Salvatore
[Salvo]
Achille Ettore LIMA
(Palermo, 23 gennaio 1928 Palermo, 12 marzo 1992, assassinato da
Cosa Nostra)
politico italiano, eurodeputato, parlamentare siciliano della Dc,
corrente fanfaniana e poi andreottiana.
[In seguito sarà riconosciuto come un affiliato
della mafia siciliana fin dai primi anni della sua attività politica.]
[Figlio di un modestissimo archivista, dipendente del
municipio. (Sognava per il figlio una carriera di medico).]
[Nasone], come già
è soprannominato in gioventù, si iscrive infatti a Medicina
ma poi abbandona.
Si laurea in giurisprudenza e entra quasi subito, come impiegato, al
Banco di Sicilia. Non lavora granché agli sportelli: viene subito
"distaccato", prima alla Regione, poi al Comune.
Sindaco di Palermo
Durata mandato 1958
1963
Predecessore Luciano Maugeri
Successore Francesco Saverio Diliberto
Durata mandato 1965
1968
Predecessore Paolo Bevilacqua
Successore Paolo Bevilacqua
Dati generali
Partito politico Democrazia Cristiana
on. Salvatore Lima
Bandiera italiana Parlamento italiano
Camera dei deputati
Luogo nascita Palermo
Data nascita 23 gennaio 1928
Luogo morte Palermo
Data morte 12 marzo 1992
Titolo di studio Laurea in Giurisprudenza
Professione dirigente d'azienda
Partito Democrazia Cristiana
Legislatura V, VI, VII
Gruppo Democrazia Cristiana
Collegio Palermo
Incarichi parlamentari
Componente della VII Commissione (Difesa) dal 10 luglio 1968 al 24 maggio
1972, dal 25 maggio 1972 al 4 luglio 1976 e dal 5 luglio 1976 al 19
giugno 1979
Sottosegretario di Stato alle Finanze dal 30 giugno 1972 al 7 luglio
1973, dal 12 luglio 1973 al 14 marzo 1974 e dal 16 marzo 1974 al 23
novembre 1974
Sottosegretario di Stato al Bilancio e Programmazione Economica dal
28 novembre 1974 al 12 febbraio 1976 e dal 13 febbraio 1976 al 29 luglio
1976
Pagina istituzionale
____________________
1943
24/25 luglio, seduta del Gran consiglio del Fascismo: "Ordine
del giorno Grandi";
25 luglio 1943 - 23 maggio 1948, Ordinamento provvisorio;
25 lug-17 apr 1944, (I "governo
Badoglio");
1943 23 set - 25 apr 1945
RSI (Repubblica Sociale Italiana)
[o Repubblica di Salς]
1944
22 apr-5 giu, (II "governo
Badoglio");
18 giugno-12 dicembre, (II "governo
Bonomi");
12 dicembre-21 giugno 1945, (III " governo
Bonomi");
[Nasce nei gruppi giovanili Dc. Nell'arcipelago
delle prime correnti scudocrociate si colloca all'opposizione rispetto
al gruppo maggioritario tra i giovani dei dossettiani della cosiddetta
"terza generazione" che nel 1952 conquisteranno la guida nazionale
dell'organizzazione degli juniores scudocrociati con
Franco Maria Malfatti.
A Palermo il partito rimarrà ancora almeno fino al 1948 una
ruota di scorta delle amministrazioni comunali di centro-destra.]
1945
27 aprile, B.
Mussolini viene "passato per le armi" a Giulino
di Mezzegra (Como);
21 giugno-10 dicembre, ("governo
Parri);
22 set-2 giu 1946, Consulta nazionale;
[Organismo a carattere consultivo istituito dal (III
"governo
Bonomi") con decreto luogotenenziale
n. 146 del 5 aprile 1945 composta da membri designati dai partiti
del Cln o da altri partiti o scelti, sempre attraverso nomina
governativa, tra personalità del periodo prefascista; egli ricopre
la carica di Presidente fino al termine dei lavori nel giugno 1946.
Presidente della Consulta: conte Carlo
Sforza.]
