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– Giacomo
Girolamo CASANOVA
(Venezia, in Calle della Commedia (ora Calle Malipiero), nei pressi
della chiesa di San Samuele, dove sarà anche battezzato, 2 aprile
1725 – Dux [futura Duchcov], 4 giugno 1798)
avventuriero veneziano.
[Alexandrian, in Storia
della letteratura erotica (traduzione italiana presso Rusconi,
1990 ca) dice che come libertino, comunque, Casanova
non è che un minore, e va piuttosto giudicato come avventuriero.]
[Figlio di Gaetano Casanova
(† 1733), attore e ballerino parmigiano di remote origini spagnole (stando
alla genealogia tracciata dal figlio all'inizio dell'Histoire,
gli avi paterni sarebbero stati originari di Saragozza, nell'Aragona),e
di Zanetta Farussi, un'attrice
veneziana che ebbe, nella sua professione, di gran lunga più
successo del marito, dato che la troviamo menzionata persino da Carlo
Goldoni nelle sue Memorie, ove la definisce: "…una
vedova bellissima e assai valente".
La voce popolare lo considera frutto di una relazione adulterina della
madre con il patrizio veneziano Michele Grimani
ed egli stesso afferma, seppur in maniera criptica nel suo libello Né
amori né donne, di essere figlio naturale del patrizio.
Ma ulteriori indizi a suffragio della tesi potrebbero derivare dal fatto
che, dopo la morte del padre, i Grimani
si presero cura di lui con un'assiduità che appare andasse oltre
i normali rapporti di protezione e liberalità che le famiglie
patrizie veneziane praticavano nei confronti delle persone che, a qualche
titolo, avevano servito la casata. Il che troverebbe conferma anche
nel fatto che la giustizia della Repubblica, solitamente piuttosto severa,
non infierì mai particolarmente nei suoi confronti.
Fratelli:
. Francesco (Londra 1º
giugno 1727), nato durante una tourné dei genitori;
. Giovanni Battista (4
novembre 1730),
. Faustina Maddalena (28
dicembre 1731 - † 20 agosto del 1736, prematuramente);
. Maria Maddalena Antonia Stella
(25 dicembre 1732),
. Gaetano Alvise (16 febbraio
1734).
Altre note (vedi in Tre amori di Casanova,
I parte): Alla morte del padre la madre vive col canonico Casanova,
zio dello scrittore.
Una delle sorelle del padre ha sposato un Caudagna.
Caudagna, maggiordomo in casa del marchese
Sissa, ha sposato una Scotti.
I figli nati da questa unione, tra cui Giannina,
sarebbero quindi nipoti dello scrittore nati da germani.]
1733
rimasto orfano di padre a soli otto anni d'età ed essendo la
madre costantemente in viaggio, a causa della sua professione, il bambino
viene allevato dalla nonna materna Marzia
Baldissera in Farussi;
[Di salute cagionevole, la nonna lo conduce da una fattucchiera
che, eseguendo un complicato rituale, riesce a guarirlo dai disturbi
da cui era affetto. Dopo questa esperienza infantile, l'interesse per
le pratiche magiche lo accompagnerà per tutta la vita ma lui
stesso sarà il primo a ridere della credulità che tanti
manifestano nei confronti dell'esoterismo.]
1734
è mandato a Padova, dove rimane fino al termine degli studi;
1737
si iscrive all'università dove – come ricorderà nelle
Memorie – si laurea in diritto;
[Tuttavia, la questione dell'effettivo conseguimento
del titolo accademico è molto controversa.]
successivamente viaggia a Corfù e a Costantinopoli;
1742
rientra a Venezia;
ottiene un impiego presso lo studio dell'avv. Marco
da Lezze;
lo stesso anno suo fratello Francesco,
che ha abbracciato l'attività artistica, è in pensione
presso un pittore chiamato Guardi... una
bottega di fratelli artigiani sulle Fondamenta Nuove;
1743
muore la nonna Marzia Baldissera,
a cui era molto legato, e si chiude così un importante capitolo
della sua vita;
la madre decide di lasciare la bella e costosa casa in Calle della Commedia
e di sistemare i figli in modo economicamente più sostenibile;
questo evento lo segna profondamente, togliendogli un importante punto
di riferimento;
lo stesso anno, a causa della sua condotta piuttosto turbolenta, viene
rinchiuso (dalla fine di marzo alla fine di luglio), nel Forte di Sant'Andrea;
messo in libertà, parte, grazie ai buoni uffici materni, per
la Calabria, al seguito del vescovo di Martirano
che si reca ad assumere la diocesi; una volta giunto a destinazione,
spaventa per le condizioni di povertà del luogo, chiede e ottiene
congedo; viaggia a Napoli e a Roma;
1744
Roma, prende servizio presso il card. Acquaviva,
ambasciatore di Spagna presso la Santa Sede;
[L'esperienza si conclude presto a causa della sua condotta
imprudente: infatti ha nascosto nel Palazzo di Spagna, residenza ufficiale
del cardinale, una ragazza fuggita di casa.]
febbraio, arriva ad Ancona, dove era già stato sette
mesi prima;
[Durante il primo soggiorno nella città era stato
costretto a passare la quarantena nel lazzaretto, dove aveva intessuto
una relazione con una schiava greca, alloggiata nella camera superiore
alla sua.
È però durante il suo secondo soggiorno ad Ancona che
ha una delle sue più strane avventure: si innamora di un sedicente
cantante castrato, Bellino, convinto che
si tratti in realtà di una donna. È solo dopo una corte
serrata che riesce a scoprire ciò che spera: il castrato è
in realtà una ragazza, Teresa,
che, per sopravvivere dopo essere rimasta orfana, si fa passare per
un castrato in modo da poter cantare nei teatri dello Stato della Chiesa,
dove è vietata la presenza di donne sul palcoscenico. Il nome
della ragazza ricorre spesso nel testo dell'Histoire a testimonianza
dei molti incontri avvenuti, negli anni, nelle capitali europee dove
la ragazza miete successi con le sue interpretazioni.]
ritorna quindi a Venezia e per un certo periodo si guadagna da vivere
suonando il violino nel teatro di San Samuele, di proprietà dei
nobili Grimani;
[Alla morte di suo padre, nel 1733, avevano assunto ufficialmente
la tutela del ragazzo.]
1746
avvenne l'incontro con il patrizio veneziano Matteo
Bragadin, che migliorerà sostanzialmente le sue condizioni;
[Colpito da un malore, il nobiluomo, soccorso dal giovane,
si convince che, grazie a questo tempestivo intervento, ha potuto salvarsi
la vita. Di conseguenza prende a considerarlo quasi come un figlio,
contribuendo, finché vivrà, al suo mantenimento. Nelle
ore concitate in cui assisteva Bragadin, egli viene in contatto con
i due più fraterni amici del senatore: Marco
Barbaro e Marco Dandolo, anch'essi
gli si affezionano profondamente e, finché vivranno, lo terranno
sotto la loro protezione.]
La frequentazione con i nobili attira però l'interesse degli
Inquisitori di Stato ed egli, su consiglio di Matteo
Bragadin, lascia Venezia in attesa di tempi migliori.
1749
incontra Henriette, –
forse il più grande amore della sua vita;
[Lo pseudonimo nasconde probabilmente l'identità
di una nobildonna di Aix-en-Provence, forse Adelaide
de Gueidan. Su questa e su altre identificazioni, i "casanovisti"
si sono accapigliati per decenni. In linea di massima, come è
stato sostenuto da molti studiosi, i personaggi citati nelle Memorie
sono reali. Al più, l'autore potrebbe essersi cautelato con qualche
piccola accortezza: spesso, trattandosi di donne sposate, alcune sono
citate con le iniziali o con nomi di fantasia, talvolta l'età
viene un po' modificata per galanteria o per vanità dell'autore
che non amava riferire di avventure con donne considerate, con i criteri
di allora, in età matura, ma in generale le persone sono identificabili
e anche i fatti riferiti sono risultati corretti e riscontrabili. Innumerevoli
identificazioni e notizie documentali hanno confermato il racconto.
Se qualche errore c'è stato, lo si deve anche al fatto che, all'epoca
in cui furono scritte le Memorie (dal 1789 in poi), erano passati
molti anni dai fatti e, per quanto l'autore si possa essere aiutato
con diari o appunti, non era facile incasellare cronologicamente gli
eventi. Ogni tanto l'autore si faceva però trascinare dalla sua
visione teatrale delle cose e non rinunciava a qualche "colpo di
teatro", il che peraltro contribuisce a rendere la lettura più
piacevole.
Il problema dell'attendibilità del racconto
casanoviano è tuttavia molto complesso: ciò che è
difficile o, in molti casi, impossibile da valutare è se i rapporti
che egli riferisce di aver intrattenuto con i personaggi siano rispondenti
alla realtà dei fatti. Taluni studiosi hanno ritenuto che nel
corpus delle Memorie siano stati inseriti dei passaggi totalmente
romanzati e di pura invenzione, basati comunque su personaggi storicamente
esistiti ed effettivamente presenti nel luogo e nel tempo della descrizione.
Il caso più eclatante è quello che
riguarda la sua relazione con suor M.M.
e i conseguenti rapporti con l'ambasciatore di Francia De
Bernis. Si tratta di una delle parti più valide dell'opera
dal punto di vista letterario e stilistico. Il ritmo del racconto è
serratissimo e la tensione emotiva dei personaggi di straordinario realismo.
Secondo alcuni studiosi il racconto è assolutamente veritiero
e si è ripetutamente tentata l'identificazione della donna, secondo
altri il racconto è di pura fantasia e basato sulle confidenze
del cuoco dell'ambasciatore (tale Rosier)
che effettivamente egli conosceva molto bene. La diatriba tra le varie
tesi continuerà ma, comunque stiano le cose, il valore dell'opera
non cambia perché ciò che perde il Casanova memorialista
lo guadagna il Casanova romanziere.]
dopo essere stato avviato alla carriera ecclesiastica e agli studi
giuridici, prende gli ordini minori;
1750
primavera, rientra a Venezia;
giugno, decide di partire per Parigi;
a Milano si incontra con l'amico Antonio Stefano
Balletti, figlio della celebre attrice Silvia,
e proseguino insieme alla volta della capitale francese; durante il
viaggio, a Lione, egli aderisce alla Massoneria.
[Non sembra che la decisione sia ascrivibile a inclinazioni
ideologiche, ma piuttosto al pragmatico desiderio di procurarsi utili
appoggi. A proposito dell'adesione alla Massoneria, in un passo delle
Memorie egli osserva: «Ogni giovane
che viaggia, che vuol conoscere il mondo, che non vuol essere inferiore
agli altri e escluso dalla compagnia dei suoi coetanei, deve farsi iniziare
alla Massoneria, non fosse altro per sapere superficialmente cos'è.
Deve tuttavia fare attenzione a scegliere bene la loggia nella quale
entrare, perché, anche se nella loggia i cattivi soggetti non
possono far nulla, possono tuttavia sempre esserci e l'aspirante deve
guardarsi dalle amicizie pericolose.»
Raggiunge qualche risultato, infatti molti personaggi incontrati nel
corso della sua vita, come Mozart e Franklin
sono massoni e alcune facilitazioni ricevute in varie occasioni sembrerebbero
dovute ai benefici derivanti dal far parte di un'organizzazione ben
radicata in quasi tutti i paesi europei.
Comunque, in seguito all'affiliazione alla massoneria a Lione,
sarà accusato in patria di pratiche magiche, di libertinaggio
e di ateismo.]
giunti a Parigi, Antonio Stefano Balletti
lo presenta Casanova alla madre la quale lo accoglie con familiarità;
[La generosa ospitalità della famiglia Balletti
si protrarrà per i due anni in cui vivrà nella capitale
francese.]
Nei due anni di permanenza a Parigi si applica allo studio del
francese.
[Diverrà la sua lingua letteraria oltre
che, in molti casi, epistolare.]
1752
entra in rapporti con Anton Raphael Mengs,
di cui è ospite, grazie al proprio fratello Giovanni,
dal 1752 allievo, non così promettente, del pittore;
1755
26 luglio, all'alba, ritornato a Venezia dopo il lungo soggiorno
parigino e altri viaggi a Dresda, Praga e Vienna, viene arrestato e
rinchiuso nella prigione dei Piombi.
[Come d'uso all'epoca, al condannato non viene notificato
il capo d'accusa, né la durata della detenzione cui è
stato condannato. Ciò, come in seguito scriverà, si rivela
dannoso, poiché se sapesse che la pena è di durata tutto
sommato sopportabile, si guarderebbe bene dall'affrontare il rischio
mortale dell'evasione e soprattutto il pericolo della possibile successiva
eliminazione da parte degli inquisitori i quali, spesso, arrivano ad
operare anche molto lontano dai confini della Repubblica. Questi magistrati
sono l'espressione più evidente dell'arbitrarietà del
potere oligarchico che governa Venezia. Sono insieme tribunale speciale
e centrale di spionaggio.]
[Gli viene sequestrato un esemplare di Picatrix,
il celebre manuale di magia, o meglio di negromanzia, caro a Cornelio
Agrippa e ben noto a Rabelais.]
[Sui motivi reali dell'arresto si discuterà parecchio.
È certo comunque che il suo comportamento è tenuto d'occhio
dagli inquisitori e rimangono molte riferte (rapporti delle spie al
soldo degli Inquisitori) che ne descrivono minutamente i comportamenti,
soprattutto quelli considerati socialmente sconvenienti. In definitiva
l'accusa è quella di "libertinaggio"
compiuto con donne sposate, di spregio della religione, di circonvenzione
di alcuni patrizi e in generale di un comportamento pericoloso per il
buon nome e la stabilità del regime aristocratico. Di fatto,
egli conduce una vita alquanto disordinata ma né più né
meno di tanti rampolli delle casate illustri: come costoro gioca, bara
e ha anche delle idee abbastanza personali in materia di religione e,
quel che è peggio, non ne fa mistero.]
[Anche la sua adesione alla Massoneria, che è
nota agli Inquisitori, non gli giova, così come la scandalosa
relazione intrattenuta con "suor M.M.",
certamente appartenente al patriziato, monaca nel convento di S. Maria
degli Angeli in Murano, e amante dell'ambasciatore di Francia abate
De Bernis. Insomma, l'oligarchia al potere
non può tollerare oltre che un individuo ritenuto socialmente
pericoloso resti in circolazione.
Tuttavia gli appoggi, di cui certamente può
disporre nell'ambito del patriziato, lo aiutano notevolmente, sia nell'ottenere
una condanna "leggera" che durante la reclusione, e forse
addirittura ne agevolano l'evasione. La contraddizione è solo
apparente, perché egli è sempre un personaggio ambivalente:
per estrazione e mezzi fa parte di una classe subalterna, anche se contigua
alla nobiltà, ma per frequentazioni e protezioni può sembrare
far parte, a qualche titolo, della classe al potere. A questo riguardo
va anche considerato che il suo presunto padre naturale, Michele
Grimani, appartiene a una delle famiglie più illustri
dell'aristocrazia veneziana, annoverando ben tre dogi e altrettanti
cardinali. Questa paternità è da lui stesso rivendicata
nel libello Né amori né donne e sembra che anche
la somiglianza di aspetto e di corporatura dei due avvalori parecchio
la tesi.]
Appena riavutosi dallo shock dell'arresto, comincia ad organizzare
la fuga. Un primo tentativo fu vanificato da uno spostamento di cella.
1756
31 ottobre-1º novembre, nella notte mette in atto il suo
piano;
[Passando dalla cella alle soffitte, attraverso un foro
nel soffitto praticato da un compagno di reclusione, il frate Marino
Balbi, esce sul tetto e successivamente si cala di nuovo all'interno
del palazzo da un abbaino. Passa quindi, in compagnia del complice,
attraverso varie stanze e vien infine notato da un passante, che pensa
sia un visitatore rimasto chiuso all'interno e chiama uno degli addetti
al palazzo il quale apre il portone, consentendo ai due di uscire e
di allontanarsi fulmineamente con una gondola.]
Si dirigono velocemente verso nord. Il problema è seminare gli
inseguitori: infatti la fuga getta un'ombra sull'amministrazione della
giustizia di Venezia ed è chiaro che gli Inquisitori tenteranno
di tutto per riacciuffare gli evasi.
Dopo brevi soggiorni a Bolzano (dove i banchieri Menz
lo ospitano e aiutano economicamente), Monaco di Baviera (dove finalmente
si libera della scomoda presenza del frate), Augusta e Strasburgo…
1757
5 gennaio, arriva a Parigi, dove nel frattempo il suo amico abate
De Bernis è stato nominato ministro
e quindi gli appoggi non gli mancano;
rinfrancato e trovata una sistemazione, inizia a dedicarsi alla sua
specialità: brillare in società, frequentando quanto di
meglio la capitale possa offrire; conosce, tra gli altri, la marchesa
d'Urfé, nobildonna ricchissima e stravagante, con la quale
intrattiene una lunga relazione, dilapidando cospicue somme di denaro
che lei gli mette a disposizione, soggiogata dal suo fascino e dal consueto
corredo di rituali magici;
28 marzo, assiste, come accompagnatore di alcune dame «incuriosite
da quell'orrendo spettacolo» (mentre lui distoglie lo sguardo)
e un conte trevigiano, alla cruenta esecuzione di Robert
François Damiens, attentatore alla vita di Luigi
XV;
Molto fantasioso, come al solito, si fa promotore di una lotteria nazionale,
allo scopo di rinsaldare le finanze dello stato. Osserva che questo
è l'unico modo di far contribuire di buon grado i cittadini alla
finanza pubblica.
1758
27 gennaio, l'iniziativa della lotteria nazionale viene autorizzata
ufficialmente ed egli viene nominato "Ricevitore";
[È Ranieri De' Calzabigi,
il librettista dell'Orfeo ed Euridice di Gluck,
che con l'aiuto di Madame de Pompadour
e con la partecipazione del nostro scrittore, organizza a Parigi questa
lotteria.]
settembre, De Bernis è nominato
cardinale;
ottobre, viene incaricato dal governo francese di una missione
segreta nei Paesi Bassi;
al suo ritorno viene coinvolto in un'intricata faccenda riguardante
una gravidanza indesiderata di un'amica, la scrittrice veneziana Giustiniana
Wynne;
[Di madre italiana e padre inglese, è stata al
centro dell'attenzione per la sua rovente relazione con il patrizio
veneziano Andrea Memmo. Questi ha cercato
in tutti i modi di sposarla, ma la ragion di stato – essendo lui membro
di una delle dodici famiglie - cosiddette apostoliche - più nobili
di Venezia – glielo ha impedito, a causa di alcuni oscuri trascorsi
della madre di lei, e in seguito allo scandalo che ne era sortito i
Wynne avevano lasciato Venezia.
Giunta a Parigi, trovandosi in stato interessante e di conseguenza in
grosse difficoltà, la ragazza si rivolge a lui in cerca di aiuto
avendolo conosciuto a Venezia ed essendo anche ottimo amico del suo
amante.
La lettera con cui implora aiuto sarà ritrovata ed è singolare
la schiettezza con cui la ragazza si rivolge a lui, dimostrandogli una
fiducia totale, tenuto conto dell'enorme rischio a cui si espone (e
lo espone) nel caso in cui il messaggio fosse caduto nelle mani sbagliate.
Egli si prodiga per aiutarla ma incorre in una denuncia per concorso
in pratiche abortive, presentata dall'ostetrica Reine
Demay in combutta con un losco personaggio, Louis
Castel-Bajac, per estorcere denaro in cambio di una ritrattazione.
