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– Giovanni
GALLONI
(Paternò, Catania 16 giugno 1927)
uomo politico italiano, esponente della Democrazia
cristiana;
[Padre di Nino,
economista.]
proveniente da una famiglia dell'alta borghesia cittadina di Paternò,
in provincia di Catania, figlio di un intendente di finanza, si trasferisce
giovanissimo al seguito di questi a Bologna, città dove a soli
vent'anni si laurea in giurisprudenza alla locale università;
1953
a Belgirate, è tra i fondatori della corrente di sinistra della
Dc;
1959
consegue la libera docenza in Diritto Agrario;
insegna nelle Università di Napoli, Firenze e Roma Tor Vergata;
professore ordinario di Diritto Agrario presso l'Università degli
studi di Roma Tor Vergata;
vicepresidente della Dc;
1965
vicesegretario della Dc;
1968
5 giugno, eletto deputato (V Legislatura) nel collegio di Roma;
1972
25 maggio, rieletto deputato (VI Legislatura);
1976
5 luglio, rieletto deputato (VII Legislatura);
1977
vicesegretario della Dc;
1979
20 giugno, rieletto deputato (fino all'11 giugno 1981) (VIII
Legislatura);
1981
20 giugno, dà le dimissioni (accettate) da deputato (I
"governo Spadolini");
1982
direttore (1982-86) de «Il Popolo»;
1983
12 luglio, rieletto deputato (IX Legislatura);
1984
[Da «La Repubblica»
GRAVEMENTE FERITO IN UN INCIDENTE GIOVANNI GALLONI DIRETTORE DEL 'POPOLO"
ROMA -
Sono leggermente migliorate le condizioni del direttore del "Popolo",
il deputato Giovanni Galloni, rimasto coinvolto giovedì sera
in un incidente stradale sull' autostrada Roma-Fiumicino. I sanitari
dell' ospedale San Camillo di Roma, dove è ricoverato l' esponente
democristiano, erano ieri fiduciosi di sciogliere la prognosi entro
poche ore. Nell' incidente Galloni ha riportato la frattura pluriframmentaria
del femore sinistro, la frattura della tibia e del perone sinistri,
la frattura della sesta costola sinistra, varie ferite lacero-contuse.
Ricoverato in prognosi riservata, è stato anche sottoposto al
tac, che ha riscontrato un ematoma alla testa definito non preoccupante.
L' incidente è avvenuto alle 22,40, allo svincolo tra le autostrade
Roma-Fiumicino e Roma-Civitavecchia. La Ritmo su cui viaggiava Galloni
ha tamponato la 131 di scorta, la quale a sua volta aveva tamponato
una 127 che si era immessa contromano sullo svincolo. La 127 era condotta
da Vitaliano Liburdi, 55 anni, che è stato ricoverato al San
Camillo con dieci giorni di prognosi. L' altra sera al San Camillo sono
subito giunti la moglie del parlamentare democristiano, il ministro
degli Esteri Andreotti e il senatore Taviani. Ieri mattina è
andato a trovare Galloni in ospedale il presidente del Senato Francesco
Cossiga, che si è a lungo intrattenuto con i familiari del deputato
e con i sanitari dell' ospedale. Auguri di pronta guarigione sono stati
inviati al parlamentare democristiano dal presidente della Repubblica,
Sandro Pertini, dal presidente della Camera dei deputati, Nilde Jotti,
dal presidente del Consiglio, Bettino Craxi, dal presidente della Corte
costituzionale, Leopoldo Elia, dal segretario del Pri, Giovanni Spadolini,
dal capogruppo dei deputati democristiani, Virginio Rognoni, dal vicesegretario
del Psi, Claudio Martelli, dalla presidenza del congresso del Msi, da
numerosi altri esponenti del mondo politico e giornalistico. Ieri è
andato in visita al San Camillo anche il capo ufficio stampa della segreteria
dc, Clemente Mastella, "per portare l' affetto e la stima del segretario
della Dc De Mita e della Democrazia cristiana ai familiari di Giovanni
Galloni". De Mita, assente da Roma per impegni di partito, andrà
a far visita a Galloni al suo rientro, previsto per domani pomeriggio.