10 dicembre-13 luglio 1946 (I "governo
De Gasperi");
1946
2 giugno, Proclamazione della Repubblica;
22 giugno, entra in vigore la cosiddetta "amnistia
Togliatti";
25 giugno-31 gennaio 1948, Assemblea costituente;
13 luglio-18 ottobre, (II "governo
De Gasperi");
[I governo della Repubblica.]
1947
2 febbraio-31 maggio, (III "governo
De Gasperi")
31 maggio-23 maggio 1948, (IV "governo
De Gasperi");
1948
18 aprile, (I Legislatura 1948 8 mag - 24 giu 1953);
23 maggio-27 gennaio 1950 (V "governo
De Gasperi");
1949
appena 21 enne, diviene per la prima volta consigliere comunale;
1950
27 gennaio-26 luglio 1951, (VI "governo
De Gasperi");
[Già impiegato presso il Banco
di Sicilia di Palermo, nel giro di pochi anni raggiungerà
l'incarico di vicedirettore.]
1951
26 luglio-16 luglio 1953 (VII "governo
De Gasperi");
1952
delegato provinciale (1952-55) dei gruppi giovanili;
nella cordata di Giovanni Gioia, va a dirigere
la Spes, cioè la propaganda democristiana;
poiché Giovanni Gioia viene chiamato
spesso da Amintore
Fanfani a capo della sua segreteria politica e perciò
è sempre più spesso costretto a far la spola tra Roma
e Palermo, lui lo sostituisce divenendo così il suo segretario
in pectore.
1953
7 giugno, (II Legislatura 1953 25 giu - 11 giu 1958);
16 luglio-17 agosto, (VIII "governo
De Gasperi");
17 agosto-18 gennaio 1954, ("governo
Pella);
1954
18 gennaio-10 febbraio, (I "governo
Fanfani);
10 febbraio-6 luglio 1955, ("governo
Scelba);
1955
6 luglio-19 maggio 1957 (I "governo
Segni");
viene distaccato presso la Regione siciliana; successivamente presso
il Comune di Palermo;
1956
Regione Siciliana: il governo presieduto da Franco
Restivo entra in crisi.
È l'ultima pagina del vecchio blocco agrario.
[Mafia 1956]
19 giugno, Vicesindaco di Palermo e assessore ai lavori
pubblici (1956 18 giu- 23 mag 1958);
ottiene anche la nomina a capogruppo della Dc;
[Sostenitore di Giovanni Gioia,
aderisce alla corrente politica di Amintore Fanfani.]
1957
19 maggio-1° luglio 1958, ("governo
Zoli");
1958
23 maggio, Palermo, muore il sindaco Luciano
Maugeri;
25 maggio, (III Legislatura 1958 12 giug - 15 mag 1963);
9 giugno, viene eletto Sindaco di Palermo (1958
9 giu-23 gen 1963). Inizia il suo Regno.
[Il consigliere comunale Vito Ciancimino
(anch'egli sostenitore di Giovanni Gioia)
gli subentra nella carica di assessore ai lavori pubblici.]
1° luglio-15 febbraio 1959 (II "governo
Fanfani");
[Durante il periodo in cui opera la giunta comunale
da lui diretta, delle 4.000 licenze edilizie rilasciate, 1600
figurano intestate a tre prestanome, che non hanno nulla a
che fare con l'edilizia; vengono apportate numerose modifiche al piano
regolatore di Palermo che permettono alla ditta di Nicolò
Di Trapani (pregiudicato per associazione a delinquere) di vendere
aree edificabili ad imprese edili mentre il costruttore Girolamo
Moncada (legato al boss mafioso Michele
Cavataio) ottiene in soli otto giorni licenze edilizie per numerosi
edifici; il costruttore Francesco Vassallo
(genero di Giuseppe Messina, capomafia
della borgata Tommaso Natale) riesce ad ottenere numerose licenze edilizie
nonostante violino le disposizioni del piano regolatore.]
1959
15 febbraio-25 marzo 1960, (II "governo
Segni");
1960
25 marzo-26 luglio, ("governo
Tambroni);
26 luglio-21 febbraio 1962, (III "governo
Fanfani);
- Sindaco di Palermo (1960- 23 gen 1963)
[Riconfermato dopo le elezioni del 1960 fino al gennaio
1963.]
settembre, viene inoltrata domanda di autorizzazione a procedere
nei suoi confornti per reclutametei sospetti (sistematiche assunzioni
di parenti e amici dei componenti della Cpc (Commissione
provinciale di controllo) presso l'amministrazione comunale, che avrebbe
dovuto essere controllata.
