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– Paolo
BARATTA
(Milano, 11 novembre 1939)
economista e uomo politico italiano.
laureato in Ingegneria al Politecnico di Milano e in Economia a Cambridge;
1967
responsabile dello SVIMEZ, l'Associazione per lo sviluppo
dell'Industria nel Mezzogiorno;
1977
consigliere dell'ICIPU, il consorzio di credito per
le imprese pubbliche; in seguito ne diverrà prima vicepresidente
e poi presidente;
1980-1992
ricopre moltissimi incarichi:
- presidente dell'ICIPU ;
- presidente del Crediop, il consorzio di credito per
le opere pubbliche;
- vicepresidente del Nuovo Banco Ambrosiano
e dell'ABI (Associazione
bancaria italiana);
1992
giugno-aprile 1993, (I "governo
Amato");
1993
21 febbraio-aprile 1993, ministro (senza portafoglio)
per le Privatizzazioni (per le funzioni connesse al riordino
delle Partecipazioni Statali);
aprile-aprile 1994, ministro dell’Industria (ad
interim) e ministro per il Commercio Estero ("governo
Ciampi");
1995
gennaio-gennaio 1996, ministro dei Lavori Pubblici
e ministro dell’Ambiente ("governo
Dini");
1996
9 maggio, elezioni politiche (XIII Legislatura - 1996 9 mag-29
mag 2001)
maggio-ottobre 1998 (I "governo
Prodi");
1998
membro del CdA delle Ferrovie dello Stato;
presidente (1998-2001) della Biennale di Venezia,
nominato dal ministro dei Beni Culturali per il I "governo
Prodi" Walter Veltroni – del PdS
(Partito democratico della Sinistra), dal febbraio 1998 confluito nei
DS (Democratici di Sinistra), e quindi riferibile all'area
politica del centro-sinistra;
La nomina viene salutata, secondo «l'Unità», organo
ufficiale dei DS, con una misura di apprezzamento trasversale,
in quanto per la prima volta si designa una figura manageriale alla
guida di una istituzione culturale: in particolare da Giancarlo
Galan (Forza Italia), presidente della regione Veneto, e da Vittorio
Sgarbi (Forza Italia), deputato e critico d'arte, che la definisce
una "scelta felice", ma anche altri membri della coalizione
de L'Ulivo al governo, come Massimo
Cacciari.
Non tutta l'opposizione saluta la scelta, il leader di Alleanza
Nazionale Gianfranco Fini critica
la politica culturale di Walter Veltroni come
non una semplice lottizzazione ma come un caso di "latifondo ulivista"
in costruzione.
Sotto la sua guida, la biennale di Venezia è la prima ad essere
organizzata secondo canoni giuridici diversi, come fondazione (e quindi
soggetto autonomo) e non più come ente pubblico. Egli dispone
anche un programma di ampio respiro per l'espansione della Biennale,
stringendo un accordo con Feliciano Benvenuti,
presidente della Fondazione Giorgio Cini,
per l'uso del teatro verde dell'Isola di San Giorgio Maggiore come sede
della nuova "accademia del movimento", affidata a Carolyn
Carlson, e con il demanio per l'annessione alla Biennale dei
magazzini delle artiglierie dell'Arsenale, 3500 metri quadrati, 180
metri di lunghezza, come spazio espositivo, e con progetti di espansione
nelle corderie e gaggiandre.
La biennale del cinema è affidata al critico Alberto
Barbera, il curatore Harald Szeemann
è delegato alle arti visive, e Massimiliano
Fuksas alla biennale di architettura.
1998 ottobre-dicembre 1999 (I "governo
D'Alema");
2000
gennaio-aprile (II "governo
D'Alema");
aprile-giugno 2001 (II "governo
Amato");
estate, particolarmente celebre e feroce è la controversia
che lo oppone a Massimiliano Fuksas, e
secondo il «Corriere della Sera» evocante l'atmosfera di
un sanguigno "scontro da prima Repubblica".
