani selezionati da Enrico Berlinguer,
tra i quali Achille Occhetto e lui sono
quelli più in vista.
1985
mentre è segretario regionale del PCI in Puglia
– secondo un'inchiesta di Maurizio Tortorella
sul settimanale «Panorama» – avrebbe ricevuto
un contributo di 20 milioni di lire per il partito da parte
di Francesco Cavallari, imprenditore barese,
"re" delle case di cura riunite;
[L'episodio sarebbe stato da lui ammesso in sede processuale,
e – sempre secondo quanto riportato da «Panorama» – il giudice
Russi nel decreto di archiviazione del
caso avrebbe aggiunto le seguenti considerazioni: «Uno
degli episodi di illecito finanziario, e cioè la corresponsione
di un contributo di 20 milioni in favore del Pci, ha trovato sostanziale
conferma, pur nella diversità di alcuni elementi marginali, nella
leale dichiarazione dell'onorevole D'Alema (...)».
L'inchiesta sottolineerà inoltre come all'epoca dei fatti la
vicenda non abbia trovato spazio sulla stampa. Il reato risulterà
già prescritto all'inizio delle indagini.]
1987
17 aprile-luglio (VI "governo
Fanfani);
2 luglio, eletto per la prima volta deputato (X Legislatura –
1987 2 lug-22 apr 1992) nella circoscrizione Lecce-Brindisi-Taranto;
luglio-marzo 1988 ("governo
Goria");
luglio, Alessandro Natta conferisce
a lui l'importante incarico di segretario nazionale del PCI,
mentre Achille Occhetto è nominato
vicesegretario;
1988
aprile-luglio 1989 ("governo
De Mita");
30 aprile, Alessandro Natta ha
un infarto;
direttore (1988-90) de «L'Unità», a «Italia
Radio» parla per primo della successione, senza discuterne
con lui;
nel frattempo lui e Achille Occhetto spingono
per modificare la linea del partito, rendendola più aggressiva
verso il PSI di Bettino Craxi
e più aperta verso un cambiamento del sistema politico
imperniato sul maggioritario;
1989
luglio-marzo 1991 (VI "governo
Andreotti");
1990
conclude l'esperienza di direttore de perché Achille
Occhetto ha bisogno di lui per dare seguito alla "svolta
della Bolognina";
come coordinatore della segreteria del PCI, si occupa
dei rapporti con l'ala sinistra del partito ed è una garanzia
di stabilità, per il suo essere un «figlio del partito»
che non l'avrebbe mai tradito o gettato a mare; al contrario, Achille
Occhetto appare voler approfittare della svolta per demolire
parte della tradizione del partito con cui non è a proprio agio.
[Infatti nel suo libro Il sentimento e la ragione
Achille Occhetto scriverà che D'Alema
affrontò la svolta descrivendola come una "dura
necessità", impostazione stridente con la sua.]
1991
31 gennaio, Rimini, si apre l'ultimo congresso del PCI;
la mozione di Achille Occhetto, appoggiata,
tra gli altri, da lui, da Walter Veltroni
e Piero Fassino, risulta vincente;
3 febbraio, nasce il PDS (Partito Democratico
della Sinistra);
[Ha come simbolo una quercia e, notevolmente ridotto,
il vecchio simbolo del PCI, la falce ed il martello,
alla base del tronco della quercia.]
8 febbraio, lo stesso Achille Occhetto
viene eletto primo segretario nazionale del PDS;
[Con 376 voti di preferenza contro i 127 voti contrari, sebbene quattro
giorni prima, a causa dell'assenza di 132 consiglieri, a sorpresa, l'artefice
della svolta non sia riuscito a raggiungere il quorum necessario per
l'elezione.]
primo presidente viene eletto Stefano Rodotà;
alla mozione del segretario si oppone il cosiddetto "Fronte del
No", capeggiato dal filo-sovietico Armando
Cossutta e sostenuto da Alessandro Natta,
Pietro Ingrao, Sergio
Garavini e Fausto Bertinotti.
13 marzo, si iscrive all'albo come giornalista professionista;
aprile-aprile 1992 (VII "governo
Andreotti");
diviene subito coordinatore della segreteria del neonato PDS,
acquistandovi una posizione eminente (anche grazie al controllo delle
leve organizzative) e quasi facendo ombra a Achille
Occhetto, tanto da essere considerato il vicesegretario di fatto;
Un gruppo di delegati di quest'ultimo fronte, tra cui Armando
Cossutta e Sergio Garavini (ma,
almeno inizialmente, non Pietro Ingrao
e Fausto Bertinotti) decide di non aderire
al nuovo partito, e di dare vita ad una formazione politica nuova, che
mantenga il nome ed il simbolo del vecchio Partito Comunista;
15 dicembre, nasce Rifondazione Comunista;
1992
23 aprile, rieletto deputato (XI Legislatura – 1992 23 apr-14
apr 1994) (dopo essere stato capolista alle elezioni);
aprile, viene escluso dalla direzione del PCI per diventare
capogruppo alla Camera;
contemporaneamente Walter Veltroni, responsabile
della propaganda, è promosso da Achille
Occhetto alla direzione de «l'Unità»;
maggio, nell'instabilità esacerbata dall'attentato a Giovanni
Falcone, egli preferisce con Ciriaco de
Mita la candidatura alla Presidenza della Repubblica di Oscar
Luigi Scalfaro a quella di Giovanni Spadolini
caldeggiata da Achille Occhetto;
giugno-aprile 1993 (I "governo
Amato");
formatosi il governo, egli non vota la fiducia, ma comincia una fase
di dialogo e di collaborazione per superare le difficoltà politiche
e finanziarie del momento: dopo la crisi del governo, egli viene intervistato
- primo ex comunista - dal giornale della Dc «Il
Popolo».