[Il relatore della giunta on. Corallo,
trasmetterà l'ultimo parere favorevole all'autorizzazione il
30 giugno 1977.
Una delle assunzioni sospette riguarda il dott. Salvatore
Bisagna, figlio del funzionario regionale Giorgio
Bisagna.
Alla Commissione Antimafia il presidente della Cpc
Di Blasi dirà «Faccio
presente che il dottor Bisagna risulta denunciato dalla Pubblica sicurezza
per i suoi rapporti con il mafioso Lorello di Godrano».]
1961
1962
21 febbraio-21 giugno 1963, (IV "governo
Fanfani);
diviene segretario provinciale (1962-63) della Democrazia Cristiana
di Palermo;
12 giugno, si reca in visita solenne a New York.
[Mafia 1962]
1963
23 gennaio, rassegna le dimissioni dall'incarico di sindaco
di Palermo per assumere quello di commissario straordinario
dell'ERAS in seguito ESA
(Ente di sviluppo agricolo);
[In questa veste sarà poi incriminato e la stampa
se ne farà ampia eco perché gli si addebiterà
di aver indebitamente percepito emolumenti quale dipendente sia dell'ERAS,
sia del Banco di Sicilia.]
24 gennaio, diviene sindaco di Palermo il dott. Francesco
Saverio [Cecchino] Di
Liberto (1963 24 gen-30 giu 1964), medico, una sua creatura;
[Ex qualunquista, passato allaDc, inglobato
nel gruppo egemone fanfaniano.]
28 aprile, (IV Legislatura 1963 16 mag - 4 giu 1968);
21 giugno-4 dicembre, (I "governo
Leone");
10 luglio, dopo l'arresto del segretario della sezione Dc del
Comune di Borgetto e presidente dell'Eca (Ente comunale assistenza),
Salvatore Valenza, che la polizia ritiene
un mafioso, egli partecipa ad una conferenza stampa dove per la prima
volta esprime pubblicamente il proprio pensiero:
«Il Valenza è stato rilasciato e
quindi ritengo che a suo carico non sia emerso nulla; e nessun caso
di collusione tra Dc e mafia è a nostra conoscenza».
Anzi, «la Dc per sua naturale vocazione
è nemica della mafia, le cui strutture in parte ha scardinato
e modificato. Si sta tentando un linciaggio morale che è opera
dei comunisti».
A «L'Ora» che gli chiede perché non abbia replicato
a un'affermazione del presidnete della Cpc (Commissione
provinciale di Controllo), Di Blasi, che
ha definito «un atto di mafia»
il rinnovo dell'appalto Cassina, egli risponde: «È
una dichiarazione assurda che non merita risposta». E «l'Unità»
che lo incalza sulla vicenda della famosa Va.Li.Gio.,
la presunta società con Vassallo
e Gioia risponde: «Con
mio sommo dispiacere e dolore purtroppo non è vero».
4 dic-22 lug 1964, (I "governo
Moro");
1964
22 luglio-23 febbraio 1966, (II "governo
Moro");
1965
21 gennaio, quando si stanno già attenuando i clamori
destati dall' "inchiesta Bevivino", viene rieletto
sindaco di Palermo;
[Dal mese di novembre 1963 al febbraio 1964, la Commissione
regionale d'inchiesta, presieduta dal prefetto Bevivino,
aveva, in qualche modo, messo a nudo le carenze dell'amministrazione
comunale di Palermo nell'attuaizone del piano regolatore generale, rilevando
nel contesto di una campionatura sulla concessione delle licenze per
costruzioni edili, gravi infrazioni commesse sia da Francesco
Vassallo, sia da altri costruttori tutti "agevolati"
dall'amministrazione Lima.]