Benché l'accusa sia molto grave, egli riesce a cavarsela con
la consueta presenza di spirito e viene prosciolto, mentre la sua accusatrice
finisce in carcere. L'amica abbandona l'idea di interrompere la gravidanza
e in seguito partorirà nel convento in cui si è rifugiata.]
ceduti i suoi interessi nella lotteria, s'imbarca in una fallimentare
operazione imprenditoriale, una manifattura di tessuti,
che naufraga anche a causa di una forte restrizione delle esportazioni
derivante dalla guerra in corso;
1759
agosto, accusato di falso, a causa dei debiti derivanti dalla
precedente operazione imprenditoriale, finisce in carcere; come al solito,
il provvidenziale intervento della ricca e potente marchesa
d'Urfé, lo toglie dall'incomoda situazione;
Gli anni successivi saranno un intenso continuo peregrinare
per l'Europa.
1760
si reca nei Paesi Bassi, poi in Svizzera, dove incontra Voltaire
nel castello di Ferney; [L'incontro con Voltaire,
il maggior intellettuale vivente all'epoca, occupa parecchie pagine
dell'Histoire ed è riferito nei minimi particolari;
egli esordisce dicendo che è il giorno più felice della
sua vita, e che per vent'anni ha aspettato di incontrarsi con il suo
"maestro"; Voltaire
gli risponde che sarebbe ancora più onorato se, dopo questo'incontro,
lo aspettasse per altri vent'anni.
Un riscontro obiettivo si trova in una lettera di Voltaire
a Nicolas-Claude Thieriot, datata 7 luglio
1760, in cui la figura del visitatore viene tratteggiata con ironia.
Egli stesso non è d'accordo con molte idee di Voltaire
– dirà in seguito: «Voltaire [...]
doveva capire che il popolo per la pace generale della nazione ha bisogno
di vivere nell'ignoranza» – e quindi rimane insoddisfatto
anche se poi scriverà:
«Partii assai contento
di aver messo quel grande atleta alle corde l'ultimo giorno. Ma di lui
mi rimase un brutto ricordo che mi spinse per dieci anni di seguito
a criticare tutto ciò che quel grand'uomo dava al pubblico di
vecchio o di nuovo. Oggi me ne pento, anche se, quando leggo ciò
che pubblicai contro di lui, mi sembra di aver ragionato giustamente
nelle mie critiche. Comunque avrei dovuto tacere, rispettarlo e dubitare
dei miei giudizi. Dovevo riflettere che senza i sarcasmi che mi dispiacquero
il terzo giorno, avrei trovato tutti i suoi scritti sublimi. Questa
sola riflessione avrebbe dovuto impormi il silenzio, ma un uomo
in collera crede sempre di aver ragione.»]
In seguito va in Italia, a Genova, Firenze e Roma.
[A Roma vive il fratello Giovanni,
pittore, allievo di Mengs. Durante il soggiorno
presso il fratello viene ricevuto da papa Clemente
XIII.]
1762
ritorna a Parigi, dove riprende ad esercitare pratiche esoteriche insieme
alla marchesa d'Urfé, fino a che
quest'ultima, resasi conto di essere stata per anni presa in giro con
l'illusione di rinascere giovane e bella per mezzo di pratiche magiche,
tronca ogni rapporto con l'improvvisato stregone che, dopo poco tempo,
lascia Parigi, dove il clima che si è creato non gli è
più favorevole, per Londra, dove è presentato a corte;
Londra, conosce la funesta Charpillon,
con cui cerca di intessere una relazione;
[Anche in questa circostanza il grande seduttore-avventuriero mostra
il suo lato debole e questa scaltra ragazza lo porta fin sull'orlo del
suicidio. Non che fosse un grande amore, ma evidentemente egli non può
accettare di essere trattato con indifferenza da una ragazza qualsiasi.
E più lui vi s'intestardisce, più lei lo mena per il naso.]
1763
inoltra domanda per diventare "informatore" del Consiglio
dei Dieci:
«La natura umana, che
tende alla conservazione di sé medesima, non ha furore per le
cose, che intraprende, che allor quando spera di ricavar da quelle il
suo sostentamento. Io, infelicissimo, domando al mio Serenissimo Principe,
qualche sussidio, non per avermelo guadagnato, scoprendogli cose utili,
delle quali egli solo è il giudice, ma acciò il tenue
sussidio mi dia coraggio di sperare, che le future, che m'ingegnerò
di scoprire, saranno utili. Imploro la Sapienza, e l'umanità
di VV.EE. a perdonarmi.
Grazie. 1763, Giacomo Casanova
»
1764
alla fine, riuscito a liberarsi di questa assurda situazione – la funesta
Charpillon –, si dirige verso Berlino;
a Sans-Souci, dove comincia a fregiarsi del titolo di «cavaliere
di Seingalt» incontra Federico
[il Grande], che gli offre un modesto posto
d'insegnante nella scuola dei cadetti;
rifiutata sdegnosamente la proposta, si dirige verso la Russia…
dicembre, arriva a San Pietroburgo;
1765
si reca a Mosca;
in seguito incontra l'imperatrice Caterina II;
[Anche lei annessa alla straordinaria collezione di personaggi
storici incontrati nel corso delle sue infinite peregrinazioni. Merita
una riflessione la straordinaria facilità con cui lo scrittore-avventuriero
abbia accesso a personaggi di primissimo piano, che certo non sono usi
ad incontrarsi con chiunque. Evidentemente la fama lo precede regolarmente
e, almeno per effetto della curiosità suscitata, gli consente
di penetrare nei circoli più esclusivi delle capitali. Un po'
la questione si autoalimenta, nel senso che in qualsiasi luogo egli
si trovi, si dà sempre un gran da fare per ottenere lettere di
presentazione per la destinazione successiva. Evidentemente ci aggiunge
del suo: ha conversazione brillante, una cultura enciclopedica fuori
del comune e, quanto ad esperienze di viaggio, ne ha accumulate infinite
– in un'epoca in cui la gente non viaggia un granché.
Insomma il nostro scrittore-avventuriero il suo fascino lo ha,
e non lo spende solo con le donne.]
ottobre, di ritorno dalla Russia si ferma a Varsavia;
1766
in Polonia avviene un episodio che lo segna profondamente: il duello
con il Gran Ciambellano, conte Saverio Branicki;
[Questi, durante un litigio a causa [Memoirs]
della ballerina veneziana Anna Binetti,
lo ha apostrofato chiamandolo poltrone veneziano.
Il conte è un personaggio di rilievo alla corte del re Stanislao
II Augusto Poniatowski e per uno straniero privo di qualsiasi
copertura politica non è molto consigliabile contrastarlo. Quindi,
anche se offeso pesantemente dal conte, qualsiasi uomo di normale prudenza
si sarebbe ritirato in buon ordine; egli, invece, che evidentemente
non è solo un amabile conversatore e un abile seduttore, ma anche
un uomo di coraggio, lo sfida in un duello alla pistola. Faccenda assai
pericolosa, sia in caso di soccombenza che in caso di vittoria, in quanto
è facile attendersi che gli amici del conte ne vendicherebbero
rapidamente la morte.
Il conte ne esce ferito in modo gravissimo, ma non abbastanza da impedirgli
di pregare onorevolmente i suoi di lasciare andare indenne l'avversario,
che si è comportato secondo le regole.]
Seppur ferito abbastanza seriamente a un braccio, riesce a lasciare
l'inospitale paese;
grazie all'amicizia e a precedenti attestati di stima del re Stanislao
II Augusto Poniatowski, gli è concesso d'espatriare in
silenzio, saldati i debiti contratti durante la permanenza.
La buona stella sembra avergli voltato le spalle. Si dirige a Vienna,
da cui viene espulso. Torna quindi a Parigi.
ottobre. a fine mese lo raggiunge la notizia della morte di
Matteo Bragadin il quale, più che
un protettore, è stato finora per lui un padre adottivo.
6 novembre, viene colpito da una lettre de cachet
del re Luigi XV, con la quale gli viene
intimato di lasciare il paese;
[Il provvedimento è stato richiesto dai parenti
della marchesa d'Urfé, i quali intendono
mettere al riparo da ulteriori rischi le pur cospicue sostanze di famiglia.]
Si reca quindi in Spagna, ormai alla disperata ricerca di una qualche
occupazione, ma anche qui non va meglio: viene gettato in prigione con
motivi pretestuosi e la faccenda dura più di un mese.
Lascia quindi la Spagna e approda in Provenza.
1769
gennaio, in Provenza, si ammala gravemente;
[È assistito grazie all'intervento della sua amata
Henriette che, nel frattempo
sposatasi e rimasta vedova, ha conservato di lui un ottimo ricordo.]
Confutazione della storia del governo veneto di Amelot de la Houssaye
(1769)
1770
riprende presto il suo peregrinare, recandosi a Roma, Napoli, Bologna,
Trieste.
In questo periodo si infittiscono i contatti con gli Inquisitori veneziani
per ottenere l'agognata grazia…;
1771
1772
gennaio, giunto a Bologna, si reca dal cardinal-legato Antonio
Branciforte, un amico di vecchia data, con cui, prima di indossare
quell'abito, aveva condiviso non poche gioie. Il cardinale, non a caso,
gli si raccomanda, ricordandogli che non è il caso di raccontare
in giro la loro gioventù. Ed eventualmente di dimenticare che
il giovane Antonio Branciforte è
noto come omosessuale.
Lana caprina, epistola di un licantropo (1772;
ristampato nel 1991, Lana caprina, a cura di Renato
Giordano)
[Girando per Bologna capita nella bottega del libraio Taruffi,
dove incontra un abate guercio, tale Francesco
Zacchiroli, un altro rapace di alcove. Diventano subito amici.
E l'abate gli regala due librini:
- Di Geniali della dialettica delle donne ridotto al suo vero principio.
di Petronio Ignazio Zecchini, professore
di medicina e filosofia nel locale ateneo;
(In esso si vuol dimostrare che "si devono perdonare alle donne gli
errori che commettono, perché a causarli è l'utero che
le fa agire contro la loro volontà".)
- Lettres de madame Cunégonde (una critica al precedente)
.
(Dove si dimostra che "l'utero è sì un animale, ma che
non influisce sulla ragione della donna, perché l'anatomia non
ha mai scoperto il più piccolo canale di comunicazione tra questo
organo, vaso del feto, e il cervello".)
Casanova
decide di entrare nella querelle, quale riconosciuto professore "in
tutto cio' che riguarda la donna". In tre giorni scrive una risposta
intitolata Lana caprina, epistola di un licantropo. Manda quindi
il manoscritto a Venezia al suo protettore Dandolo
e se ne fa stampare 500 esemplari. Dieci giorni dopo riceve il pacco
a Bologna e mette in vendita i libri. In essi egli si fa beffe dell'uno
e dell'altro. Al primo ricorda che l'uomo e la donna ragionano allo
steso modo; caso mai sarebbe il caso di inventariare chi ragiona con
lo stomaco, col fegato, con gli intestini, oltre che con gli apparati
della riproduzione. Al secondo rileva gli innumerevoli errori del suo
francese, consigliando un bolognese con origini cesenate di scrivere
in italiano, che è meglio per tutti.]
1774
febbraio, alla metà del mese cessa la narrazione delle
sue Memorie;
estate, termina in questo periodo il suo racconto in Histoire
de ma vie/Storia della mia vita;
3 settembre, giunge finalmente l'agognata grazia da parte degli
Inquisitori veneziani: grazie ad una disposizione che gli revoca il
bando, dopo 18 anni di esilio rientra a Venezia dove riannoda le vecchie
amicizie, peraltro mai sopite grazie ad un'intensissima attività
epistolare;
per vivere, si propone agli Inquisitori come spia, proprio in favore
di coloro che erano stati tanto decisi prima a condannarlo alla reclusione
e poi a costringerlo a un lungo esilio;
domanda da lui inoltrata per diventare "informatore":
«La natura umana, che tende
alla conservazione di se' medesima, non ha furore per le cose, che intraprende,
che allor quando spera di ricavar da quelle il suo sostentamento. Io,
infelicissimo, domando al mio Serenissimo Principe, qualche sussidio,
non per avermelo guadagnato, scoprendogli cose utili, delle quali egli
solo e' il giudice, ma accio' il tenue sussidio mi dia coraggio di sperare,
che le future, che m' ingegnero' di scoprire, saranno utili. Imploro
la Sapienza, e l' umanita' di VV.EE. a perdonarmi. Grazie.
1763 Giacomo Casanova»
diventa così confidente degli inquisitori veneziani;
[Come attestano varie buste (presenti nell'Archivio di
Stato di Venezia, sotto la voce "Inquisitori di Stato") che raccolgono
le denunce (alcune sono senza data) secondo l'ordine alfabetico dei
"confidenti".]
ma le sue riferte non sono mai particolarmente interessanti e la collaborazione
si trascina stancamente fino ad interrompersi per "scarso
rendimento";
[Probabilmente qualcosa in lui si oppone ad esser causa
di persecuzioni che, avendole provate in prima persona, conosce bene.]
Rimasto senza fonti di sostentamento, si dedica all'attività
di scrittore, utilizzando la sua vasta rete di relazioni per procurare
sottoscrittori alle sue opere.
[In questi anni si usa far sottoscrivere un ordinativo
di libri prima ancora di aver dato alle stampe o addirittura terminato
l'opera, in modo da esser certi di poter sostenere gli elevati costi
di stampa. Infatti la composizione avviene manualmente e le tirature
sono bassissime.]
Istoria delle turbolenze della Polonia (1774, trattato quasi
del tutto sconosciuto fino all'edizione critica del Bozzolato
(1974).)
[Egli "raccomanda" alla Polonia [ecco la sua
lungimiranza] di guardarsi dal vero nemico, la Russia.]
1775
Iliade di Omero (Venezia 1775-78,
traduzione, I edizione, in lingua "toscana", presso Modesto
Fenzo; 3 voll.; la traduzione, che avrebbe dovuto comprendere
quattro volumi, al terzo si interrompe incompiuta con le annotazioni
al canto XVII)
[Conoscitore finissimo del verso (ne disquisisce con
Voltaire e con Federico
II) è autore di due traduzioni dell'Iliade di Omero,
di cui una in dialetto veneziano, ancora inedita, e questa. Nel 1992
la casa editrice Novecento di Palermo ripropone
questo gioiello (seconda edizione assoluta, prima integrale, a cura
di Paolo De Angelis) con qualcosa in più:
il XVIII canto che il libertino lasciò manoscritto nel castello
di Dux, dove si era ritirato negli ultimi anni.
La notizia data nel Proemio, di aver lavorato undici anni alla
traduzione dell'Iliade, trova effettivi riscontri. La prima data
si trova nella lettera inviata da Dresda, il 29 novembre 1766, a Demetrio
Papanelopulo, banchiere greco (nativo dell' isola di Santamaura)
in quegli anni a Pietroburgo. Tuttavia il progetto allora non era molto
avanti, difatti solo dal 1771, a Firenze, egli si dedica intensamente
allo studio di Omero.]
[La lista di sottoscrittori, cioè di coloro che hanno finanziato
l'opera, è davvero notevole e comprende oltre duecentotrenta
nomi fra quelli più in vista a Venezia, comprese le alte autorità
dello stato, sei Procuratori di San Marco in carica, due figli del doge
Mocenigo, professori dell'università
di Padova e così via.
Va rilevato che, per essere un ex carcerato evaso e poi graziato, ha
delle frequentazioni di altissimo livello. Il fatto di far parte della
lista non è tenuto segreto, ma in una città piccola, in
cui le persone che contano si conoscono tutte, è di pubblico
dominio; dunque le adesioni dimostrano che, malgrado le sue vicissitudini,
egli non è affatto un emarginato. Anche qui è opportuna
una riflessione sull'ambivalenza del personaggio e sul suo eterno oscillare
tra la classe reietta e quella privilegiata.]
In questo stesso periodo inizia una relazione con Francesca
Buschini;
[Una ragazza molto semplice e incolta che per anni gli
scriverà, dopo il suo secondo esilio da Venezia, delle lettere
(ritrovate a Dux) di un'ingenuità e tenerezza commoventi, utilizzando
un lessico molto influenzato dal dialetto veneziano, con evidenti tentativi
di italianizzare il più possibile il testo. Questa è l'ultima
relazione importante dello scrittore veneziano che rimane molto attaccato
alla donna: anche quando ne è irrimediabilmente lontano, rattristato
profondamente dal crepuscolo della sua vita, tiene con lei una fitta
corrispondenza, oltre a continuare a pagare, per anni, l'affitto della
casa in Barbaria delle Tole, in cui hanno convissuto,
inviandole, quando ne ha la possibilità, lettere di cambio con
discrete somme di denaro.]
[Il nome della calle deriva dalla presenza, in tempi antichi, di falegnamerie
che riducevano in tavole (tole, in dialetto
veneziano) i tronchi d'albero. La calle si trova nelle immediate vicinanze
del Campo SS. Giovanni e Paolo.
La sua ultima abitazione veneziana è sita in Barbarìa
delle Tole, al civico 6673 del sestiere di Castello. L'identificazione
certa sarà ricavata da una lettera a li indirizzata di Francesca
Buschini, ritrovata a Dux (futura Duchcov, Repubblica Ceca),
datata 13 dicembre 1783. L'appartamento occupato dai due – di proprietà
della nobile famiglia Pesaro di S.Stae
–, affittato a 96 lire venete a trimestre, corrisponde alle tre finestre
del terzo piano situate sotto la soffitta che si vede in alto a sinistra
(vedi foto). La lettera in questione spedita dalla donna allo scrittore
ormai in esilio, fa riferimento alla casa antistante "È
morto la moglie del maestro di spada che mi stà in fasa di me
quela casa in mezzo al brusà, giovine e anche bela la era..."(testo
originale tratto dall'edizione critica delle lettere di F.
Buschini a cura di Marco Leeflang,
Utrecht, Marie-Françose Luna, Grenoble, Antonio Trampus, Trieste,
Lettres de Francesca Buschini à G. Casanova, 1996, cit.
in bibl.) Poiché tutti i caseggiati antistanti andarono distrutti
a causa di due successivi incendi, avvenuti nel 1683 e nel 1686, l'area
è rimasta praticamente priva di fabbricati e destinata a giardino.
L'unico fabbricato ancora esistente è quello dinanzi al 6673.
In seguito la situazione non subirà modifiche di rilievo; l'edificio
in questione, antistante al 6673, si trova tra il ramo primo e il ramo
secondo "Del brusà" e quindi l'identificazione appare
fondata e verificabile.]
1780
ll duello
(1780, racconto autobiografico; si riferisce ad una sua disavventura
d'onore (affari di donne) che avrebbe potuto costargli la vita mentre
si trovava a Varsavia)
1781
22 dicembre, la spiata relativa ai libri.
["Ubbidiente al Venerato Comando" Casanova
inizia elencando:
- opere di Voltaire. Dal Dizionario
filosofico all'Epistola ad Urania ai compendi circolanti
in traduzione;
- Ode a Priapo del Piron";
- Emile di Rousseau, Nuova Eloyse,
;
Dopo altri nomi, quasi tutti di filosofi francesi del Settecento, ricorda:
- Bolla Unigenitus ("coperta sotto la sporca e lasciva
favola di Tanzaire") del Crebillon
giovane.