In questa intervista accredita l'idea di un governo sostenuto dai partiti
riformatori ma guidato da un uomo nuovo: è il profilo di Romano
Prodi, ma per questa fase si sceglie di formare un governo tecnico
guidato da Carlo Azeglio Ciampi, per cui
giurano anche dei pidiessini. Essi tuttavia si dimettono dopo che il
Parlamento ha negato ai magistrati l'autorizzazione a procedere contro
B. Craxi;
il PDS non vota la fiducia ma egli mantiene dei contatti
di collaborazione col governo;
"Tangentopoli"
1993
nei primi mesi dell'anno, quando l'inchiesta di "Mani Pulite"
inizia ad occuparsi delle cosiddette "tangenti rosse" al PCI-PDS,
egli definisce spregiativamente il pool «il
soviet di Milano»;
5 marzo, il governo di Giuliano Amato
approva il "decreto Conso", con
cui il parlamento cerca una "soluzione politica" a "Tangentopoli";
[Il decreto è contestato da gran parte della popolazione,
non viene firmato dal presidente Oscar Luigi Scalfaro
ed è criticato dal PDS.
Questo episodio è causa di attrito fra lui e e Giuliano
Amato: il presidente del consiglio accusa il PDS
di aver tenuto un comportamento ambiguo.]
aprile-aprile 1994 ("governo
Ciampi");
in seguito alla vittoria del PDS alle amministrative,
sono indette in anticipo nuove elezioni;
1994
15 aprile, rieletto deputato (XII Legislatura – 1994 15 aprile-8
mag 1996) nel collegio n. 11 della Puglia;
10 maggio-17 gennaio 1995 (I "governo
Berlusconi");
In seguito alla sconfitta elettorale, Achille
Occhetto si dimette e, nella successione apertasi, sostiene Walter
Veltroni contro di lui.
su «la Repubblica» Eugenio Scalfari
suggerisce di scegliere il segretario con un referendum, che la direzione
del partito decide di tenere fra tutti i 19.000 dirigenti centrali
e locali del PDS;
[Piero Fassino si occupa
di promuovere la candidatura di Walter Veltroni;
Eugenio Scalfari scrive che se fosse eletto
D'Alema non cambierebbe nulla;
esperti di immagine lo bocciano;
Giampaolo Pansa lo soprannomina «baffino
di ferro» (riferimento a «baffone», nomignolo
attribuito a Stalin), alludendo ad un suo
presunto attaccamento ad una vecchia concezione del partito e della
politica.]
Al referendum partecipano solo 12 000 aventi diritto, di cui circa 6
000 votano per Walter Veltroni e circa
5 000 per lui;
poiché nessuno ha conseguito la maggioranza, la decisione viene
rimandata al Consiglio nazionale, composto di 480 membri, che sono pressati
da una parte da Piero Fassino e dall'altra
da Claudio Velardi (divenuto il suo più
fedele collaboratore che conosce fin dall'inizio della sua carriera
parlamentare), aiutato da una squadra di dalemiani, quasi tutti ex esponenti
della FGCI;
1º luglio, viene eletto segretario nazionale (1994-98)
del PDS (Partito Democratico della Sinistra);
[Con 249 voti contro 173.
Ciò è avvenuto – come spiegherà egli stesso – perché
il partito vuole un cambiamento rispetto alla politica di Achille
Occhetto, cui Walter Veltroni è
troppo vicino.]
1995
gennaio-gennaio 1996 ("governo
Dini");
ottenuta la prevalenza del PDS alle amministrative,
dà un contributo decisivo alla nascita de L'Ulivo,
perseguendo, a differenza di Achille Occhetto,
una politica di alleanza con le forze di centro-sinistra di ispirazione
cattolica, e accettando che sia candidato primo ministro Romano
Prodi, una figura più rassicurante per l'elettorato moderato,
benché il PDS sia nettamente la componente preponderante,
dal punto di vista elettorale, all'interno de L'Ulivo;
Un paese normale (1995)
21 luglio, a Montecchio, durante la festa del giornale satirico
di sinistra «Cuore», egli dichiara: «Io
ho fatto parte del movimento del '68, ho tirato bombe molotov a Pisa,
quando ero studente alla Normale...»;
lo stesso anno rimane coinvolto nella cosiddetta "Affittopoli",
[Una campagna mediatica promossa da «Il Giornale» secondo
la quale enti pubblici davano in locazione a VIP appartamenti a equo
canone.
Dopo una dura campagna mediatica egli decide di lasciare l'appartamento
per comprare casa a Roma, ma solo dopo essersi presentato alla trasmissione
di «Rai 3» condotta da Michele
Santoro, dal titolo Samarcanda, in cui giustifica l'accaduto
affermando che aveva bisogno di una casa appartenente a enti pubblici
perché versava metà del suo stipendio da parlamentare
al partito (all'epoca consistente in circa 12 Mni di Lire al mese).
L'immobile in questione è un appartamento di 146 m² in zona
Porta Portese, per il quale paga un equo canone pari a 1.060.000 lire
(che rivalutati secondo l'inflazione ISTAT al 2010 corrispondono a circa
780 euro).