1966
23 febbraio-24 giugno 1968 (III "governo
Moro");
7 aprile, Francesco
Vassallo che proprio negli anni 1964-65 avrebbe attraversato
un periodo di stasi economica ottiene dal Banco
di Sicilia un mutuo di 560 Mni di lire;
20 giugno, torna a dimettersi dall'incarico di sindaco di PAlermo
in quanto viene unanimemente indicato quale candidato alla presidenza
dell'IRFIS (Istituto regionale di finanziamento
alle attività industriali), candidatura poi caduta nel vuoto;
1967
3 luglio, Francesco
Vassallo cede all'IRFIS immobili
in via Bonanno e in via Massimo D'Azeglio per complessivi 407.595.000
lire;
lo stesso anno Francesco
Vassallo ottiene un prestito dalla Banca
Nazionale del Lavoro di circa 900 Mni di lire;
1968
15 gennaio, un terremoto rade al suolo mezza valle del Belice;
22 marzo, Palermo, si riunisce la commissione elettorale della
Dc. La presiede Giulio Andreotti.
Passa Salvatore
[Salvo] Lima,
bocciato Giuseppe Alessi. Giovanni
Gioia viene candidato sia allal Camera, sia al Senato.
[La riunione si è svolta con un giorno di anticipo
rispetto alla data fissata, sicché persino alcuni dei personaggi
in ballottaggio apprendono le decisioni a cose fatte. Solo in seconda
battuta, quando in seguito alle proteste dovrà occuparsene la
direzione nazionale, Giuseppe Alessi verrà
salomonicamente riammesso in lista.]
A Roma, contro di lui, si pronunciano soltanto la sinistra di Carlo
Donat Cattin e con minore convinzione la corrente del ministro
dell'Interno, Paolo Emilio Taviani.
Nella sua carriera questo è il salvataggio n. 2.
19 maggio, eletto deputato (V
Legislatura 1968 5 giu-24 mag 1972) per la Dc,
nel collegio di Palermo;
[1° Franco
Restivo, ministro dell'Agricoltura, con 80.720
preferenze;
2° Salvatore
[Salvo] Lima,
con 80.387 preferenze (57.105 solo a Palermo);
3° Calogero Volpe,
deputato nisseno;
4° on. Giovanni
Gioia, con 77.000 preferenze, benché
abbia avuto dalla sua l'effetto trascinante della doppia candidatura
alla Camera e al Senato;
5° Luigi Giglia, agrigentino;
6° Bernardo Mattarella,
7° Giuseppe La Loggia,
8° Giuseppe Alessi.
In questi giorni gira la notizia che la sera della proclamazione dei
risultati l'on. Giovanni
Gioia abbia addirittura preso a schiaffi Salvatore
[Salvo] Lima
per vendicarsi dell'affronto subìto.]
Il divorzio nel tandem fondamentale dei "giovani turchi"
che una decina di anni prima avevano dato concordemente l'assalto al
quartier generale dei "notabili" democristiani è immediato
e clamoroso.
Egli abbandona presto
l'on. Giovanni
Gioia che solo tre anni prima aveva messo in crisi un governo
regionale e l'Antimafia pur di difenderlo ed ora, nella Dc,
cerca casa. I morotei, interpellati, rinunciano ad accogliere nelle
loro fila un uomo così spregiudicato. Alla fine lo prende con
sé Giulio Andreotti, accogliendolo
nella sua corrente personale, che finora ha avuto il suo punto di forza
nel troppo angusto feudo ciociaro.
I retroscena di questa sua conversione li racconterà Franco
Evangelisti, il luogotenente di Giulio
Andreotti.
[«Avevo 24 anni quando l'ho
conosicuto. Dopo aver fondato a Roma la corrente "Primavera"
mi guardai attorno nel resto d'Italia. E incontrai Lima, fanfaniano,
che mi disse: 'Se vengo con Andreotti non voglio venire solo, ma con
i miei luogotenenti, i colonnelli, la fanteria, le fanfare e le bandiere'.
Parlammo per tre giorni di fila e quando arrivò la data fissata,
nell'uffiicio di Andreotti a Piazza Montecitorio, arrivò davvero
alla testa di un esercito».
In questo incontro secondo la ricostruzione fatta, a sua volta, dallo
stesso Salvatore
[Salvo] Lima
in un'altra intervista il nuovo adepto avrebbe invitato Giulio
Andreotti a «chiedere notizie sul
mio conto alla Commissione Antimafia. Sapevo di essere chiacchierato
e non volevo creargli problemi. Giulio chiese informazioni e mi disse:
va bene».