Lo scontro verte sul futuro dell'Arsenale, ove si va concludendo la
mostra di successo di Massimiliano Fuksas,
"less aesthetics, more ethics",
ed è imperniata sulla possibilità o meno di lasciar gestire
a Massimiliano Fuksas un concorso internazionale
per il restauro degli spazi dell'Arsenale.
«Volevo e voglio avere chiarezza sul budget»
reclama Massimiliano Fuksas, che lamenta
anche l'interruzione della collaborazione imposta dalla direzione a
tre dei suoi più stretti collaboratori: Pino
Brugellis, Concetta Schepis e la
moglie Doriana Mandrilli. Massimiliano
Fuksas è attaccato da tutti gli altri curatori in un documento
condiviso (meno Carolyn Carlson che si
dissocia dalla polemica) e infine licenziato con un comunicato di dodici
righe.
Sulla trasparenza delle sue scelte Franco Giordano
e Maria Lenti, deputati di Rifondazione
Comunista, fanno un'interrogazione al ministro dei beni culturali
Giovanna Melandri, ministro nel II
"governo D'Alema"
e nel II "governo
Amato", che non evidenzia comportamenti degni di obiezione.
2001
30 maggio, elezioni politiche (XIV Legislatura – 2001 30 mag-27
apr 2006);
giugno-aprile 2006 (II "governo
Berlusconi");
Le elezioni cambiano la situazione politica.
L’insediarsi al ministero dei Beni Culturali di Giuliano
Urbani a seguito della vittoria di Silvio
Berlusconi e della coalizione della Casa delle Libertà
genera una situazione di rapporti più complessa tra la sua direzione
e il Ministero dei Beni Culturali, che sfocia in una particolare contesa
polemica con il sottosegretario ministeriale Vittorio
Sgarbi e che si chiude solo con la sua sostituzione a favore
dell'ex manager Telecom Franco
Bernabè.
agosto, in un’intervista a «Repubblica», data durante
la rassegna cinematografica di Jesi, il sottosegretario al ministero
dei Beni Culturali, il noto critico d’arte Vittorio
Sgarbi, non spende parole gentili per la gestione sua e di Alberto
Barbera (da lui sostenuto alla direzione di Biennale Cinema).
Li menzionoò Venezia come luogo di “inquietante decadenza”, e
lamenta una “totale mancanza di sensibilità politica dimostrata
dai vertici della Biennale” che si è tradotta in “cafonaggini
inaccettabili” date dal fatto che Baratta “dà interviste piene
di malevolenza e non accetta il confronto”.
Nel giro di un giorno da Vittorio Sgarbi
stesso parte una rettifica, nella quale il critico spiega che il senso
dell’intervista è stato volutamente travisato, accentuandone
gli spunti polemici per creare una polemica artefatta.
4 settembre, Vittorio Sgarbi non
solo addita come plausibile una riconferma di Baratta e Barbera alla
guida della Biennale del cinema, contro le voci che dano il Ministero
dei Beni culturali come ostile alla rassegna. Ironizza inoltre che “dopo
sei anni di governo di sinistra si rischia un cinema di regime, come
è accaduto alle penne spuntate della satira di Benni
e Serra. È proprio per salvare il
cinema di sinistra che abbiamo acconsentito ad andare al governo”, aggiungendo
che aveva avuto solo della ruggine, ma che Baratta “non è un
presidente delegittimato”.
Ma lo stemperamento della tensione tra i vertici della Biennale e il
governo non dura a lungo,
5 Settembre, Roberto Calderoli,
vicepresidente del Senato e segretario della Lega Nord,
importante alleato di governo, attacca l’intenzione di Vittorio
Sgarbi di ricucire con Baratta e Barbera, lamentando che “la
mostra del cinema di Venezia è una passerella per i soliti divi
di sinistra. E I vertici vanno rimossi (…) il governo deve imprimere
un nuovo corso alle istituzioni della cultura Italiana”.
dicembre, inizia quindi una ricerca da parte del ministro per
I Beni Culturali di sostituti per Baratta e Barbera, anche in seguito
a un disaccordo relativo alla chiamata alla direzione della Biennale
di architettura di Deyan Sudjic, una decisione
per nulla apprezzata dal ministro Giuliano Urbani.