Tra gli italiani egli ritiene pericolosi:
- Machiavelli, l'Aretino
e molti altri, "del titolo de' quali non mi ricordo" tuttavia nota che
"sono sparsi nelle mani di tutti".
E' puntiglioso: rammenta quanto sia pernicioso il Compendio della
Storia ecclesiastica dell'abate Fleury,
"con l' empia prefazione attribuita al re di Russia" e nota che "l'ultima
edizione fu portata a Venezia da Vienna dall'Ecc.mo Cavalier Ambasciator
ritornato, ed il N.H. Ser Angelo Zorzi
ne ha una simile".
Precisa inoltre che abbondano anche quei libri che non fanno male ai
dogmi ma che ugualmente sono nocivi, "poiché sfacciatissimi
nel libertinaggio sembrano fatti a bella posta per eccitare con voluttuose
storie, lubricamente scritte, le assopite e languenti nemiche passioni".
Questi libri, prosegue l'inclemente accusatore, "sono degnissimi
del fuoco, al quale sono gia' stati condannati nella loro origine, ma
per sciagura, un libro non vien mai tanto letto, che quando una esecuzione
del principe il rende infame".
Chiude un breve elenco dei titoli e dei nomi di coloro che li posseggono,
presso i quali egli è stato ospitato e ha potuto vederli. Ma
questo capitolo dei libri non è che un piccolo esempio.
Una confidenza senza data è stata scritta contro i matrimoni
troppo facilmente annullati dai tribunali ecclesiastici e permette a
Casanova una tirata di morale: "L'eccesso
del lusso, le donne senza freno, e la soverchia libertà del praticare
["fottere"], a fronte degli indispensabili doveri delle famiglie
sono le cagioni, che la corruttela prende ogni giorno nuovi gradi di
forza".
E ancora eccolo alle prese con "il nudo all' accademia di pittura".
[…]
Circa la commedia Vittime del dovere
di Marc'Antonio Giustinian (che non ha
nulla di pericoloso) Casanova sa trovare
qualcosa che non va. "V'è nella comedia un personaggio, chiamato
il Conte di Fripot che prende di mira il N.H. Ser Pietro Boldù,
lo stesso che serve la N.D. Contarini. Il dipinge con carattere nero,
di modo che, adottata la personificazione, potrebbero avvenire che nascessero
dissidi fra le persone nobili in questa città, che preme a Vostre
Eccellenze di mantenere cheta e tranquilla".
L'ultimo Casanova è dedito agli studi, ai libri
e a meditare se stesso. Non è più l'uomo che entra nel
convento di Murano per violare i voti di Caterina
Capretta e, già che c'è, si dedica anche alla rimozione
di quelli della monaca M.M.. Non è
più l'uomo capace di evadere dai Piombi, affiliato a logge massoniche,
immerso nelle scienze occulte. Non è più il libertino
che fugge dopo aver seminato figli e guai, truffe, colpi di mano non
è più nemmeno quel religioso che, dopo aver ricevuto i
quattro ordini minori, iniziò la missione del predicatore. È
semplicemente un uomo che si stabilisce - ha cinquant'anni - in Venezia,
in calle delle Case Nove e cerca un'occupazione stabile per campare.
Perciò briga: pubblica il primo tomo della sua traduzione dell'Iliade,
continua con il secondo e terzo dell'Istoria delle turbolenze della
Polonia, diventa confidente e nel 1781 tenta anche il mestiere dell'impresario
teatrale: che ben presto si riveloò non essere il suo.
L'ultima avventura è forse quella di un rientro clandestino dopo
la cacciata da Venezia, per riprendere le sue cose, e poi per un anno
ricomincia la vita errabonda. Sono le ultime briciole.
1782
_______________________
1783
Né Amori né Donne, ovvero la stalla ripulita (1783)
[Offeso platealmente in casa Grimani
da un certo Carletti, col quale ha questionato
per motivi di denaro, si risente perché il padrone di casa ha
preso le parti del Carletti. Decide a questo
punto di vendicarsi componendo questo libello, in cui, pur sotto un
labile travestimento mitologico, facilmente svelabile, sostiene chiaramente
di essere lui stesso il vero figlio di Michele
Grimani, mentre Zuan Carlo Grimani
sarebbe "notoriamente" frutto del tradimento della madre (Pisana
Giustinian Lolin) con un altro nobile veneziano, Sebastiano
Giustinian.
Probabilmente è tutto vero, anche perché
in una città in cui le distanze tra le case si misurano a spanne,
si circola in gondola e ci sono stuoli di servitori che ovviamente spettegolano
a più non posso, è impensabile poter tenere segreto alcunché.
Comunque anche in questo caso l'aristocrazia fa quadrato ed egli è
costretto all'ultimo definitivo esilio.
Tuttavia la questione non passa inosservata se si ritiene opportuno
far circolare un libello anonimo, con cui si replica allo scritto casanoviano,
intitolato "Contrapposto o sia il riffiutto mentito, e vendicato
al libercolo intitolato Ne amori ne donne ovvero La stalla ripulita,
di Giacomo Casanova".]
gennaio, a seguito della pubblicazione del feroce libello, gli
Inquisitori si liberano dei suoi servigi ed egli lascia per sempre la
città natale seguendo a Vienna, come segretario, l'ambasciatore veneziano
Sebastiano Foscarini;
1784
1785
aprile, dopo la morte dell'ambasciatore veneziano Sebastiano
Foscarini, accetta l'incarico di bibliotecario nel castello di
Dux, in Boemia [futura Duchov, in Cecoslovacchia] affidatogli da Karl
Josef von Wallenstein, discendente del più celebre Albrecht,
il guerriero immortalato nelle pagine di Schiller;
[Qui trascorre gli ultimi tristissimi anni della sua
vita, sbeffeggiato dalla servitù, ormai incompreso, e considerato
il relitto di un'epoca tramontata per sempre.]
Casanova è capace ancora di sorprese. Vive l'amore
della popolana Francesca Buschini e altri
occasionali amori.
1786
-,
1787
-,
1788
Icosaméron (1788)
Histoire de ma fuite des prisons de la Republique de Venise, qu'on
appelle les Plombes (Lipsia 1788, La storia della mia fuga…)
1789
da Dux, deve assistere alla Rivoluzione francese;
["Chi è nato prima
del 1789 non può dire cosa sia la vita": questa
massima, che avrà tanta fortuna nell'Ottocento, ha come padre
Casanova.]
1791
giugno 1791 – agosto 1795, di questo periodo abbiamo le lettere [ce
ne sono giunte quattordici su un numero sconosciuto] scrittegli da Lorenzo
Da Ponte.
[Lettere di Lorenzo Da Ponte a Giacomo Casanova
(Vittorio Veneto 1988, a cura di Giampaolo Zagonel,
Dario De Bastiani Editore)]
Raccolta di scritti filosofici inediti (1791,
a cura dell'ingegnere tedesco Bernhard Marr
(1856-1940):
- Prefazione rifiutata delle Memorie,
- Il filosofo e il teologo,
- Saggio sulla materia,
[L'originale venne scritto da Casanova in francese. Si
trova nel manoscritto U6/1 (tuttavia di esso esiste un parziale rifacimento
del manoscritto U18/8). Il titolo del primo è Essai sur la
matière (in prima battuta Casanova aveva scritto Essai
sur la création de la matière); nel manoscritto U18/8
si intitola Essai sur la matière créé ou incréé.
Anche se questo trattatello, poi confluito nel dialogo XVIII de Il
filosofo e il teologo, vede la luce in Italia soltanto nel 1990
[Rusconi], qualche passo di esso, sotto il titolo (non esatto) Abhandlung
uber die Materie, ha visto la luce nel 1930 a Berlino, grazie a
E. von Schmidt-Pauli: Der andere Casanova,
Unveroffentlichte Dokumente aus dem Duxer Archiv.]
- Se Gesù Cristo possa essere accusato di aver mentito quando
disse che ignorava il termine della fine del mondo,
- Sogno di un quarto d'ora.)
[Si precisa che non è ovviamente la raccolta completa
degli inediti di carattere filosofico del libertino veneziano.]
1797
col trattato di Campoformio Napoleone cede
Venezia all'Austria.
12 maggio, capitolazione della Serenissima.
a questi fatti egli deve assistere da Dux;
l'ultimo conforto, oltre alle lettere numerosissime degli amici veneziani
che lo tengono al corrente di quanto accade nella sua città,
è la composizione della Histoire de ma vie, l'opera
autobiografica che assorbe tutte le sue residue energie, compiuta con
furore instancabile quasi per non farsi precedere da una morte che ormai
sente vicina;
1798
17 aprile, da Dux spedisce un'ultima lettera Elisa
von Der Recke.
4 giugno, muore.
[Detestava gli atei e morì con il conforto
della religione. Secondo il principe di Ligne,
sollevò le braccia al cielo come un profeta e, dopo aver ricevuto
i sacramenti e borbottato qualche preghiera, confessò non senza
un pizzico di stile: "Gran Dio e voi tutti, testimoni della mia morte:
son vissuto da filosofo e muoio da cristiano". Doveva essere il
2 o il 3 giugno 1798 il giorno in cui ciò avvenne.
È sepolto nei pressi del castello. Circa il problema dell'identificazione
del luogo di sepoltura, le notizie saranno piuttosto vaghe; in ogni
caso solo ipotesi non documentate. Per tradizione si riterrà
sia stato sepolto nel cimitero della chiesetta attigua al castello Waldstein,
ma si tratta di pura ipotesi.]
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Mémoires (1822-28, Memorie)
- 1821,
acquisizione F.A. Brockhaus – manoscritto
in 10 volumi;
- 1822-28, 1ª edizione F.A. Brockhaus,
trad. tedesca abbreviata di Schütz
– Lipsia, 12 voll. (1822, I e II; 1823, III e IV; 1824, V; 1825, VI
e VII; 1826, VIII e IX; 1827, X; 1828, XI e XII)
- 1825-28, edizione Tournachon-Molin,
traduz. francese dalla traduz. di Schütz
– Parigi 14 voll. (1825, I-III; 1826, IV-VI; 1827, VII; 1828, VIII-XI,
1829, ?)
- 1826-38, 2ª edizione F.A. Brockhaus,
versione Laforgue, edizione originale,
12 voll (Lipsia 1826, I e II; 1827, III e IV; Parigi 1832, V-VIII; Bruxelles
1838, IX-XII)
- 1833, edizione Paulin-Busoni,
versione Laforgue + manoscritto di fonte
sconosciuta – Parigi, 10 voll (1833, I-VIII; 1837, IX-X)
Ritenute
un falso letterario da molti critici, tra cui il Foscolo,
vengono pubblicate in edizione critica in Francia e in Germania a partire
dal 1960)
- 1960-62,
3ª edizione Brockhaus, Il
manoscritto di Casanova. Wiesbaden, 12 voll. in 6 tomi.
- Flammarion, Paris ?, Mémoires de Jacques Casanova… édition originale,
la seule complète, in 3 voll.]
Storia della mia vita di Casanova
(1955, a cura di Piero Chiara)
Tre amori di Casanova a cura di Giovanni
Comisso (1966)
- Dimenticherai anche Henriette
- La deliziosa De Roll
- La cara Dubois.
Histoire de ma vie, (1989, 3 voll., edizione completa, "Meridiani"
Mondadori, curata e tradotta da Piero Chiara e
Federico Roncoroni)
– Note tratte da: Armando Torno
«IlSole24Ore» [13.08.89]
[L' Histoire de ma vie/Storia della mia vita non
parla di questo periodo. Casanova termina raccontando di sé
con l'estate del 1774, quando rivede Irene
Rinaldi, un'attrice che conosceva sin dall' infanzia. O meglio,
il manoscritto della Storia si chiude a pagina 4.545 con le seguenti
parole: "All'inizio di Quaresima, Irene lasciò
Trieste con tutta la compagnia, e la ritrovai tre anni dopo a Padova,
dove con sua figlia feci una ben più tenera conoscenza".]
[Wikipedia:
(FR)
«J'ai écrit en français,
et non pas en italien parce que la langue française est plus
répandue que la mienne.»
(IT)
«Ho scritto in francese e non in
italiano perché la lingua francese è più diffusa
della mia.»]
Giacomo Casanova,
La storia della mia vita (1961 e il 1963, 4 voll., 4000 pagine
ca (di cui circa 900 sono dedicate alle note), a cura di Carlo
Cordié, illustrata con decine di tavole a colori da Bernardino
Palazzi, Casini editore).
Agenti segreti di Venezia (1963, a cura di Giovanni
Comisso, Longanesi, opera apparsa nella collana "I cento libri"
a tiratura limitata)
Paolo
Preto,
I servizi segreti di Venezia (1994, edizioni de Il Saggiatore)
Giacomo
Casanova, La storia della mia vita (Roma 1999, edizione
integrale, 2 voll. con il cofanetto, Newton)
[Nella seconda metà del Settecento ebbe una
certa fortuna in Europa un Dictionnaire des athées,
sorta di vademecum per il perfetto miscredente. Tra l'altro, in esso
si affrontava una questione delicata: il modo in cui morire. Stando
al compilatore della voce, il buon ateo si doveva consolare in quei
momenti ritenendo che la morte "altro non è che dislocazione
di materia e mutamento di forma". Dopo questa pensata, il candidato
al trapasso doveva accomiatarsi con gesti dignitosi, allontanando da
sé eventuali confessori (o, peggio ancora, quei dannati Rocchettini,
cioè i Canonici Lateranensi del Santissimo Salvatore, il cui
compito era quello di far testare a favore di Santa Madre Chiesa)
infine, dopo aver superato quelle ultime tentazioni, poteva andarsene
fiero di essere un "anello indistruttibile della gran catena degli esseri".
Nella biblioteca del castello di Feldkirch in Austria, allo sbocco della
piana del Reno, un tempo luogo di passaggio di pellegrini e libertini,
c'è una copia di tale Dictionnaire che reca al foglio
di guardia un elenco di personaggi che riuscirono a morire in queste
condizioni. Non sappiamo se tale elenco sia vero, né quanti riuscirono
a realizzare quei consigli di certo possiamo soltanto ricordare che
uno tra i più celebri clienti dell'editore che stampò
il Dictionnaire non applicò tali regole. Si chiamava Giacomo
Casanova.]
Lettere di donne a Casanova
(Genova 1992, Ecig)
[a Maria Teresa Dolfin Zorzi,
moglie di un importante giureconsulto della Serenissima (soprattutto
dopo la fuga dai Piombi), alla marchesa Violante
Chigi, una matura sirena senese, alla madre premurosa Laura
Bassi Verati, alla bella cantante Maddalena
Allegranti, nipote di un albergatore di Firenze (dopo aver girato
per l'Europa ha fatto perdere le sue tracce a Venezia nel 1798);
a Francesca Buschini, l'ultima sua amica veneziana durante il
ritiro di Dux.]
A Giacomo Casanova. Lettere d'amore (Milano 1997,
a cura di Vittorio Orsenigo, Rosellina
Archinto editore; selezione dell'abbondante materiale custodito in Boemia,
nel Castello del conte Waldstein; epistolario
raccolto nel 1911 da Aldo Ravà,
studioso di Giacomo Casanova, per l'Editore Treves)
[Due sono le figure che parlano: la giovane parigina
Manon Balletti [per tre anni Nena, Taton,
Nenotola, Ballettina… poi cedera' al matrimonio con l'architetto del
Re, François-Jacques Blondel] figlia di
teatranti, e l'attempata filosofa Elisa von der
Recke, interpreti rispettivamente degli anni movimentati (32
anni) del leggendario amatore e del tramonto dell'uomo che si avvia
alla morte (72 anni) lavorando come bibliotecario al Castello di Dux.]
Sebastiano Vassalli, Dux (Torino
2002, Einaudi)
[Storia di una parte del soggiorno del vecchio Casanova
appunto a Dux, in Boemia, nel castello del conte
di Waldstein. Soprattutto, storia della sua "lite di condominio,
e che lite!", con il maggiordomo del castello, il sottoluogotenente
Feltkircher, oltre che con un suo sottoposto,
il giovane "corriere" Wiederholt;
ventuno lettere scritte al signor Faulkircher,
mai spedite e ritrovate dopo la sua scomparsa.]
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da WIKIPEDIA luglio 2017
Opere[modifica | modifica wikitesto]
1752 -Zoroastro, tragedia tradotta dal Francese, da rappresentarsi nel
Regio Elettoral Teatro di Dresda, dalla compagnia de' comici italiani
in attuale servizio di Sua Maestà nel carnevale dell'anno MDCCLII.
Dresda.
1753 - La Moluccheide, o sia i gemelli rivali. Dresda
1769 - Confutazione della Storia del Governo Veneto d'Amelot de la Houssaie,
Amsterdam (Lugano).
1772 - Lana caprina. Epistola di un licantropo. Bologna.
1774 - Istoria delle turbolenze della Polonia. Gorizia.
1775 - Dell'Iliade di Omero tradotta in ottava rima. Venezia.
1779 - Scrutinio del libro "Eloges de M. de Voltaire par différents
auteurs". Venezia.
Il duello, ed. 1914
1780 - Opuscoli miscellanei - Il duello - Lettere della nobil donna
Silvia Belegno alla nobildonzella Laura Gussoni. Venezia.
1781 - Le messager de Thalie. Venezia.
1782 - Di aneddoti viniziani militari ed amorosi del secolo decimoquarto
sotto i dogadi di Giovanni Gradenigo e di Giovanni Dolfin. Venezia.
1782 - Né amori né donne ovvero la stalla ripulita. Venezia.
1784 - Lettre historico-critique sur un fait connu, dependant d'une
cause peu connu... Amburgo (Dessau).
1784 - Expositionne raisonée du différent, qui subsiste
entre le deux Républiques de Venise, et d'Hollande. Vienna.
1785 - Supplément à l'Exposition raisonnée. Vienna.
1785 - Esposizione ragionata della contestazione, che susiste trà
le due Repubbliche di Venezia, e di Olanda. Venezia.
1785 - Supplemento alla Esposizione ragionata.... Venezia.
1785 - Lettre a monsieur Jean et Etienne Luzac.... Vienna.
1785 - Lettera ai signori Giovanni e Stefano Luzac.... Venezia.
1786 - Soliloque d'un penseur, Prague chez Jean Ferdinande noble de
Shonfeld imprimeur et libraire.
1787 -Histoire de ma fuite des prisons de la République de Venise
qu'on appelle les Plombs. Ecrite à Dux en Bohème l'année
1787, Leipzig chez le noble de Shonfeld 1788. Historia della mia fuga
dalle prigioni della republica di Venezia dette "li Piombi",
prima edizione italiana a cura di Salvatore di Giacomo (prefazione e
traduzione). Alfieri&Lacroix editori, Milano 1911.
1788 - Icosameron ou histoire d'Edouard, et d'Elisabeth qui passèrent
quatre vingts ans chez les Mégramicres habitante aborigènes
du Protocosme dans l'interieur de notre globe, traduite de l'anglois
par Jacques Casanova de Seingalt Vénitien Docteur èn lois
Bibliothécaire de Monsieur le Comte de Waldstein seigneur de
Dux Chambellan de S.M.I.R.A., Prague à l'imprimerie de l'école
normale. Praga. (romanzo di fantascienza)
1790 - Solution du probleme deliaque démontrée par Jacques
Casanova de Seingalt, Bibliothécaire de Monsieur le Comte de
Waldstein, segneur de Dux en Boheme e c., Dresde, De l'imprimerie de
C.C. Meinhold.