Il 4 maggio 2010, nel corso di una puntata del 2010 del talk show Ballarò
dedicata alle vicende che porteranno alle dimissioni da ministro di
Claudio Scajola, Alessandro Sallusti
(condirettore de «Il Giornale») tornerà su questo
caso definendo D'Alema «il protagonista
del più grande scandalo della "casta" italiana, che
era "affittopoli"», suscitando la sua reazione
che, inizialmente, replicherà con vigore: «L'accostamento
è del tutto improprio», e in seguito ai successivi
insistenti accostamenti tra le due vicende fatti da Alessandro
Sallusti («Lei era un privilegiato:
"affittopoli" eravate una ventina di politici, quasi tutti
di sinistra... Da un punto di vista etico-morale lei ha approfittato
della sua posizione») ribatterà: «Vada
a farsi fottere: lei è un bugiardo e un mascalzone»
e successivamente «Io capisco che la pagano
per venire qui a fare il difensore d'ufficio del governo... capisco
che deve guadagnarsi il pane, ma questo modo è vergognoso, ma
io non la faccio più parlare».
Secondo Roberto Natale, presidente della
"Federazione nazionale della stampa italiana", quelle di D'Alema
sono state espressioni insultanti che nessuna affermazione o provocazione
possono giustificare.
Per le frasi rivolte ad Alessandro Sallusti
il Consiglio dell'Ordine dei Giornalisti del Lazio aprirà un
procedimento disciplinare a suo carico, in quanto giornalista iscritto
all'Albo.]
1996
21 aprile, rieletto deputato (XIII Legislatura – 1996 9 mag-29
mag 2001);
sotto la sua guida il PDS diventa il primo partito
nazionale (21,1%) e la coalizione de L'Ulivo prevale
sul centro-destra;;
[Prima e unica volta per un partito di sinistra in elezioni
politiche (il PCI lo fu ma nelle elezioni europee del
1984).]
maggio-ottobre 1998 (I "governo
Prodi");
1997
5 febbraio, viene eletto presidente della Commissione
parlamentare bicamerale per le riforme istituzionali, dopo
aver convinto il capo dell'opposizione, S. Berlusconi,
a sostenere la sua candidatura;
[La commissione risulterà un flop.]
17-18 giugno, «Patto
della crostata»:
nella notte, durante una cena svoltasi nella casa di Gianni
Letta di via della Camilluccia a Roma, avviene un accordo
informale sulle riforme costituzionali siglato fra Massimo
D'Alema, Franco Marini, Silvio
Berlusconi e Gianfranco Fini;
[Questa espressione
– coniata nel settembre 1997 da Francesco Cossiga
– si riferisce al dolce che tradizionalmente veniva preparato per gli
ospiti dalla moglie di Gianni Letta, Maddalena.
In questa occasione egli si sarebbe impegnato a non fare andare
in porto una legge sulla regolamentazione delle frequenze televisive:
a tal fine si sarebbe prestato il presidente della VIII Commissione
permanente del Senato, Claudio Petruccioli,
non calendarizzando l'esame degli articoli del disegno
di legge n. 1138 per tutta la XIII legislatura.
Tale legge infatti costringerebbe il gruppo Mediaset
a vendere una delle proprie reti (in tal caso sceglierebbe probabilmente
la meno importante, «Rete 4»).
Inoltre, in questo periodo, Mediaset è
in procinto di quotarsi in borsa, e una legge di questo calibro ridurrebbe
il valore dell'azienda.
L'eventuale prezzo che l'altro contraente (Silvio
Berlusconi) avrebbe promesso come merce di scambio, non è
noto.
Egli bollerà come "inciuci"
(cioè pettegolezzi privi di fondamento) tali affermazioni.
A causa probabilmente della scarsa conoscenza dei dialetti meridionali
da parte dell'intervistatore, al termine sarà attribuito un significato
distorto, che sarà poi quello per il quale verrà in seguito
più frequentemente utilizzato.]
lo stesso anno, appassionato di vela da tempo (è già stato
proprietario di una prima barca a vela, il Margherita), acquista,
con il leccese Roberto De Santis ed il
romano Vincenzo Morichini, la Ikarus,
una "Baltic" di seconda mano;
[In seguito – con i proventi della vendita della stessa,
integrati dalla vendita di una casa nel frattempo ereditata dal padre
e da un leasing - acquisterà, in comproprietà, una nuova
barca a vela, la Ikarus II, lunga 18 metri,
pagata la metà del prezzo preventivato: i cantieri "Stella
Polare" di Fiumicino gliela avrebbero regalata come promozione
pubblicitaria ma lui ha voluto comunque almeno pagarne la metà.
In merito alla passione per la vela, egli dichiarerà: «la
barca è una passione che mi coinvolge molto. È una forma
di rapporto con il mare e con la natura. Non è vero che questa
passione possano permettersela solo persone ricche».]
La sinistra nell'Italia che cambia (1997)
La grande occasione - L'Italia verso le riforme (1997)
1998
9 ottobre, dopo che Rifondazione Comunista (che
patisce anche la scissione del Partito dei Comunisti Italiani,
contrari alla crisi di governo), ha tolto l'appoggio al governo, Romano
Prodi si dimette temporaneamente;
egli sarebbe orientato verso elezioni anticipate, approfittando della
difficoltà del Polo dela Libertà e della
stessa Rifondazione Comunista, ma Romano
Prodi riesce a trovare un compromesso con Fausto
Bertinotti e la crisi rientra;
per la formazione di un nuovo governo con maggioranza di centro-sinistra,
alcuni parlamentari centristi, guidati da Clemente
Mastella e ispirati da Francesco Cossiga,
si mostrarono disponibili a votare la fiducia, a patto che il presidente
del consiglio non sia Romano Prodi;
molti vedono in questa richiesta una chiara indicazione di lui come
nuovo capo di governo;
il presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro
gli dà l'incaricò di formare il nuovo governo;
21 ottobre-22 dicembre 1999, presidente del Consiglio dei
Ministri (I "governo
D'Alema");
[Primo ex PCI a Palazzo Chigi, nonché
il primo ad esser nato dopo la fine della II Guerra mondiale, a capo
di una coalizione di centro-sinistra comprendente anche i Comunisti
Italiani di F. Cossutta e l'UDR
(Unione democratica per la repubblica) dell'ex presidente F.