01 dicembre 1984 sez.
1987
2 luglio, rieletto deputato (X Legislatura);
luglio-marzo 1988, ministro della Pubblica Istruzione
("governo Goria");
1988
aprile-luglio 1989, ministro della Pubblica Istruzione
("governo De
Mita");
1990
20 luglio, cessa dal mandato parlamentare (incompatibilità);
membro (1990-94) del CSM (Consiglio Superiore della
Magistratura);
vicepresidente (1990-91) del CSM;
1991
viene revocato dal presidente della Repubblica Francesco
Cossiga;
2005
al programma di approfondimento giornalistico Next di «Rai
News 24», parla di un discorso fatto con lo statista e compagno
di partito Aldo Moro, poche settimane prima
del suo rapimento e assassinio da parte delle Brigate
Rosse:
[Aldo Moro gli avrebbe confidato
di essere certo di infiltrazioni dei servizi segreti CIA
e Mossad nelle stesse BR.
Il fatto, tuttavia, non sarà successivamente confermato dallo
stesso, che in altre occasioni tace al riguardo.
Egli non è mai stato intimo di Aldo Moro
essendo la corrente di sinistra della stessa divisa in varie anime,
spesso collidenti tra di loro.]
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Lo rivela l'ex vicesegretario DC, Giovanni Galloni
Moro sapeva che le "Br" erano infiltrate da Cia e
Mossad
[http://www.pmli.it/]
Prendendo spunto dal caso dell'imam egiziano rapito
da spie americane nel nostro Paese, in un'intervista trasmessa il 4
luglio scorso dal programma di approfondimento quotidiano "Next"
di Rainews24, l'ex vicepresidente della DC Giovanni Galloni ha rivelato
nuovi particolari sul rapimento di Aldo Moro che confermano l'ipotesi
non nuova di un ruolo occulto della Cia e del Mossad in quella vicenda.
"Non posso dimenticare - ha dichiarato Galloni - un discorso con
Moro poche settimane prima del suo rapimento: si discuteva delle BR,
delle difficoltà di trovare i covi. E Moro mi disse: 'La mia
preoccupazione è questa: che io so per certa la notizia che i
servizi segreti sia americani che israeliani hanno infiltrati nelle
BR ma noi non siamo stati avvertiti di questo, sennò i covi li
avremmo trovati"'.
L'ex vicepresidente del CSM ha aggiunto di essersene ricordato proprio
ora "perché nei 55 giorni di prigionia di Moro avemmo grandi
difficoltà a metterci in contatto con i servizi americani, difficoltà
che non incontrammo poi durante il rapimento del generale Dozier".
Il generale americano della Nato J. L. Dozier fu rapito dalle "BR"
a Verona il 17 dicembre 1981 e liberato senza colpo ferire con un blitz
delle forze speciali dei Nocs il 28 gennaio 1982. Il modo rapido e apparentemente
"brillante" con cui fu risolto il caso destò subito
forti sospetti sulla possibilità che i rapitori fossero infiltrati
dai servizi segreti americani, se non addirittura che la "liberazione"
dell'ostaggio fosse stata in qualche modo concordata con i rapitori.
Galloni conferma questi sospetti, rivelando una sorta di politica a
doppio binario da parte dei servizi segreti Usa nei due casi: collaborativa
nel caso di Dozier, per nulla collaborativa nel caso del rapimento di
Moro.
In effetti Galloni aveva già rivelato qualcosa di simile qualche
anno fa, il 22 luglio 1998 davanti alla Commissione parlamentare sulle
stragi, quando riferì che Moro gli aveva detto: "La cosa
che mi preoccupa è che credo che i Servizi segreti americani
e israeliani abbiano elementi sulle Brigate rosse che ci sarebbero utili
per le nostre indagini, ma non ce li hanno detti". Secondo questa
prima dichiarazione Moro avrebbe lamentato solo una mancanza di informazioni
da parte dei servizi Usa e israeliani, mentre ora Galloni precisa che
il presidente della DC era "certo" che essi avessero degli
infiltrati nelle "BR" e che di questo non tenessero informate
le autorità italiane.