1790 - Corollaire a la duplication de l'Hexaedre donée a Dux
en Boheme, par Jacques Casanova de Seingalt, Dresda.
1790 - Demonstration geometrique de la duplicaton du cube. Corollaire
second, Dresda.
1792 Lettres écrites au sieur Faulkircher par son meilleur ami,
Jacques Casanova de Seingalt, le 10 Janvier 1792.
1797 - A Leonard Snetlage, Docteur en droit de l'Université de
Gottingue, Jacques Casanova, docteur en droit de l'Universitè
de Padoue. Dresda.
Opere postume[modifica | modifica wikitesto]
1886 - Le Polemoscope, a cura di Gustave Kahn, Paris, La Vogue.
1960-1962 - Histoire de ma vie, F.A. Brockhaus, Wiesbaden e Plon, Parigi.
Edizioni italiane basate sul manoscritto originale: Piero Chiara (a
cura di), traduzione Giancarlo Buzzi - Giacomo Casanova, Storia della
mia vita, ed. Mondadori 1965. 7 voll. di cui uno di note, documenti
e apparato critico. Piero Chiara e Federico Roncoroni (a cura di) -
Giacomo Casanova, Storia della mia vita, Milano, Mondadori "I meridiani"
1983. 3 voll. Ultima edizione: Milano, Mondadori "I meridiani",
2001.
1968 - Saggi libelli e satire di Giacomo Casanova, a cura di Piero Chiara,
Milano. Longanesi & C.
1969 - Epistolario (1759 - 1798) di Giacomo Casanova, a cura di Piero
Chiara, Milano. Longanesi & C.
1978 - Rapporti di Giacomo Casanova con i paesi del Nord. A proposito
dell'inedito "Prosopopea Ecaterina II (1773-74)", a cura di
Enrico Straub. Venezia. Centro tedesco di studi veneziani.
1985 - Examen des "Etudes de la Nature" et de "Paul et
Virginie" de Bernardin de Saint Pierre, a cura di Marco Leeflang
e Tom Vitelli. Utrecht, 1985. Edizione italiana: Analisi degli Studi
della natura e di Paolo e Virginia di Bernardin de Saint-Pierre, a cura
di Gianluca Simeoni, Bologna, Pendragon, 2003, ISBN 88-8342-202-3
1990 - Pensieri libertini, a cura di Federico di Trocchio (sulle opere
filosofiche inedite rinvenute a Dux), Milano, Rusconi.
1993 - Philocalies sur les sottises des mortels, a cura di Tom Vitelli.
Salt Lake City.
1993 - Jacques Casanova de Seingalt - Histoire de ma vie. Texte intégral
du manuscrit original, suivi de textes inédits. Édition
présentée et établie par Francis Lacassin. ISBN
2-221-06520-4. Éditions Robert Laffont.
1997 - Iliade di Omero in veneziano Tradotta in ottava rima. Canto primo.
Riproduzione integrale del manoscritto a fronte, Venezia, Editoria Universitaria.
1998 - Iliade di Omero in veneziano Tradotta in ottava rima. Canto secondo.
Riproduzione integrale del manoscritto a fronte. Venezia, Editoria Universitaria.
1999 - Storia della mia vita, traduzione Pietro Bartalini Bigi e Maurizio
Grasso. Roma, Newton Compton, coll. « I Mammut », 1999,
2 vol. ISBN 978-88-82-89028-5.
2005 - Dell'Iliade d'Omero tradotta in veneziano da Giacomo Casanova.
Canti otto'. Mariano del Friuli, Edizioni della Laguna.
2005 - Iliade di Omero in veneziano. Tradotta in ottava rima. Riproduzione
integrale del manoscritto a fronte. Venezia, Editoria Universitaria,
ISBN 978-88-88618-47-0
2005 - Dialoghi sul suicidio. Roma, Aracne, ISBN 88-548-0312-X
2006 - Iliade di Omero in idioma toscano'. Riproduzione integrale dell'edizione
Modesto Fenzo (1775-1778). Venezia, Editoria Universitaria.
2013 - Histoire de ma vie, tome I. Édition publiée sous
la direction de Gérard Lahouati et Marie-Françoise Luna
avec la collaboration de Furio Luccichenti et Helmut Watzlawick. Collection
Bibliothèque de la Pléiade (nº 132), Gallimard. ISBN
978-2-07-011712-3
2013 - Histoire de ma vie, tome I. Édition établie par
Jean-Christophe Igalens et Érik Leborgne, Laffont, Bouquins.
ISBN 2-221-13135-5
2015 Histoire de ma vie, tome II. Édition publiée sous
la direction de Gérard Lahouati et Marie-Françoise Luna
avec la collaboration de Furio Luccichenti et Helmut Watzlawick. Collection
Bibliothèque de la Pléiade (nº 137), Gallimard. ISBN
978-2-07-013054-2
2015 Histoire de ma vie, tome III. Édition publiée sous
la direction de Gérard Lahouati et Marie-Françoise Luna
avec la collaboration de Furio Luccichenti et Helmut Watzlawick. Collection
Bibliothèque de la Pléiade (nº 147).[74] Gallimard.
ISBN ISBN 978-2-07-013055-9
Valore letterario e fortuna dell'opera casanoviana[modifica | modifica
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La sua produzione fu spesso d'occasione, cioè di frequente i
suoi scritti furono creati per ottenere qualche beneficio. Principale
esempio è la Confutazione della Storia del Governo Veneto d'Amelot
de la Houssaye, scritta in gran parte durante la detenzione a Barcellona
nel 1768, che avrebbe dovuto servire, e infatti così fu, a ingraziarsi
il governo veneziano e ad ottenere la tanto sospirata grazia.[82]
Lo stesso si può dire per opere scritte nella speranza di ottenere
qualche incarico da Caterina II di Russia o da Federico II di Prussia.
Altre opere, come l'Icosameron, avrebbero dovuto sancire il successo
letterario dell'autore ma così non fu. Il primo vero successo
editoriale fu ottenuto dall'Historia della mia fuga dai Piombi che ebbe
una diffusione immediata e varie edizioni, sia in italiano che in francese
ma il caso è praticamente unico e di proporzioni limitate a causa
delle dimensioni dell'opera costituita dal racconto dell'evasione. Sembra
quasi che Casanova tollerasse le sue creature autobiografiche e il loro
successo, continuando a inseguire, con opere non autobiografiche, un
successo letterario che non arrivò mai.
Questo aspetto fu acutamente osservato da un memorialista contemporaneo,
il principe Charles Joseph de Ligne, il quale scrisse[83] che il fascino
di Casanova stava tutto nei suoi racconti autobiografici, sia verbali
che trascritti, cioè sia la narrazione salottiera che la versione
stampata delle sue avventure. Tanto era brillante e trascinante quando
parlava della sua vita[84]- osserva de Ligne - quanto terribilmente
noioso, prolisso, banale quando parlava o scriveva su altre materie.
Ma sembra che questo, Casanova, non abbia mai voluto accettarlo. E soffriva
tremendamente di non avere quel riconoscimento letterario o meglio scientifico
a cui ambiva.
Da ciò si può comprendere l'astio nei confronti di Voltaire,
che nascondeva una profonda invidia e una sconfinata ammirazione. Quindi
anche contro la volontà dell'autore, quasi invidioso dei suoi
figli più fortunati ma meno prediletti, le opere autobiografiche
avrebbero potuto essere un grande successo editoriale quando egli era
ancora in vita. Ma ciò avvenne in misura molto ridotta per vari
motivi: principalmente perché questo filone fu iniziato tardi.
Si pensi ad esempio che la narrazione della fuga dai Piombi, che costituì
per decenni il cavallo di battaglia del Casanova salottiero, fu pubblicata
soltanto nel 1787.
Inoltre l'opera "vera", cioè quella in cui aveva trasfuso
tutto sé stesso, l'Histoire, fu scritta proprio negli ultimi
anni di vita e il motivo è semplice: infatti lui stesso affermò,
in una lettera del 1791[85] indirizzata a quel Zuan Carlo Grimani, da
lui offeso molti anni prima e che era stato la causa del secondo esilio:
"... ora che la mia età mi fa credere di aver finito di
farla, ho scritto la Storia della mia vita...". Cioè sembra
che per mettere su carta tutto in forma definitiva, l'autore dovesse
prima ammettere con sé stesso che la storia era terminata e di
futuro davanti da vivere non ce n'era più. Ammissione questa
sempre dolorosa per chiunque, in particolare per un uomo che aveva creato
una vita-capolavoro irripetibile.
Ma un altro aspetto, questo strutturale, ha ritardato la fortuna dell'opera
autobiografica: l'Histoire era all'epoca assolutamente impubblicabile.
Non è un caso che la prima edizione francese del manoscritto,
acquistato[86] dall'editore Friedrich Arnold Brockhaus di Lipsia nel
1821, fu pubblicata, dal 1826 al 1838, però in una versione notevolmente
rimaneggiata da Jean Laforgue, il quale non si limitò a "purgare"
l'opera, sopprimendo passi ritenuti troppo audaci, ma intervenne a tappeto
modificando anche l'ideologia dell'autore, facendone una sorta di giacobino
avverso alle oligarchie dominanti. Ciò non corrispondeva affatto
alla verità storica, perché di Casanova si può
dire che era ribelle e trasgressivo, ma politicamente era un fautore
dell'ancien régime, come dimostrano chiaramente il suo epistolario,
opere specifiche e la stessa Histoire.[87] In un passo delle Memorie,
Casanova esprime chiaramente il suo punto di vista sull'argomento della
Rivoluzione:
« Ma si vedrà che razza di dispotismo è quello
di un popolo sfrenato, feroce, indomabile, che si raduna, impicca, taglia
teste e assassina coloro che non appartenendo al popolo osano mostrare
come la pensano.[88] »
Per l'edizione definitiva delle memorie si dovette attendere fino a
quando la casa Brockhaus decise di pubblicare, insieme all'editore Plon
di Parigi, dal 1960 al 1962, il testo originale in sei volumi curato
da Angelika Hübscher. Ciò fu dovuto all'impianto generale
dell'opera che era, a detta dell'autore e di smaliziati contemporanei
come de Ligne[89] , di un cinismo, assolutamente impresentabile.[90]
Quello che essi chiamarono cinismo sarà considerato, due secoli
dopo, modernità e realismo.
Casanova è già uno scrittore di costume "moderno".
Non teme di rivelare situazioni, inclinazioni, attività, trame
e soprattutto confessioni che erano all'epoca, e tali rimasero ancora
più di un secolo, assolutamente irriferibili. Naturalmente il
primo problema, ma questo limitato a pochi anni dopo la morte dell'autore,
fu quello di aver citato personaggi di primissimo piano, con circostanze
molto precise del loro agire. Le memorie sono affollate all'inverosimile
dagli attori principali della storia europea del Settecento, sia quella
politica che culturale. Probabilmente si farebbe prima a dire di chi
Casanova non ha scritto, e chi non ha incontrato, tanto vasto è
stato il panorama delle sue frequentazioni.
Ma questo, come si è detto, è marginale. L'altro problema,
questo insuperabile, fu la sostanziale "immoralità"
dell'opera casanoviana. Ma ciò deve intendersi come contrarietà
alle abitudini, ai tic, alle ipocrisie della fine del Settecento e,
ancor di più, del successivo secolo, ancora più fobico
e per certi versi molto meno aperto di quello che l'aveva preceduto.
Casanova ha precorso i tempi: era troppo avanti per diventare un autore
di successo. E forse se ne rendeva perfettamente conto. Nella lettera
a Zuan Carlo Grimani, ricordata in precedenza, Casanova, parlando dell'Histoire,
scrive testualmente: ... questa Storia, che verrà diffusa fino
a sei volumi in ottavo e che sarà forse tradotta in tutte le
lingue... E poi, richiede una risposta ... perché io possa porla
nei codicilli che formeranno il settimo volume postumo della Storia
della mia vita. Tutto questo è avvenuto puntualmente.
La fortuna dell'opera casanoviana, presso i protagonisti di vertice
della scena letteraria mondiale, è stata ristretta solo all'opera
autobiografica ed è stata vastissima. Iniziando da Stendhal,[91]
al quale fu attribuita la paternità dell'Histoire, a Foscolo
il quale mise addirittura in dubbio l'esistenza storica del Casanova,[92]
Balzac,[93] Hofmannstahl,[94] Schnitzler,[95] Hesse,[96] Márai.[97]
Molti furono solo lettori e quindi influenzati in modo inconscio, altri
scrissero opere ambientate nell'epoca di Casanova e di cui egli era
protagonista.
Innumerevoli sono i riferimenti, nella letteratura moderna, a questa
figura che ha finito per diventare un'antonomasia. In Italia l'interesse
si è manifestato tra la fine dell'Ottocento e i primi del Novecento.
La prima edizione italiana della Historia della mia fuga dai Piombi
fu curata nel 1911 da Salvatore di Giacomo, il quale studiò anche
i ripetuti soggiorni napoletani dell'avventuriero e su questo argomento
scrisse un saggio.[98] Seguirono Benedetto Croce[99] e via via molti
altri fino a Piero Chiara.[100]
Un capitolo a parte andrebbe dedicato ai "casanovisti" cioè
a tutti quelli che si sono occupati e si occupano, più o meno
professionalmente, della vita e dell'opera del Casanova. Proprio a questa
legione di sconosciuti si debbono infinite identificazioni di personaggi,
revisioni e importantissimi ritrovamenti di documenti. Molto dell'opera
casanoviana è ancora inedito, Nell'Archivio di Stato di Praga
rimangono circa 10.000 documenti che attendono di essere studiati e
pubblicati, oltre un numero imprecisato di lettere che probabilmente
giacciono in chissà quanti archivi di famiglia sparsi per l'Europa.
La grafomania dell'avventuriero fu veramente impressionante: la sua
vita ad un certo momento divenne totalmente e ossessivamente dedicata
alla scrittura[101]
Riguardo al mito del seduttore, Casanova, insieme a Don Giovanni, ne
è stato l'incarnazione. Il paragone è d'obbligo ed è
stato tema di numerose opere critiche.[102] Le due figure finirono addirittura
per fondersi, benché ritenute antitetiche dai maggiori commentatori:[103]
a parte il fatto che il veneziano era un personaggio reale e l'altro
romanzesco, i due caratteri sono agli antipodi. Il primo amava le sue
conquiste, si prodigava con generosità per renderle felici e
cercava sempre di uscire di scena con un certo stile, lasciando dietro
di sé una scia di nostalgia; l'altro invece rappresenta il collezionista
puro, più mortifero che vitale, assolutamente indifferente all'immagine
di sé e soprattutto agli effetti del suo agire, concentrato unicamente
sul numero delle vittime della sua seduzione.
L'interpretazione del suo mito sarebbe fornita proprio dal libretto
del Don Giovanni di Mozart, scritto da Lorenzo Da Ponte, in cui Leporello,
il servo di Don Giovanni, in un'aria notissima recita: Madamina il catalogo
è questo, delle belle che amò il padron mio... e prosegue
snocciolando le innumerevoli conquiste, diligentemente registrate. Il
fatto che alla redazione del libretto sembra abbia partecipato anche
Casanova - come è stato sostenuto basandosi su documenti trovati
a Dux, sul fatto che da Ponte e Casanova si frequentassero e che l'avventuriero
fosse sicuramente presente la sera in cui a Praga andò in scena
la prima dell'opera mozartiana (29 ottobre 1787) - è tutto sommato
marginale. La partecipazione, comunque molto limitata, di Casanova alla
composizione del libretto di Da Ponte per l'opera mozartiana Don Giovanni,
è ritenuta molto probabile da vari commentatori. L'elemento fondamentale
è un autografo, rinvenuto a Dux, che contiene una variante del
testo che si è ipotizzato facesse parte di una serie di interventi
operati in accordo con Da Ponte e forse anche con lo stesso Mozart.[104]
Quel che è certo è che Casanova si misurò col mito
di don Giovanni e ne costruì uno ancora più grande, certamente
più positivo e soprattutto reale.
Mostre[modifica | modifica wikitesto]
1998 Praga, Palazzo Lobkowicz, "Casanova v Cechách"
(Casanova in Boemia). Catalogo: Casanova v Cechách, Praga, Gema
Art 1998.
1998 Venezia, Ca' Rezzonico "Il mondo di Giacomo Casanova".
Catalogo: Il mondo di Giacomo Casanova, un veneziano in Europa 1725-1798,
Venezia, Marsilio, 1998. ISBN 88-317-7028-4
2010 Francia "Casanova for ever, 33 expositions Languedoc-Roussillon".
Catalogo: Casanova For Ever, Emmanuel Latreille (dir.), Parigi, Editions
Dilecta, 2010. ISBN 978-2-916275-72-7.
2011 Parigi, Bibliothèque nationale de France “Casanova, la passion
de la liberté” (dal 15 novembre 2011 al 19 febbraio 2012). Catalogo:
Casanova, la passion de la liberté, Parigi, Coédition
Bibliothèque nationale de France / Seuil, 2011. ISBN 978-2-7177-2496-7
(BnF) ISBN 978-2-02-104412-6 (Seuil)
Filmografia su Casanova[modifica | modifica wikitesto]
Casanova (1918). Regia di Alfréd Deésy
Il cuore del Casanova (Germania, 1918) Regia di Erik Lund. Soggetto
di Enrik Rennspies. Sceneggiatura di Bruno Kastner. Con Bruno Kasner,
Ria Jende, Rose Lichtenstein, Karl Platen.
Casanovas erste und letzte Liebe (Austria, 1920). Regia di Julius Szoreghi.
Casanova (1927). Regia di Alexandre Volkoff
Les amours de Casanova (Francia, 1934). Regia di René Barberis
L'avventura di Giacomo Casanova (Italia, 1938). Regia di Carlo Bassoli.
Les Aventures de Casanova (Francia, 1947). Regia di Jean Boyer.
Il cavaliere misterioso (Italia, 1948). Regia di Riccardo Freda. Con
Vittorio Gassman, Gianna Maria Canale, Maria Mercader, Antonio Centa.
Le avventure di Giacomo Casanova (Italia, 1954-1955). Regia di Steno.
Con Gabriele Ferzetti, Corinne Calvet, Marina Vlady, Nadia Gray, Carlo
Campanini.
Last Rose from Casanova, titolo originale Poslední ruže od Kasanovy,
(Cecoslovacchia, 1966). Regia di Vaclav Krska.
Infanzia, vocazione e prime esperienze di Giacomo Casanova, veneziano
(Italia, 1969). Regia di Luigi Comencini. Con Leonard Withing, Maria
Grazia Buccella, Tina Aumont, Ennio Balbo, Senta Berger, W. Branbell,
Clara Colosimo, C. Comencini, P. De Clara, Silvia Dionisio, Evi Maltagliati,
Raoul Grassilli, Mario Scaccia, Lionel Stander.
Cagliostro (Italia, 1974). Regia di Daniele Pettinari. Con Bekim Fehmiu,
Curd Jürgens, Rosanna Schiaffino, Robert Alda, Massimo Girotti.
(Casanova è uno dei personaggi).
Il Casanova di Federico Fellini (Italia, 1976). Regia di Federico Fellini
Con Donald Sutherland, Tina Aumont, Olimpia Carlisi, M. Clementi, Carmen
Scarpitta, C. Browne, D. M. Berenstein.