Cossiga.]
deve subito gestire seri problemi internazionali, come:
- l' "affare Oçalan" (il leader curdo arrestato
a Roma) e
- l'adesione dell'Italia alle operazioni militari della NATO
nel Kosovo, attirandosi così le critiche dell'ala pacifista
della sua coalizione;
- l'adesione dell'Italia all' "operazione Arcobaleno",
sostegno umanitario con la costruzione in Albania e in Macedonia di
grandi campi di accoglienza;
ottobre, viene annunciata una crisi di governo pilotata allo
scopo di farvi entrare I Democratici, ma prima di un
nuovo governo passeranno due mesi…
1999
22 dicembre, dopo l'uscita di Francesco
Cossiga dalla maggioranza, si apre una crisi di governo e subito
dopo c'è un rimpasto;
22 dicembre-25 aprile 2000, (II "governo
D'Alema");
[Durante questo governo viene approvata la "legge
sulla Par condicio" che regola l'accesso
ai mezzi d'informazione delle forze politiche. Si tratta dell'unico
tentativo nel corso della seconda repubblica di limitare, dal punto
di vista legislativo, la predominanza nel mondo dell'informazione di
Silvio Berlusconi.]
2000
25 aprile, poiché la coalizione di centrosinistra viene
sconfitta nelle votazioni per l'elezione diretta dei presidenti e dei
consigli delle regioni a statuto ordinario, egli si dimette
da capo del governo;
[La delusione peggiore è stata la vittoria nel
Lazio di Francesco Storace, esponente di
Alleanza Nazionale e candidato della Casa delle
Libertà.]
aprile-giugno 2001 (II "governo
Amato");
dicembre, divenuto presidente (2000 dic-apr 2007) del partito
dei DS (Democratici di sinistra), alla cui segreteria
subentra W. Veltroni, entra a far parte
della commissione permanente Affari costituzionali;
2001
30 maggio, rieletto deputato (XIV Legislatura – 2001 30 mag-27
apr 2006) nel collegio di Gallipoli, ma non nella quota proporzionale,
in polemica col suo partito dei DS;
[Con il 51,49% dei voti.]
giugno-aprile 2006 (II "governo
Berlusconi");
all'opposizione rispetto al II e III governo Berlusconi;
2003
ottobre, nel corso del 22º Congresso dell'Internazionale
Socialista, tenutosi a San Paolo del Brasile, viene eletto vicepresidente
(2003 ott-?);
2004
giugno, viene eletto al Parlamento Europeo, per la lista Uniti
nell'Ulivo, nella circoscrizione sud;
[Con 832 000 voti.
Divenuto così membro (2004 giu-mag 2006) del Parlamento Europeo,
è iscritto al gruppo parlamentare del Partito Socialista Europeo.]
19 luglio, dà le dimissioni da deputato italiano;
2006
28 aprile, rieletto deputato (XV Legislatura – 2006 28 apr-28
apr 2008), rinuncia alla carica di Parlamentare europeo;
proposto in modo informale da L'Unione per la Presidenza
della Camera dei deputati, rinuncia a questo incarico per evitare possibili
divisioni all'interno della coalizione e facilitando così la
proposta e la successiva elezione di Fausto Bertinotti;
maggio, alla scadenza del mandato di Carlo
Azeglio Ciampi e dopo la rinuncia di quest'ultimo ad un possibile
nuovo reincarico, è per alcuni giorni proposto in modo informale
dal centrosinistra per la Presidenza della Repubblica;
data la divisione che il suo nome provoca nel mondo politico, L'Unione,
dopo una nuova sua rinuncia, preferisce convenire per il Quirinale sul
nome di un altro esponente dei DS, Giorgio
Napolitano, (eletto presidente della Repubblica il 10 maggio
successivo);
17 maggio-24 gennaio 2008, ministro degli Affari esteri
e vicepresidente del Consiglio (II
"governo Prodi");
[Lo stesso anno, durante il suo mandato, ricevono una
certa rilevanza l'intervento per una missione in pace in Libano, in
collaborazione con la Francia, e in seguito l'impegno per la promozione
di una moratoria presentata all'ONU sull'abolizione della pena di morte
nel mondo.]
ricevi il titolo di Cavaliere di gran croce dell'Ordine Piano;
2007
21 febbraio, è chiamato in Senato a riferire
sulle linee guida di politica estera del governo, dopo aver dichiarato
pubblicamente che qualora non si sia raggiunta la maggioranza sulla
mozione il governo si dovrà dimettere;
l'esito della votazione seguita alla sua relazione (158 favorevoli,
136 contrari e 24 astenuti) vede battuto il governo (non essendo stato
raggiunto il quorum di voti favorevoli necessario, pari a 160 voti),
motivo per cui il presidente del consiglio Romano
Prodi rassegna le dimissioni;
iinnovata la fiducia al governo, egli riprende a ricoprire la carica
di ministro degli Esteri fino alla successiva caduta del governo stesso;
18 dicembre, ottiene un importante successo come promotore di
una "moratoria sulla pena di morte";
[Viene approvata per la prima volta nella storia
dall'ONU (104 voti a favore, 54 contrari e 29 astenuti) dopo
innumerevoli tentativi andati a vuoto per il mancato raggiungimento
del quorum.]