Il vero obiettivo del rapimento Moro
La differenza è sostanziale, e tale da dare corpo all'ipotesi,
già avanzata da alcune fonti e suffragata da diversi elementi
mai chiariti finora, della presenza di spie della Cia e del Mossad dietro
le quinte del rapimento di Moro. In particolare le rivelazioni di Galloni
confermano in pieno quello che noi abbiamo sempre denunciato e sostenuto
fin dall'inizio della vicenda di Moro, e cioè che il suo rapimento,
detenzione e assassinio furono pianificati ed eterodiretti, tramite
l'infiltrazione della Cia e del Mossad nelle sedicenti "Brigate
rosse", da parte del governo Usa per impedire che si realizzasse
il disegno di Moro di pilotare l'ingresso del PCI in un governo di "unità
nazionale" insieme alla DC.
A conferma di ciò Galloni aggiunge nell'intervista altri particolari
significativi, come l'osservazione che "tutti i magistrati che
hanno lavorato sul rapimento Moro hanno detto che le dichiarazioni delle
BR non sono state del tutto convincenti. I brigatisti interrogati ci
dicono di aver raccontato tutto ma sappiamo che non è così.
Qualcosa ci hanno taciuto, resta da capire che cosa hanno voluto coprire.
E l'interrogativo nasce in relazione anche ai servizi segreti deviati
italiani, che rispondevano prima ai colleghi americani della Cia che
ai loro superiori". E come l'impressione riportata dai suoi numerosi
viaggi negli Usa effettuati tra il 1978 e il 1984, dove "venni
a sapere - confida l'ex vicepresidente della DC e del CSM - che la Cia
era estremamente preoccupata per l'Italia, per il fatto che se i comunisti
arrivavano al governo loro non avrebbero potuto mettere certe basi in
Italia: una questione di vita o di morte, per loro, rispetto alla quale
qualunque atto sarebbe stato giustificabile".
Che gli americani avessero informazioni di prima mano sul rapimento
di Moro, tali che se avessero voluto avrebbero potuto portare all'individuazione
della prigione di Moro di via Montalcini, per Galloni è dimostrato
anche dallo strano preannuncio del rapimento dello statista democristiano,
fatto tre giorni prima in forma criptica dal giornalista Mino Pecorelli,
legato ai servizi italiani "deviati" e alla Cia, sul suo foglio
scandalistico "OP". "L'assassinio di Pecorelli - aggiunge
l'intervistato - potrebbe essere stato determinato dalle cose che il
giornalista era in grado di rivelare".
Le rivelazioni di Galloni sul coinvolgimento dei servizi segreti americani
nella vicenda Moro sono suffragate anche da una testimonianza del giornalista
de "l'Unità" Luigi Cancrini, che in un articolo sul
suddetto quotidiano del 7 luglio riporta le confidenze che gli furono
fatte nel 1990 in punto di morte dal professor Franco Ferracuti, docente
di psicologia giuridica all'università della Sapienza, uomo legato
ai servizi segreti e alla P2 e facente parte della commissione del ministero
degli Interni istituita da Cossiga al tempo del sequestro di Moro: il
professore gli rivelò che le riunioni della commisione che coordinava
al massimo livello le azioni di tutte le forze dell'ordine erano "non
solo frequentate ma sostanzialmente dirette da due funzionari della
Cia".
Reazioni sprezzanti
Malgrado tutto ciò le dichiarazioni di Galloni a Rainews24 sono
state praticamente ignorate tanto dalla destra neofascista quanto dalla
"sinistra" borghese, ormai perfettamente convergenti nel negare
qualsiasi interpretazione "dietrologica" del rapimento e dell'uccisione
di Moro, attribuendoli esclusivamente all'ideologia "rivoluzionaria"
aberrante dei sedicenti "brigatisti rossi". C'è da
segnalare tuttavia gli interventi di due "parti in causa",
e cioè i senatori neofascisti Francesco Cossiga e Paolo Guzzanti.