Il mondo nuovo (Italia, 1982). Regia di Ettore Scola. Con Jean Louis
Barrault, Marcello Mastroianni, Hanna Schygulla, Harvey Keitel, Jean-Claude
Brialy, Andrea Ferreol, M. Vitold, A. Belle, E. Bergier, Laura Betti.
David di Donatello 1983 per la migliore sceneggiatura, scenografia e
costumi.
Il ritorno di Casanova, titolo originale Le retour de Casanova (Francia,
1992). Regia di Edouard Niermans Con Alain Delon, Fabrice Luchini, E
Lunghini.
Goodbye Casanova (Stati Uniti, 2000). Regia di Mauro Borrelli. Con G.
Scandiuzzi, Y. Bleeth, P. Gidley, C. Filpi, P. Ganus, E. Bradley.
Il giovane Casanova (Francia, Italia, Germania, 2002). Regia di Giacomo
Battiato. Con Stefano Accorsi, Thierry Lhermitte, Cristiana Capotondi,
Silvana De Santis, Catherine Flemming, Katja Flint.
Casanova (Stati Uniti, 2005). Regia di Lasse Hallström. Con Heath
Ledger, Jeremy Irons, Lena Olin, Sienna Miller, Adelmo Togliani.
Historia de la meva mort (Spagna/Francia 2013). Regia di Albert Serra.
Con Vicenç Altaió, Lluís Serrat, Eliseu Huertas.
Casanova variations (Austria/Germania/Francia/Portogallo 2014). Regia
di Michael Sturminger, con John Malkovich, Fanny Ardant, Veronica Ferres.
Zoroastro, Io Casanova (Italia 2016) Regia di Gianni di Capua, con Galatea
Ranzi
Film solo lontanamente ispirati alla figura di Casanova[modifica | modifica
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Casanova farebbe così! (Italia 1942). Regia di Carlo Ludovico
Bragaglia.
Le tre donne di Casanova (Stati Uniti 1944). Regia di Sam Wood.
Casanova '70 (Italia 1965). Regia di Mario Monicelli.
Film comici[modifica | modifica wikitesto]
La grande notte di Casanova (Stati Uniti 1954) Norman Z. McLeod.
Casanova & Company (Austria/Italia/Francia/Rft 1976). Regia di Franz
Antel. Tony Curtis, Marisa Berenson, Sylva Koscina, Britt Ekland, Umberto
Orsini, Marisa Mell, Hugh Griffith.
Telefilm su Casanova[modifica | modifica wikitesto]
Casanova (Regno Unito, 2005). Regia di Sheree Folkson. Con David Tennant,
Rose Byrne, Peter O'Toole, Laura Fraser, Nina Sosanya, Shaun Parkes.
Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]
Cavaliere dello Speron d'oro [105] - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere dello Speron d'oro [105]
— Roma, 1760
Note[modifica | modifica wikitesto]
^ L'affermazione si legge nella prefazione dell'Histoire (Jacques Casanova
de Seingalt - Histoire de ma vie. Texte intégral du manuscrit
original,....Ed. Laffont, cit. in bibl. Vol I, pag 10). Quindi la scelta
sarebbe stata orientata soltanto dalla possibilità di maggiore
diffusione dell'opera. Ma il pensiero dell'autore viene chiarito, ampliato
e approfondito nella cosiddetta “Prefazione rifiutata” (Pensieri libertini,
a cura di F. Di Trocchio, cit. in bibl. Pag. 55), Casanova dice Ho scritto
in francese, perché nel paese dove mi trovo, questa lingua è
più conosciuta di quella italiana; perché, non essendo
la mia un'opera scientifica, preferisco i lettori francesi a quelli
italiani; e perché lo spirito francese è più tollerante
di quello italiano, più illuminato nella conoscenza del cuore
umano e più rotto alle vicissitudini della vita. Come si vede,
la scelta andava ben al di là di un problema di diffusione.
^ Di Rousseau, più che nella Histoire de ma vie, Casanova parla
in Examen des "Etudes de la Nature" et de "Paul et Virginie"
de Bernardin de Saint Pierre, pag. 127
^ Casanova visse a lungo in Francia e conobbe personalmente molti protagonisti
del movimento illuminista tra cui Voltaire e Rousseau. Inoltre, in patria,
frequentò membri dell'oligarchia aristocratica dominante appartenenti
all'ala progressista, come Andrea Memmo. In più aveva anche aderito
alla Massoneria il che lo pose a contatto con tutta una serie di personaggi
portatori di idee progressiste. Malgrado tutto questo egli fu, e si
definì sempre, un conservatore, legato a doppio filo con la classe
nobiliare cui non apparteneva ma si sentiva di appartenere in pectore
ritenendosi il figlio naturale di Michele Grimani. Allo scoppio della
Rivoluzione francese e nel periodo che seguì, scrisse numerosissime
lettere (cfr. Epistolario a cura di P.Chiara cit. in bibliografia) in
cui deprecava in modo reciso l'accaduto e soprattutto non riconobbe
mai, negli eventi, la paternità culturale del movimento illuminista.
Ad esso aveva assistito come spettatore ma non ne aveva mai percepito
la dirompente potenzialità. Non condivideva nessuna delle posizioni
che ad esempio Montesquieu espresse nei confronti dell'iniquo sistema
già dal 1721 (cfr. Montesquieu, Lettres Persanes) e riteneva
che, pur con qualche modifica, il governo della classe nobiliare fosse
il migliore possibile. Un attento e approfondito esame della posizione
politica del Casanova è stato compiuto da Feliciano Benvenuti
(Casanova politico, atti del convegno: Giacomo Casanova tra Venezia
e l'Europa, 16.11.1998, a cura di Gilberto Pizzamiglio, fondazione Giorgio
Cini, Venezia, ed. Leo S. Olschki, 2001, pag. 1 e seg.).
^ Molte opere enciclopediche o letterarie, ancora in tempi attuali,
recano erroneamente i nomi di battesimo Giovanni Giacomo. Sono oscuri
i motivi di questo errore che probabilmente è stato originato
allorché, nel 1835, fu pubblicata l'opera Biografia degli italiani
illustri nelle scienze, lettere ed arti del secolo XVIII e de' contemporanei
(a cura di Emilio De Tipaldo, Venezia, Alvisopoli, 10 voll. 1834-1845).
L'autore della voce relativa al Casanova, Bartolomeo Gamba, intestò
erroneamente la voce a Giovanni Giacomo Casanova. L'errore fu ripetuto
nel 1931, nella voce su Casanova dell'Enciclopedia Treccani, e da allora
è spesso riapparso. Si può leggere il nome corretto nel
documento relativo al battesimo del Casanova, che è stato conservato.
Documento: Atto di nascita di Giacomo Casanova
Addì 5 aprile 1725
Giacomo Girolamo fig.o di D. Gaietano Giuseppe Casanova del q.(uondam)
Giac.o Parmegiano comico, et di Giovanna Maria, giogali, nato il 2 corr.
battezzato da P. Gio. Batta Tosello sacerd. di chiesa de licentia, P.
Comp. il signor Angelo Filosi q.(uondam) Bartolomeo stà a S.
Salvador. Lev. Regina Salvi. (In Storia della mia vita, Mondadori 1965,
vol. VII pag. 24)
^ Casanova afferma che dalla città spagnola il suo antenato,
padre Jacob Casanova, a seguito del rapimento di una monaca, Donna Anna
Palafox, sarebbe fuggito, nel 1429, a Roma in cerca di un rifugio dove,
dopo aver scontato un anno di carcere, avrebbe ricevuto il perdono e
la dispensa dei voti sacerdotali da parte del pontefice in persona,
potendo cosí unirsi in matrimonio con la rapita. A questo riguardo
è interessante la tesi di Jean-Cristophe Igalens (G. Casanova,
Histoire de ma vie, tome I. Édition établie par Jean-Christophe
Igalens et Érik Leborgne, Laffont 2013, pag. XL , op. cit. in
Opere postume) il quale sostiene che la genealogia inserita dal Casanova
all'inizio delle Memorie sia del tutto fantasiosa. Si tratterebbe di
una sorta di parodia di ciò che facevano regolarmente i memorialisti
aristocratici dell'epoca i quali, all'inizio dell'opera, enunciavano
il loro antico lignaggio, quasi a ricercare una legittimazione per il
fatto di esporre, in un'opera letteraria, le vicende di cui erano stati
protagonisti, almeno quelle pubbliche, poiché le private rientravano
nell'ambito dell'autobiografia. La tesi appare fondata se si considera
che la ricostruzione genealogica proposta dal C. risale addirittura
al 1428, cioè a tre secoli dalla sua nascita ed è relativa
a un cognome, praticamente un toponimo, estremamente comune.
^ Fonte: Carlo Goldoni, Memorie, Einaudi, Torino, 1967, pag.158.
^ A conferma del fatto che la nascita illegittima di Casanova fosse
oggetto di chiacchiere, va citato un passaggio de La commediante in
fortuna di Pietro Chiari (Venezia 1755) in cui si tratteggia un ritratto
precisissimo di Casanova che chiunque era in grado di riconoscere sotto
le spoglie di un nome di fantasia, il Signor Vanesio "C'era tra
gli altri un certo Signor Vanesio dì sconosciuta e, per quanto
dicevasi, non legittima estrazione, ben fatto della persona, di colore
olivastro, di affettate maniere e di franchezza indicibile". Evidentemente
il riferimento a tratti somatici tipici e riconoscibili fa pensare che
le dicerie fossero suffragate da una notevole somiglianza fisica con
Michele Grimani. L'identificazione del Signor Vanesio con Casanova è
pacifica, tra i tanti autori, concordi sul punto, si veda: E.Vittoria
Casanova e gli Inquisitori di Stato cit. in bibl. pag. 25.
^ Fonte: Helmut Watzlawick, Chronologie, pag. LVI in Casanova, Histoire
de ma vie, tome I. Édition publiée sous la direction de
Gérard Lahouati, 2013, cit. in bibl.
^ Il padre, Gaetano Giuseppe Giacomo Casanova (Parma 1697-Venezia 18
dicembre 1733), era di origine parmense. Era arrivato a Venezia a sedici
anni, nell'aprile del 1713, al seguito di un'anziana attrice, Giovanna
Calderoni detta "la Fragoletta" (nata nel 1662), di cui si
era invaghito (Fonte: Helmut Watzlawick, Le vrais débuts d'une
actrice in L'intermédiare des casanovistes, Genéve, Année
XX, 2003, pag.49 e seg.). In seguito si era fidanzato con Zanetta Farussi
figlia di un calzolaio, che sposò il 27 febbraio 1723. Come attore
non fece una gran carriera, in questo surclassato dalla moglie. Era
un grande appassionato ed esperto di ottica, scienza che studiava in
un laboratorio che aveva allestito nella casa di Calle della commedia.
Morì in seguito a un'operazione mal riuscita che era stata effettuata
nel tentativo di risolvere una grave infezione all'orecchio. Documento:
atto di morte di Gaetano Casanova 18 dicembre 1733. Gaetano Casanova
parmegiano q. Giacomo d'anni 36 ammalato g. 15 da febre e convulsione,
habitante nella nostra contrà per el corso d'anni 10 finì
di vivere questa notte all'hore 13. Med. Monticelli e Zambelli. Sarà
fatto sepellir da sua consorte.
^ Casanova descrive nelle Memorie gli anni passati all'università
di Padova sostenendo di essersi laureato. Analoga affermazione risulta
anche dalla dedica dell'opera, del 1797, a Leonard Snetlage il cui frontespizio
reca scritto A Leonard Snetlage, Docteur en droit de l'Université
de Gottingue, Jacques Casanova, docteur en droit de l'Universitè
de Padoue. Inoltre da documenti risulta che il Casanova abbia lavorato
nello studio dell'avvocato Marco Da Lezze, dal che si era presunto che,
compiuti gli studi e conseguita la laurea, fosse andato a compiere il
praticantato presso il Da Lezze. Per primo Pompeo Momenti ebbe a dubitare
che il Casanova si fosse mai laureato (Fonte: P.Molmenti, Carteggi casanoviani,
vol.I pag. XVII, nota 1). Se non che i successivi studi del Brunelli,
il quale aveva reperito documenti che dimostravano in modo certo l'avvenuta
immatricolazione al primo anno e le successive iscrizioni (Immatricolazione
29 novembre 1737 col numero 122, iscrizione al secondo anno 26 novembre
1738, fede di terzeria del 20 gennaio, 22 marzo e I maggio 1739. Fonte:
Bruno Brunelli, Casanova studente, in “Il Marzocco” 15 aprile 1923,
pag 1-2), avevano convinto tutti gli autori dell'effettivo conseguimento
del titolo accademico. In tal senso, tra i tanti, anche James Rives
Childs (Casanova, cit. in bibl. Pag. 32). Nel 1970 Enzo Grossato pose
in dubbio il conseguimento del titolo rifacendosi ai registri di laurea
che non menzionano il nome del veneziano (Fonte E.Grossato, Un bizzarro
allievo dello Studio Padovano. Giacomo Casanova, in Padova e la sua
provincia, 16, 1970, n°2. pag 3-6). Dello stesso avviso Piero Del
Negro il quale rileva che oltre ai registri consultati dal Grossato
anche un ulteriore codice, il “Registro dottorati 1737 usque ad 1747”,
non riporta il nome del Casanova (Fonte: P.Del Negro, Giacomo Casanova
e l'università di Padova, estratto da Quaderni per la storia
dell'università di Padova n°25, 1992). Aggiunge a sostegno
ulteriori considerazioni quali il fatto che il Casanova non abbia parlato
del titolo se non in epoca tarda, quando ormai ricostruire la circostanza
sarebbe stato difficile per chiunque. Inoltre pone anche l'affermazione
del Casanova in rapporto con la stampa, avvenuta nel 1787, delle memorie
di Carlo Goldoni il quale aveva con certezza conseguito il titolo nel
1731 e si era successivamente iscritto al collegio degli avvocati di
Venezia. Casanova, che stava redigendo le Memorie, non voleva sentirsi
da meno del Goldoni al quale lo legavano trascorsi di vita, d'ambiente
e varie analogie: era anche lui un veneziano emigrato all'estero e l'opera
autobiografica di entrambi fu scritta in francese.
^ Aprile, maggio 1741 secondo la cronologia delle Memorie. Cfr. Helmut
Watzlawick, Chronologie, pag. LVIII in Casanova, Histoire de ma vie,
tome I. Édition publiée sous la direction de Gérard
Lahouati, 2013, cit. in bibl.
^ Il 2 aprile 1742 firma, in qualità di testimone, un testamento
(Fonte: Helmut Watzlawick, Chronologie, pag. LXIII in Casanova, Histoire
de ma vie, tome I. Édition publiée sous la direction de
Gérard Lahouati, 2013, cit. in bibl.)
^ La data della morte è, secondo la ricostruzione di Gugitz,
18 marzo 1743. Data ripresa anche da Helmut Watzlawick, Chronologie,
pag. LXIII e LXIV in Casanova, Histoire de ma vie, tome I. Édition
publiée sous la direction de Gérard Lahouati, 2013, cit.
in bibl.
^ Sull'ubicazione esatta della casa natale di Casanova e di quella in
cui trascorse l'infanzia dal 1728 al 1743, anno della morte della nonna
materna Marzia, si è discusso moltissimo. Certo è che
al momento del matrimonio Gaetano e Zanetta Casanova non disponevano
di un reddito tale da sostenere un spesa come quella affrontata, dal
1728 in poi, di 80 ducati annui. Quindi molto probabilmente, dopo il
matrimonio avvenuto il 27 febbraio 1724, i coniugi andarono a vivere
a casa della madre di Zanetta, Marzia Baldissera, che era vedova essendo
mortole il marito Girolamo Farussi poche settimane avanti il matrimonio
della figlia. E questa con ogni probabilità fu la casa in cui
Casanova nacque il 2 aprile 1725 con l'assistenza della levatrice Regina
Salvi. L'identificazione esatta della casa natale è assai ardua
ma comunque è stata tentata. Il casanovista Helmuth Watzlawick
ha identificato la casa di Marzia Baldissera con l'attuale civico 2993
di Calle delle muneghe. Questa sarebbe dunque la casa natale di Casanova
(Fonte: Helmuth Watzlawick, House of childhood, house of birth; a topographical
distraction, in Intermédiaire des Casanovistes, Genève
Année XVI 1999, pag. 17 e seg.). I coniugi Casanova si trasferirono
nella casa di Calle della Commedia al ritorno dalla fortunata tournée
londinese quando rientrarono a Venezia col secondogenito Francesco,
nato a Londra il primo di giugno 1727. Tale abitazione risulta essere
stata di gran rappresentanza, su tre livelli, con un salone al secondo
piano che fu usato in occasione di feste. L'affitto di 80 ducati annui
era circa il doppio della media che veniva corrisposta nel vicinato
per appartamenti evidentemente meno lussuosi. A questo punto sembrerebbe
tutto chiaro, si tratta solo di trovare in Calle della commedia un'abitazione
che corrisponda alla descrizione: grandezza, salone al secondo piano
e camera al terzo, nonché corrispondenza con la proprietà
che si sa essere stata con certezza della famiglia Savorgnan. L'unica
che potrebbe corrispondere alla descrizione è quella sita nell'attuale
Calle Malipiero (già Calle della Commedia) al civico 3082. Ma
su questo non tutti gli studiosi concordano, tanto che la lapide apposta
in calle Malipiero dice "In una casa di questa calle, già
Calle della Commedia, nacque il 2 aprile 1725 Giacomo Casanova"
senza alcun altro più specifico elemento. Alcuni sostengono che
a causa di rimaneggiamenti interni non è più possibile
identificare la struttura originaria. Uno studioso dell'argomento, Federico
Montecuccoli degli Erri, ha pubblicato (L'intermédiaire des Casanovistes,
Genève Année XX, 2003, pag.3 e seg.) un'analisi molto
approfondita basata sulle cosiddette "Condizioni" cioè
sulle dichiarazioni dei redditi immobiliari che venivano presentate
dai proprietari. All'epoca, per verificare l'esattezza dei dati dichiarati,
si procedeva ad un'ispezione diretta casa per casa effettuata, in ogni
parrocchia, dal parroco. Egli procedeva con un certo ordine chiedendo
a ognuno il titolo di possesso. I proprietari dichiaravano il titolo
di proprietà e gli affittuari dovevano o esibire il contratto
oppure giurare le condizioni contrattuali. Poiché è stato
ritrovato il documento in cui la madre di Zanetta, Marzia, giurava per
la figlia, nel frattempo trasferitasi per lavoro a Dresda, che il contratto
prevedeva un affitto di 80 ducati annui e che l'immobile era di proprietà
Savorgnan, conosciamo con certezza i dati contrattuali e la residenza
indicata sull'atto cioè Calle della Commedia. Purtroppo le modifiche
urbanistiche e catastali intervenute non consentono con certezza l'identificazione,
anche perché all'epoca non esistevano dati catastali precisi.
Secondo lo studioso citato, l'abitazione è da identificarsi con
la casa al civico 3089 della Calle degli orbi che all'epoca potrebbe
essere stata designata come Calle della Commedia. Corrisponderebbero
sia l'aspetto fisico che la proprietà. Comunque tutte queste
ipotesi si muovono entro un fazzoletto di spazio di poche centinaia
di metri infatti è certo che i Casanova abitavano, per motivi
di lavoro, nei pressi del Teatro San Samuele, di proprietà dei
Grimani. Documento: Calle della Commedia 324|casa|Giovanna Casanova
comica al presente s'attrova in Dresda, giurò Marzia sua Madre|N.H
Zuanne e F.llo Co. Savornian|d.ti 80 (annui) Registro dell'anno 1740
Atti della Parrocchia di S.Samuele.