è uno dei 45 membri del Comitato nazionale per il PD
(Partito Democratico) che ha riunito i leader delle componenti del partito
stesso prima dell'avvio della sua fase costituente;
Sospetto di concorso in aggiotaggio nella scalata
alla BNL (Banca
Nazionale del Lavoro).
Per lui è ipotizzato dal GIP Clementina
Forleo il concorso in aggiotaggio nell'ambito
della scalata alla BNL
organizzata dalla Unipol
di Giovanni Consorte.
Il giudice Clementina Forle richiede (2007)
al Parlamento italiano la possibilità di utilizzare le trascrizioni
delle intercettazioni telefoniche che coinvolgono lui, Giovanni
Consorte e Piero Fassino nel procedimento
a carico degli scalatori (procedimento che peraltro non vede lui tra
gli indagati).
Secondo il Parlamento Europeo - chiamato dal Parlamento italiano a pronunciarsi
in materia, in quanto egli è parlamentare europeo all'epoca dei
fatti - i testi delle telefonate tra lui e Giovanni
Consorte non possono essere utilizzati in quanto già esistono
agli atti elementi di prova sufficienti a suffragare l'accusa nei confronti
degli autori della scalata, peraltro già rinviati a giudizio.]
2008
24 gennaio, cade il II "governo
Prodi";
29 aprile, eletto deputato (XVI Legislatura – 2008 29 apr-14
mar 2013);
maggio-? (IV "governo
Berlusconi");
2010
26 gennaio, ricopre la carica di presidente (2010 26 gen-15 mar
2013) del COPASIR (-);
2013
alle imminenti elezioni politiche non si candida;
25 febbraio, elezioni politiche (XVII Legislatura – 2013 25
feb-…);
2014
presidente della Fondazione di cultura politica Italianieuropei;
fondatore del movimento politico ReD (Riformisti e
Democratici);
[Ciò suscita non poche critiche da parte di esponenti
dello stesso PD evidenziando la possibilità
che questa iniziativa possa causare problemi allo stesso.
Considerato un'anima critica nei confronti della segreteria diretta
da Walter Veltroni, egli comunque ha smentito
qualsiasi ipotesi di nascita di correnti, dichiarandosi ad esse contrario.]
Altre cariche:
È membro della Conferenza dei presidenti di delegazione; della
Commissione per il commercio internazionale; della Commissione per la
pesca; della Commissione per gli affari esteri; della Sottocommissione
per la sicurezza e la difesa; della Delegazione Permanente per le relazioni
con il Mercosur; della Delegazione per le relazioni con i paesi del
Maghreb e l'Unione del Maghreb arabo (compresa la Libia).
____________________________________
Opere principali:
- La crisi del paese e il ruolo della gioventù.
Comitato Centrale della FGCI 26-27 gennaio
1976. Relazione del Compagno Massimo D'Alema,
s.l., 1976.
- La formazione politica in un moderno partito riformatore,
a cura di e con Franco Ottaviano, Roma,
Istituto Togliatti, 1988.
- Il partito nelle aree metropolitane,
a cura di e con Sandro Morelli, Roma, Istituto
Togliatti, 1988.
- Dialogo su Berlinguer,
con Paul Ginsborg, Firenze, Giunti,
1994. ISBN 88-09-20545-6.
- Un paese normale. La sinistra e il futuro dell'Italia,
con Claudio Velardi e Gianni
Cuperlo, Milano, Mondadori, 1995.
ISBN 88-04-40847-2.
- Progettare il futuro,
a cura di Gianni Cuperlo e Claudio
Velardi, Milano, Passaggi Bompiani,
1996. ISBN 88-452-2883-5.
- La sinistra nell'Italia che cambia,
Milano, Feltrinelli, 1997. ISBN 88-07-47013-6.
- La grande occasione. L'Italia verso le riforme,
Milano, Mondadori, 1997. ISBN 88-04-42161-4.
- Parole a vista,
a cura di Enrico Ghezzi, Milano, Bompiani,
1998. ISBN 88-452-3777-X.
- Kosovo. Gli italiani e la guerra,
intervista con Federico Rampini, Milano,
Mondadori, 1999. ISBN 88-04-47302-9.
- Oltre la paura. La sinistra, il futuro, l'Europa,
Milano, Mondadori, 2002. ISBN 88-04-51206-7.
- La politica ai tempi della globalizzazione,
San Cesario di Lecce, Manni, 2003, ISBN
88-8176-391-5.
- A Mosca, l'ultima volta. Enrico Berlinguer e il 1984,
Roma, Donzelli, 2004. ISBN 88-7989-905-8.
- Il mondo nuovo. Riflessioni per il Partito democratico,
Roma, Italianieuropei, 2009. ISBN 978-88-89988-23-7.
- Controcorrente. Intervista sulla sinistra al tempo dell'antipolitica,
a cura di Peppino Caldarola, Roma-Bari,
Laterza, 2013. ISBN 978-88-420-9612-2.
- Non solo euro. Democrazia, lavoro, uguaglianza. Una nuova frontiera
per l'Europa,
Soveria Mannelli, Rubbettino, 2014. ISBN 978-88-498-4104-6.