Strano: nonostante il salvataggio del sen. Donato
Pafundi, agli atti della Commissione sono già in questo
momento accumulate accuse brucianti, che non sembrerebbe possibile derubricare
come «chiacchiere».]
Intanto con il suo esercito egli gioca in grande alla Regione siciliana.
nello stesso tempo l'on. Mario D'Acquisto
gli subentra nell'incarico di vicesegretario regionale della Dc;
24 giugno-12 dicembre 1968, (II "governo
Leone");
Lo stesso anno la Banca nazionale del lavoro
concede a Francesco
Vassallo un mutuo di oltre 1 Mdo di lire
per la costruzione dei noti villini in agro di Carini;
[Di cui sono proprietari, appunto, Francesco
Vassallo, Salvatore
[Salvo] Lima
e Mario D'Acquisto.]
12 dicembre-5 agosto 1969, (I "governo
Rumor");
30 dicembre, il procuratore di Palermo trasmette una domanda
di autorizzazione a procedere nei suoi confronti per falso ideologico
a proposito di una relazione di abitabilità rilasciata nel 1962
per un palazzo di Ciccio Vassallo;
[- 1969, 17 gennaio, viene comunicata dal ministro Gava
al presidente della Camera;
- 1971, 16 novembre, viene fatta oggetto di una prima relazione positiva
(«non c'è fumus persecutionis»)
del presidente della giunta, Reggiani,
mai esaminata dall'assemblea plenaria.
Un iter che si ripeterà nella VI Legislatura.]
1969
5 agosto-27 marzo 1970, (II "governo
Rumor");
1970
27 marzo-6 agosto, (III "governo
Rumor");
6 ago-17 feb 1972, ("governo
Colombo");
Nella V Legislatura ci sono state tre domande di autorizzazione
a procedere nei suoi confronti.
1972
17 febbraio-26 giugno, (I "governo
Andreotti");
7-8 maggio, rieletto deputato (VI
Legislatura 1972 25 mag - 4 lug 1976) per la Dc nella
circoscrizione della Sicilia Occidentale;
[Con 84.775 voti di preferenza.]
26 giugno-7 luglio 1973 (II "governo
Andreotti");
30 giugno, sottosegretario alle Finanze (1972
30 giu - 7 lug 1973);
[Proprio nel periodo in cui viene prorogata la concessione
della esazione delle tasse che consente agli esattori siciliani (tra
i qual spiccano i democristiani suoi amici, Nino
e Ignazio Salvo) di lucrare aggi record
sulle imposte.]
[Durante lo "scandalo nazionale dei petroli"
è lui ad impedire il trasferimento del capo dell'Utif
(Ufficio delle imposte di fabbricazione) di Torino, poi rimasto coinvolto
nello scandalo. Inoltre la sua segretaria scrive di suo pugbo una lettera
su carta intestata del ministero con cui si esercitano pressioni sul
dott. Guido Tomasone, direttoe generale
delle dogane, perché non dia corso al trasferimento per punizione
(già deciso) del chiacchierato funzionario, Enrico
Ferlito.
Nella sentenza di condanna di Raffaele Giudice,
emessa dal Tribunale di Torino, il 23 dicembre 1982, è scritto
che il generale-trafficante aveva autorevoli 'padrini' come Lima
e Gioia»
Cfr: S. Turone, Politica ladra,
Laterza Roma-Bari 1992, p. 241 nota.]
18 ottobre, domanda di autorizzazione a procedere nei suoi confronti
da parte della magistratura (per gli stessi motivi del 1968);
[1973, 4 maggio: relazione di Reggiani,
senza esito in aula.]
1973
7 lug-14 mar 1974, (IV "governo
Rumor");
12 luglio, sottosegretario alle Finanze (1973
12 lug - 14 mar 1974);
1974
14 marzo-23 novembre, (V "governo
Rumor");
16 marzo, sottosegretario alle Finanze (16
mar - 23 nov 1974);
23 novembre-12 febbraio 1976, (IV "governo
Moro");
28 novembre, sottosegretario al Bilancio e Programmazione
Economica (1974 28 nov-12 feb 1976);
[Il dicastero è retto da Giulio
Andreotti e la sua nomina fa insorgere Paolo
Sylos Labini, ordinario di economia politica all'Università
di Roma, membro del comitato tecnico scientifico della programmazione;
il superconsulente chiede al ministro di revocare la nomina, perché
lavorando accanto a un personaggio così chiacchierato si troverebbe
«in uno stato di disagio assai grave».