Pparallelamente Vittorio Sgarbi tenta di
coinvolgere Martin Scorsese come direttore
della rassegna cinematografica, una competenza che spetterebbe a Baratta
e che “sfiducia” de facto Barbera per la guida del festival
2002.
Nel giro di pochi giorni il sottosegretario Vittorio
Sgarbi annuncia “ci vuole un profilo manageriale alla Tronchetti
Provera, alla Benetton”;
14 dicembre, viene designato dal ministero, in sostituzione di
Baratta, Franco Bernabè, ex manager
di Telecom.
2004
membro del CdA di Telecom Italia;
vicepresidente del FAI (Fondo per l'Ambiente Italiano);
2006
28 aprile, elezioni politiche (XV Legislatura);
maggio-aprile 2008 (II "governo
Prodi");
2008
30 maggio, elezioni politiche (XVI Legislatura);
maggio-? (IV "governo
Berlusconi");
è nuovamente presidente (2008-?) della
Biennale di Venezia;
2011
6 Ottobre, dopo quattro anni di mandato, una circolare del ministro
dei beni culturali Giancarlo Galan annuncia
la sua sostituzione, ringraziandolo per l'impegno profuso a favore della
Biennale di Venezia.
Sarebbe stato sostituito, per l'edizione del 2012 dal pubblicitario
Veneto Giulio Malgara, celebre per l’ideazione
di Auditel e dei marchi “Olio Cuore”, “Olio
Topazio” e “Polenta Valsugana”, storici marchi dell’azienda di successo
Chiari e Forti.
La decisione suscita molte polemiche.
Giulio Malgara è inoltre, secondo
alcuni critici, rappresentativo di una scelta politica dettata soprattutto
dalla vicinanza personale dello stesso al primo ministro Silvio
Berlusconi, che lo aveva proposto come candidato alla presidenza
Rai nel 1994, (iter che
si concluse con la designazione di Letizia Moratti),
e di nuovo nel 2005, quando il tentativo di nomina era stata oggetto
di contestazione politica ed era sfumato solo con il ritiro della sua
nomina prima del vaglio alla Commissione di Vigilanza Rai.
9 ottobre, in un'intervista al quotidiano «Libero»,
lo stesso Giancarlo Galan rivendica il
carattere politico della sostituzione , commentando l'opposizione alla
sua scelta di rimuovere Baratta come naturale risultato dell'aver "infranto
un mito della sinistra", permettendo che un "uomo non suo",
ovvero Giulio Malgara, "possa guidare
il più importante ente culturale del paese".
Diverse personalità del mondo della cultura, tra cui il Rettore
di Ca' Foscari Carlo Carraro, l'editore
Cesare De Michelis, e l'assessore alla
cultura di Milano, il regista Massimiliano Finazzer
Flory appoggiano la candidatura di Giulio
Malgara, che però è giudicata negativamente dal
sindaco di Venezia Giorgio Orsoni, il rettore
dello IUAV Amerigo Restucci e il governatore
della regione Veneto Luca Zaia.
Una petizione di solidarietà a Paolo Baratta raccoglie importanti
consensi nel mondo della cultura, tra i quali Salvatore
Settis, Nicholas Serota, direttore
della TATE Gallery di Londra, Kathy Halbrecht,
direttrice del MOMA di New York, Alfred Pacquement,
del museè National d’Art Modern-Centre Pompidou e Jean
Hubert Martin, direttore dei Museès de France.
novembre, all'inizio del mese, la candidatura di Giulio
Malgara viene ritirata, a seguito di un’accesa polemica sulla
scia della bocciatura della stessa ad opera della Comissione Cultura
della Camera il 25 Ottobre 2011.
Paolo Baratta è quindi riconfermato alla presidenza della Biennale
di Venezia, che presiede tuttora.
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