____________________________________
I GOVERNO D'ALEMA
Composizione[modifica | modifica wikitesto]
Camera dei deputati[4] Seggi
Democratici di Sinistra
Popolari per Prodi
Unione Democratica
Rinnovamento Italiano
Comunisti Italiani
Federazione dei Verdi
Socialisti Democratici Italiani
Minoranze linguistiche
La Rete
Altri[5]
Totale Maggioranza 169
67
26
23
21
15
8
5
2
4
340
Forza Italia
Alleanza Nazionale
Lega Nord
Rifondazione Comunista
CCD-CDU
Altri[6]
Totale Opposizione 111
91
55
13
13
7
290
Totale 630
Senato della Repubblica[7] Seggi
Democratici di Sinistra
Partito Popolare Italiano
Unione Democratica
Federazione dei Verdi
Rinnovamento Italiano
Comunisti Italiani
Socialisti Democratici Italiani
Minoranze linguistiche
Liberaldemocratici
La Rete
Partito Sardo d'Azione
Lega delle Regioni
Altri[8]
Totale Maggioranza
105
31
20
14
7
6
3
3
2
1
1
1
8
202
Alleanza Nazionale
Forza Italia
Lega Nord
Centro Cristiano Democratico
Rifondazione Comunista
Liga Veneta Repubblica
Fiamma Tricolore
Totale Opposizione 41
40
24
12
3
2
1
123
Totale 325
Composizione del governo:
L'Ulivo, presidente del Consiglio, vicepresidente del Consiglio, 19
ministri, 46 sottosegretari;
Democratici di Sinistra (DS), presidente del Consiglio, 7 ministri e
22 sottosegretari;
Partito Popolare Italiano (PPI), vicepresidente del Consiglio, 5 ministri,
11 sottosegretari;
Rinnovamento Italiano (RI), 2 ministri e 5 sottosegretari;
Partito dei Comunisti Italiani (PdCI), 2 ministri e 3 sottosegretari;
Federazione dei Verdi (FdV), 2 ministri e 3 sottosegretari;
Socialisti Democratici Italiani (SDI), 1 ministro e 2 sottosegretari;
Unione Democratica per la Repubblica (UDR), 3 ministri e 8 sottosegretari;
Indipendenti, 3 ministri e 5 sottosegretari.
Presidente del Consiglio dei ministri
Massimo D'Alema (DS)
Vicepresidente del Consiglio dei ministri
Sergio Mattarella (PPI)
Segretario del Consiglio dei ministri
Franco Bassanini (DS)
Sottosegretari alla Presidenza del Consiglio dei ministri
Marco Minniti (DS), Gianclaudio Bressa (PPI), Elena Montecchi (DS)
Ministri senza portafoglio
Affari regionali
Katia Bellillo (PdCI)
Funzione pubblica
Angelo Piazza (SDI)
Pari opportunità
Laura Balbo (Verdi)
Politiche comunitarie
Enrico Letta (PPI)
Rapporti con il Parlamento
Gian Guido Folloni (UDR)
Riforme istituzionali
Giuliano Amato (Indipendente) (fino al 13/05/99),
Antonio Maccanico (I Democratici) dal 21/06/99
Solidarietà sociale
Livia Turco (DS)
MINISTERI
Affari esteri
Ministro Lamberto Dini (RI)
Sottosegretari Valentino Martelli (UDR), Umberto Ranieri (DS), Rino
Serri (DS), Patrizia Toia (PPI)
Interno
Ministro Rosa Russo Iervolino (PPI)
Sottosegretari Franco Barberi (Indipendente, Protezione civile), Alberto
La Volpe (SDI), Diego Masi (UDR, fino al 10/03/99), Alberto Maritati
(DS), Giannicola Sinisi (PPI), Adriana Vigneri (DS)
Grazia e Giustizia
Ministro Oliviero Diliberto (PdCI)
Sottosegretari Giuseppe Ayala (DS), Franco Corleone (FdV), Marianna
Li Calzi (RI), Maretta Scoca (UDR)
Tesoro, Bilancio e Programmazione Economica
Ministro Carlo Azeglio Ciampi (Indipendente, fino al 13/05/99 in quanto
eletto presidente della Repubblica Italiana)
Giuliano Amato (Indipendente, dal 13/05/99)
Sottosegretari Stefano Cusumano (UDR, fino al 26/04/99), Natale D'Amico
(RI), Dino Piero Giarda (Indipendente), Laura Pennacchi (DS, fino al
09/07/99), Giorgio Macciotta (Ds), Roberto Pinza (PPI), Bruno Solaroli
(DS, dal 27/09/99)
Finanze
Ministro Vincenzo Visco (DS)
Sottosegretari Ferdinando De Franciscis (PPI), Fausto Vigevani (DS),
Gian Franco Schietroma (SDI, dal 04/08/99)
Difesa
Ministro Carlo Scognamiglio (UDR)
Sottosegretari Fabrizio Abbate (PPI), Massimo Brutti (DS), Paolo Guerrini
(PdCI), Gianni Rivera (RI)
Pubblica Istruzione
Ministro Luigi Berlinguer (DS)
Sottosegretari Teresio Delfino (UDR, fino al 04/08/99), Nadia Masini
(DS), Carla Rocchi (FdV), Sergio Zoppi (PPI)
Lavori Pubblici
Ministro Enrico Micheli (PPI)
Sottosegretari Antonio Bargone (Ds), Mauro Fabris (UDR), Gianni Francesco
Mattioli (FdV)
Politiche Agricole e Forestali
Cambio di denominazione del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari
e Forestali.
Ministro Paolo De Castro (Indipendente)
Sottosegretari Roberto Borroni (DS), Nicola Fusillo (PPI)
Trasporti e Navigazione
Ministro Tiziano Treu (RI)
Sottosegretari Giordano Angelini (DS), Luca Danese (UDR)
Comunicazioni
Cambio di denominazione del Ministero delle Poste e Telecomunicazioni.