^ Bernardino de Bernardis (1699-1758), nato a Fuscaldo da Giambattista
e Teodora Ferrari, paolotto, vicario generale in Polonia (1739-1743),
nominato vescovo di Martirano il 16 maggio 1743, consacrato il 22 dicembre
1743 (Fonti: 1- G. Casanova Storia della mia vita, ed. Mondadori 2001,
vol.III pag.1182 nota 2- A. Valeri, Casanova a Roma, cit. in bibl. pag.
7)
^ Non nel noto lazzaretto del Vanvitelli, ma in quello in uso precedentemente.
^ Si è mantenuta la cronologia quale risulta dal testo delle
Memorie. L'autore ha qui, come in altri casi, confuso le date o fuso
insieme più viaggi. In realtà la permanenza nel Lazzaretto
era durata dal 26 (o 27) ottobre 1743 al 23 (o 24) novembre 1743. Quindi
l'intervallo tra i due viaggi è stato di tre mesi non di sette.
Come affermato dall'autore, il soggiorno si svolse nel Lazzaretto "Vecchio"
in quanto quello "Nuovo", pur terminato nel febbraio del 1743,
iniziò a funzionare solo nel 1748 allorché la Reverenda
Camera Apostolica se ne prese carico. Sull'argomento si veda: Furio
Luccichenti, Quattro settimane nel Lazzaretto in L'Intermédiaire
des Casanovistes Genève, Année XXVIII, anno 2011 pag.
7 - 11. In tale studio viene ricostruita la situazione dei lazzaretti
di Ancona e confrontato il racconto casanoviano con le risultanze di
archivio relative ai progetti e all'iconografia degli edifici adibiti
alle quarantene. La cronologia della permanenza è stata stimata
dall'autore nel periodo 26.10/23.11.1743. Un'altra cronologia differisce
di un giorno soltanto: 27.10/24.11.1743 (J. Casanova, Histoire de ma
vie. Texte intégral du manuscrit original, suivi de textes inédits.
Editore Robert Laffont, Vol. I, Cronologia, pag. XXX, cit. in bibl.)
Il progetto di ristrutturazione del Lazzaretto "Vecchio",
datato 1817, si conserva nell'Archivio di Stato di Roma (Collezione
Mappe e Piante, Parte I, Cart. 2, n° 87/I, II, III.). Esso consente
di verificare lo stato del fabbricato all'epoca della permanenza del
Casanova.
^ Il personaggio di Teresa/Bellino ripropone una tematica ricorrente
cioè la questione dell'aderenza alla realtà dei fatti
riportati nell'Histoire e il considerare il personaggio descritto come
realmente esistito. L'identificazione di Teresa con Angela Calori, nota
virtuosa, cioè cantante, di gran successo, si basa su ricerche
effettuate già dai casanovisti del passato, come Gustavo Gugitz,
il quale però ritenne che il personaggio fosse in realtà
una costruzione letteraria. Teresa viene spesso citata nell'Histoire
sotto il nome fittizio di Teresa Lanti, maritata con Cirillo Palesi,
nome anch'esso fittizio. Ma molte delle notizie, date e fatti riferiti
nel racconto casanoviano non quadrano con quelli attribuibili alla Calori.
Quest'ultima è anche ricordata direttamente nell'Histoire allorché
Casanova riferisce di averla incontrata a Londra e di aver provato,
vedendola, le stesse sensazione avute in occasione di un incontro, a
Praga, con Teresa/Bellino, il che ha indotto taluni a considerare questo
fatto una prova che la Teresa delle memorie fosse effettivamente la
Calori. Molti studiosi (tra gli altri Furio Luccichenti) propendono
per l'assemblaggio d'invenzione, cioè pensano che Casanova abbia
costruito il personaggio di cui parla con elementi derivanti da più
persone diverse il che non esclude che l'autore possa essersi ispirato,
in larga misura, anche alla Calori. Comunque gli studiosi non demordono:
Sandro Pasqual (L'intreccio, Casanova a Bologna, 2007, pag. 33 e seguenti,
cit. in bibl.) ha ipotizzato trattarsi non della Calori ma di un'altra
famosa cantante bolognese: Vittoria Tesi, nota per il suo fascino androgino
e per aver interpretato spesso en travestie parti maschili. La tendenza
a romanzare del Casanova sarebbe in questo caso particolarmente stimolata
dall'ambiente e dai ruoli dei personaggi descritti. Egli ebbe sempre,
infatti, fortissimi legami col mondo teatrale, essendo figlio di attori
e avendo frequentato tutta la vita teatri e teatranti. Curiosamente,
ogni volta che rappresenta un personaggio femminile che ha a che fare
col teatro, sia cantante o ballerina, lo descrive, salvo rarissimi casi,
in modo particolarmente negativo; come se, pur attratto da quel mondo,
ne disprezzasse profondamente gli interpreti, attribuendo, soprattutto
a quelli femminili, le peggiori inclinazioni alla falsità, all'avidità
e al calcolo. Teresa/Bellino è una delle eccezioni, il che farebbe
propendere per l'idealizzazione, cioè per la non rispondenza
alla realtà del personaggio, peraltro nascosto, come si è
detto, sotto un nome fittizio. Sul rapporto tra l'Histoire e il mondo
del teatro si veda di Cynthia Craig, Representing anxiety. The figure
of the actress in Casanova's Histoire de ma vie. L'intermédiaire
des casanovistes, Genève, Année 2003 XX.
^ Marco Barbaro (19 luglio 1688- 25 novembre 1771), patrizio veneziano
del ramo Barbaro di San Aponal, figlio di Anzolo Maria, morto senza
figli lasciò a Casanova un legato di sei zecchini al mese. (Fonte:
Jacques Casanova de Seingalt - Histoire de ma vie. Texte intégral
du manuscrit original, suivi de textes inédits. Editore Robert
Laffont cit. in bibl. vol.I pag. 997, che rinvia a Salvatore di Giacomo,
Historia della mia fuga dai Piombi, Milano 1911, pag. 174.)
^ Marco Dandolo (1704-1779) patrizio veneziano del ramo Dandolo di San
Giovanni e Paolo. Documento: Testamento di Marco Dandolo 28 marzo 1779
in Archivio di Stato di Venezia. Legato testamentario "...Raccomando
alla loro bontà la persona di Giacomo Casanova, che mi fu in
tutta la sua vita attaccato col cuore, e amoroso alla mia persona, e
che ha mostrato in ogni tempo la più comendabile gratitudine
a' miei pochi benefizj. Dichiaro che a lui appartengono tutti i mobili,
che sono nella stanza in cui dorme.......... Al suddetto Giacomo Casanova
lascio il mio orologio d'oro e le mie quattro possate d'argento......."
(Fonte: L'Histoire de ma vie di Giacomo Casanova, a cura di Michele
Mari, cit. in bibliografia, pag.29 nota 104).
^ L'identificazione di "Henriette" insieme a quella di "Suor
M.M." è stato uno degli argomenti più dibattuti dai
casanovisti. Il motivo di tante accanite ricerche è connesso
con la centralità sentimentale di questi due personaggi nella
vita di Casanova. Il nome di Henriette ricorre di continuo nelle Memorie
e la sua identità è stata mascherata accuratamente dall'autore.
Tra le identificazioni che si sono susseguite quelle più autorevoli
sono da ascrivere a:
John Rives Childs (1960) che sostenne trattarsi di Jeanne-Marie d'Albert
de Saint Hyppolite nata il 22 marzo 1718, sposata a Jean-Baptiste Laurent
Boyer de Fonscolombe, nipote di Joseph de Margalet proprietario del
castello di Luynes che si trova nella zona descritta da Casanova come
quella di residenza di Henriette.
Helmut Watzlawick (1989) che sostiene trattarsi di Marie d'Albertas
nata a Marsiglia il 10 marzo 1722.
Louis Jean André (1996) che avrebbe identificato Henriette in
Adelaide de Gueidan (1725-1786).
Quest'ultima ricostruzione è sostenuta da un apparato critico
impressionante che attraverso una raccolta minuziosa di elementi: lettere,
atti, iconografia, topografia della zona, conduce a una notevole verosimiglianza
dell'identificazione. Immagini del castello di Valabre, residenza della
famiglia De Gueidan, che secondo André corrisponderebbe perfettamente
alla descrizione datane da Casanova senza nominarlo, sono visibili qui.
Manca ancora però la prova inoppugnabile, una lettera o un qualsiasi
manoscritto del Casanova stesso che consenta l'identificazione certa.
^ Molti studiosi hanno tentato l'identificazione di suor M.M. Lo studio
più completo sull'argomento si deve a Riccardo Selvatico che
la identifica con Marina Morosini (R. Selvatico, Note casanoviane -
Suor M.M. Atti dell'Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti T. CXLII
(1983-84) pag. 235-266.
^ Sul rapporto tra romanzo e autobiografia nelle Memorie si veda tra
gli altri L'Histoire de ma vie di Giacomo Casanova a cura di Michele
Mari, pag. 237 e seguenti, cit. in bibliografia.
^ Balletti era il nipote della Fragoletta, l'attempata attrice amata
dal padre di Giacomo, Gaetano, al seguito della quale era arrivato in
giovane età a Venezia. (Fonte: Charles Samaran, Jacques Casanova,
Vénitien, une vie d'aventurier au XVIII siècle, Pag. 26,
note 1,2,3. Cit. in bibl. con rinvio a un passaggio delle Memorie di
Goldoni)
^ Casanova fu iniziato nella loggia Amitié amis choisis, probabilmente
su presentazione di Balletti (Fonte: Jean-Didier Vincent, Casanova il
contagio del piacere, cit. in bibl. pag. 145, nota 35).
^ Da G. Casanova, Storia della mia vita, ed. Mondadori 2001, Vol I pag.
728. Cit. in bibliografia.
^ L'affiliazione di Mozart alla Fratellanza Massonica avvenne il 14
dicembre del 1784, nella loggia “Zur Wohltätigkeit” (Alla Beneficenza)
di Vienna (Fonte: Lidia Bramani, Mozart massone e rivoluzionario, pag.
56. Bruno Mondadori, 2005).
^ Si veda di Pierre-Yves Beaurepaire, Grand Tour', ‘République
des Lettres' e reti massoniche : una cultura della mobilità nell'Europa
dei Lumi », in Storia d'Italia, Annali 21, La Massoneria, a cura
di Gian Mario Cazzaniga, Torino, Giulio Einaudi, 2006, p. 32-49
^ cfr. Helmut Watzlawick, Chronologie, pag. LXIII e LXIV in Casanova,
Histoire de ma vie, tome I. Édition publiée sous la direction
de Gérard Lahouati, 2013, cit. in bibl.
^ Nel novembre del 1750, Casanova ricevette i gradi di Compagno e Maestro
nella loggia di S. Giovanni di Gerusalemme (cfr. Helmut Watzlawick,
Chronologie, pag. LXIII e LXIV in Casanova, Histoire de ma vie, tome
I. Édition publiée sous la direction de Gérard
Lahouati, 2013, cit. in bibl.)
^ Malgrado la diuturna applicazione, il fatto di aver avuto eccellenti
maestri come Crebillon e di aver potuto fare ampia pratica durante la
permanenza in Francia, il francese di Casanova non fu mai ritenuto sufficientemente
perfetto nella forma scritta, soprattutto a causa degli “italianismi”
che si riscontrano numerosissimi nelle Memorie. Casanova riferisce con
dovizia di particolari il suo incontro con Crebillon e la successiva
intensa frequentazione allo scopo di imparare la lingua. Ammette anche
i suoi limiti infatti scrive: Per un anno intero andai da Crebillon
tre volte alla settimana…… ma non riuscii mai a liberarmi dei miei italianismi
(Fonte: G. Casanova, Storia della mia vita, Mondadori, edizione 2001
cit. in bibl. Vol. 1, pag. 745).
^ cfr. Helmut Watzlawick, Chronologie, pag. LXIII e LXIV in Casanova,
Histoire de ma vie, tome I. Édition publiée sous la direction
de Gérard Lahouati, 2013, cit. in bibl,
^ L'imputazione e la sentenza:
21 agosto 1755
Venute a cognizione del Tribunale le molte riflessibili colpe di Giacomo
Casanova principalmente in disprezzo publico della Santa Religione,
SS. EE. lo fecero arrestare e passar sotto li piombi.
Andrea Diedo Inquisitor.
Antonio Condulmer Inquisitor.
Antonio Da Mula Inquisitor.
L'oltrascritto Casanova condannato anni cinque sotto li piombi.
Andrea Diedo Inquisitor.
Antonio Condulmer Inquisitor.
Antonio Da Mula Inquisitor.
(Venezia - Archivio di Stato - Inquisitori di Stato - Annotazioni -
B. 534, p. 245)
^ Riferte di Giovanni Battista Manuzzi, confidente degli Inquisitori
di Stato
Incaricata la mia obbedienza dal Venerato Comando di riferire chi sia
Giacomo Casanova, generalmente rilevo ch'è figlio di un comico
e di una commediante; viene descritto il detto Casanova di un carattere
cabalon, che si fa profittare della credulità delle persone come
fece col N.H. Ser Zanne Bragadin, per vivere alle spalle di questo o
di quello...
Giovanni Battista Manuzzi, 22 marzo 1755.
...Mi sovvenne allora che lo stesso Casanova parlato mi avea ne' giorni
passati della Setta de' Muratori, raccontandomi i onori e vantaggi che
si hanno ad essere nel numero de' confratelli, che vi aveva dell'inclinazione
il N.H. Ser Marco Donado per essere arrolato a detta Setta...
Giovanni Battista Manuzzi, 12 luglio 1755.
^ Secondo il casanovista Pierre Gruet, il motivo fondamentale dell'arresto
di Casanova è da ricercare proprio nella relazione con suor M.M.
che, se l'identificazione con Marina Morosini è corretta (sul
punto si veda R. Selvatico, Note casanoviane - Suor M.M. Atti dell'Istituto
Veneto di Scienze, Lettere ed Arti T. CXLII (1983-84) pag. 235-266),
apparteneva ad una delle più potenti famiglie del patriziato
veneziano. I Morosini avrebbero quindi fatto pressioni sugli inquisitori
per far cessare la scandalosa situazione. Cfr. Jacques Casanova de Seingalt
- Histoire de ma vie. Texte intégral du manuscrit original,....Ed.
Laffont, cit. in bibl. Vol I, pag 1065.
^ Riguardo alla paternità del quadro in questione, la precedente
attribuzione a Mengs (risalente a Johann Joachim Winckelmann) è
stata praticamente abbandonata dalla critica e, allo stato delle ricerche,
il quadro è probabilmente attribuibile a Francesco Narici (1719-1783),
pittore di origine genovese attivo a Napoli. La tela fu scoperta nel
1952 a Milano da un restauratore di Bologna: Armando Preziosi, il quale
sosteneva di aver trovato tra la cornice, sicuramente coeva, e il quadro,
un biglietto manoscritto che recava le parole Jean-Jacques Casanova
1767. Il fatto che il soggetto rappresentato possa effettivamente essere
Giacomo Casanova, si basa su una serie di dati che sono: l'osservazione
delle fattezze, soprattutto il naso; il fatto che essendo il quadro
a grandezza naturale consenta di ipotizzare trattarsi di un uomo della
stessa statura di Casanova che è nota; il fatto che i tratti
assomiglino in maniera sorprendente all'altro quadro, di mano del fratello
Francesco, di sicura attribuzione, sia per l'autore che per il soggetto.
Inoltre l'insieme del ritratto: l'amorino, i libri, fanno pensare a
una simbologia molto affine al personaggio di Casanova che, pur nello
stile di vita brillante e mondano, teneva sempre a porsi come un letterato.
Il quadro passò, nel 1993, da Preziosi alla collezione privata
del casanovista Giuseppe Bignami di Genova. Per documentarsi sull'argomento
si veda: Giuseppe Bignami, Aggiornamenti e proposte sull'iconografia
casanoviana, in L'intermédiaire des casanovistes vol. XI, 1994,
pagg. 17-23. Il mondo di Giacomo Casanova.... (catalogo della mostra
a Ca' Rezzonico, 1998, cit. in bibl.). Giuseppe Bignami, Casanova tra
Genova e Venezia, La Casana, n° 3 luglio-settembre 2008, pag. 25-37.
Una summa dell'iconografia casanoviana, che si compone di nove opere
di cui soltanto due di sicura attribuzione, è consultabile in
Casanova, la passion de la liberté, catalogo della mostra organizzata
dalla BNF, 2011, Parigi, Coédition Bibliothèque nationale
de France / Seuil, pag.68-71
^ Marino Balbi (1719-1783), monaco somasco. Era un patrizio veneziano
appartenente a una casata barnabota cioè a una di quelle famiglie
patrizie che avevano perso ogni ricchezza e i cui membri erano ridotti
a vivere di espedienti. Erano detti barnabotti in quanto gravitavano
intorno a Campo San Barnaba (Fonte: L'histoire de ma vie di Giacomo
Casanova, a cura di Michele Mari, pag. 22, citato in bibliografia).
^ Si trattava di un certo Andreoli, custode del palazzo, che il Casanova
vide approssimarsi, da una fessura del portone, "in parrucca nera
e con un mazzo di chiavi in mano". Sul punto, per maggiore approfondimento,
si veda il commento di Riccardo Selvatico Cento note per Casanova a
Venezia, a cura di Furio Luccichenti, ed. Neri Pozza 1997, pag. 316.
^ Sentenza di condanna a carico di Lorenzo Basadonna, carceriere del
Casanova
Lorenzo Basadonna era custode delle Prigioni de Piombi, che esisteva
nei camerotti per difetti del suo ministero, da quali ne provenne la
fuga al primo novembre decorso da Piombi stessi del P. Balbi somasco,
e di Giacomo Casanova, che vi erano condannati, per tenui motivi di
contrasto con Giuseppe Ottaviani pur condannato ne' camerotti, ne commise
la interfezione. Presi dal Tribunale gl'essami per rilevare l'origine,
e i modi del non ordinario avvenimento, risultò infatti per la
confessione stessa del reo il caso per proditorio in ogni sua circostanza.
Tutto che però meritasse il supplizio maggiore, la clemenza del
Tribunale con pieni riflessi di carità e di clemenza è
devenuta alla sentenza qui contro estesa''.
Alvise Barbarigo Inq.r
Lorenzo Grimani Inq.r
Bortolo Diedo Inq.r
1757 – 10 giugno.
Lorenzo Basadonna sia condannato ne' Pozzi per anni dieci.
Alvise Barbarigo Inq.r
Lorenzo Grimani Inq.r
Bortolo Diedo Inq.r
Venezia, Archivio di Stato, Inquisitori di Stato, Annotazioni, R. 535
c.83.