Tra i due Giulio Andreotti sceglie Salvatore
[Salvo] Lima,
non curandosi nemmeno di rispondere a Paolo Sylos
Labini che alla fine conferma le proprie dimissioni «dettate
esclusivamente da un dovere di coscienza».]
1976
12 febbraio-29 luglio, (V "governo
Moro");
13 febbraio, sottosegretario al Bilancio e Programmazione
Economica (1976 13 feb-29 lug 1976);
Nella VI Legislatura ci sono state cinque domande di autorizzazione
a procedere nei suoi confronti.
20 giugno, rieletto deputato (VII
Legislatura 1976 lug-19 giu 1979) per la Dc nella
circoscrizione della Sicilia Occidentale;
[Con 100.792 voti di preferenza.]
29 luglio-11 marzo 1978, (III "governo
Andreotti");
29 ottobre, domanda di autorizzazione a procedere nei suoi confronti
da parte della magistratura (per gli stessi motivi del 1968 e del 1972);
[1976, 28 ottobre: relazione del presidente della giunta
Franchi, senza esito in aula.
Sono passati 14 anni dal fatto contestato.]
1978
11 marzo-20 marzo 1979, (IV "governo
Andreotti");
Nella VII Legislatura ci sono state tre domande di autorizzazione
a procedere nei suoi confronti.
1979
20 marzo-4 agosto, (V "governo
Andreotti");
3 giugno, (VIII Legislatura 1979 20 giu-11 lug 1983);
7-10 giugno, prime elezioni per il Parlamento europeo;
È il primo dei tre Dc eletti nella circoscrizione delle isole,
con 350.000 voti di preferenza, con un distacco di più di 60.000
voti dall'ex presidente della Regione Vincenzo
Giummarra.
[Mario Scelba, capolista
e parlamentare europeo uscente, che aveva accettato a ricandidarsi per
le insistenze di Benigno Zaccagnini, è
stato scavalcato e mortificato. L'anziano notabile, che 20 anni prima
aveva assistito sgomento alla scalata al potere dei "giovani turchi",
commenterà immalinconito: «Candidati più bravi,
e poi avevano tanti mezzi. Qualcuno, mi hanno riferito, ha speso un
miliardo per la campagna elettorale [
] Lima e Giummarra sono inseriti
in correnti organizzate. Non guardano in faccia a nessuno. Tutto sommato
essi hanno fatto la battaglia contro di me».]
4 agosto-4 aprile 1980, (I "governo
Cossiga");
1980
gennaio, don Vito
Ciancimino annuncia a sorpresa un suo ritiro: «Vado
in quiescenza». E in vista del congresso nazionale della
Dc di Roma del 15 febbraio 1980 regala i suoi voti
a Salvatore
[Salvo] Lima,
perché a sua volta questi, che sta per entrare nella direzione
del partito, ne faccia dono a Giulio Andreotti,
che è passato all'opposizione rispetto alla segreteria di Flaminio
Piccoli sorretta dalla maggioranza del cosiddetto "preambolo"
che esclude alleanze con il Pci.
15 febbraio, Roma, congresso nazionale della Dc;
4 aprile-18 ottobre, (II "governo
Cossiga");
18 ottobre-28 giugno 1981 ("governo
Forlani");
1981
28 giugno-23 agosto 1982, (I "governo
Spadolini");
1982
23 agosto-1° dicembre, (II "governo
Spadolini");
1° dicembre-4 agosto 1983, (V "governo
Fanfani);
1983
febbraio, Agrigento, al congresso regionale della Dc siciliana,
che dovrebbe sancire la vittoria della linea del «rinnovamento»
con l'elezione del messinese Giuseppe Campione
a segretario generale, tutti i capicorrente, compreso Salvatore
[Salvo] Lima,
rifiutano di accogliere il troppo ingombrante pacchetto di deleghe di
don Vito
Ciancimino.
[I "limiani" se ne gloriano come di un'avvenuta
catarsi purificatrice.]