Ministro Salvatore Cardinale (UDR)
Sottosegretari Vincenzo Maria Vita (DS), Michele Lauria (PPI)
Industria, Commercio e Artigianato
Ministro Pier Luigi Bersani (DS)
Sottosegretari Umberto Carpi (DS), Gianfranco Morgando (PPI)
Lavoro e Previdenza Sociale
Ministro Antonio Bassolino (DS, fino al 21/06/99)
Cesare Salvi (DS, dal 21/06/99)
Sottosegretari Claudio Caron (PdCI), Bianca Maria Fiorillo (RI), Raffaele
Morese (Indipendente), Luigi Viviani (DS)
Commercio con l'Estero
Ministro Piero Fassino (DS)
Sottosegretari Antonello Cabras (DS)
Sanità
Ministro Rosy Bindi (PPI)
Sottosegretari Monica Bettoni Brandani (DS), Antonino Mangiacavallo
(RI)
Beni e Attività Culturali
Ministro Giovanna Melandri (DS)
Sottosegretari Giampaolo D'Andrea (PPI), Agazio Loiero (UDR)
Ambiente
Ministro Edoardo Ronchi (FdV)
Sottosegretari Valerio Calzolaio (DS)
Università, Ricerca Scientifica e Tecnologica
Ministro Ortensio Zecchino (PPI)
Sottosegretari Antonino Cuffaro (PdCI), Luciano Guerzoni (DS)
Cronologia[modifica | modifica wikitesto]
Voto di fiducia alla Camera. Votano sì: Democratici di Sinistra
- L'Ulivo (168), Popolari e Democratici - L'Ulivo (67), Rinnovamento
Italiano (22), Gruppo comunista (20), Unione Democratica per la Repubblica
(26), Federazione dei Verdi (14), Minoranze linguistiche (5), Rete -
L'Ulivo (2), Socialisti Democratici Italiani (8), un deputato non iscritto
ad alcuna componente (Leone Delfino). Votano no: Forza Italia (105),
Alleanza Nazionale (90), Lega Nord (53), Rifondazione Comunista (13),
Centro Cristiano Democratico (13), sette deputati non iscritti ad alcuna
componente (Giancarlo Cito, Vittorio Sgarbi, Mara Malavenda, Franca
Gambato, Roberto Grugnetti, Stefano Signorini, Tiziana Parenti). Si
astengono tre deputati (Giuliano Pisapia ed Elisa Pozza Tasca, non iscritti
ad alcuna componente; Nando Dalla Chiesa, dei Verdi). Non partecipano
al voto tredici deputati (Luciano Violante, presidente della Camera;
Emiliana Santoli, del Gruppo Comunista; Irene Pivetti, di Rinnovamento
Italiano; Franco Danieli, della Rete - L'Ulivo; Manlio Collavini, Ilario
Floresta, Antonio Martino, Cristina Matranga, Giuseppe Palumbo e Giuseppe
Rossetto, di Forza Italia; Fedele Pampo, di Alleanza Nazionale; Umberto
Bossi e Fabio Calzavara, della Lega Nord).
II GOVERNO D'ALEMA
Composizione[modifica | modifica wikitesto]
Camera dei Deputati[4] Seggi
Democratici di Sinistra
Popolari per Prodi
Unione Democratici per l'Europa
I Democratici
Comunisti Italiani
Federazione dei Verdi
Socialisti Democratici Italiani
Rinnovamento Italiano
Minoranze linguistiche
Patto Segni
FLDR
Altri[5]
Totale Maggioranza 165
59
21
21
21
15
8
6
5
4
4
23
352
Forza Italia
Alleanza Nazionale
Lega Nord
Rifondazione Comunista
Centro Cristiano Democratico
Cristiani Democratici Uniti
Totale Opposizione 110
91
46
13
13
5
278
Totale 630
Senato della Repubblica[6] Seggi
Democratici di Sinistra
Partito Popolare Italiano
Federazione dei Verdi
Unione Democratici per l'Europa
Rinnovamento Italiano
Comunisti Italiani
I Democratici
Unione per la Repubblica
Socialisti Democratici Italiani
Minoranze linguistiche
Unione Popolare Democratica
Partito Sardo d'Azione
Lega delle Regioni
Lista Pannella
Altri[7]
Totale Maggioranza 105
31
15
11
6
6
5
5
3
3
2
1
1
1
5
200
Alleanza Nazionale
Forza Italia
Lega Nord
Centro Cristiano Democratico
Autonomisti e Federalisti
Rifondazione Comunista
Liga Veneta Repubblica
Fiamma Tricolore
Totale Opposizione 41
41
19
12
6
3
1
1
124
Totale 324
Composizione del governo:
L'Ulivo, Presidente del Consiglio, 21 ministri e 52 sottosegretari
Democratici di Sinistra (DS), Presidente del Consiglio, 8 ministri e
19 sottosegretari
Partito Popolare Italiano (PPI), 6 ministri e 14 sottosegretari
I Democratici (Dem), 3 ministri e 8 sottosegretari
Partito dei Comunisti Italiani (PdCI), 2 ministri e 3 sottosegretari
Lista Dini - Rinnovamento Italiano (RI), 1 ministro e 5 sottosegretari
Federazione dei Verdi (FdV), 1 ministro e 3 sottosegretari
Unione Democratici per l'Europa (UDEur), 2 ministri e 5 sottosegretari
Indipendenti, 2 ministri e 5 sottosegretari.