^ Jeanne Camus de Pontcarré marchesa d'Urfé 1705-1775,
sposò nel 1724 Louis-Christophe de Lascaris d'Urfé de
Larochefoucauld marchese di Langeac dal quale ebbe tre figli. Rimase
vedova nel 1734 (Fonte: G. Casanova Storia della mia vita, ed. Mondadori
2001, vol.II pag.1634 nota)
^ G. Casanova, Historie de ma vie, Libro 2, Volume 5, Capitolo 3
^ Molti commentatori hanno avanzato dubbi sul racconto casanoviano relativo
all'istituzione della lotteria che sarebbe servita a finanziare la costruzione
della École militaire - progetto che era sostenuto in modo pressante
dalla Pompadour - e su particolari, relativi all'architettura dell'operazione
ideata dai fratelli Ranieri e Giovanni Calzabigi, così come esposti
nell'Histoire. Comunque, vista la rilevanza della documentazione, è
indubitabile che Casanova abbia svolto un ruolo chiave, probabilmente
mettendo a disposizioni le sue forti entrature politiche. Il che dimostrerebbe
anche che il rapporto con de Bernis e il suo entourage era molto solido.
Sul punto si veda G. Casanova, Storia della mia vita, Mondadori 2001
cit. in bibl. Vol. II, Pag. 164 nota 1, in cui si puntualizza che la
lista dei 28 ricevitori, pubblicata nel febbraio 1758 non riporta il
nome di Casanova in relazione alla ricevitoria di Rue Saint Denis, citata
nel racconto autobiografico. Secondo Samaran (Jacques Casanova ecc..
Cit. In bibl.) Casanova avrebbe diretto una ricevitoria dal settembre
1758 a tutto il 1759 ma a Rue Saint Martin. Si veda anche Jacques Casanova
de Seingalt - Histoire de ma vie…. Éd. Robert Laffont 1993 cit.
in bibl. Vol. II, pag 21 nota 4 (con rinvio a C. Meucci, Casanova Finanziere,
cit. in bibl. pag. 66 e seg.), pag. 23 nota 2, (con rinvio a A. Zottoli,
Giacomo Casanova, cit. in bibl. vol.I, pag. 57 e 58 nota 1) e Jean Leonnet,
Les loteries d'état en France aux XVIII e XIX siécles.
Imprimerie nationale, 1963, pag 15 e seg. Il decreto di fondazione della
lotteria è un arrêt del Consiglio di Stato del re Luigi
XV, datato 15 ottobre 1757 (BnF, Departement des Manuscrit Française
26469, fol. 198).
^ Del viaggio nei Paesi Bassi, come incaricato di una missione diplomatica
descritto da Casanova, vi è un riscontro obiettivo: il passaporto,
ritrovato a Dux, rilasciatogli il 13 ottobre 1758 da Matthys Lestevenon
van Berkenroode (1715-1797) ambasciatore della Repubblica delle Sette
Province a Parigi dal 1750 al 1762 (Fonte: G. Casanova Storia della
mia vita, ed. Mondadori 2001, vol.II pag.1639 nota). Il documento originale
è riprodotto in Jacques Casanova de Seingalt - Histoire de ma
vie. Texte intégral du manuscrit original,.... Ed. Laffont, cit.
in bibl. Vol II, Appendice Documents pag. 1193 e seg.
^ Dopo il naufragio dei progetti matrimoniali di Giustiniana, la madre
Anna Gazini (che aveva sposato, dopo la nascita della primogenita, sir
Richard Wynne) decise di lasciare Venezia per evitare che i pettegolezzi
danneggiassero le altre due figlie, Mary Elizabeth nata nel 1741 e Teresa
Susanna nata nel 1742. La partenza avvenne il 2 ottobre 1758 (Fonte:
Andrea di Robilant, Un amore veneziano, Milano, Mondadori, 2003, pag.
23 e seg. e pag. 120 e seg.).
^ La lettera autografa di Giustiniana Wynne è andata all'asta
all'Hôtel Drouot (Parigi) il 12 ottobre 1999. Il collezionista
che l'ha acquistata e che ha voluto mantenere l'anonimato, ne ha però
consentito la pubblicazione integrale (cfr. Helmut Watzlawick, L'Intermédiaire
des Casanovistes anno 2003 pag. 25)
^ «...siete filosofo, siete onesto, avete la mia vita nelle mani,
Salvattemi se c'è ancora rimedio, e se potete...»
^ a b Histoire, volume 15, capitolo XIX
^ Nous avons ici une espèce de plaisant qui serait très
capable de faire une façon de Secchia Rapita, et de peindre les
ennemis de la raison dans tout l'excès de leur impertinence...
(Fonte: Œuvres complètes de Voltaire avec des notes... Parigi
1837, Vol. II pag. 91)
^ Fonte: Frédéric Manfrin in Casanova, la passion de la
liberté, Parigi, Coédition Bibliothèque nationale
de France / Seuil, 2011, Chronologie, pag. 221.
^ Marie Anne Geneviéve Augspurger detta La Charpillon (circa
1746-1778) nota cortigiana londinese (Fonte: G. Casanova, Storia della
mia vita, ed. Mondadori 2001, vol.III pag.117 nota).
^ Un riscontro del soggiorno di Casanova a Berlino deriva da una annotazione
nel diario di James Boswell, datata 1º settembre 1764, in cui lo
scrittore scozzese accenna all'incontro avvenuto da Rufin, cioè
alla locanda Zu den drei lilien (Ai tre gigli) in Poststrasse, dove
anche Casanova alloggiava. In particolare scrive: Ho mangiato da Rufin
dove Nehaus, un italiano, voleva brillare come grande filosofo e quindi
sosteneva di dubitare di tutto, a cominciare dalla sua stessa esistenza.
Lo ritenni un perfetto cretino. (A.Pottle, The Yale edition of the Private
Papers of James Boswell, London 1953, Vol. IV, pag. 67). Il nome Nehaus
è la traduzione di Casanova in tedesco (con un errore di grafia
= Neuhaus) e risulta che Casanova abbia usato il suo cognome tradotto,
con diverse forme. Ad esempio, in una lettera a lui indirizzata a Wesel,
si legge come destinatario comte de Nayhaus de Farussi, Farussi era
il cognome della madre del Casanova. (Fonte: Helmut Watzlawick, Casanova
and Boswell, nota in L'Intermédiaire des Casanovistes, XXIII
2006, pag 41).
^ Fonte: Elio Bartolini, Vita di Giacomo Casanova, cit. in bibl. Cap.
XVII pag. 271. Casanova passò la frontiera russa a Riga sotto
il nome di Farussi, cognome della madre (cfr. Helmut Watzlawick, Chronologie,
pag. LXXIV in Histoire de ma vie, tome I. Édition publiée
sous la direction de Gérard Lahouati, 2013, cit. in bibl.)
^ Fonte: Elio Bartolini, Vita di Giacomo Casanova, cit. in bibl. Cap.
XIX pag. 273, 274. Secondo quanto affermato nelle Memorie, Casanova
incontrò varie volte la sovrana, sottoponendole vari progetti
ma senza alcun risultato.
^ Franciszek Ksawery Branicki conte di Korczak (1730–1819). Sul contesto
storico in cui si muoveva Branicki, che era un rappresentante della
nobiltà filorussa, la cui collusione con la potente nazione vicina
rappresentò un vero e proprio tradimento, si può consultare
la voce dedicata a Tadeusz Kosciuszko in particolare il paragrafo "Ritorno
in Polonia".
^ Anna Binetti (cognome di nascita Ramon) celebre ballerina, nota in
tutta Europa. Sposò nel 1751 il ballerino Georges Binet. Dopo
il ritiro dalle scene (circa 1780) si dedicò all'insegnamento
della danza a Venezia (Fonte: G. Casanova, Storia della mia vita, ed.
Mondadori 2001, vol.III pag.1183 nota)
^ La vicenda sollevò un clamore notevole e fu riportata nelle
cronache. Una descrizione dei fatti, che ricalca sostanzialmente il
racconto casanoviano e ne attesta la verdidicità, si trova in
una lettera datata 19 marzo 1766, scritta da Giuseppe Antonio Taruffi
(1722-1786) segretario del nunzio apostolico Antonio Eugenio Visconti,
e spedita da Varsavia a Francesco Albergati Capacelli (Ernesto Masi,
Ed. Zanichelli Bologna, 1878. La vita i tempi gli amici di Francesco
Albergati pagg. 196 e seg. e nota 1 pag. 203.)
^ Fonte: Elio Bartolini, Vita di Giacomo Casanova, cit. in bibl. Cap.
XIX pag. 288.
^ Fonte: Elio Bartolini, Vita di Giacomo Casanova, cit. in bibl. Cap.
XIX pag. 293. Cfr. anche, per la data di morte di Bragadin e la data
in cui la notizia fu appresa da Casanova (26 ottobre), Helmut Watzlawick,
Chronologie, pag. LXXVII in Histoire de ma vie, tome I. Édition
publiée sous la direction de Gérard Lahouati, 2013, cit.
in bibl.)
^ Fonte: Elio Bartolini, Vita di Giacomo Casanova, cit. in bibl. Cap.
XIX pag. 301.
^ I soggiorni romani di Casanova furono tre: il primo dal 1º settembre
1743 al 23 febbraio 1744; il secondo dal dicembre 1760 al 5 febbraio
1761; il terzo dal 14 maggio 1770 a fine maggio 1771. I personaggi descritti,
numerosissimi, sono noti alle cronache del tempo e quindi è possibile
ritenere veridico il racconto che consente riscontri obiettivi. Uno
dei riscontri è costituito da un documento che certifica la presenza
a Roma del Casanova durante la Quaresima del 1771. Documento:
Stato delle anime 1771, in Registri parrocchiali di S.Andrea delle Fratte
Piazza di Spagna – Casa del Conservatorio di S.Eufemia
Francesco Poletti............anni 51
M. Angela moglie.............anni 40
Margarita figlia zitella.....anni 16
Tommaso figlio...............anni 20
Vincenzo figlio..............anni 14
Anna Proli serva.............anni 40
Piggionanti
Giovanni Nicolao Fedriani....anni 22
Giuseppe fratello............anni 18
D. Giacinto Cerreti..........anni 37
Il signor Giacomo Casanova...anni 46
L'immobile in questione è quello, antistante l'Ambasciata di
Spagna, sito nella piazza all'attuale numero civico 32. L'abitazione
del Casanova era al secondo piano. (Fonte: A.Valeri Casanova a Roma
cit. in bibl.)
^ Si è a lungo discusso circa l'esistenza di ulteriori capitoli
che dovrebbe essere comprovata dal titolo originale dell'opera: Histoire
de ma vie jusqu'à l'an 1797, come risulta dalla prima pagina
della prefazione. Tuttavia ciò rimane solo un'ipotesi perché
non è stato mai trovato un manoscritto riguardante il periodo
successivo al 1774. Va quindi considerato che, fino alla data in questione,
la fonte primaria delle vicende di Casanova sono le sue Memorie, dopo
il termine temporale delle medesime ci si è basati su epistolari
o notizie di altro tipo: scritti di contemporanei, registrazioni amministrative,
notizie apparse su gazzette. Alcuni autori hanno tentato una ricostruzione
cronologica dei fatti utilizzando i documenti disponibili, tra cui il
Brunelli (Bruno Brunelli, Vita di Giacomo Casanova dopo le sue memorie,
cit. in bibl.) e il Bartolini (Elio Bartolini, Casanova dalla felicità
alla morte 1774 - 1798, cit. in bibl.). Evidentemente le notizie riguardanti
il periodo compreso temporalmente nelle Memorie sono enormemente più
numerose di quelle relative al periodo successivo. Circa l'attendibilità
e la precisione delle notizie riportate nelle Memorie il dibattito è
stato amplissimo ma numerosissimi riscontri ne hanno comprovato la sostanziale
veridicità.
^ Il viaggio da Trieste a Venezia iniziò il 10 settembre 1774,
la data è verificabile da una notizia apparsa sulla Gazzetta
Goriziana “Sabato 10 corrente è passato per qua il signor Giacomo
Casanova di Saint Gall celebre per li diversi famosi incontri da lui
avuti, girando l'Europa; come non meno per le opere da lui stampate,
fra le quali abbiamo già annunziato in un nostro foglio la Storia
delle vicende di Polonia; ha egli inaspettatamente ottenuto il suo perdono
e dopo venti anni si è restituito a Venezia sua patria”. (fonte:
Rudj Gorian Editoria e informazione a Gorizia nel Settecento: la “Gazzetta
goriziana” , Trieste, Deputazione di Storia Patria per la Venezia Giulia
2010, pag. 221-223).
^ È da osservare che la notorietà del personaggio era
grande e che anche della sua attività di scrittore, oltre che
di avventuriero, si parlava molto, negli ambienti intellettuali, ancor
prima del suo rientro a Venezia. In una lettera datata Venezia 9 novembre
1771, Elisabetta Caminer, rivolgendosi a Giuseppe Bencivenni Pelli,
scrive "...È dunque costì quel famoso Casanova che
ha fatto tante pazzie e alcune cose buone? Io lo conosco assai di nome,
e mio padre lo conosce anche di persona. Ditemi, in che le sue maniere
sono diverse dalle vostre? Qual tuono è il suo? Voi già
sapete la sua prodigiosa fuga da' piombi di Venezia. Stampa egli codesta
sua Storia della Polonia? Avete voi letta la sua confutazione dell'opera
di Amelot della Houssaye?..." (Fonte: Rita Unfer Lukoschik, (a
cura di) Lettere di Elisabetta Caminer (1751-1796), organizzatrice culturale,
Edizioni Think Adv, Conselve, Padova, 2006).
^ Si tratta di Lorenzo Morosini, Alvise Emo, Pietro Pisani, Nicolò
Erizzo, Andrea Tron, Sebastiano Venier.
^ L'elenco completo dei sottoscrittori è consultabile in: G.
Casanova, Storia della mia vita, ed. Mondadori 1965, a cura di Piero
Chiara, vol VII. (pag.293 e seg.)
^ Delle lettere di Casanova alla Buschini non resta nulla ma poiché
spessissimo la Buschini, nel testo, ripete le notizie inviatele e le
richieste di notizie rivoltele, è facile ricavare, almeno in
parte, il testo delle lettere ricevute. A Dux sono state reperite da
Aldo Ravà 38 lettere di Francesca Buschini che coprono il periodo
dal luglio del 1779 all'ottobre del 1787. Di queste, 33 sono state riportate
nel volume Lettere di donne a Giacomo Casanova a cura di Aldo Ravà,
Milano, Treves 1912 cit. in bibl. L'edizione critica più recente
delle lettere di Francesca Lettres de Francesca Buschini à G.
Casanova, 1996, è stata edita a cura di Marco Leeflang, Utrecht,
Marie-Françose Luna, Grenoble, Antonio Trampus, Trieste, cit.
in bibl. La corrispondenza consente di ricostruire gli anni successivi
al secondo esilio di Giacomo Casanova. Attraverso esse si vive il dramma
umano della Buschini la quale, col passare degli anni, era sempre più
avvolta da una cupa povertà, da dolori familiari causati dal
fratello, che praticamente viveva alle sue spalle e dalla madre, che
col tempo diveniva sempre più intollerante. Quando Casanova dovette
sospendere i suoi aiuti in denaro, essendo ormai nell'impossibilità
materiale di inviarne, la Buschini si ritrovò letteralmente in
mezzo alla strada dovendo lasciare l'appartamento di Barbaria delle
Tole, non avendo più la possibilità di pagare l'affitto.
Nessuna notizia ulteriore ci è giunta ma la sua testimonianza
di lenta emarginazione è oltremodo toccante.
^ A.Ravà, Lettere di donne a Giacomo Casanova, cit. in bibl.
p.176 e nota. Fonte dell'ammontare del canone: A.Ravà op. cit.
lettera del 31.12.1783, p. 178
^ J. Marsan, Sui passi di Casanova a Venezia, cit. in bibl. pag 121.
^ Fonte: G. Casanova, Analisi degli studi sulla natura... a cura di
G. Simeoni. Ed. Pendragon 2003, pag. 9. Il testo del libello è
stata oggetto di una pubblicazione a tiratura limitata a cura di Furio
Luccichenti, ed. Il collezionista 1981. Si è ipotizzato che il
Grimani abbia incaricato della redazione della replica Girolamo Molin,
tuttavia il libello non fu mai dato alle stampe all'epoca ma fu fatto
circolare in forma manoscritta (Fonte: Bruno Brunelli, Vita di Giacomo
Casanova dopo le sue memorie, cit. in bibl. pag.68 nota 9).
^ Foscarini morì il 23 aprile del 1785.
^ Il conflitto con la servitù del castello divenne con gli anni
sempre più acuto, tanto da far giudicare insostenibile la permanenza
al castello del maggiordomo Georg Feldkirchner, che fu infatti rimosso
dall'incarico. La diatriba fu poi oggetto dell'opera Lettres écrites
au sieur Faulkircher... (vedi in bibliografia) nella quale Casanova
trasfuse tutto l'astio accumulato per le persecuzioni - a suo dire -
subite.
^ Il concetto è ripreso da un passo di Piero Chiara (cfr. G.
Casanova, Storia della mia vita, ed. Mondadori 1965, a cura di Piero
Chiara, vol VII. pag.13, 14) ...Ma il Casanova è quello che è,
e non vuole essere altro; vero eroe del suo tempo per l'audacia, la
sincerità con la quale lo visse, allo sbaraglio, senza temere
i colpi di spada o di pistola, il carcere o l'esilio, pur di consumare
fino all'ultimo l'avventura della sua esistenza in un'epoca in cui la
vita era un'opera d'arte e si poteva farne, con vera gioia, un capolavoro
dei sensi.....
^ Il casanovista Helmut Watzlawick ha pubblicato (cfr. L'intermédiaire
des casanovistes, anno XXIII, 2006 pag. 38) una breve nota intitolata
Lieu de sepolture de Casanova, in cui riferisce la notizia, comunicatagli
da uno studioso tedesco, Hermann Braun, di una testimonianza sull'argomento
individuata nell'opera di un memorialista e storico coevo al Casanova:
Johann Georg Meusel (1743-1820), professore di storia a Erlangen. Meusel,
nella sua opera Archiv für Künstler und Kunst-Freunde (Dresda,
1805 vol.I parte seconda, pag. 172) fa il seguente commento: «L'aîne,
Jacques Casanova, Docteur en Droit de Padoue et bibliothécaire
de Comtes de Waldstein-Warthemberg, à Dux en Bohème, où
il mourût aussi, immortalisé par un monument plein de goût
que le Comte lui a fait ériger dans son jardin, où il
le faisait aussi enterrer selon son propre désir.» Pare
quindi evidente che la sepoltura fosse ubicata all'interno del parco
del castello e il conte vi avesse fatto erigere un monumento “pieno
di gusto” in memoria del suo bibliotecario. Il conte Waldstein aveva
certamente dell'affetto per Casanova, oltre al legame derivante dalla
comune appartenenza alla Massoneria, se è vero che gli conferì
un incarico formale di bibliotecario ma in pratica, visto lo scarso
impegno che comportava, una pensione, che lo mantenne per lunghi anni
provvedendo a tutti i suoi bisogni e che spesso dovette far fronte ai
suoi debiti, talvolta cospicui, con gli editori. È quindi più
che logico che abbia deciso di onorarne la memoria con una sepoltura
degna e con un monumento funebre. Inoltre il Meusel è conosciuto
come un biografo scrupoloso e non avrebbe avuto motivo per inventare
un dettaglio facilmente verificabile da parte dei suoi lettori, tra
i quali Francesco Casanova, fratello minore di Giacomo e famoso pittore,
al quale Meusel dedicò, nella medesima opera, un contributo biografico
e che era ancora in vita al tempo della redazione dell'opera. Come sostiene
Watzlawick, per avere la prova certa, bisognerebbe revisionare la contabilità
del castello al momento della morte del Casanova, cercando la traccia
dei pagamenti effettuati per la sepoltura e l'erezione del monumento.
