Leonardo
da Vinci descrive la prima camera obscura (una grossa
scatola su una parete interna della quale un foro praticato nella parete
opposta proiettava l'immagine rovesciata degli oggetti esterni).
Gerolamo Cardano fu il primo a suggerire
l'inserimento nel foro di una lente convessa per migliorare la qualità
delle immagini.
Nel XVII e XVIII secolo divenne pratica comune tra i pittori l'impiego
di una camera obscura con una parete traslucida per ricalcare
preliminarmente i contorni del soggetto da dipingere.
1727
anche se per quanto riguarda i principi chimici, la fotosensibilità
degli alogenuri d'argento (cioè la loro proprietà di annerirsi se esposti
ai raggi solari) era stata osservata fin dall'antichità, fu il medico
tedesco J.H. Schulze a dimostrare sperimentalmente
che l'annerimento non era dovuto al calore, bensì all'azione della luce.
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