Partecipazione all'esecutivo senza rappresentanza in Consiglio dei ministri:
Union Valdôtaine (UV), 1 sottosegretario.
Presidente del Consiglio dei ministri
Massimo D'Alema (DS)
Segretario del Consiglio dei ministri
Enrico Micheli (PPI)
Sottosegretari alla Presidenza del Consiglio dei ministri
Marco Minniti (DS), Elena Montecchi (DS), Luciano Caveri (UV), Raffaele
Cananzi (PPI), Adriana Vigneri (DS), Dario Franceschini (PPI), Stefano
Passigli (DS)
Ministri senza portafoglio
Affari regionali
Katia Bellillo (PdCI)
Funzione pubblica
Franco Bassanini (DS)
Pari opportunità
Laura Balbo (Indipendente)
Politiche comunitarie
Patrizia Toia (PPI)
Rapporti con il Parlamento
Agazio Loiero (UDEur)
Riforme istituzionali
Antonio Maccanico (Dem)
Solidarietà sociale
Livia Turco (DS)
MINISTERI
Affari esteri
Ministro Lamberto Dini (RI)
Sottosegretari Franco Danieli (Dem), Umberto Ranieri (DS), Rino Serri
(DS), Aniello Palumbo (PPI, dal 30 dic. 99)
Interno
Ministro Enzo Bianco (Dem)
Sottosegretari Franco Barberi (Indipendente, Protezione civile), Massimo
Brutti (DS), Ombretta Fumagalli Carulli (RI), Severino Lavagnini (PPI),
Alberto Gaetano Maritati (DS)
Giustizia
Cambio di denominazione del Ministero di Grazia e Giustizia ex D. Lgs.
n. 300/1999.
Ministro Oliviero Diliberto (PdCI)
Sottosegretari Giuseppe Ayala (DS), Franco Corleone (FdV), Marianna
Li Calzi (RI), Rocco Maggi (Dem)
Tesoro, Bilancio e Programmazione Economica
Ministro Giuliano Amato (Indipendente)
Sottosegretari Ferdinando De Franciscis (PPI), Dino Piero Giarda (Indipendente),
Giorgio Macciotta (PDS), Romano Misserville (UDEur, dal 30 dic. 99),
Roberto Pinza (PPI, fino al 30 dic. 99), Bruno Solaroli (DS)
Finanze
Ministro Vincenzo Visco (DS)
Sottosegretari Natale D'Amico (RI), Alfiero Grandi (DS), Mauro Fabris
(UDEur, fino al 30 dic. 99), Armando Veneto (PPI, dal 30 dic. 99)
Difesa
Ministro Sergio Mattarella (PPI)
Sottosegretari Paolo Guerrini (PdCI), Romano Misserville (UDEur, fino
al 30 dic. 99), Roberto Pinza (PPI, dal 30 dic. 99), Gianni Rivera (Dem),
Massimo Ostillio (UDEur)
Pubblica Istruzione
Ministro Luigi Berlinguer (DS)
Sottosegretari Giuseppe Gambale (Dem), Nadia Masini (DS), Giovanni Polidoro
(PPI), Carla Rocchi (FdV)
Lavori Pubblici
Ministro Willer Bordon (Dem)
Sottosegretari Antonio Bargone (Indipendente), Mauro Fabris (UDEur,
dal 30 dic. 99), Armando Veneto (PPI, fino al 30 dic. 99), Gianni Francesco
Mattioli (FdV), Salvatore Ladu (PPI)
Politiche Agricole e Forestali
Ministro Paolo De Castro (Dem)
Sottosegretari Roberto Borroni (DS), Aniello Di Nardo (Dem)
Trasporti e Navigazione
Ministro Pier Luigi Bersani (DS)
Sottosegretari Giordano Angelini (DS), Luca Danese (UDEur), Mario Occhipinti
(Dem)
Comunicazioni
Ministro Salvatore Cardinale (UDEur)
Sottosegretari Vincenzo Maria Vita (DS), Michele Lauria (PPI)
Industria, Commercio e Artigianato
Ministro Enrico Letta (PPI)
Sottosegretari Gabriele Cimadoro (Dem), Lanfranco Turci (DS), Gianfranco
Morgando (PPI, dal 30 dic. 99), Aniello Palumbo (PPI, fino al 30 dic.
99)
Lavoro e Previdenza Sociale
Ministro Cesare Salvi (DS)
Sottosegretari Claudio Caron (PdCI), Adolfo Manis (RI), Raffaele Morese
(Indipendente), Rosario Olivo (DS)
Commercio con l'Estero
Ministro Piero Fassino (DS)
Sottosegretari Silvia Barbieri (DS), Gianfranco Morgando (PPI, fino
al 30 dic. 99),Aniello Palumbo (PPI, dal 30 dic. 99)
Sanità
Ministro Rosy Bindi (PPI)
Sottosegretari Monica Bettoni Brandani (DS), Fabio Di Capua (DS), Antonino
Mangiacavallo (RI)
Beni e Attività Culturali
Ministro Giovanna Melandri (DS)
Sottosegretari Giampaolo D'Andrea (PPI), Maretta Scoca (UDEur), Adriana
Vigneri (DS, fino al 30 dic. 99)
Ambiente
Ministro Edo Ronchi (FdV)
Sottosegretari Valerio Calzolaio (DS), Nicola Fusillo (PPI)
Università, Ricerca Scientifica e Tecnologica
Ministro Ortensio Zecchino (PPI)
Sottosegretari Antonino Cuffaro (PdCI), Luciano Guerzoni (DS), Vincenzo
Sica (Dem)
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