26 giugno, (IX Legislatura 1983 12 lug-1 lug 1987);
4 agosto-1° agosto 1986, (I "governo
Craxi");
1984
primavera, egli ormai controlla il Comune, la Provincia, la
Regione, gli ospedali più grandi della città,
il baraccone dell'ESPI (Ente Siciliano di promozione industriale) che
promuove solo clientele, il Teatro Massimo, chiuso da anni, ma che rappresenta
per manodopera occupata la maggiore "industria" della città.
Tutto.
17 giugno, elezioni per il Parlamento europeo;
28/29 settembre, blitz di San Michele:
366 mandati di cattura in seguito alle rivelazioni
di Tommaso
Buscetta [don Masino] su 121
omicidi;
in una sola nottata interi clan mafiosi sono trasferiti in sette carceri
italiane di massima sicurezza (escluso l'Ucciardone), esaurite perfino
le manette;
6 novembre, Ciriaco De Mita scende
a Palermo;
1985
1986
1° agosto-17 aprile 1987 (II "governo
Craxi");
1987
17 aprile-28 luglio, (VI "governo
Fanfani);
14 giugno, (X Legislatura 1987 2 lug-22 apr 1992);
28 luglio-13 aprile 1988, ("governo
Goria");
1988
13 aprile-22 luglio 1989, ("governo
De Mita");
1989
18 giugno, elezioni per il Parlamento europeo:
viene rieletto deputato;
[Con 246.257 voti di preferenza, 50.000 in meno rispetto
alle precedenti elezioni. Quasi tutti perduti proprio nella sua Palermo.]
22 luglio-12 aprile 1991, (VI "governo
Andreotti");
1990
-,
1991
12 aprile-28 giugno 1992, (VII "governo
Andreotti");
1992
12 marzo, viene assassinato a Palermo da Cosa Nostra. [vedi Mafia
1992]
____________________________
1998, nel processo per l'omicidio Lima,
vengono condannati all'ergastolo i boss mafiosi:
. Salvatore
Riina [Totò 'u Curtu]
. Francesco Madonia,
. Bernardo Brusca,
. Giuseppe
[Pippo] Calò,
. Giuseppe Graviano, [Condanna annullata
in Cassazione nel 2003]
. Pietro Aglieri, [Condanna annullata in
Cassazione nel 2003]
. Salvatore Montalto,
. Giuseppe Montalto,
. Salvatore Buscemi,
. Nenè Geraci,
. Raffaele Ganci,
. Giuseppe Farinella, [Condanna annullata
in Cassazione nel 2003]
. Benedetto Spera, [Condanna annullata
in Cassazione nel 2003]
. Antonino Giuffrè,
. Salvatore Biondino,
. Michelangelo La Barbera,
. Simone Scalici,
. Salvatore Biondo.
Vengono condannati a 18 anni di carcere:
. Salvatore Cancemi,
. Giovanni Brusca.
Vengono condannati a 13 anni di carcere, come esecutori materiali dell'agguato
(che hanno confessto il delitto), i collaboratori di giustizia:
. Francesco Onorato,
. Giovan Battista Ferrante.
2003, la Cassazione annulla la condanna all'ergastolo
per Pietro Aglieri, Giuseppe
Farinella, Giuseppe Graviano e Benedetto
Spera mentre conferma le altre condanne.
Come afferma nel 1996 un teste (l'ispettore della Polizia di Stato
Salvatore Bonferraro) del processo a carico di Giulio Andreotti, Lima
fu in rapporti di affari con il costruttore Francesco Vassallo (uno
dei protagonisti del «sacco di Palermo»), come già
documentato in passato dagli atti della Commissione Parlamentare Antimafia[4]:
«Ho svolto accertamenti anagrafici presso il Municipio di Palermo,
dal quale accertamento è emerso che Lima Salvatore Achille Ettore
di Vincenzo in altri atti generalizzato, ha risieduto anagraficamente
dal 04/08/1961 al 09/07/1979 in un appartamento sito al civico 175 della
via Marchese di Villabianca. Vi ha risieduto per diciotto anni. La via
Marchese di Villabianca comunemente è nota, per la maggior parte
dei palermitani, come via Roma Nuova. Per detto appartamento ho acquisito
anche presso la Conservatoria dei Registri Immobiliari di Palermo la
nota di trascrizione 19866 del 15/07/1961 e dalla quale si evince che
l'appartamento è stato acquistato, intestato a Lima Salvatore,
dal costruttore Vassallo Francesco nato a Palermo il 18/07/1909 deceduto,
noto come costruttore Ciccio Vassallo»[24].