^ Edizione in tre tomi basata sul manoscritto conservato presso la BNF,
con le varianti di testo relative a passi rimaneggiati dall'autore.
Attualmente (2016) è l'edizione critica di riferimento.
^ Archivio Alinari
^ Archivio Granger - New York
^ Opere di Longhi - Casanova - Ubication: Firenze
^ Miti e personaggi della modernità: Dizionario di storia, letteratura,
arte, musica e cinema, edizioni Bruno Mondadori, 2014: «Nell'arte.
Di Casanova esistono alcuni ritratti, tra cui un dipinto giovanile a
opera del fratello, uno di Longhi che lo raffigura all'epoca della maturità
(Collezione Gritti, Venezia), e un terzo attribuibile a Mengs»
(NDR: oggi quest'ultimo è attribuito a Francesco Narici)
^ Il quadro, conservato un tempo nella collezione Gritti di Venezia,
poi a Firenze, e qua riprodotto in bianco e nero in una fotografia o
una stampa eseguita forse negli anni '30, sarebbe stato eseguito presumibilmente
nel 1774 allorché Casanova rientrò a Venezia dall'esilio.
Sembra si trattasse di un lavoro a olio su tavola di dimensioni sconosciute
donato dall'artista a un membro della famiglia Gritti. Successivamente
passò a Francesco Antonio Gritti di Treviso, zio materno dell'avvocato
Ugo Monis di Roma che lo ereditò dalla sorella di Francesco Antonio,
Maria Gritti Rizzi. Nel 1934 il quadro faceva ancora parte della collezione
di Monis. Molto dubbia l'identificazione del Casanova nel soggetto ritratto
che apparentemente non sembra superare la quarantina mentre, all'epoca
in cui dovrebbe essere stato eseguito il ritratto, Casanova era vicino
ai cinquant'anni. Una summa dell'iconografia casanoviana, che si compone
di nove opere di cui soltanto due di sicura attribuzione, è consultabile
in Casanova, la passion de la liberté, catalogo della mostra
organizzata dalla BNF, 2011, Parigi, Coédition Bibliothèque
nationale de France/Seuil, pag.68-71. Su Alessandro Longhi si veda l'amplissimo
studio di Paolo Delorenzi (consultabile su Università di Ca'
Foscari online). In particolare a pag. 237 vengono riassunte le vicende
del ritratto con richiami bibliografici a Ver Heyden De Lancey C., Les
portraits de Jacques et de François Casanova, «Gazette
des Beaux-Arts», p. VI, 11 (1934), pp. 99-107, Bernier G., Beau
garçon, Casanova?, «L?OEil», 258-259 (1977), pp.
10-14.
^ La questione è stata oggetto di un cospicuo dibattito sul quale
spesso ha pesato il giudizio moralmente negativo circa la personalità
dell'autore. Soprattutto al primo apparire di opere critiche sulla questione,
cioè alla fine dell'Ottocento, primi del Novecento, si tendeva
a separare la indiscussa validità storica delle Memorie, nel
loro complesso, dal giudizio di riprovazione morale nei confronti dell'autore
e dei passi delle memorie ritenuti sconvenienti. Posizione questa ad
esempio assunta da Benedetto Croce il quale si occupò ripetutamente
di personaggi e vicende casanoviane (si veda: Personaggi casanoviani
in Aneddoti e profili settecenteschi, ed. Sandron 1914) pur definendo
le Memorie "un libro osceno" (B.Croce, Salvatore di Giacomo
e il canto del grillo in "la Critica" vol. XXXXVI 1938, pag.
392). Col tempo il valore storico e letterario cominciò ad avere
sempre più numerosi sostenitori, come Ettore Bonora il quale
scrisse ...fissati i loro limiti. i Mémoires restano un libro
eccezionale, rappresentativo quant'altri mai del mondo settecentesco,
un libro che, per la sua stessa ricchezza di materiali quanto pochi
altri, può rivelare a un lettore paziente lo spirito della vecchia
società che la Rivoluzione doveva distruggere (E.Bonora Letterati,
memorialisti e viaggiatori del Settecento, pag 717, citato in bibliografia).
Fonte: T. Iermano, Le scritture della modernità, citato in bibliografia.
^ Emblematico a questo riguardo è il caso del romanzo utopistico
Icosameron (Praga, 1788) che costituì un tale insuccesso editoriale
da minare definitivamente la già non florida situazione finanziaria
del Casanova. Malgrado gli sforzi dei volenterosi sottoscrittori, si
accumulò una perdita di duemila fiorini, secondo una nota autobiografica
rinvenuta a Dux, di ottocento zecchini secondo una lettera a Pietro
Antonio Zaguri. Cifre comunque di grande rilievo che costrinsero l'incauto
scrittore e improvvisato editore a ricorrere a prestiti usurari, dando
in pegno i pochissimi beni residui e perfino capi di vestiario (Fonte:
Elio Bartolini Vita di Giacomo Casanova, ed. Mondadori 1998, pag. 389
e seg.).
^ Fonte: Elio Bartolini, Vita di Giacomo Casanova, cit. in bibl. Cap.
XX pagg. 303, 304, 305. La redazione della Confutazione fu soltanto
uno dei tanti elementi della lunga strategia che condusse all'ottenimento
del perdono da parte delle autorità della Repubblica e il consenso
al ritorno in patria dell'esule, il che avvenne peraltro anni dopo.
La pubblicazione dell'opera fu sicuramente appoggiata da Girolamo Zulian
il quale, pur privo di parentele influenti, stava compiendo un percorso
politico lusinghiero e attraverso il sostegno a Casanova si aspettava
di ottenere dai patrizi che lo appoggiavano, alcuni dei quali molto
influenti come i Memmo e il procuratore Lorenzo Morosini, di essere
aiutato a sua volta nel prosieguo della carriera. Zulian era anche vicino
ad ambienti massonici il che spiegava ulteriormente il suo agire. Sul
gruppo di patrizi che sosteneva le ragioni di Casanova ed era fautore
del perdono si veda Piero Del Negro, Il patriziato veneziano nell'Histoire
de ma vie, in L'Histoire de ma vie di Giacomo Casanova, a cura di Michele
Mari, cit. in bibliografia, pag.25, 26 nota 90. Si veda inoltre la lettera
di Casanova a Zulian scritta da Lugano nel luglio del 1769, Epistolario
(1759-1798) di Giacomo Casanova, a cura di Piero Chiara, cit. in bibl.
pag. 105,106.
^ Il brano, un ritratto in prosa, fu intitolato dall'autore Aventuros.
De Ligne riuscì a cogliere con straordinaria esattezza e rendere
con estrema obiettività gli elementi del carattere del Casanova.
Il passo può essere consultato qui (Mémoires et mélanges
historiques et littéraires, tomo IV pag.291, ed. Ambroise Dupont
et C. Parigi 1828).
^ Su come Casanova esercitasse il suo fascino sull'uditorio, con il
racconto delle sue avventure, vi è una testimonianza assai qualificata,
per lo spessore del personaggio, che è stata lasciata da Alessandro
Verri il quale, in una lettera al fratello Pietro, inviata da Roma nel
1771, scrive: ...V'è un certo uomo straordinario per le sue avventure,
per nome il signor Casanova, Veneziano: egli è attualmente in
Roma. Egli ha molto spirito e vivacità; ha viaggiato tutta l'Europa...Fu
posto nei camerotti a Venezia...gli riuscì di fuggire...Egli
racconta questa dolorosa anecdota della sua vita, successagli quindici
anni or sono, con tanto interesse e forza, come se gli fosse accaduta
ieri... Alla risposta del fratello, che avanzava dei dubbi sulla veridicità
del racconto, Alessandro replicava: ...Ultimamente gliel'ho sentita
raccontare da lui stesso. Egli ha tutta l'apparenza di dire la verità:
scioglie le obiezioni, ed ha un'eloquenza naturale ed ha una forza di
passione che v'interessa infinitamente.. Fonte: Riccardo Selvatico Cento
note per Casanova a Venezia, a cura di Furio Luccichenti ed. Neri Pozza
1997.
^ La lettera, datata Dux 8 aprile 1791 è consultabile in: G.
Casanova, Storia della mia vita ed. Mondadori 1965, a cura di Piero
Chiara, vol VII. pag. 340
^ Alla morte di Casanova, il manoscritto originale dell'Histoire, unitamente
a quattro saggi, passò a Carlo Angiolini che nel 1787 aveva sposato
Marianna, figlia della sorella di Giacomo, Maria Maddalena. Quest'ultima
aveva lasciato Venezia raggiungendo la madre Zanetta a Dresda, dove
aveva sposato l'organista di corte Peter August. Il manoscritto e i
quattro saggi furono venduti, nel 1821, all'editore Brockhaus. Il 18
febbraio 2010, il ministro francese della cultura, Frédéric
Mitterrand, ha annunciato l'acquisto del manoscritto dell'Histoire e
degli altri carteggi di proprietà di Hubertus Brockaus, da parte
della Bibliothèque nationale de France.
^ Molti studiosi hanno analizzato, parola per parola, l'adattamento
operato da Laforgue giungendo alla conclusione che si è trattato
di una vera e propria riscrittura. Un'interessante analisi della questione
è quella operata da Philippe Sollers (Il mirabile Casanova, cit.
in bibliografia, pag. 12 e seguenti). L'autore procede per exempla,
indicando il passo com'era stato scritto da Casanova e la versione di
Laforgue, mettendo in luce la raffinatezza e la meticolosità
con cui era stata operata la trasformazione (o meglio manomissione)
dell'intera biografia, al duplice fine di ammorbidire i passaggi ritenuti
troppo licenziosi e modificare l'ideologia dell'autore, attenuando o
eliminando le affermazioni che mostravano, ad esempio, l'animosità
nei confronti del popolo francese e dei crimini (tali Casanova li giudicava)
di cui si era reso responsabile durante la rivoluzione, cosa diffusa
tra molti intellettuali dell'epoca, anche non espressamente conservatori
comunque legati al vecchio mondo, (come Vittorio Alfieri, nella Vita
scritta da esso e nel Misogallo).
^ G. Casanova, Storia della mia vita, Mondadori 2001, vol. I pag. 733,
cit. in bibl.
^ A questo proposito de Ligne scrive ...le sue memorie, il cui cinismo,tra
l'altro, pur essendo il loro più grande pregio, difficilmente
le renderà pubblicabili. (C.J. de Ligne, Aneddoti e ritratti,
pag. 189, cit. in bibl.),
^ Illuminante, a questo riguardo, il passo di una lettera datata 20
febbraio 1792, inviata da Casanova a Giovanni Ferdinando Opiz (1741-1812)
in cui lo scrivente dichiara: Per ciò che riguarda le Mie Memorie,
più l'opera va avanti più mi convinco che è fatta
per essere bruciata. Da questo potete capire che fin quando saranno
in mie mani non verranno certo pubblicate. Sono di una tale natura di
non far passare la notte al lettore; ma il cinismo che vi ho messo è
tanto spinto che passa i limiti posti dalla convenienza all'indiscrezione
(Fonte: Epistolari 1759-1798 di Giacomo Casanova, a cura di Piero Chiara,
ed Longanesi & C. 1969, pag.334)
^ Stendhal fa, nella sua opera, numerosi riferimenti a Casanova e all'Histoire
cfr. Promenades dans Rome, Paris, Levy, 2 voll., I pag. 100, pag. 180-185
; II, pag. 53. Sul punto si veda anche Furio Luccichenti Il casanovismo
fra Ottocento e Novecento in L'histoire de ma vie di Giacomo Casanova,
a cura di Michele Mari cit. in bibl. pag. 383.
^ Foscolo, durante il soggiorno londinese, recensiva opere di autori
italiani. A proposito dell'Histoire casanoviana scrisse, in due diverse
occasioni (sulla Westminster review dell'aprile 1827 e sulla Edinburgh
review del giugno dello stesso anno), che il protagonista era di pura
fantasia e le vicende narrate completamente inventate.
^ Balzac si ispirò largamente alle Memorie casanoviane utilizzando
personaggi, nomi ed episodi per l'ambientazione veneziana delle sue
opere, come nel caso di Facino Cane o per desumere spunti narrativi,
come nel caso di Sarrasine. Sul punto si veda Raffaele de Cesare Balzac
e Manzoni e altri studi su Balzac e l'Italia, Mondadori 1993 ISBN 88-343-0449-7
pagg.5,17,31,86,87,307. Molte parti del libro, comprese le pagine indicate
con relativa note, sono consultabili on line. Sempre sui collegamenti
tra l'opera casanoviana e Sarrasine si veda L'histoire de ma vie di
Giacomo Casanova, a cura di Michele Mari, cit. in bibl. pag. 95 nota
5 con rimando a J.R. Childs, Casanova. Biographie nouvelle, pag. 64.
Ed. Jean-Jacques Pauvert, Paris 1962
^ Hofmannstahl nel 1898 è a Venezia e scrive al padre: ..mi sono
comprato le Memorie di Casanova dove spero di trovare un soggetto. Il
soggetto fu il Casanova stesso, rappresentato nella commedia L'avventuriero
e la cantante (1899) (Fonte: L'avventuriero e la cantante con postfazione
di Enrico Groppali, ed. SE 1987).
^ Schnitzler scrisse varie opere ispirate alla vita dell'avventuriero,
tra cui Le sorelle ovvero Casanova a Spa (ed. Einaudi 1988) e Il ritorno
di Casanova (ed.Adelphi 1975).
^ Hesse scrisse il racconto La conversione di Casanova (ed. Guanda 1989)
che fu pubblicato nel 1906.
^ Márai scrisse il romanzo La recita di Bolzano (ed. Adelphi
2000), pubblicato a Budapest nel 1940, che ha come protagonista l'avventuriero
veneziano.
^ Salvatore di Giacomo "Casanova a Napoli" in Nuova antologia
1922.
^ Benedetto Croce "Aneddoti di varia letteratura", Napoli
1942. "Di un cantastorie del Settecento e di un luogo delle Memorie
di Giacomo Casanova" opera il cui autografo di sei pagine è
andato all'asta a Milano il 21.5.92.
^ Piero Chiara curò per Mondadori (1965) la prima edizione italiana
basata sul manoscritto originale delle Memorie, scrisse un saggio Il
vero Casanova, Mursia (1977) e molti articoli sull'argomento.
^ Scrive Casanova in una lettera all'Opiz Scrivo dall'alba alla sera
e posso assicurarvi che scrivo anche dormendo, perché sogno sempre
di scrivere. (Fonte: Piero Chiara Il vero Casanova, Mursia 1977, pag.209).
^ Tra le altre si veda Margherita Sarfatti, Casanova contro Don Giovanni,
ed. Mondadori (1950), citata in bibliografia.
^ La tesi è esposta in modo articolato da Francis Lacassin (Jacques
Casanova de Seingalt - Histoire de ma vie. Ed. Robert Laffont, 1993,
Vol. I, Préface, pag. X).
^ Di questo avviso Piermario Vescovo (Il mondo di Giacomo Casanova,
pag. 187, aa. vv., ed. Marsilio 1998, citato in bibl.). Un'analisi particolarmente
approfondita si deve ad Andrea Fabiano il quale esamina, in dieci tesi,
tutti i motivi che rendono probabile la partecipazione (Giacomo Casanova
tra Venezia e l'Europa, a cura di G. Pizzamiglio, ed. Leo S. Olschki
2001, pag. 273 e seg.). In sostanza è stato osservato che Da
Ponte e Casanova si conoscevano e frequentavano, che Casanova era certamente
presente a Praga nei giorni che precedettero la prima, che sia lui che
Mozart erano massoni, che una serie d'incidenti aveva procrastinato
la rappresentazione, costringendo a varie modifiche del testo per manifesta
insoddisfazione di alcuni cantanti, che Casanova era stato sempre molto
vicino per gusti e frequentazioni al mondo teatrale e autore egli stesso
di opere di teatro quindi perfettamente in grado di apportare le modifiche
necessarie. Inoltre sembra assai improbabile che, rientrato a Dux, si
mettesse a ipotizzare varianti al testo del libretto per puro passatempo.
^ Riguardo l’onorificenza, Casanova nelle Memorie descrive l'incontro
con il pontefice e il successivo conferimento dell'Ordine (cfr. G. Casanova,Storia
della mia vita, Milano, Mondadori 2001, vol. II pag.925 cit. in bibl.).
Si è dubitato anche in questo caso, come in altri, che il racconto
autobiografico risponda a verità. Per chiarire i dubbi sono state
compiute approfondite ricerche nell'Archivio segreto vaticano al fine
di ritrovare il breve papale di conferimento, sia nel periodo di cui
parla Casanova (dicembre 1760-gennaio 1761) che in periodi precedenti
e successivi, senza alcun esito. Il che non significa che l’onorificenza
non sia stata effettivamente conferita, in quanto potrebbe essersi verificato
un errore burocratico, di trascrizione o altro. Sta di fatto però
che intorno allo stesso periodo furono conferite onorificenze ad altri
personaggi come Piranesi, Mozart, Cavaceppi e il breve relativo è
stato ritrovato. Quindi manca, allo stato, un riscontro oggettivo. Si
aggiunga che il cavalierato dello Speron d’Oro era all’epoca già
piuttosto inflazionato, al punto da sconsigliare l’esibizione in pubblico
della decorazione. Lo stesso Casanova in un passo dell’opera autobiografica
Il duello scrive, riferendosi all’onorificenza, "il troppo strapazzato
ordine della cavalleria romana" (cfr. Il duello cit. in bibl.).
Sull’argomento si veda lo studio di Furio Luccichenti, in L'intermédiaire
des casanovistes, Genève Année XVII 2000, pag. 21 e seg.
In cui vengono minuziosamente riferite le ricerche effettuate, senza
esito, nell'Archivio vaticano.
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Consultazione del manoscritto originale dell'Histoire[modifica | modifica
wikitesto]
Il 18 febbraio 2010, il ministro francese della cultura, Frédéric
Mitterrand, ha annunciato l'acquisto del manoscritto dell'Histoire e
degli altri carteggi di proprietà di Hubertus Brockaus, da parte
della Bibliothèque nationale de France. Il manoscritto può
essere consultato qui.
Rivista di studi casanoviani[modifica | modifica wikitesto]
L'intermédiaire des casanovistes - annuale a cura di M. Leeflang
(Utrecht), F. Luccichenti (Roma), M.F. Luna (Grenoble), E. Straub (Berlino),
A. Trampus (Trieste), T. Vitelli (Salt Lake City), H. Watzlawick (Vernier).
Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]
Libertino (personaggio)
Storia della mia fuga dai Piombi
Manon Balletti
Silvia Balletti
Matteo Bragadin
Francesco Casanova
Gaetano Casanova
Giovanni Battista Casanova
François-Joachim de Pierre de Bernis
Zanetta Farussi
Michele Grimani
Charles Joseph de Ligne
Andrea Memmo
Louise O'Murphy
Giustiniana Wynne
Pietro Antonio Zaguri
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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]
(FR) Manoscritto originale dell'Histoire de ma vie su Gallica, gallica.bnf.fr.
(FR) Sito della BNF con notizie sul manoscritto e iconografia, expositions.bnf.fr.
(FR) Testo dell'Histoire de ma vie edizione 1880, www-syscom.univ-mlv.fr.
(EN) Testo dell'Histoire de ma vie edizione integrale in inglese, hot.ee.
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