Il primo, con una lunga lettera a "l'Unità" del 7 luglio,
in cui ridicolizza "i ricordi sinistri di Galloni", sostenendo
che al tempo del rapimento Moro mai quest'ultimo, pur essendo a stretto
contatto con lui come suo referente per la DC, gli prospettò
l'ipotesi di un'infiltrazione della Cia e del Mossad nelle "BR".
Il secondo, che è anche presidente della Commissione Mitrokin,
con un fondo su "Il Giornale" della famiglia di Berlusconi
di cui è anche il vicedirettore, in cui rigetta le rivelazioni
di Galloni quali frutto di una falsa tesi diffusa allora dal Kgb sovietico,
che a suo dire sarebbe invece il vero servizio segreto infiltrato nelle
"BR" e che ordinò e diresse per loro tramite il rapimento
e l'assassinio di Moro.
Per quanto riguarda Cossiga c'è da dire che ammesso dica il vero
(cosa che nel suo caso c'è sempre da dubitare), non ci sarebbe
comunque da meravigliarsi che Galloni non gli avesse riferito le preoccupazioni
di Moro, specie se essendo depositario delle confidenze dello statista
DC fosse stato già allora a conoscenza del ruolo di Cossiga come
capo di Gladio, e quindi referente diretto dei servizi segreti americani.
Quanto alla tesi di Guzzanti, pur non escludendo del tutto che anche
il Kgb possa aver avuto contatti e infiltrati nelle "BR",
cosiccome analoghi interessi alla Cia e al Mossad nel far fallire il
"compromesso storico", da qui a scambiarne il ruolo con gli
americani nel caso Moro ce ne corre. Basti pensare alla vicenda del
rapimento dell'imam egiziano e a come la Cia si muove in tutta libertà
nel nostro Paese e con la piena collaborazione dei servizi segreti italiani,
suoi stretti alleati dal 1945 in poi, per capire chi tra i due - Cia
o Kgb - abbia potuto più facilmente attuare e gestire un'operazione
politico-militare così complessa come il rapimento e l'uccisione
di Moro.
E in ogni caso, ammesso che a rapire Moro fosse stato un servizio segreto
avversario della Cia, possibile che questa, che opera in Italia come
in casa sua, non ne sapesse nulla e non fosse in grado di scovare la
prigione del sequestrato? Si provi a immaginare un'operazione altrettanto
spettacolare e clamorosa, attuata dalla Cia in un paese dell'allora
blocco socialimperialista sovietico, condotta per 55 giorni sotto il
naso del Kgb, senza che questo riuscisse a capirci nulla. Quantomeno
irreale!
Resta da capire perché Galloni si è deciso solo ora, dopo
quasi trent'anni, a rivelare l'importante confidenza di Moro, quando
tutto è stato abbuiato e nessuno, né a destra né
a "sinistra", ha più interesse a fare luce sui veri
burattinai, in Italia e all'estero, che hanno tirato le fila del suo
rapimento e sul disegno politico che lo ha ispirato: che è quello
piduista della seconda repubblica neofascista, presidenzialista e federalista
di Gelli, Craxi e Berlusconi, ma che oggi sta bene anche alla "sinistra"
borghese composta da rinnegati, falsi comunisti, riformisti e democristiani.
Il fatto è che anche Galloni, come appartenente a tale "sinistra",
ha coperto questo disegno è stato complice, ed è per questo
che le sue rivelazioni finiscono per essere reticenti e tardive e cadere
oggi sostanzialmente nel vuoto. Mentre se fatte a suo tempo avrebbero
avuto ben altro peso ed effetto sulla situazione politica.
13 luglio 2005
[http://www.pmli.it/]
_____________________________
2008
è tra i primi firmatari del Manifesto fondativo del Movimento
"Sinistra cristiana-Laici per la giustizia",
promosso da Raniero La Valle;
30 anni con Aldo Moro (2008, sulla figura di Aldo
Moro, Ed. Riuniti)
2009
Giuseppe Dossetti profeta del nostro tempo (2009, sulla figura
di Giuseppe Dossetti, Ed.
Riuniti University Press).
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