Nel settembre 1992 il collaboratore di giustizia Tommaso Buscetta rilasciò
alcune dichiarazioni secondo cui il padre di Lima era un affiliato della
Famiglia di Palermo Centro (guidata dal boss Angelo La Barbera) ed aveva
"raccomandato" il figlio ai fratelli La Barbera perché
lo sostenessero elettoralmente[25][13]. Buscetta inoltre affermò
di aver conosciuto Lima alla fine degli anni cinquanta, quando era già
sindaco di Palermo, e con lui si sarebbe scambiato una serie di favori,
incontrandosi con il deputato nel 1980 durante la sua latitanza[26][27].
Nel 1993 l'onorevole Franco Evangelisti dichiarò inoltre che
Lima gli aveva confidato di conoscere bene Buscetta[11].
Nella sentenza di primo grado del processo a carico di Andreotti (pronunciata
il 23 ottobre del 1999), la Corte dichiarò nella seconda sezione
del provvedimento emanato che «...dagli elementi di prova acquisiti
si desume che già prima di aderire alla corrente andreottiana,
l'on. Lima aveva instaurato un rapporto di stabile collaborazione con
"Cosa Nostra"»[25]. Infatti secondo le dichiarazioni
di numerosi collaboratori di giustizia, l'onorevole Lima era strettamente
legato ai cugini Ignazio e Nino Salvo (imprenditori affiliati alla Famiglia
di Salemi), ed attraverso loro anche ai boss mafiosi Stefano Bontate
e Gaetano Badalamenti[13]; sempre secondo i collaboratori di giustizia,
Lima era il contatto per arrivare al suo capocorrente Giulio Andreotti,
soprattutto per cercare di ottenere una favorevole soluzione di vicende
processuali[28]. In particolare il collaboratore Francesco Marino Mannoia
riferì che l'onorevole Andreotti, accompagnato da Lima, incontrò
due volte Bontate ed altri boss mafiosi a Palermo nel 1979 e nel 1980,
i quali gli espressero le loro lamentele sull'operato del presidente
della Regione Piersanti Mattarella (tali dichiarazioni sono state ritenute
veritiere dalla sentenza della Corte d'Appello nel processo a carico
di Andreotti e confermate in Cassazione)[29]. Marino Mannoia dichiarò
anche che l'onorevole Lima era un affiliato "riservato" della
Famiglia di viale Lazio[13].
La sentenza definitiva del processo Andreotti inoltre ritiene provato
che, dopo l'inizio della seconda guerra di mafia, i cugini Salvo «[...]
si mettono a disposizione della fazione vincente [dei Corleonesi guidati
dal boss Salvatore Riina e furono risparmiati per] i possibili collegamenti
con Lima ed Andreotti», venendo incaricati di curare le relazioni
soprattutto con l'onorevole Lima: secondo il collaboratore di giustizia
Salvatore Cancemi, un altro tramite tra Riina e Lima furono soprattutto
i fratelli Salvatore e Antonino Buscemi (imprenditori e mafiosi di Boccadifalco)
poiché «l'on. Lima era "nelle mani" dei Buscemi,
cioè [...] erano in grado di fargli fare tutto quello che volevano»[13].
Secondo la sentenza del processo per l'omicidio dell'onorevole (emessa
nel 1998), Lima si attivò per modificare in Cassazione la sentenza
del Maxiprocesso di Palermo che condannava molti altri boss all'ergastolo;
tuttavia però il 30 gennaio 1992 la Cassazione confermò
gli ergastoli del Maxiprocesso[30] e sancì la validità
delle dichiarazioni del pentito Tommaso Buscetta: per queste ragioni
Lima venne ucciso, anche per lanciare un avvertimento all'allora presidente
del consiglio Andreotti, che aveva firmato un decreto-legge che aveva
fatto tornare in carcere gli imputati del Maxiprocesso scarcerati per
decorrenza dei termini e quelli agli arresti domiciliari[31].
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